Un nuovo giorno, un nuovo risveglio.
-Mhm...- gemette, voltandosi su un lato con una spinta e sospirando allegro, accoccolandosi contro lo strato duro di pelle calda che si ritrovò sotto la guancia, e sorrise. -Marco...- farfugliò, socchiudendo gli occhi e ritrovandosi in quella stanza blu, così tranquillizzante.
-Le stelle, ieri, erano fantastiche... Quel Grande Carro... Poi c'era anche il piccolo... Divertente.- ridacchiò, sbadigliando. -E poi c'eri tu: La Bilancia...- mormorò, iniziando a far riaffiorare nella mente quelle stelle, così tante, innumerevoli... Forse Marco stava ancora dormendo, o forse stava ascoltando in silenzio. Al ritorno, appena avevano varcato la porta, si erano ritrovati in una discoteca caotica e piena di gente danzante; non che la musica lievemente leggera da fuori avesse fatto capire il contrario, però... Nami era subito corsa, un po' alticcia, verso di lui, e subito era partita con commenti davvero estasiati, soprattutto perché lo aveva visto tenersi per mano con Marco. Era partita con mille domande, ignorando la presenza del biondo e di quanto stava imbarazzando Ace, che avrebbe preferito un ritorno più solitario e appartato. Lei poi lo aveva trascinato, in seguito, al tavolo, e gli era toccato bere e ubriacarsi, beh, più per vincere una scommessa che Nami accennò nel mentre e che, lui, perse... Mai sfidare Nami, ma erano così amici... Si erano lasciati andare. Anche se lui voleva stare con Marco. Peggio fu che quest'ultimo lo avesse raggiunto e lo avesse guardato mentre si scolava quei boccali di rum come se fossero acqua! Ma... Sì, dai, era stato divertente, e aveva tolto qualche angoscia, se poteva dirlo. Ridacchiò, forse era nella fase sbornia. Era andato a dormire due ore fa... Non capiva nemmeno perché era sveglio visto che era stanco, ed era notte, o forse l'alba: le tende erano chiuse, non lo capiva.
-Marco, Marco, Marco...- canticchiò, portando l'indice sul petto scoperto e ticchettando insistentemente: voleva la sua compagnia, ma dormiva. Forse. -Marco.- bisbigliò prima di ridere per come lo aveva detto piano, e tornò a sfregarsi contro i suoi muscoli caldi, giacendo sul suo petto con amore.
-Ace... Hai davvero esagerato, non trovi?- mormorò con un sorriso tirato e un braccio a stringergli la schiena; un occhio chiuso in quanto stesse dormendo e l'altro aperto a rimirare il buio attorno, senza poter vedere il suo ragazzo, dal volto energico per l'alcool ancora in corso dentro di lui.
-No!- ridacchiò, portando un braccio alla fine del fianco dell'altro e avvolgendo sempre di più contro di sé. -Tu sei carino, tanto bello.-
-Domani devi lavorare...- borbottò, contro voglia persino lui, dato la stanchezza che lo affliggeva in quel momento.
-Ah!- gemette sfinito a quelle parole, voltandosi di schiena e finendo disteso contro l'addome cocente del biondo. -Odio quel lavoro.- esalò, scivolando di poco all'indietro, con il capo rivolto al contrario contro la base del letto, insieme alle braccia, terminando la discesa nel imprimere il dorso delle mani contro il gelido e rigido pavimento, mentre Marco, preso alla sprovvista, aveva accolto tra le mani entrambi i suoi fianchi per evitare che cadesse rovinosamente del tutto. -Io voglio essere famoso... Potrei fare... Basta che sia una cosa che mi permetta di essere conosciuto da tutti. Tutti sapranno il mio nome e... Ehi, che fai?- scattò con il capo, puntandolo in avanti ed esaminando poi una di quelle mani mollare la presa per restare sul suo stomaco, solleticandolo e ticchettando, pacato, con le dita.
-Hai qualche idea? Sai come raggiungere questo obbiettivo?- mormorò, con il collo alzato, adagiato di poco contro il cuscino, in una posa quasi comoda mentre lo osservava, serio come se stesse esaminando lui stesso tutte le variabili, come se fosse un problema matematico.
-Boh, non ne ho idea.- borbottò, alzando le spalle una volta e continuando a parlare: -Un modo lo trovo.- sorrise sincero, ritornando poi da lui nel risalire anche con il suo aiuto, con la schiena, lentamente; e ritornare a distendersi contro di lui, in modo che anche Marco rilassasse il capo.
-Come.- ripeté tranquillo, approfittando della vicinanza di quel momento e così, con le labbra contro il suo orecchio e il sospiro caldo che gli trasmise in modo calmo, attese la sua risposta.
-Ho detto che non lo so. Qualche cosa farò.-
-Dovresti avere almeno un'idea.- consigliò. -Non sembra che tu abbia una direzione giusta, una chiara da seguire.-
-Bla, bla, bla... Parli troppo. Non bisogna ragionare su queste cose.- si ridistese contro la base, allungando però un braccio e gesticolando con la mano, con l'indice aperto, come a decretare giustizia contro la scrivania. -Ho voglia di bere.-
-Se vuoi, puoi smettere di lavorare al bar.-
-No, no!- asserì, ancora con l'indice critico che vagava per la stanza. -Continuo: servono soldi.-
-Non servono più, Ace. Il liceo, lo posso pagare io. Mi farebbe piacere.- sorrise sincero e vitale, chiudendo gli occhi al contempo prima di riaprirli, mantenendoli sempre socchiusi, ma ritrovandosi l'attimo dopo la sagoma del busto di Ace eretta, e il suo sguardo scuro.
-Non voglio questo...- sentenziò cupo, respirando piano, per poi fissarlo denso negli occhi. -Non voglio usare i tuoi soldi, non è per questo che sto con te. Io ti amo.- esclamò, corrucciato, con le mani di Marco addosso, una sull'addome e l'altra sulla spina dorsale.
-Lo so.- sorrise, intenerito da quello sguardo e quelle parole, e coccolandolo ancora un po' di più tra le sue braccia, inspirando a fondo la sua dolcezza.
-Non voglio sembrare uno che se ne approfitta. E poi, se posso lavorare allora lo faccio. Non rompere.- terminò sicuro, decretando che la questione fosse chiusa lì, e Marco lasciò che fosse così, senza perdere il sorriso sulle labbra e portandosi vicino alla sua bocca, lasciando che combaciassero e restassero unite fino a che percepirono il calore e l'ardore dentro il petto, irradiare il cuore, e fuoriuscire in tutto il corpo.
-Va bene. Ora dormi un po', okay?- si staccò lentamente, Marco, facendo in modo che il sapore non si diradasse subito e immergendosi poi nelle sue pupille scure.
-Ti piaccio tanto?- farfugliò, tornando con il capo chino prima di saltellare indietro, con il busto, fino al suo inguine, in modo poi che si distese, stando per bene all'altezza del suo cuore con l'orecchio.
-Certo! E proprio perché mi piaci che ti amo. Ace, tu sei davvero importante per me.-
-Tum. Tum Tum. Tum. Tum Tum. Tum. Tum. Tum Tum...- borbottò, cercando di tenere il passo dei battiti, sentendoli andare contro la gabbia toracica, e lasciando un attimo perplesso e perso il biondo prima che sospirasse, rilassando il collo contro il cuscino e che guardò il soffitto con una mano che lasciò sulle scapole del moro mentre Hawk decise che, irritato di essere stato destato, il minimo fosse ribattere cinguettando indispettito, andando però a tempo con i mormorii di Ace che continuava con quel giochetto, finendo con il divertire Marco che condivise una serena risata per quello.
-Certo che da sbronzo sei carino... Lo sei sempre, ma non sei mai così... Così sincero e volubile.- ragionò tra sé e sé, sapendo comunque di essere ascoltato, e a quel punto ci fu silenzio, forse breve, ma gli parve davvero infinito, soprattutto dopo che anche Hawk smise la sua protesta.
