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La neve scendeva copiosa sulle strade di Mosca, in quell'inverno russo particolarmente gelido e lungo; era come se il cielo cercasse in qualche modo di coprire con quel manto bianco le macchie di sangue che imbrattavano le vie della città, i suoi vicoli oscuri, i suoi marciapiedi, i suoi locali; come se volesse soffocare le grida, i pianti, i lamenti di dolore e le maledizioni che riecheggiavano nelle grandi dimore dei mafiosi russi più ricchi e in quelle più piccole e dimesse dei criminali dei bassifondi.
Se esisteva un Dio, da qualche parte, forse si stava vergognando di quello che aveva lasciato fare ai suoi figli durante quelle notti, si vergognava così tanto da mandare tutta quella neve per tentare di coprire le tracce, per provare a nascondere i suoi errori, per non vedere cosa aveva permesso.
Dimitri Goryalef non credeva in Dio, in nessun Dio; anche se mai ne fosse esistito uno, non avrebbe mai riposto la sua fiducia in qualcuno che dimostrava di essere troppo distratto per vedere che il sangue di innocenti veniva versato, o peggio, che godeva nel vederlo versare.
Perché se stava succedendo quello che stava succedendo, o Dio era distratto o era perverso.
Dimitri osservava le luci di Mosca oltre la finestra del soggiorno di casa Goryalef, ancora vestita a lutto per la morte di sua madre, le braccia incrociate e il volto che si rifletteva nel vetro. Aveva poco più di vent'anni, eppure l'immagine che riusciva a scorgere era quella di un uomo, un uomo scuro dietro quella barba ancora corta, un uomo che portava il fardello di troppe verità nascoste.
Era questo il Dio in cui aveva creduto sua madre? Quello che la lasciava morire ammazzata con una pallottola piantata in testa, in un qualsiasi vicolo di Mosca, lontana dai suoi figli, indifesa?
L'omicidio di Indira Goryalef per mano di Vladimir Buinov era il punto di non ritorno della loro famiglia, e di quello di tutta la comunità criminale di Mosca. L'antica e sacra regola che nessun Dio aveva dettato, ma che loro avevano scelto di accettare, era stata infranta. Una donna innocente era stata uccisa per una faida familiare tra uomini, e questo significava solo che quel poco in cui aveva creduto fino a quel momento non esisteva più.
Dimitri strinse le labbra, mentre i suoi occhi percorrevano la strada di sotto; un grosso suv nero era parcheggiato a fari accesi vicino al marciapiedi, a controllare chi cercava di accedere al palazzo. Oltre a lui, solo neve e silenzio, perché anche la gente comune in quei giorni aveva paura, del freddo e della violenza.
‹‹ Che cosa stai guardando, ragazzo? ››.
Dimitri non si voltò quando suo zio Boris gli si affiancò, gli occhi sfuggenti che seguivano il suo sguardo, i capelli lunghi e striati di grigio trattenuti in una coda bassa. Giocava con l'anello d'oro che portava al dito medio, ma non sembrava nervoso.
‹‹ I demoni che si nascondono sotto la neve ›› rispose Dimitri, a voce bassa.
Boris si lasciò andare a una smorfia.
‹‹ Vuoi dargli la caccia? ››.
‹‹ Molti dei miei cugini sono stati uccisi ›› rispose Dimitri tra i denti, ‹‹ Mio padre è stato ucciso. Mia madre è stata uccisa . Dietro tutto questo sangue c'è una sola persona, e la vita di una sola persona non può valere quella della nostra famiglia. Darò la caccia a tutti coloro che servirà cacciare ››.
La mano di Boris si strinse sulla sua spalla, e solo allora Dimitri si voltò appena a guardarlo. Non aveva mai amato particolarmente suo zio, ma era pur sempre il fratello di suo padre, e nei suoi occhi leggeva il dolore di quella perdita. Lo stesso dolore che lui riusciva a tenere nascosto, chiuso nel fondo dello stomaco, che si mescolava alla rabbia e al disgusto.
‹‹ Molte famiglie di Mosca sono con noi ›› disse lentamente Boris, ‹‹ La morte di Indira ha scosso nel profondo. Proprio poco fa ho ricevuto la telefonata dei Lavinka: se vogliamo aiuto, ce lo daranno. Le famiglie sono tutte in attesa di una presa di posizione della Lince, ma sono pronte alle armi... ››.
‹‹ La Lince non si esporrà ›› ribatté Dimitri, ‹‹ Non in questa storia. Sono faccende familiari, e la Lince non mette il naso in questa cose, sai come funziona ››.
"La Lince non si esporrà, perché dietro quel soprannome adesso si nasconde qualcuno che forse avrei dovuto essere io".
Per un attimo nella mente di Dimitri balenò l'idea di rivelare tutto a Boris; rivelargli che suo padre Liev Goryalef era stato la Lince, che Vladimir Buinov lo aveva fatto uccidere per poterne prendere il posto prima che Liev stesso lo lasciasse a Dimitri. E che mentre loro tentavano di uccidersi a vicenda, qualcuno che forse conosceva i segreti della Lince ne aveva preso il posto, barricandosi dietro i Referenti e rendendo impossibile scoprire chi ne avesse preso il posto.
Ma non lo fece; rimase in silenzio, perché qualcosa gli disse che Boris avrebbe voluto il posto di Lince tanto quanto Vladimir Buinov.
"Sarai un capo perfetto, Dimitri, proprio perché quel posto tu non lo vuoi".
Le parole di Liev gli rimbombavano nella testa, mentre ricordava una delle poche regole di suo padre che aveva sempre accettato: mai immischiarsi negli affari di famiglia, quando innocenti non ne erano toccati. Solo che ora lo erano, e la Lince era morta.
La mano di Boris si strinse sulla sua spalla di nuovo, e Dimitri fissò la neve lungo le strade di Mosca.
‹‹ Interverrà. Abbi fiducia ragazzo ›› disse Boris, ‹‹ Abbi fiducia ››.
Boris si allontanò, e Dimitri rimase a fissare la notte dalla finestra. Nell'esatto istante in cui suo zio mise piede fuori dalla stanza, qualcun altro bussò e dal modo in cui lo fece comprese di chi si trattava.
Emilian.
‹‹ Ci siamo quasi, manca solo Yosif, e la riunione può iniziare ››.
Il profilo dal naso pronunciato di Emilian si stagliò al suo fianco e Dimitri si voltò completamente verso di lui. Il viso irregolare dai tratti duri e aggressivi di suo cugino sembrava più tirato di quanto non era mai stato, come se fossero giorni che non dormiva. Era la realtà.
‹‹ Come stai, Dimitri? ›› domandò.
‹‹ Abbastanza bene da essere riuscito a decidere cosa fare ›› rispose solo, ‹‹ Con o senza l'appoggio della famiglia. Cosa si dice in giro? ››.
‹‹ Sono stato a Fili, e mi hanno riferito quasi con certezza che Buinov e i suoi si nascondono probabilmente a Troick ›› rispose Emilian, ‹‹ È gente affidabile, li conosco. Stanno cercando altri alleati, e non lasceranno la città finché non avranno ottenuto quello che vogliono ››.
‹‹ Buinov vuole me ›› ribatté Dimitri.
Emilian lo guardò, in silenzio. Non avrebbe fatto domande, non le aveva mai fatte da quando Liev era morto, come se sapesse già che la semplice faida familiare che sembrava essersi innescata per la mano di Lora in realtà era tutt'altro. Non erano fratelli, perché nemmeno con i suoi fratelli biologici, Lora esclusa, Dimitri era riuscito ad avere un legame così forte; Emilian era uno dei pochi che sapeva accettare il suo silenzio da quando aveva memoria. Erano cresciuti insieme, avevano condiviso molto, si erano supportati e aiutati sempre, anche quando le azioni dell'altro erano al momento incomprensibili.
Era ora di mettere in tavola le carte, glielo doveva. Probabilmente la brutta faccia di Emilian era l'unica della quale Dimitri si sarebbe fidato fino alla morte.
‹‹ Che cosa dobbiamo fare? ›› gli domandò solo suo cugino.
‹‹ Proteggere la nostra famiglia ›› rispose Dimitri, ‹‹ In questo momento è l'unica cosa che conta. Dobbiamo fare in modo che stasera ci concedano di chiedere aiuto ai Pavlov e agli Smirnof ››.
‹‹ Non sarà semplice ›› ribatté Emilian, ‹‹ Ti vedono ancora troppo giovane per poter dare ordini... E nostro zio non vuole avere a che fare con i Pavlov. Non devo ricordarti perché ››.
‹‹ Troverò il modo di farmi ascoltare ›› ribatté Dimitri, ‹‹ Non possiamo perdere tempo ad aspettare che decidano chi di loro deve prendere il posto come capo famiglia... Ogni ora che passa, Buinov guadagna alleati e noi li perdiamo. Dobbiamo solo fare in modo che le mie sorelle siano al sicuro... Dopo potremo fare tutto quello che è necessario. Ci sono cariche più importanti di quelli di un capo famiglia ››.
Rimase in silenzio, gli occhi puntati su suo cugino.
Emilian lo fissò; le sue sopracciglia nere si aggrottarono, dando al suo volto un'espressione ancora più arcigna. I suoi occhi chiarissimi vennero attraversati da un bagliore di consapevolezza, la mascella squadrata si contrasse, ma dalla bocca di suo cugino non uscì una parola.
L'unica cosa che fece fu quella di stringere il pugno della mano destra e portarlo all'altezza del cuore, in un gesto incredibilmente solenne. Una folata di vento fuori dalla finestra fece vorticare la neve, un fischio gelido in quella notte di segreti.
Dimitri annuì, mentre il pugnale dalla testa di Lince, appartenuto a suo padre, pesava incredibilmente nella tua tasca, quasi quanto il suo stomaco al pensiero di ciò che rimaneva della sua famiglia.
Emilian aveva capito, non c'erano bisogno di spiegazioni, e lui ringraziò che suo cugino fosse ancora lì.
Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio denso, fatto di ricordi, fatto di consapevolezze; Dimitri tornò a guardare fuori, nella neve fresca, la luce delle finestre che illuminava il nero dell'inverno. Sentì gli occhi chiari di Emilian addosso per una frazione di secondo; stava pensando la stessa cosa che aveva pensato lui.
A soli ventitré anni, Dimitri Goryalef si ritrovava esattamente dove non avrebbe mai voluto stare.
A capo della malavita organizzata di Mosca, quando avrebbe voluto mollare tutto e scegliersi una vita normale e onesta.
Quante volte aveva desiderato poter sfuggire al proprio destino, ed essere qualcun altro?
