Capitolo 9
'Cause this is thriller
Thriller night
And no one's gonna save you
From the beast about to strike
You know it's thriller
Thriller night
You're fighting for your life
Inside a killer thriller tonight
Thriller
[Michael Jackson]
~~~
Un primo calcio volò dritto alla bocca dello stomaco del mio amico, facendomi sussultare e girare la testa di lato per distogliere lo sguardo. Tuttavia uno degli scagnozzi di Tomlinson mi afferrò il capo e lo immobilizzò in direzione di Harry, in modo che fossi costretta a guardare tutto quello che stava succedendo.
Harry aveva la testa piegata in basso e quasi non si reggeva in piedi. Sputò un grumo di sangue poco distante prima di alzare gli occhi su Tomlinson.
«Dubito che tu mi abbia fatto venire fin qua solo per usarmi come sacco da boxe» commentò sarcastico, facendo intravedere i denti rossi di sangue. L'altro serrò le labbra.
«Non hai tutti i torti, anche se mi ci sto divertendo più di quanto immagini» replicò, vagamente infastidito dallo spirito di Harry. «Devi scusarmi; prima d'ora non ho mai trovato il modo di farti venire da me strisciando senza che tu ti portassi dietro anche il resto della combriccola, perciò mi sto facendo prendere un po' la mano»
Un violento pugno si abbatté sullo zigomo sinistro di Harry, che tentò di ammortizzare almeno in parte il colpo assecondando il movimento con la testa. Tuttavia il dolore doveva essere stato comunque estremamente intenso, perché serrò le palpebre per alcuni secondi come nel tentativo di dissipare lo stordimento. Quando riaprì gli occhi il suo sguardo era più velato, ma sempre presente.
«Dimmi cosa vuoi, Tomlinson» pronunciò a fatica, strascicando leggermente le parole.
Il suo interlocutore finse un'espressione pensierosa.
«Potrei semplicemente chiederti gli Homewood Gardens e tutto Brockwell Park, ma credo di avere un'idea migliore»
Si avvicinò a Harry e gli afferrò i capelli, sollevandogli la testa per guardarlo dritto negli occhi.
«Sto meditando di ucciderti direttamente e prendermi l'intera Brixton» sussurrò con un ghigno, facendomi tremare dall'agitazione. Quel Tomlinson non sembrava parlare a vanvera; qualcosa nel suo sguardo mi diceva che non avrebbe avuto il minimo problema ad assassinare qualcuno a sangue freddo, e se non l'aveva fatto era perché si stava davvero solo divertendo.
«Ammettilo, quando potrebbe ricapitarmi un'occasione così?» domandò ad Harry, lasciandogli bruscamente andare la testa. «Sono anni che tento di ucciderti e tu riesci sempre a sfuggirmi dalle mani. Ho aspettato questo momento per troppo tempo»
Gli sferrò una potente ginocchiata al petto che gli strappò un gemito strozzato. Harry tossì parecchie volte, passandosi la lingua sulla bocca per raccogliere il sangue che ne colava copioso.
«Lei non ti serve più a niente, ormai» biascicò, quasi senza voce. «Lasciala andare»
Tomlinson sorrise feroce, senza rispondergli, preparando il colpo successivo.
«Fermo!» gridai con tutte le mie forze appena in tempo, attirando la sua attenzione. «Ti prego... smettila di colpirlo»
Si raddrizzò, muovendo poi qualche passo verso di me. Camminava tranquillamente, con fare quasi pigro.
«Che scenetta commovente» mi schernì, spostando lo sguardo tra me ed Harry. «Vedi, mia cara... questo è un momento epocale per me. Finalmente ho per le mani la preda a cui ho dato la caccia per anni, come potrei farmela scappare di nuovo?»
Le prime lacrime iniziarono a scivolare lungo le mie guance, mentre una sensazione di frustrante impotenza mi opprimeva. Era davvero così che doveva andare? Sarei dovuta restare a guardare Harry che veniva ucciso a calci e pugni? Avrei fatto quella fine anch'io?
