Capitolo 24
I was pretending to be floating strong
But I was sinking
Into still water
Eyes closed
All of the rest will flow
One simple thing that I never could see
But now I know
All of the rest will flow
The rest will flow
[Porcupine Tree]
~~~
Non avevo sentito Harry per tutta la giornata, ed il mio istinto mi faceva salire alla mente le ipotesi più angoscianti. Sapevo che lui non era comunque il tipo da messaggi inutili, ma avevo un brutto presentimento che non mi lasciava tranquilla.
Per questo lasciai Jessica ai fornelli, intenta a preparare la cena, e andai in camera a recuperare il cellulare. Fui svelta a trovare il numero di Harry e ad avviare la chiamata, ma la linea suonò libera per quasi un minuto prima che partisse la segreteria telefonica.
Allarmata, provai senza successo a telefonare a Zayn; quel secondo fallimento non fece che gettare benzina sul fuoco dell'ansia che già provavo.
Harry non avrebbe mai ignorato volutamente il telefono, sapendo che avrei potuto chiamarlo in qualunque momento per un'eventuale situazione di pericolo; quindi perché non rispondeva? E Zayn?
Feci del mio meglio per non andare in paranoia per nulla e chiamai il ragazzo ancora una volta. Come prima non ebbi nessuna risposta, e quando sentii la voce registrata della segreteria interruppi la chiamata con un sospiro frustrato. Tornai da Jess stringendo con forza il cellulare in una mano, nella speranza di riuscire a distrarmi con la cena e che le preoccupazioni che mi stavano affollando la mente fossero infondate.
«Riles, è pronto!» esclamò Jess, dopo aver tirato fuori dal forno la torta salata ancora fumante. «Porta posate e bicchieri in tavola, tra un minuto si mangia»
Posai l'iPhone sopra il mobile della TV, afferrando il telecomando posato lì accanto e premendo il pulsante di accensione senza nemmeno badare al canale su cui la televisione era sintonizzata.
Tuttavia non ebbi neppure il tempo di posare sul piccolo tavolo il bicchiere che avevo appena recuperato dalla credenza, prima che le parole che provenivano dagli altoparlanti della TV mi facessero gelare ogni singola goccia di sangue nelle vene.
«Apriamo la sezione di cronaca con la notizia del ritrovamento di diversi corpi vicino ai Vauxhall Pleasure Gardens di Londra da parte di una pattuglia di polizia. Due dei deceduti, entrambi già noti alle forze dell'ordine, facevano parte di gang londinesi rivali...»
Sullo schermo campeggiava una foto segnaletica di Zayn affiancata ad un ingrandimento del viso di Tomlinson, probabilmente preso da uno scatto investigativo.
«Si tratta di Louis Tomlinson, a capo di una potente mafia operante principalmente nel quartiere di Streatham, e di Zayn Malik, membro di una gang minore del quartiere di Brixton. È plausibile l'ipotesi di una resa dei conti...»
Mi portai una mano alla bocca, soffocando un grido sordo, mentre realizzavo l'orrenda implicazione di ciò che vedevo. Jessica, arrivata solo in quel momento accanto a me, mi lanciò un'occhiata perplessa e preoccupata prima di spostare gli occhi sullo schermo della TV.
«La polizia era stata allertata da dei civili di passaggio ieri sera lungo Worgan Street, allarmati dagli spari. Da una prima perizia si presume che fosse stato Tomlinson a sparare a Malik, mentre la posizione del foro del proiettile sulla tempia di Tomlinson farebbe pensare ad una terza persona coinvolta...»
«Che cazzo significa?» mormorò Jess, sconvolta nel riconoscere l'immagine di Louis, con un filo di voce. «Che cazzo significa...?»
«È ancora da chiarire il motivo per cui i membri delle due gang si trovassero in una zona così al di fuori dei rispettivi territori, ma verranno svolti ulteriori accertamenti da parte delle forze dell'ordine. Poco oltre i due deceduti sono stati ritrovati anche diversi cadaveri non ancora identificati, verosimilmente uomini alle dipendenze di Tomlinson. Con ogni probabilità i superstiti sono fuggiti sentendo le sirene delle auto blu...»
Le gambe mi cedettero e caddi in ginocchio per terra, stringendo ossessivamente il bicchiere che tenevo ancora in mano, mentre rivoli di lacrime bollenti mi percorrevano le guance.
Zayn è morto...
La foto segnaletica che avevano mostrato doveva essere vecchia di almeno un paio d'anni, perché il viso del ragazzo era completamente liscio e meno spigoloso, i capelli un poco più lunghi. Eppure era senza dubbio lui, oltre al fatto che il nome coincideva.
«Louis morto?» gridò improvvisamente Jessica, con voce stridula e spezzata dal pianto incombente. «Gang? Spari? Rese dei conti? Qualcuno può spiegarmi che cazzo significa??»
Non avevo la forza di dire una parola; tutto quello che riuscii a fare fu alzare lo sguardo verso il viso di Jess, trovandolo deformato dall'angoscia. Sembrava che l'unica cosa che la trattenesse dall'esplodere fosse quella confusa ansia di sapere, di avere spiegazioni su quella realtà dei fatti così drasticamente ed inconcepibilmente diversa da ciò che credeva vero.
Il mio silenzio tormentato e denso di sofferenza fu la goccia che fece traboccare il vaso. I suoi occhi si spalancarono, ed una drammatica consapevolezza si fece strada tra le lacrime per caricarli di incredulo orrore.
«Tu lo sapevi?» sputò sgomenta, la voce che sembrava averla abbandonata di nuovo. «È per questo che mi hai riempita di paranoie su di lui, quando l'hai conosciuto? È per questo che per tutto il tempo della cena hai avuto la faccia bianca come un lenzuolo? È per questo, Riley?»
Le risposte che avrei dovuto darle mi si bloccarono in gola, e non potei fare altro che abbassare lo sguardo in una tacita ammissione di colpa.
«Non ci posso credere» mormorò tra i denti, il viso una maschera di granito. «Cristo, non ci posso credere...»
«Jess...» tentai di rimediare, alzandomi in piedi ed avvicinandomi appena, ma lei mi interruppe mettendo una mano avanti.
«Stammi lontana» sibilò, improvvisamente ostile. «Non provare a dire una parola»
Senza neppure guardarmi in viso si girò e se ne andò in camera sua, sbattendo la porta dietro di sé. Io rimasi in piedi con lo sguardo perso nel vuoto, mentre un dolore più grande di qualunque sofferenza avessi mai provato mi lacerava senza pietà; non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che Zayn non ci fosse più, e come se non bastasse avevo tradito la fiducia di Jessica. Certo, l'avevo fatto per il suo bene, ma questo non mi faceva sentire meglio.
Con le poche forze che mi rimanevano spensi la TV, non riuscendo più a sopportare neanche una parola di quelle che gli altoparlanti continuavano a vomitare. Le tempie mi pulsavano impietosamente, sentivo la testa scoppiare, mi sentivo esausta e sopraffatta.
Era successo tutto così in fretta che non avevo avuto il tempo di elaborare quelle rivelazioni sconvolgenti, ed ora le sentivo opprimermi il petto come un macigno. Qualunque barlume di positività dovuto alla morte di Tomlinson – e quindi ad una mia maggiore sicurezza futura – scompariva completamente di fronte alla sconvolgente realtà della scomparsa di Zayn. Era semplicemente troppo da concepire.
D'improvviso un pensiero mi attraversò la mente, un pensiero che fino a quel momento mi era sfuggito nonostante la sua banale – per non dire scontata – semplicità.
Harry.
Come avevo fatto a non collegare le cose? Era sicuramente per questo che non rispondeva al telefono, che non si era fatto sentire. Perché lui stava bene, doveva stare bene; non avrei potuto sopportare di scoprire che anche lui aveva un proiettile in corpo, e che magari...
Non riesco nemmeno a pensarci. Non voglio pensarci.
Il mio primo impulso fu quello di correre subito a Brixton, a casa sua, per assicurarmi che non gli fosse successo nulla, e mi costò un notevole sforzo impedire a me stessa di partire in quello stesso momento. Nonostante Tomlinson fosse morto, Brixton di sera restava comunque un luogo pericoloso; anzi, a maggior ragione la morte di un esponente così importante della malavita londinese probabilmente aveva creato parecchio tumulto e non ci tenevo a finirci dritta in mezzo.
