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Capitolo 2

Capitolo 2



Padre e figlia erano seduti l'uno accanto all'altro nella vettura di famiglia, una vecchia Station Wagon blu che aveva visto giorni migliori. Il cruscotto emanava il lieve odore di cuoio consumato dal tempo, mentre il ruggito del motore accompagnava il loro viaggio lungo una strada leggermente trafficata. La luce del mattino stava lentamente emergendo all'orizzonte, tingendo il cielo di sfumature rosate e arancioni che promettevano una giornata fredda ma luminosa.

Bambi, seduta sul sedile passeggero, era impaziente di arrivare. Non stava un attimo ferma: cambiava continuamente stazione alla radio, passando da una canzone all'altra nella speranza di trovare quella giusta. Il volto rifletteva l'agitazione interiore mentre si muoveva irrequieta, cercando una posizione comoda che sembrava sfuggirle continuamente. Ogni postura che assumeva non era adeguata, come se il corpo non trovasse pace. Questo stato d'animo crescente la stava irritando parecchio, e per quanto si sforzasse di pensare ad altro, non ci riusciva.

Suo padre, paziente, sorrise alla vista spazientita di sua figlia. Provò a distrarla raccontando delle storie del passato o proponendole giochi per passare il tempo, ma era consapevole del fatto che Bambi fosse testarda come sua madre. Qualunque cosa dicesse o facesse, non bastava mai; ogni tentativo di confortarla o rassicurarla non pareva essere all'altezza. Guardava la strada davanti a sé con attenzione, sperando che il viaggio non si protraesse troppo a lungo.

«Vedrai», le disse, «sarà un successo.»

«Lo spero», sbuffò lei, «non voglio deludere le aspettative.»

«Non lo farai. Sei stata scelta tra molti altri autori. Loro hanno notato te, un'emergente. Già è qualcosa, non ti pare?»

«E se si fossero sbagliati? Se cambiassero idea?»

«Lo avrebbero già fatto, se non fossero stati sicuri.»

«Tu non capisci niente, pa'! Perché non stai zitto?»

«Sei testarda tanto quanto tua madre.»

«Disse il caprone che ignora la sveglia.»

«Chi ha osato, tra voi due, darmi del caprone?»

«La mamma.»

«Quella donna la pagherà cara.»

«Perché mai? Ha ragione, non è colpa sua se ha sposato un caprone brontolone come te, che tra l'altro sta invecchiando pure male.»

«Amore mio, ti faccio fare la strada a piedi.»

«No, ti prego, ti voglio bene.»

Fu un battibecco stupido, eppure l'uomo riuscì a strappare il sorriso. Quel che sembrava un tormento si dissolse presto in serenità, i nervi si rilassarono e il sole ormai alto nel cielo pallido contribuì a distendere l'atmosfera mentre la Station Wagon si fermava davanti all'imponente edificio della Starlight.

Gli Smith rimasero affascinati dalle imponenti vetrate che costituivano la struttura alta e moderna. L'atrio spazioso era accogliente, quasi deserto a quell'ora del mattino. Poche sedie erano sparse nella sala d'attesa, disposte strategicamente per garantire comfort e intimità. La scrivania circolare posizionata al centro accoglieva i visitatori con discrezione, la segretaria dietro di essa era sorridente e professionale. Le piante, posizionate con cura, abbellivano l'ambiente con il loro verde vibrante, mentre i neon sul soffitto riflettevano il bagliore nei pavimenti luccicanti.

La segretaria era minuta, dai corti capelli color mogano che le incorniciavano il viso luminoso. Gli occhi cangianti, visibili dietro un paio di occhiali sul naso, brillavano di calore mentre accoglieva gli Smith con un sorriso cordiale. Il tono gentile trasmetteva un'immediata sensazione di benvenuto, mentre li guidava attraverso l'atrio per raggiungere il grande ascensore in acciaio che li avrebbe portati al primo piano.

Bambi si strinse nelle spalle, aggrappata forte al braccio di suo padre. Il cuore le batteva così forte che sentiva la pressione sullo stomaco, e le gambe iniziarono a tremare, quasi stesse improvvisando la danza della Tarantella. Ogni dettaglio intorno sembrava amplificato: il suono dei passi sull'ascensore che risuonavano nel vuoto metallico, la luce fredda dei neon che brillava sul pavimento, l'odore leggero di pulito nell'aria condizionata.

L'ascensore si fermò al primo piano con un lieve scricchiolio meccanico e le porte si aprirono lateralmente, sibilando.

La donna minuta li guidò attraverso il corridoio silenzioso fino al primo ufficio sulla destra. La stanza non era particolarmente grande, aveva alte finestre coperte da tende a strisce che Bambi trovava piuttosto antiquate; una catenella bianca pendeva lungo il bordo per aprirle. La luce mattutina filtrava attraverso le fessure creando strisce di luce sul pavimento.

Al centro della stanza, la grande scrivania in legno scuro era rivolta verso la vetrata che si affacciava sulla città, coperta da montagne di scartoffie e oggetti vari: plichi, libri e una serie di trofei e premi cinematografici. Il telefono sul lato sinistro non smetteva di squillare, interrotto ogni tanto dal suono dei messaggi che arrivavano sul computer.

Due sedie imbottite erano posizionate accanto alla scrivania, l'una vicina all'altra. Bambi e suo padre vi presero posto come ordinato dal signor James Andrews, fondatore della Casa Cinematografica, nonché regista e produttore.

Il signor Andrews, un uomo di bell'aspetto, era alto e leggermente in carne, con la barba ben curata e i capelli neri che mostravano qualche sfumatura bianca. Indossava un elegante completo blu notte che gli conferiva un'aria di autorità e raffinatezza. Gli occhi verdi, seppur stanchi, esprimevano gioia nel vedere l'autrice di "Resta con me" lì di persona nel suo ufficio.

«È un onore avervi qui», sorrise. «Il viaggio è stato lungo?»

«Per qualcuno sì», rispose il signor Smith, spalleggiando sua figlia, la quale se ne stava zitta.

«Dai, pa'!» arrossì lei.

Il signor Andrews si avvicinò al mobile bar, versò un po' d'acqua in due bicchieri e li porse gentilmente agli ospiti.

«Vi va qualcosa da bere?»

«Grazie, no, siamo appena arrivati», rispose il signor Smith mentre Bambi dissentiva timidamente.

«Allora consentitemi di andare dritto al sodo: guiderò personalmente le riprese dell'adattamento. Farò in modo che la sceneggiatura si adatti bene al romanzo, pur tenendo conto del tuo parere, Bambi. Posso darti del tu, vero? Bene. Spero accetterai di collaborare insieme, così che la tua storia possa essere diffusa in tutto il mondo. Oggigiorno non è facile trovare una storia originale nel genere drammatico. Le emozioni descritte in quelle pagine sono vive tra le righe, quasi come se le avessi vissute realmente.»

«A dire il vero, come ho sempre detto fin dalla sua uscita, tutto quello che ho scritto è frutto di un sogno, anche se durante la stesura ho scoperto che è stato fin troppo facile immedesimarmi nei personaggi e nelle loro emozioni, come se mi appartenessero da sempre.»

«Ed è per questo che ti ho notata tra tanti altri. Qui c'è il contratto, se volete dare un'occhiata. Avete tempo per pensarci, anche se ho bisogno quanto prima di una risposta per iniziare i vari preparativi.»

«Le faremo sapere in settimana, signor Andrews», disse il signor Smith. «Valuteremo con attenzione la sua proposta.»

Il signor Smith e il fondatore della Casa Cinematografica si strinsero vigorosamente la mano. Poi, padre e figlia presero la strada del ritorno attraverso l'ascensore che scendeva lentamente, portandoli fuori dall'edificio moderno e ritornando alla normalità del traffico cittadino.

Per l'intera settimana successiva, gli Smith discussero animatamente del contratto e delle sue clausole. Bambi avrebbe ricevuto una discreta somma basata sugli incassi del film, senza perdere alcun diritto sulla sua storia.

Durante le lunghe serate, tra cene familiari e scambi di opinioni, le discussioni si arricchivano di prospettive diverse e riflessioni sul futuro.

Il Lunedì mattina della settimana seguente, Bambi, con il cuore in gola e la voce ferma, chiamò il signor Andrews per accettare la collaborazione. Tuttavia, prima di confermare definitivamente, pose una condizione.

«Voglio che vengano scelti attori emergenti», disse. «Nulla contro quelli affermati, ma voglio dare spazio alla nuova generazione. Che vada bene o male, ora tocca a noi farci valere.»

«Va bene, sono d'accordo, ma permettimi di dettare un'altra condizione», disse l'uomo all'altro capo del telefono. «Voglio che tu faccia parte del cast. Verrai seguita come tutti gli altri, ma credo che nessuno possa interpretare al meglio il ruolo se non la sua creatrice. Dopotutto, tu stessa sei un'emergente, quindi sei anche un'ispirazione per gli altri.»

«Chissà, magari anch'io saprò recitare.»

«E così sia, siamo soci. Ci terremo aggiornati.»

«Buona giornata, signor Andrews.»

Qualche tempo dopo, Bambi si svegliò con l'emozione di una nuova mail nella casella di posta. Lì trovò una comunicazione ufficiale dalla Starlight: i casting si erano conclusi con successo, il materiale per le riprese era quasi pronto e a metà Maggio "Resta con me" non sarebbe stato più solo un libro.

Sentendosi come se avesse toccato il cielo con un dito, volò più in alto degli aquiloni. Il cuore batteva forte mentre leggeva e rileggeva la mail, assaporando ogni parola con un misto di gioia, emozione e un pizzico di incredulità.

Era il sogno di ogni scrittore: vedere la propria storia prendere vita sul grande schermo.

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