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-Capitolo 77-


Lo avevo perdonato, perché contro tutto e tutti lui era la libellula che svolazzava dentro il mio corpo. Con lui ero libera da ogni vincolo, ed ora lo ero per davvero.

Nulla ad impedire più l'amore puro, passionale, innocente, indecente. Era una contraddizione e mi andava perfettamente, maledettamente bene così.

Le mani ruvide di Alan si spostarono dietro alla zip del mio vestito, come la sua figura, lasciandolo scorrere, fino al fondoschiena.
Un grugnito lasciò le sue labbra peccaminose, che avevo morso fino a sentire il sapore del suo sangue sul palato.

Le spalline del vestito, scivolarono delicate sulle mie spalle esili, scoprendo i capezzoli turgidi, mentre ansimai quando le sue labbra carnose si posarono sulla mia spalla, baciandola e leccandola. Mi raccolse i capelli nel pugno della mano possente, portandoli in alto, per leccarmi il collo, percorrendolo con la sua lingua famelica.
Le sue labbra si spostarono verso tutta la mia schiena, mentre la sua mano si allungò in avanti, racchiudendo un mio seno, stuzzicandomi il capezzolo con il pollice.
Sentii le labbra contrarsi e lasciare un fiotto di umori.

Fin quando non si alzò, venendo davanti a me, imponente, bello come un Dio o forse un angelo nero, prostrando la sua mano in avanti, facendomi il gesto con le dita avanti ed indietro, di accettarla e alzarmi.
Mi morsi il labbro martoriato abbastanza e bruciante quanto la mia intimità. Posai il mio palmo liscio sul suo ruvido, e con uno strattone mi tirò su, facendo aderire i miei Seni scoperti sul suo torace appena scoperto dalla camicia candida.

Portai le mie mani su entrambi i lembi di stoffa, facendola scivolare lungo le braccia, vedendo le sue spalle ampie e possenti, mostrarsi in tutta la sua bellezza.
La sua pelle dorata, era qualcosa di divino e contrastante con il ghiaccio dei suoi occhi che ardevano.
La sfilai dalle maniche, lasciandola adagiarsi a terra, e portai i palmi delle mie mani lungo il suo addome, sentendo ogni singola linea scolpita, farmi formicolare e strinsi la mi intimità messa a dura prova.

Le sue mani ruvide si posarono sul mio braccio, sfilandomi del tutto le spalline del vestiti, rimanendo incatenato ai miei occhi famelici.
Mi sentivo come un'animale affamato, che dopo tanto tempo può finalmente mangiare, dopo aver corso tanto per scappare dai cacciatori.
Il vestito cadde ai miei piedi, ed alzai le ginocchia per uscire dal cerchio rosso che aveva formato a terra.
I suoi palmi non si staccarono dal mio corpo, sfiorò con l'indice ed il medio il profilo dei miei seni pieni, scivolando dolcemente lungo tutto il profilo.
Brividi atomici si elevarono dentro di me, facendomi strusciare le labbra gonfie, contro il tessuto delle mutandine di pizzo madide.

Ero completamente bagnata, ed il suo sorrisetto sfrontato non aiutava, sapeva il desiderio che avevo di sentirlo riempirmi, e gustava il momento passandosi la lingua sul labbro, lentamente, con innocenza sfacciata, e tirai appena il collo all'indietro, come un chiaro invito a cominciare il suo banchetto.

Arrivò con le dita, fino all'elastico delle mutandine, giocandoci e facendomi esasperare,per sentirle passare tra le mie labbra calde e pulsanti.
Le mie mani si allungarono fameliche, verso la cintura dei suoi pantaloni, sganciando con un rumore metallico la fibbia, e sfilandogli la cinta dai passanti, avvolgendola intorno alla mia mano, dove scivolarono i suoi occhi, ed un sorrisetto increspato lateralmente.

"Mi vuoi frustare con la cinghia?" Sussurrò con il fiato caldo, sul mio collo, passando di nuovo le sue dita abili.