Decisi perciò di dormirci sopra e di fare un tentativo l'indomani mattina. Dopo aver sistemato in frigo la cena rimasta intatta mi lavai e mi infilai sotto le coperte, lottando contro il dolore della ferita ancora fresca della morte di Zayn per cercare di addormentarmi.
Quando mi svegliai il giorno seguente ebbi alcuni istanti di blackout prima che il ricordo delle ragioni del mio malessere mi si riversasse addosso con violenza impietosa. Le parole e le immagini della TV continuavano a rimbombarmi nel cervello, caricando di angoscia il pensiero che tentavo di evitare più di qualunque altro.
Zayn non c'è più.
Alcune lacrime mi risalirono agli occhi spontaneamente, scorrendo lungo le mie tempie e lasciandosi assorbire dalla federa del cuscino mentre tenevo lo sguardo inchiodato al soffitto. Frammenti degli episodi che avevo vissuto con lui mi vorticavano nella mente come se si rifiutassero di sbiadire, di fare spazio alla consapevolezza della sua morte; ricordai la sua disperata richiesta d'aiuto quando Harry era stato accoltellato, ricordai tutte le volte che era riuscito ad indovinare i miei pensieri, quando mi aveva raccontato del passato di Harry, persino quando mi aveva minacciata nel giardino di casa mia la prima volta che l'avevo incontrato.
Non lo conoscevo nemmeno da due mesi ma mi ero irrimediabilmente affezionata a lui, alla sua premura, alla sua lealtà, alla sua inesauribile capacità di mediazione. Se io mi sentivo così male nel pensarci, quanto doveva esserne devastato Harry?
Questa fu la molla che mi fece scattare a sedere sul letto, la risoluzione di andare a Brixton a cercarlo che tornava a scorrermi prepotente nelle vene. Tentai nuovamente di chiamarlo un paio di volte, senza successo, mentre mi preparavo in fretta senza neppure preoccuparmi di fare colazione.
Mi ritrovai sul bus prima ancora di rendermene conto, con addosso un'impazienza febbrile che non ero in grado di spiegarmi. Probabilmente dentro di me temevo ancora che fosse successo qualcosa anche ad Harry, nonostante non osassi neppure formulare quel pensiero nella mia testa. Speravo con tutta me stessa che si fosse isolato per nessun altro fine che quello di lasciarsi consumare dal dolore da solo, e che avrebbe almeno accettato la mia presenza.
Non appena l'autobus arrivò alla fermata mi precipitai freneticamente in strada, camminando svelta con il cuore in gola verso Barrington Road. Non potevo negare che, pur essendo in pieno giorno, trovarmi a Brixton dopo tutto quello che era successo mi metteva i brividi; tuttavia trovare Harry era la mia assoluta priorità, quindi serrai i denti e non mi fermai fino a quando non fui davanti a casa sua, oltrepassando la soglia del cancelletto scardinato e ritrovandomi davanti alla porta d'ingresso.
Iniziai a bussare con forza, insistentemente, chiamandolo per nome. Nessuno mi rispondeva, ma non mi arresi. Continuai a colpire la porta di legno, quasi con disperazione, per diversi minuti.
«Harry, sono Riley! Aprimi, ti prego!» gridavo, lottando contro il nodo che mi si stava formando alla gola. «Se sei qui dentro rispondimi! Harry...!»
Le tapparelle, come sempre abbassate, non mi permettevano di capire se fosse in casa o meno. La sua vecchia Ford era parcheggiata davanti alla staccionata sbilenca e scrostata, ma da quel che ne sapevo poteva anche essersene andato chissà dove a piedi.
Era passato quasi un quarto d'ora da quando ero arrivata, e Harry non mi aveva risposto. Ormai rassegnata al fatto che non ci fosse o che comunque non volesse aprirmi voltai le spalle per tornare a casa, ma trasalii quando vidi una figura vestita di nero avanzare verso di me. Aveva il cappuccio della felpa abbassato sul volto, il che mi impediva di capire chi fosse; il panico si impossessò di me e mi sentii in trappola, tuttavia feci del mio meglio per restare calma e pensare ad una via di uscita.
Appena un istante prima che decidessi di darmela a gambe la figura si tolse il cappuccio, rivelando il viso di Laz; tirai un tremante sospiro di sollievo, mentre lui si avvicinava guardandomi con aria leggermente interrogativa.
«Riley, cosa ci fai qui?»
Premetti le labbra tra loro, abbassando lo sguardo.
«Ho sentito al telegiornale quello che è successo» sussurrai, faticando a far uscire le parole. «Ho... ho saputo di Zayn»
Laz si irrigidì appena, stringendo la presa sui manici del sacchetto di carta color sabbia che avevo notato solo in quel momento nella sua mano.
«È stato un duro colpo per tutti» mormorò, passandosi una mano nella zazzera biondiccia che tornò subito a ricadergli davanti agli occhi. «Soprattutto per Harry. Zayn gli è morto tra le braccia»
Fu come se anch'io provassi la sensazione che un proiettile mi entrasse nella carne. Ero così lacerata da quella rivelazione che dovetti richiamare all'ordine ogni briciolo di lucidità per poter formulare la domanda che mi bruciava sulla lingua.
«Come...» mi passai la lingua sulle labbra, nel tentativo di aiutare le parole ad uscire. «Cos'è successo? Ti prego, Laz, non so dove sia Harry e ho bisogno di sapere... almeno se lui stia bene»
Il ragazzo liberò un lieve sospiro prima di guardarsi intorno, quindi si sedette sul gradino antistante la porta e con un cenno mi invitò a sedermi accanto a lui. Obbedii in fretta, tornando subito a spostare lo sguardo su di lui, ansiosa di saperne di più.
«Harry è in casa» esordì dopo diversi secondi di silenzio, ed immediatamente sentii il cuore farsi più leggero. «Da quando siamo tornati indietro l'altra sera si è chiuso a chiave dentro, e beh... non è più uscito. Non risponde nemmeno al telefono, ma di questo ti sarai accorta anche tu»
Annuii, il labbro inferiore stretto tra i denti, pregandolo silenziosamente di continuare.
«Ieri sera lui e Zayn erano andati ai Vauxhall Gardens per aiutare una... una persona, ma alla fine si è rivelata una trappola di Tomlinson»
Deglutii a vuoto, mentre aggrottavo le sopracciglia non potendo fare a meno di chiedermi chi fosse la persona di cui Laz stava parlando.
«Harry voleva andare da solo, ma Zayn doveva aver sospettato qualcosa e ha preteso a tutti i costi di accompagnarlo. Nel frattempo mi ha contattato di nascosto, inviandomi la sua posizione in tempo reale; ho subito allertato gli altri e ci siamo messi alle calcagna di Harry e Zayn, seguendo la loro traccia sul GPS»
Ascoltavo le parole di Laz con il cuore in gola, mentre sentivo progressivamente montare l'angoscia dentro di me.
«Quando sono arrivati a Vauxhall Zayn mi ha chiamato e mi ha messo in vivavoce, in modo che potessimo sentire la conversazione tra loro e Tomlinson. Al momento opportuno siamo usciti allo scoperto e abbiamo rasato al suolo i suoi uomini, ma nella confusione...»
La pausa che fece non prometteva nulla di buono, ma d'altronde sapevo già com'era andata a finire.
«Tomlinson ha approfittato della distrazione di Harry per sparargli un colpo, ma Zayn se n'è accorto» proseguì Laz, serrando i denti. «Gli si è parato davanti appena in tempo... il proiettile l'ha beccato dritto in mezzo alla schiena. È morto un paio di minuti dopo»
Soffocai un singhiozzo con una mano davanti alla bocca, mentre due grosse lacrime mi percorrevano le guance. Quel racconto si stava rivelando sempre più insostenibile da ascoltare, e non osavo pensare a come avrei potuto reagire se non fossi stata già preparata a quello che avrei sentito.
«Harry, lui... si sente doppiamente responsabile per la sua morte» mormorò Laz, scuotendo leggermente la testa. «Prima di tutto perché l'ha protetto dal proiettile che doveva colpire lui, e poi perché se non fosse voluto andare a Vauxhall Zayn non l'avrebbe seguito, e... e sarebbe ancora qui»
«Ma è stato Zayn ad insistere per andare con lui, no?» trovai la forza di protestare, stringendo i pugni. «Ed è sempre stato Zayn a decidere di proteggerlo da quel cazzo di proiettile. Harry non può sentirsi in colpa, non...»
Lo sguardo di Laz era triste, ed i suoi occhi trasudavano un quieto dissenso.
«Credo che tu conosca Harry abbastanza da renderti conto che per lui il senso di colpa è una reazione automatica, specialmente in questo caso» replicò con un sospiro, stringendosi nelle spalle. «Tutti volevamo bene a Malik, ma lui e Harry erano legati più di quanto avremmo mai potuto capire. Erano come fratelli... spesso litigavano pesantemente e si pestavano a sangue, ma se qualcuno provava a torcere un capello all'altro erano guai»
Un debole sorriso amaro si fece strada sulle mie labbra tra le lacrime, mentre immaginavo i due ragazzi darsele di santa ragione.
«Quando sei entrata in scena Zayn è andato nel panico» ridacchiò appena, puntando lo sguardo dritto davanti a sé verso i pali scorticati della staccionata. «Harry gli aveva detto che eri un'amica d'infanzia, e lui ha pensato che avresti potuto mandare all'aria tutto quanto. Così senza farsi vedere ha memorizzato il numero di cellulare e l'indirizzo che gli avevi scritto sulla mano – quel coglione di Styles non si era accorto di un cazzo, aveva la testa da un'altra parte – e mi ha mandato tutto. Mi ci è voluto ben poco per scoprire chi eri e dove eri cresciuta, e quando Zayn si è reso conto che conoscevi davvero Harry non ci ha pensato un secondo prima di correre a casa tua a rimetterti al tuo posto»
Repressi un brivido involontario nello scoprire quei retroscena di cui non avevo idea. Zayn mi aveva fatta praticamente stalkerare dall'hacker della sua combriccola criminale?
«Per Harry avrebbe fatto qualunque cosa» commentò con un sorriso mesto, scompigliandosi i capelli. «Beh, l'ha fatto. Gli ha salvato la vita senza pensare nemmeno un secondo che per farlo avrebbe perso la propria»
Chiusi gli occhi, prendendo un profondo sospiro nel tentativo di far sedimentare dentro di me tutto quello che Laz mi aveva detto. Non potevo nemmeno iniziare ad immaginare il dolore che Harry doveva star provando, e avrei dato qualsiasi cosa per potergli stare accanto in quel momento.
«Beh, ora devo andare» sentenziò il ragazzo dopo un paio di minuti di silenzio, alzandosi in piedi. «Lascio ad Harry questa busta con un po' di spesa, visto che probabilmente non metterà piede fuori di casa per giorni»
Annuii mentre mi alzavo a mia volta, scrollandomi le tracce di terra secca dai jeans. Laz posò sul gradino il sacchetto marrone, quindi si raddrizzò e suonò il campanello quattro volte con una precisa sequenza prima di tornare a guardarmi negli occhi.
«Se riesci a parlare con Harry...» esitò per un istante ma poi proseguì, «...digli che siamo qui per lui, di qualunque cosa abbia bisogno. Siamo una famiglia, o perlomeno ci piace considerarci così; Zayn è una brutta perdita per tutti»
Gli rivolsi un breve sorriso, prima di sistemarmi la borsa sulla spalla ed avviarmi con lui oltre la staccionata.
«Grazie della chiacchierata, Laz» dissi, stringendo i manici della borsa. «Fammi sapere se Harry si fa sentire»
Lui annuì e mi salutò con la mano, tirandosi poi di nuovo su il cappuccio della felpa ed allontanandosi in fretta lungo Barrington Road. Lo seguii con gli occhi fino a quando non girò l'angolo, quindi con un sospiro feci per incamminarmi verso la fermata.
Non avevo neppure fatto tre passi che sentii una chiave girare nella toppa e la porta alle mie spalle si aprì. Mi voltai di scatto ed il mio sguardo si posò sulla figura di Harry, che mi squadrava con tutta la sorpresa che i suoi occhi esausti riuscivano a far trasparire.
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