Capitolo 15
Capitolo 15
Le scatoline che contenevano i gioielli erano semplici ed eleganti, rivestite di velluto blu scuro che donava un tocco di raffinatezza. Il logo dorato sul coperchio diceva che si trattava di Swarovski, e lo scintillio racchiuso nei cristalli creava un sinuoso gioco di luci che danzavano al minimo movimento.
Nella scatola più grande c'era un raffinato braccialetto in argento lucido, cosparso di piccoli cristalli lungo il cinturino. Al centro, splendeva il segno dell'infinito, simbolo di eternità e legame senza fine. Era delicato ma al contempo robusto, un perfetto connubio di eleganza e resistenza.
La scatolina più piccola, che non apparteneva alla stessa azienda, aveva il rivestimento in pelle color avorio e conteneva un anello dorato con particolari incastri che formavano una scritta incisa: Moi, Toi. Tradotto: Io, Tu. Era un capolavoro di artigianato, con le parole che sembravano intrecciarsi in un abbraccio di metallo.
Marshall la aiutò a indossare il bracciale, sentendo il leggero tintinnio dei cristalli che si incontravano. Poi passò all'anello, scegliendo con attenzione la mano sinistra, dito anulare, una promessa silenziosa che si rifletteva negli occhi luminosi della sua amica.
«L'ho messo qua, poi scegli tu dove spostarlo» disse, mentre si allontanava leggermente per osservare la sua reazione.
Bambi guardò l'anello sul suo dito, il luccichio del metallo che rifletteva le luci soffuse del camerino. Sentiva il cuore battere forte e una sensazione di calore che la pervadeva. Dentro di sé, sapeva che non lo avrebbe mai spostato da dov'era, né mai lo avrebbe tolto. Era perfetto lì, come se fosse sempre stato destinato a quel posto.
Non sapeva se "Moi, Toi" significasse qualcosa di particolare per lui, ma preferì non chiedere. In quel momento, le parole sembravano superflue. Piuttosto lo abbracciò forte, sentendo il battito del suo cuore contro il proprio.
Quella sera stessa, a fine riprese, invitò Marshall a prendere un bubble tea insieme. Camminarono fianco a fianco per le strade poco illuminate, ridendo e scherzando come due amici di vecchia data.
Nonostante fosse buio e si fossero appartati in un angolo tranquillo del locale, i media riuscirono comunque a pizzicarli di nuovo insieme.
Fu così anche le volte successive: cercavano di evitare i paparazzi, ma invano. Allora scelsero di dividersi tra i loro appartamenti, sperando di mantenere un po' di privacy.
La strategia non funzionò del tutto, i paparazzi riuscivano sempre a trovarli, catturando ogni gesto, ogni sguardo. Alla domanda che puntualmente veniva loro posta, «C'è qualcosa tra di voi?», non davano risposta.
Sorridevano misteriosamente e continuavano per la loro strada, lasciando tutti sospesi sul filo del rasoio. Gli haters erano pronti a sbranare il prossimo, speculando e criticando senza sosta.
Bambi e Marshall sapevano che le parole avrebbero potuto complicare tutto, così preferirono lasciar parlare i loro gesti, i loro sguardi e i loro sorrisi. In un mondo pieno di rumore, avevano scelto il silenzio come rifugio.
Il pomeriggio in cui furono liberi dagli impegni, Marshall invitò Bambi a casa sua per riprendere in mano lo spartito che avevano lasciato in sospeso.
Questa volta lei andò preparata, con tanto di cambi di vestiti puliti per l'indomani e un pigiama per la notte; portò anche una pallina colorata per distrarre Lily per un po'.
Trascorsero ore alla tastiera, immersi nella musica e strimpellando i tasti con crescente confidenza. La parte più difficile l'avevano quasi perfezionata, ma per quella sera decisero che poteva bastare. Le note ancora risuonavano nell'aria, creando un sottofondo piacevole.
«Preparo la cena» disse Marshall, alzandosi e stiracchiandosi.
«Ne approfitto per fare la doccia.»
«Grazie per esserti offerta di aiutarmi.»
«Io sono l'ospite» disse Bambi facendogli la linguaccia, divertita.
«Sparisci!» rise lui, lanciandole uno strofinaccio per scherzo.
«Dai, aspettami, faccio subito.»
«Tranquilla, va' a rilassarti. Ci penso io.»
«Sarò veloce come una saetta, vedrai.»
Bambi si diresse verso il bagno. Mentre chiudeva la porta, sentì il suono della padella che sfrigolava e il profumo del cibo che cominciava a diffondersi nell'aria.
Ci mise un'eternità a uscire dal bagno, questo perché dopo la doccia era solita mettere la crema corpo, procedere con la skincare e, prima di tutto, sedersi sul bidè con l'accappatoio addosso a rimestare sulle idiozie che giravano in rete. I suoni delle notifiche e le risate soffocate accompagnavano il rituale, mentre fuori dalla porta Marshall trafficava in cucina.
Lo raggiunse soltanto quando gli hamburger con patatine erano già in tavola.
«Le donne» commentò Marshall, scuotendo la testa.
«Cosa hai da dire al riguardo?» lo affrontò lei, posando le mani sui fianchi in modo teatrale. «Meglio se non parli, che tanto ho capito che ti lavi il viso col sapone per le mani.»
«Cosa c'è di male?»
«La tua pelle è secca e fa schifo!»
«Come osi offendere la mia pellaccia?»
Ridendo e scherzando, la cena trascorse tranquilla, con la solita Lily ai piedi del tavolo che elemosinava un pezzetto di carne.
Bambi, con la scusa che il cibo scivolasse dal piatto, le lanciava qualche boccone; Marshall la guardava con complicità.
Intorno alle undici e mezza, dopo aver rassettato la cucina e chiacchierato del più e del meno, Marshall cominciò a preparare il divano letto per la notte. Il rumore del tessuto e dei cuscini spostati riempivano il salotto.
«Cosa stai facendo?» disse Bambi, appoggiandosi alla porta con le braccia conserte.
«Ti cedo il mio lettone» le sorrise lui, con un'aria che non ammetteva repliche. «Io dormo qui.»
«Questa è casa tua, Marshall.»
«Lo so, e tu sei l'ospite.»
«Non fare l'idiota e vieni sul lettone, che tanto, se avevi cattive intenzioni, lo avresti già fatto.»
«Ragazza, non devi mai fidarti degli sconosciuti.»
«Sei mio amico.»
«Soprattutto degli amici: ti inchiappettano quando meno te lo aspetti.»
«Se sbatto i piedi a terra, tu scappi. E sai perché? Perché sei troppo buono e scemo.»
«Mi ritengo offeso.»
«Ma smettila.»
«Va bene, va bene. Condividiamo il letto. Ma se inizi a russare, giuro che ti butto giù.»
«Accetto la sfida! E se invece lo farai tu, ti registrerò e metterò tutto online.»
Si misero a letto, ridendo ancora e chiacchierando fino a tarda notte. Lily si accoccolò ai loro piedi e la stanza si riempì di uno strano calore familiare.
Chiusi in quelle quattro mura, da soli e lontani dai riflettori, Bambi e Marshall si chiesero: che importanza aveva? Uomini e donne fanno spesso finta di assumere certi atteggiamenti perbenisti, perché alla fine, almeno una volta, hanno dormito coi genitori, con degli amici, un fratello o una sorella e persino con un ragazzo dolce e sensibile come lui. Non è detto che ci sia sempre cattiveria o cattive intenzioni.
Bambi aveva una lista intera di sconosciuti con cui aveva dormito. Tra treni e aerei, puntualmente crollava sulla spalla di qualcuno. Il più delle volte si era beccata rimbrotti e parolacce, mentre in certi versi le era andata bene finché il malcapitato in questione si spostava perché era arrivato a destinazione.
Marshall fu rapido nel prepararsi per la notte. Si tuffò a capofitto sul lettone, indossando un pigiama azzurro composto da pantaloni corti e una canottiera. Lei era alla sua destra, impegnata sul cellulare, che mise via per guardarlo negli occhi.
«Posso fare come fossi a casa mia?» gli chiese seria, cercando conferma.
«Se ti fa sentire a tuo agio, certo» rispose lui, senza esitazione.
«Non sai quanto!»
Bambi balzò a sedere, slacciò il reggiseno e lo buttò via, rimanendo con la canottiera del pigiama; mise via il calzoncino e rivolse un'occhiata a Marshall che, divertito, rimase solo in mutande. La naturalezza con cui compì quei gesti era disarmante, una dimostrazione di fiducia e intimità rara.
«Siamo matti!» esclamò, ridendo.
«Decisamente!» convenne lei, ridendo di rimando.
Non ci fu imbarazzo né malizia nel loro modo di guardarsi. Ognuno rimase per conto suo, con Lily che si acciambellò tra loro mentre provavano a dormire. La cagnetta fu la prima a crollare, russando pure parecchio, quasi quanto il motore di un trattore. E Marshall aveva uno strano modo di rigirarsi nel letto: saltava! Ogni volta che si muoveva, il materasso ondeggiava, come se fosse su una molla gigante.
Bambi trovò la cosa divertente quanto fastidiosa, ma la situazione era così surreale che non poté fare a meno di sorridere. Si girò dall'altra parte e, mentre scivolava nel sonno, si chiese cosa fossero realmente loro due. Amici? Qualcosa di più? Forse non era importante dare una definizione. In quel momento, ciò che contava era la sensazione di pace e conforto che provava: con Marshall vicino, tutto sembrava possibile, anche il semplice atto di addormentarsi in pace.
Si addormentò col sorriso sulle labbra, sapendo che, qualunque cosa fossero, la loro amicizia era speciale e preziosa, un altro rifugio sicuro in un mondo frenetico e incerto.
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