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11. Questo soffitto viola

Quando sei qui vicino a me
questo soffitto viola
no, non esiste più,
io vedo il cielo sopra noi
che restiamo qui
abbandonati
come se non ci fosse più
niente, più niente al mondo.

(G. Paoli, Il cielo in una stanza, 1956) 

~~~

Avviso importante: questo capitolo non esiste più. Ma davvero. Ho dovuto tagliare praticamente tutto per non violare le regole di Wattpad. Se volete leggere la versione completa del capitolo trovate un link a un PDF pubblico qui a destra. Vi prego di leggere quella versione perché qui sotto non succede niente. E quel poco che succede non so neanche se si capisca.

~~~

In una piccola stanza del cervello di Nico, c'era qualche immagine del suo rapporto con la Daiana.

Anche lì c'era stato un letto, anche lì si erano spogliati.

Ma come erano stati diversi i gesti, l'intensità, il desiderio.

Dopo diversi secondi di attesa, passati a fissare Nico, Leo si tolse la maglietta, spettinandosi i suoi capelli informi, e Nico notò un livido viola, quasi nero sulla spalla, ma il suo sguardo e la sua testa furono catturati dagli altri movimenti del ragazzo, e non ci pensò più.

[...]

Alla fine di tutto, Nico uscì dalla camera per andare a lavarsi. Si rese conto solo dopo essere uscito del pericolo che potesse vederlo il padre. Dal piano di sotto si sentiva ancora il vociare della tv. Probabilmente si era addormentato, come aveva detto Leo.

Nel bagno si fece un bidet, e osservò le proprie mani sporche. Si vergognò di se stesso e della propria depravazione: quello era il punto più basso della sua intera esistenza. Gli uscì un singulto di pianto. Lo trattenne. Finì di lavarsi. Era stato orrendo, non voleva farlo mai più.

Si lavò anche le mani e tornò da Leo, che lo stava aspettando seduto sul letto, con una sigaretta già mezza finita in bocca. 

Nico notò di nuovo il livido bluastro sulla spalla. Ebbe l'impulso di chiedergli come se lo fosse procurato, ma fu distratto da un sorriso malizioso che Leo gli rivolse, e dai gesti sgraziati con cui spense la cicca in un posacenere sul pavimento. 

Era brutto. Cazzo se era brutto, con quel fisico secco come un chiodo, il naso storto e i capelli senza forma. Perché li portava lunghi? Forse corti gli sarebbero stati meglio.

Aveva due begli occhi, però. Le sopracciglia erano molto grosse, con un accenno di monociglio, ma a Nico in qualche modo piacevano.

In qualche modo, si rese conto, gli stavano iniziando a piacere anche il fisico secco, il naso grosso e storto e quei capelli da Jimmy Page fuori tempo massimo.

No, non andava bene.

Doveva finire lì. Quella strana relazione non sarebbe andata da nessuna parte. Avrebbe portato solo dolore e depravazione nella sua vita.

Leonardo si alzò a sedere e gli sorrise di nuovo. Ma non più in modo malizioso, stavolta. Era un sorriso aperto che gli faceva ridere anche gli occhi. Era davvero raro che sorridesse in quel modo. Nico sentì qualcosa stringersi nel suo petto. Il suo cuore, forse. L'altro gli tese una mano, Nico la prese. 

«Son tanton poche, le cose belle» disse Leonardo. Poi tirò Nico sul letto.

E senza altre parole, Leo si inginocchiò davanti a lui.

Due secondi prima Nico avrebbe solo voluto scappare, due secondi dopo non se ne sarebbe andato per nessun motivo al mondo.

«Allora, non ti abituare che ti faccio questa cosa dopo ogni volta che lo facciamo, capito?»

Nico ebbe un singulto.

Nico rovesciò la testa all'indietro e guardò il soffitto. C'era qualche macchia violacea di umidità, una o due crepe. Chiuse gli occhi e si perse nel nulla.

Note 🎶 

Devo dire la verità: mi sono molto stupita del cambiamento di opinione che molti di voi hanno avuto nel capitolo scorso sul personaggio di Leonardo. Ma non perché credo che lo stiate giudicando male adesso, al contrario, perché non credevo che sarebbe piaciuto a tante persone per come l'avevo raccontato nei primi capitoli, ossia bullo, prevaricatore e disperato. 

Avevo premesso, prima di pubblicare la storia, che Leonardo sarebbe stato un personaggio molto grigio, forse il più grigio che abbia mai scritto. È un personaggio che non sarei riuscita a immaginare altrimenti, visto il contesto in cui è nato e cresciuto, in una famiglia povera e disagiata, con un genitore alcolista che da piccolo per ridere gli insegnava a fumare, compagnie di bambini e ragazzi altrettanto ignoranti (ve li ricordate nei primi due capitoli, sì?) che hanno alimentato la sua cultura ignorante. E in questo capitolo vediamo anche dei lividi sospetti... come se li sarà fatti? Risse? Problemi in famiglia? Lo scopriremo. Fate ipotesi, se vi va.

A me non piacciono i personaggi monodimensionali e credo moltissimo che, a eccezione degli psicopatici – che sono una minuscola minoranza della popolazione mondiale – le persone davvero non siano mai completamente cattive o completamente buone, come diceva Claudio, ma cattive e buone in percentuali variabili. Diciamo che Leonardo in una scala dal bianco al nero, per adesso è sul grigio molto scuro, e alcuni lati negativi del suo carattere sono lati che non si possono cancellare o redimere con facilità. Ma alcuni aspetti della sua tridimensionalità emergeranno, vi prometto che sarà un personaggio più interessante di quel che sembra. Forse non più buono, ma più interessante, credo e spero di sì.

Ci rileggiamo giovedì, e lasciatemi una stellina per tutte le volte che Nico pensa: adesso lo mollo, e poi cambia idea.

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