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2. Sciocca adolescenza

Sciocca adolescenza, falsa e stupida innocenza

(F. Guccini, Piccola città, 1972)

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Avviso importante: la versione che state per leggere di questo capitolo è stata editata per non violare le regole di Wattpad. Ho tagliato alcune parti e riscritto altre, cercando di non cambiare il senso di ciò che accade. Se volete leggere la versione completa del capitolo trovate un link a un PDF pubblico qui a destra. Vi consiglio di leggere quella versione perché più completa, autentica e aderente alle mie intenzioni narrative e psicologiche. Se il link non è cliccabile, per favore, fate copia-incolla o scrivetemi in privato. Ci tengo davvero molto che leggiate la vera versione e non quella edulcorata.

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Era la prima volta che Nico vedeva una ragazza nuda dal vivo.

Aveva visto sua sorella Grazia, un paio di volte, quando era piccola. Ma una ragazza o una donna mai. Sua sorella maggiore, la Fulvia, era una tipa riservata, mentre la madre rispettava con devozione le norme del pudore religioso. Diverse motivazioni, stesso risultato: non si mostravano nude in casa. E comunque, anche se le avesse viste, non avrebbero contato un cazzo.

Ne aveva viste in foto, di donne vere, parecchie volte. Aveva due pagine strappate da un Le Ore che aveva comprato insieme al Dondi e Leo, nascoste tra le assi del letto e il materasso, ormai tutte spiegazzate. In una c'era una ragazza bionda, con un pube dai peli chiari. Non erano proprio biondi come i suoi capelli, viravano sul castano. Era stesa su un letto rosa e inquadrata dal basso, con una mano su uno dei due seni, l'altra vicino al pube, a gambe aperte. La seconda foto mostrava una donna bruna, ed era vista da dietro, un'inquadratura da cui la vagina assumeva una forma che Nico aveva sempre trovato strana. Nonostante la stranezza, era quest'ultima la foto che trovava più intrigante, forse perché in primo piano si vedeva il cazzo eretto di un uomo e lui ci si immedesimava.

E ora ne aveva una lì, in carne e ossa. 

«Diobòn che scura che è! Pensavo che era bionda come te!» esclamò il Dondi esprimendo le stesse perplessità che anche Nico aveva sempre avuto guardando la foto della ragazza bionda.

«I peli son sempre più scuri dei capelli» ribatté la Fede, con la sigaretta ancora tra le labbra. Poi la prese tra le dita, diede un tiro e la allontanò dal viso. «E comunque son bionda scura anche di capelli. Ma che maleducati siete che mi fate stare qua con la frizza fuori?» Si rivolse alla Marta, accanto a lei. «Anche tu, mi lasci sola?»

La Marta non disse niente, ma diventò talmente rossa in viso che si notò anche nella penombra della galleria. Armeggiò con i bottoni dei jeans, la sigaretta praticamente non fumata tra indice e medio della destra. Abbassò prima i jeans, poi, con un po' di titubanza, anche le mutandine bianche. Era meno pelosa della Fede, i peli erano più scuri e sparsi in modo irregolare, finivano anche un po' sulle gambe, e infatti Nico aveva notato, poco prima, che spuntavano dalle mutande. La Marta rimase lì con gli occhi bassi, la mano stretta come una tenaglia sulle mutandine abbassate, quasi non vedesse l'ora di poterle ritirare su, con il fumo della sigaretta che andava a lambirle il pube.

«Adesso tocca a noi, immagino» disse Leo. 

«Aspetta, i bambini non possono stare qui a vedere» lo interruppe Nico prima che quel cretino facesse qualsiasi cosa.

«Ma daaaiiii» protestò la Roby.

«Che paparino rompiballe che sei» commentò Leo.

Nico sapeva che lo avrebbero preso in giro per mesi, per quella sua uscita, ma l'idea che la sua sorellina fosse costretta a subire quello spettacolo lo disturbava al punto da superare il timore per le prese in giro. «Stai zitto, mona, adesso i piccoli vengono fuori con me!» Si ritrovò ad alzare la voce, cosa che detestava fare. 

«Ma bon dai, cosa vuoi che sia...» protestò timidamente la Grazia.

«Io non sono tua sorella e resto» disse risoluta la Roby.

Nico prese la situazione in mano, letteralmente. Si infilò la sigaretta in bocca. Poi prese la mano di sua sorella e quella della Roby. Infine lanciò un'occhiata a Carmine che stava fissando ipnotizzato la Fede. Lui era un maschio, era diverso per un maschio. «Tu puoi anche restare, se vuoi» disse trattenendo la sigaretta tra i denti.

«E no, ma non è giusto!» piagnucolò la Roby. «Se andiamo via noi viene via anche lui!»

Nico sbuffò. «Carmine, vieni via anche tu.»

