VI
Will teneva una mano attorno al mio fianco stringendomi a se mentre i flash delle macchine fotografiche quasi ci accecavano.
I paparazzi seguirono me, le mie sorelle, i nostri partner ed i nostri genitori come dei mastini.
Fortuna che eravamo tutti impeccabili e che non sarebbero potuti salire sullo yacht.
****
La serata stava andando avanti tra foto, champagne e saluti di persone che non ricordavo di conoscere.
L'enorme sala era pienissima, e le luci soffuse mi avevano fatto perdere di vista tutti.
Will si era messo a parlare con dei ragazzi che andavano con lui al liceo, dopo cinque minuti mi ero annoiata pensando di allontanarmi solo di poco, ma in realtà non riuscii più a vedere dove fosse.
Ovviamente non avrei mai trovato Izzie, nonostante il suo vestito dorato e luccicante, né le altre mie sorelle che parlavano con i loro amici storici, che ovviamente io e Amber non conoscevamo.
Lei era rimasta con me fino a qualche minuto prima, ma era improvvisamente sparita, come se fosse stata risucchiata da quella massa di gente.
Nella sala del piano di sopra la situazione era più o meno identica, ma
almeno c'era un terrazzino in legno dove si poteva stare un po' in pace.
Erano tutti impegnati a fingersi persone perbene con i loro vestiti eleganti e costosi, mentre si ubriacavano.
Patetici.
Quando mi feci spazio tra la gente -cercando di non toccare nessuno-, finalmente riuscii a raggiungere l'angolo in cui si trovavano le scale.
Andare da un angolo all'altro era stato come percorrere Madison Avenue con dei sandali da venti dollari. Non che l'avessi mai fatto. Anche quando avevo tre anni indossavo scarpe della collezione Armani Baby.
Salii le scale, ritrovandomi immediatamente nella medesima situazione del piano di sotto.
Notai che Leah fosse lì a parlare con due ragazze, mentre le altre mie sorelle sembrava fossero state risucchiate nel nulla.
Uscii sul piccolo terrazzo, notando solo un ragazzo di spalle con una camicia blu fiordaliso chiaro. Passai con gli occhi dal collo al fondoschiena.
Sexy.
Quando si voltò, iniziai a percepire immediatamente i nervi a fior di pelle. Per me era assolutamente un no.
- Chi si rivede! -
Non mi soffermai sul bottone aperto della camicia o sui bicipiti messi in evidenza dal tessuto aderente.
Non riuscivo a trovare una spiegazione plausibile alla sua presenza. Non ricordavo neanche il suo nome, solo che era il regalino che mia madre mi aveva fatto.
- Che diavolo ci fai qui? - Mormorai con distacco, avvicinandomi alla ringhiera di metallo.
New York di notte, con i grattacieli illuminati, era uno spettacolo da togliere il fiato. Si poteva benissimo vedere il Manhattan Bridge. Probabilmente, se non fossi nata e cresciuta in quella città, ne sarei rimasta incantata. In realtà per me era tutto normale, bello e suggestivo ma non incantevole.
Puntai gli occhi in basso, oscurità. Sembrava di essere in mezzo al petrolio, non assomigliava minimamente ad uno dei fiumi che bagnavano l'isola di Manhattan, ovvero l'East.
- Tua madre mi ha invitato. - Rispose lui posizionandosi accanto a me con le braccia poggiate alla ringhiera e un bicchiere flûte da champagne tra le mani -che non avevo notato presentemente.
- Ma cosa sei, il suo amante? -
Non ne avrei fatto un dramma in fondo. Probabilmente alla sua età era normale avere una sbandata, aggiungendo poi il fatto che mio padre quasi viveva in ospedale, non sarei di certo caduta in depressione.
Probabilmente avevano concepito me e Amber in pronto soccorso.
- No, sai... Preferisco qualcuno che sia più vicino alla mia età. - Rispose a tono, e forse fu solo una mia impressione, ma colsi una punta di malizia nella sua voce.
Ancora poggiata alla ringhiera, voltai leggermente la testa verso di lui alzandola di poco, vista la differenza d'altezza.
Cercai di non far nascere un'espressione sorpresa e di non far sollevare gli angoli delle mie labbra.
In fondo sapevo benissimo come mantenere il viso rilassato, era il mio lavoro. Eppure quella volta ebbi qualche piccolo cedimento.
