Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

2.

"L'amore per l'ordine è una buona qualità. Potresti diventare una brava moglie".

Elettra abbassò il porta-blocco che le copriva metà del viso e sul quale erano fermati i fogli che stava diligentemente compilando. I suoi occhi sgranati si puntarono su Leo, che sedeva tranquillo dall'altro lato del tavolino del Café con un grande bicchiere di latte macchiato stretto tra le dita. 

Che significa?

Erano lì per discutere di opere d'arte, non della sua propensione al matrimonio. Uno status che, per inciso, era ancora molto, molto in basso nella lista delle sue personali priorità.

Si domandò se Leo non si stesse annoiando in sua compagnia, e se quei continui tentativi di cambiare discorso e di distrarla dai suoi compiti non fossero che un gioco con cui divertirsi.

"Questa l'hai copiata da qualche film", mormorò.

Si stava sforzando di apparire infastidita dalla sua ennesima interruzione e si era obbligata a riportare lo sguardo sul testo che stava scrivendo, ma dovette ammettere a se stessa che ogni tentativo di ignorare la sua presenza stava andando a vuoto. Per quanto ci provasse, non riusciva a concentrarsi: i suoi occhi tornavano a sbirciarlo, senza che lei potesse esercitare alcun controllo su di loro.

Leo socchiuse le palpebre e increspò le labbra in un sorriso che Elettra trovò irresistibile.

Che qualsiasi donna sana di mente troverebbe irresistibile.

"In effetti, sì".

Non c'era nulla di affettato o di costruito nel modo in cui aveva pronunciato quella frase, ed Elettra non riuscì a trattenere una risata. Una risata del tutto spontanea, così come lo era il fascino di Leo: naturale fino ad apparire distratto, come se lui non se ne rendesse conto o non vi desse alcun peso.

Non avevano trascorso insieme neppure un'ora, eppure la sintonia immediata che si era stabilita tra loro era palpabile, a dispetto degli sforzi di Elettra di arroccarsi su una posizione distaccata e professionale.

"Adesso che hai sottolineato le mie qualità, possiamo tornare a discutere della valutazione del quadro?", insistette.

"Non c'è nulla da discutere", ribadì lui, senza nemmeno guardarla. "La datazione è errata".

Elettra sbatté le ciglia, esterrefatta. Quel tipo aveva proprio deciso di farle perdere la testa, per una ragione o per un'altra.

"Non posso scrivere nella relazione che la datazione è sbagliata soltanto perché lo hai detto tu!", esclamò.

Il tono della sua voce si era impennato verso un picco di esasperazione. Leo smise di osservare la stanza e le persone che li circondavano, e tornò a interessarsi a lei.

"Perché parti dall'assunto che i tuoi libri contengano sempre la verità?", chiese soltanto.

Elettra non si era aspettata quella domanda. Suo malgrado, esitò nel rispondere. In qualche modo sentiva che una dichiarazione rigida e scontata non sarebbe stata abbastanza. Non con lui.

Lui sembrava possedere un quantitativo imbarazzante di argomenti che lo interessavano, altrettante opinioni che esponeva senza troppe remore e un genuino interesse a metterle in discussione con lei. Quell'ultimo punto, più di ogni altro, pungolava la sua intelligenza. Decise di essere sincera.

"Perché dovrò pur avere un appiglio, una certezza..."

"Credi davvero di averne bisogno?"

Una volta ancora, Elettra si sentì obbligata a riflettere, a non replicare in maniera distratta, ma a cercare dentro di sé la verità di quel discorso.

"Credo di sì", ammise.

Leo sorrise e, in quel gesto, le apparve vicino in maniera del tutto inspiegabile.

"Io penso che dovresti correre un rischio, di tanto in tanto".

Elettra si immobilizzò di fronte a quell'affermazione. Sembrava che Leo vi avesse racchiuso un qualche ambiguo segreto e che la stesse invitando a scoprirlo. Piegò il capo da un lato e studiò l'espressione serena di lui, sempre più decisa a decifrare i suoi veri intenti.

La passione e la pazienza per la ricerca non le erano mai mancate, ma come avrebbe mai potuto capire un uomo che le appariva complesso almeno quanto era affascinante, se prima non si fosse concessa l'opportunità di conoscerlo davvero? Era forse quello, il punto cui lui stava alludendo?

"Un rischio di tanto in tanto?", ripeté diffidente.

"Sì, Nostra Signora dell'Ordine e della Perfezione", confermò lui.

Lei non replicò. Non era sicura di come avrebbe dovuto reagire: offendersi per un giudizio tanto tempestivo o sentirsi felice per la rapidità con cui stavano entrando in confidenza? Lui sembrò indovinare i suoi dubbi e le indirizzò un'occhiata mansueta che voleva somigliare a un'offerta di pace.

"D'accordo, ti procurerò quei documenti".

Elettra si sentì rassicurata da quella resa, che riportava la discussione nell'alveo di una presunta normalità. Si rilassò e rinunciò alla tensione che l'aveva fatta irrigidire.