-Anche tu sei carino. Tanto, tanto.- decise di tornare a far riecheggiare la sua voce flebile nelle orecchie di Marco, Ace, lentamente, quasi come se il mondo dei sogni stesse tornando a prenderlo. -Dovevi bere...-
-La prossima volta.- ghignò, annuendo, anche se forse, era più bello vedere Ace ubriaco che ubriacarsi: era così tenero e adorabile, più del solito solo perché era più spontaneo con i gesti, e anche con le parole. Non voleva perdersi quello spettacolo, e preferiva ammirare Ace e sentire quello che aveva da dire piuttosto che bere fino a star male.
-Ti amo tanto... La prossima volta beviamo insieme, però ora dammi la mano... Voglio la tua mano. La volevo prima e la voglio anche ora. Per stringerla...-
Marco non riusciva davvero a togliersi il sorriso di dosso: era troppo da amare Ace. Non poteva pensare il contrario, ed era certo che nessuno avrebbe potuto: ubriaco o meno, era sempre quella persona fantastica che era e che attirava tutti a lui nonostante tutto, e nonostante non volesse.
-Sei un essere così speciale.- disse, e sentendo quella mano cercare la propria, andando a tentoni sul materasso, dal fianco la fece scivolare e glie la lasciò davanti fino a stringergliela e attorcigliargli le dita alle sue.
-Buona notte, Marco.- concluse quindi, fiero di aver ottenuto ciò che bramava e chiudendo gli occhi.
Il biondo rimase tranquillo, decidendo di vegliare ancora un po' sul moro: non era poi così stanco da addormentarsi. Se si voltava era certo che avrebbe visto, se non fosse per il buio; Hawk appollaiato e addormentato, in quel silenzio in cui tutta la pace era tornata sovrana; non che la esigesse... A ogni modo, Ace era stanco; altrimenti gli sarebbe piaciuto parlare con lui fino a crollare entrambi dalla stanchezza, ma ci sarebbero stati altri momenti e altre occasioni. Ace era suo, il suo fidanzato, la persona che più amava in assoluto..., socchiuse gli occhi, legandosi maggiormente e dolcemente alla mano di lui mentre con l'altra coccolava la sua spina dorsale, coprendola poi dal lenzuolo candido.
Ringraziava così tanto la sua esistenza, di averlo incontrato... Non poteva immaginare più, nemmeno per un secondo, di vivere senza Ace, anche con quei alti e bassi, quei problemi che avevano risolto. Forse stavano insieme da poco, eppure lo pensava davvero: una vita senza Ace non sarebbe stata vita, per lui.
Il lavoro era la cosa più noiosa in assoluto, davvero! Uha! Si stava innervosendo! Soprattutto perché quel genio di Lucci continuava a fissarlo da un quarto d'ora, e il piccione non era da meno, e con quegli occhietti gialli sapeva essere davvero inquietante se voleva! Doveva veramente cominciare a cercare altro... No, non poteva... No, insomma... Come avrebbe fatto poi? Marco lo veniva a trovare lì perché ci studiava, ma se cambiava luogo di lavoro... Non voleva perdere l'occasione di quelle visite inaspettate... anche se alla fine non lo erano così tanto. Avrebbe cambiato lavoro più avanti, anche perché ora c'era Sabo, e il liceo di Luffy... Certo, suo fratello, Sabo, poteva aiutarlo; di sicuro avrebbe insistito e non avrebbe accettato un suo rifiuto come tempo fa... Molte cose erano cambiate, davvero... Ma c'erano ancora i soliti problemi alla fine, molti più duri da affrontare visto che non voleva parlarne con nessuno, nemmeno con Marco e...
-Signorino Ace, dovrebbe prestare più attenzione a me, e scendere dalle nuvole. È vero che il locale è pulito e in ordine, e che anche le provviste sono state catalogate e posizionate. Ma i clienti che arrivano la vogliono trovare sveglio e con un sorriso. La cordialità è sempre ben accetta. Veda di riposare di più la notte e di meno il giorno.- esclamò severo il pennuto, sventolando le ali piumose mentre il padrone si risistemava per bene la cravatta nera sopra la camicia candida e pura.
-Ohm... Sì, signore. La ringrazio.- si pronunciò, anche se un po' perplesso dato che non aveva ascoltato nemmeno l'ultimo discorso, troppo assorto nei suoi pensieri, che poi erano anche stati interrotti. -Arrivederla.- concluse infine, con l'altro che fece un inchino con il capo, rimettendosi poi il cappello nero a cilindro in testa, un particolare che gli ricordò lo stesso che indossava di solito Sabo; vagamente simile... Stava pensando troppo a suo fratello, ma non era una novità. Era sempre stato troppo protettivo, non solo con Luffy; ma Sabo aveva preso il volo, perché maturo, perché responsabile delle sue scelte e anche dei suoi sbagli. Che poi, non aveva mai dovuto preoccuparsi davvero per lui, in quanto aveva sempre saputo cavarsela. Di sicuro, il biondo coetaneo aveva voluto fargli capire che non aveva più bisogno di loro; gemette nella mente, con un mugugno che ingoiò a forza. Forse era solo lui che, sotto sotto, pretendeva il loro supporto; di stare sotto la loro ala, tra le loro braccia rassicuranti per ripararsi anche se era solo nuvoloso, o di sperare di aggrapparsi ai suoi fratelli quando cominciava a zoppicare... Ma che non faceva mai, preferendo essere e fare il forte come al solito, tutto da solo, senza concludere nulla, poi. Sabo invece, c'è l'aveva fatta. Ma sapeva che anche Luffy era capace di vivere da solo, e lo faceva il più delle volte, da molto oramai, e infatti, non gli correva più dietro come se fosse la sua ombra, come faceva quando erano piccoli; sorrise malinconico per quel pensiero, alla fine. Era fiero di entrambi, in ogni caso. I suoi fratelli erano riusciti in molte cose, erano andati avanti; lui, invece... Era bloccato nello stesso punto iniziale in cui era sempre rimasto.
E loro sapevano che ci sarebbe stato sempre, forse anche troppo... Sì, si preoccupava troppo, si sedette sullo sgabello con un sospiro, un po' scocciato anche per la presenza passata di Lucci. Non sapeva cosa fare adesso... Sabo e Luffy... Parlare con loro, o fargli ignorare i suoi problemi? Se non si decideva in fretta, avrebbe finito per optare per la seconda, come sempre. Già, era la migliore opzione, perché, no, non poteva: non meritavano questo, e non c'entravano nulla. Ce la poteva fare in fondo; non mancava molto; finse un sorriso, cercando coraggio e beandosi anche che non arrivasse nessuno, in quel momento, o almeno, lo credette.
Alzando lo sguardo riconobbe alcuni studenti, un gruppetto di tre, parlare tra loro avvicinandosi al bancone, così si rimise in piedi, sorridendo e ascoltando i loro ordini. Sperava tanto che Marco arrivasse presto, pensò con il cuore palpitante e cocente nell'immaginarlo a varcare la soglia e salutarlo. Oh! E doveva anche lavare la sua camicia!, ricordò trionfante, sentendosi già più positivo nell'immaginare la possibile presenza del suo amato accanto a sé, farsi sempre più palpabile.
Sbuffò la schiuma dalle labbra e fece una smorfia, osservando la lavatrice nel bagno dell'istituto con vitale ansia. Temeva di aver fatto l'errore più colossale del mondo, anche perché quella lavatrice, al contrario della sua, funzionava per bene, e non che se portavi la temperatura a zero ti dava la trenta o la quaranta. Di solito lavava a fortuna. Sì, Nami gli aveva consigliato la temperatura giusta e anche la giusta dose, però... Ah! Temeva di rovinargliela ancora di più di come già aveva fatto!
-S... Sì, beh... Marco di certo non si arrabbierà... Al massimo mi faccio perdonare...- constatò, mormorando tra sé e sé con speranza e un lieve sorriso sul volto, rilassando a tratti le spalle prima di irrigidirsi nel sentire dei passi arrivargli accanto, con fare felpato e tenue.
