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94. Words are very unnecessary

All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm

(M. Gore, Enjoy the silence, 1990)

23 marzo 2018

La strana amicizia tra Michele e Ivan aveva mostrato il rovescio della sua medaglia al Master di Miami, dove i due ragazzi si erano affrontati sul campo per la seconda volta, e per la seconda volta Ivan aveva appena sconfitto Michele.

Ivan aveva ottenuto dei buoni risultati a fine 2017 e inizio 2018. Diversi turni passati in tornei 250 e una bella vittoria al ricco Challenger di Indian Wells lo avevano fatto arrivare a Miami dal numero 78 del mondo. Per coincidenza, il best ranking di Nic.

Ivan era migliorato, ma continuava a puntare troppo sulla propria imprevedibilità, e i giocatori di quel tipo erano destinati a non alzarsi mai più di tanto sopra un certo livello. Ci volevano strategie solide e ragionate per poter vincere a tennis.

Con Michele Ivan aveva vinto di nuovo mandandolo in confusione, innervosendolo con le sue bislaccherie e con le sceneggiate in campo.

Michele poi, sicuramente, pativa il fatto di essere suo amico. Da ragazzo immaturo e incapace di gestire delle relazioni, non riusciva a far convivere un'amicizia con una rivalità.

E così il match di Miami era finito in modo disastroso con Michele che insultava Ivan in maniera talmente pesante da meritarsi la sua prima multa per comportamento antisportivo.

Ma l riflessioni sul rapporto inopportuno con l'odioso sbruffoncello dai capelli ora rosa, vennero messe brutalmente in secondo piano al loro arrivo a casa a fine giornata, proprio il giorno della sconfitta, perché trovarono ad aspettarli l'ultima persona che Nic (e forse anche Michele) si sarebbe aspettato di vedere.

Anna.

La stronza! Cosa ci faceva lì? Chi l'aveva fatta entrare? Quel cretino di Daniele? Nic l'apostrofò senza mezzi termini, con l'intenzione di mandarla via.

Anna voleva parlare con Michele, che per fortuna la ignorò e andò dritto a farsi la doccia.

«Cosa vuoi da mio figlio?» le chiese seccamente dopo che Michele se n'era andato.

«Chiarirmi» rispose lei cupa.

«E cosa c'è da chiarire? Tu hai fatto la troia con lui, lui ci è stato, e poi tu sei andata in giro a lamentarti e a raccontare i suoi fatti privati solo per avere un po' di visibilità.»

Anna strinse le labbra, i suoi occhi si inumidirono.

«No, bella, non ci casco, mi spiace. Le lacrimucce da coccodrillo vai a farle a qualcun altro.»

«Papà, la finisci di fare il cafone? Non vedi che è sconvolta?» intervenne Daniele.

«Poteva pensarci prima di sconvolgere la vita a Michele!»

«Papà, fammi un favore. Vai a fare la doccia anche tu. Bella calda, ti rilassi. Anna sta con me e Maria, poi magari stasera ne riparliamo.»

«No. Se ne deve andare.»

Daniele incrociò le braccia. «E invece lei resta. Questa casa è prima di tutto di Michele, in secondo luogo mia. Decidiamo io e lui chi ospitiamo, e per me può restare. A Michele chiediamo quando scende.»

Nic sbuffò. Daniele era proprio un cretino, si era fatto irretire dalle tette di Anna. Com'era possibile che Maria non fosse gelosa e non avesse preteso di farla andare via subito? Siccome Nic non poteva farci nulla, andò davvero a farsi una doccia, come gli aveva suggerito Daniele, e quando tornò di sotto e si rese conto che Anna avrebbe imposto la sua ingombrante e maleducata presenza anche a cena, Nic, amareggiato e impotente, si fece un panino con delle uova sode e andò a chiudersi in camera.

Cosa voleva quella stronza? Era il caso che la lasciasse a piede libero in casa, con Michele alla sua portata?

Per sbollire la rabbia e avere un secondo parere, telefonò a Raf, che però non aveva molta voglia di parlare di Anna, era in pena per Ivan che a quanto pareva c'era rimasto malissimo per la reazione di Michele, così passarono circa mezz'ora a discutere dell'infantilismo di Michele, e Nic finì per chiudere anche la chiamata con Raf di malumore.

Allora, in cerca di spiegazioni, bussò alla camera di Daniele per sapere il motivo per cui aveva accettato di ospitarla.

Daniele fu abbastanza criptico. «Anna ci ha spiegato un po' di cose su Fernando» fu tutto ciò che disse.

«Un po' di cose tipo?»

«Se ne avrà voglia ti spiegherà lei.»

Conoscendo quel viscido di Fernando, che a Nic caratterialmente non era mai piaciuto, probabilmente aveva tenuto qualche comportamento sgradevole – o peggio.

«Comunque ci ha detto di essere molto dispiaciuta di come si è comportata con Michele.»

«E voi come dei pirla ci siete cascati.»

«Senti, papà. È stata stronza con lui, è vero. Ma anche Michele è stato stronzo con lei. Diciamo che sono pari.»

«Dovresti difendere tuo fratello! Lo sai com'è Michele! È totalmente incapace di avere interazioni normali con le persone. Guarda come si sta comportando con Ivan...»

«Oooh» disse Daniele in un tono lagnoso. «Pooovero Michele, non è colpa sua! Non è colpa sua, ma intanto ferisce la gente coi suoi comportamenti da bambino coione di due anni.»

«Non parlare di lui in questi termini!» lo ammonì Nic. «E poi ferisce cosa? A quella là? Ma l'hai vista? Ha visto più cazzi lei di cento andrologi!»

«Certe volte sei proprio sgradevole...» Daniele alzò le mani. «Meglio che me ne vado sennò litighiamo.»

«Dov'è lei, adesso?»

«Sta parlando con Michele in camera sua.»

Nic si alzò in piedi di scatto. «In camera di Michele?!»

«Oh mio dio! Cosa mai potrà succedere!?» esclamò Daniele portando entrambe le mani al viso, con evidente sarcasmo.

«Sai già cos'è successo la prima volta che sono stati insieme da soli in una camera!»

«Fidati, da come ne parla non credo proprio che Anna voglia ripetere l'esperienza...»

Nic fece una risatina sprezzante. «Ma veramente ti fidi di quella troia?»

«La finisci di darle della troia?»

«È quello che è. È una che si vende per fama. E non darmi del maschilista, per piacere, perché direi la stessa cosa di un uomo che si comportasse in quel modo.»

Daniele sospirò. «Senti papà... io capisco che non ti piaccia, dopo le uscite che ha avuto... ma a me non sembra una cattiva ragazza. Potresti darle il beneficio del dubbio?»

«Faccio molta fatica.»

Daniele se ne andò senza discutere oltre e Nic, dopo qualche minuto, uscì dalla stanza e andò a origliare alla porta di Michele. Dall'altra parte Anna e Michele parlavano, ma non riusciva a capire cosa si stessero dicendo.

Finché parlano e basta...

E va bene, si disse, le darò questo beneficio del dubbio.

***

24 marzo 2018

E scoprì già la mattina dopo di aver fatto malissimo.

Facendogli chissà quali moine Anna si era fatta assumere da Michele. Assumere! Come consulente di stile! Nic era rimasto senza parole davanti alla notizia.

E la cosa assurda era che Elena sembrava essere d'accordo. «È una ragazza molto sveglia e Fernando l'ha trattata davvero di merda. Secondo me con questo lavoro può riscattarsi. Ne approfitterò per sostituire Rodolfo.»

«Riscattarsi? Pronto?! Ma viviamo nella stessa realtà in cui la stronza ha buttato Michele nella merda?»

«Ne abbiamo parlato e ti ho già detto che secondo me abbiamo esagerato e lei si è sentita provocata. Sì, ha esagerato anche lei, è vero. Ma mi ha abbondantemente chiesto scusa, e ha chiesto scusa anche a Michele.»

Nic sbuffò, capendo che Elena stava acriticamente dalla parte di Anna per una sorta di solidarietà femminile.

Nic rinunciò a discutere oltre sia con Elena che con Michele, a cui Anna doveva aver fatto il lavaggio del cervello.