Quante volte si era chiesto come abbandonare il suo nome senza che nessuno potesse essere messo in pericolo per via delle sue scelte?
Quante volte era stato pronto a rinnegare suo padre e sua madre, pur di salvare sua sorella gemella?
Tante, troppe, ma Lora non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia; non avrebbe mai tradito sua madre e suo padre per salvarsi da una vita a metà.
L'aveva sempre saputo.
Ora il destino aveva deciso di stringergli il cappio al collo, così stretto da costringerlo a riuscire a costringerlo a fare esattamente quello che tutti avevano sempre voluto da lui.
Essere il criminale russo Dimitri Goryalef, ed essere la Lince.
Se essere se stesso in quei mesi ormai era qualcosa che ormai non avrebbe più cambiato, essere la Lince gli era stato risparmiato, per il momento. Perché chi si era appropriato immeritatamente del posto di suo padre, quella notte in cui Liev era stato ammazzato in un vicolo buio di Mosca, gli stava dando il tempo di dedicarsi alla cosa più importante, mettere al sicuro le sue sorelle.
In quel momento, paradossalmente, era grado a chi si nascondeva dietro una voce camuffata e nell'ombra dei Referenti gestendo ciò che lui non avrebbe mai voluto gestire.
Emilian si mosse verso la credenza all'angolo della stanza, e senza dire nulla tirò fuori due bicchieri che riempì di vodka. Dimitri prese il suo, e insieme brindarono a quella rivelazione, in un silenzio surreale, senza guardarsi in faccia.
‹‹ Questo cambia tutto ›› sussurrò alla fine suo cugino, facendo tintinnare il bicchiere sul tavolo.
‹‹ Non cambia tutto ›› ribatté Dimitri, ‹‹ Ma molte cose sì. Andiamo ››.
L'appartamento all'ultimo piano del palazzo della famiglia Goryalef era da sempre adibito a sala riunioni; il soggiorno immenso, arredato con mobili antichi, godeva dell'intera vista di Mosca attraverso una grande vetrata senza tende; era come se quella casa dichiarasse a chi la frequentava che chi sedeva lì aveva e avrebbe avuto il controllo della città.
Non si discostava poi molto dalla realtà.
In piedi o seduti, gli uomini della famiglia aspettavano che la riunione avesse inizio; nessuna donna era presente e nessuna lo sarebbe stata, perché tutte avevano conservato il loro diritto a rimanere fuori dagli affari criminali e il loro volere sarebbe stato rispettato. Era la legge della Russia.
Eppure anche sua madre aveva fatto quella scelta, e ora si trovava seppellita in un cimitero di fianco a suo marito, che aveva sempre amato ma del quale non aveva mai saputo della vera identità come Lince.
Dimitri si lasciò andare a un sospiro, mentre l'odore di sigaro lo avvolgeva, impregnando i vecchi mobili della sala, vecchi come le regole della Russia che ormai stavano crollando sotto i colpi di chi non le rispettava più per avidità, per brama, per sete di un potere che non portava altro che morte.
"Siamo criminali Dimitri, ma ci sono limiti che non vanno oltrepassati" diceva suo padre, "E questi limiti sono sacri. Uccidiamo chi merita di essere ucciso, risparmiamo chi merita di essere risparmiato... Non dobbiamo rompere questo equilibrio, mai; perché se infrangi queste regole, non sei più un uomo d'onore. Non sei più degno del nostro rispetto, non sarai più accolto nel momento del bisogno. Non potrai più dormire sonni tranquilli. E Dio non ti perdonerà; getterà su di te e sulla tua famiglia maledizioni e sfortune. Questo hanno sempre detto i nostri vecchi, e questo noi abbiamo sempre rispettato".
Dimitri non ne aveva mai fatto una questione di Dio, e probabilmente nemmeno suo padre; era solo rispetto e onore, di sé e di chi non era in grado di difendersi dalla violenza immotivata che permeava il suo mondo.
Sospirò di nuovo e si incamminò lungo la sala, Emilian dietro di lui.
Nella disposizione delle persone, era stata rispettata la solita gerarchia; i più anziani, come Sasha e August, i gemelli cugini acquisiti di suo padre Liev, erano seduti sui divani, vicini al capo famiglia, che stava di solito sulla sedia di legno nero intarsiato al centro del soggiorno. Via via più lontani, gli altri membri in ordine di età, come Radim, Boris, Efim, seduti o in piedi; in fondo, proprio con le spalle alla vetrata, i più giovani a cui non era ancora permessa nemmeno una sedia.
Dimitri attraversò la stanza, ma con sorpresa di Emilian non raggiunse la vetrata dove era sempre stato autorizzato a stare, anche quando suo padre era ancora vivo; si fermò prima e rimase in piedi, proprio di fianco a Radim, seduto sul divano. Gli fece un cenno, ed Emilian non si mosse, come se avesse accettato la sua presa di posizione nella riunione.
A suo padre erano sempre piaciute quelle gerarchie; a lui no, per niente. Erano retaggi vecchi e senza senso, soprattutto ora che tutto quello che aveva professato suo padre sembrava crollare come un vecchio castello pericolante. Non avrebbe più accettato giochetti di potere, anche se non aveva nessuna autorità formale nella riunione.
Non poteva più permettersi di rimanere nell'ombra; le voci su di lui erano girate in quei mesi, a Mosca si sapeva di cosa era stato in grado di fare Dimitri Goryalef nella caccia a Vladimir Buinov e ai suoi uomini. Molti dei suoi cugini più giovani ora gli portavano rispetto come se fosse uno dei più anziani, e lui doveva sfruttare il momento per ottenere ciò che voleva.
Kazimir, cugino acquisito di Emilian, lo fissò infastidito. Altri occhi si posarono su di lui, ma nessuno disse nulla, nessuno tentò di riportarlo al suo posto.
Sulla sedia di legno, senza alcuna incertezza, si sedette Anton Goryalef, il fratello di suo padre. Di fianco a lui, Nikita, l'uomo che da sempre aveva fatto i convenevoli alle riunioni; fu lui a versare i bicchieri di vodka liscia che vennero fatti passare di mano in mano in un silenzio strano, denso, come faceva da tempi immemori, ancora prima che Dimitri forse nascesse.
Yulian, uno dei cugini più anziani di suo padre, prese una seconda sedia e si sedette di fianco ad Anton. Boris, gli occhi che guizzavano verso di lui ogni istante, rimase in piedi in disparte, come a dire che non avrebbe rivendicato il posto di fianco a suo fratello.
Era tra Anton e Yulian che probabilmente si stava consumando la silenziosa guerra per decretare il nuovo capo famiglia.
Dimitri strinse il suo bicchiere di vodka e attese che Nikita, con la sua faccia rugosa e a tratti inespressiva, desse l'autorizzazione a bere. Buttò giù l'alcool tutto d'un fiato, il sapore che ogni giorno diventava sempre più simile a quello dell'acqua, e ascoltò Anton parlare.
‹‹ Sapete già perché siamo qui ›› iniziò, la voce grave sotto la folta barba scura, il taglio degli occhi identico a quello di suo fratello, ‹‹ Pensavamo che la morte di Liev fosse il dolore più grande che potesse capitarci, ma ci sbagliavamo. Piangiamo la morte di Indira Goryalef, sua moglie innocente nonché madre di Dimitri e Lora, con strazio e incredulità, dopo la morte dei loro figli Lavr e Sila. Le mani macchiate del suo sangue, come di quello di mio fratello e dei miei nipoti, sono le mani di Vladimir Buinov ››.
Gli uomini rimasero in silenzio, e un altro bicchiere di vodka venne versato per onorare il nome di Indira. Nulla passò nel corpo di Dimitri, se non la tensione del collo, mentre stringeva il bicchiere vuoto e manteneva la lucidità che gli sarebbe servita per condurre quella riunione dove voleva.
Anton, le enormi mani strette sui braccioli della sedia, la casacca nera che si tendeva sul torace ampio che aveva ereditato dal nonno materno, sembrava fin troppo a suo agio su quella sedia, come se già prima di quel giorno ne avesse preso le misure. Dimitri nascose in fastidio dietro uno sguardo gelido, ma Boris notò il suo labbro arricciarsi appena.
‹‹ L'affronto che ci è stato arrecato è impagabile ›› continuò Anton, ‹‹ Sotto consiglio della Lince stavamo valutando di porre fine a questa faida che dura da troppo tempo in modo pacifico, per poter tentare di distendere i rapporti tra la nostra famiglia e i Buinov... Le perdite nostre e le loro sono state ingenti, e dolorose. La morte non sempre è la soluzione migliore, i vecchi ce lo hanno insegnato. Questa volta però l'antica regola dell'inviolabilità degli innocenti è stata violata, e non possiamo chiudere gli occhi. L'affronto andrà lavato con il sangue.
‹‹ La gran parte delle famiglie di Mosca sono con noi; in molti sono pronti ad aiutarci nella caccia ai Buinov, ma sapete meglio di me che ci sono famiglie che invece li appoggeranno e li aiuteranno. I Goryalef hanno sempre avuto nemici potenti, e questo è il momento migliore per loro di allearsi e prendere il nostro posto ››.
Ci fu un vago mormorio, tra le venti persone riunite nella sala.
‹‹ La Lince cosa dice in merito? ›› domandò Radim, spegnendo il sigaro nel posacenere sul tavolino.
‹‹ La Lince legittima la nostra rabbia ›› rispose Anton, ‹‹ Uno dei suoi Referenti ha parlato con noi, è ha garantito che la Lince non si opporrà a quello che vorremo fare, ma non può, in quanto imparziale, darci un aiuto concreto. Questa è diventata una questione privata, e in quanto tale non è sua competenza intromettersi ››.
Dimitri fece una smorfia; chiunque avesse preso il posto di suo padre, non era meritevole di essere chiamato Lince, non dopo una risposta del genere. Tra gli uomini ci fu un brusio, perché non era l'unico a pensare che fosse una presa di posizione inaspettata.
‹‹ La sua risposta ha stupito anche noi ›› convenne Yulian, ‹‹ Ma io e Anton abbiamo parlato molto, e abbiamo convenuto che la Lince possiede informazioni che noi non abbiamo. Probabilmente tutto nasce dalla richiesta da parte di Vladimir Buinov della mano di Lora Goraylef, mano che mio fratello ha rifiutato senza alcuna spiegazione e offendendo così Vladimir nel suo onore ››.
Dimitri rimase in silenzio, mentre ripensava a quello che suo padre gli aveva raccontato mesi prima, proprio pochissime ore prima che un proiettile nel petto lo uccidesse e consegnasse il suo soprannome a un volto sconosciuto.
