V
— Mi ha regalato un fotografo, Amb. Un fotografo! — Mi accasciai sul mio divano con la testa abbandonata all'indietro sulla spalliera.
— È figo almeno? —
— Mh. —
Mia sorella allungò una gamba dalla poltrona sulla quale era seduta, dandomi un colpetto sulla spalla.
Le sue unghie erano dipinte di un rosso scuro. Anzi, era un colore parecchio familiare.
— E' il mio Irresistible di Chanel quello? — Indicai il suo piede senza neanche tentare di mascherare il mio disappunto.
Non è che non mi piaccia condividere, solo che ciò che è mio è mio.
Certo, se Amber mi avesse chiesto lo smalto gliel'avrei prestato, ma non mi ricordavo che l'avesse fatto.
— Lexie, non cambiare argomento. —
Roteai gli occhi. Sarei rimasta per sempre con il dubbio di non sapere se mi avesse rubato la boccetta. Il fatto che ne avessi cinque uguali era un altro discorso.
— Sì, ma è simpatico quanto un brufolo in mezzo alle chiappe. —
— Oh, peccato. —
— Mi dispiace — alzai la testa per guardarla — nessun probabile fidanzato per te. —
— Sopravviverò. Comunque... Non puoi far fare le foto ad Eddy? —
Edward Robbins era un fotografo che lavorava da noi da anni. Accompagnava la mamma sin da quando faceva la modella, e per noi era stato quasi un secondo padre.
— Pensi che non ci abbia provato? Non so perché ma si è fissata, vuole che sia lui a lavorare con me per questa collezione. Ed è lei la proprietaria — risposi con tono affranto, abbandonando la guancia sul pugno della mia mano.
Inutile dire della mia crisi isterica e della mia uscita di scena degna di applausi. Non avevo neanche parlato delle foto, e quello lì non mi sembrava il fotografo di cui avevo bisogno.
— Vabbè, l'importante è che sappia fare il suo lavoro. Non credo che mamma lo abbia scelto a caso, in fondo lo sai che ne capisce di queste cose. —
In effetti aveva ragione. Lei aveva molte conoscenze ed esperienza, non avrebbe mai chiamato un fotografo incompetente. Forse.
— Tra un'ora atterra l'aereo di Natalie, Izzie e Leah. Dovremmo vestirci — in realtà non avevo la minima voglia di alzarmi dal divano, ma il dovere chiamava.
****
— Nessuna novità, piccolette? — Leah, con la testa poggiata sulle gambe di Natalie, guardava le unghie laccate di rosa mentre ci parlava.
— Niente di ché — feci spallucce, avvolta nel mio accappatoio bianco.
Tutte e cinque ne indossavamo uno, e ci trovavamo nella suite di un hotel a parlare un po' dopo aver guardato Colazione da Tiffany.
Avevamo passato tutto il giorno lì, nella SPA che si trovava all'interno della struttura, tutto offerto da Aaron, il ragazzo di Izzie.
— Io... Invece ho una cosa da dirvi — proprio lei sorrise a trentadue denti, guardando tutte una per una con la schiena poggiata alla testata del letto.
I suoi occhi si illuminarono improvvisamente, poi prese un respiro — sono incinta. —
— Che?! — Esclamai con gli occhi spalancati.
La notizia mi lasciò interdetta per qualche secondo. Non perché non fossi contenta, ma perché mi aspettavo di vedere Natalie con il pancione prima di tutte. Insomma, era quella che a quindici anni faceva la babysitter quasi tutti i pomeriggi.
— Avremo un nipotino! — Esclamò Amber con un sorriso a trentadue denti.
— L'avevo detto io che eri ingrassata! — Leah le puntò un dito contro, ricevendo poco delicatamente in testa un cuscino lanciato dalla diretta interessata.
— E dai Leah, era evidente. —
Izzie si voltò di scatto verso Natalie — lo sapevi? —
— Ma certo che lo sapevo! Hai iniziato a mangiare due omelette a colazione, e tu me mangi sempre una. Poi hai saltato gli allenamenti con Jesse un paio di volte, e tu non salti mai la palestra. —
Sorrisi al pensiero di quel gran bel ragazzo con un fisico mozzafiato. Quando andavo a Los Angeles a trovare le mie sorelle mi offriva sempre un allenamento gratis, oppure mi portava un caffè ogni volta che veniva a casa di Izzie, Natalie o Leah per il loro allenamento.
Era una brava persona, simpatico, estremamente sexy, e con un bellissimo sorriso. Sarei uscita volentieri con lui se non fosse stato per Will, e soprattutto per la distanza. Non mi sarei mai e poi mai trovata un ragazzo di una città che non fosse la mia.
