I
Il disegno di un vestitino rosa, ampio e lungo fino al ginocchio, con un nastro bianco in vita.
Era quello che avevo davanti mentre revisionavo uno dei miei bozzetti.
Ero totalmente concentrata ed intenta a dare leggeri tratti di colore, quando bussarono alla porta del mio ufficio.
— Avanti. —
— Signorina Allen? —
— Sì? — Alzai lo sguardo per puntarlo su una delle mie assistenti, cercando di non risultare troppo stizzita per essere stata interrotta. Poteva essere qualcosa di importante in fondo.
— C'è il signor Will Reynolds. Lo faccio entrare? —
Ruotai gli occhi nel sentire il suo nome. Non sapevo che ragazzo fosse il sinonimo di creatura appiccicosa.
Will si presentava sempre nei momenti meno opportuni, ma quando aveva allenamenti di basket per le grandi partite, non si faceva sentire per giorni. Era il suo lavoro ed io lo capivo, non poteva capire anche lui che quello era il mio?
— Sì, va bene — mormorai iniziando a sbattere nervosamente il retro della matita sulla scrivania, con il mento adagiato sul palmo della mano ed il gomito sul ripiano.
— Amore! —
Il suo viso era interamente coperto dal mazzo di rose bianche che teneva in mano.
Letteralmente disgustoso.
— Will. Che sorpresa — forzai un sorriso alzandomi ed andai verso di lui afferrando i fiori.
Occhi azzurri, capelli biondi, un metro e novanta, spalle larghe e fisico asciutto. Il principe azzurro delle favole, no?
Peccato che io sarei paragonata alla strega cattiva, e non alla principessa.
— Come sorpresa? È il nostro sesto mesiversario. —
L'avevo completamente dimenticato. Non ero il tipo che ricordava gli anniversari e i compleanni, figuriamoci i mesiversari.
Will sosteneva che i primi sei mesi si dovessero festeggiare, infatti era la prima volta che si presentava con una sorpresa del genere per celebrare qualcosa. Se l'avesse fatto ogni mese, l'avrei lasciato seduta stante.
Almeno mi aveva regalato i miei fiori preferiti.
— Grazie — gli lasciai un bacio a stampo, poggiando il vaso sulla mia scrivania.
Sì, stavano bene abbinati al mio studio, altrimenti glieli avrei probabilmente fatti cambiare o li avrei messi in casa.
— Stasera ho prenotato da- —
— Stasera? — Ridacchiai sorpresa — stasera lavoro. —
— Ma dai, piccola. Passiamo così poco tempo insieme — mi afferrò per i fianchi facendo scorrere le mani sul mio tubino bianco, fino a raggiungere la zip sulla schiena.
— Mhh. Non adesso — lo allontanai da me posizionandomi davanti allo specchio per sistemarmi l'abito accollato, aderente e smanicato. Uno dei miei preferiti abbinato alle scarpe beige con il tacco, intrecciate dalla punta fino alla caviglia.
— Lexie, sei perfetta come sempre. —
— Già — mormorai portando i miei lunghi capelli neri davanti alle spalle.
— Adesso devo lavorare, mi dispiace — non tentai nemmeno di risultare triste, in ogni caso non ero una che lasciava trasparire le proprie emozioni.
— D'accordo. Ma passi da me dopo, vero? —
– Sì, okay — lo liquidai tornando a concentrarmi sui miei disegni.
****
— Amb, mesiversario. Hai presente? Non ricordavo neanche da quanto tempo stiamo insieme, pensi che avrei potuto ricordarmi del mesiversario? —
— Oddio che schifo. L'hai lasciato, spero — borbottò mia sorella con la bocca piena di noodles.
— Nah. Passo da lui dopo — sorrisi maliziosamente portandomi alla bocca la forchetta.
Il mio cartoncino del takeaway era quasi vuoto, segno che stavo per finire di mangiare e che quindi sarei andata da Will a breve.
Amber era passata a prendere i noodles, per me alle verdure, ed era venuta a cenare con me alla casa di moda. Sapeva che se non avessi finito ciò che stavo facendo non sarebbero riusciti a staccarmi dal mio ufficio, e nonostante fossero le dieci e mezza eravamo ancora lì, sedute sulle due poltroncine bianche davanti alla mia scrivania.
— Sei la modella di punta della mia collezione. Smettila di ingozzarti — ghignai puntandole la forchetta contro.
Non avevo voglia di usare le bacchette, non che non fossi capace, semplicemente non mi andava di imparare ad usarle. E quando non voglio fare qualcosa, non mi applico minimamente nel provarci. Proprio per questo mia sorella mi aveva portato una forchettina di plastica.
— Senti chi parla. Anche tu sei una modella e hai un culo che è grande quanto un cofano. —
— Ehi! Sei tu ad essere una tavola da surf! — Risposi facendole una smorfia.
Io e lei ci beccavamo sempre su tutto, ma scherzando. In realtà andavamo d'accordo ed avevamo tanto in comune. A partire dalle iniziali del nostro nome.
Ava Margaret Allen, Amber Michelle Allen ed io, Alexandra Marie Allen.
Nessuno ha mai capito il perché di questa fissa di nostra madre, solo che nostro padre ci scherzava sempre su, dicendo di sentirsi escluso.
— Cazzo, devo andare — sospirai alzandomi dalla poltrona.
Afferrai le chiavi dalla scrivania e poi gliele lanciai. — tieni, chiudi tu. —
****
— Sei così sexy — bisbigliò Will al mio orecchio, scendendo con i suoi baci bagnati sul mio petto.
Scostò la bretella del reggiseno rosso fino ad abbassarla del tutto, poi passò al ventre, fin quando non lo bloccai per mettermi a cavalcioni su di lui.
— Dio, Lexie — iniziò ad ansimare nel momento in cui presi a passare le labbra sui suoi addominali.
Portò le mani sulla mia schiena e poi le lasciò scivolare fino ai glutei scoperti.
Percepii una scarica di adrenalina quando il suo bacino si sollevò verso l'alto e la sua intimità sfregò contro la mia. I suoi boxer erano già diventati d'intralcio, del tutto inutili. Non riusciva mai a resistermi per più di cinque minuti.
— Hai fretta? — Sussurrai maliziosamente massaggiando con la mano sopra il tessuto nero.
Dai suoi vergognosi gemiti si capiva quanta voglia avesse, così lo liberai dai boxer e proseguii quello che avevo iniziato.
Inutile dire che non riuscì a contenersi nemmeno qualche minuto, e ne dovetti aspettare altri perché smettesse di respirare come se stesse filmando un porno.
Mi stava passando la voglia, così afferrai la sua mano e la portai sul mio fianco, per fargli intendere che fossi stufa di aspettare.
Will capì fortunatamente e la fece scivolare sotto la stoffa, fino a trovare il mio punto più sensibile.
Ansimai sotto le sue mani e la sua bocca. Un calore si propagò dal mio basso ventre in giù mentre un brivido percorse la mia schiena, ma, prima che potessi arrivare al culmine, vidi la sua testa alzarsi e raggiungere le mie labbra.
In un primo momento ero ancora troppo presa dalla goduria, ma poi realizzai che si fosse fermato proprio sul più bello, e scansai il viso facendo scontrare il mio bacino con il suo per fargli capire che fosse arrivato il momento.
Era impaziente anche lui, perché strappò la bustina argentata di fretta, con i denti, ed io chiusi gli occhi aspettando che si desse una mossa.
Entrò piano, ma man mano iniziò ad andare sempre più veloce, fino a farmi annebbiare la vista. I sensi si attutirono, soprattutto l'udito, qualcosa di inebriante, che mi fece distaccare dal resto del mondo. Una scarica elettrica si impossessò del mio corpo quando raggiunsi l'orgasmo e lui si accasciò accanto a me.
Una sensazione di stanchezza mi pervase mentre cercavo di regolare il mio respiro ed il mio cuore.
— Ti amo, Lexie — sussurrò Will tra i respiri accelerati, facendomi accoccolare al suo petto muscoloso.
Io non risposi, lasciai che ci coprisse con il lenzuolo bianco e chiusi gli occhi.
🔴🔴🔴
No, scherzo. In fondo non è così dettagliato, lo è solo più di quello che scrivo di solito ahahah
Eh niente, Lexie passa per una stronza egocentrica e viziata, ed è esattamente la sua descrizione
Spero che anche il primo capitolo vi piaccia, ribadisco di commentare e farmi sapere cosa ne pensate!
A presto
gaia;
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