«Ti prego...» riuscii solo a sussurrare prima che la mia voce si spezzasse in un singhiozzo. Tomlinson scosse la testa con finta aria di compatimento.
«Mi dispiace davvero deluderti, mia cara» disse stringendosi nelle spalle. «Ti prometto che lo ucciderò in fretta, d'accordo?»
Spalancai gli occhi terrorizzata quando lo vidi dirigersi nuovamente verso Harry con un'espressione molto più dura e minacciosa. Il cuore batteva così violentemente nel mio torace da farmi quasi male, mi sentivo intorpidita e la testa mi pulsava dal dolore.
Tomlinson squadrò Harry come per decidere dove colpirlo per fargli più male, ma proprio quando lo vidi puntare il costato nello stanzone irruppero alcune persone fuori dal mio campo visivo.
La lama che sapevo essere in mano all'uomo che mi teneva ferma la testa tornò a premere sulla mia gola, pronta ad affondare, ma quando un colpo di pistola echeggiò nell'aria sentii la presa sulla mia testa allentarsi rapidamente ed il coltello cadere a terra con un rumore metallico. Il corpo del mio aguzzino cadde sul pavimento con un tonfo sordo, al che mi voltai subito verso il punto da cui avevo sentito provenire lo sparo.
«Zayn» sussurrai, incredibilmente sollevata nonostante la situazione agghiacciante in cui mi trovavo. Lui mi rivolse un breve sguardo rassicurante, prima di portare la sua attenzione verso gli altri individui nella stanza.
Dietro di lui notai Laz, Big Shade ed un altro paio di persone che non riconoscevo; il primo corse subito verso di me, usando il coltello caduto a terra per liberarmi polsi e caviglie.
«Oh mio Dio, io... grazie, Laz» farfugliai, incapace di fare un discorso coerente. «Pensate ad Harry, vi prego, salvatelo...»
«Tranquilla, Riley» mi rassicurò con un breve sorriso. «Ora ci pensiamo noi a questi stronzi»
Dopo aver pronunciato quelle parole cariche di odio Laz si raddrizzò e corse verso gli altri, già impegnati a tenere testa agli scagnozzi di Tomlinson. Quest'ultimo, notai con orrore, aveva raccolto una pistola da terra e si stava avvicinando a Harry, disteso immobile poco oltre.
In un impulso disperato mi alzai dalla sedia e corsi nella sua direzione, abbattendomi contro Tomlinson prima che premesse il grilletto. Il colpo partì a vuoto, ed entrambi rotolammo scompostamente sul pavimento duro. La pistola gli era sfuggita di mano, e cercai con tutte le mie forze di impedirgli di raggiungerla.
«Big Shade!» gridai al ragazzo che stava correndo verso di noi. Lui raccolse prontamente la pistola, puntandola verso Tomlinson affinché si allontanasse da me. Approfittai di quel momento per divincolarmi dalla sua presa e correre da Harry, che giaceva pochi metri più in là. Mi inginocchiai accanto a lui, in preda al panico.
«Harry... mi senti? Harry?» balbettai, abbassandomi verso il suo viso per capire se stesse respirando. Tirai un sospiro di sollievo quando constatai che, seppur debolmente, respirava. Gli sollevai piano la testa appoggiandola sulle mie gambe piegate in modo che non premesse contro il pavimento.
«Sono arrivati gli altri, hai visto?» blaterai, le lacrime che mi offuscavano la vista. «Ci porteranno via da qui, Harry. Cerca di resistere, ti prego»
Sollevai lo sguardo, constatando che la scena sembrava essersi congelata. Big Shade teneva la pistola puntata alla testa di Tomlinson, e tutti gli scagnozzi erano fermi con le mani in alto. Vidi un paio di ragazzi correre verso di me, facendomi silenziosamente intendere che volevano sollevare Harry per portarlo via. Li lasciai fare, con il cuore in gola, alzandomi subito dopo in piedi per seguirli.
Zayn mi lanciò un'occhiata breve ma eloquente; sapevo cosa voleva dirmi.
"Prenditi cura di lui".
Annuii appena, quindi mi voltai ed accelerai il passo per raggiungere gli altri fuori dallo stanzone. Sentivo Harry lamentarsi debolmente; di tanto in tanto tossiva e del sangue gli usciva dalla bocca. Aveva piccole ferite ovunque, e sul costato si stava lentamente allargando una macchia rosso scuro che impregnava il tessuto della t-shirt nera.
«Coraggio, Harry, ti stiamo portando a casa» mormorai, stringendogli la mano che penzolava nel vuoto. «Sei al sicuro adesso»
I due ragazzi sbuffavano per lo sforzo; uno lo reggeva per le gambe e l'altro per il torso. Far entrare Harry nella macchina parcheggiata davanti all'edificio abbandonato fu parecchio complicato. Sentivo il mio cuore frantumarsi ad ogni suo gemito di dolore, e pregavo in silenzio che soffrisse il meno possibile. Durante il viaggio rimasi per tutto il tempo seduta accanto a lui sui sedili posteriori, assicurandomi che risentisse solo in minima parte dei contraccolpi e degli scossoni della macchina.
Harry era ormai sprofondato in uno stato di semisvenimento; facevo il possibile per non lasciarmi invadere dal terrore, ma vederlo così agonizzante accanto a me era impossibile da sopportare. Se avessi potuto mi sarei volentieri fatta carico di quanto più dolore possibile per alleviargli almeno in parte quella tortura.
Non mollare, ti prego...
Qualche silenziosa lacrima mi rotolò giù per le guance e subito l'asciugai, decisa a mostrarmi forte nonostante interiormente fossi a pezzi. Palazzi e case scorrevano rapidi fuori dai finestrini, illuminati dalla luce fredda dei lampioni, avvicinandoci ogni secondo di più a Brixton.
Quando arrivammo davanti all'appartamento di Harry e Zayn portammo il ragazzo ferito nella sua camera il più in fretta possibile, e subito chiesi ai due ragazzi di far bollire dei panni puliti e di aiutarmi a spogliarlo per capire l'entità dei danni che gli erano stati inflitti.
Era ancora presto perché i lividi fossero visibili, ma si notavano numerosi piccoli tagli ed arrossamenti soprattutto sulle braccia e sul torso. La ferita sul costato si era riaperta, la medicazione si era quasi del tutto staccata dalla pelle. La rimossi in fretta, usando le porzioni di garza ancora pulite per raccogliere almeno in parte il sangue.
Uno dei ragazzi entrò nella stanza portando una bacinella con un paio di stracci ancora caldi. Mi porse il tutto ed io gli rivolsi un'occhiata densa di gratitudine.
«Avrò bisogno anche di un asciugamano pulito...» feci una pausa, non sapendo come si chiamasse.
«...Brett. Mi chiamo Brett» si presentò con un piccolo sorriso.
«Brett» ripetei, annuendo. «Grazie mille»
Lui scosse la testa per schermirsi e recuperò in fretta un asciugamano, che appoggiò sul letto accanto a Harry. Mi aiutò a lavarlo dal sangue usando i panni che mi aveva portato e a disinfettargli tutte le ferite. Lo medicammo con le garze pulite che erano rimaste nel kit di pronto soccorso, dopodiché gli infilammo dei joggers e lo coprimmo con un paio di coperte calde.
Passò una buona mezz'ora prima che sentissi entrare gli altri; mi precipitai subito al piano di sotto, constatando con sollievo che erano tutti sani e salvi anche se piuttosto malconci.
«Come sta Harry?» chiese Zayn, al che i ragazzi posarono lo sguardo su di me in attesa della mia risposta.
