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XXIII

La sala di quell'hotel era allestita davvero bene.

I grandi tavoli tondi, da circa dieci persone ciascuno, erano sovrastati da tovaglie bianche di seta, e l'importante centrotavola costituito da diversi tipi di fiori, si completava con una lanterna trasparente contenente una candela accesa all'interno.

Tutta l'area era illuminata da luci blu soffuse, che davano un aspetto elegante e allo stesso tempo rilassante.

- Non sono mai stato ad una cena di gala. Quante forchette ho? - Mormorò Daniel fissando, spaesato, i suoi piatti e le sue posate.

Io ridacchiai. - Inizia ad usare le posate sempre dalla più esterna in base ad ogni pietanza che portano. Il calice grande è per l'acqua, quello medio per il vino. -

Avevo inculcato quei concetti a memoria alla tenera età di cinque anni, quando i nostri genitori facevano seguire a me e ad Amber corsi di galateo per via degli eventi pubblici o, semplicemente, le serate passate con i colleghi di nostro padre. Non esattamente il massimo del divertimento per due bambine di quell'età, ma era stato necessario.

Lui sospirò. Era rigido e lo era stato fin dal primo momento in cui aveva messo piede in limousine, all'uscita dalla show room.

- Come sta Will? -

Inarcai un sopracciglio tentando — inutilmente  — di non agitarmi. - Cosa ti importa? E cosa c'entra adesso?! -

- Stavo solo... Non sapevo di cosa parlare. - Mormorò alzando gli occhi al cielo, modificando successivamente lo stato delle labbra che si arricciarono in seguito ad uno sbuffo.

Mi mordi la lingua per non rispondere, considerando che un cameriere stesse riempiendo il mio bicchiere di vino rosso.

Fissai il calice che si tingeva fino a metà, avendo l'impressione che quella scena si stesse svolgendo a rallentatore.

Tutto ciò aumentò solo i miei nervi.

Versò il vino anche per il fotografo e, quando finalmente finì, ci rivolse un cordiale sorriso che non ricambiai.

- Will sta benissimo. - Mi finsi calma, piegando in modo estremamente falso le labbra verso l'alto. - E Katrina? -

- Sta bene. Era davvero felice dell'evento alla show room. - Rispose adottando il mio stesso tono palesemente finto ed assumendo un'espressione totalmente derisoria.

Mi stava sfidando?

Voltai di poco la sedia verso di lui accavallando la gamba, e lo spacco dell'abito si allargò di molto, scoprendo completamente anche la coscia.

Lui deglutì osservando la scena, poi sollevò gli occhi su di me e li assottigliò. Bingo.

- Non sfidarmi. - Sorrisi. - Ho già vinto in partenza. -

- Sei uno schianto con questo vestito. Ma lo sai già. -

Ovvio che lo sapessi già, e sapevo di avere quell'effetto sugli uomini, ma ebbi una strana sensazione di amaro in bocca a quel punto; mi aveva sempre detto che ciò che maggiormente gli piaceva fosse la parte interiore di me.

Ero stata io, solo qualche secondo prima, ad utilizzare il fisico come arma, ma non volevo quello. Non volevo che anche lui fosse come gli altri e che la sua attenzione si focalizzasse principalmente sul mio corpo.

- Ma penso che saresti ancora meglio senza. - Sussurrò mordendosi il labbro inferiore, sorridendo successivamente.

Senza. Stava seriamente dicendo che avrebbe voluto...

-Allora? Chi è che ha vinto? - Il suo ghigno mi face sbattere le palpebre più volte, facendo sì che mi accorgessi di quanto stupida fossi stata a iniziare a immaginare certe cose.

Ciò che si era creato nella mia mente era lungi da ciò che verrebbe considerato casto.

- Ragazzi, scusate per l'interruzione. Daniel, purtroppo tutte le stanze erano occupate e dormirai nella nostra suite. Spero non sia un problema per te. - L'intromissione di mia madre mi fece letteralmente avvampare.

Lui avrebbe passato la notte lì, a Las Vegas, con noi? Nella stessa camera?

- Oh, no. Nessun problema. - Rispose lui con un tono che lasciò trasparire un evidente doppio senso.

Non avrei mai e poi mai voluto tradire Will, ma come potevo essere certa di avere un autocontrollo tale da rimanere fedele? In fondo sapevo benissimo che lui non mi faceva provare neanche la metà delle sensazioni che Daniel mi provocava. Ero a conoscenza del fatto che stessi con lui solo per apparire, perché al pubblico piaceva ed è proprio esso che va accontentato.

- Una suite. Figo. - Mormorò iniziando a mangiucchiare qualcosa dal piatto appena riempito. - Perché non... Non andiamo a vederla? - Immerse metà di un crostino nella ciotola contenente il paté di funghi come se niente fosse.