Quella sera stessa Anna cercò di fare pace con Nic. «Capisco la sua ostilità, ma le assicuro che farò del mio meglio per essere una buona aggiunta allo staff» gli disse con un tono e un atteggiamento molto professionali.

Se solo Nic non l'avesse conosciuta per la troia che era... 

***

Aprile-Maggio 2018

L'umore di Michele continuò a preoccupare Nic con alti e bassi, sempre per colpa di Ivan. Dopo aver fatto pace con lui, ci fu una nuova crisi quando Michele fu sconfitto da lui per la terza volta agli internazionali di Roma. E fu una sconfitta molto più preoccupante delle altre. 

Mentre i primi due incontri Michele li aveva persi andando in confusione, facendosi ingannare dal gioco brutto e diabolico di Ivan, quel giorno Michele era sembrato a Nic completamente privo di forza di volontà. Apatico. Si era trascinato da un lato all'altro del campo come uno zombie, rinunciando alla competizione.

Nic non l'aveva mai visto così. Cosa poteva essere successo? Qualcosa che aveva a che fare con Ivan? Oppure con Anna, la cui relazione con Michele Nic faticava ancora a capire? La stessa Anna, che aveva seguito il match di Roma sugli spalti accanto a Nic, da membro fisso dello staff quale ormai era diventata, si era detta preoccupata dal suo atteggiamento.

A Nic Anna continuava a non piacere, ma doveva ammettere che stava facendo bene il suo lavoro. Elena si diceva entusiasta del suo aiuto, e la ragazza affiancava il lavoro di assistente a quello di "consulente di stile". Aveva rifatto da capo il guardaroba a Michele, guadagnandogli un paio di servizi su riviste di moda, cosa che Nic reputava assolutamente priva di importanza, ma che aveva mandato Elena in solluchero. Era persino riuscita a ottenere, grazie ai suoi contatti nel mondo della moda, una sponsorizzazione da Versace, per cui Michele avrebbe fatto dei servizi fotografici a Milano dopo Wimbledon. Agli occhi di Nic una perdita di tempo, ma avrebbero pagato molto bene.

Michele, poi, sembrava andare d'accordo con lei, e le interazioni tra i due sembravano così innocenti e cameratesche che forse era vero, come sostenevano entrambi, che il loro rapporto era solo fraterno.

Anche con lei Michele aveva dimostrato di non essere un ragazzo rancoroso: aveva perdonato Ivan per la sua presa in giro alla balbuzie e aveva perdonato Anna per uno sgarbo di gran lunga più grave, diventando amico di entrambi. Ma se Nic stava col tempo passando sopra all'offesa tutto sommato di poco conto di Ivan, faceva ancora molta fatica a perdonare quella di Anna. Non riusciva ancora a vedere quella ragazza sotto una buona luce, dopo quello che era successo.

Però, per quanto gli stesse antipatica, Nic non credeva che quella crisi di improvvisa apatia avesse a che fare con lei. Era successo qualcos'altro. Qualcosa di cui Anna forse sapeva persino qualcosa.

L'unico momento dell'incontro in cui Michele era sembrato risvegliarsi dall'apatia era capitato nel secondo game: Ivan era scivolato sotto la rete dopo una corsa di recupero fatta con un po' troppa foga, e Michele aveva reagito con una sceneggiata indecorosa; aveva oltrepassato la rete andando nella metà campo avversaria (rischiando un warning, perché il regolamento in teoria non lo consentiva), aveva preso Ivan per le mani per aiutarlo a tirarsi fuori e... si era messo a trascinarlo in giro per il campo ridendo.

Tutto il pubblico, ovviamente, era andato in delirio, risate, applausi, evviva i pagliacci del tour!

Anche Anna accanto a Nic aveva riso. «Ma ti sembra una cosa seria questa?» le aveva detto Nic.

«No!» aveva risposto lei, ridendo ancora di più. «Ma non sei contento che Michi si diverte? Era così apatico, nel primo set, guarda adesso come se la ridono!»

Sì, si era divertito, ma si era anche messo in ridicolo. Non era quello il modo di affrontare un impegno. Che fine voleva fare? Voleva forse diventare uno di quei giocatori buffoni che venivano seguiti dai fan solo per quante buffonate facevano a partita?

Raf e Nic avevano raggiunto Ivan e Michele negli spogliatoi, dopo l'incontro, e si erano messi a discutere mentre aspettavano che i due ragazzi uscissero dalla sala docce.

«Non mi piace il rapporto tra Ivan e Michele» sussurrò a Raf, sperando che la sua voce fosse coperta dallo scroscio delle docce. «Michele non sa gestirlo, lo sta mandando completamente in tilt!»

«Non esagerare. Michele ha perso perché Vanja ha giocato molto bene.»

«Ma per piacere... Ma l'hai visto il primo set come stava messo Michele? Fidati: non ho mai visto mio figlio giocare in quelle condizioni. Sai se hanno litigato? Ivan gli ha detto qualche cazzata? Mi sembra l'unica spiegazione possibile. Ultimamente ogni volta che si è comportato in modo strano poi ho scoperto che era colpa di Ivan...»

«Litigato? Ma sei scemo? Non hai visto come scherzavano nel secondo set?»

«Ecco, appunto. Un'altra cosa che Michele in condizioni normali non avrebbe mai fatto.»

«Forse l'ha fatto perché per la prima volta in vita sua sta cominciando a vivere...»

Nic non ribatté a quella considerazione esagerata, perché Michele proprio in quel momento uscì dalla sala docce con i capelli bagnati, un asciugamano legato in vita e l'aria apatica che aveva avuto durante il primo set.

«E quindi tre su tre» lo apostrofò Raffaele.

A seguito di Michele, apparve anche Ivan, coi suoi capelli sfumati tra il verde e il blu coperti da un asciugamano a turbante. Michele, che era stato in sala docce con lui fino a pochi secondi prima, si voltò come se lo notasse solo in quel momento per la prima volta e gli sputò in faccia con astio: «Riesci sempre a entrarmi nella t-t-testa!»

«È veramente quello che pensi?» disse Raffaele.

Michele aggrottò le sopracciglia.

«Ne parlavo poco fa con tuo padre. Sembra pensarlo anche lui: che Ivan ti batte perché ti domina psicologicamente.»

«Non è che mi domina... Non mi piace questo termine. P-però...»

«Questo è quello che succede quando mescoli sentimenti e lavoro» intervenne Nic. «Cos'era quella sceneggiata a inizio secondo set? Sembravate due bambini, cazzo! Metterti a trascinarlo in giro per il campo! E giù a ridere come due pirla! Ci credo che poi non lo batti. Non lo batterai mai se lo consideri più un amico che un rivale. Un amico, un amante o quel cazzo che è. Le due sfere dovrebbero essere separate.»

«Come al solito non capisci un cazzo» sentenziò Raf. «Tu e la tua ossessione per il controllo. I sentimenti vanno bene! Pensi che Vanja non provi le stesse cose? Eppure lui riesce a battere Misha.»

«Si chiama Michele!» lo corresse Nic. Ci mancava solo che anche Raffaele si mettesse a usare quell'odioso nomignolo russo.

«Michele, ok.»

«Michele vive i sentimenti in maniera diversa» continuò Nic. «Lui ha bisogno di controllo, perché...»

«No, no, no!» lo interruppe Raf. «Lasciami finire! Quello che tu e tuo figlio non capite è che Ivan non batte Michele di testa. Lo batte di tecnica!»

«L-l-lui c-c-cosaaa?» chiese Michele con l'aria più sconvolta del mondo. Nic condivideva lo sbigottimento.

«Di tecnica» ripeté Raf.

«La mia t-t-tecnica è anni luce avanti alla sua» disse Michele.

«Non lo batterai mai, finché continui a non rispettarlo come avversario.»

In tutto questo, quel cretino di Ivan si stava massaggiando i capelli con un sorrisetto da sboroncello idiota.

«M-ma... io lo rispetto, ma...» provò a dire Michele.

Raffaele gli parlo sopra. «No, non lo rispetti. Ti racconti scuse, ti dici che ti fa innervosire col suo gioco strano... È questo che ti dici, vero? Ma non ti rendi conto che il motivo per cui ti innervosisci è proprio che con quei colpi strani lui ti mette in difficoltà? Ivan è il più grande talento tennistico che abbia mai visto in vita mia!»