Dio stavo morendo di sicuro.

"No! Voglio di meglio" rivelai intrigante, continuando con le mie mani, a sganciare il bottone freddo e feci scivolare la zip, facendo scivolare i suoi pantaloni, che alzando le ginocchia si finì di togliere.
Gettai un'occhiata al suo membro eretto e duro, stretto dentro i boxer neri, tanto da vedere il glande pulsare, ed un gemito esasperato uscii dalle mie labbra, mentre non mi accorsi nemmeno che le mie mutandine incatenavano le mie caviglie, e il suo palmo si poggiò sulla mia natica, affondando con rudezza i polpastrelli, facendomi cacciare un urletto strozzato, premendo i miei seni freschi contro il suo torace bollente.

Finché con una mossa, arpionò un mio fianco, portando la mia schiena contro il suo addome, e sentii il suo membro pigiare tra la spaccature delle mie natiche. Portai una mano dietro, piegandomi appena sulle ginocchia, per toccare la coscia dove aveva il tatuaggio. Non avevo bisogno di vederlo, sapevo esattamente dove era e come si attorcigliava intorno al suo inguine. Con lentezza e malizia, infilai la mano dentro i suoi boxer, toccando solo la punta dello scorpione, sentendo i suoi respiri pesanti disperdersi tra i miei capelli.

Quando arrivai con i polpastrelli a sfiorare i suoi testicoli gonfi, sentii la sua mano avvolgersi sul mio polso, portandosela davanti al ventre.
"Sta giocando sporco signorina" si fece beffa dandomi del lei, con un tono che mi rivestiva di voglia e dolcezza.

"Non ho mai detto che avrei giocato pulito" gli riportai saccente e seducente, la frase che gli dissi da Hope. In quei momenti veniva fuori la vera me. Quella che lo voleva in ogni modo.
Mi sarei fatta inchiodare con le manette anche su una lastra fredda, solo per sentire il suo corpo tenermi al caldo ed il suo membro sprofondare dentro la mia intimità bollente.

I nostri petti si alzavano ed abbassavano ad una velocità supersonica, vedendo i miei capezzoli sempre più duri.

Finché non lo sentii camminare e dovetti farlo anche io.
Vidi un tronco di legno lungo davanti a noi, con dei pioli sotto a formare una specie di panca.
Sorrisi vittoriosa, perché era proprio ciò che volevo. Lui mi leggeva anche nei pensieri impuri.

"Era qui che volevi venire?" Domandò rauco sul mio lobo, mentre annuii assuefatta da lui.

"In che modo?" Riprese mentre le sue labbra si aprirono a ventaglio sulla mia spalla.

"In tutti i modi" esclamai con la voce rotta dall'eccitazione. Mi diede una stoccata di bacino, facendomi sentire il suo cazzo duro solcarmi le natiche.

"Ti vedo su di giri" replicò sarcastico, e voltai appena il viso per vederlo mordersi il labbro trionfante.

Sentii la sua presa lenta su i miei polsi, e mi posizionai davanti al tronco, piegandomi davanti a lui, sentendo lo sterno schiacciarsi contro il tronco ruvido.
Lo guardai ammirare lussurioso, il mio corpo nudo, illuminato dal fuoco, steso e con le mie natiche offerte a lui. Le mie mani stese sul tronco, ed i miei capelli sulla spalla, accasciati laterali.

Lo vidi raccogliere la cinghia, con la coda dell'occhio, mentre sentii le mie labbra strusciare sul tronco ruvido.
Notai i suoi boxer abbassarsi, lentamente, mettendo in mostra il suo cazzo possente, che tra poco sarebbe affondando dentro di me, ed un'altra fitta arrivò prepotente, facendomi colare degli umori lungo l'interno coscia.

