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Capitolo 4

Capitolo 4


Il set era stupefacente. Ogni dettaglio, dai costumi alla scenografia, era stato curato con precisione meticolosa per assicurare che il film rimanesse fedele al romanzo originale. Le pagine del copione adattato riflettevano perfettamente gli eventi intricati della storia, mentre l'atmosfera vibrava di energia contagiosa.

Bambi era carica di entusiasmo, impaziente di cominciare a lavorare. Le settimane precedenti, segnate dall'ansia e dalla paura di non essere all'altezza, si erano placate in minima parte. Ora, un misto di euforia e un ardente desiderio di immergersi completamente nell'avventura dei suoi personaggi la pervadevano. Sognava di indossarne i panni, di connettersi profondamente con le loro emozioni, di esprimere ogni sfumatura con sincerità e passione, anche se una piccola parte di lei ancora navigava nel timore di deludere chi l'aveva sostenuta fino a quel momento.

Prima di dare il via alle riprese, un gruppo di membri del cast, animati dalla curiosità e dal desiderio di approfondire la comprensione del romanzo, si fermò per fare domande a Bambi. Le loro voci riecheggiavano nell'aria carica di promesse, mentre le risposte, intrise di entusiasmo contagioso, alimentavano ulteriormente l'attesa e l'anticipazione che circondavano il progetto.

«Sono assolutamente sicura di averlo sognato. Non è mai accaduto nulla di tutto quanto. I sogni sono fonte di grande ispirazione, basta saperli interpretare. E ammetto che in un certo senso sento come se tutto questo fosse già successo, ma credo sia semplicemente il mio coinvolgimento nel rendere le sensazioni più reali possibile per la scrittura.»

«E se non fosse stato un sogno come pensi?» si intromise Marshall. «Se fosse reale?»

«Me ne ricorderei...»

«Dipende. A volte la mente umana può chiudere a chiave ciò che teme possa danneggiarla.»

Marshall guardò Bambi con un'espressione intensa, quasi speranzosa.

«No, Marshall, è stato solo un sogno.»

Marshall abbassò lo sguardo, deluso. Si allontanò a testa bassa, e Bambi, vedendolo andar via così, si preoccupò di averlo offeso in qualche modo. Provò a rifletterci, ma non riuscì a capire cosa avesse potuto dire di sbagliato. Decise quindi di seguire le indicazioni per raggiungere il camerino che avrebbe condiviso con un'altra persona, dove l'equipe del trucco poteva sistemarla prima di entrare in scena.

Il camerino consisteva in un grande furgone accogliente, parcheggiato in un angolo riservato del set. Bambi aprì la porta ed entrò con cautela. L'interno era sorprendentemente spazioso e confortevole. Un lungo tavolo centrale era addobbato con alti specchi circondati da faretti luminosi, animando l'atmosfera professionale e ordinata che contrastava con l'eccitazione palpabile che sentiva nell'aria. Non sapeva chi fosse l'altra persona con il quale avrebbe condiviso lo spazio, ma si sentì subito a suo agio.

Approfittò del piccolo bagnetto annesso per rinfrescarsi e cambiarsi. Il completo da jogging nero e bianco fornito dallo staff di produzione le calzava perfettamente, aggiungendo un tocco di comfort e praticità mentre si preparava mentalmente per le riprese imminenti. Si guardò nello specchio, cercando di concentrarsi sull'importanza della scena che avrebbe presto interpretato.

L'emozione di essere sul set, circondata da professionisti e gli altri membri del cast, le confermava che era pronta per questo nuovo capitolo della sua carriera.

Si sedette dinanzi allo specchio illuminato. Tiffany, la truccatrice dall'aria energica e professionale, cominciò a sistemarle i lunghi capelli in un'elegante coda di cavallo alta. Con gesti precisi e delicati, le conferì un'immagine di forza e determinazione, mentre il trucco leggero enfatizzava i lineamenti senza nasconderli.

Tiffany, notando la tensione controllata di Bambi, si offrì di aiutarla a rivisitare il copione, come le era già capitato in passato con altri artisti. Seduta al suo fianco, discussero insieme dei dettagli emotivi e delle azioni del personaggio.

«Questo momento è tutto tuo», le disse la donna, «sarai brillante, lo vedo nel riflesso dei tuoi occhi.»

Bambi annuì grata, apprezzando il sostegno e la competenza della donna. Insieme rilessero alcune linee cruciali, analizzando il significato profondo di ogni parola e gesto di quel copione che parve prendere vita.

La scena da interpretare era la seguente:

"Bambi stava facendo jogging. Portava le cuffie alle orecchie. Doveva attraversare la strada. Vide un'auto perdere il controllo. Stava per mettere sotto un ragazzo. Per proteggerlo, le lo spinse. Lui cadde facendosi male, l'auto la travolse. Era riversa a terra, ricoperta di ferite, ma si mosse verso di lui. Si scusò, egli piangeva disperato. La tenne stretta, le urlò qualcosa, finché il buio non la travolse."

Ma una cosa era sognarla, un'altra raccontarla e ancora diversa trasportarla sul grande schermo. Bambi si impegnò al massimo, anche se commise qualche errore; fortunatamente, la troupe si dimostrò esperta e cordiale, e il regista, incredibilmente paziente, li guidò passo dopo passo nonostante il caldo torrido che imperversava sul set.

Recitare con Marshall fu un'esperienza singolare. Bambi notò immediatamente il talento naturale del collega, la sua agilità nelle scene e la capacità innata di entrare profondamente nei panni del personaggio, come se avesse già vissuto quei momenti. Ma più di tutto, furono i suoi occhi che la colpirono: la tristezza velata traspariva ogni volta che la guardava. Sembrava sul punto di scoppiare in lacrime, desideroso di abbracciarla con forza.

Si chiese se fosse solo l'effetto del caldo opprimente o se ci fosse qualcosa di più profondo che Marshall stava cercando di comunicare attraverso il contatto visivo. Quel dubbio le fece provare una strana mescolanza di emozioni: timore di impazzire e al tempo stesso una profonda connessione con il suo co-protagonista.

«Stop!» annunciò il regista. «Ragazzi, facciamo una pausa di dieci minuti.»

Bambi non aspettò di sentirselo dire due volte. Corse verso il camerino, bevve abbondante acqua e si guardò allo specchio: la fronte era perlata di sudore, ma i suoi occhi brillavano di una nuova determinazione. Non ebbe il tempo di approfondire perché la porta si aprì di scatto e Marshall entrò sorseggiando un bubble tea.

«Ehi», le disse, con un sorriso amichevole. «Quindi dividiamo lo stesso camerino?»

«Sembra proprio di sì», rispose Bambi, sorridendo di rimando.

«Ti avverto: sono molto disordinato.»

«Io sono di parte, l'ordine mi annoia.»

Marshall posò la bevanda sul tavolo e si avvicinò allo specchio per sistemarsi i capelli. Bambi si offrì di aiutarlo.

«Dannazione, i tuoi capelli sono veramente stopposi!»

«Ho finito lo shampoo ieri sera, quindi ho usato il bagnoschiuma.»

«Che cosa sentono le mie orecchie!»

I due scoppiarono a ridere, complici di quel momento fugace.

«Senti, se non hai i prodotti adatti, usa questo», gli disse, tirando fuori dalla borsa una bomboletta. «È uno shampoo a secco. Non è il massimo, ma sicuramente meglio del bagnoschiuma.»

«Non sono così terribili», scherzò Marshall.

«Non ho il coraggio di compromettere la tua autostima.»

Guardandolo sorridere attraverso lo specchio, Bambi prese una decisione.

«Non so perché, ma da oggi mi prenderò cura di te.»

Marshall parve sul punto di confessarle qualcosa, ma si trattenne e cambiò argomento. Le chiese se poteva firmargli una nuova copia del libro, spiegando che sua madre aveva preso in prestito quella vecchia e non l'aveva più restituita, poiché il romanzo era diventato il suo preferito per la lettura serale prima di dormire.

Bambi estrasse l'ultima copia rimasta e, con fare giocoso, decise di aggiungere una dedica personale: "A Marshall, il bagnoschiuma non sostituirà mai lo shampoo."

Marshall scoppiò in una risata sincera. Estrasse il cellulare mentre Bambi lasciava il segnalibro tra le pagine del libro, pronto a scattare una nuova foto.

Vennero fuori in una posa divertente e spontanea.

Quando la foto fu pubblicata su Instagram, con tanto di tag, bussarono alla porta del camerino e i ragazzi furono pregati di ritornare in scena.

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