«Perché non mi dici mai queste cose da soli?» disse Ivan.

Nic batté le mani tra loro. «Di tutte le cazzate...»

«È al suo secondo quarto 1000, domani si gioca la sua prima semi 1000 e ha solo diciott'anni. È in traiettoria a Michele, come risultati per età, e continui a reputarlo scarso?»

«Quando gli altri giocatori cominceranno a capire...»

«Ormai è un anno che sta in giro!» lo interruppe Raf visibilmente innervosito. «Ci fosse qualcosa da capire l'avrebbero capito già tutti! Ma Ivan è un'incognita, perché pensa diverso, gioca diverso. Ha imparato il tennis da solo. A caso. Inventandosi i colpi. Capisco come mai non lo capite. È troppo strano. Troppo brutto. Lo pensavo anch'io, quando mi ha chiesto di allenarlo. Non posso allenare uno così storto, non riuscirò mai a raddrizzarlo. Ma stavo sbagliando tutto. Perché pensavo a lui in termini tradizionali: il dritto si fa così, il rovescio colà, e l'open stance, e la semiwestern... cazzate! Ivan non è uno sportivo, è un artista! Non puoi cambiare lo stile di un artista!»

Nic fu demoralizzato da quelle parole. «Tu e la tua fissa per l'arte... il tennis è un'arte! Te l'ho sentito fare un sacco di volte, questo discorso cretino. Il tennis è uno sport, non c'è spazio per i fronzoli. Guardali, tutti i tennisti spettacolari, quelli che vengono chiamati artisti... i Praire, i Kotzias, i Bonnefille... tanto divertenti da guardare! Tanto talentuosi, ma hanno mai vinto un cazzo? No!»

«Ivan vincerà! Ivan sta già vincendo! Perché in un mondo di gente noiosa porta scompiglio!» disse Raf, guardando Nic negli occhi con passione.

«Con lo scompiglio e il gioco casuale puoi arrivare solo fino a un certo punto.»

«Concordo» disse Raf abbassando un po' il tono. «Ed è qui che entro in gioco io. Il mio ruolo è insegnargli ad applicare il suo stile alle situazioni concrete. Ivan non gioca a caso. Mai! Ha sempre una strategia, ed è talmente intelligente che se la strategia che abbiamo studiato non funziona, è in grado di reinventarla da solo, di testa sua nel bel mezzo della partita. È un talento, ti dico, un talento puro! Ed è per questo che non cambio il suo stile, non cambio i suoi colpi, al massimo gli aggiusto qualche deriva un po' esagerata, qualche spreco eccessivo di energia, qualche movimento pericoloso per le giunture. Ma stop. I suoi colpi funzionano alla perfezione, perché dovrei normalizzarlo? Perché dovrei castrare il suo spirito artistico?»

Nic ridacchiò per mascherare lo sconforto. «Tu e il tuo spirito artistico... Sono un artista, nessuno mi ingabbia... La tua ottima scusa per la tua totale assenza di disciplina! Cos'è, lo porti anche a lui ai festini a drogarsi?»

Raf si rabbuiò.

«Perché è questo che fanno gli artisti, no? Sesso, droga e rock and roll.»

«Mi sembra che Elisa non si sia mai drogata, eppure era un'artista anche lei»obiettò Raf.

Nic notò che Michele era rimasto turbato da quelle parole, e quel turbamento, l'ennesima prova del suo attaccamento morboso alla madre, lo spinse a gridare di frustrazione parole che forse avrebbe fatto meglio a non dire: «No, non si è mai drogata! Ma ci è morta di quelle idee del cazzo!»

Michele reagì mettendo le mani sulle orecchie e scappando di nuovo in sala docce, seguito a ruota da un allarmato Ivan.

Nic, immediatamente pentito delle sue parole, fece un passo per seguirlo a sua volta, ma venne trattenuto da Raf. «Secondo me, meglio che li lasci soli per una decina di minuti... Sono cose che è meglio sbollire da soli...»