- Ma davvero? E... Quanti anni hai...? - Lo indicai aggrottando di poco le sopracciglia, per fargli capire che volevo che mi ripetesse il suo nome.
- Daniel. - Portò il bicchiere alla bocca e ne bevve un sorso.
Io seguii ogni suo gesto, soffermandomi sul movimento del pomo d'Adamo.
Passò la lingua tra le labbra prima di guardarmi con un mezzo sorrisetto. - Venticinque, comunque. -
Non risposi. Tornai a guardare davanti a me.
I miei capelli neri si mossero leggermente per via del vento. Sentivo il suo sguardo addosso.
Mi piaceva essere guardata, e ci ero del tutto abituata.
- Dobbiamo ancora metterci d'accordo per le foto. -
Presi un respiro profondo cercando di non avere un attacco isterico che neanche una giornata di shopping avrebbe bloccato.
Probabilmente non avrei fatto cambiare idea a mia madre, ma potevo provare di nuovo a convincerla.
Intanto non c'era molto che potessi fare. Le foto andavano fatte, e non potevo rischiare che qualcosa andasse male, ero già in ritardo.
- Per chi hai lavorato? -
Daniel si voltò del tutto verso di me con un'espressione pensierosa.
Brutto segno. Niente di significativo, di certo non si sarebbe dimenticato di aver scattato delle foto per una collezione di Michael Kors.
- Beh, faccio delle foto per gli annuari scolastici, i balli delle scuole... Qualche volta in discoteca o-
- Ti prego. Ho sentito abbastanza. - Quella volta il disgusto fu più che evidente sulla mia faccia.
Pensavo che per lo meno fosse un professionista. Certo, non potevo pretendere che fosse il fotografo personale di Dolce e Gabbana, ma almeno qualche servizio fotografico per un negozio da quattro soldi tipo H&M.
- Ma dove ti ha trovato mia madre?! -
Io esigevo un professionista. E lui era come una cosmetico scadente acquistato all'ultimo minuto. Come quando ti accorgi di aver finito lo smalto del colore che si abbina al vestito, e lo compri al primo negozio scadente che trovi vicino casa mezz'ora prima di dover uscire.
Ovviamente non mi era mai successo, potevo solo immaginare l'orrore.
- Lexie! Non ti trovavo da nessuna parte, ho girato tutto lo yacht. E non è piccolo. Stavo per tuffarmi a cercarti in acqua. -
Avrei quasi detto di amare Will in quel momento.
Alla fine io e Daniel non avevamo niente di cui parlare, e nel giro di un altro minuto massimo, mi sarei annoiata terribilmente.
- Ehi. Odiavo tutto quel caos e non riuscivo a trovare nessuno, quindi sono uscita. - Gli rivolsi un sorriso stringendomi a lui, non eccessivamente, ovvio. Non ero una da abbracci.
Il mio ragazzo annuì cingendomi il fianco, poi mi diede un colpetto sulla schiena per farmi capire che era il caso di presentarli.
Come se non avessero la capacità di parlare da soli.
- Will, lui è Daniel Grey, un nuovo fotografo per la mia collezione. Daniel, lui è Will, il mio ragazzo. -
- Piacere. Sai seguo il basket ogni tanto. Ti ho visto in tv, sei forte. - Daniel gli strinse la mano con lo stesso finto entusiasmo che avevo io ogni qualvolta che mi chiedevano consigli di bellezza durante le interviste.
Io avrei potuto svelare tutti i miei segreti, ma non sarebbe servito a niente. Nessuno sarebbe mai arrivato al mio livello, e non era presunzione, ma semplicemente la realtà.
- Grazie mille. Piacere mio. - Rispose Will con un sorriso un po' impacciato.
Non era abituato ad avere dei fan o comunque persone che lo ammiravano. Reagiva come una ragazzina davanti a quello che piace.
Aveva pensato che quel complimento fosse sincero.
Illuso.
Hello!
Sono le 16:41 e ho già finito i compiti. Mi sento una dea calcolando che ieri dalle 14:30 ho finito alle 20:00.
Coomunque in questo capitolo parliamo del compleanno sullo yacht e torna il caro Daniel😏
Lexie è stronza. Potrebbe essere il riassunto della storia ahaha
Opinioni su Will?
E su Daniel?
(continuerò presto Promise 3, e tra un paio di giorni Half. Di Revival ho già molti capitoli pronti)
Un bacio😚
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