Finché non sentii il suo corpo sovrastarmi, i suoi testicoli sfiorarono le mie labbra, mentre il suo membro premette duro contro il mio fondoschiena, ed ansimai fortemente.
"Fai la brava Krys" sussurrò grezzo e vibrante, con il fiato sull'incavo del mio collo, e i respiri spossanti.

Allungò le braccia, nel vedere che non risposi, prendendo i miei polsi, mettendoli attaccati sull'asta del tronco. Fece un giro con la cinghia, intorno al tronco, fermando i miei polsi con la fibbia incastrata all'ultimo passante, il più stretto, tanto da farmi fermare la circolazione in quel punto.

In un attimo lo sentii alzarsi da sopra di me, e provai a girarmi appena, notando le sue natiche sode e scolpite da un Dio, e la sua schiena possente come le gambe tornite, camminare illuminato dalla luce rossastra del fuoco. Si piegò appena, vedendo dalla spaccatura i suoi testicoli pieni ciondolare, e raccogliere il sacchetto dei mashmellow, con i bastoncini.

Lo portò tra i denti, strappando la confezione.
Lo guardai tornare verso di me, superandomi volutamente, mentre il vento soffiava sulle mie labbra aperte e poggiate contro il tronco.
Mi sentivo un porco sullo spiedo, e lui sembrava divertito da vedere la mia faccia accigliata, tanto da portarsi il dorso della mano, davanti alle labbra carnose, per non ridere ma le piccole rughe che si formarono intorno ai suoi occhi, mi lasciavano intendere che stava ridendo come un matto.

Si mise a sedere, a gambe incrociate, come un'indigeno, e sollevai il sopracciglio delineato, vedendolo intento ad infilzare i mashmellow sugli stecchini di legno.

Giusto, perché chi è che in questi momenti non si mette a fare gli spiedini e a cuocerli!

Si voltò serio verso di me, mentre tenne lo stecchino tra il pollice e l'indice, vicino al fuoco, per portarselo davanti alle labbra corrucciate in avanti, e soffiare sul mashmellow.

"Vuoi ma..." non lasciò finire la mia domanda, che si portò l'indice davanti alle labbra, intimandomi di fare silenzio, e si alzò venendo dietro di me.

Un fremito percosse interamente il mio corpo, alla sua mercé. Fin quando non avvertii qualcosa di morbido e caldo, strusciare sul mio interno coscia, fino a girare intorno alle mie labbra e passare tra le mie pieghe.
Spalancai le labbra aride, sorpresa, vedendolo raccogliere i miei umori, facendomene uscire degli altri.
Lo notai staccarlo un pezzo portandoselo in bocca, e mugugnare.

Dio era pazzo, un Dio dannatamente maledetto.

Mi rivolse un sorrisetto laterale, staccandone un altro pezzo e buttò il bastoncino lontano, con un gesto del braccio, come se avesse lanciato l'osso ad un cane.
Si chinò lentamente su di me, arrivando con il mento, vicino al mio viso.
"Apri la bocca" sussurrò serio e intrigante, e mi mossi come comandata da lui, sentendo il mashmellow poggiato sulla mia lingua, e lo masticai avvertendo il sapore della mia intimità.

"Quello era il mio aperitivo. Ora passo alla cena vera" soffiò dietro la mia spalla, inchiodandomi con i suoi occhi di ghiaccio lussurioso, mentre il suo ciuffo appena arricciato mi solleticava, e le sue labbra mi lasciavano morsi seguiti da baci, sulla pelle che ormai scottava.

"Sei la cosa più perfetta che abbia mai visto. Mi fai diventare dannatamente matto" grugnì appena, con tono caldo e basso, premendo i polpastrelli sul mio fianco destro, come ad imprimere le sue impronte, come i graffi di una tigre.

Avevo perso completamente la facoltà di parlare, sapevo solo ansimare, e lasciarmi fare ogni cosa.
Sentii la sua cappella umida e liscia, tra la spaccatura, farsi sempre più spazio, mentre le sue mani arrivarono tra le mie cosce, muovendo l'indice ed il medio da interno coscia ad interno coscia.
"Al...an" soffia debole e provata. Non resistevo più così.

"Uhm...dimmi" mi provocò, passando appena il polpastrello sul mio clitoride esposto, facendomi cacciare un ansimo e serrare le palpebre.

"Ti vo...oddio" non riuscii a finire, che sentii le sue dita affondare dentro la mia intimità, muovendosi abilmente, e strusciando il pollice con una pressione, sul mio clitoride pulsante.

"Cosa volevi?" Domandò roco, facendosi sempre più spazio, in modo prepotente tra le mie natiche.

Non risposi, poiché con un colpo preciso, sprofondò dentro il mio ano, e lanciai un urlo dimezzato dai suoi movimenti rotatori per farmi bagnare. Quando lo sentii penetrarmi più dolcemente, sentendolo gemere con una mano arpionata sul mio fianco, ed una a torturare la mia intimità. Dolore e piacere erano una cosa sola.
Lo sentii sfilarsi piano, come a farmi sentire tutta la lunghezza e la pienezza, riaffondando con foga e forza dentro di me.
I nostri gemiti erano talmente forti da poter far scoppiare un uragano.

Affondava dentro di me con maestria e precisione, i suoi testicoli che sfregavano contro la mia intimità, mentre dentro di me sentivo fuoco bruciare, nel ventre, lo stesso fuoco che ci scaldava.
Finché non iniziai a vedere tutto annebbiato dal piacere intenso, ed i suoi gemiti farsi più graffiati come i miei ansimi, avvertendo l'orgasmo montarmi ed arrivare come una tormenta di sabbia nel deserto, facendomi rilasciare la mia venuta sulle sue dita, e dopo due colpi il suo liquido invadermi, caldo, bollente.

I nostri respiri pesanti, che a poco a poco tornarono normali.
Risalì con le mani, slegandomi i polsi indolenziti come il corpo in quella posizione, prendendomi per la vita, tirandomi su e girarmi veloce contro di lui, con i respiri dimezzati.
Poggiò il suo palmo sulla mia guancia, accarezzandomi lo zigomo con il pollice ruvido, e guardandomi con amore negli occhi.
Prima di prendere violentemente possesso delle mie labbra.
La sua lingua incontrò la mia in una danza sensuale, scivolando con la mano verso le mie natiche, per alzarmi ed allacciai le gambe intorno al suo bacino, sentendo ancora il suo membro spingere sul mio basso ventre.

"Ti amo" rivelò rauco, quelle parole che non avevo mai sentito così dirette, da farmi sentire la libellula volare forte intorno al cuore che pompava.

Intrecciai le mie dita affusolate su i suoi capelli madidi e scompigliati, avanzando verso l'acqua.
"Ti amo" confermai sulle sue labbra morbide, sorridendo e tornando a sfamarci con le nostre lingue.

Avvertii l'acqua fresca, entrare in contatto con il mio corpo lentamente, a poco a poco, sino ad immergerci fino al collo, con le nostre labbra ancora unite, che non avevano intenzione di staccarsi.
Rabbrividii appena per il contatto fresco, che diventò dopo poco più caldo, abituandoci alla temperatura.
I miei seni oscillarono nell'acqua, strusciando i miei capezzoli turgidi sul suo petto marmoreo, scivolando a graffiargli le spalle possenti.

"Sei mia Krys. Mia" ripeté esasperato e vibrante, con l'acqua che ci cullava, e bagnava le punte dei miei capelli che fluttuavano nell'acqua scura, illuminata solo dalla luna che ci guardava ancora con ardore ed amore.

"Sono tua Alan, solo tua" lo rassicurai veritiera e carezzevole, allungando la mano tra i nostri corpi, arrivando a stringere le mie dita sul suo membro pronto ancora per farmi sua.

Lo sentii gemere sulle mie labbra, mentre iniziai a pompare, giocando con il pollice intorno alla sua cappella umida, vedendolo prendere fiato con la fronte premuta contro la mia e gli occhi chiusi per il piacere.
Finché non lo direzionai verso la mia fessura che stava scoppiando di nuovo, ammirandolo spalancare le iridi di ghiaccio e le pupille dilatate come le mia, quando mi penetrò, facendomi scattare il collo all'indietro.
Ma la sua mano si arpionò dietro la mia nuca, ritirandomi su e fissandomi intenso i seni, prima di ritornare all'assalto sulle mie labbra gonfie ed arrossate.

I suoi occhi ad ogni stocca, divenivano più scuri, un cobalto in cui mi perdevo ed annegavo.
Morivi e vivevo. Il cuore si fermava per ripartire.

Sensazioni indescrivibili, le mani che vagavano ovunque per non affondare, e se saremmo affondati lo avremmo fatto insieme, attaccati con i corpi, con l'anima, con il cuore.

"Per sempre" sussurrò sulle mie labbra, accarezzandomi i capelli e spingendo dentro di me, sentendo l'acqua sciabordare e schizzare su i nostri corpi, tanto da creare un'alta marea ed un'onda anomala che ci avrebbe travolti come l'orgasmo che mi fece rilasciare i miei umori sulla sua asta turgida e possente, ed il suo liquido caldo riempirmi.

"Per sempre" affermai con il cuore in gola, e mischiare i nostri colori di iridi, carezzandoci a vicenda le guance, prima di staccarmi con uno scatto repentino e raccogliere con le mani a coppa l'acqua e schizzarlo come quando eravamo ragazzi.
Lo vidi innalzare un sopracciglio scuro e delineato con il viso contratto, prima di tuffarsi in acqua ed immergersi, avvolgendo la mano intorno alla caviglia per tirarmi sotto acqua con lui, baciandomi e riemergendo ancora uniti. Per ridere e scacciare un passato doloroso, per gustare un presente, e progettare un nuovo futuro lontano da quei campi, lontano da quel mondo che senza di esso però non ci saremmo incontrati, e non avremmo dato un sentimento vero al verbo AMORE.

Come saprete care, manca solo l'epilogo di questa storia travagliata...Machiavellica. Tra un mistero e l'amore che non passa mai nel tempo.
Ho iniziato questa storia con una ragazza, @kira-devilkiller e poi ho deciso di proseguire da sola. Avevo imparato a conoscere Alan, ad addolcirlo con frasi come ho sempre fatto, a mantenere il suo lato oscuro ma che riservava amore immenso.
Ho capito che come tutti i libri, la mia mente viaggia, e va da sola.
Non mi trovo a scrivere con nessuno, perché ci sono io e ci sono loro, ed io do sempre voce a loro ed io mi arrendo, mi anniento, e non sono più di una mano che scrive.

Volevo inoltre dirvi che ho iniziato una storia che è collegata alla mia trilogia di Strong, ma poiché può essere letta separatamente, se volete, siete sempre le benvenute.

Un abbraccio caloroso, a voi romanticone!

Vi lascio qui copertina e trama! Un'amore con una differenza di età tangibile, con segreti dolorosi, e scene ad alto tasso erotico 😏🔥

Rudy Mendez, è un uomo da un infanzia infelice, un passato oscuro, perché stesso la sua anima la è.
Nelle sue vene scorre sangue marcio.
Nero come il catrame.
Grigio piombo come il suo cuore freddo.
Zero sentimenti. Non sa cosa siano, non li sa usare, sa solo ferire e far del male.
Finché una ragazza, dello stesso nome della rosa che ha tatuata sul dorso della sua mano, entrerà nella sua vita per caso. Forse il fato...o il karma.
La passione brucia più di un'incendio.
Le fiamme riducono tutto in cenere.
Non puoi salvare un uomo macchiato, ma puoi portare l'altra persona a bruciare nel tuo stesso inferno.

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