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Capitolo 3

I due energumeni mi trascinarono come un sacco di patate per un lungo corridoio poco illuminato. Presero delle scale. Una volta in cima mi guardai intorno: eravamo all'interno di una casa antica. Lo capii dalle travi in legno sul soffitto e dai pavimenti tenuti bene, ma dalla pavimentazione a scacchi.

Tentai, giusto per non sembrare troppo accondiscendente, di puntare i piedi, ma fu tutto inutile. Per quanto mi sforzarsi, erano più forti di me. I licantropi avrebbero potuto benissimo non sottostare alle regole dei vampiri, ma il potere di soggiogamento dei più anziani era talmente potente che i licantropi, per quanto forti, non avrebbe potuto nulla. Naturalmente il loro ruolo era ben altro che quello di prendere i carcerati e portarli dal Master. Anche se il loro sangue non era dei migliori, in periodi di carestia venivano usati come sacche di sangue e come giocattoli sessuali.

«Si può sapere dove mi state portando?» domandai.

«Lo scoprirai presto.» Disse, con un ghigno, quello alla mia destra. Abbassai gli occhi e osservai il tatuaggio che gli partiva dalla spalla e scendeva fin al polso. Un drago enorme mi fissava.

Intanto i due mi spinsero, in ginocchio, per terra, dentro un'ampia stanza.
Alzai gli occhi e vidi centinaia di volti, centinaia di vampiri disposti a cerchio mentre dinanzi a me si trovava una sorto di trono fatto di ossa e teschi umani. Su di esso sedeva una donna, la Master. Era bellissima, come quasi tutte le vampire. L'esser immortali non era l'unico privilegio dell'esser vampiri. Molti avevano una pelle più morbida oltre che molto chiara quasi traslucida; i capelli diventano più folti, lunghi e setosi; i segni del tempo sparivano in parte, certo se eri morto e rinato all'età di 65 anni poco si poteva fare.
Cercai di alzare maggiormente la testa, ma il biondo me la spinse giù, con forza.

«Thanor, che modi sono?» disse, ridendo la Master.
La sentii avvicinarsi con una certa solerzia e il ticchettio delle sue scarpe era l'unico rumore il quel silenzio innaturale. Continuai a tenere gli occhi incollati al pavimento, nonostante avessi la curiosità di osservarla da vicino. Lei mi girò attorno, mi toccò i capelli e, dopo, con le sue mani fredde mi alzò il viso e mi guardò dritto negli occhi.

«Colore di capelli curioso per una vampira che ha infranto una delle leggi più importante. Dimmi: è tua abitudine andare in giro e cibarti di umani come se niente fosse? Chi è il tuo Master?» domandò.
La guardai, un secondo di più, prima di risponderle. Aveva lunghi capelli neri, occhi verdi. Era alta e muscolosa e indossava un vestito blu. Adesso avrei dovuto confessarle che non avevo Master, che ero uno spirito libero e questo non era accettato dalle comunità di vampiri. Un vampiro senza Master non era nessuno, e poteva esser un gran problema perché poteva decidere di non seguire le regole e di far scoprire al mondo umano l'esistenza di altre creature.

«Nonho Master» affermai, sapendo già che quella sarebbe stata la mia fine.
Un gran vociare si alzò dal gruppo di vampiri intorno.
«Zitti!» tuonò lei e il silenzio calò, d'improvviso e lei continuò, dicendo:«Spero per te che tu stia scherzando.»
«Non possiamo lasciarla girare a piede libero, mia signora!», disse un uomo,allontanandosi dal gruppo e avvicinandosi.
«Non ho chiesto il tuo parere, Sigmund»
«Avete ragione, mia signora, e mi scuso per il mio intervento, ma non potevostare zitto. Un vampiro senza Master è pericoloso e voi lo sapete.», disse lui,incrociando le mani dietro la schiena e chinando la testa,
«Lo so, Sigmund. Thanor e Milos, avete controllato se ha marchi?»
«No, nessun marchio», rispose Milos, per me ormai il biondo, lanciandomiun'occhiata.
«Allora è vero. Bene...vorrà dire che verrà marchiata oggi stesso.»
«Cosa?» urlai, ma nessuno mi prestò alcuna attenzione. «No, non potete farlocontro la mia volontà.»
«Oh, invece possiamo eccome oppure se preferisci l'alternativa è ucciderti. Ate la scelta!»



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