-Ti ho trovato.-
-Wuho!- si voltò veloce, ma nel farlo portò un piede indietro e così scattò contro lo spazio alle sue spalle, finendo con lo scivolare sulla schiuma e l'acqua sporca che era fuoriuscita dal tubo di scarico della lavatrice che non aveva inserito nel lavello grande fino a poco fa, in quanto non se ne era reso conto; e terminando la caduta con il sedere sul pavimento, inzuppandosi solo di più. -Marco... Perché?- esalò sfinito e con un occhio chiuso per la botta prima di continuare mentre l'altro gli si avvicinava arrancato. -Ammettilo che ci provi gusto a spaventarmi.-
-Perdonami. Non volevo.- esclamò, anche se gli sfuggì un ghigno di risata per quella scena, chinandosi poi sui ginocchi e porgendogli una mano. -Mi hai nominato, prima?-
-Mhm...- brontolò duro, senza rispondere; gonfiando una guancia e afferrando brusco quella mano, ma invece di tirarsi su decise di spingere l'altro giù, volendo vendicarsi e bagnarlo, peccato che quell'atto portò il biondo, con sguardo inaspettato per quel gesto, addosso al moro.
-Ah...- si lagnò per il fallimento prima di strizzare un occhio, disteso a terra e con Marco che si era celato con il muso nell'incavo del suo collo, annusandolo nonostante profumasse di detersivo. -Beh, almeno ti ho spaventato un po' anch'io...-
-Hai davvero un odore di pulito. Eri caduto anche prima?-
-No!- sbottò subito, ma forse, in quel modo, gli fece solo capire la chiara menzogna. -Mhm... beh, quel tubo era caduto, e stava bagnando il pavimento. Ho fatto per riprenderlo e sono scivolato... Mi dispiace, ho fatto un casino...- concesse i suoi peccati a voce alta, sospirando e strusciandosi contro la spalla incamiciata di Marco; forse andarsene dal bar prima di aver incontrato il suo ragazzo per lavargli la camicia e riportargliela come una specie di regalo non era stato molto brillante visto quello che ne aveva ricavato.
-Non importa, tranquillo. Ora puliamo.-
-Ho lavato la tua camicia...- desiderò dargli almeno un briciolo di orgoglio per tutto quello, trattenendo il fiato dalla bocca nel sentire poi quel bacio profondo e freddo sul collo, sopra la spalla.
-Sei magnifico.- esordì il biondo, percorrendo poi con una mano, da sotto, tutta la schiena fradicia di Ace, sollevandolo e portandolo seduto. -Ci dovremmo cambiare. Prima puliamo però, faremo veloce.- disse piano, sempre all'altezza del suo orecchio, con tono caldo come il suo respiro.
-Va bene...- esalò, annuendo e socchiudendo gli occhi all'ardore che fiammeggiava nel suo petto con insistenza per quel trattamento, dal suo lui e quell'abbraccio che lo tirò su, lasciandolo in piedi a gocciolare prima di accorgersi che anche i pantaloni, all'altezza delle ginocchia, di Marco, erano motivati a fare altrettanto, a disperdere acqua con lentezza.
-Okay?- gli sorrise, portando il volto davanti a quello lentigginoso che annuì ancora, anche se a stento per l'imbarazzo della loro vicinanza ma poi sospirò, lasciando che l'eccessiva vampata uscisse per cercare di ristabilire l'equilibrio dentro di sé.
-Mi piace l'effetto che ti faccio.- ridacchiò, il biondo, riavvicinandosi e poggiando le labbra sulla sua guancia destra. -Ti amo.-
-C... Co-così p-però m-mi...- fremette, mordendosi il labbro e preferendo ammutolirsi: non gli sembrava bello dirgli che lo stava eccitando, eppure era quello che stava cercando di trattenere nei pantaloni. Mugolando per trattenere un gemito per le dita che vagavano silenziose sul suo fianco, si nascose contro il petto dell'altro, tiepido e fresco. -D-d-d... Di questo passo non p...-
-Adesso non mi va tanto...- permise di rivelare tale pensiero, Ace, lentamente e di sfuggita ma Marco, con un sospiro leggero continuò a tempestare la sua pelle di baci, anche se piccoli e veloci.
-Nhn... No.- si divise, a stento e con una smorfia di dispiacere, stringendosi nelle spalle. Non era giusto concedersi fisicamente se non riusciva a farlo moralmente, a fiducia... Non riusciva a dirgli la verità, e non poteva davvero ingannarlo così, andando anche a letto con lui come se stesse andando tutto bene quando non era così. -Non voglio... E poi, d... devo pulire. Ho sporcato io, quindi tu non devi fare nulla, soprattutto se non ti va, quindi...-
-Ace...- mormorò confuso, alzando un sopracciglio e prendendogli poi il polso prima che si voltasse verso l'armadio. -Perché fai così? Che ti succede? Da dopo il ristorante, ieri, sei così pensieroso. I tuoi occhi sono così preoccupati. Sparavo mi dicessi cosa ti affliggesse, ma vedo che non vuoi... Di nuovo.-
-N... Non ho niente. Giuro.-
-Hai rivisto Akainu?- lo aveva messo in conto, ma sperava tanto di sbagliarsi, o sarebbe stata la volta giusta che lo denunciava.
-No!- ruggì, a spalle strette, inorridito solo al ricordo di quel soggetto.
-Puoi dirmelo.- incoraggiò, corrucciando dispiaciuto le sopracciglia e stringendo i denti, senza lasciarlo, ancora a stringere il suo busto e sentendosi così impotente per non poterlo aiutare. Sembravano essere tornati punto a capo, e questo lo innervosiva!
-Marco, lasciami...- farfugliò, tenendo il capo chino prima di stringersi nelle spalle e fare poi uno strattone indietro, con forza e fare brusco, troppo. -Lasciami!- urlò, finendo contro l'armadio in legno, di schiena e trattenendo poi il fiato di fronte allo sguardo accigliato e duro del biondo, sorpreso ma anche quasi offeso da tale comportamento, verso qualcuno che continuava, imperterrito, a dimostrargli fiducia; così imponente da farlo sentire piccolo, perché capiva quanto fosse vero, quanto Marco stesse provando e riprovando, con pazienza, a dargli tempo ma a esigere anche risposte più che meritate; però, in quel momento, era quasi come se davanti a lui ci fosse quella montagna di Akainu, da farlo tremolare inconsciamente con timore, uno di quelli eccessivi e che fecero vacillare anche Marco, senza però che se ne accorgesse. -Va via!- strizzò gli occhi, dandosi la spinta con le mani indietro e fuggendo verso la porta, percorrendo poi il corridoio, e finendo ironicamente nella stanza di Marco stesso mentre si chiuse al suo interno, scivolando poi a terra con la schiena contro la porta, singhiozzando e tirando su il naso, con un grugnito feroce ma al tempo stesso docile e disperato per quell'angoscia che percepiva nei propri occhi, già pronti a lacrimare; e nel suo cuore.
-Mi dispiace...- mormorò con voce rotta, osservando successivamente verso il pennuto in fondo che lo fissava curioso da dentro la gabbia; chiudendosi poi a guscio e stringendosi le ginocchia al petto dopo averle avvolte con le braccia, con malinconia e dispiacere.
