Parte 2 - La scommessa
Per tutta la settimana non feci altro che pensare al bacio con Lucas. In aula, in sala mensa, nella stanza, alle feste; non facevo altro che ricordarlo e rimanerne stupidamente attratta.
Il problema fu che durante i giorni successivi Lucas non aveva fatto altro che ignorarmi od evitarmi. Non mi aspettavo che dopo quello che era successo si avvicinasse di più a me, ma nemmeno che si allontanasse più di quanto non lo era già. Repressi ogni pensiero attribuito a lui, mi convinsi che non ne valeva la pena e che era stato un momento di svago, come per ogni ragazzo uguale a lui.
Finalmente arrivai nella mia stanza, anche se l'ala femminile e l'ala maschile erano separate, era difficile non vedere ragazzi girare intorno per i nostri corridoi. Quando entrai, Anna la mia coinquilina, era sdraiata sul letto a gambe stese una sull'altra e stava leggendo un libro di letteratura inglese.
«Ehi Jen, temevo non arrivassi mai» , disse alzandosi di scatto, chiudendo il libro e buttandolo sul letto.
Rimasi sorpresa da questa sua reazione.
«E' successo qualcosa?» domandai con aria sconvolta.
«Girano delle voci nell'ala maschile, parlano di te» , a quelle parole mi si gelò il sangue.
"Lucas avrà spifferato ogni cosa", pensai agitandomi.
«Hai sentito cosa dicevano?» cercai di mantenere la calma ma sembrava impossibile in questo momento.
«Parlavano della scommessa di Lucas» .
"Cosa? La scommessa di Lucas?"
«Anna, dimmi di più per favore» , la implorai ormai sull'orlo della disperazione emotiva.
«Mitch e Lucas hanno fatto una scommessa. Se Lucas riusciva a baciarti avrebbe vinto il biglietto di Mitch per il concerto dei Muse» .
Il mondo mi crollò addosso all'istante dopo quelle parole.
Ora capivo tutto; ecco perché era una settimana che Lucas tentava in tutti i modi di ignorarmi o evitarmi. Non ci potevo credere, ero stata presa in giro un'altra volta.
Cercai di contenere le lacrime e spegnere il fuoco di rabbia che ardeva dentro di me, non avevo idea di che espressione avesse il mio viso in questo momento; mi resi solo conto dallo sguardo di Anna che non dovevo avere un bell'aspetto.
«Anna, sai dov'è Lucas adesso?» chiesi.
Guardò l'orologio al suo polso:«A breve finisce la lezione di biologia nell'aula E3. Che cosa vuoi fare Jen?»
Mi alzai di scatto ignorando la domanda di Anna.
«Torno più tardi».
Mi chiusi la porta alle spalle.
Il corridoio era pieno di ragazze dalla più grande alla più piccola, alcune mi guardavano e mormoravano, ed io mi sentivo dannatamente imbarazzata.
Lucas era molto conosciuto in questa Università, avranno saputo tutto e tutti ed io stavo facendo involontariamente la parte della poveretta che era cascata alle avance del popolare.
Percorsi il corridoio fingendo che gli occhi puntati addosso mi fossero indifferenti e arrivai all'ala maschile quasi con il fiatone. "Aula di biologia E3", mi guardai intorno. "Eccola", dissi una volta davanti.
Attesi in corridoio altri dieci minuti, poi la porta si aprì e cominciarono ad uscire gli alunni più il professore.
«Signorina, lei non dovrebbe stare qui» , disse il professore.
«Mi scusi, devo solo parlare con Lucas» .
Mi guardò in modo strano, poi mi lasciò passare avvisandomi di non rimanere troppo a lungo.
Quando entrai nell'aula quasi agli ultimi posti vidi Lucas e Mitch che ridacchiavano fra di loro.
Alla mia vista entrambi smisero di ridere, Lucas mi guardò con espressione indecifrabile e Mitch abbassò la testa evitando il mio sguardo.
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«Che cosa ci fai tu qui?» domandò Lucas con tono fermo, quasi infastidito.
«Io è meglio che vada, ragazzi» , disse Mitch facendosi spazio fra i banchi.
Lucas attese risposta fissandomi negli occhi, io attesi che Mitch se ne fosse completamente andato.
«Allora? Che cosa vuoi?» domandò.
«So tutto» , risposi cercando di prendere posizione, quella ferita ero io, avevo diritto ad assumere un tono arrabbiato.
«Tutto cosa?»
«Sono stata solo una scommessa fra te e Mitch», risposi secca:«Speravi non lo scoprissi?»
«Non avrai mica pensato che quando ti ho baciato l'ho fatto perché mi interessassi?» fefe un ghigno divertito:«Piccola Jen, mi servivano assolutamente quei biglietti per il concerto» .
«Mi fai schifo» , sussurrai.
Lucas sbatté la mano sul banco e si avvicinò di peso al mio viso, un'altra volta. Serrò le mascelle e mi guardò con la stessa espressione furiosa di quella sera.
«Che cosa hai detto?» scandì le parole con rabbia.
Io deglutii a fatica:«Mi fai schifo» , ripetei scandendo anche io le parole, poi indietreggia per andarmene ma lui mi bloccò dal polso e mi costrinse a girarmi. Sembrava proprio che amasse bloccare la gente e costringerla a guardarlo ed io non lo sopportavo.
«Non voltarmi le spalle, hai capito?» disse fra i denti.
Lo guardai negli occhi, non lo avevo mai visto così furioso.
Mi divincolai ma non ebbi bisogno di fare resistenza perché lui mi lasciò subito andare. Lo guardai per un istante, deglutii per cercare il coraggio che si erq spento quando il suo sguardo mi aveva calpestata, costringendolo ad inchinarsi a lui.
«Non avvicinarti mai più a me, hai capito?»
Lo vidi irrigidirsi ma lo ignorai congedandomi prima che potesse dire qualcosa.
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