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Capitolo 14

Capitolo 14


Bambi aveva ormai capito che Marshall viveva per il bubble tea, ma non al punto da berne due in poco tempo. Questa piccola stranezza la mise di buon umore mentre stavano seduti fuori dal centro commerciale su una panchina che appiattiva il sedere. Il cielo non era particolarmente stellato e l'aria fresca della sera causava la pelle d'oca a entrambi.

Marshall non era il tipico ragazzo che si toglieva la giacca per tenerla al caldo. No, lui era diverso: la invitò direttamente a rientrare nel centro per stare da soli e lontano da occhi indiscreti. Il loro rifugio improvvisato divenne un angolino appartato, nascosto alla vista di tutti. Lontano dalla folla, il rumore delle risate riecheggiava tra le mura vuote.

Si sedettero vicini, per terra come due barboni, servendosi della giacca di Marshall per non sporcarsi. La stoffa nera del completo offriva un po' di protezione dal pavimento freddo e duro.

Bambi gli si rannicchiò accanto, sentendo il calore del suo corpo che contrastava con la frescura dell'aria circostante. Sorridevano l'un l'altra, con gli occhi che brillavano di una complicità nuova.

«Non riesco a credere che ti piaccia così tanto il bubble tea», disse, cercando di stuzzicarlo.

«Cosa posso dire? Sono un tipo semplice con gusti semplici», rispose, dandole una leggera spallata

«Sei tutto tranne che semplice, Marshall. Ma sono felice di essere qui con te.»

Il sorriso di Marshall si allargò, e per un momento, il mondo esterno sembrò scomparire. Il centro commerciale, con le sue luci abbaglianti e il frastuono costante, era diventato uno sfondo indistinto.

Erano soli ma insieme, e in quel momento, non avevano bisogno di nient'altro.

Mentre la notte avanzava, il loro angolino appartato si trasformò in un luogo di confidenze e risate. Parlarono a lungo, delle loro paure e dei loro sogni, della musica che li aveva uniti e delle sfide che li attendevano.

«E così», se ne uscì improvvisamente Marshall, «alla fine sei venuta.»

«Sì, be', il divano non mi tollerava più.»

«Non ti chiederò di aprirti con me su quello che stai passando, ma voglio che tu sappia che sono tuo amico.»

Bambi mise via il bicchiere ormai vuoto e abbandonò la schiena contro il muro. Si perse in quello sguardo penetrante con il quale facevano l'amore senza rendersene conto.

«Mi prenderesti per matta se te lo dicessi.»

«Una mia cara amica, una volta, mi ha detto che tutti i migliori sono matti.»

Bambi abbassò lo sguardo, le mani che giocavano nervosamente con un filo sfilacciato del suo shorts.

«Vale anche per chi soffre di allucinazioni?»

«Certo, perché no», rispose lui senza esitazione, avvicinandosi a lei come per proteggerla con la sua presenza.

«E se ti dicessi che la mia mente sta provando a ricordare?»

«Ricordare cosa?»

«Ed è questo a darmi il tormento», disse Bambi, stringendo le mani attorno al braccio di Marshall, guardando il tatuaggio. «Io lei l'ho già vista. La tua cicatrice... ma non ricordo altro.»

Marshall guardò la cicatrice sul suo braccio, un ricordo sbiadito di un passato che aveva cercato di dimenticare. Alzò gli occhi verso Bambi, vedendo il conflitto nei suoi occhi.

«Non devi ricordare per forza adesso», disse con gentilezza. «E se quello che hai dimenticato fosse una cosa spiacevole, dolorosa? Se non fossi pronta? Magari la tua mente vuole prepararti al peggio, forse per proteggerti ancora un po' prima del crollo. Oppure sei in crisi con il copione nuovo tanto da immaginarlo costantemente.»

Le parole di Marshall penetrarono lentamente nella mente di Bambi, portando con sé una strana sensazione di sollievo e paura. Il peso di ciò che aveva dimenticato e la possibilità che fosse qualcosa di terribile, la spaventava. Ma il fatto che lui fosse lì, con la sua calma rassicurante, le dava la forza di affrontare quell'incertezza.

«Non so se posso farcela», sussurrò, le lacrime minacciavano di scendere; Marshall le prese la mano, stringendola con fermezza.

«Non devi farcela da sola. Io sono qui con te. Sempre.»

Bambi annuì, trovando conforto nelle sue parole. Si avvicinò a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.

Se c'era una cosa di lui che le piaceva più di tutto, era l'empatia innata, capace di farle vedere il lato leggero delle questioni serie. Bastava che fosse se stesso: una presenza costante e rassicurante, una parola di conforto quando ne aveva bisogno. Sapeva come sostenerla anche nei momenti di delirio, e la cosa più importante era che le tendeva la mano e la afferrava con tanta determinazione che il tremolio dei suoi nervi svaniva.

Marshall la invitò a trascorrere il resto della serata insieme. Lei accettò senza esitazione: non aveva voglia di tornare a casa, non ancora. Sentiva il bisogno di svagarsi, di allontanarsi dai pensieri opprimenti e di godere di una serata spensierata. E non le importava se il McDonald's con le patatine mosce non fosse il massimo come cena. Fu quello che avvenne dopo a colorare la notte.

Il centro commerciale, con la sua vasta gamma di giochi e intrattenimenti, era il posto perfetto per una serata di evasione. Avevano un borsellino a testa pieno di monete e si lanciarono in una serie di sfide e caos, sbellicandosi dalle risate.

Il primo gioco che scelsero fu l'odiosa macchinetta a pinza per provare a vincere un peluche. La luce intermittente e il suono metallico della macchina si mischiavano ai loro commenti divertiti e alle frustrazioni. Provarono tre volte ciascuno, con mani ferme e occhi concentrati, ma non vinsero nulla.

Poi arrivò il turno di un ragazzo dopo di loro, si avvicinò alla macchina con un'abilità sorprendente e una precisione invidiabile da riuscire a vincere il peluche di Paperino che Marshall e Bambi avevano tanto desiderato. Lo guardarono con occhi sbarrati mentre si allontanava vittorioso.

«Che ingiustizia» commentò Marshall.

«Si chiama culo e noi non ne abbiamo» rise Bambi. «Ma vuoi scommettere che ti batto al ping pong?»

«Ne sei sicura?»

«Abbastanza.»

«Quanta arroganza. Rendiamo la sfida più interessante: chi perde paga la colazione di domani.»

«Sfida accettata!»

Si posizionarono ai lati del tavolo da ping pong.

Marshall, con un sorriso di sfida, chiese: «Pronta per la battaglia?»

Per solidarietà, Bambi gli consentì di battere per primo.

La sfida si scatenò subito, la partita divenne una gara esilarante. Entrambi sgambettavano avanti e indietro per prendere la pallina, ridendo come due ragazzini al luna park. La pallina, bianca e leggera, saltava freneticamente da un punto all'altro del tavolo, rimbalzando sulla superficie.

Marshall, con i suoi movimenti agili e precisi, parve avvicinarsi alla vittoria. Ma proprio quando sembrava che avesse il gioco in mano che Bambi, con uno scatto improvviso e ben piazzato, gli assestò il colpo di grazia, facendo volare la pallina fuori dalla sua portata.

«Beccati questo, stronzo!» esclamò trionfante.

Mentre Marshall incassava il colpo, lo derise scherzosamente, battendo la mano sul tavolo e facendogli un occhiolino.

«Chi è la campionessa del ping pong, ora? E chi è che pagherà la colazione domattina?»

«Stralunata, è quello che faccio tutti i giorni», le fece notare lui, divertito.

«E continuerai a farlo ancora per molto tempo» gli fece la linguaccia.

Si girarono verso l'ingresso principale e notarono che qualcuno stava cercando di fotografarli da lontano, un paparazzo curioso che sembrava attratto dalla loro spensieratezza.

«Forse è meglio spostarsi», suggerì Marshall.

Bambi annuì e insieme si allontanarono, ridendo e chiacchierando mentre si dirigevano verso una zona più appartata.

Il mattino seguente, le foto scattate durante la serata fecero il giro del web. Erano ovunque: sui social media, nei blog di gossip e nelle bacheche di notizie di vari siti.

Le immagini erano accompagnate da titoli e speculazioni riguardo a una possibile relazione tra i due. Ogni angolo del web sembrava esplodere di discussioni e commenti su di loro.

Le caselle di posta di entrambi si riempirono rapidamente di messaggi e richieste di chiarimenti. «C'è qualcosa che dovremmo sapere?» domandavano alcuni. «Qual è il vostro status?» chiedevano altri, tutti curiosi di scoprire se il loro legame fosse qualcosa di più di una semplice amicizia.

Le chiamate arrivarono incessanti, dai giornalisti ai fan, ognuno desideroso di avere una risposta definitiva.

Nonostante la tempesta di attenzioni, né Bambi né Marshall si lasciarono influenzare dai rumors. Non rilasciarono dichiarazioni ufficiali e non smentirono la notizia, preferendo mantenere la loro vita privata fuori dai riflettori di Internet. Continuarono a vivere la quotidianità, concentrandosi sul lavoro e sulle passioni senza lasciarsi travolgere dalla frenesia mediatica.

Le riprese del film proseguirono a ritmo serrato. Tra errori, scene girate e rigirate e guasti imprevisti, la storia era ormai quasi giunta al termine. Nonostante le sfide, l'energia e l'impegno della troupe erano palpabili. Ogni membro del cast, e il regista in particolare, erano entusiasti dei progressi e dei risultati. La dedizione e la passione di tutti era evidente e l'atmosfera sul set era carica di eccitazione e soddisfazione.

Durante una pausa, mentre il set era avvolto in un momento di calma, Marshall si presentò nel camerino con un sacchetto regalo tra le mani. La busta, elegante e raffinata, proveniva da una gioielleria. Era di carta bianca con bordi gialli, e un piccolo nastro dorato la adornava. Si avvicinò alla sua amica, le sorrise attraverso lo specchio e si chinò per abbracciarla.

«Questo è per te» le disse. «Ho seguito i tuoi consigli e devo ammettere che sto molto meglio, soprattutto con lo stomaco. Vedilo come un mio modo per ringraziarti.»

«Non dico mai di no ai regali» sorrise Bambi.

Emozionata, abbandonò la spazzola sul tavolo con cui si stava spazzolando i capelli e scartò il suo regalo.

«Wow, caspita! È stupendo.»

«C'è dell'altro. Guarda bene.»

Effettivamente...

«Marshall... non ho parole.»

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