"Vladimir Buinov appartiene a una famiglia potente, molto potente, e vuole tuo sorella Lora" aveva detto, "Non per amore, ma per potere. Sono sicuro che sappia quasi con certezza che io sono la Lince. La vuole per poter arrivare a me, per poter prendere il posto che spetta a te. E io devo proteggervi entrambi, ma soprattutto devo proteggere tua sorella, perché nessun potere sarà mai più importante della felicità di mia figlia".
Ci fu un altro mormorio, e Nikita mosse la mano per zittire tutti.
‹‹ Non ho conferma di questo ›› continuò Yulian, ‹‹ Solo Liev avrebbe potuto raccontare cosa è accaduto, e qualsiasi cosa dirà Buinov potrebbe corrispondere al falso. Ciò che sappiamo, è solo che Indira è stata uccisa nonostante fosse innocente, e noi abbiamo diritto alla vendetta ››.
‹‹ Prima della vendetta, quello che voglio è mettere al sicuro quello che rimane della mia famiglia ››.
Dimitri parlò senza chiedere il permesso di farlo, e ciò che disse non fu nemmeno una domanda. Le gerarchie dicevano che avrebbe dovuto chiedere la parola e sottoporre il suo pensiero, ma per lui le gerarchie forse non esistevano nemmeno più. Era uno dei più giovani nella famiglia, ma molti di quelli che sedevano in quella sala erano vivi per merito suo, anche se fingevano di dimenticarlo.
‹‹ Non perderò anche le mie sorelle ›› continuò, ‹‹ Voglio che vengano messe al sicuro, questa notte, e che sia fatto tutto quello che è in nostro potere per proteggerle. La mia non è una richiesta ››.
Anton lo fissò a lungo, prima di rispondere; suo zio non amava le prese di posizione così dirette, ne il fatto che suo nipote gli stesse ordinando di fare qualcosa. Il fatto di essere il fratello di Liev lo faceva sentire legittimato a sedere su quella sedia, ma quella sedia per Dimitri non aveva alcun valore. Non più da quando aveva scoperto che Anton e Yulian si stavano giocando a suon di morti e alleati all'interno della stessa famiglia Goryalef il ruolo di capofamiglia. Due stupidi galli che combattevano l'uno contro l'altro senza rendersi conto di cosa davvero fosse importante in quel momento.
‹‹ Quello che proponi è giusto, Dimitri ›› convenne Anton, cercando di far passare le sue parole come un suggerimento, ‹‹ Ma se è vero ciò che abbiamo scoperto, forse Lora potrebbe essere meno in pericolo di quanto noi pensiamo... Chi mai ucciderebbe ciò che desidera? ››.
Dimitri fece una smorfia, di fronte al pensiero che un uomo come Vladimir Buinov potesse anche solo sfiorare sua sorella Lora. Gli occhi di Boris guizzarono di nuovo verso di lui, mentre Emilian si mosse impercettibilmente.
‹‹ Chiederai l'appoggio delle famiglie Pavlon e Smirnov per mettere al sicuro donne e bambini ›› continuò Dimitri, ‹‹ E se non lo farai tu, lo farò direttamente io ››.
Nessuno parlò, ma tutti gli occhi della sala si puntarono su di lui; a nessun ragazzo giovane come lui era mai stato permesso esprimere richieste in quel modo, e Dimitri lo sapeva. Sapeva benissimo che stava sfidando la gerarchia interna della famiglia Goryalef ed era la prima volta nella sua storia che succedeva.
Anton lo fissò a lungo, e Yulian fece altrettanto. Come si aspettava, fu sempre Anton a parlare.
‹‹ Chiedere aiuto alle altre famiglie di Mosca ha sempre un prezzo, Dimitri ›› ribatté lentamente, ‹‹ Ma i Pavlovm, gli Smirnov... Il nostro onore ci imporrà di ripagare quanto richiesto, ma sono famiglie di cui non possiamo fidarci... ››.
Dimitri avrebbe voluto ridergli in faccia, perché sapeva da cosa nascevano le parole di suo zio.
‹‹ Se dovremo pagare, pagheremo ›› lo interruppe, ‹‹ Se qualcuno dovrà giurare per ricambiare il favore, sarò io a farlo. Voglio le mie sorelle al sicuro, e la loro vita vale più di qualsiasi giuramento mi possa essere chiesto di fare. Vladimir Buinov non ha forse infranto la legge più importante e antica dei nostri clan? Ha ucciso una donna indifesa, poco importa che fosse mia madre. Vuoi che sia tua figlia la prossima di cui dovrai asciugare il sangue a terra? ››.
‹‹ I Pavlov non possono offrirci l'aiuto che chiedi ›› lo interruppe Anton a sua volta, ‹‹ Non sono una famiglia di cui la nostra si fida... ››.
‹‹ Sei tu a non fidarti di loro ›› ribattè Dimitri.
Anton lo guardò, gli occhi scuri attraversati da un lampo di rabbia.
‹‹ Non sono mai stati nostri alleati ›› ringhiò.
‹‹ Questo perché non sei mai stato in grado di accettare che una delle loro donne abbia rifiutato la tua mano ›› sbottò Dimitri.
Calò un silenzio gelido, e Dimitri seppe di aver appena varcato la soglia del non ritorno. Un po' perché la famiglia Goryalef si era sempre retta su una gerarchia potente e radicata, e lui non era che uno dei più giovani figli del clan; un po' perché aveva appena riaperto una vecchia ferita nell'orgoglio di Anton, una ferita che aveva sempre fatto in modo che Liev non stringesse rapporti con i Pavlov.
Avrebbe potuto semplicemente rivelare che suo padre era stato la Lince e che con la sua morte il posto gli sarebbe spettato più che di diritto, lasciandogli la possibilità di decidere senza dover rendere conto a nessuno, ma questo avrebbe voluto dire accollarsi un potere che non voleva. Voleva solo proteggere la sua famiglia, anche a costo di insorgere contro la gerarchia e contro suo zio.
E ricordargli che diciotto anni prima Evelina Pavlov aveva rifiutato la proposta di matrimonio e alleanza che Anton le aveva proposto era il modo migliore per farlo.
‹‹ Tuo padre non avrebbe mai tollerato un comportamento del genere da parte tua ›› ringhiò Anton.
‹‹ Mio padre non è qui ›› ribatté Dimitri.
Gli occhi di Boris si poggiarono su di lui, come quelli di Yulian, di Radim, di Kazimir, come se stessero cercando di capire se c'era un senso a quello che stava facendo.
Le mani di Anton si strinsero sui braccioli della sedia, la vena sulla tempia che si contraeva, la bocca tirata dietro la barba.
‹‹ Non possiamo accettare una alleanza che ci porterà più guai che benefici ›› disse, ‹‹ Gli Smirnof non hanno interesse a condurre affari a Mosca, non lo hanno mai avuto, e i Pavlov... ››.
‹‹ Gli Smirnof possono offrire protezione alle nostre donne e ai nostri bambini ›› lo interruppe Dimitri, ‹‹ Ho già parlato con loro. E i Pavlov accetteranno di aiutarci... se sarò io a chiederlo ››.
Per l'ennesima volta, calò il silenzio. Gli sguardi di tutti si spostarono da Dimitri ad Anton, e fu singolare come nessuno osò aprire bocca.
‹‹ E perché dovrebbero accettare la tua richiesta? ›› domandò suo zio, irritato.
‹‹ Perché ho già parlato con loro ›› rispose Dimitri.
Qualcuno tossì; Boris mostrò un ghigno divertito, mentre gli occhi di Radim si spalancarono per una frazione di secondo.
Prendere contatti e accordi senza il benestare del capo famiglia era vietato, soprattutto quando si trattava di famiglie con le quali non c'era mai stato un buon rapporto; essere giovani, farlo di propria iniziativa e per questioni delicate come la protezione di qualcuno equivaleva a una sfida vera e propria.
‹‹ Hai preso contatti con i Pavlov senza consultarci? ›› domandò Yulian, indignato.
‹‹ Sì ›› rispose Dimitri, ‹‹ Ho fatto quello che era necessario per proteggere mia sorella. I Pavlov aspettano solo la nostra richiesta ufficiale... Buinov non giocherà pulito, lo ha già dimostrato; dobbiamo poter sapere che le nostre famiglie sono al sicuro, per potergli dare la caccia ››.
Anton sembrò sul punto di parlare di nuovo, ma il vecchio Nikita, che di riunioni ne aveva dirette tante e probabilmente ricordava di non aver mai assistito a una presa di posizione così diretta da parte di uno dei giovani del clan, alzò la mano per poter parlare. I suoi occhi non si staccarono mai dal volto di Dimitri, mentre lo faceva.
‹‹ Credo che l'unico modo che abbiamo per decidere la questione sia mettere ai voti ›› disse solo.
‹‹ Tutto questo potrebbe costarci troppo ›› disse Anton, ‹‹ Non sappiamo a cosa condurrà... ››.
‹‹ Buinov ha ucciso un innocente... ›› commentò Boris.
‹‹ Buinov deve morire ›› ringhiò Radim, ‹‹ Ma se queste alleanze dovessero andare male... ››.
‹‹ E se i Buinov uccidessero una delle nostre figlie? ›› chiese qualcuno.
Ci furono minuti di vociare, nei quali Dimitri rimase in silenzio, in attesa. Qualunque fosse stato l'esito di quella riunione, lui sarebbe andato avanti per la sua strada, ma almeno aveva tentato di portare dalla sua il resto della famiglia. Non aveva mai avuto alcun potere formale, ma il fatto che Nikita gli avesse dato la possibilità di essere messo ai voti aveva un significato, un significato molto profondo; il vecchio lo stava equiparando ai suoi zii e gli stava dando potere di proposta.
Tutto quello che aveva fatto per la famiglia in quei mesi infernali era finalmente riconosciuto.
Mentre attendeva che lo scambio di opinioni terminasse, rivolse un cenno di ringraziamento silenzioso a Nikita, che ricambiò abbassando il capo in quello che sembrò un gesto di rispetto.
Alla fine fu Emilian a mettere fine al vociare.
‹‹ Io voterò a favore ›› sentenziò, e nella sala calò il silenzio, ‹‹ Buinov ha infranto le nostre leggi, e potrebbe farlo ancora. Nessuno aveva mai osato farlo prima di oggi. Questa è una minaccia che non abbiamo mai fronteggiato, e dobbiamo prendere decisioni che non abbiamo mai preso, per combatterla. Anche allacciare rapporti che non sono mai esistiti. Finché la Lince non interverrà, dobbiamo essere noi a compiere le azioni giuste ››.
Nikodim alzò la mano e prese la parola.
‹‹ Chi di voi ritiene opportuno che venga chiesto aiuto alle famiglie Pavlov e Smirnov per proteggere Lora, Vilena e le altre donne dei Goryalef? ›› domandò a voce alta.
Dimitri si astenne dal voto, come era consuetudine di chi proponeva; le mani che si alzarono intorno a lui furono tante, e con molta meno incertezza di quanto si era aspettato. Anton e Yulian non alzarono la mano, ma Emilian, Boris, Radim, Efim, e tanti altri sì.
L'altro braccio che rimase abbassato fu quello di Kazimir, ma alla fine la proposta ottenne l'approvazione con tre contrari e ventisei favorevoli.
‹‹ Bene ›› disse suo Anton con una strana espressione sul volto, ‹‹ La decisione è presa: verrà chiesto appoggio alle famiglie Pavlov e Smirnov ››.
Dalla piega che prese la bocca di Anton, Dimitri comprese che la sua richiesta avrebbe portato conseguenze: se mai Anton avesse davvero guadagnato il posto di capo famiglia, da lui avrebbe sempre ottenuto scarso appoggio. Sempre che fosse stato ancora vivo dopo tutta quella storia.
‹‹ Vi ringrazio ›› disse Dimitri, facendo un cenno del capo.
‹‹ Domani chiameremo per un incontro i Pavlov e discuteremo insieme cosa fare per... ›› iniziò Anton.
‹‹ Penserò io a contattarli ›› lo interruppe Dimitri, ‹‹Attendono una risposta da me, visto che sono stato io ad espormi ››.
‹‹ Questo non è concesso ›› ribatté Anton, ‹‹ Sappiamo tutti che deve essere il capo famiglia a trattare questo genere di accordi. E devo consultarmi con gli altri, per capire a che compromessi siamo disposti a scendere per... ››.
Dimitri si lasciò andare a una smorfia di impazienza.
‹‹ Ho protetto molti di voi, in questi mesi di guerra ›› disse seccamente, ‹‹ Ho rischiato la vita molte volte e molti di coloro che sono qui non lo sarebbero, se non fosse stato per me. Non sono conosciuto per essere l'assassino più letale dei Goryalef, ma sono conosciuto per essere quello che sa proteggerli meglio. Questo non mi rende il più anziano o il più saggio, ma mi rende sicuramente il più adatto a decidere chi e come deve essere protetto. Parlerò io con i Pavlov, e non chiederò il permesso per farlo ››.
Non attese che venisse accusato di insubordinazione, che Anton si lamentasse del suo tono o che qualcuno suggerisse che la trattativa venisse condotta dai più anziani; Dimitri lasciò la stanza con uno sguardo di sfida ad Anton e Yulian, gli occhi di tutti che lo seguivano fino alla porta.
Scese di sotto, nel suo appartamento, e lì attese che Emilian si liberasse dalla riunione.
‹‹ Forse hai esagerato ›› disse suo cugino, mentre insieme scendevano verso il garage, ‹‹ Anton è infuriato... Potevi evitare la frecciata sul rifiuto di Evelina Pavlov ››.
‹‹ Non era un frecciata, era la verità ›› ribatté Dimitri arricciando il labbro, ‹‹ Mio padre non ha mai voluto accettare i tentativi di contatto dei Pavlov per non fare un torto ad Anton, sapendo quanto gli bruciò quella storia. Io non sono mio padre, non accetterò un capriccio simile, per lo meno in questa situazione ››.
Emilian lo guardò per un lunghissimo istante, poi sospirò.
‹‹ Sì, hai ragione ›› convenne alla fine, ‹‹ Ma dovremo guardarci le spalle anche da lui ››.
‹‹ Non è un grosso cambiamento, allora ›› commentò Dimitri con una smorfia.
L'Audi RS7 nera che sua sorella amava tanto li aspettava a fari spenti, parcheggiata nel suo box a luci spente, quasi addormentata. Le porte si chiusero incredibilmente silenziose, quando presero posto dentro.
‹‹ Da quanto sei in contatto con i Pavlov? ›› domandò Emilian.
‹‹ Da quando mia madre è stata uccisa ›› rispose Dimitri, percorrendo la rampa che li avrebbe sputati dritti dritti nella notte di Mosca, ‹‹ La prima cosa che ho fatto è stato chiamarli, subito dopo il funerale. Non è più una questione di famiglia questa. Buinov non voleva solo mia sorella, voleva il potere di mio padre, e questo significa che sarà disposto a qualunque cosa pur di sterminarci uno a uno... Non ero sicuro di avere l'appoggio della nostra famiglia, e ho fatto quello che mi sembrava più utile a garantirmi qualche alleato... ››.
‹‹ Aspetta ›› disse Emilian, che sembrò confuso, ‹‹ Se ho inteso bene, Liev era la Lince, quindi ora dovresti... ››.
‹‹ Sì, avrei potuto essere io ›› lo interruppe bruscamente Dimitri, stringendo il volante con forza, gli occhi piantati sulla strada, ‹‹ Ma non lo sono. Mio padre è stato ammazzato in un agguato dei Buinov, ma chi c'era lì con lui ha approfittato del momento e ha preso il suo telefono e il suo computer e ne ha preso il posto. Forse qualcuno della sua scorta, forse una persona che lo conosceva ma non centrava nulla, forse un suo contatto. Non lo so, non sono riuscito a scoprirlo. Nessuno ha visto nulla, né io ne Buinov. Dei suoi Referenti non manca nessuno all'appello, quindi è qualcuno di esterno, non ho idea di chi, ma Vladimir crede sia io la Lince. Vuole me per questo, e mi cercherà in qualunque modo possibile. È per questo che devo mettere al sicuro tutti, soprattutto Lora: è altamente probabile che questa faida si trasformerà nella più sanguinosa dell'intera storia di Mosca, tanto la posta in gioco è alta ››.
Dimitri aveva parlato velocemente, senza riuscire a trattenere il fastidio e la rabbia. Emilian rimase in silenzio, cercando forse di elaborare tutte le informazioni che gli aveva snocciolato.
L'Audi procedeva veloce lungo le strade di Mosca, diretta fuori, nella periferia Sud; nonostante la neve, Dimitri non diminuiva la pressione sull'acceleratore: sentiva l'auto sotto le sue mani come poche altre cose nella vita.
Avrebbe voluto solo fare il pilota, nella sua vita, non ammazzare gente.
Emilian non aggiunse altro per tutto il viaggio, e Dimitri gliene fu grato; dare altre spiegazioni, altri dettagli, lo avrebbero innervosito, e non era saggio che prima di un incontro con i Pavlov lui lo fosse.
L'enorme, imponente e incredibilmente lussuosa villa vittoriana dei Pavlov si stagliò davanti a loro, avvolta nel silenzio della neve e della notte. Il cancello in ferro battuto, alto più di tre metri, si aprì non appena i fari della RS7 illuminarono l'inferriata.
Li stavano aspettando, ed era un buon segno.
Dimitri parcheggiò l'Audi proprio davanti alla piccola scalinata dell'ingresso. Nonostante l'ora tarda della notte, molte delle alte finestre bianche erano illuminate, e un uomo vestito di nero li attendeva in piedi sulla soglia, un fucile in braccio e una sigaretta stretta tra le labbra.
‹‹ Di qua ›› disse solo, prima di condurli in casa.
L'ampio corridoio arredato con mobili di pregio e quadri alle pareti era già un ottimo biglietto da visita della famiglia Pavlov, probabilmente una delle più ricche di tutta Mosca. Non c'era russo che mettendo piede li dentro non si sarebbe sentito intimidito, forse nemmeno Dimitri, se non si fosse trovato lì per motivi gravi come quelli che doveva gestire.
Emilian osservava il corridoio con un'aria incerta che faceva a pugni con i tratti duri del suo volto; raramente Dimitri gli vedeva quell'espressione, il che stava a significare che probabilmente si sentiva a disagio e in pericolo. Gli fece un cenno con il capo, per fargli capire che era già stato lì e che potevano fidarsi.
Attraversato il lungo corridoio, l'uomo li lasciò davanti a una porta aperta; fece loro segno di entrare e Dimitri e Emilian varcarono la soglia dell'ampio e sontuoso soggiorno di casa Pavlov.
Il fuoco ardeva nel grande camino dalla cornice nera, e teste di bisonti, alci, cervi e tigri li osservavano appese alle pareti, gli occhi vitrei. Oltre le vetrate, la neve continuava a cadere copiosa sugli alberi del parco, l'atmosfera ovattata che si irradiava fin dentro la villa.
Sui divani di pelle nera, coperti da pellicce bianche e grigie, due uomini dalla barba rossa li attendevano con aria seria; dovevano essere fratelli, perché il taglio degli occhi e del naso erano gli stessi, e la stazza simile. Un terzo, un anziano dalla lunga barba bianca e un bastone con la testa di leone appoggiato in grembo, sedeva su una delle poltrone vicino al camino.
‹‹ Benvenuti, cugini Goryalef ›› li salutò il fratello più vecchio, Vasily, ‹‹ Prego, sedete. Vi aspettavamo ››.
‹‹ Grazie per averci ricevuto a quest'ora ›› disse Dimitri, sedendosi sul divano di pelle, il fuoco che scoppiettava alla sua destra. Emilian lo seguì, ma riusciva quasi a sentire la sua tensione mentre prendeva posto vicino a una delle pellicce.
‹‹ Prima di parlare, beviamo ›› esordì Milan, l'altro fratello, ‹‹ È una notte fredda e lunga, questa ››.
I Pavlov erano forse una delle famiglie più legate alle tradizioni di tutta Mosca; si diceva che si attenessero da sempre alle leggi non scritte della comunità criminale, da prima che qualcuno ricordasse quando vennero riconosciute da tutti. Si sarebbero attenuti a tutti i rituali del caso, in quella trattativa, e Dimitri sapeva già a cosa andava incontro.
Vennero versati cinque bicchieri di vodka liscia, che vennero bevuti in silenzio dopo essere stati fatti tintinnare sul tavolino di vetro. Il vecchio si prese più tempo, come se fosse libero di assaporarne l'aroma, diversamente da loro.
L'atmosfera era strana, quasi solenne; i Pavlov conducevano i loro incontri tutti in quel modo, come forse anche la vita privata, Dimitri lo aveva scoperto avendo a che fare con loro in quelle settimane. Sembravano appartenere a un'altra epoca, con i loro modi formali e le loro tradizioni, sembravano quasi dei nobili tra i criminali russi.
La sensazione di essere in una gabbia con una belva che non sapeva addomesticata o meno era l'unica cosa che rendeva Dimitri cauto nel condurre la sua trattativa.
‹‹ Lui è nostro padre, Dimitri ›› disse Vasily, indicando l'uomo con la barba bianca, ‹‹ Non abbiamo ancora avuto modo di presentartelo: Grigoriy Pavlov, il nostro Capofamiglia ››.
‹‹ Onorato di conoscerti di persona Grigoriy ›› disse Dimitri con un cenno del capo.
Emilian si presentò a sua volta, ma l'attenzione del vecchio sembrava tutta concentrata su Dimitri; lo scrutò per qualche istante, gli occhi azzurri che sembravano volerlo sondare a fondo.
‹‹ Piacere mio, Dimitri Goryalef ›› disse alla fine, ‹‹ Ho sentito parlare di te. Dicono che tu sia l'assassino più innocente che viva a Mosca... Onore alla tua mano ››.
Sapeva a cosa si riferiva: in quei mesi di guerra tra clan, era stato quello che aveva commesso meno omicidi di chiunque, ma le vite che aveva tolto erano state strategiche, perché avevano colpito gli apici dell'organizzazione di Buinov. A differenza di molti, sapeva ancora distinguere quando una morte era strettamente necessaria e quando no.
‹‹ Sto solo usando la stessa logica di mio padre ›› rispose.
‹‹ Nemmeno tuo padre forse sarebbe riuscito a convincere suo fratello a chiedere il nostro aiuto ›› disse Vasily, ‹‹ Sappiamo che il rifiuto di mia sorella alla mano di Nikodim, seppur di più di venti anni fa, brucia ancora... ››.
‹‹ Quello che conta è che sono qui ora ›› ribatté Dimitri.
‹‹ Raccontaci ›› disse Vasily, ‹‹ Dobbiamo sapere chi era d'accordo e chi no ››.
‹‹ Dimitri ha attenuto quasi l'unanimità, per questa richiesta ›› rispose Emilian, ‹‹ Ad esclusione di Anton, Yulian e Kazimir, erano tutti d'accordo ››.
‹‹ Molto bene ››. Vasily si appoggiò allo schienale del divano, quasi più rilassato. ‹‹ Questo è un buon segno... Non per i vostri aspiranti Capi famiglia, ma per te sì, Dimitri. Ora, parliamo di quello che possiamo fare per te ››.
Dimitri lasciò che gli versassero un altro bicchiere di vodka, e mentre sentiva gli occhi di Grogoriy su di lui, iniziò a parlare.
‹‹ Voglio solo che le mie sorelle vengano tenute al sicuro, in un luogo protetto, dove non possano essere trovate ›› disse Dimitri, ‹‹ Vladimir Buinov era amico di mio padre, conosce molto bene la nostra famiglia e il nostro modo di muoverci e agire. Non si aspetta che chieda aiuto a voi, non quando i nostri rapporti non sono mai stati particolarmente stretti. Quello che vi chiedo è nascondere le mie sorelle e tenerle al sicuro, finché io non avrò trovato e ucciso Vladimir Buinov ››.
‹‹ Le altre donne e gli altri bambini della vostra famiglia hanno trovato un posto adeguato? ›› domandò Milan, sporgendosi appena dal divano.
Dimitri annuì.
‹‹ Ho contattato gli Smirnof ›› rispose, ‹‹ Hanno posti sufficienti per tutti ››.
Milan annuì; i Pavlov avevano dato disponibilità per sole due persone. Due persone erano le uniche che potevano ospitare garantendo a tutti la massima sicurezza, anche per i loro stessi membri. Questo era quello che avevano detto, ma Dimitri sospettava che due fosse un numero studiato a tavolino solo per Lora e Vilena.
‹‹ Bene ›› rispose subito Vasily, ‹‹ Possiamo farlo, come sai. Soprattutto se questo ci consentirà di riallacciare i rapporti con la vostra famiglia; stimavamo tuo padre, è sempre stato un uomo corretto e d'onore, ed è sempre stato un grande dispiacere per noi sapere che per via di Anton non avrebbe collaborato mai con noi... La famiglia è la famiglia, e non abbiamo mai voluto forzare la mano. Sappiamo come funzionano i rapporti tra fratelli ››.
Vasily e Milan si guardarono per una frazione di secondo, come se avessero vissuto qualcosa di simile.
‹‹ Esatto, la famiglia è la famiglia ›› ribatté Dimitri, ‹‹ E io voglio le mie sorelle al sicuro; voglio che possano vivere una esistenza serena, una volta finita questa guerra. Per farlo, devo poter essere libero di dare la caccia a Buinov, e per esserlo devo essere certo che loro siano al sicuro. Non sono mio zio; sono passati vent'anni e le persone vive sono più importanti di qualsiasi orgoglio ››.
I due fratelli si scambiarono un'altra occhiata che però Dimitri non seppe interpretare. Grigoriy si mosse sulla poltrona, stringendo il bastone con la testa di leone, quasi fosse irrequieto.
‹‹ Il luogo più sicuro che abbiamo a disposizione in questo momento è la residenza estiva che possediamo a Irkutsk, sul lago Bajkal ›› rispose Vasily, ‹‹ Quando la situazione qui si fa pericolosa, lasciamo la possibilità alle nostre donne e i nostri bambini di spostarsi lì, anche per periodi molto lunghi. Mia sorella attendeva l'esito della vostra riunione, prima di partire e portare le sue figlie e le sue nipoti ››.
Valisy sorrise, e Dimitri capì che i Pavlov avevano già dato per scontato che lui riuscisse a ottenere l'approvazione della sua famiglia; non aveva mai condotto trattative nella sua vita, ma qualcosa gli disse che se tutto andava troppo liscio presto o tardi una sorpresa sarebbe arrivata.
‹‹ La villa è sorvegliata giorno e notte ›› continuò Vasily, ‹‹ E in città abbiamo moltissimi alleati che monitorano la situazione per noi. Se dovessero esserci dei movimenti sospetti nel raggio di cento chilometri saremmo sempre i primi a saperlo. Questo non garantisce nulla, Dimitri, ma è uno dei luoghi più sicuri dell'intera Russia. Abbiamo fatto molto per gli abitanti di quella città, in passato, e la città è con noi. Lora e Vilena saranno al sicuro ››.
‹‹ Per quanto tempo potrete offrire la vostra protezione? ›› domandò Dimitri, ‹‹ Per quanto io voglia chiudere questa storia in fretta, non so quando la situazione tornerà tranquilla... Potrebbero volerci mesi, forse anni ››.
‹‹ Quanto sarà necessario ›› rispose Vasily, ‹‹ E per quanto saranno disposte le tue sorelle a rimanere a Irkutsk. Anche se dovessero essere anni, per noi ci saranno problemi ››.
‹‹ Pagherò ogni spesa necessaria alla sussistenza delle mie sorelle ›› sottolineò Dimitri, ‹‹ Coprirò ogni costo sarà necessario , in anticipo... ››. Strinse il bicchiere vuoto in mano, gli occhi di Emilian piantati su di lui. ‹‹ E per ripagare il favore che state facendo alla mia famiglia, mi atterrò a quelle che sono le vecchie tradizioni: un favore per un favore. Ripagherò con quello che ritenete opportuno ››.
Stava andando contro la propria volontà, Dimitri lo sapeva, ma era quello che i Pavlov si aspettavano da lui; per quanto non avessero mai accennato a debiti e favori, offrire qualcosa in cambio era l'unica cosa che avrebbe garantito a quell'accordo di andare a buon fine, perché la loro credenza nelle tradizioni faceva in modo che se lo aspettassero. Era una questione di onore, e di dovere, e se c'erano di mezzo le sue sorelle era disposto a fare quello che non aveva mai fatto. Anche vincolarsi a qualcuno.
Ci fu un momento di silenzio, nel quale Milan e Vasily tornarono a guardarsi per una frazione di secondo, prima che Grigoriy si intromettesse nella conversazione.
‹‹ Sei un ragazzo giovane ma saggio ›› disse con un lieve sorriso mascherato dalla barba, ‹‹ Non vuoi debiti con nessuno, ed è giusto . Il valore di uomo si dovrebbe sempre misurare dai debiti che non ha ››. Si rivolse a Vasily, gli occhi che non riuscivano a nascondere uno scintillio. ‹‹ Figlio mio, Dimitri Goryalef è un uomo d'onore, glielo leggo in faccia, e conosce la tradizione. Chiedigli qualcosa in cambio, o non accetterà il nostro aiuto ››.
Nonostante la parole di Grigoriy gli sembrarono vagamente ironiche, soprattutto riguardo al non accettare l'aiuto, Dimitri vide sul volto di Vasily una vaga incertezza, quando frugò nella tasca della giacca per tirarne fuori un piccolo portafoto d'oro. Lo aprì e guardò le immagini che c'erano dentro per un istante, poi lo rimise in tasca e puntò gli occhi chiari su Dimitri.
‹‹ Il mio interesse è solo ricucire i rapporti tra le nostre famiglie ›› disse, ‹‹ Ti avrei offerto il mio aiuto senza volere niente in cambio; non ho alcun interesse economico che desidero venga soddisfatto, e per principio non stringiamo mai accordi che riguardano la protezione di qualcuno con accordi di denaro... ››.
Vasily versò un altro bicchiere di Vodka, e lo tenne stretto in mano mentre parlava.
‹‹ Ma come dice mio padre, Dimitri, sei giovane ma sei anche uno dei ragazzi più onorevoli che ho avuto modo di conoscere da moltissimi anni a questa parte ›› continuò, ‹‹ Ciò che stai facendo per salvaguardare la vita dei membri più deboli della tua famiglia ne è la dimostrazione.
‹‹ Come sai, io non ho avuto figli maschi, così come mio fratello Milan. L'unico bambino maschio nato nella nostra famiglia è il figlio di mia sorella, che ha appena quattro anni. Abbiamo bisogno di uomini d'onore, fidati, di parola, che proteggano le nostre donne e i nostri bambini, e che diventino parte della nostra famiglia.
‹‹ Quindi, Dimitri Goryalef, io ti chiedo, una volta portata a termine la tua guerra, di entrare a far parte del mio clan. E se lo vorrai, quando mia figlia Millana avrà finito i suoi studi e si sentirà pronta, ti concederò la sua mano ››.
Dimitri non provò nulla, assolutamente nulla, di fronte a quella dichiarazione di stima di Valisy; lo guardò per qualche secondo, imperturbabile, nel tentativo di capire se gli facesse quella proposta perché davvero lo riteneva degno di quell'onore, o se semplicemente il suo fosse un tentativo di imparentare le famiglie e legarlo per sempre.
Non lo capì, ma la proposta non gli suonò inaspettata; da quando aveva memoria, le questioni familiari venivano spesso risolte con qualche matrimonio. Persino suo padre aveva sposato Indira a seguito di un patto d'onore, ma nel suo caso era stato un legame fortunato, perché si erano amati dall'esatto istante in cui si erano guardati. O almeno, era ciò che sua madre aveva sempre raccontato, facendola diventare la storia preferita di sua sorella Lora.
L'aveva immaginata, l'aveva calcolata, eppure Dimitri aveva sperato con tutto se stesso di non doversi trovare davanti a quella decisione. Perché non si trattava solo di lui, del doversi legare a qualcuno verso il quale poteva non provare nulla, ma si trattava anche della felicità di un'altra persona, una persona che in quel momento non era nemmeno presente e che non conosceva nemmeno.
Inaspettatamente, Grigoriy scoppiò a ridere; una risata aperta, di gusto, divertita. Agitò il bastone e guardò suo figlio, che sembrò colto alla sprovvista da quella reazione, esattamente come Milan.
‹‹ Vasily, Millana è forse una delle ragazze più belle di Mosca, ma non puoi chiedere a Dimitri Goryalef di sposare tua figlia ›› disse, ‹‹ Non lo può fare, se ho capito che uomo è ››.
Dimitri guardò prima Grigoriy, poi Vasily.
‹‹ Non posso farlo, non in questi termini ›› rispose lentamente, ‹‹ Non è una offesa a tua figlia, ma è un'offesa alla sua intelligenza, e alla sua libertà. Non posso promettere una cosa di questo tipo. Non sono mai stato favorevole a questi matrimoni, e mai lo sarò. Non condannerò una ragazza innocente a passare il resto della sua vita con me, se non è qualcosa che vogliamo entrambi ››.
Valisy si lasciò andare a un sorriso, dietro la folta barba.
‹‹ Hai chiesto di poter ricambiare il nostro favore ›› disse, ‹‹ Questa è l'unica cosa che non posso comprare, ed è l'unica cosa che ti chiederò ››.
Dimitri Goryalef rimase in silenzio, mentre i suoi occhi rimanevano fissi in quelli di Vasily. Stava pensando che la vita di sua sorella Lora poteva valere qualunque cosa, anche la probabile infelicità di una ragazza che non conosceva... Valeva qualunque sacrificio, compreso il suo personale.
‹‹ Vuoi davvero legare il destino di tua figlia al mio? ›› disse, misurando le parole, ‹‹ Tua sorella rifiutò mio fratello per molto meno... Non sai chi sarò diventato domani. Non sai chi io sia al di fuori della facciata che vedi ora, e quello che vedi potrebbe non essere ciò di cui tua figlia ha bisogno. Se fossi certo che tua Millana accetterebbe questa scelta con piacere, potrei forse pensare di accettare. Ma deve essere lei a propormelo, non voi. Fammi parlare con lei ››.
Non aveva altro modo che usare la ragione, per tentare di uscire da quell'empasse e non dover accettare quella richiesta; per le sue sorelle era disposto a dire sì, ma solo se fosse stata davvero l'ultima spiaggia. Emilian continuava a rimanere in silenzio, i tratti duri del viso tesi, in attesa che quella trattativa troppo educata e pericolosa finisse.
Valisy e suo padre si scambiarono di nuovo un'occhiata; Grigoriy sembrava vagamente divertito da quella scenetta, ed era strano, perché era come se quella proposta non fosse stata discussa tra di loro, prima dell'incontro.
‹‹ Sei un ragazzo saggio, d'onore e anche estremamente furbo, Dimitri Goryalef ›› disse alla fine Grigoriy Pavlov, stringendo il bastone e sorridendo dietro la barba bianca, ‹‹ Sono vecchio e zoppo, ma le orecchie mi funzionano ancora molto bene, e so cosa si dice di te in giro. Niente matrimoni combinati, per un uomo che non va nemmeno a prostitute di lusso ››. Ridacchiò, prima di gettare una rapida occhiata ai due figli, come a dire di prendere esempio da lui, ‹‹ Sarebbe stato un onore averti come membro della nostra famiglia, ma non possiamo costringerti alla fedeltà. Quello che posso sperare e che mi auguro è che stando a stretto contatto con i Pavlov, prima a poi tu perda la testa per una delle nostre ragazze. Pregherò che accada, ma nel frattempo giura, Dimitri Goryalef, che ricambierai la protezione che stiamo dando alle tue sorelle proteggendo a tua volta le nostre figlie, Millana e sua cugina Anita, come se fossero sorelle tue. Quando ce ne sarà bisogno, tu verrai, che sia ora, fra uno, fra dieci o fra vent'anni. Se ti chiameremo, tu accorrerai, e saremo noi a poterti sciogliere da questo giuramento ››.
Grigoriy alzò il bicchierino di vodka liscia verso di lui, in attesa, fissandolo con quegli occhi chiari e la bocca piegata in un sorriso dietro la barba.
Forse era più vincolante di un matrimonio, ma questo Dimitri poteva accettarlo. Avrebbe vincolato solo se stesso e nessun'altro.
‹‹ Posso farlo ›› rispose solamente.
‹‹ Allora l'accordo è preso ›› disse Vasily, ‹‹ La protezione delle tue sorelle per la protezione di mia figlia Millana e mia nipote Anita ››.
Gli riempì il bicchiere di vodka, e Dimitri lo prese in silenzio. Non indugiò, quando lo fece tintinnare contro quello di Grigoriy, e non indugiò quando insieme lo buttarono giù tutto d'un fiato.
Il vecchio gli porse la mano, e Dimitri la strinse.
‹‹ Proteggeremo tua sorella Lora e tua sorella Vilena come fossero figlie nostre ›› disse Grigoriy, improvvisamente serio, ‹‹ La famiglia Pavlov vincola il proprio onore a questa promessa ››.
‹‹ Proteggerò Millana e Anita come se fossero mie sorelle ›› disse Dimitri, ‹‹ Io Dimitri Goryalef vincolo il mio onore a questa promessa ››.
Questa volta Vasily porse loro due bicchieri di vetro nero intarsiati d'argento, e li riempì con il contenuto di una bottiglia dello stesso identico materiale. Il tappo nero era sormontato da quello che sembrava un diamante trasparente.
‹‹ Agli accordi conclusi con profitto ›› disse Grigoriy.
Bevvero, e Dimitri scoprì che il liquido che gli avevano versato non era vodka, ma qualcosa di molto più forte, in grado di dargli quasi fastidio allo stomaco, cosa che non accadeva da un po'. Se solo avesse saputo che nel giro di un paio di anni nemmeno un liquore da settanta gradi sarebbe stato in grado di fargli perdere la testa, lo avrebbe bevuto con più gusto.
Quando l'ultimo goccio del liquore scivolò lungo la sua gola e fin dentro il suo stomaco, Dimitri capì di aver appena sancito qualcosa che molto probabilmente lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita. Qualcosa, nel profondo di se stesso, gli disse che la sua decisione avrebbe avuto ripercussioni sulla sua esistenza per molto, molto tempo.
‹‹ Mia moglie e mia figlia partiranno per Irkutsk dopodomani ›› disse Vasily, dopo quel lungo momento di silenzio, ‹‹ Porta Lora e Vilena da noi domani mattina, passeranno la notte qui, è più sicuro ››.
Dimitri annuì, e fece per alzarsi.
‹‹ Grazie ›› disse solo. ‹‹ Credo sia ora di congedarci... E' tardi e siamo tutti molto stanchi ››.
Grigoriy si alzò sulle gambe malferme, puntellandosi sul bastone, e gli porse la mano.
‹‹ Grazie a te, Dimitri, per averci chiesto questo accordo ›› disse, ‹‹ Se fossi tuo padre, sarei orgoglioso del figlio che ho messo al mondo... Spero di rivederti presto in questa casa ››.
Dimitri annuì di nuovo e gli strinse la mano.
Fu Vasily stesso ad accompagnare lui ed Emilian alla porta; sembrò quasi imbarazzato nel farlo, come se si fosse reso conto di quanto suo padre, vecchio e anziano, era stato in grado di condurre meglio di lui quella trattativa.
Proprio mentre ripercorrevano il corridoio di ingresso, dalla lunga scalinata di marmo che portava ai piani superiori, comparve una ragazza dai lunghi capelli rossi e dalla pelle chiarissima, che saltellò giù dai gradini e si fermò sull'ultimo, inclinando la testa di lato. Sembrava fatta di aria, tanto era leggiadra nel modo di muoversi.
Li guardò con curiosità, e Vasily si fermò come se volesse salutarla. Dimitri la osservò per una manciata di secondi, prima di riconoscere in quei tratti lo stesso taglio di occhi di Gregoriy. Non sembrava avere più di quindici anni, ma aveva già l'aria sensuale che era appartenuta alla madre Eva, famosa per aver stregato il nobile Vasily Pavlov.
Millana si attorcigliò una ciocca di capelli tra le dita, l'abitino bianco coperto da una vestaglia di pelliccia.
‹‹ Millana, vieni qui un momento ›› la chiamò Vasily.
La ragazza si avvicinò, osservando Dimitri ed Emilian con curiosità, i piedi che si posavano sul pavimento senza produrre nemmeno un rumore.
‹‹ Sì? ››.
Valisy la prese per mano, e la avvicinò a loro.
‹‹ Lui è Dimitri Goryalef ›› disse, ‹‹ Da questa sera puoi considerarlo un nostro amico fidato. Sua sorella Lora domani si unirà a noi per raggiungere Irkutsk. Da oggi in poi, qualunque cosa accadrà, se un giorno avrai bisogno di aiuto che la tua famiglia non ti potrà dare, chiamerai Dimitri ››.
La ragazza sembrava perplessa; piegò di nuovo il capo come a soppesarlo, ma Dimitri non aggiunse nulla a quello che aveva detto il padre.
‹‹ Perché dovrei volere il suo aiuto? ›› domandò.
‹‹ Perché la vita riserva sempre molte sorprese ›› rispose Vasiliy con un sorriso.
Dimitri osservò l'espressione della ragazza, e l'unica cosa che ci trovò fu perplessità; gli occhi di Vasiliy però sembravano in attesa, in attesa di qualcosa che lui capì di dover fare. Emilian gli rivolse un'occhiata con la coda dell'occhio, la mano stretta a pugno.
Dimitri si slacciò la manica della camicia e sganciò il braccialetto d'argento che gli era stato regalato alla nascita, con le sue iniziali incise all'interno; Lora ne aveva uno identico. Tutti i fratelli Goryalef ne avevano avuto uno.
Lo porse a Millana, che allungò la mano e lasciò che glielo posasse nel palmo.
‹‹ Emilian e tuo padre mi sono testimoni: se avrai bisogno di aiuto, potrai chiamarmi ›› disse lentamente, ‹‹ Verrò, ovunque io mi trovi e per qualunque cosa tu abbia bisogno ››.
Millana guardò il braccialetto quasi disgustata, prima di tornare a osservare lui.
‹‹ Va bene ›› disse, ‹‹ Ma spero di non doverti chiamare mai. Non mi piaci ››.
Sul viso di Dimitri si dipinse un sorrisetto, così come su quello di Vasily.
‹‹ Meglio così ›› ribatté Dimitri.
La ragazza sparì su per le scale, e Vasily li lasciò davanti alla porta.
‹‹ Perdona l'irruenza di mia figlia ›› disse, ‹‹ Ma la sua bocca non conosce la bugia ››.
‹‹ Nemmeno la mia ›› rispose Dimitri, ‹‹ Grazi Vasily. Domani accompagnerò qui le mie sorelle ››.
L'uomo annuì.
‹‹ A domani, Dimitri ››.
Fece un cenno di salutò e seguito da Emilian tornò all'Audi nera, imbiancata dalla neve. Salirono in auto, nel più completo silenzio, la stanchezza che li rendeva entrambi di poche parole.
Dimitri aprì bocca solo quando si trovarono a una decina di chilometri dalla villa del Pavlov, nell'esatto istante in cui Emilian sembrò voler parlare.
‹‹ Non dirmi che ho esagerato ›› ringhiò.
‹‹ No, non te lo dirò, tanto la cazzata l'hai già fatta ›› ribatté Emilian, ‹‹ Non era necessario che giurassi... I Pavlov volevano darti il loro aiuto comunque ››.
Le nocche della mano di Dimitri divennero bianche, quando lui strinse il volante.
‹‹ I Pavlov volevano qualcosa in cambio fin da quando abbiamo preso contatto ›› rispose Dimitri, ‹‹ Se non gli avessi offerto nulla ora, non sarei mai stato certo di come sarebbe andato il nostro accordo. Gli sto consegnando le mie sorelle su un piatto d'argento, e senza uno scambio equo le loro regole morali non gli avrebbero impedito di trasformarle da ospiti a prigioniere ››.
‹‹ E tu eri davvero pronto a promettere di sposare la nipote di Grigoriy? ›› sbottò Emilan, ‹‹ Non lo hai promesso, ma sappiamo tutti e due che alla fine te la ritroverai in casa... Sei la Lince, non puoi permetterti una cosa del genere! ››.
Dimitri fissò gli occhi sul semaforo rosso, la luce che gli si imprimeva nella retina.
‹‹ Io non sono la Lince, e se tutto va come penso, non lo sarò mai ›› disse, ‹‹ Quante possibilità credi ci siano che io ne esca vivo da tutta questa storia? ››.
Le sue parole caddero nel silenzio, mentre il motore dell'Audi ringhiava in sottofondo. Accelerò, svoltando a destra, il palazzo dei Goryalef che si stagliò scuro nella notte nera, una sola luce accesa in tutto il palazzo, che proveniva inconfondibilmente dalla stanza di Lora.
‹‹ Che vuoi dire? ›› disse Emilian.
‹‹ Esattamente quello che ho detto ›› ribatté Dimitri, mentre fermava l'Audi dentro il garage.
Emilian sembrò non capire, ma Dimitri spense il motore e uscì dall'auto, mentre suo cugino si fermava di fianco alla RS7, senza muoversi. Fu costretto a fermarsi e guardarlo.
‹‹ Hai intenzione di farti ammazzare? ›› domandò.
‹‹ No ›› rispose seccamente Dimitri, ‹‹ Ma ci sono altissime probabilità che succeda ››.
L'idea era nella sua testa ormai da mesi, da quando suo fratello maggiore Sila era stato assassinato praticamente sotto casa; prima di lui, Lavr, il primogenito dei Goryalef, era morto per un colpo sparato in testa mentre andava a cercare alleati. Per quanto non si sapesse in entrambi i casi chi avesse premuto il grilletto della pistola, Dimitri sapeva essere Vladimir Buinov.
Vladimir avrebbe distrutto la famiglia Goryalef membro per membro; era quello che aveva dichiarato ed era quello che stava facendo.
La capacità di valutazione era una delle caratteristiche che suo padre gli aveva sempre riconosciuto; forse era per quello che tra tutti i suoi fratelli, aveva scelto proprio lui come suo successore e rivelargli tutti i suoi segreti. Vladimir era stato scelto per lo stesso motivo, e per l'amicizia. Amicizia che si era sgretolata velocemente quando gli occhi erano stati posati sul denaro.
Dimitri sapeva che Vladimir aveva più alleati di loro, che aveva più forze in campo, che lui stesso poteva contare su alcuni dei contatti della Lince; e sapeva anche che la sua esperienza era maggiore, perché diversamente da lui, Vladimir era nato per fare il criminale, era nato spietato e determinato e ogni sua singola azione lo confermava. Vladimir era a capo di un intero clan criminale, perché era più vecchio, più preparato, più influente di lui, che non poteva contare nemmeno sull'intero appoggio della sua famiglia. C'erano cose che avrebbe potuto recuperare in altro modo, ma non il caso.
Perché prima o poi Dimitri avrebbe commesso un errore, anche il più casuale, il più stupido, il più innocente, ma lo avrebbe commesso, e quello sarebbe stato la sua rovina.
Emilian lo guardava, i tratti duri del viso resi ancora più rigidi dal tentativo di capire cosa stesse dicendo, cosa stesse insinuando.
‹‹ Ci sono altissime probabilità di morte per tutti noi, Dimitri ›› disse lentamente, ‹‹ Questa è diventata una vera e propria guerra, ma le tue non sono maggiori delle nostre ››.
Dimitri si lasciò andare a una smorfia quasi divertita.
‹‹ Le mie sono dieci volte più alte delle vostre ›› ribatté, ‹‹ Perché tra me e Vladimir non c'è solo la posizione di Lince, c'è mia sorella, c'è la rivalità che ci ha legati a mio padre, ci sono le auto... Ha promesso di sterminare la mia famiglia, e lo sta facendo; rimango solo io Emilian, tra Lora e Vilena e lui. Qualunque cosa succeda, io devo essere certo che non arrivi mai a loro. Mai.
‹‹ In mesi di ricerche, non sono mai riuscito a scovarlo; né io né nessuno di voi. Se continuerà in questo modo, alla fine sarà lui a trovare me. O io commetterò un errore. Capisci ora quanto possa importarmene di giurare fedeltà eterna a qualcuno, di accettare di sposare una ragazza che nemmeno conosco, o di unirmi in futuro a una famiglia che non sia la mia? Molto probabilmente non arriverò mai a ripagare i miei debiti ››.
Dimitri lasciò cadere le sue parole nel silenzio del garage; avrebbe dovuto sentirsi svuotato da quella confessione, invece si sentì solo infuriato. Infuriato perché era la conferma che non aveva e non avrebbe mai potuto essere libero di decidere per se stesso solo perché di cognome faceva Goryalef.
Avrebbe dovuto ascoltare Lora, quando il giorno del loro diciottesimo compleanno gli aveva detto una sola e semplice frase: ‹‹ Se non vuoi essere quello che papà vuole che tu sia, scappa. Vai via e sii libero ››.
Invece era rimasto.
‹‹ Per quanto può valere, io sarò sempre al tuo fianco ›› disse Emilian, ‹‹ Se pensi che dovremo morire, moriremo insieme ››.
Suo cugino si avvicinò, e Dimitri lasciò che lo abbracciasse, in una stretta fraterna che si permettevano raramente.
‹‹ Cerchiamo solo di farlo in modo onorevole ›› aggiunse Emilian, prima di dargli una pacca sulla spalla.
‹‹ Questo posso promettertelo ›› ribatté Dimitri.
Senza aggiungere altro, risalirono di sopra; Emilian si fermò al terzo piano, mentre lui proseguì lungo le scale, a luce spenta. Quando fu davanti al pianerottolo del suo appartamento, la porta di fianco alla sua si aprì, e una lama di luce inondò la scala.
‹‹ Dove sei stato?! ››.
Lora gli saltò addosso ancora prima che avesse il tempo di risponderle; lo abbracciò con forza e gli tirò uno schiaffo leggero sulla nuca, i capelli chiari che sapevano di vaniglia, la vestaglia che profumava di zenzero.
‹‹ Cosa ci fai ancora sveglia? ›› ribatté lui, mentre sua sorella si staccava.
‹‹ Ti aspettavo ›› rispose, prima di trascinarlo nel suo piccolo appartamento, quello che era appartenuto ai loro genitori. ‹‹ Sshh, Vilena sta dormendo ››.
Dimitri lasciò che lo costringesse a sedersi sul divano, e inarcando un sopracciglio la guardò versarsi una tisana nella tazza. A lui non chiese se la voleva, sapeva già che non l'avrebbe bevuta.
‹‹ Dovei sei stato fino ad adesso? ›› gli domandò, accoccolandosi sul divano.
‹‹ A cercare aiuto ›› rispose Dimitri, ‹‹ Tu e Vilena partirete per Irkutsk insieme ai Pavlov dopodomani. Sarà un luogo sicuro, in cui potrete rimanere finché qui non si sarà risolto tutto ››.
Da sopra la tua tazza fumante, Lora lo guardò con sospetto. Sapeva già che avrebbe dovuto lasciare Mosca, ma era perplessa.
‹‹ Perché proprio i Pavlov? ›› domandò, ‹‹ Papà non parlava mai di loro ››.
‹‹ Perché sono quelli che hanno più mezzi per aiutarci ›› rispose Dimitri, ‹‹ E si sentono in dovere di farlo, visto quello che è successo ››.
Negli occhi di Lora passò un'ombra scura, e Dimitri seppe che il dolore in lei era ancora forte, nonostante i grandi sorrisi riuscisse a fare.
‹‹ Si ma... ›› iniziò a voce bassa, ‹‹ Non li conosciamo per nulla... Se dici che devo partire, partirò, ma perché ci vogliono aiutare? Lo zio Anton cosa dice? A lui non sono mai piaciuti... ››.
‹‹ Anton non centra, questa è stata una idea mia ›› spiegò Dimitri, ‹‹ Ho preso io accordi con loro. Possiamo fidarci. Ci aiuteranno, e voi sarete al sicuro ››.
Lora lo guardò per un lunghissimo istante, piegando la testa di lato, come se cercasse di leggergli nel pensiero. Bevve un sorso di tisana, poi smise di colpo.
‹‹ Hai preso accordi tu? ›› domandò, come se non ci credesse.
‹‹ Sì ››.
Lora posò la tazza.
‹‹ Non puoi ›› ribatté, ‹‹ Dovrebbero farlo gli zii... ››. Poi sorrise. ‹‹ Sei diventato grande, Dim. Ti fanno decidere adesso ››.
Dimitri fece una smorfia, mentre sua sorella sorrideva. Era incredibile come riuscisse a essere leggera anche in quel momento, quando tutto sembrava andare alla deriva.
‹‹ Probabilmente ›› annuì lui, ‹‹ Vai a letto, è tardi ››.
Lora sbadigliò, saltò giù dal divano e si sistemò la vestaglia. Anche nel buio Dimitri riuscì a riconoscere in lei i tratti di suo padre..
‹‹ Si, hai ragione ›› disse lei, spingendolo verso la porta. ‹‹ Mi fai sempre fare tardi! ››. Rise.
‹‹ ...domani avrai il tuo cane ›› aggiunse Dimitri, mentre usciva.
Lora lo guardò interrogativa per una frazione di secondo, prima di immobilizzarsi.
‹‹ No! ›› esalò.
‹‹ Invece sì ›› ribatté Dimitri.
Nonostante i suoi stessi avvertimenti di fare silenzio, Lora si lasciò andare uno strillo estasiato.
‹‹ Quale? Quale? ›› domandò, quasi saltellando sul posto.
‹‹ Quello che mi hai chiesto ›› rispose Dimitri, serio, ‹‹ Un Golden Retriever ››.
Lora strillò di nuovo, prima di schioccargli un bacio sulla guancia.
‹‹ Grazie grazie grazie ›› disse.
‹‹ Lora! Che succede? ››.
La voce di Vilena dall'altra stanza interruppe la sua gioia. Spinse Dimitri fuori, gli schioccò un altro bacio sulla guancia e disse: ‹‹ Grazie Dim, ti voglio bene! Sei il fratello migliore del mondo ››.
Dimitri scosse il capo, divertito dalla sua reazione, e si ritrovò da solo sul pianerottolo, a fissare la porta chiusa dell'appartamento di Lora e Vilena.
Erano gemelli, eppure non potevano essere più diversi; Lora pronunciava tutte le parole che lui non diceva, Lora esprimeva tutta l'allegria che a lui non apparteneva, Lora trasmetteva tutta la luce che lui non sarebbe mai riuscito ad avere. Ogni volta che la vedeva, era come una boccata d'ossigeno che gli permetteva di tornare a respirare.
Promettere di sposare qualcuno non gli sembrò nemmeno così orribile, in quel momento.
Poi la porta si aprì di nuovo, all'improvviso, e Lora riapparve sulla soglia, illuminata dalla luce alle sue spalle e con una nuova espressione sul volto.
‹‹ Che cosa hai promesso, Dim? ›› domandò, ‹‹ Che cosa hai promesso per proteggerci? ››.
Dimitri rimase in silenzio, mentre Lora lo guardava, improvvisamente spaventata, improvvisamente impaurita.
‹‹ Che cosa hai promesso? ›› ripeté.
‹‹ Il necessario ›› rispose Dimitri.
‹‹ E cos'è il necessario? ›› ribatté Lora.
‹‹ Preferisco che tu non lo sappia ›› rispose Dimitri.
Lora fece un passo verso di lui, gli occhi chiari che lo scrutavano come solo loro sapevano fare.
‹‹ Spero che tu non abbia promesso di sposare nessuna ragazza ›› disse piano, ‹‹ Spero che tu non lo abbia fatto, perché una volta che tutta questa storia finirà, io voglio andare via da qui. E tu devi venire con me ››. Gli afferrò le braccia, come se volesse scuoterlo. ‹‹ Te lo ricordi vero, che la ragazza di cui hai bisogno in Russia non esiste? ››.
Il tono di Lora, di solito scherzoso quando diceva quella frase, era serio come non lo era mai stato. Non aveva idea del perché quell'idea fosse così radicata nella sua mente, né il motivo che la spingesse a pensarlo.
‹‹ Non c'è in ballo nessun matrimonio ›› rispose Dimitri.
Lora strinse le labbra.
‹‹ Non valiamo la tua felicità, Dim ›› disse, ‹‹ Non farlo, se te lo chiederanno. Non farlo mai, nemmeno se serve a salvare noi. Me lo prometti? ››.
‹‹ Non posso ›› rispose Dimitri, ‹‹ Non posso promettere qualcosa che potrei non voler mantenere ››.
Lora sospirò, prima di avvolgerlo tra le sue braccia magre, e prima di lasciarsi avvolgere a sua volta da quelle muscolose di Dimitri. L'odore di vaniglia era così forte che pensò gli rimanesse attaccato alla pelle, non solo ai vestiti.
‹‹ Mi fido di te, Dim ›› mormorò lei, ‹‹ Papà e mamma si fidavano di te come di nessuno. Lo so che farai di tutto per proteggerci, ma ricordati sempre quello che ti ho detto. Per favore ››.
‹‹ Lo farò ››.
‹‹ Ti voglio bene ››.
‹‹ Ti voglio bene anche io, piccoletta ››.
Lora si voltò e tornò nell'appartamento, non prima di avergli lanciato un'altra occhiata; chiuse lentamente la porta, e questa volta Dimitri sentì una fitta alla bocca dello stomaco, una fitta cosi forte, così profonda, così inaspettata che portò automaticamente la mano alla pistola, come se davvero dovesse difendersi da qualcuno che gli aveva appena sparato.
Però nessuno gli aveva sparato; era solo la sua anima che lo avvertiva.
Non avrebbe nemmeno mai dovuto cercare una ragazza fuori dalla Russia.
Tornò nel suo appartamento, di nuovo avvolto dal buio e dal silenzio.
L'alba era ancora lontana, e Dimitri non aveva sonno. Aprì la credenza, si versò l'ennesimo bicchierino di vodka e si mise alla finestra, a osservare di nuovo Mosca e la sua notte.
Se un Dio da qualche parte esisteva, gli avrebbe concesso di sopravvivere e di poter continuare a proteggere quello che restava della sua famiglia come stava cercando di fare; ma lui non credeva in Dio, e non gli rimaneva altro se non pensare a tutti gli scenari che avrebbe potuto affrontare.
La famiglia Goryalef era convinta di poter lottare ad armi pari con Vladimir Buinov, lui no. Se fosse stato certo di quello, non avrebbe mai chiesto ai Pavlov di prendere in custodia sua sorella; non avrebbe mai legato la sua vita a quella di un'altra famiglia, non quando ogni singolo affare condotto in quella città lo disgustava.
Viveva una vita che non aveva mai voluto; se solo avesse potuto scegliere di nascere in un altro corpo, in un altro nome, si sarebbe accontentato di uno qualsiasi. Suo padre l'aveva sempre saputo, che ne lui ne sua sorella erano nati per fare i criminali. Uno si era dovuto sacrificare, e aveva scelto di essere lui quello che si sarebbe sporcato le mani, non Lora.
Non c'erano molte alternative a quella vita, non quando eri il figlio della Lince e il tuo peggior nemico quello che un tempo era stato il suo maggior alleato.
Vladimir Buinov lo voleva morto perché voleva il suo posto, e Dimitri Goryalef era certo che avrebbe avuto quello che voleva, un giorno o un altro.
Perché Buinov voleva quella vita, lui no. E di solito sopravvive chi ha più motivazione per farlo.
Si sedette alla sua vecchia scrivania di ebano, guardò fuori dalla finestra la neve che vorticava nella notte e prese un foglio bianco. La penna era stranamente pesante nella sua mano.
"A Lora.
Se aprirai questa lettera, molto probabilmente sarò morto.
E se non lo sarò, significa che per l'ennesima volta hai voluto fare di testa tua.
Se non dovessi più essere in grado di proteggerti, rimani con i Pavlov; ti terranno al sicuro, lo hanno promesso sul loro onore come io ho promesso sul mio, e manterranno la parola. Una volta che la situazione lo consentirà, lasciate la Russia per sempre; non chiedete aiuto a nessuno della nostra famiglia, nemmeno a Emilian, non perché non mi fidi di lui, ma perché nessuno dovrà mai sapere dove siete dirette, altrimenti Buinov potrebbe trovarvi. Lascerò su un conto corrente intestato a voi tutto il denaro necessario.
Troverete una macchina nascosta in un garage di Irkutsk, l'Audi RS5 che uso per le gare; prendete quella e dirigetevi in un luogo dal quale potrete imbarcarvi su un volo per gli Stati Uniti o l'Europa. Non pensate a nessuno al di fuori di voi stesse.
E ora risponderò alla domanda che mi hai sempre fatto.
Non me ne sono mai andato perché nostro padre era la Lince e aveva scelto me come suo successore; questo significa che qualsiasi cosa io avessi fatto, la nostra famiglia sarebbe sempre stata in pericolo, tu, Vilena, nostra madre. Sempre. Andarmene sarebbe stato il più grande atto di egoismo che avrei potuto mettere in atto.
Quindi non me ne sono mai andato per questo, per potervi proteggere, per poter essere certo che qualunque cosa sarebbe potuta accadere per le scelte di nostro padre, io sarei sempre stato in grado di decidere con lucidità cosa fare per tenervi al sicuro. Lo sai che quel posto io non lo avrei mai voluto, ma se dovevo prenderlo per un motivo giusto lo avrei fatto.
Tutto quello che è accaduto è accaduto solo per uno stupido nome, per dello stupido potere e per dello stupido denaro.
E probabilmente io sono morto per questo.
Per un soprannome.
Scegli un posto sicuro, e ricomincia da zero. Ricomincia sapendo che se avessi potuto avrei fatto lo stesso.
E non so cosa te lo abbia fatto pensare, ma avevi ragione, quando dicevi che non avrei mai trovato nessuna ragazza in Russia. Perché fintanto che avessi fatto la vita che ci ha imposto la nostra famiglia, non avrei mai lasciato a nessuna donna la possibilità di entrare a farne parte. Nessuna.
Trovalo tu, quel famoso ragazzo biondo con gli occhi verdi su cui ami fantasticare ogni tanto, e scegli con criterio. Sarei capace di tornare dall'oltretomba per staccargli la testa, se dovesse ferirti, quindi sta attenta a quello che fai.
Io, in qualunque caso, starò bene.
Dimitri".
Posò la penna e guardò il foglio, sapendo di aver espresso molto più di quanto era solito fare; era necessario, non poteva morire e lasciare Lora senza la verità, senza una spiegazione.
Piegò il foglio con cura e lo chiuse in una busta, incollandone i lembi e scrivendo solo "Lora", senza nessun'altra indicazione. Gliela avrebbe lasciata con la promessa di non aprirla se non nel caso le fosse arrivata la notizia della sua morte.
Si alzò e tornò a guardare fuori dalla finestra.
Per un attimo, sperò che Dio esistesse.
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