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XXXI

Non bussai. Decisi di entrare immediatamente, per evitare le congetture che il mio cervello si sarebbe fatto e smorzare quell'agitazione che sentivo come una seconda pelle.

Daniel alzò la testa di scatto nella mia direzione, senza allontanarsi dalla sua scrivania. Le braccia, per metà scoperte, erano poggiate sul ripiano parallelamente al suo torace, l'orologio era sistemato al polso e le dita di una mano tamburellavano contro la superficie vitrea.

- Verrai stasera. - Mi sedetti di fronte a lui, guardandolo negli occhi. - Per favore. - Sussurrai poi, perdendo la decisione e fermezza di poco prima.

Lui non aveva proferito parola. Gli smeraldi conficcati sul suo viso erano limpidi e caldi, ma non dicevano niente.

- Perché dovrei? Non mi va. -

- Danieeel. - Mi lagnai modificando le labbra in quella che sarebbe dovuta essere una smorfia. La carta della bambina capricciosa vinceva sempre e, probabilmente, ci sarei riuscita anche quella volta.

Sorrise mordendosi il labbro in una maniera così sensuale da farmi dimenticare, per un attimo, il motivo della mia presenza lì.

Deglutii a vuoto, più volte, fin quando non mi diedi uno schiaffo mentalmente e assunsi un minimo di lucidità.

- Non mi va di vederti con lui. - Ammise con una sincerità inaudita, che proprio non mi aspettavo.

Incurvò poco le larghe spalle premendo a giocherellare con il retro di una penna ed i suoi occhi si erano abbassati per concentrarsi sull'oggetto.

In cuor mio, vederlo in quello stato mi rese egoisticamente felice. Anche da parte sua c'era qualcosa di forte, me l'aveva dimostrato durante quel pomeriggio ignorandomi subito dopo la mia confessione e, in quel momento, sembrava essersi spogliato di ogni forma di arroganza e che il gioco si fosse interrotto. Forse nessuno dei due aveva vinto.

Ripensai alle parole di Payton. Stupida infatuazione. Avrei voluto che fosse lì in quel momento, giusto per mostrarle quando stupida  e insignificante fosse.

- Ti fa ridere? -

Alzai la testa di scatto. - Cosa? No, stavo pensando che Payton, la mia manager, pochi minuti fa mi ha detto che dobbiamo smetterla, che se n'è accorta e che non lascerà che tutto vada all'aria per una stupida infatuazione. -

Silenzio. Da un lato il mio cuore martellava nel petto con la paura di una sua approvazione in merito alle parole della donna, nonostante poco prima mi avesse svelato come il pensiero di me e Will insieme fosse motivo di gelosia in lui.

D'altro canto, pensai in quel momento, chi mi diceva che il suo in fosse solo orgoglio maschile? Che non sopportasse l'idea di vedere la donna che era stata con lui con un altro uomo?

Inaspettatamente si alzò e prese a vagare per tutta la stanza, fino alla porta. Io imitai il suo gesto senza camminare, limitandomi a fissarlo mentre sospirava passandosi la mano tra i capelli.

- Non avremmo dovuto iniziare. - Mormorò poi venendo nella mia direzione. I suoi occhi luccicavano, erano limpidi e fissi nei miei. Mi parevano così sinceri e trasparenti che ciò che c'era tra noi mi sembrò la cosa più vera e forte che fosse mai esistita.

- Una stupida infatuazione. - Ripetei scuotendo la testa.

Lui afferrò la mia mano con le sue calde e la portò sul suo petto, all'altezza del cuore. -Ti sembra una stupida infatuazione? - Sussurrò.

I battiti erano forti, li sentivo ed ero sicura che il ritmo cardiaco corrispondesse al mio.

Forse mi ero sbagliata. Il gioco non si era interrotto, avevamo semplicemente scoperto le carte.

Portai quella stessa mano sul suo bel viso, sfiorando lo zigomo con il pollice. La chiara barba mi solleticava piacevolmente la pelle mentre lui chiudeva gli occhi con frustrazione.

- Non avremmo dovuto iniziare. - Ripeté, come per accentuare ciò che aveva detto poco prima.

- Lo so. - Sussurrai. - Ma non posso pensare di smettere. -

- Il mio soggiorno qui sta terminando. Fino alla tua sfilata. Poi tornerò a Seattle. -

Quelle parole furono come una coltellata nel petto. Mancava un mese alla sfilata, solo un mese.

Non potevo permettere che andasse via. Non potevo pensare di tornare alla mia vita precedente, senza la sua presenza; niente sarebbe stato più lo stesso, io non lo sarei stata.

- Forse è meglio così. Ci allontaneremo. -

- No. -

- È la tua carriera. Passeresti per-

- Non mi interessa della carriera. Dirò a mia madre di assumerti come assistente di Eddy. - Mormorai scuotendo la testa, con il cuore che batteva ad un ritmo accelerato. Le tempie mi pulsavano terribilmente e mi sentivo debole, come se da un momento all'altro sarei caduta.

- Lexie... calmati, ragiona. -

- No! - Sbottai. - Non puoi andartene, non puoi lasciarmi. Io non ce la farei... non ormai che... che... - mi bloccai. Uno sprazzo di lucidità abbagliò la mia mente in modo doloroso, tant'è che chiusi gli occhi un secondo per il dolore alla testa.

Quando li riaprii, Daniel era ancora di fronte a me, con la speranza nello sguardo e, forse, la consapevolezza che non avrei mai continuato quella frase.

- Se ti verrà fatta la proposta... accetterai? -

Lui ci pensò su un attimo. Sbatté le palpebre un paio di volte facendomi distrarre, concentrare sul movimento delle ciglia che gli incorniciavano gli occhi già immensamente belli. Dalla prima volta che li avevo visti qualcosa mi aveva inevitabilmente attratto, ma non avrei mai potuto immaginare che quel verde mi avrebbe invaso come la pioggia durante una temporale.

Era diventato il centro dei miei pensieri, non c'era attività che non compiessi senza averlo nella mente e nel cuore. Anche la moda, che era sempre stata la cosa più importante per me, passava in secondo piano quando c'era lui. Desideravo ardentemente essere una delle anonime ragazze che esistevano al mondo, anche a costo di uscire con insulse imitazioni delle Chanel in spalla.

- Sì. - Sussurrò. - Sarebbe un'opportunità irripetibile. -

- Solo per questo? -

- No. Lo sai. -

- Per cos'altro? -

Quel mio bisogno costante e continuo di conferme mi dimostrava quanto radicata in me fosse quella storia, quanta paura avessi di rimanere scottata e stare male. Perché stavo rischiando grosso e lo sapevo.

- Per te. -

Il mio cuore batté all'impazzata sentendo quelle due semplici parole che non consideravo scontate. In realtà, ogni cosa lo era sempre stata per me, nella mia vita non avevo mai avuto bisogno di preoccuparmi perché tutto mi era dovuto. Con lui no, con lui stavo comprendendo quanto ogni piccola cosa, ogni minuscolo gesto andasse soppesato ed apprezzato.

- Verrai stasera? -

- Sì. - Soffiò, con il viso a poche spanne dal mio.

Ciò che fece mi trasmise una felicità ineguagliabile: mi lasciò un bacio sulla guancia.

In vita mia non avrei mai pensato di sentirmi in quella maniera per un gesto del genere da parte di qualcuno.

🌸🌸🌸🌸

La situazione sta diventando sempre più chiara, come i sentimenti di Lexie e Daniel.

Ovviamente i problemi sono ancora tanti, e non sarà così semplice.

Ma cosa succederà adesso? Come proseguirà tra i due vista l'influenza di terze (quarte, quinte, seste) persone?

A presto!!!
gaia;

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