Capitolo 16: Cucù!
I piedi vengono travolti da un'esauriente sensazione di freschezza a contatto con l'acqua dell'Oceano Pacifico, in netto contrasto con la torrida sabbia appena oltrepassata.
Ci troviamo sulla sponda del molo dell'East-Beach, intenti a contemplare le innumerevoli barche che costeggiano la riva, barcollando sotto la spinta delle onde.
I raggi del sole, ancora alto, ci colpiscono in pieno viso donandoci un'istantanea calura, osteggiata dalla piacevole brezza che consente alle nostre chiome di svolazzare sotto la sua esortazione.
I versi dei gabbiani, che nel corso delle loro trasvolate si piazzano sulle draglie delle barchette, gracchiano nelle mie orecchie, mentre le travi, proprio sotto di noi, cigolano ad ogni nostro minimo spostamento.
Benjo inspira a pieni polmoni l'inconfondibile fragranza algosa, che in un certo senso ho sempre trovato confortante.
«Non vi manca l'essere bambini?», esordisce Savannah che si è dimostrata taciturna per tutto il burrascoso tragitto.
Benjo e Aubree annuiscono insistentemente.
«Già...», mi lascio sfuggire in uno sbuffo, forse ostentando più malinconia del dovuto, guadagnandomi così degli sguardi indagatori che mi scrutano da cima a fondo.
Savannah aggrotta la fronte, prima di sollevarsi a fatica sui suoi palmi e sistemarsi in piedi.
Si porta le mani sui fianchi e divarica leggermente le gambe, con lo sguardo fisso proprio verso l'orizzonte. «E allora facciamolo! Torniamo bambini, per un giorno!», esclama in tutta sicurezza. «Giochiamo a nascondino!»
La osservo di sbieco, dal basso, continuando a dondolare i piedi facendo zampillare l'acqua salata sotto i miei calci.
Sto per rispondere, ma Aubree mi interrompe. «Non dirai sul serio?», domanda colpita da un'insolita scrupolosità.
Savannah annuisce con aria saccente, mentre Benjo irrompe nello scenario.
«Io ci sto.», esclama entusiasta. Come non detto.
Il volto dei tre, ora, trabocca di trepidazione, mentre io realizzo che la mia fine non sarà poi così lontana.
***
Dopo avermi scongiurato e spergiurato in qualsiasi idioma esistente al mondo, e dopo aver spolverato le regole principali di questo gioco intramontabile, eccomi qui, a correre come un idiota in maniera affannosa, mentre Benjo, che fa la conta proprio all'argine del molo in legno, scandisce urlando i numeri del nostro tempo rimanente.
Anche Aubree e Savannah non sembrano essere turbate dalla miriade di turisti che li scrutano con aria discernente. Io, invece, rallento il passo ogni qualvolta incontro qualsiasi forma di essere umano: che si tratti di un'anziana signora dalla pelle pallida, o un bambino che trascina a riva secchielli di ogni forma e genere.
Le due ragazze sembrano essersi dirette all'interno della pineta: Scelta fin troppo banale.
Io, stavolta, voglio stupire tutti.
Voglio dire, sono sempre stato in capo in nascondino, e non ho di certo intenzione di deludere le aspettative di quei burloni.
Scruto a destra e a sinistra, mentre i numeri che Benjo grida a squarciagola mi lasciano intendere che non rimane affatto molto tempo: «Cinque... Quattro...».
Un'insensata ansia mi solletica le punte dei piedi. Diamine, Wayne... E' solo un gioco!
Sono tentato di scavare una fossa abbastanza grande da potermi seppellire, ma il tempo non lascia scampo. Indago la zona circostante mentre una goccia di sudore scende lungo la mia fronte.
«Tre... Due...», continua il ragazzo dai dreads, che dondola su sè stesso con gli occhi nascosti dalle sue mani. I piedi che fanno stridere le assi del molo.
Tuttavia, la visione della sua figura è ostruita dalla presenza di un'imponente barca a vela.
Aspetta... Le barche!
Filo lungo la banchina in legno, allontanandomi il più possibile da Benjo, mentre scruto ogni singolo battello che sfila lungo la mia traiettoria.
Opto per una semplice barca a vela, così da non dare troppo nell'occhio...
Prego il Signore che si tratti di un bastimento abbandonato, data la tolda quasi completamente scrostata.
Un maleodorante telo sui toni del blu copre la zona del timone, tuttavia, non sono affatto propenso ad entrare in contatto con quel tessuto melmoso.
Il tempo, però, non mi dà tregua, ed estremamente riluttante mi ritrovo costretto a nascondermici sotto, proprio quando il countdown cessa.
«Chi c'è c'è, chi non c'è non c'è!», esclama lui proprio come fanno i bambini delle elementari al termine della conta, non permettendomi di trattenere una risata.
Un'ondata di irrequietudine mi travolge, più per il timore di essere scovato da qualcuno di incognito che per il gioco in sé.
Passano una manciata di minuti, quando sento scuotere il telo sopra la mia figura rannicchiata.
Come diavolo ha fatto a trovarmi? domando tra me e me, mentre il cuore mi si piazza proprio in mezzo alla gola quando una voce estranea raggiunge i miei timpani.
«Altri vandali? Non se ne può più!», esordisce qualcuno con tono esasperato. «Fuori di qui!», grida poi in maniera ancor più severa, tentando di scrollarmi il telo di dosso.
La mia pupilla destra viene presa d'assalto da un maledetto raggio di sole, prima di incontrare gli occhi dell'evidente proprietario, che aggrotta la fronte una volta avermi scorto, probabilmente di fronte al mio lampante impallidimento.
Una straziante sensazione di nausea si impossessa di me, anche se non so se scaricare la colpa sul mio imbarazzo devastante o sul dondolare continuo di quest'imbarcazione.
Lo spallato giovincello di fronte a me, sulla trentina, mi prende per un braccio, stringendo talmente tanto da lasciarmi il segno delle sue dita impresse sulla mia pelle, una volta divincolatomi dalla sua presa.
Gli occhi gli si gonfiano di rabbia, e capisco che non mi lascerà stare finché non mi giustificherò in qualche modo.
«Mi... Mi dispiace!», tento di scusarmi mentre la sua presa si fa ancor più salda, quando una voce interrompe questa raccapricciante situazione.
«Figliolo, dove ti eri cacciato?», domanda qualcuno nella nostra direzione.
Un signore anziano, dall'aspetto piuttosto trascurato, ci fissa impalato, tenendo il piede saldo sul bordo della piccola imbarcazione proprio di fianco a questa.
Che sia suo padre?
«Wayne... Dico a te!», fa poi marcando il mio nome, cogliendomi di sasso.
Come diavolo sa come mi chiamo?
Nel frattempo il ragazzotto molla la presa, finalmente.
Tuttavia, ormai il dolore è svanito, data l'infinita concentrazione nei confronti del burbero uomo di fronte a me.
Lo osservo da cima a fondo: i capelli e la barba arruffati, di un bianco lampante, tenuti nascosti sotto un cappellino da pescatore, gli occhi che quasi svaniscono sotto l'immensità delle folte sopracciglia ingrigite, un gilet nero che gli tenta invano di celare il pancione pronunciato, dei semplici pantaloni di tela e degli stivali in gomma che gli arrivano sino al ginocchio.
Sposto poi lo sguardo poco al di sotto dei suoi piedi, dove una manifesta scritta funge da calamita per i miei occhi.
''Lucy 27''. La scritta rossa stampata sull'Opera morta (*) a caratteri cubitali non mi lascia alcun dubbio: Sono proprio al posto giusto, penso mentre Aubree, Benjo e Savannah mi raggiungono.
Il terrore stampato sui loro volti.
«Che succede, qui?», sibila Savannah passando in rassegna con lo sguardo prima il mio volto atterrito, poi quello furente del ragazzotto e infine l'incognito signore aldilà della barchetta, che si limita ad osservarci con un'insolita aria divertita.
(*) Opera Morta: parete esterna della barca.
**************************Eccomi ragazzi!
Che dire, ero molto incerta sul fatto di pubblicare un ulteriore capitolo di questa storia, data una serie di osservazioni che mi hanno dato da pensare parecchio sulla trama, e purtroppo non in senso positivo.
Ecco perché oggi sono qui per porvi alcuni quesiti, giusto per avere bene l'idea di cosa effettivamente ne pensate:
- Volete il continuo? Oppure credete che quest'opera non valga la pena di essere letta?
- Il capitolo vi è piaciuto? Trovate qualcosa che stoni?
- La trama, a vostro parere, risulta banale o si sta sviluppando abbastanza bene?
- Infine, i personaggi risultano scontati?
Mi sarebbe davvero utile un vostro parere sincero, dato che sono veramente in dubbio a seguito di alcune puntualizzazioni fatte recentemente. Grazie in ogni caso :*
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro