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Capitolo 17

Capitolo 17



Era una splendida giornata estiva, perfetta sotto ogni aspetto. Il meteo aveva preannunciato un'imminente ondata di caldo, e infatti il sole bruciava l'asfalto. Non c'era molta gente in giro; quei pochi che camminavano sui marciapiedi si fermavano alle fontanelle delle piazze per rinfrescarsi, il rumore dell'acqua che zampillava fungeva da colonna sonora per il calore opprimente della giornata.

Bambi stava facendo jogging. Le cuffiette erano saldamente infilate nelle orecchie e il suo nuovo completo sportivo nero con strisce bianche le fasciava il corpo, mettendo in risalto i muscoli tonificati delle gambe e braccia. Era sudata e i raggi del sole scottavano sulla pelle arrossata. Camminava mantenendo il ritmo costante, i passi cadenzati che si fondevano con il battito del cuore. Gli occhiali da sole riflettevano la luce intensa, mentre lo sguardo vagava tra le ombre create dalle folte chiome degli alberi lungo il percorso.

Il gioco di luci e ombre che si formavano sul terreno la ispirava, stimolando la sua immaginazione. Sognava di scrivere un libro, il suo più grande desiderio. Le idee affollavano la sua mente, ma ordinare i pensieri e dar loro una forma coerente sembrava un compito arduo. Ogni passo era un tentativo di chiarire la trama, di dare senso a quello che desiderava trasmettere attraverso le pagine.

Si fermò alla fontanella vicina per bere un sorso d'acqua, il liquido fresco che scendeva lungo la gola procurò un piacevole sollievo. Mise via gli auricolari per alleviare il fastidio che sentiva alle orecchie, tolse gli occhiali da sole e si posizionò sulle strisce pedonali in attesa che il semaforo desse il via libera. La calura del sole si faceva sentire pesantemente, ma l'aria calda era temporaneamente alleviata dalla leggera brezza che si alzava con l'arrivo del vento.

Davanti a lei c'era un ragazzo. Era alto, dalle spalle larghe, sembrava un orso. Portava le cuffiette alle orecchie, immerso nella musica che stava ascoltando. La maglietta sportiva aderiva ai muscoli del torace e delle braccia, e il modo in cui si muoveva indicava che stava seguendo il ritmo di una canzone energica. I suoi capelli erano pettinati in modo disordinato ma affascinante.

Bambi non poté fare a meno di notare quanto il ragazzo sembrasse assorbito nella sua musica, il viso concentrato e sereno, i movimenti ritmici che sembravano quasi danzare con la melodia. Ogni tanto, si voltava per controllare il semaforo e i suoi occhi scuri brillavano sotto il sole. Il contrasto tra la sua calma apparente e il caos del caldo estivo le parve quasi poetico, un'immagine che si legava bene ai pensieri creativi che le affollavano la mente.

Il semaforo pedonale lampeggiò verde. Il ragazzo iniziò ad attraversare con un'andatura che rifletteva una certa sicurezza, forse anche un po' di spavalderia, ma con un portamento più morbido e leggero. Ogni passo sembrava in sintonia con la musica che ascoltava, le cuffiette che lo isolavano dal mondo esterno. Era così immerso nel suo mondo immaginario che non notò l'auto che sbandava e accelerava in loro direzione, tagliando il traffico e mettendo in pericolo chiunque si trovasse davanti.

La gente sul marciapiede opposto, allarmata dalla scena che si stava svolgendo, si ritirò rapidamente indietro, lasciando il ragazzo da solo al centro della strada. Il traffico si bloccò in un caos di clacson e urla mentre il conducente cercava di correggere la traiettoria fuori controllo.

Bambi, che aveva visto tutto dall'altra parte della strada, avvertì un brivido di terrore. Senza pensarci due volte, corse verso il ragazzo. Il cuore le batteva all'impazzata, le gambe si muovevano più velocemente di quanto avesse mai creduto possibile. Con uno sforzo disperato, lo spinse con forza, facendolo cadere al di là delle strisce pedonali, mettendolo al sicuro. Tuttavia, il tempo sembrava essersi dilatato e la sensazione di impotenza la travolse mentre tutto accadeva troppo in fretta per comprenderlo appieno.

Si sentì uno schianto, un rumore sordo e tremendo, come se l'aria stessa fosse esplosa. Il vetro dell'auto che si schiantava contro l'albero vicino si frantumò in mille pezzi, scintille di cocci e frammenti volarono ovunque.

La folla, in preda al panico, urlava e si affollava intorno al luogo dell'incidente. Alcuni si allontanavano spaventati, altri si avvicinavano, cercando di comprendere cosa fosse successo e se potessero offrire aiuto.

«PRESTO, CHIAMATE I SOCCORSI!» urlò una voce nella folla, squarciando l'aria con la sua urgenza.

«PRONTO, 911? CI SONO DEI FERITI!» si sentì un'altra voce, tremante e ansiosa, mentre qualcuno cercava di mantenere la calma e organizzare i soccorsi.

Il cielo non le era mai sembrato così bello e vasto, nonostante fosse oscurato dalla folla urlante.

Bambi si sentiva distrutta, senza fiato, con la testa che scoppiava in un dolore pulsante e incessante. Ogni respiro era un tormento, e la sensazione di caldo e bruciore delle costole le sembrava insopportabile. La vista era offuscata, come se un velo scuro le impedisse di mettere a fuoco chiaramente i dettagli attorno a lei.

Sforzandosi, si girò lentamente su un fianco, digrignando i denti per il dolore lancinante che le attraversava il torace. Le costole sembravano vibrare ad ogni battito del cuore e l'aria calda dell'asfalto scottava la pelle nuda. Con uno sforzo immenso, riuscì a mettere a fuoco il volto del ragazzo, accasciato poco più in là.

Era ferito. Nella spinta della caduta, era inciampato sul bordo del marciapiede e un pezzo di vetro di una bottiglia rotta si era conficcato nel suo braccio. Con mani tremanti e resistendo al dolore, si tolse il frammento e tamponò la ferita con il palmo sanguinante, tentando di fermare il flusso di sangue. Aveva la pelle lacerata sulla fronte, ma nulla di serio.

Bambi era messa peggio. Un grosso taglio le squarciava la testa e il sangue, misto a sudore e polvere, le scendeva lungo il viso e le spalle. Sentiva il caldo pulsante che colava sul collo e la schiena, e la vista si faceva sempre più annebbiata. Ma nonostante tutto, cominciò a trascinarsi lentamente sull'asfalto gridando dal dolore che sembrava esplodere da ogni parte del suo corpo, ignorando i tentativi delle persone di fermarla con le loro grida di preoccupazione.

Il ragazzo, vedendola, si precipitò verso di lei con occhi stracolmi di terrore e disperazione. Tremava e le lacrime gli rigavano il viso mentre la abbracciava con delicatezza, tentando di calmarla e di trasmetterle un po' di conforto.

«Mio Dio, che cosa hai fatto?» mormorò, la voce spezzata dall'orrore e dal panico. Le mani tremanti accarezzavano il viso di Bambi mentre tentava di trattenere le lacrime. «Ti prego... ti prego, non muoverti... stanno venendo a salvarti.»

Si sentivano le sirene dell'ambulanza in lontananza, ma il traffico bloccato stava rallentando l'arrivo. L'atmosfera era intrisa di urla disperate, il caos delle auto bloccate e dei pedoni in fuga.

Bambi, con il viso pallido e gli occhi socchiusi, non rimase ferma. Nonostante il dolore che le pulsava nella testa e il sangue che continuava a scorrere, sollevò il braccio del ragazzo e tentò di chiudere la ferita con le sue mani.

«Mi dispiace... è colpa mia... Scusami... è colpa mia...» disse con voce flebile, ogni parola un sussurro di rassegnazione e disperazione.

Il ragazzo, straziato dal dolore e dalla paura, cercò di confortarla, la sua voce rotta e implorante.

«Ti prego... sta' ferma... Stanno arrivando.»

«Non volevo... scusami...»

«Stanno arrivando...» ripeté il ragazzo, il suo tono sempre più urgente.

Le sue mani erano tremanti e bagnate di sangue, ma cercò di essere il più delicato possibile: le circondò la testa, tentando di fermare il flusso scarlatto.

«Resta con me. Ti prego, resta con me... Resta con me» implorava, le parole come un mantra ripetuto.

Bambi era esausta, il corpo cedeva sotto la pressione del dolore e della perdita di sangue. Sentiva il mondo diventare sempre più confuso e annebbiato. Le forze la stavano abbandonando mentre il buio si avvicinava, avvolgendola in un'oscurità fredda e implacabile.

«Per favore... Resta con me... Ti prego, resta con me... Resta con me... sono qui... ti prego... resta con me. RESTA CON ME!»

Le sirene si avvicinavano, il suono era sempre più forte e penetrante, come un faro di speranza in mezzo alla tempesta. Ma anche il buio era incombente, un velo freddo e opprimente che avanzava con prepotenza.

«RESTA CON ME!» 

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