«Eh?» disse Carmine, quasi risvegliandosi da un sogno.

«Vieni con noi, andate fuori. Son cose da grandi, queste.»

«Ah...» pigolò Carmine poco convinto. «Ok.»

Nico li trascinò verso il terrapieno che portava fuori. Non li lasciò lì all'ingresso, perché sapeva che avrebbero sbirciato, li portò un po' più in là, all'inizio della stradina che correva a lato della collina e scendeva verso la strada asfaltata. Quando lasciò le loro mani ne approfittò per togliersi dalla bocca quella sigaretta puzzolente, il cui fumo gli stava entrando nel naso, e la spense sul terriccio. Giù in basso, nella vigna dall'altra parte della strada, si vedeva il trattore di suo padre, in mezzo ai filari, e le teste e i cappelli di paglia dei vendemmiatori. «Tornate giù a vendemmiare. E se vi chiedono cosa stiamo facendo, ditegli che siamo andati fuori dalle gallerie per dietro e voi avevate paura a entrare nel bosco.» 

«Io non ho paura di entrare nel bosco» disse la Roby.

Nico si chinò per guardarla negli occhi. Puntò un dito verso di lei. «Tu gli dici che avevi paura e non gli dici niente di cosa stiamo facendo. Hai capito?»

La Roby sembrò un po' intimorita dalla minaccia. «Ok. Promesso» disse.

«Andate!» Nico aspettò che scendessero qualche metro di stradina, prima di rientrare. Mentre dava loro le spalle riuscì a udire la Roby che chiedeva a sua sorella: «Tuo fratello è fidanzato?» Non udì la risposta della Grazia (che era sicuramente un no).

Quando tornò dentro, trovò il Dondi e Loris con le patte già aperte e le mutande abbassate.

Rimase per qualche secondo spiazzato da quella vista.

Perché quella era anche la prima volta che Nico vedeva dal vivo un ragazzo nudo. Non aveva neanche mai visto suo padre, e l'unico riferimento reale che aveva era quella foto, quella foto spiegazzata della rivista. L'uomo della foto era ben dotato, molto più di Nico, che si chiedeva se continuando a crescere in statura le sue dimensioni sarebbero migliorate anche in quella zona o se il suo povero pisello era piccolo e destinato a restare tale. Lo rassicurò vedere che Loris aveva il pisello persino più piccolo, mentre quello del Dondi era più o meno grosso come il suo. E avevano entrambi due anni più di lui.

Leo salutò Nico con una risata. «Oh, velu, il plevan!» Eccolo, il prete. Così dicendo, diede un ultimo intenso tiro alla sigaretta, finendola, gettò il mozzicone a terra e lo schiacciò col piede. Poi, con grande rapidità, slacciò la patta e ne mostrò il contenuto, ridendo come un cretino.

Il cazzo di Leo era più lungo di quello del Dondi, ma anche più stretto, ed era un po' storto verso destra. Proprio come il suo naso. Era tutto storto, quel ragazzo.

«Alòra? E tu?» Leo esortò Nico con un cenno della testa.

«Ti eri accorto che hai la biga storta?» gli chiese il Dondi.

«Sì, sai che le ragazze godono di più con la biga storta?» ribatté Leo.

«Sicuro ridono di più» disse la Fede, che ora teneva entrambe le mani sui fianchi e le gambe leggermente aperte.

La Marta era ancora immobile nella posizione in cui Nico l'aveva lasciata quando era uscito. La sigaretta le era caduta di mano, e ancora bruciava per terra.

«Dai muoviti» ordinò Leo.

«Sì, cosa aspetti?» disse la Fede.

Nico fece un sospiro. Indossava dei pantaloncini da tennis della Sergio Tacchini. Slacciò la cordicella, allargò l'elastico, prese col pollice pantaloncini e mutande e tirò giù tutto.

«Wow!» applaudì la Fede. 

Nico non disse nulla, perché l'applauso era sicuramente sarcastico.

La Fede, quindi, sorrise a Nico e alzò un sopracciglio. Lui non ebbe il coraggio di ricambiare lo sguardo e si girò verso Leo, che stava indicando proprio Nico.

«Tra un paio d'anni magari ha anche qualche pelo» disse.

«Ce li ho, i peli!» protestò Nico pentendosene immediatamente: mai lamentarsi di una presa in giro o ne sarebbero arrivate altre dieci.

«Dove, nascosti nella busa dal cul?» fu infatti la battuta successiva di Leo.

«Dai, che due cojoni con queste bighe di fuori. Abbiamo visto, a posto.» Nico tirò su mutande e pantaloncini.

La prima a imitarlo fu la Marta, poi tutti gli altri.

«Questi giochi di merda li facevo alle elementari, cazzo» aggiunse Nico.

Nico si era rotto le scatole di quella compagnia e di quei giochetti da sfigati e si diresse all'imbocco della galleria.

Ma venne sorpreso da un braccio sulla spalla.

Si voltò di scatto, il viso della Fede a pochi centimetri dal suo. Lo ritrasse all'indietro  e trattenne il respiro per paura di avere l'alito cattivo. Neanche si ricordava se si era lavato i denti dopo pranzo.

«Hai presente che prima ti ho detto che non volevo limonare con te perché sei troppo sbozzo? Ho cambiato idea, non sei sbozzo per niente!»

Cori e risatine tutto intorno, Nico rimase per un attimo spiazzato, ma reagì in fretta. Le prese il braccio e se lo tolse di dosso. «Ma non prendermi per il culo!»

«Non ti sto prendendo per il culo, andiamo.»

Nico si fece sopraffare dalla decisione della Fede, che gli prese la mano e lo trascinò: si fece trascinare con la testa in confusione completa.

Cosa sta succedendo? Perché lo sta facendo? Dov'è la presa per il culo?

Questi erano i pensieri che gli mulinavano in testa, mentre la Fede lo trascinava dalla parte opposta, verso le uscite che davano nel bosco, e quei coglioni di Loris, Dondi e Leo inneggiavano: «Ni-co! Ni-co! Ni-co!»

E adesso? Cosa succede? Mi sono lavato i denti? No che non me li son lavati, che schifo.

Nico non aveva mai baciato una ragazza.

C'era stato un gioco della bottiglia, all'inizio dell'estate, alla festa di fine anno della prima superiore, e Nico era uscito dal gioco al bacio a stampo. Quindi aveva dato un bacio a stampo alla Lisa, che era una delle compagne di classe più scronde. E poi si era rifiutato di continuare per paura di beccare altre scronde, tra le prese in giro dei compagni di classe che non potevano credere al fatto che stesse buttando via così un'occasione facile per limonare con qualcuna.

Comunque, i baci a stampo non contavano. Stava per limonare con la Fede? Con una ragazza due anni più vecchia di lui (la più vecchia del gruppo) per giunta considerata abbastanza carina anche se facile? Quando l'avrebbe raccontato a quegli sfigati dei suoi compagni di classe... O agli ex compagni delle medie, che ogni tanto ancora incontrava in corriera o alla stazione...

Oppure avrebbe potuto raccontarlo ai ragazzi del circolo di tennis, quelli del suo gruppo erano tutti più grandi di lui, perché lui era piuttosto bravo, e forse finalmente lo avrebbero accettato e avrebbero smesso di dargli del bambino. Invidiosi di merda, lo prendevano in giro solo perché gli bruciava che nove volte su dieci lui li batteva. Aveva persino vinto il torneo provinciale under sedici e avrebbe giocato le regionali a Trieste, a fine settembre. Alla faccia loro che non avevano mai vinto niente se non qualche cazzata di torneo cittadino.

Mentre pensava a queste cose arrivarono all'uscita.  C'era un fitto di acacie, davanti a loro, ma non distante si intravvedeva già la fine del piccolo bosco e il tetto rosso di una solitaria casa collinare.

La Fede lo spinse contro un albero.

«Ahi, stai attenta cazzo! Le acacie hanno le spine!»

«Diobòn, scusa! Ti sei spinato?»

Nico si tastò la schiena. «No, solo graffiato.»

«Dai, te la faccio passare io.»

La Fede gli accarezzò la fronte, all'attaccatura dei corti capelli. «È il tuo primo bacio?»

«No» disse Nico. E tecnicamente non era una bugia per via di quel bacio a stampo alla Lisa.

«Peccato, mi piaceva se ero la prima.»

E non aggiunse altro. Si avvicinò a lui, socchiuse la sua bocca e lo baciò.

***

Note 🎶 

https://youtu.be/7_OqY0DD-g8

E come seconda canzone, non potevo che scegliere questo famoso brano in cui Guccini celebra la sua infanzia provinciale "tra la via Emilia e il West". La canzone vi terrà compagnia anche nel prossimo capitolo!

E quindi? Cosa ne pensate di quello che sta succedendo? Che tipo vi sembra Nico quattordicenne? Nel prossimo capitolo troverete un po' di azione... non solo con la Fede :)

Edit: segnalo di nuovo ai nuovi arrivati che il tono originale di questo capitolo era molto più crudo e sgradevole in origine, ho tagliato diversi scambi di battute ed edulcorato alcuni passaggi. Vi invito a leggere la versione originale su EFP, nel link che trovate in commento qui a destra.

Ci rileggiamo lunedì e come da tradizione di Play devo chiedervi la stellina in modo originale: datemene una per ogni Diobòn, una per ogni nome femminile con l'articolo e un'altra per tutte le volte che viene pronunciata la parola biga.

A proposito, vi piace biga per indicare il cazzo? È un termine che a me è sempre piaciuto molto.

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