- Seriamente? Non possiamo andare da nessuna parte. Anche se è vietato l'accesso ai paparazzi potrebbero essere ovunque e non possiamo lasciare questa sala fin quando non finisce la cena e inizierà il party vero e proprio. Adesso vedi tutte con questi abiti eleganti, ma la maggior parte di loro andrà a cambiarsi per indossare vestiti adatti alla discoteca. Ovviamente potrà farlo solo chi pernotta qui ed ha portato la propria roba nelle camere. Per i ragazzi... Principalmente toglieranno la giacca e la cravatta, sbottoneranno un po' la camicia e arrotoleranno le maniche. -

- Wow. - Sospirò. - Da quanto tempo partecipi a questi eventi? -

- Da quando ero nella pancia di mia madre? - Risposi retoricamente, decidendo di iniziare a mangiare con una totale impazienza per ciò che sarebbe accaduto dopo.

****

- E' davvero bello. - Sussurrò Daniel davanti all'enorme parete in vetro della suite.

Las Vegas illuminata era uno spettacolo che lasciava totalmente senza fiato.

- Già. - Risposi davanti allo specchio, intenta a togliere gli orecchini di perle.

La mezzanotte era passata da qualche minuto, ed avevamo deciso di salire in camera per rimanere un po' tranquilli.

A dire il vero, ero tutto fuorché calma in quel momento. La stanza era buia, illuminata solo dalle luci provenienti da fuori e da piccoli faretti posizionati qua e là sul muro.

Ovviamente, oltre le due camere da letto, comprendeva il salotto, abbastanza grande.

Non mi sentivo a mio agio, soprattutto per via della parete trasparente; i paparazzi avrebbero potuto vederci lì, e non doveva accadere. Nonostante non stessimo facendo nulla di male, sarebbe stata la situazione perfetta per far sì che inventassero storie di tutti i colori.

Daniel si avvicinò causando l'aumento dei battiti del mio cuore, come capitava ogni volta.

Posizionandosi dietro di me, fece scivolare le sue mani dalle mie guance al collo, e a quel punto, scossa da brividi, piegai di poco la testa verso destra.

Lui salì fino ai capelli e sfilò man mano tutti i fermagli che tenevano l'acconciatura, lasciando la mia chioma mossa e nera libera.

Evitai di guardare il nostro riflesso nello specchio. Non sapevo che effetto mi avrebbe fatto vederlo stringermi a se dalla vita con la testa adagiata sulla mia spalla.

Mi sentivo improvvisamente rilassata ma in allerta, come se da un momento all'altro sarebbe giunto qualcosa ad interrompere quella pace causata dalla sua presenza.

Non mi sbagliavo; pian piano poggiò le labbra sulla mia guancia, scostando i capelli completamente da un lato.

Mi fece voltare delicatamente verso di lui, imprigionandomi il viso con le mani e costringendomi — non contro la mia volontà naturalmente — a tenere la fronte conto la sua.

Chiusi gli occhi per godermi ogni istante, ogni minimo particolare, ogni battito. Avrei voluto catturare ogni sospiro, portare per sempre con me qualsiasi sensazione e innamorarmi di ciascuno di quei piccoli gesti.

La sua natura era così enigmatica e contrastante. Attraente e maledetto come il diavolo. E tutto ciò che stava accadendo aveva in se la bellezza e l'immoralità che solo un peccato avrebbe potuto avere.

La tentazione di quelle labbra corpose, affascinanti e invitanti che allo stesso tempo avrebbero potuto aprire le porte dell'inferno.

Non avrei avuto il coraggio, la forza e la volontà di scappare, non in quel momento. Tutto ciò mi avrebbe distrutta, avrebbe distrutto lui e, forse, ogni cosa che avevo costruito.

Ma sentire la sua bocca sulla mia e la sua lingua dolce, che si muoveva con la delicatezza di un petalo mosso dal vento annullò tutto il resto.

Non ci fu niente di grezzo in quel bacio. Nessun movimento brusco, le sue mani non sfiorarono neanche una parte del mio corpo che non fosse il mio viso, i suoi fianchi non si scontrarono mai ferocemente contro i miei.

Lo stavo baciando come non avrei mai baciato Will. Come non avevo mai baciato nessuno.

Si stava prendendo una parte di me che fino a quel momento avevo gelosamente tenuto sottochiave, quella che avevo preferito non mostrare.

E non sapevo come sarebbe andata a finire.

🖤🖤🖤

Lo so, anche io sto reagendo così ahaha

Sono davvero soddisfatta — ed è una cosa molto rara — della descrizione della scena finale.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, soprattutto di quella piccola parte.

Un bacione!
gaia;

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