"Puoi mandarmeli via mail?"

Lui non rispose subito. Sembrò dover riflettere su quella domanda. Elettra lo scrutò con sospetto. Non pensava di aver chiesto nulla di strano, né che la questione richiedesse un così lungo ragionamento.

A meno che...

Ripensò alle vaghe spiegazioni che le aveva dato il professore e sperò che non si trattasse di documenti di dubbia provenienza, di cui né lui né lei sarebbero dovuti essere in possesso.

"Tu non sorridi mai?", ribatté Leo, come se quella domanda fosse in assoluto la più logica e consequenziale.

Elettra scarabocchiò un indirizzo di posta sopra una striscia di carta strappata dal block notes. La fece scivolare per tutta la lunghezza del tavolino, fino a toccare la mano di lui.

"Manda tutto qui e avrai un mio sorriso".

Gli lanciò uno sguardo intenso e diretto, ma Leo non indietreggiò né lo schivò. Al contrario, lo sostenne a lungo, come se avesse voluto sfidarla. O come se volesse conoscerla davvero, in profondità.

Poggiò la punta delle dita sul foglietto e sfiorò quelle di lei.

"Ti prendo in parola".

Elettra non sarebbe stata in grado di descrivere con precisione il brivido sperimentato in quel contatto. Somigliava alla breve scossa che si genera dallo sfregamento, quella che fa irrigidire i muscoli, accapponare la pelle e scoppiare in una risata. Quella che, per un brevissimo istante, trasmette una sorta di inspiegabile ebbrezza.

Al diavolo l'ordine e la perfezione!

Si ritrasse e cacciò fuori, tutto d'un fiato, la frase più improbabile che avesse mai pronunciato.

"Sei libero più tardi, per un aperitivo?"

Una formula magica per gelare il tempo non avrebbe potuto funzionare meglio: l'espressione sorpresa di Leo, il caffè ormai freddo sul fondo della sua tazza, perfino i clienti seduti nella sala sembravano essere diventati di sale. Dopo il sublime attimo di esaltazione che aveva sperimentato, Elettra provò il violento vuoto allo stomaco di una caduta vertiginosa.

Senza attendere una risposta, lanciò il blocco e la penna dentro la borsa, si buttò a tracolla quel caotico pozzo senza fondo di oggetti fondamentali per la sua esistenza e scattò in piedi.

Che la credesse pure pazza, a quel punto non le importava. Voleva solamente sparire.

Leo, però, ruppe quell'incantesimo di immobilità con la stessa trascuratezza con cui sembrava affrontare ogni evento della vita. Allentò la sciarpa che gli girava attorno al collo con un movimento pigro, allargò il colletto della camicia e vi tuffò dentro la mano. Elettra dimenticò l'imbarazzo e il timore del rifiuto, calamitata dal gesto inusuale che gli aveva appena visto compiere: Leo aveva tirato fuori una catena che reggeva una specie di orologio da taschino.

Era un modello singolare, sicuramente antico, del tutto in linea con la stravaganza e con il look vintage che sfoggiava con elegante disinvoltura. Il ragazzo fece scattare il bottoncino sulla corona, aprendo le due protezioni che nascondevano un delicato e complesso meccanismo dorato, quindi si concentrò sul quadrante scheletrico. Mentre eseguiva quella bizzarra operazione in tutta calma, il cuore e il respiro di Elettra si erano fermati. Sarebbe riuscita perfino a sentire il lieve ticchettio meccanico dell'orologio.

"Mi dispiace, oggi no".

I movimenti e i suoni tornarono di colpo ad abitare la sala, investirono Elettra come un'onda, e la lasciarono zuppa e spettinata sulla battigia. Non si era aspettata una risposta positiva nemmeno per un attimo. O forse un pochino sì, ma faceva male lo stesso. Sbatté le palpebre un paio di volte, confusa.

Un orologio?

Se proprio ci teneva ad apparire educato, avrebbe potuto almeno fingere di consultare un cellulare, un tablet, un'agenda qualsiasi, prima di rifiutare. 

Ma un orologio? Che razza di persona consulta un orologio per sapere se ha impegni per la serata?

Schivò il suo sguardo per non dovergli mostrare quanto fosse delusa e stizzita.

"Devo proprio scappare", biascicò. "Buona giornata, Leo".

Dal cigolare della sedia e dallo spostamento che avvertì con la coda dell'occhio, comprese che anche lui si era alzato in piedi, come se avesse creduto solo in quel momento che lei stesse davvero andando via.

"Buona giornata a te", gli sentì rispondere. "Possiamo fare dopodomani?"

La sua voce sembrava incerta, distante dal tono brillante che lo caratterizzava. La ragazza dovette arrestarsi: una forza più grande della sua stessa volontà la obbligò a voltarsi.

"Dopodomani cosa?"

"Quell'aperitivo. Possiamo?"

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro