Capitolo 4: Zampilli
«Ahia!», urla qualcuno dietro di me in tono dolorante.
Una volta ritrovato l'equilibrio, mi volto per assicurarmi della sua incolumità, quando la ritrovo sprofondata a terra, tra la sabbia, che scruta la pianta del suo piede, su cui si è formato un taglietto, dal quale fuoriesce una goccia di sangue.
«Che è successo?», domando, leggermente spaventato, prima di porgerle la mano.
«Niente di che. E' solo un taglietto...», esclama sfoderando uno di quei suoi sorrisi che le fanno sbucare le fossette sulle guance colorite, prima di afferrare la mia mano e aiutarsi a raggiungere la nostra altezza con il piede incolume.
La faccio adagiare su uno scoglio dalla base piuttosto piatta, mentre Benjo corre in nostro aiuto.
«Serve dell'acqua!», ulula Savannah, mentre il ragazzo dai dreads svuota con un sorso la sua birra, per poi raccogliere dell'acqua salata attraverso essa.
Afferro la bottiglia dal vetro verdastro, facendo scorrere la sostanza direttamente sulla sua ferita.
Una smorfia di dolore, nascosta dal sorriso divertito, le sfiora il volto, ma poco dopo si rilassa, quando il vetro freddo della bottiglia entra a contatto con la sua pelle, bianco latte.
«Va meglio?», domando senza smettere di premerle la Beck's contro.
Annuisce, mentre le gote prendono ad arrossarsi ancor di più.
Nel frattempo Savannah e Benjo cominciano a scrutare tra le insenature strette degli scogli, cercando qualcosa di incognito.
«Che stanno facendo?», domando ad Aubree in un sibilo, facendo un cenno col capo ai due, che si spintonano a vicenda.
Aubree sogghigna. «Cercano sassi piatti... Guarda!», si china su sè stessa a raccogliere un piccolo sassolino piuttosto appiattito, richiamando poi l'attenzione degli amici, lanciandolo a Benjamin. «Vai, Benjo... Facci vedere!», gli grida.
Benjo afferra il ciottolo al volo, per poi strizzarle l'occhio.
Con un'agile mossa, lo fa saettare in direzione del mare e facendolo sobbalzare più volte sulla superficie dell'acqua, che zampilla ogni volta che il sassolino la sfiora.
«Io ne ho contati quattro!», grida Savannah saltellando su sé stessa, portandosi le mani alla bocca, come se il compare avesse battuto un qualche misterioso record mondiale.
Dopodiché le salta in braccio, portandogli le braccia attorno al collo.
«C'è del tenero, tra voi due?», domando, sentendomi subito diventare un peperone, data l'indiscretezza della mia domanda.
Gli sguardi di Savannah e Benjo si incontrano per un attimo, prima di sprofondare in un'enfatica risata, in grado di rimbombare per tutta la spiaggia, mentre Aubree si asciuga una lacrima che le sgorga fuori dagli occhi corvini, dovuta allo sforzo della sghignazzata.
«Dio, no!», esclama la ragazza dai capelli crespi e arruffati.
«Lei... lei ha altri gusti...», interviene lui, prima di ricevere una severa pacca sulla spalla da lei.
Non credo di aver capito bene, dal momento che mi ritrovo con un'espressione da ebete impressa sul viso.
Tuttavia, ogni mio dubbio viene smentito quando Savannah indica una coraggiosa ragazza che, sdraiata su un telo da mare con indosso un reggiseno e un paio di jeans molto attillati, si gode i primi raggi solari della California.
«Oh... Capisco... », tento di celare il mio disagio grattandomi insistentemente la nuca, nonostante sia consapevole di non essere riuscito nella mia impresa.
Dopo un paio di minuti in silenzio, le discussioni prendono nuovamente a fare il proprio corso.
Trattiamo svariati argomenti: della passione sfegatata di Benjo per la chitarra, che sia classica o che sia elettrica, della passione di Savannah per le ragazze dai capelli biondi e boccolosi, della mia passione per... Nah, io non ho passioni.
Voglio dire, trascorro il tempo libero a giocare alla Play Station, e l'emozione più grande che ho provato nei miei diciott'anni di vita è stata quando sono riuscito a sconfiggere l'esercito nemico su Call of Duty, dopo mesi di tentativi.
Io e Aubree, infatti, ci limitiamo a ridere o ad annuire ad ogni aneddoto che i due ci raccontano, come se stessero mettendo in atto una scena teatrale.
Nonostante non mi senta ancora pienamente a mio agio, non posso negare che la particolarità di questi tre ragazzi, poco a poco, mi sorprende sempre più.
Per un attimo, ho come la sensazione di non trovarmi più alla base della piramide della società scolastica, piuttosto... Credo che farei parte, almeno attualmente, della categoria strani, se solo esistesse. Tuttavia, sono certo del fatto che si tratti di un fatto pienamente momentaneo e che domani tornerò a precipitare nel mio oblio... Un oblio di solitudine, noia e monotonia.
[...]
Dopo un tempo a me indefinito, ma sicuramente non breve, il sole prende ad avvicinarsi sempre più all'orizzonte, creando una composizione di colori caldi nel cielo rosso, che si mescola con delle striature alcune rosate, altre giallastre.
Sto trascinando Aubree, che si muove saltellando su un piede solo, tenendola salda per la vita alla quale stringo attorno il mio braccio.
Noto più volte che Benjo tenta di farmi l'occhiolino, ma lo evito di proposito: sono certo del fatto che mi ritroverei ancor più a disagio di quanto io già non sia.
«Wayne...», mi chiama lei. «Ti dispiacerebbe rimanere dietro, sul furgone, con me?»
Annuisco, sentendomi infuocare il volto.
La aiuto a salire, sistemandola su un cuscino verde acido, mentre picchio sul tettuccio, per avvertire Benjo del fatto che può partire.
Il furgone si muove dopo un attimo di esitazione, e percorriamo la strada di ritorno, mentre nell'aria si diffonde l'aspra musica proveniente dalla radio del conducente.
Il vento mi sferza la faccia, mentre osservo le palme dondolare sotto la spinta di esso.
Sento come il bisogno di alzarmi in piedi, ed è ciò che faccio. Mi aggrappo al tettuccio per un secondo, prima di alzare le braccia al cielo, sentendomi solleticare i polpastrelli sotto la spinta delle folate con cui si scontrano. Sento gli occhi di Aubree scrutarmi da cima a fondo, e una volta essermi voltato nella sua direzione, incontro il suo volto nascosto dai capelli scompigliati.
Tuttavia, intravedo la fossetta, che mi piace tanto, bucarle la guancia.
Per la prima volta in questi stramaledetti diciott'anni, mi sento libero, nonostante sia consapevole del fatto che si tratti solamente di una percezione momentanea.
https://youtu.be/9sblw3i2Rl8
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