Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 22

How life has its way of turning
your best suits the wrong way
As if to smile and say,
'I feast on irony, my friend,
I'm come-what-may
And it might just be, my friend,
That this is your unlucky day'

On a Tuesday
[Pain of Salvation]

~~~

«Ri, lo sai anche tu che non posso parlarti di queste cose. Tantomeno per telefono»

«Questo è un motivo in più per venire qui e parlarmene di persona»

Sentii Harry ridacchiare appena all'altro capo della linea, e di riflesso sorrisi anch'io mentre mi giravo su un fianco nel mio letto. Estorcergli informazioni sugli argomenti di cui avevano discusso lui e gli altri poche ore prima da Big Shade era un'impresa disperata, e nonostante sapessi che me ne escludeva per la mia stessa sicurezza non potevo fare a meno di essere divorata dalla curiosità.

«Sai che vorrei poterlo fare» sospirò, ed io feci altrettanto. «Cerca di avere pazienza, Ri. Stasera abbiamo iniziato a muoverci nella direzione giusta, e se tutto va bene questa storia di merda finirà in fretta. Vedrai, presto tutto si sistemerà»

Lasciai vagare lo sguardo per la stanza immersa nell'oscurità, un vago e familiare preludio di inquietudine che iniziava ad avvolgermi lo stomaco. Sapevo cosa significava, e sapevo altrettanto bene che non era facile da sradicare.

E se non andrà tutto bene?

Non potevo fare a meno di considerare anche le ipotesi peggiori, forse perché non erano neppure le più improbabili. C'erano troppe cose che potevano andare storte, e anche solo ammettere l'esistenza di una di queste possibilità mi metteva i brividi.

«Lo spero davvero» mormorai, rannicchiandomi tra le lenzuola. Lo sentii sospirare ancora, e sentivo che era frustrato per non essere in grado di potermi rassicurare più concretamente di così.

«Ora mettiti a dormire, d'accordo?» propose invece con voce morbida. «Cercherò di passare a trovarti il prima possibile»

Ci eravamo salutati appena dodici ore prima, ma mi sembrava fosse trascorsa un'eternità. Harry ormai riempiva le mie giornate, anche quando non era fisicamente presente; questa consapevolezza da un certo punto di vista mi spaventava, perché ero terrorizzata che mi venisse portato via, ma era anche più confortante di quanto avrei mai potuto immaginare.

«Sì, ma dormi anche tu» lo rimbeccai, sentendolo ridere piano ed imprimendomi quel suono quanto più in profondità potevo. «Buonanotte, Harry»

«Adesso vado, infatti. Buonanotte, Ri»

Riattaccò per primo, forse anche lui preda della stessa morsa di nostalgia che stringeva la gola a me. Liberai un sospiro leggero prima di appoggiare il telefono sul comodino e chiudere gli occhi.

Era difficile tentare di restare serena senza che la mia mente si affollasse di inquietanti interrogativi su cosa sarebbe potuto succedere nel prossimo futuro; mi rassegnai all'inevitabile, come ero ormai abituata a fare da un mese e mezzo, e mi arresi ai dubbi ed alle preoccupazioni che continuarono a tormentarmi per diverso tempo prima che riuscissi ad addormentarmi.

Il mattino seguente lo dedicai alle pulizie domestiche, in cui Jessica decise di aiutarmi; avevamo creato un'apposita playlist su Spotify con brani allegri e movimentati, e lasciavamo che la musica facesse da sottofondo ai lavori di casa.

Eravamo entrambe impegnate a spolverare l'open-space, canticchiando un brano dell'ultimo album di Bruno Mars, quando la voce di Jess sovrastò la musica.

«Come stanno Leah e Liam? Alla fine non mi hai nemmeno più raccontato com'è andata la serata a Brixton»

In un primo momento mi irrigidii, senza ben sapere cosa rispondere.

«Ecco... stanno bene, credo. Leah sicuramente, perlomeno» buttai là, tentando di apparire disinvolta pur restando sul vago. Jess non sembrò bersela, perché interruppe quello che stava facendo per lanciarmi un'occhiata interrogativa.

«Che significa? E Liam? Non lo vedi praticamente tutti i giorni al lavoro?»

Mi morsi l'interno della guancia mentre ripensavo alla discussione che avevo avuto con lui il giorno precedente.

«Liam non mi parla più» decisi infine di ammettere, stringendomi nelle spalle. «Ha scoperto che sabato sera dopo essere uscita dal locale sono andata da Harry, invece che prendere un taxi per tornare a casa. Ci ha visti insieme»

Lei spalancò gli occhi, rivolgendomi uno sguardo incredulo.

«Dio, Riles! Che aspettavi a dirmi una cosa del genere?»

Scossi la testa, un debole sorriso amaro che si faceva strada sulle mie labbra.

«Ieri dopo lavoro l'ho praticamente costretto a dirmi cosa stesse succedendo» spiegai, stringendo in una mano lo straccio per la polvere ed appoggiandomi alla libreria del salotto. «Non me l'aspettavo, ma ha più o meno finito col dichiararsi»

L'espressione della mia coinquilina se possibile si fece ancora più sbalordita.

«Suppongo che dire "te l'avevo detto" non sia molto appropriato al momento, però...» buttò lì Jess, ridacchiando poi all'occhiataccia che le lanciai. «Sta di fatto che il dolce e timido Payne ha cacciato fuori le palle, anche se mi dispiace per come l'hai stroncato»

Sbuffai incrociando le braccia.

«Non farmi passare per la stronza di turno, non è colpa mia se non proviamo le stesse cose l'uno per l'altra» mi giustificai, tornando a spolverare uno scaffale. «Dispiace anche a me che abbia scoperto di Harry in questo modo, ma non posso farci nulla»

«Certo, questo lo so» concesse bonariamente, alzando le spalle. «Però quel poveretto mi fa pena, è un così bravo ragazzo... sareste stati bene insieme»

A quell'ultima frase roteai gli occhi scuotendo la testa.

«Non cominciare con questa storia» borbottai, le sopracciglia aggrottate. «Non poteva funzionare, è andata com'è andata. Spero solo che prima o poi tornerà a comportarsi normalmente con me»

Sapevo bene che non sarebbe stato così semplice sbloccare quella situazione così delicata; Liam aveva intuito più di quanto avrebbe dovuto, e tra di noi si era inevitabilmente rotto qualcosa. Certo, tutto questo Jessica non poteva saperlo, ma dentro di me ne soffrivo parecchio.

Tentai di rincuorarmi ripetendomi che probabilmente era meglio così, che l'allontanamento di Liam l'avrebbe protetto da pericoli di cui non aveva la minima idea, ma con scarsi risultati. La solita amara inquietudine tornò ad invadermi senza che io opponessi resistenza, lasciandomi addosso spiacevoli presentimenti ed un vago senso di rimpianto per gli anni sereni in cui ero solo una bambina del Cheshire che giocava con il suo migliore amico.

***

Harry's POV

Tamburellavo con le dita sulla superficie del tavolo della cucina, senza badare allo sguardo seccato di Zayn per la mia agitazione. Non riuscivo a trovare pace da quando avevo scoperto la mossa subdola di Tomlinson nei confronti di Ri, e sapevo che sarei impazzito se non avessi trovato in fretta un modo per eliminare quel bastardo dalla faccia della Terra.

«Styles, se continui così farai un buco nel tavolo» commentò Zayn con aria polemica, facendomi sbuffare. «So che sei nervoso e preoccupato per Riley, ma stiamo tutti lavorando su un piano d'azione. Presto ci leveremo dalle palle Tomlinson ed i colombiani in un colpo solo»

«Intanto nessuno ha ancora avuto un'idea decente» mugugnai, la mascella tesa. «Nemmeno Laz è riuscito a trovare una soluzione a questo casino. Stavolta la vedo dura, non sarà facile pianificare qualcosa senza inghippi o senza che qualche spia di Tomlinson lo venga a sapere»

Zayn si passò una mano sul mento, sospirando.

«Non è ancora troppo tardi, dobbiamo solo ragionarci un po' di più» affermò infine, con un'espressione decisa in viso. «L'unica certezza che ho è che se non ti dai una calmata perderemo anche il nostro unico tavolo, oltre che i neuroni»

Nonostante il carico di stress che mi sentivo pesare addosso, quella battuta riuscì a strapparmi una risatina stanca. Zayn sorrise a sua volta, quindi puntò lo sguardo dritto davanti a sé.

«Negli ultimi anni ho visto raramente Big S così nervoso» disse dopo diversi secondi di silenzio, con voce appena tesa. «Anche gli altri si stanno logorando per questa faccenda. Nessuno si sarebbe aspettato di dover improvvisamente avere a che fare con un pesce così grosso»

Annuii, mentre una stilettata di angoscia mi bucava lo stomaco.

«Colombiani e Tomlinson insieme saranno una bella rottura di coglioni» bofonchiai tra i denti, serrando le palpebre. «Spero solo che riusciremo ad anticipare qualsiasi loro mossa»

«Tu stai pensando solo a Riles, eh?»

