Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

3 - Folle

«Chi ti manda?» continuai a urlare.

Lui tremava come una foglia e lanciava sguardi alla pistola che aveva puntata in faccia.

Scuoteva la testa di continuo, senza parlare. Mi fece arrabbiare di più.

Strinsi i denti. «Parla, altrimenti..» mi bloccai quando sentii le sirene della macchina della polizia.

«Merda!» sbottai.

Che me ne facevo ora di questo? Lo uccidevo? Lo lasciavo andare? Cazzo! Cazzo! Inizia a imprecare mentalmente mentre pensavo a una soluzione a questo pasticcio. Dovevo sbrigarmi, ma prima dovevo andare via di lì.

Lo guardai bene, aveva una felpa indosso. E io ero tutta sporca di sangue.

«Togliti la felpa.» ordinai.

Lui mi lanciò uno sguardo perplesso, ma obbedì.

Me l'infilai velocemente e la chiusi fino al collo.

Lo presi per la maglia e lo tirai mentre camminavo verso l'uscita del vicolo. Alzai il cappuccio prima di uscire, e lo presi sotto braccio con disinvoltura, come se fossimo amici da sempre. Ma aveva sempre la mia pistola puntata nel fianco.

«Dove abiti?» chiesi.

Lui esitò.

Affondai l'arma nel suo fianco.

Sussultò. «Qui vicino, non è molto lontano da qui.» balbettò.

«Portamici.»

Camminammo per circa 10 minuti. Io mi giravo ogni tanto per vedere se qualcuno ci seguisse, e lui rimase zitto e buono. Mi piaceva il tipo, non urlava ne mi pregava di lasciarlo andare e di non ucciderlo. Aveva le palle.

Si fermò di colpo davanti a una villetta bianca. Oh, figlio di papà era pieno di soldi eh?!

«Chi c'è in casa?» domandai.

«Nessuno. Ma torneranno tra poco.» disse con una voce calma. Sembrava che fosse quasi a suo agio, adesso.

Lo incitai ad aprire e entrammo.

Davanti a me c'era un salotto abbastanza grande. Un camino, un divano, un televisore al plasma. La stanza era piena di foto. Non vidi altri ragazzi, oltre a lui, probabilmente doveva essere figlio unico. La stanza aveva una porta infondo a destra, e una rampa di scale sulla sinistra.

«Mi servono dei vestiti puliti.» dissi osservando ancora la stanza.

Lui annuii, e si avviò verso le scale. Mi accorsi che non lo stavo più minacciando con la pistola. Gliela puntai di nuovo contro, ma lui non se ne accorse perchè mi dava le spalle mentre mi faceva strada verso la stanza da letto.

Era una camera normale, con un grande letto e un grande armadio. Le pareti erano color pesca, e spoglie. Aprì diversi cassetti, poi prese una camicia bianca e me la porse.

«È quello che assomiglia di più alla tua maglia.»

Lo guardai corrugando la fronte. Perché si preoccupava tanto? Esitai.

«Ora io poso la pistola. Tu hai visto quello che ho fatto stasera. Dammene modo, e io ti spezzo il collo. Chiaro?» dissi determinata. Non stavo bluffando, e doveva averlo capito, ormai.

Annuì.

Posai la pistola sul retro dei pantaloni. Attesi, ma lui non si mosse. Furbo il ragazzo, pensai.

Mi tolsi la felpa e gliela porsi, aggiunsi anche un cenno con la testa a mo' di ringraziamento. Lui la prese e fece un debole sorriso.

Mi tolsi il giubbotto, estrassi la foto di Brian e me l'infilai in tasca. Mi tolsi anche la maglia bianca, ormai diventata a chiazze rosse, rimanendo così solo col reggiseno. Gettai entrambe le cose a terra.

Poi mi accorsi che lui mi stava fissando nervoso. O meglio, fissava le mie tette.

«Posso spezzarti il collo anche aver guardato troppo.» dissi alzando un sopracciglio.

Lui spostò lo sguardo. Guardava ovunque, cercava di non guardare me.

Mi scappò un sorriso.

Presi la camicia e - senza neanche sbottonarla - l'indossai.

Presi i vestiti sporchi, e guardai lui.

«Hai freddo, accendiamo quel bel camino che hai di sotto.» vidi sul suo viso varie emozioni. Prima la confusione, poi l'incertezza e poi la comprensione.

Feci un gesto con la testa per dirgli di muoversi. Obbedì, e uscimmo dalla stanza. Lui a passo svento, mi anticipò e scese veloce. Mi allarmai, ma mi calmai subito quando lo vidi accendere il camino. Aspettai diversi minuti, poi quando il camino fu acceso, gettai al suo interno i vestiti.

Bene, ora che faccio? Mi presi le tempie con le dita. Poi decisi che dovevo accendermi una sigaretta. Mentre fumavo, guardavo lui che attendeva, come se aspettasse che gli dessi qualche altro ordine.

M'incuriosì. Non tremava, non mi chiedeva di andare via.

«Non hai paura?» chiesi curiosa.

Lui scosse la testa, dovevo averlo distratto da chissà quale pensiero.

«No. Se avessi voluto uccidermi, l'avresti fatto nel vicolo.» disse calmo.

Alzai un dito. «Non cantare vittoria troppo presto, dolcezza.»

Decisi che era meglio andare. Mi girai e mi avviai verso la porta, l'aprì e feci per andarmene.

«È stato un piacere conoscerti.» disse.

Cosa? Ma che tipo di erba aveva fumato questo stasera?

Mi girai di scatto e gli premetti un dito sul petto. Lui guardò prima il dito, poi me.

«Senti, la vedi questa faccia?» mi indicai il viso. «Scordala! Cancella questa serata! Se succede qualcosa, verrò a prendermela con te. So dove abiti, ora. E mi ricordo pure la tua faccia. Intesi?»

«Intesi.»

«Bene.» mi girai.

«'Sta attenta.» sussurrò.

Sbuffai divertita. E giurerei di aver sentito una risatina.

Mi incamminai verso casa.

Questo era veramente fatto! Aveva assistito a ben due omicidi in diretta, era stato minacciato più volte di morte, e come, come? Mi aveva detto di stare attenta. No, ma dico, mi aveva visto? Oppure era davvero ubriaco, o fatto tanto da non capire che stesse succedendo? Io l'avevo visto benissimo però.

Mi era venuto mal di testa per colpa di questo coglione!

Non preoccuparti Billy, non sarà un problema. Seattle è grande, e non l'incontrerai più, mi dissi.

Senza rendermene conto, ero arrivata a casa. Presi le chiavi sotto lo zerbino, e aprii piano la porta. Trovai Babi seduta su una sedia in cucina.

«Ti avevo detto non di non aspettarmi», poi guardai l'orologio. Segnava le due passate. «Sono le due, dovresti già dormire. Sean?»

«Dorme. E io ero preoccupata per te. Hai sentito cos'è successo?»

Cercai di ignorarla, ma lei si alzò e mi venne incontro. Cazzo, avevo la pistola indosso.

«Sono stanca, io..» tentai di dire.

«Hanno ucciso due uomini giù al lago.» sussurrò.

Scrollai le spalle. «C'ero anch'io. Ero andata in discoteca a bere qualcosa, e ho sentito gli spari. Siamo usciti tutti fuori, e c'era la polizia. Sono rimasta per un po', poi mi sono annoiata e sono tornata.»

Lei mi sorrise. «Devi stare attenta a dove vai, potevi esserci tu lì in mezzo alla sparatoria.» continuò la sua ramanzina.

«Babi, so badare a me stessa. Ma okay, starò attenta. Ora vado, sono stanca. Va' a letto anche tu.»

Lei annuì, mi baciò la testa e andò in camera sua.

Sospirai. Poi salì anch'io e andai in camera.

Posai la pistola, la foto e i soldi - che avevo preso prima di andare via, figuriamoci se li lasciavo lì dov'erano - nello scomparto segreto dell'armadio. Poi andai in bagno a farmi una doccia fredda. Tanto fredda.

Mi appoggiai alle piastrelle gelide, e ripensai agli aventi della serata.

Ero abituata a questo tipo di cose, non che uccidessi qualcuno tutti i giorni, ma se ce n'era bisogno, non mi tiravo indietro. La cosa che mi tormentava era il comportamento di quel coglione di ragazzo. Non avevo mai visto uno reagire così. Pensai a varie ipotesi.

All'inizio optai per la mafia. Lui non era nuovo a questo genere di cose. Ma poi ripensai a quando gli avevo puntato la pistola contro, la prima volta. Si era spaventato, ma poi tranquillizzato quando aveva capito che non gli avrei fatto del male. Ma poteva essere tanto stupido da abbassare la guardia, dopo aver visto quello spettacolo così pietoso?

Uscii dalla doccia, mi asciugai velocemente e indossai una canotta e dei pantaloncini.

Volevo dormire. Mi sdraiai a letto, e bastò quel gesto per farmi crollare.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro