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Animi Affini

Era stata una settimana orribile. La bambina non aveva aperto bocca, mangiava solo se gli veniva ordinato e beveva di rado, ormai aveva iniziato ad ambientarsi e non aspettava più un comando, ma io non sapevo cosa fare. Non riuscivo in alcun modo a comunicare con lei, non ero riuscito nemmeno a farmi dire il suo nome e, senza quell'informazione, non sarebbero andati lontano nelle ricerche. Guardai la piccola stesa dall'altro lato del letto matrimoniale, avevano iniziato a dormire insieme a causa dei suoi continui incubi. Ogni notte si svegliava piangendo e io non sempre riuscivo a calmarla, era stato Theo a dirmi che ogni volta che uno dei suoi bambini aveva un incubo, sua moglie permetteva loro di dormire nel lettone. Perciò mi ero armato di pazienza e in tutti i modi stavo provando a farla uscire dal suo guscio. Domani era Domenica, quindi avrei potuto passare il giorno con la bambina sperando di riuscire a comprendere quell'anima affine alla mia. Doveva sentirsi spaesata e sola, in balia di uno sconosciuto che l'aveva salvata e la sua famiglia doveva mancarle però avvertivo qualcosa di strano in questa faccenda. Aveva otto anni e sembrava ignara del mondo, osservava tutto come se fosse la prima volta ed era molto frustrante il fatto che quel mago non parlasse, non erano riusciti nemmeno a identificarlo. Se in una settimana le indagini erano già ad un punto morto dubitavo di riuscire a ricongiungere la bambina con i suoi genitori.

Erano le sei del mattino quando finalmente mi alzai dal letto dopo notte passata a riflettere sul da farsi. Era compito mio prendermi cura di quella fragile creatura, mi ricordava certi aspetti della mia infanzia per questo cercavo di fare di tutto per lei dal tirarla su di morale al farla sorridere luminosamente. Perché alla fine non c'è nulla a questo mondo che ti appaga se non il sorriso di un bambino, il suo tuttavia non era quel bel sorriso pieno ma uno blando, lievemente accennato. Iniziai a preparare l'impasto dei pancakes mentre tentai di prendere il cellulare sul ripiano per rispondere a telefono. « Draco come stai? » mi chiese mentre io inarcai un sopracciglio, ormai lo conoscevo ed ero certo che quella Domenica l'avrei passata con un tarlo in testa. « L'indagine si è complicata, per i fascicoli abbiamo dovuto chiedere una collaborazione...con Harry Potter, il capo degli Auror britannici. » Posai la ciotola. « Zabini ripeti. » Erano poche le volte in cui lo chiamavo per cognome, ma questa notizia era...troppo grande da digerire. Non volevo tornare in Britannia prima di un altro anno ma se il fascicolo apparteneva al Consiglio della Magia dell'Inghilterra, voleva significare che il mago nero era di quelle zone e probabilmente anche la bimba. « Hai capito bene, Malfoy. » Sospirai sommessamente.

«Dovremmo partire fra una settimana? Ma non parla ancora. »
Esclamai mentre iniziai ad alterarmi.
Non potevano pretendere che partissimo immediatamente per Londra, certo era la nostra unica traccia ma arrivati lì saremmo stati nuovamente punto e daccapo. Se non riusciamo ad ottenere le informazioni necessarie non possiamo procedere, arrivati a Londra rischieremmo di alterare anche il ministro inglese. Preparai il tavolo accorgendomi che mancasse lo sciroppo d'acero e scesi le scale per andare a comprarlo. Fortunatamente proprio sottocasa avevo un minimarket aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Ritornai sopra dopo forse un buon quarto d'ora, non pensavo ci fosse tutta quella fila alla cassa, mi augurai intanto che la piccola non si fosse svegliata. Quando tornai sopra la trovai seduta a terra a fissarmi, mi corse subito dopo incontro con le lacrime agli occhi ed io le accarezzai la testa. «Non...farlo più...» Era stato appena udibile ma l'avevo udita.
«Va bene, non ti lascerò più te lo prometto. Ti va di dirmi come ti chiami?» Esclamai andando verso la cucina e lei mi seguì dietro di me.
« Aurora... è il mio nome. » Spiegò quando la guardai sorpreso ed io le sorrisi. « È un nome stupendo. »
Affermai mettendola in imbarazzo.
« Ti va di fare colazione? » Chiesi mentre misi lo sciroppo d'acero sui due piatti e li posai sul tavolo.

Dopo la colazione le dissi di cambiarsi perché saremmo andati a fare un giro.
Le sorrisi non appena uscii dalla stanza e presa la spazzola le sistemai i capelli. Il sole fortunatamente non arrivava a fare  battere i caldissimi raggi sul piccolo parco giochi, e ciò avrebbe permesso ad Aurora di poter giocare a lungo.  « Mi spingeresti? » Sorrisi annuendo mentre la seguii nella corsa alle altalene, fortunatamente avevo fatto pratica con i miei nipoti.  Quando il telefono squillò decisi di ignorarlo, volevo godermi quella Domenica senza dover pensare a nulla. Restammo lì per qualche ora, Aurora aveva voluto provare tutto ed io ero riuscita a convincerla solo con la promessa di prenderle un gelato lungo la strada.

Ci fermammo all'All Cream, una gelateria artigianale che possedeva tutti i gusti del mondo. Prendemmo due gelati, lei scelse forse attirata dai colori il cioccolato con il lampone ed io presi un gelato al  melone pane con punte di meloncello. Risposi seccato all'ennesimo squillo mentre la voce di Blaise mi informava del volo prenotato per Londra l'indomani mattina.  Rotai gli occhi al cielo sconsolato e guardai la piccola che stava mangiando contenta il suo gelato.

Quella sera non riuscii a chiudere occhio, tornare a casa per me voleva dire dover affrontare il mio passato. In America avevo trovato il modo di non pensare a quanto accaduto ma adesso ritrovarmi faccia a faccia con i miei genitori mi metteva ansia. Ero letteralmente sparito, inoltre rivedere e collaborare con Harry Potter...sarebbe stato decisamente strano. Ma il vero problema era lei, la persona a cui dovevo molte scuse per il mio comportamento inaccettabile.
Il nome di Hermione Granger nel mio campo era molto noto, è la maga più giovane che abbia mai ricoperto il ruolo di ministro. Con lei avevo sbagliato tutto e speravo che potesse perdonarmi per aver reso un inferno la sua vita. Solo maturando avevo compreso i miei errori, tuttavia voglio credere di essere ancora in tempo per rimediare. Sospirai rigirandomi nel letto, domani sicuramente non avrei avuto una bella cera.

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