Aprii di scatto gli occhi e guardai Zayn, che sorrideva senza alcuna traccia apparente di malizia. Liberai un sospiro mentre distoglievo lo sguardo.

«Non voglio che le succeda nulla» mormorai, passandomi una mano tra i capelli e stringendomi nelle spalle. «Potrei dare di matto se Tomlinson tentasse un'altra mossa nei suoi confronti»

«Non glielo permetteremo» sentenziò Zayn, una nota combattiva nella sua voce. «Anche i ragazzi la proteggeranno. Si sono affezionati a lei, ormai, le vogliono bene; è diventata una buona compagna di squadra»

Gli lanciai un'occhiata di fuoco a quell'ultima frase, al che lui ridacchiò.

«Non dirlo nemmeno per scherzo, Malik» ringhiai stringendo i pugni. «Ri non appartiene a tutto questo, e fare in modo che questo non cambi è la mia priorità»

Lui alzò le mani in segno di resa, con ancora addosso l'ombra di un sorriso divertito che faticava a restare nascosto.

«Certo, certo, lo so» sogghignò, soddisfatto di avermi punto nel vivo. «Non scaldarti, Styles»

Sbuffai rumorosamente, incrociando le braccia al petto. Zayn mi conosceva meglio di chiunque altro, sapeva sempre come stuzzicarmi e come fare leva sui miei punti deboli.

«Resti comunque uno stronzo» grugnii, senza però riuscire a trattenere un mezzo sorriso. Lui rise apertamente, avvicinandosi senza preavviso a me e sfregandomi violentemente il pugno chiuso sulla testa.

«L'amore ti fa male, Styles» esclamò trionfante, mentre io mi dimenavo per sfuggire a quella scherzosa tortura. «Sei diventato una tenera mammoletta»

«Vaffanculo, Malik» urlai, senza nemmeno più preoccuparmi di reprimere le risate. «Sono sempre e comunque più forte di te, quindi vedi di non farmi incazzare»

«Certo, come no» mi provocò Zayn, bloccandomi il braccio destro dietro la schiena. «Fammi vedere che sai fare, fiorellino»

Mi liberai meno facilmente di quanto avrei voluto ammettere, e di lì a poco iniziò una lotta confusa e concitata come non ne facevamo da anni. Eravamo tornati ragazzini mentre ci sferravamo colpi mai realmente dolorosi, e senza nemmeno rendermene conto ero già più sereno. Quello scoppio di allegra spensieratezza mi aveva strappato dal mio umore tetro e nervoso, portandomi a giocare con un amico come non credevo avrei più potuto fare.

Tuttavia pareva che il barlume di pace che avevo trovato quella sera non fosse destinato a durare, perché fu interrotto dallo squillare insistente del mio telefono.

Io e Zayn interrompemmo la lotta, con il fiato corto ed i capelli completamente in disordine, ancora un'ilarità residua che ci accendeva il viso; vagai con lo sguardo per la piccola cucina nel tentativo di capire dove avessi lasciato il cellulare, per poi ritrovarlo sopra ad un ripiano.

Quando lo afferrai e lessi il nome del mittente della chiamata ogni traccia di allegria che mi era rimasta si dissolse, e serrai la mascella prima di rispondere.

«Sadie, credevo di essere stato chia...»

«Harry, ti prego, devi aiutarmi»

La voce di Sadie era tremante e rotta da quelli che sembravano singhiozzi; tutti i miei sensi si allertarono istintivamente, nonostante mi fossi ripromesso che non avrei avuto più nulla a che fare con lei.

Zayn mi lanciò un'occhiata interrogativa, la fronte corrugata, ma scossi appena la testa e gli feci un breve cenno per fargli capire che gli avrei spiegato tutto più tardi.

«Che succede?»

«Due tipi loschi mi hanno aggredita, ma sono riuscita a scappare e ora sono nascosta da qualche parte» spiegò confusamente in un sussurro, tra i singulti del pianto. «Non so dove sono, ho paura che mi trovino, Harry!»

Mi sfregai gli occhi con una mano, nel tentativo di riordinare le sue parole nella mia testa ed al contempo di scaricare la tensione che era tornata ad artigliarmi le viscere.

«Sai almeno in che quartiere ti trovi?» domandai, tentando di ottenere alcune informazioni che mi permettessero di valutare meglio la situazione. «Mandami la tua posizione, se riesci»

«Non voglio riattaccare, ti prego, non farmi riattaccare» balbettò, la voce spezzata dal panico. «Sono a Vauxhall... in un parco, nascosta tra i cespugli... subito prima della strada»

A Vauxhall c'erano due parchi, uno a nord e uno a sud della fermata della metro; mi servivano più dettagli per poterla trovare.