«È ridotto male, ma sono piuttosto sicura che se la caverà. Ha la pellaccia dura» affermai, sorridendo debolmente. «Voi invece? Che ne é stato di Tomlinson e dei suoi scagnozzi?»
Big Shade sospirò, passandosi una mano sul cranio pelato. Era seduto al tavolo della cucina, che sembrava minuscolo rispetto alla sua mole.
«Li avremmo fatti fuori, quegli stronzi, ma qualcuno del vicinato aveva sentito gli spari e poco dopo che ve ne eravate andati sono arrivati gli sbirri» raccontò, provocandomi un brivido. Come poteva parlare di uccidere così tranquillamente?
«Ovviamente li abbiamo mollati lì e siamo scappati» proseguì, lasciando andare una mano sul legno del tavolo. «Per fortuna gli sbirri erano pochi, siamo riusciti a svignarcela senza che ci beccassero»
Annuii, nonostante tutto contenta che se la fossero cavata. Il silenzio cadde di nuovo nella piccola stanza, e per diverso tempo non si sentì altro che il rumore dei nostri respiri.
«Ah, Riley» mi interpellò Laz, al che mi girai verso di lui. «Abbiamo trovato questo nella tasca di Tomlinson»
Mi porse il mio iPhone, che accettai con un sorriso.
«Siamo riusciti a trovare anche la tua borsa, ma se avevi contanti nel portafogli... beh, non ci sono più» disse Big Shade, grattandosi il mento. Fece un cenno a Laz, che uscì dalla porta per recuperare la mia borsa probabilmente rimasta nella loro auto.
«Grazie, ragazzi. Sarebbero stati guai se avessi perso questa roba»
Loro risposero con un sorriso, e mi sentii un po' meglio. In fondo erano brave persone... cioè, se si escludevano traffici di droga, omicidi, aggressioni e quant'altro.
«Forza, ora tutti a dormire» esclamò improvvisamente Zayn, attirando l'attenzione di tutti. «Sono quasi le tre di notte, quindi... levatevi dalle palle»
I ragazzi si lasciarono sfuggire una risatina, prima di congedarsi ed uscire dalla porta. Nella piccola stanza restammo solo io e Zayn; lui sospirò, e d'un tratto sembrò come se tutta la stanchezza gli fosse piombata addosso solo in quell'esatto momento.
«Non credo che sia una buona idea farti dormire di nuovo con Harry» commentò, passandosi una mano tra i corti capelli neri. «Ti lascerò il mio letto, mi sistemerò come meglio riesco sul pavimento»
Scossi la testa, facendo per protestare, ma mi fermò prima ancora che iniziassi a parlare.
«Non cominciare a fare storie» mi intimò, con un mezzo sorriso che gli spuntava sulle labbra. «Sono troppo stanco per questo. Dovrebbe essermi rimasto qualche stuoino da palestra nell'armadio, li usavamo io e Harry quando ci allenavamo in casa anni fa. Quelli andranno bene»
Annuii con un sospiro, rendendomi conto che non sarei riuscita a fargli cambiare idea. Lo seguii su per le scale, osservandolo appoggiata allo stipite della porta della sua stanza mentre sistemava a terra un paio di stuoini uno sopra l'altro e recuperava una coperta dall'armadio. Quando ebbe finito si voltò a guardarmi.
«Anche tu dovresti disinfettarti le ferite» mormorò, indicando col mento il taglio che sentivo pulsare proprio accanto alla clavicola destra. «Se vuoi posso... posso prestarti qualcosa per dormire»
Sollevai un sopracciglio, mentre lo vedevo prendere dall'armadio una t-shirt ed un paio di shorts della tuta ed allungarli nella mia direzione.
«Avanti, prendili» mi spronò, al che afferrai i vestiti nascondendo un sorriso.
Sembra... imbarazzato. Non è da lui.
«Grazie» replicai, piegando la testa di lato. «Tu mettiti pure a dormire, io mi disinfetto e do un'altra controllata ad Harry»
«Va bene, allora... buonanotte» borbottò, dandomi le spalle e togliendosi la maglietta. Mi soffermai solo un istante sulla sua schiena scoperta e sui fasci di muscoli perfettamente delineati che la percorrevano, quindi distolsi lo sguardo ed uscii in fretta dalla stanza chiudendo la porta. Non era di certo il momento per fare certi apprezzamenti.
Quando entrai nella camera di Harry, in cui avevo lasciato la luce accesa, notai con sollievo che il ragazzo stava dormendo piuttosto tranquillamente. Cercando di non svegliarlo mi sedetti sulla sponda del letto, osservando il suo viso su cui iniziavano a vedersi gli estesi lividi dovuti ai colpi di Tomlinson. Rabbrividii al ricordo di quei momenti orribili in cui ero stata costretta a guardare ogni affondo di quel bastardo sul corpo di Harry, e desiderai inutilmente che tutto quello non fosse mai successo.
Come qualche sera prima infilai leggermente le dita di una mano tra i capelli del ragazzo, scostandoli dalla fronte. Per diversi secondi mi abbandonai a quella sensazione particolare e piacevole, forse sperando dentro di me di alleviargli almeno in minima parte il dolore che sicuramente provava.
Era strano pensare di essere in un certo senso così vicini, dopo tutti quegli anni. Non potevo negare di essere felice che fosse così, anche se le conseguenze mi spaventavano a morte. Perché, in fin dei conti, era colpa mia se Harry si trovava in quelle condizioni.
Se non fosse stato per me Harry non sarebbe corso da solo nella gabbia del leone, costretto a subire le torture di Tomlinson. Era stato proprio quest'ultimo a rivelarmi che non era mai riuscito a mettere le mani su di lui, e che io ero il suo unico punto debole.
«Avevi ragione su tutto» sussurrai, lasciando vagare le dita tra le ciocche castane. «Avrei dovuto starti lontana, non interferire con la tua vita... se l'avessi fatto ora tu non saresti conciato così»
Era stupido ed ipocrita da parte mia parlare così solo allora. Ormai il danno era fatto; anche se avessi fatto il possibile per troncare qualunque rapporto con Harry, probabilmente Tomlinson avrebbe comunque tentato di arrivare a lui tramite me. Il pensiero che il ragazzo fosse disposto a mettersi in pericolo per salvarmi la vita mi rassicurava e mi spaventava insieme, e non riuscivo ad essere egoista su questo punto. Nonostante fossi terrorizzata dai pericoli che correvo, il pensiero che ad Harry potesse capitare qualcosa di brutto per colpa mia – come d'altronde era successo poco prima – era ancora peggio.
Lasciai scivolare via le dita dai suoi capelli, portando la mano sulla coscia e stringendola a pugno. Osservai il suo viso dormiente ancora per alcuni istanti, mentre dentro di me si faceva strada con prepotenza un impulso che mi portò a chinarmi verso Harry e posare un bacio leggero sulla sua fronte scoperta.
La sua pelle era liscia e fresca; prolungai il contatto per un paio di secondi, imprimendovi silenziosamente tutti i sensi di colpa e le scuse che non ero in grado di esprimere a parole, quindi mi raddrizzai con un sospiro.
Harry aveva la bocca appena schiusa e dormiva profondamente. La sua aria tranquilla, a dispetto di tutto quello che era successo, riuscì a rasserenarmi almeno in parte. Quando mi alzai in piedi gli lanciai un'ultima occhiata di sfuggita prima di uscire dalla stanza. Mentre mi infilavo sotto le coperte e scivolavo lentamente nel limbo del sonno, il mio ultimo pensiero cosciente fu che avrei voluto sentire quella pelle fresca contro le mie labbra ancora una volta.
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