Che doveva fare? Cosa aveva sbagliato? Era stato indeciso, prima, se rincorrere Ace o dargli spazio, e così lo aveva lasciato andare... Sospirando con amarezza e con un cedimento interiore, tra i mille dubbi per come interagire con la sua metà; tra i mille pensieri aveva preso così, lentamente, uno straccio, iniziando a raccogliere e asciugare l'acqua a terra, spazzando ovunque con la mazza. Aveva anche raccattato la sua camicia da dentro la lavatrice, ed Ace aveva fatto davvero un buon lavoro, al punto che un sorriso gli era nato spontaneo nonostante tutto quel subbuglio. Ora. Ora... Ora era fuori dalla sua stanza, con le spalle alla porta, in piedi, ad attendere qualche segnale. Almeno era grato del fatto che fosse lì, e non chissà dove per la città... Era già qualcosa. Quando era scappato via si era sentito, in parte sollevato nell'udire la propria porta sbattere. Significava che avevano solo litigato, e non che si erano lasciati o peggio... Rivolse uno sguardo al soffitto, con la camicia bagnata e lavata tenuta con grazia sul braccio, ormai zuppo da una trentina o più di minuti, come anche il pavimento. Ma era stanco di pulire, quindi si sarebbe arrangiato, il terreno...
Il cigolio della maniglia lo risollevò, e così si divise dalla porta per voltarsi, osservando però solo il vuoto dell'uscio aperto, e questo lo spense un po', capendo che Ace non sarebbe rimasto ad accoglierlo, ma che gli avesse solo dato il permesso di entrare, dato che era la sua stanza. Non si scoraggiò, decise, e con un sospiro varcò la soglia, lasciando con poca importanza la camicia sulla scrivania, bagnando anche quest'ultima; e, chiudendosi la porta a chiave si avvicinò all'armadio, sedendosi poi a terra e affiancando Ace, seduto e accucciato su sé stesso. Chissà per quanto tempo era in quella posa, si chiese, mentre entrambi, in silenzio, cercavano di capire... Ma era sicuro, Marco, che Ace non avrebbe aperto bocca.
Sorrise, uno sincero, e così si sporse, facendo passare un braccio da dietro la schiena e l'altro sotto le cosce; non lasciandogli il tempo nemmeno di far trasalire il moro, che se lo portò sulle gambe con soddisfazione.
-Mi era mancato un tuo contatto.- decise di interagire per primo, anche perché era l'unico modo per non restare in silenzio in eterno. -Mi sei mancato, tu.-
-Anche tu mi sei mancato...- farfugliò, calmandosi da quell'inaspettato gesto e adagiandosi contro il suo petto, ascoltandolo quindi respirare. -Mi dispiace... per come ti ho trattato.-
-Va bene così, tranquillo. Ma a me non piace vederti così, Ace.-
-Lo so...-
-Tu continui a non volerti fidare completamente... Posso darti tempo, ma... non ti fiderai mai del tutto di me, vero?- concluse, conscio di ciò che affermava in quella domanda.
-Io... Io ci provo. Davvero. Ci sto provando. Però...- mugugnò alla fine, perdendo il tono deciso e rintanandosi contro l'incavo del collo dell'altro. -Perdonami... Io... Ho paura di ferirti, di metterti in pericolo...-
-È ancora Akainu?- esordì, accigliandosi e fremendo mentre ancora lo stringeva, come se quello sarebbe bastato a difenderlo dalle angherie di quell'essere spregevole.
-No! Ho detto no, basta! Non è nessuno...-
Marco tirò un lungo sospiro dalle narici, cercando pazienza e socchiudendo gli occhi. Se non estirpavano il problema, Ace non sarebbe mai stato tranquillo. Appena sarebbe arrivato Sabo, decise, sarebbe andato con lui e Luffy a denunciare quel bastardo di un mostro. Era l'unico modo, per quanto Ace non tollerasse quell'idea. Ma lo avrebbe fatto comunque, anche se avesse significato la rabbia e l'allontanamento di Ace verso di sé.
Scrutò il moro, guardando come riposasse bene tra le sue braccia, ancora però corrucciato, e stringendosi anche, con le mani, alla sua camicia; usandolo come un riparo, come se fosse la sua personale e più custodita, casa; sorrise sincero, portando lentamente le labbra sulla sua chioma e lasciandoci un casto bacio mentre rimase fermo per un po', facendo scivolare la fronte contro la sua, guardandolo nelle pupille appena l'altro ricambiò.
-Giochiamo un po' a scacchi?- propose, volendo ravvivare un po' l'aria, e anche Ace, soprattutto Ace.
-Va bene, tanto vinci tu...- brontolò con sufficienza, e con poca importanza, ma se ne pentì subito dopo, quasi pronto a rimangiarselo ma rimase con la voce bloccata in gola, e le palpebre aperte a fissare il vuoto davanti a sé, quasi impaurito di aver offeso l'altro al punto da ricevere nuovamente quella occhiataccia di prima, di quando erano stati in bagno.
-Con questo spirito, di sicuro.- sghignazzò, sfregando le mani con energia contro la schiena nuda di Ace, che di certo aveva optato per lasciare i suoi vestiti sulla sua sedia per farli asciugare, dove infatti ancora erano insieme ai bermuda.
-A me non piace tanto quel gioco.- sbottò duro, cercando poi di nascondersi di più in quella camicia, ma era ancora nervoso... e forse anche spaventato. Tanti pensieri... Forse non era nemmeno fatto per stare con Marco visto quanto era detestabile e inappropriato. -...Non pensi anche tu che siamo un po' diversi?-
-Ma siamo anche simili.- completò allegro, annusando il suo odore e socchiudendo le sopracciglia. -Decidi tu il gioco allora.-
-Mhm, no. Facciamo scacchi... Basta che stiamo insieme e stiamo a... a-abb-abbracciati...- farfugliò l'ultima parola, stringendosi nelle spalle per l'imbarazzo prima di annuire contro il petto del biondo. Era vero, erano sia diversi che simili tra loro... Andava bene quella risposta, si completavano. Era bello. Erano belli insieme, sorrise, rassicurato da quelle braccia e da quella voce così calda e bruciante che andava dritta nel cuore.
-Sì, Ace. Andiamo, ti porto io.- lo strinse maggiormente, passando un'ultima carezza sulla spina dorsale con un arto, per scendere fino al deretano e sollevarlo poi dalle cosce, ma con una mano ancora sulla schiena, e così iniziò a incamminarsi, sedendosi poi sul bordo del letto. -Ti va di prendere tu la scacchiera?- gli sussurrò, non potendo farlo lui se teneva Ace con sé.
Il moro annuì in un secondo, deciso, e balzò fuori dall'abbraccio come un fulmine, correndo sul pavimento per poi chinarsi, aprire lo scaffale, afferrare il gioco e richiudere il tiretto solo per poi risaltare addosso a un Marco del tutto sorpreso da quel gesto inaspettato; finendo sulle sue gambe mentre stringeva contro il petto quel pezzo enorme di legno, e solo allora scoppiò a ridere, facendo alleviare anche il biondo, anche se un po' avvilito nell'essere stato colpito nei punti bassi per quell'atterraggio, leggermente indesiderato.
-Ora si gioca!- sentenziò fiero, Ace, brandendo in aria la scacchiera prima di lasciarla sul materasso e avvicinarsi, naso a naso, contro di lui, baciandolo poi e prendendogli le mani solo per costringerlo ad avvolgerle a lui, facendolo sogghignare.
-Così ti voglio, amore. È così che mi piaci.- sussurrò, Marco, accarezzandogli poi una guancia con l'indice e sorridendogli dolce mentre trovò così adorabile come spalancò di poco la bocca, a formare una piccola o.
-A-A... Amore? Perché mi hai chiamato così?- farfugliò imbarazzato, mordendosi poi le labbra tra di loro e scrutando quell'azzurro intenso e limpido, tanto speciale, dentro quelle pupille luminose.
-Perché sei il mio amore.- rispose sincero, baciandolo teneramente sulle labbra e coccolandogli un fianco; muovendo su e giù, lentamente, il palmo.
-Oh... Che cosa... bella. Mi piace.- annuì, per poi avvicinarsi ancora a lui, strisciando dalle cosce al suo inguine fino ad arrivargli a un palmo dal naso. -Puoi chiamarmi così, mi va bene. Ma solo se siamo soli, okay? Me lo prometti?- domandò, gonfiando poi una guancia e brontolando.
-Promesso.- concordò sincero, per poi voltarsi con il capo e cominciare a preparare le pedine.
-Questa è la tua seconda promessa con me, giusto?- sorrise, andandone orgoglioso. Era bello sapere di avere una corda di parole che li legava, senza ferire. Marco non avrebbe mai rimangiato nulla, quindi quella corda era soffice e calda, sulla sua pelle. Sperava fosse altrettanto per il biondo, e non un peso che prudeva.
-Ne vuoi altre?- ridacchiò, finendo di sistemare e osservandolo.
-No, mi basta baciarti.- sentenziò, commettendo quanto detto con un sorrisetto malizioso in volto.
-Mi rende felice la tua felicità.- commentò, il biondo, annuendo quando si staccarono e lasciandolo un po' perplesso prima che arrossisse.
-Ti amo, Marco.- sorrise. -E... E-e, ecco... Vorrei solo che non fosse tutto così complicato, per non farti stare triste. Non voglio. E non voglio nemmeno litigare con te... Mi fa stare male. Perdonami, ti prego.-
-Fidati di me, Ace.- si limitò a rispondere, stringendo e cullandolo, portando il naso nell'incavo del suo collo e respirando forte il suo odore. Si sarebbe risolto tutto, sorrise, accarezzandogli la gola con la fronte. Avrebbe risolto tutto, senza che lui sapesse nulla.
-E adesso giochiamo. Dai, questa volta ti batto! E guai a te se mi fai vincere!- intimò in fine, guardandolo severo prima di mettersi meglio e comodo, a cavalcioni su quelle gambe che si incrociarono sopra al materasso dopo che Marco si fu tolto i sandali così da voltarsi verso la scacchiera con ancora Ace gioviale seduto sopra di lui.
-Mai.- ridacchiò, cingendogli la vita appena gli diede le spalle contro i propri pettorali per avere la visuale sul gioco. -Hai lavato davvero bene la mia camicia. Grazie Ace.-
-Cosa faresti senza di me?- si pronunciò ironico prima di ridacchiare. -Prego.- concluse.
Marco si compiacque per tali parole, erano davvero sicure e dal sapore di vita. Ace si stava riprendendo senza accorgersene e a una velocità sorprendente... Era una cosa fantastica. E senza più Akainu non ci sarebbero stati più crolli tenebrosi, e neanche di piccoli, di depressione; ne era certo. Ce l'avrebbero fatta, assieme.
-Ho perso ancora...- piagnucolò, disteso di schiena sul letto e con le braccia aperte mentre Marco risistemava il tutto nel cassetto, con Hawk che cinguettò forte, e così il suo padrone si premurò di sfamarlo con il dovuto alimento.
-Ma hai fatto delle ottime mosse.- incoraggiò ghignando, richiudendo poi la gabbietta. Per fortuna l'aveva pulita quella mattina, e quindi poteva rilassarsi, con Ace.
-Inutili.- completò, borbottando e strizzando poi gli occhi nel mugugnare, sollevando il fondoschiena e poi, facendo pressione sulle scapole, si stiracchiò un po' prima di girarsi e crollare di petto con uno sbuffo, socchiudendo gli occhi, con il volto contro il soffice cuscino di Marco, e sorrise, stringendone un lembo tra le dita.
-Stanco?-
-No...- farfugliò, respirando piano, forse troppo, e fissando il muro azzurro del letto con indifferenza, per quanto era bello, ipnotizzante. -Ti unisci a me? O hai da fare?-
-Mhm... Per ora no. No, non ho niente.- esclamò, concludendo con tono fiero e raggiungendolo, sfilandosi nuovamente i sandali, e con essi i pantaloni, cingendogli poi la schiena da dietro per portasela addosso, nel distendersi dietro di lui. -Ho chiuso la porta a chiave, prima: nessuno ci disturberà.-
-T... T-ti sei spogliato?- farfugliò allibito, Ace, senza fiato per il pulsare frenetico e scottante del suo cuore. Sì, anche lui era con gli slip, però... Così vicini, toccarsi, essere pelle contro pelle...
-Fa caldo.- mormorò, mentendo, e allungando il mento fino a lasciarlo sulla sua spalla.
-O-Oh... Oh!- gemette, strizzando gli occhi, e con essi anche le labbra, imprimendole tra i denti, maledicendosi. Però non si era aspettato quel gesto, quella mano che scivolava veloce per accarezzarlo, sopra al suo addome solo per fermarsi sul suo inguine. -Mhmm...- sospirò in un mugugno eccitato, voltando poi gli occhi e scrutando quel ghigno malizioso prima che quelle stesse labbra iniziassero a scivolare dalla scapola in giù, per ricoprirlo di baci fino al centro della schiena.
-N-non p-p-penso s-sia i-il c-c... c-caso...-
-Non sto facendo niente. Sono solo baci.- esclamò, senza smettere di darglieli, dolcemente, su tutta la spina dorsale del più giovane.
-Sì, però... P-però, la mano...- balbettò più intensamente. Ora sì che faceva caldo, percepì, con le gote rosse e strizzando poi le palpebre. Ma non era il momento, non era il caso!, decise di riprendersi da sé, e di allontanarsi al più presto dal biondo, e così fece:
-Mi dispiace, ma io non me la sento...- si distaccò, in un secondo, Ace, avanzando fino a sfiorare il muro con il petto, ma voltandosi subito dopo, così da osservare il biondo che sospirava. Ma non poteva, non potevano farlo... Non così, si disse amaramente, sentendo quel sapore acido scivolargli in gola per come stesse torturando Marco con i suoi problemi e dilemmi. -Lo so, prima ho voglia, poi no... Però... io...- "...Non sono stato sincero con te, e quei tre bastardi mi hanno minacciato di nuovo. Ho paura... Ho bisogno di te.", Se solo sarebbe stato capace di riuscire a dirglielo... -Non odiarmi.-
-Perché dovrei? Quando sarà il momento giusto, lo faremo.- assicurò, lasciandogli un casto bacio sulle labbra e portando la mano sul suo bicipite, mentre nascose una smorfia di tristezza: C'era proprio qualcosa che non andava... Ed Ace non glie lo avrebbe mai detto. E lui non poteva forzarlo in nessun modo o ingannarlo per capire cosa realmente avesse... Forse poteva trovare un modo più sincero... Solo che Ace era testardo...
-Mi dispiace.- ripeté, strisciando poi in avanti e arrivandogli al suo fianco, baciandogli poi le labbra con dolcezza. -Mi perdoni quindi?-
-Non ho nulla da perdonarti, Ace. Non devo costringerti a fare l'amore con me, non sarebbe giusto. Se non vuoi ora, non voglio nemmeno io.-
-Tu volevi però, ammettilo.- ridacchiò, baciandolo ancora, sulla punta del mento pungente.
-Sì, lo ammetto.- sorrise, con un verso deluso e colpevole, annuendo ma portando l'latro, nuovamente, più vicino a sé con la mano, e circondandogli la schiena.
-Grazie.- mormorò, socchiudendo gli occhi e sbadigliando. -Ti amo tanto.- farfugliò, strusciando il naso contro il petto caldo e leggermente sudato del più grande; in modo tenero prima di addormentarsi sotto quello sguardo che lo controllava e gli dava serenità.
-Anche io, Ace. Spero solo di riuscire a risolvere i tuoi problemi, così sarai davvero felice.- bisbigliò piano, nel suo orecchio, anche se ormai sapeva che fosse assorto nel mondo dei sogni; e lo strinse di più, portandoselo sul petto e mettendosi poi più al centro del letto, coprendosi nonostante, quel giorno, il caldo dominasse incontrastato, sia fuori che dentro di lui, ma il freddo era, al contempo, possente, e regnava all'esterno di quelle mura sicure e protette. Si voltò poi verso la scrivania, sapendo quali libri lo aspettavano per l'esame di domani, ma sospirò, decidendo di restare con Ace. Quando gli aveva detto che non aveva nulla da fare era stata una bugia a fin di bene, ma anche una mezza verità: aveva studiato già quelle cose, e le sapeva. Si era organizzato per ripassare, ma Ace gli aveva sconvolto i piani e lui lo aveva accettato con piacere. Ora poteva anche rileggere qualcosa, ma la verità era che non voleva. Ghignò sprezzante, non era per niente male dare la precedenza ad Ace su tutto. Si stava lasciando andare con Ace, o meglio, insieme a lui percepiva di più il sapore della libertà. Beh, valeva la pena tutto pur di stare con Ace, anche così, con il minore a dormire e lui a sentire la sua tranquillità espandersi nei cuori di entrambi.
-Fratellone!- urlò con tutta l'aria che possedeva nei polmoni, Luffy, da fuori la porta. -Ace!- richiamò, cominciando a bussare senza tregua, saltellando al contempo mentre tornò a pronunciare il nome del maggiore, prolungando di molto la "A" prima di bloccarsi alla seconda lettera dell'alfabeto con un tono sorpreso nel ritrovarsi la porta aperta e Marco con una smorfia intontita, con una mano a toccarsi la tempia, senza nulla addosso se non le mutande; davanti.
-Sta dormendo...-
-Stavo.- corresse il moro in questione, alzandosi con il busto e strizzando gli occhi prima di raggiungere e superare la spalla di Marco dopo aver abbandonato quel rassicurante e molle giaciglio; ritrovandosi quindi il minore che, senza preoccuparsi che anche l'altro fosse solo in boxer, subito sorrise e si affrettò ad afferrarlo per un polso, portandolo poi per le scale con enfasi. -Ehi! Ehi! Dove stiamo andando?-
-Sabo!-
-Cosa...? C'è Sabo? È arrivato?- sorrise, aumentando il passo insieme a quello di Luffy prima che si fermasse bruscamente alla fine della rampa di gradini, facendo cessare così anche il fratello che venne sobbalzato indietro, fino al suo petto. -Aspetta, devo cambiarmi.-
-Tieni.- porse i suoi bermuda, Marco, con un respiro affannato per la corsa fatta, ma che era servita a fargli indossare i pantaloni prima di precipitarsi dalle scale per raggiungerli. Ormai alla fine di esse, si stava infilando la camicia azzurra, con solo una manica addosso, con la quale, il biondo, stava tenendo i pantaloncini del suo ragazzo nella mano; mentre il resto dell'indumento azzurro sventolava alle sue spalle, sfuggendo alla ricerca dell'altro arto, anche se per poco.
-Oh, grazie mille!- esclamò estasiato, prendendolo in fretta e infilandoselo addosso con un balzo, per poi baciare il biondo sulla guancia nell'abbottonarsi il tutto, con tanto di cinta; arrossendo un po' mentre il minore saltellava su una gamba alla volta, fremente di attesa.
-Andiamo! Andiamo, andiamo!- protestò, riprendendo Ace per mano, e questa volta, dopo che annuì, fu quest'ultimo a trascinare il più piccolo fuori dalla porta. Era così felice della notizia da dimenticarsi di tutto il resto. Voleva solo riabbracciare suo fratello!
Fuori dal portone ritrovarono, in strada, la macchina gialla di un taxi, con il biondo in questione che prendeva la propria valigia dopo aver pagato il conducente. Era vestito come suo solito, un pantalone azzurro, una giacca lunga, nera, e una camicia blu, dove, sul colletto pendeva una stoffa bianca, un foulard. E poi, l'indimenticabile cilindro nero con sopra gli occhiali da aviatore... Era proprio lì, in carne e ossa... Cresciuto, un po' diverso, un po' più alto quanto lui, con il volto più adulto, ma era lui, era...
-Sabo...- farfugliò, sgranando gli occhi intanto che il minore decise di urlarlo ai quattro venti, correndo per saltargli in braccio.
Ace rimase fermo, invece, immobile e rigido, a guardare da lontano i suoi fratelli che si abbracciavano. Proprio come allora, proprio come quando decise di dirgli addio, ma questa volta, non era buio, non erano in quella casa; e Sabo era lì per dirgli che restava. Il suo cuore batteva, forse troppo piano, forse troppo forte, ma non lo sentiva, con gli occhi che sembravano guardare una foto malinconica, di un qualcosa che non poteva più tornare indietro; il più grande che abbracciava il più piccolo come se fossero secoli che non si vedevano, e forse era così. Tentennò, non riuscendo ad avvicinarsi, ma trattenne una grande boccata d'aria appena Sabo lo osservò e fece poi per raggiungerlo, con ancora Luffy abbracciato come un koala contro il suo petto e che rideva di gioia, raccontandogli di come stava passando bene le giornate in quella nuova casa. Gli sfuggì un ghigno ironico a quella parola. Casa... Chissà se lo sarebbe stata ancora, per lui... Stava per tornare tutto come prima, stava per tornare nel giro dei debiti del "padre", e magari anche con la droga; tutto pur di non mettere in mezzo i suoi fratelli... Continuò a esibire un sorriso ironico al terreno: lo avrebbero odiato. Anche Marco.
Sentiva i passi degli stivali neri di Sabo farsi sempre più vicino, e quel respiro leggero e allegro, quasi la sua mente lo stesse facendo andare a rallentatore, eppure Sabo era proprio lì davanti a lui ormai. Sorrise, nel capirlo.
-Ace...-
Non lo fece parlare, alzò lo sguardo e portò le braccia attorno alla schiena dell'altro, con Luffy che ridacchiò, e percepì anche Marco, dietro di lui, sospirare sereno. Si trattenne, mordendosi forte il labbro inferiore, e strizzando gli occhi, cercò di non piangere per la felicità che stava provando in quel momento, che non lo stava facendo respirare e stava lasciando un nodo alla gola che lo stava corrodendo. Aveva di nuovo suo fratello, che gli aveva anche assicurato che non sarebbe più andato via. Erano di nuovo insieme, loro tre, proprio come da bambini. Quei tre spericolati piccoletti che costruirono una barca pirata e che ora giaceva nel museo di Franky... Poté percepire la stretta di Sabo essere persino maggiore alla sua e sentì il suo cuore palpitare più forte e alleggerirsi come una piuma, insieme a quello dei fratelli, e strinse forte la presa con le dita, sulla giacca del biondo, sentendo il suo odore, e percependo, nel riaprire gli occhi; quanto fosse vivo.
-Bentornato a casa, fratello.-
-Grazie, Ace. Mi sei mancato. Anche tu, Luffy.-
-E ora non te ne vai più.- ordinò orgoglioso il minore, gonfiando il petto e districandosi dalle braccia dei due per tornare con i sandali a terra, anche se il maggiore preferì continuare a stringersi contro Sabo, troppo era stata la mancanza di lui, e anche per celare qualche lacrima che era scappata al suo controllo, dai suoi occhi.
-Sono felice che tu stia bene, Ace. E dimmi, lui è il tuo ragazzo?- sorrise, guardando poi il secondo biondo presente e più alto; anche se con meno capelli di lui, che gli si avvicinò annuendo, mentre Ace si staccò con un sospiro, certo che ormai Sabo non sarebbe andato da nessuna parte, che non sarebbe più scomparso dalla sua vita, sfregandosi poi le palpebre con le dita della mano con fare veloce per poi fingere di scrollarsi i capelli.
-Oh... Ohm? Oh, sì! Lui... Lui è Marco.- ridacchiò, un po' nervoso di essere stato preso in contropiede con quella domanda, con il legittimo ragazzo che si diede la mano con Sabo per presentarsi. Cavolo che imbarazzo, pensò rosso sulle gote, Ace, ma sperava andasse bene, tra loro, mugugnò nel pensiero, non volendo che Sabo non lo approvasse o che gli stesse antipatico, se non peggio.
-Forza! Sabo, vieni! Devi vedere una cosa!- lo tirò subito via, Luffy, spingendolo dentro senza aspettare gli altri due, con Ace che forzò un sorriso, stringendosi poi nelle spalle: ora si festeggiava.
-Ti fa freddo?- domandò cordiale, come pronto a togliersi la camicia se fosse stato necessario, Marco.
-Mhm? No, grazie. Tanto dobbiamo rientrare... Come ti sembra mio fratello?- mormorò, prendendogli la mano. Dentro quell'istituto, per come tenevano il riscaldamento sempre accesso e per tutto il giorno, voleva dire che, per Barbabianca, i soldi, non contavano poi tanto e non mancavano; quel vecchio, pretendeva che nessuno congelasse, anche perché, essendo un palazzo molto ampio, ci voleva tanto per scaldarlo tutto. Lì dentro, se aumentavano ancora un po', si poteva girare in costume a fine Novembre; e dato che la visione di Marco in mutande non gli dispiaceva, andava più che bene.
-Non è male. Sembra simpatico.-
-Mi fa piacere.- annuì, prima di rendersi conto solo in quel momento di aver corso scalzo sopra al vialetto. Almeno non si era ferito, anche perché, era tenuto molto pulito. -Beh, andiamo!- sorrise estasiato, con le pupille che brillavano alla prospettiva di riavere tutta la famiglia riunita, e con un nuovo aggiunto tra loro: il suo ragazzo. Ridacchiò, con il biondo che si rallegrò per quello, e corsero dentro insieme. Per un attimo, Marco aveva temuto che l'incontro tra quei due poteva rivelarsi complicato e, forse, anche litigioso, soprattutto quando aveva visto il suo fidanzato rabbuiarsi e guardare a terra, ma era andato tutto benissimo.
-Sabo! Che bello rivederti! Sempre in Super forma!- salutò Franky, ed Ace capì che si erano persi il "Sorpresa!" generale, peccato. Oh, beh, gli amici di Luffy conoscevano Sabo perché era stato in ospedale quando c'era stato lui, per colpa di Akainu, però non si aspettava tanta affettuosità; ne era fiero e sereno.
-Allora? Visto cosa si riesce a fare con il mio aiuto?- si vantò, Nami, con lo sguardo altezzoso rivolto ad Ace, e arrivandogli accanto; il quale, ridendo, la ringraziò, e lei sorrise dolce, portando le mani in tasca. -Ho visto tutto. È stato molto bello. Siete di nuovo tutti insieme, cerca di non rovinare tutto, okay? Da ora, se hai problemi, hai una famiglia enorme a cui chiedere aiuto.- sorrise, lasciando una mano contro il bicipite dove era raffigurato il tatuaggio con il suo nome, più l'iniziale sbarrata di Sabo. Ace si soffermò su quel punto, rimembrando quando decise di farlo, in ricordo di quando suo fratello gli aveva detto addio, ma ora rappresentava solo un ricordo amaro che non sarebbe mai più tornato.
-Sagge parole, Nami.- parlò Robin, con le mani sopra la lunga gonna viola, e Marco non poteva che essere più che d'accordo con entrambe.
-Mhm. Grazie ancora ragazze.- rispose, annuendo e poi sospirando, ma non voleva pensare a cosa lo affliggeva, non ora almeno. Desiderava passare del tempo con Sabo, aveva tanto di cui parlare, con lui; sorrise. -Vieni, Marco.- affermò, avanzando verso il tavolo, camminando su quel pavimento tiepido, e ignorando la gente che danzava, quel vecchio che rideva, e gli addobbi immensi e sgargianti; si premurò solo di avere la mano di Marco tra le dita e la visuale dei suoi fratelli che ridevano e mangiavano davanti. Era importante solo quello.
-Ehi, fratellone!- lo salutò con enfasi, Luffy, strappando poi un pezzo di carne succosa dal cosciotto che teneva in mano, seduto in quel banchetto pieno, il tutto preparato da Thatch e Sanji. -Ciao anche a te, fidanzato ananas.-
-Andiamo, Luffy. Scusa, non voleva offenderti.- ridacchiò Sabo, guardando Marco che sventolò la mano libera, facendogli capire che non era importante, nonostante la smorfia infastidita che gli si era formata dopo aver udito tale soprannome ma che nascose a forza.
-Tranquillo.- parlò poi quest'ultimo e l'altro annuì.
-Ace, siediti.- disse dopo Sabo, afferrando lo schienale libero al suo fianco, e il moro continuò a scrutare attentamente il ragazzo che conosceva da quando aveva quattro anni, con cui aveva condiviso gioie all'inizio e dopo così tanti, troppi, dolori... Forse dovevano ricominciare... E ricominciare dalla gioia... Ma c'erano così tanti problemi... No, niente problemi per oggi; annuì al fratello, e prese posto, lasciando la presa dal suo ragazzo.
-Come stai?-
-Bene.- sorrise cordiale, il biondo fratello. -Soprattutto ora, con voi.-
-In questi anni, mi sei mancato...- annuì malinconico, Ace, ascoltando poi, dietro, una sedia spostarsi, e immaginò che Marco si fosse seduto accanto a lui; che dolce, pensò. -Beh, come sei stato? Che hai fatto per tutto questo tempo?- sorrise raggiante, con Sabo che adagiò una mano sulla sua spalla, e Luffy che continuava a ridere, finendo di mangiare.
-Mi siete mancati anche voi. Mi era mancata la mia famiglia. E noto che la ritrovo ingrandita il triplo.- ridacchiò. -Beh, sono stato... Sono stato alla grande.- esclamò, anche se non seppe se dirlo fosse la cosa giusta, dato quello che avevano patito loro, ma nel vederli così fieri e con quel luccichio di serenità negli occhi, capì di aver usato la parola giusta; e Luffy era già curioso di voler sapere tutto, come anche Ace. -All'inizio, con un po' dei soldi che mi hai dato tu, Ace, mi sono pagato l'affitto di un mese in una casa. È stato difficile, ma poi ho fatto molte domande di lavoro, e alla fine ho trovato un'agenzia che mi ha sponsorizzato, e così sono riuscito ad avere molti clienti, e appena i soldi messi da parte me lo hanno permesso mi sono comprato una casa e un ufficio tutto mio. Mi sono fatto molti amici, e... E niente, sono stato bene.-
-E che lavoro fai?- chiese allegro, Ace.
-È divertente?- si affrettò ad aggiungere, Luffy, sporgendosi in avanti fino ad arrivare oltre la spalla del biondo.
-Sì, è divertente. A me piace. Sono un avvocato.-
-Un avocado?- mormorò affamato Luffy, felice che suo fratello si occupasse di produrre cibarie.
-No, avvocato. Mi occupo di servire la giustizia... Il mondo che vivevo con voi, per colpa di Akainu, era così sbagliato, e così ho deciso di dare equità a chiunque sia nella verità e nell'onestà.- parlò, senza temere quel nome, a differenza di Ace, dato come lo vide rabbuiarsi nell'udirlo; ma che annuì per la spiegazione del fratello, ricambiando la stretta che ancora aveva, sulla spalla.
-Capisco. Avevi molti libri di legge... Avrai fatto degli esami, e seguito una scuola privata, o online per laurearti...-
-Sì, una cosa del genere, sì. È stato faticoso, soprattutto caro, ma eccomi qua.- annuì a Marco, sorridendo.
-Ma quindi... Tu non resterai qui?- chiese allora, Ace, confuso, con gli occhi bassi e puntati sulle sue mani. Non poteva aver lasciato carriera e casa con così tanta facilità..., mormorò, sentendosi illuso ma al contempo, percependo una speranza svanire.
-Beh, l'idea era quella. Ma se non vuoi, vedo di restare tutto in valigia.- ironizzò, l'altro, ridendo.
-Dico sul serio. Hai un lavoro, una casa... Hai davvero mollato tutto di punto in bianco?- mormorò, alzando gli occhi e scrutando quegli azzurri di Sabo, il cui sorriso si spense, e sospirò.
-Diciamo che... Per il momento sono in ferie... La casa invece è okay, ho chiuso tutto prima di partire... Ecco... Okay, non volevo parlarne oggi, né al telefono, ma se vuoi chiarimenti, Ace, te li darò. Sono qui momentaneamente. Rimarrò dei mesi, il tempo di organizzarci e prepararci... Poi potrete venire a stare tutti con me, a casa mia... Insomma... Io... Non voglio lasciarvi più.-
-Certo fratellone! Veniamo sicuro!- ridacchiò pieno di serenità, il minore.
-Luffy... Non intende che ti devi portare i tuoi amici appresso...- brontolò Ace, sbuffando e spegnendo l'entusiasmo del più piccolo mentre il lentigginoso si adagiò contro lo schienale come se fosse stanco. -Sabo... Luffy ha una vita ormai, va a scuola, anche se la odia, ha degli amici, e una casa... Ha questa famiglia... Non farlo... Non metterlo nella posizione di scegliere con chi stare...- brontolò, ignorando che valesse lo stesso per lui, e che forse, nel non dirlo, avesse ferito Marco che lo stava ascoltando.
-Io non dico questo. Può sempre venire qui in vacanza, per qualche giorno.- alzò le spalle, Sabo, cercando di farsi capire dato come la musica si fosse alzata maggiormente; intestardito dal fatto di essere stato contestato dal maggiore come ogni volta.
-Lo so, ti siamo mancati e vuoi recuperare... Ma non puoi imporgli di fare come vuoi solo per questo... Non è questo il modo.- esclamò, guardando l'altro in modo serio. Era felice che si fosse costruito così tanto, ma adesso... Ora come ora, Luffy non sarebbe andato con lui, perché aveva una marea di amici e diversi obbiettivi: non gli avrebbe lasciati solo perché glie lo imponeva la fratellanza.
-E tu? Tu non hai una vita qui?- lo prese in contropiede, Sabo, mirando in quello che cercava di non dire, in quello che non sapeva ammettere, facendolo sussultare e sbattere le palpebre un paio di volte, veloce.
-Oh, ma andiamo! Non si tratta di me!- cercò di pararsi, inutilmente, rialzandosi con il busto e lasciando dare l'impressione che lo stesse aggredendo, con quel tono duro e nervoso.
-Sì, invece, anche tu sei mio fratello.- ribadì severo, Sabo, per poi portarsi le dita su una tempia, nervoso.
-Ehi! Fratellone! Non importa! Guarda che ti vorrò sempre bene! E poi, l'importante è vederci spessissimo!- asserì felice, Luffy abbracciando da dietro Sabo ed evitando che crollassero in un litigio, davvero imminente.
-Grazie Luffy. Sì, in un modo o in un altro, ci vedremo spesso. Ne ho bisogno. Ho bisogno di voi.- sorrise, avvolgendogli una spalla nello scostarsi di lato, e portandoselo più vicino, e così Luffy decise di scivolare da sopra la schiena, voltandosi poi, solo per ritrovarsi seduto in braccio al maggiore, tornando ad abbracciarlo con più comodità.
-Cosa dovresti organizzare esattamente?- borbottò ancora, Ace, ignorando la presa di Marco sul suo bicipite che scansò volontariamente, capendo che volesse dirgli di stare calmo, e Sabo forzò un sorriso.
-Beh, organizzarmi con voi.-
-Certo, come se ci volessero anni... Ci stiamo organizzando adesso, quindi avanti, che cos'è che sei venuto a fare?-
-Niente, parlare... Perché non puoi essere semplicemente felice per il mio ritorno a casa, come tutti?-
-Perché ti conosco, e so che nascondi qualcosa, e non mi va giù. Non dovresti avere segreti con i tuoi fratelli!- rimproverò, accigliandosi maggiormente, e soprattutto perché Marco non la smetteva di toccarlo, forse per supporto, forse per dirgli che doveva fermarsi, ma non si concentrò sul significato; iniziava a temere la verità. Forse aveva capito il perché Sabo era lì, e questo non poteva andare bene, per nessuno dei due.
-D'accordo.- concesse, sospirando arrendevole, con Luffy che smise di fissare prima uno e poi l'altro, e si limitò a osservare, adesso, il biondo con fare curioso, ma con fare sicuro di chi sapeva che poteva fidarsi sempre dei suoi fratelli. -Sono qui per un motivo molto fondamentale: voglio aiutarvi... Denunciare Akainu e aiutare te, Ace. In fondo, te lo avevo anche detto al telefono, che sarei venuto per stare al tuo fianco e aiutarti a vivere, anche se Marco sta facendo un lavoro davvero ottimo. Noto molta felicità nei tuoi occhi, sei più sereno; e sono sicuro che anche Luffy ti stia dando una mano. Ma ora voglio fare anche la mia parte, perché sono tuo amico, e sono tuo fratello.- cessò il discorso, con Luffy che si tranquillizzò dopo essere stato nominato, in fondo, sapeva di aver fatto un ottimo lavoro anche lui e voleva essere riconosciuto da entrambi i fratelli. Ma, questi ultimi due, compreso il fidanzato del lentigginoso, scrutarono il diretto interessato del discorso con aria attenta e seria, eccetto l'innocente Luffy; nel vederlo serrare pugni e denti, come pronto ad aggredire Sabo, e non solo verbalmente questa volta, ma si trattenne restando seduto, e puntando le proprie pupille in quelle azzurre di Sabo che trasalì per quanto fossero tenebrose e luccicanti, di una luce sinistra e accecante, da mettere i brividi e far sentire un fremito freddo lungo la schiena che lo costrinse a esitare.
-Non osare...- sussurrò, calmo, prima di indurire le ginocchia. -Non ti permettere!- ringhiò, alzandosi in piedi di scatto, e forse, nonostante la forte musica che entrava nelle orecchie, occultando il resto, aveva attirato lo sguardo di alcuni, ma dato che non capirono tornarono alla loro danza e al loro divertimento. -E anche se osi, io negherò tutto! Akainu non ha mai ferito nessuno di voi due, quindi immagino che la mia parola conti più della vostra, davanti al giudice. Anche perché non avete prove.-
-Cosa stai dicendo? Perché non lo vuoi incastrare?- farfugliò confuso, Sabo, basito e con le palpebre assottigliate per lo sbigottimento per quella rivelazione; con Luffy che si strinse nelle spalle, quasi intimorito, e quindi preferì scendere e districare l'abbraccio, mettendosi affianco ad Ace, quasi come se fosse dalla sua parte, e lasciandolo continuare, in silenzio.
-Te lo ripeto un'ultima volta, Sabo. Stai fuori da questa storia. Goditi la tua vita, ma esci dalla mia! Se metti in carcere Akainu, non te lo perdono.- decretò, assottigliando gli occhi minaccioso prima di voltarsi di scatto e dare le spalle a tutti e tre, avviandosi poi in mezzo alla sala e disperdendosi in mezzo alla folla.
-Perché? ...Perché lo difendi?- mormorò sempre più scettico, Sabo, ancora con le palpebre spalancate; con Luffy, calmo e triste, che scrutò il fratello rimasto e poi l'"ananas", entrambi seri e cupi in volto. Fischiettando poi, allungò una gamba indietro e così fu pronto a sgattaiolare via, raggiungendo in fretta gli amici, e sudando lievemente freddo dalla fronte.
-Ah, fantastico! Davvero fantastico!- si lagnò, ormai fuori, ancora scalzo, e con il sole che stava tramontando; ignorando un ragazzo che lo fissò stranito prima che entrasse, deviandolo. -Ma perché ha questa folle idea, ora? Non gli bastava tornare a stare felici? Tutti felici e contenti? No, non facciamo così! Dobbiamo complicare la vita ad Ace, ovviamente, altrimenti non siamo contenti! Maledetto...- digrignò i denti, sedendosi di botto sulle scale e stringendosi le gambe con le braccia, nascondendoci il volto con amarezza. Non poteva lasciarlo in pace, eh?, esplose nella mente, depresso e angosciato. Marco non lo aveva seguito questa volta... Adesso che aveva bisogno di parlare con qualcuno, lui non c'era...
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