Capitolo 24
Capitolo 24
L'unica volta in cui Bambi aveva creduto ai miracoli era stata quando si era risvegliata nel letto dell'ospedale, aggrappata alla vita con una nuova determinazione. E adesso, dinanzi ai risultati medici, sentì rinascere quella stessa fede: il riscontro fu positivo, il bambino stava bene.
La ginecologa le spiegò che le perdite erano probabilmente dovute all'adattamento del corpo ai cambiamenti della gravidanza. Le raccomandò di fare dei controlli periodici per monitorare il feto e assicurarsi che tutto procedesse per il meglio. Inoltre, le prescrisse assoluto riposo per un po' di tempo, sottolineando l'importanza di evitare qualsiasi tipo di stress fisico ed emotivo.
Quando tornarono a casa, si sentì esausta, sia fisicamente che emotivamente. Si lasciò cadere sul divano, e Lily si acciambellò dolcemente vicino alla sua pancia, quasi a proteggerla.
Marshall, visibilmente sollevato ma ancora preoccupato, si avvicinò a lei e le prese delicatamente la mano.
«Ti prego, Bambi, smettila di leggere o guardare le cattiverie online» le disse con voce gentile ma decisa. «La maggior parte delle critiche proviene da persone frustrate o che non hanno altro da fare. Non vale la pena dar loro attenzione.»
Bambi lo guardò negli occhi e, con un leggero sorriso, lo baciò sulla guancia.
«Prometto di fare del mio meglio per ignorarli» rispose con aria stanca. «Ma per ora ho solo bisogno di riposare.»
Marshall annuì, comprendendo il peso che lei stava sopportando. Le coprì le spalle con un plaid di flanella, coccolandola con la sua presenza rassicurante. Abbassò la tapparella, creando un'atmosfera tranquilla e riposante, poi si diresse in cucina per preparare il pranzo: voleva assicurarsi che sua moglie avesse tutto ciò di cui aveva bisogno per recuperare le forze e sentirsi amata e protetta.
Mentre cucinava, pensò a quanto fosse forte quell'angelo addormentato sul divano, affrontando non solo le sfide fisiche della gravidanza, ma anche il peso delle critiche ingiuste. Era determinato a proteggerla e a fare tutto il possibile per rendere questa esperienza il più serena e positiva possibile per entrambi.
Col passare del tempo, Marshall e Bambi uscirono raramente. Preferivano starsene a casa, al sicuro e al riparo dal mondo esterno, accoccolati sul divano a mangiare popcorn di ogni sapore mentre guardavano un film.
Era diventata una sorta di rituale, un modo per rilassarsi e godersi la compagnia l'una dell'altro. Tuttavia, quella sera, i loro amici li avevano invitati a festeggiare insieme il successo ottenuto e a fare baldoria per i nuovi ingaggi in arrivo. Inizialmente avevano rifiutato l'invito, preferendo il comfort della loro routine casalinga, ma alla fine si erano lasciati persuadere, spinti dalla voglia di rivederli e condividere quel momento di gioia.
Quel pomeriggio, il cielo era di un pallido azzurro, con il sole che, pur brillando, non riusciva a scaldare completamente la città. Una leggera brezza faceva ondeggiare le poche foglie degli alberi, mentre le persone riempivano le strade, creando un'atmosfera vivace e dinamica. Il vociferare si estendeva dentro i negozi e lungo i marciapiedi, dove le colombe beccavano l'asfalto in cerca di briciole di pane. Nei giardinetti, i cani giocavano felici, correndo e saltando, mentre i bambini si rincorrevano tra le giostre del parco, ridendo e gridando di gioia.
La giornata sembrava perfetta per trascorrere del tempo con gli amici.
Marshall e Bambi, avvolti nei loro cappotti, camminarono fino al luogo dell'incontro, godendosi l'aria fresca e l'atmosfera frizzante della città. Una volta arrivati, furono accolti calorosamente dagli amici, con abbracci e risate che riecheggiavano nelle pareti del gazebo di un bar nelle vicinanze. Si sedettero insieme attorno a un grande tavolo, dove iniziarono a sorseggiare bubble tea di vari gusti, commentando i sapori e condividendo storie del passato e sogni per il futuro.
Era un pomeriggio di spensieratezza, un'occasione per riconnettersi e celebrare i traguardi raggiunti, ma anche per trovare conforto e sostegno reciproco in un momento di incertezza e cambiamenti.
Marshall e Bambi si sentirono grati per la compagnia dei loro amici, rendendosi conto di quanto fosse importante uscire dalla loro bolla di sicurezza e godere delle piccole cose che la vita aveva da offrire.
«Perché il mio finisce così presto?» si lamentò Marshall, osservando il bicchiere vuoto di bubble tea con una finta espressione di disappunto.
«Perché sei un bevitore seriale», scherzò Bambi, accarezzandogli affettuosamente i capelli. «Ne vuoi un altro?»
Marshall annuì con entusiasmo. «Altroché! Non ne ho mai abbastanza di questi.»
«Vedi?» Bambi rise, alzando le spalle. «Sempre il solito.»
«Tanto vado a prenderlo lo stesso», Marshall fece una linguaccia giocosa, ricevendo un altro sorriso da sua moglie.
«Sta' attento, potresti diventare dipendente!» rise uno degli amici, prendendolo in giro.
«Forse dovremmo intervenire con un programma di disintossicazione da bubble tea!» aggiunse un altro, facendo scoppiare tutti a ridere.
Marshall si allontanò ridendo, mentre Bambi si alzava dalla sedia per andare a guardare distrattamente la vetrina di un negozio di articoli per bambini. I piccoli abiti e giocattoli esposti le fecero nascere un sorriso tenero, immaginando se stessa a scegliere cosa prendere per il suo bambino in arrivo. Nessuno sembrava riconoscerli, forse perché tutti indossavano le mascherine per proteggersi e mantenere un basso profilo.
La gente continuava a passeggiare, immersa nelle proprie attività quotidiane. Marshall era in fila per il bubble tea, chiacchierando amichevolmente con il barista, mentre sua moglie si perdeva nei suoi pensieri, chiudendo gli occhi per un momento e assaporando la tiepida luce del sole che le accarezzava il viso. Era un istante di pace, un momento in cui il mondo sembrava perfetto, sospeso in una bolla di serenità.
Ma è nell'oscurità che a volte ci si fa male.
Quella tranquillità fu infranta in un attimo. Un suono improvviso, uno stridio, un grido di sorpresa.
Tutto accadde rapidamente. Tutto si spezzò. Tutto finì.
Marshall si voltò di scatto, il cuore in gola, cercando disperatamente con lo sguardo Bambi tra la folla.
L'attimo di gioia si trasformò in un vortice di confusione e paura. La serenità del momento precedente era scomparsa, sostituita da un senso di vuoto e incertezza.
Marshall corse verso sua moglie, sperando che fosse tutto solo un brutto scherzo del destino, ma nel profondo del suo cuore temeva il peggio.
Bambi fu aggredita da un gruppo di ragazze urlanti di rabbia. Erano cinque, ciascuna con il cappuccio tirato sulla testa e la mascherina a coprire il volto, rendendole irriconoscibili. L'attacco fu violento e coordinato: due di loro la immobilizzarono, afferrandola con forza, mentre le altre la colpirono senza pietà. I pugni si abbatterono prima sul volto, poi sullo stomaco e infine sulla pancia, con un'energia brutale e spietata. La folla circostante cercò di intervenire, ma le aggressori erano determinate, mosse da una rabbia cieca e feroce: li avevano seguiti per tutto il tempo.
Picchiarono Bambi sull'asfalto gelido, sotto lo sguardo impotente di suo marito, che urlò disperato.
Senza esitazione, Marshall corse verso le aggressori come un orso infuriato, lasciando cadere il bubble tea. Non gli importava che fossero donne; in quel momento erano semplicemente i suoi nemici, coloro che stavano ferendo l'amore della sua vita. Le agguantò con una forza selvaggia, pronto a difenderla a qualsiasi costo.
Quelle donne, invece di solidarizzare, avevano scelto di scaricare la loro frustrazione e rabbia su una donna indifesa, trasformando un pomeriggio che avrebbe dovuto essere di gioia in un incubo.
Mentre cercava di liberare sua moglie dalle grinfie delle sue aguzzine, una riflessione amara gli attraversò la mente: ci lamentiamo che gli uomini sono stronzi... E le donne allora?
Era una disillusione profonda, una consapevolezza della crudeltà umana che andava oltre il genere.
La polizia arrivò in fretta, rispondendo all'allarme lanciato da alcuni passanti. La folla, finalmente, riuscì a fermare le teppiste, mentre i soccorsi venivano chiamati urgentemente.
Marshall si inginocchiò accanto a sua moglie, il volto rigato dalle lacrime e la voce spezzata dal dolore.
«Bambi...» singhiozzò disperato.
Bambi respirava a fatica, contorcendosi su se stessa e tenendosi forte la pancia. Sul suo volto pallido era scolpita una sofferenza indescrivibile. Alzò una mano tremante, osservando con orrore il rosso che macchiava la pelle. Sangue. La vita che stava perdendo.
La vista del sangue la fece agitare, sentiva la consapevolezza scivolarle via, abbandonandosi al vuoto.
Il vuoto... quel vasto spazio silenzioso e senza fine, dove non c'era né luce né suono. Un luogo desolato dove il riflesso della nostra patetica immagine rannicchiata su se stessa sembra amplificare il dolore e la disperazione. "Ti piace quello che vedi?" sembra chiederci. "Perché sai, siamo la rovina del nostro essere... di noi stessi. Sono più animali gli animali o noi? Dicono che discendiamo da loro, ma credo che ognuno sappia di essere una razza ben peggiore."
«Bambi...», l'eco della voce di Marshall nel vuoto sembrava provenire da un'altra dimensione. «Resta con me.»
Il vuoto non sembrò più così vuoto. C'era una luce, in alto, che le catturò lo sguardo, permettendo alla coscienza di tornare al presente. Ma questi era freddo e impietoso come la stanza d'ospedale dove si trovava distesa, circondata da macchinari medici e personale indaffarato.
Questa volta, dall'altra parte del vetro non c'era nessuno a guardarla, nessuno a darle forza, mentre lei giaceva lì, vulnerabile e tutta sola.
Piccolo spazio autrice!
Ragazze/i, vi comunico che ho rallentato la programmazione delle nuove parti per darmi più tempo con la nuova storia: sto facendo il possibile per concluderla in tempi brevi, ma ci tengo molto e voglio fare le cose decenti.
Gli aggiornamenti delle ultime tre parti seguiranno solamente il Martedì. Chiedo venia per il disagio, spero possiate capire.
Buona giornata!
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