«No, non voglio p-p-parlare! Smettila di c-chiedermi se voglio parlare!» si udì la voce di Michele gridare dall'altra stanza. «Lei era p-p-perfetta! E non importa se mi ha insegnato male i numeri, era perfetta!»

Mi ha insegnato male i numeri? Nic non capì il senso di quella frase.

«Mi d-d-dà fastidio che ne parlino, che p-p-provino a interpretarla! Tutti! T-t-tutti vogliono dare il loro parere, ma non la c-c-capiscono! Non l'hanno mai capita! Non la c-c-c-capiranno mai! Mai!»

Nic si nascose il viso tra le mani. «Cristo Santo, devo fare qualcosa... Non è possibile che a distanza di sette anni sta ancora a questo livello di attaccamento.»

Nic sentì la mano di Raffaele sul braccio, lo guardò negli occhi. «Sì, puoi cominciare a fare qualcosa» disse Raf. «Fallo crescere. Dagli un po' più di libertà.»

«Lo sto pur facendo dormire da solo. Mi sembra che gli sto lasciando libertà.»

«Lo controlli troppo. Lo proteggi troppo. Non riuscirà mai a superare i suoi traumi se continui a fargli da scudo per qualsiasi cosa.»

«Ma è un ragazzo fragile! Come cazzo faccio? Tipo oggi... Perché tutti quegli sbalzi d'umore? C'è qualcosa che non va in lui, Michele, Anna... Guarda caso tutti questi problemi hanno cominciato a esserci da quando ha gente intorno che gli mette in testa chissà quali idee strane...»

«Quindi è meglio che passi tutta la sua vita con te, finché tu non diventerai un vecchio e lui un adulto con la testa di un bambino? Solo come un cane destinato a rimanere solo perché tu non gli hai mai insegnato a stare al mondo?»

«Certo che per non avere figli sei molto bravo a dare lezioni di genitorialità...»

Raf strinse le labbra, ma reagì con ammirevole impassibilità alla provocazione di Nic. «E quando non hai più argomenti, passi alle offese gratuite. Sai anche tu che ho ragione.»

«Sì. Avresti ragione in un mondo ideale. Ma questo non è un mondo ideale.»

Raf portò un dito alle labbra. «Shhh, senti...» sussurrò.

Dalla sala docce si udiva una voce bassa che cantava. Ivan. Un canto sommesso di cui Nic non riusciva a capire bene parole e melodia.

«Ma cosa fa? Gli canta una ninnananna?» sussurrò a sua volta.

«Ma no, è quel pezzo famoso... com'è che si chiama... Enjoy the silence

Nic ascoltò la voce bassa di Ivan mormorare cantando altre parole incomprensibili. Il suono caldo stava ipnotizzando persino lui.

«Lo senti che Michele non grida più?» sussurrò ancora Raf. «Lo senti che si è tranquillizzato? Vanja sa come prenderlo.»

Nic ascoltò ancora, i due ragazzi si erano fatti silenziosi. Niente più grida. Forse Raf aveva ragione, e anche se Nic non riusciva a capirlo, "Vanja" faceva bene a Michele.

Forse si sarebbe dovuto far bastare questo. E non fare obiezioni.

Lasciarli liberi di vivere quello strano rapporto.

Note 🎶

Ve l'avevo detto che questo capitolo sarebbe stato bello denso. Cosa ne pensate del rapporto tra Ivan e Michele? E del ritorno inaspettato di Anna?

Vi do appuntamento a lunedì o martedì prossimo. Scusate l'incertezza, ma c'è una scena che sto riscrivendo all'ultimo minuto perché mi sono resa conto di aver fatto un errore "narrativo". Non sono sicura di riuscirci in tempo per lunedì, ma ci provo! 

Lasciatemi una stellina per tutte le persone che Nic accetterebbe di far stare vicino a Michele. Oh no! Mi sono sbagliata! Facciamo il contrario.

Note 2 - Leggere Play in parallelo ▶️

Se leggete fino al capitolo 69 avrete degli spoiler importanti sulla storia di Michele, MA sono delle cose che considero molto più emozionanti se lette prima dal punto di vista di Michele. Non andate più avanti del 69!

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