— A proposito Lexie, Jesse ci domanda sempre di te. Oh, ho visto Lexie sulla copertina di una rivista, ho visto il video della conferenza stampa, ho visto le foto del red carpet. —
Guardai Leah, che non smetteva di prendere in giro sia me che lui per quella storia, alzando gli occhi al cielo ma senza riuscire a trattenere un sorriso.
— Izz, di quanto sei? — Domandò Amber, lanciandomi uno sguardo d'intesa. Sapeva che mi annoiava parlare di quello che succedeva al di fuori del mio mondo per più di due minuti. Forse si sentiva solo in colpa per lo smalto che mi aveva rubato.
— Di tre mesi. Ma l'ho saputo solo la settimana scorsa. Stasera lo dirò ad Aaron... In un modo particolare. —
— Uh, e come? — Mi abbassai a livello del suo ventre per tastare con la mano sul tessuto dell'accappatoio, ma non sembrava ingrassata.
— Prima di far uscire la mia torta ne uscirà un'altra con scritto congratulazioni papà. Suppongo che capirà
****
Scegliere tra Versace e Chanel non è mai semplice.
Amber aveva già indossato il vestito di Gucci che aveva scelto da una settimana. Il bianco le calzava davvero a pennello, ma con la sua altezza ed il suo fisico le sarebbe stato bene anche un sacco dell'immondizia addosso.
Io, invece, ero indecisa tra rosso e blu.
L'abito blu era carino, rivestito in pizzo, con lo scollo a cuore e le bretelle sottili. Sembrava però quasi facesse parte di una collezione di lingerie. Quando l'avevo visto al negozio mi ero subito emozionata e Will aveva insistito nel regalarmelo - nonostante le mie numerose carte di credito -, mentre in quel momento mi sembrava totalmente inappropriato.
Avrei optato per l'abito rosso di Versace. Era notevolmente più corto ed estremamente aderente, ma non era scollato sul seno, e la parte superiore aveva del merletto, fino a metà busto circa.
Ovviamente non era finita lì.
Fissavo i miei quattro mobili contenenti le scarpe - con il tacco, quelle da ginnastica le tenevo in un altro posto -, che collezionavo da quando avevo sedici anni.
Un paio di Jimmy Choo mi sembravano la soluzione ideale. In fondo non dovevo strafare, era il compleanno di Izzie e doveva essere lei quella al centro dell'attenzione.
Non impiegai molto a scegliere la borsa; con una pochette di Chanel si va sempre sul sicuro.
Eravamo in ritardo e non potevo mettermi a scegliere tra tutte le borse che avevo. Ripensandoci erano davvero tante, ma si sa che le borse sono le migliori amiche delle donne e che non sono mai troppe.
Quando io e Amber arrivammo nella stanza dell'hotel, Izzie, Leah e Natalie erano già sotto le mani dei makeup artist.
Ovviamente indossavano la vestaglia sopra i vestiti, e facemmo lo stesso noi due. Non potevamo farci truccare con il rischio che si sporcassero.
Potevamo comunque vedere le loro costose scarpe mentre si beavano della delicatezza dei truccatori e dei parrucchieri.
— Finalmente. Eravate in un altro stato? — Borbottò Leah.
— Ehi, non è facile scegliere un vestito — ribattei io sedendomi su una delle due sedie libere accanto alle loro.
Lei aprì gli occhi, ma io avevo già stretto la cintura di seta in un nodo, quindi non avrebbe visto il mio outfit fin quando non fossimo state del tutto pronte.
— Will ci raggiunge direttamente lì o viene con la limousine con noi? —
A quella domanda di Izzie aprì di scatto gli occhi ancor prima che il pennello sfiorasse la mia palpebra.
Io e Will non ci sentivamo da due giorni. Sapeva del compleanno e mi aveva detto che sarebbe venuto, ma non ne avevamo parlato.
— Danny mi ha scritto che stanno arrivando. E' passato lui a prenderlo — Natalie - o meglio, suo marito- mi salvò in calcio d'angolo.
Non volevo dire loro che io ed il mio ragazzo non ci sentivamo da due giorni, avrebbero pensato che ci fossero problemi fra noi.
E non era così.
🌹🌹🌹
Chapter five!
Questo è un po' un capitolo di passaggio, i prossimi due saranno incentrati sul compleanno di Izzie sullo yacht (la povertà proprio.)
Spero di non annoiarvi, ma sapete che le cose interessanti non succedono subito nelle cos che scrivo, mi piace andare per gradi.
Bene, adesso vado, otto diesequazioni di secondo grado mi aspettano.
A presto!
gaia;
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