«Sadie, ho bisogno che tu mi dica se vedi qualcos'altro intorno a te. Un'insegna, un edificio particolare, qualsiasi cosa»

Per alcuni secondi non arrivò nessuna risposta; presumibilmente stava cercando di guardarsi intorno senza uscire allo scoperto. Nel frattempo misi la chiamata in vivavoce ed aprii una pagina vuota dal browser del cellulare, in modo da poter cercare in fretta quello che mi avrebbe indicato.

«Vedo un locale dall'altra parte della strada, ma è buio e non leggo bene...» ci furono alcuni rumori indistinti sulla linea, quindi sentii di nuovo la sua voce. «C'è scritto "Tea House" qualcosa... ho provato ad avvicinarmi, ma sono in mezzo ai cespugli e faccio fatica a leggere. Ho paura che quei due mi vedano e che... oh, non voglio nemmeno pensarci»

Senza badare al blaterare di Sadie, in una frazione di secondo avevo digitato "Vauxhall Tea House" sulla barra di ricerca ed avevo trovato la corrispondenza che cercavo; una sala da tè al limitare dei Vauxhall Pleasure Gardens. Si trovava esattamente nel cuore della rientranza a C del grande parco vicino al Tamigi.

«Ho capito dove sei» affermai, infilandomi al contempo la felpa nera. «Cerca di stare calma e non muoverti, sto arrivando. Tra dieci minuti sono lì»

«Non chiudere la chiamata, Harry» mi implorò ancora, al che dovetti impedirmi di sbottare dal nervoso per tutta quella situazione assurda. Zayn mi guardò per un paio di secondi, quindi scosse la testa.

«Va bene, ma tu cerca di metterti tranquilla, ok?»

Prima che potessi infilare il telefono in tasca Zayn mi anticipò premendo il tasto virtuale di muto sul display, in modo che Sadie non potesse sentire le sue parole.

«Vengo anch'io, Harry»

«Non serve, so cavarmela da solo con un paio di smidollati del cazzo» sbuffai, frugando nel cassetto di un mobile all'ingresso per recuperare la mia Beretta che infilai nella cintura a contatto con la schiena.

«Non è questo il punto» esclamò mentre mi seguiva. «Questa storia non mi piace, e poi perché ti senti in dovere di andare a salvare il culo a quella puttana da quattro soldi?»

Mi sentii inspiegabilmente in dovere di difendere la mia posizione, nonostante fossi consapevole che Zayn non aveva tutti i torti.

«Io e Sadie ci conosciamo da un anno, ormai, sarebbe da stronzi non aiutarla quando è così in preda al panico da non sapere chi altro chiamare»

«Harry...»

«Vado e torno, Malik. Non ho bisogno di te»

Per me il discorso era chiuso, ma Zayn non sembrava pensarla così.

«Hey» mi bloccò, mettendomi una mano sulla spalla e costringendomi a voltarmi verso di lui. «Tu da solo non vai da nessuna parte. Che ti piaccia o no, verrò anch'io»

Per diversi secondi sostenni il suo sguardo, che era tornato quello risoluto e fiammeggiante del ragazzo combattivo che ben conoscevo. Vederlo così deciso mi caricò di adrenalina, e finii per annuire con un breve sorriso. Afferrai le chiavi della macchina ed aprii la porta di casa, per poi entrare in macchina insieme a Zayn e mettere in moto.

«Muoviamoci, allora» mormorai, più a me stesso che a lui, mentre riattivavo l'audio della chiamata. Sadie non aveva più detto una parola, anche se di tanto in tanto la sentivo singhiozzare piano all'altro capo della linea; durante il tragitto provai a rassicurarla un paio di volte, con scarsi risultati.

Una decina di minuti dopo lasciai l'auto di fronte al Tea House Theatre, che avevo scoperto essere chiuso a quell'ora. Scesi subito dalla macchina, con Zayn dietro di me, e mi guardai intorno nel tentativo di individuare Sadie tra i cespugli. L'oscurità rendeva difficile vedere al di là dei fiochi coni di luce aranciata dei rari lampioni, perciò mi portai il telefono all'orecchio.

«Sono qui, puoi venire fuori. Non avere paura»

Avevo appena finito di pronunciare quella frase che notai due sagome scure avvicinarsi a noi a passo tranquillo da dietro il Tea House Theatre, per poi fermarsi sotto ad un lampione a pochi metri da noi.

Una di queste era Sadie, che sorrideva beffarda tenendo in mano il telefono ancora illuminato.

L'altra era Tomlinson.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro