Un Grande Carro dal sapore di ananas.
Avvolse un braccio attorno alle spalle di Luffy, sorridendo sincero e annuendo, mostrandosi allegro della notizia, anche se dentro era ancora leggermente turbato. Normale, dato le ultime discussioni avute, e poi... Non sapeva se sarebbe stato in grado di proteggerlo ancora, se fossero sorti problemi... Se sarebbe stato... Era ancora in grado di difenderli entrambi?
-Non vedo l'ora! Finalmente lo rivedrai! E non se ne andrà più! Torneremo a essere una famiglia!-
Luffy ci teneva molto, notò; e aveva ragione: era un evento memorabile, da ricordare; e non da rimuginarsi sopra, temendolo e incupendosi. Davvero! La sua famiglia si stava per riunire una volta per tutte, finalmente! Quindi, datti una svegliata, Ace, si disse; trattenendosi però dallo schiaffeggiarsi le guance con i palmi, volendo evitare uno sguardo perplesso del più piccolo.
-Organizziamoci ad accoglierlo, okay?- mormorò, a quel punto, anche se il tono uscì meno convinto e più mogio di quanto volesse, ma Luffy non sembrò badarci troppo e forse nemmeno lo notò.
-Ho già preparato i festoni! Chopper e Usop mi aiuteranno a metterli per la casa.- ridacchiò euforico, annuendo più e più volte mentre scendevano le scale.
-No, aspetta. Magari Barbabianca...- cercò di fermarlo, di contraddirlo perché erano pur sempre in dimora altrui, ma venne preceduto.
-Gli ho detto che può partecipare! Papà è felice della cosa: vuole conoscere Sabo.-
-C... Come lo hai chiamato?- balbettò scettico, scansandosi per guardarlo meglio negli occhi, prima di raggiungere la sala; scendendo di un gradino per fissarlo meglio con alle proprie spalle, a pochi passi di distanza, il portone d'uscita. -Chi? Edward? Lui? Lo chiami p-p-p-papà?- sbottò, rendendosi conto che odiasse così tanto quella parola da non riuscire, a malapena, a pronunciarla senza balbettare; arrossendo per quella sua mancanza. Luffy invece, non aveva il suo stesso problema: di certo non aveva odiato quella figura quanto lui, nemmeno quello biologico... O forse odiava solo Akainu come persona, anche perché, glie lo aveva detto lui: Akainu non era loro padre.
-Papà!- ridacchiò ancora, contento e fiero.
-Ma... lui... tu... Cosa?- si limitò a farfugliare, sconcertato e a bocca aperta, completamente incredulo. Quanto poteva essere critica questa faccenda? Non voleva offendere il padre di Marco, ma non voleva nemmeno che Luffy si legasse a lui...
-Lui è buono, e poi mi piace: è simpatico.- concordò tra sé e sé, sempre allegro. -Dai! Prepariamo le cose per Sabo!-
-... Okay.- mugugnò, non potendo non pensare che avrebbe dovuto dirlo a Marco: di certo avrebbe aiutato. Non sapeva però, se avrebbe gradito che il suo fratellino chiamasse il gigante in quel modo... Forse avrebbe solo sorriso... Magari lo avrebbe baciato, ghignò, seguendo il minore nella sala enorme con sicurezza e continuando a fantasticare tra sé e sé sul suo biondo ragazzo, quando invece il motivo principale per il quale ci aveva ragionato, era per confidarsi con lui su quel piccolo "problema" di padri.
-Bene, per prima cosa: Striscioni!- esordì, Nami, chinandosi aggraziata con il busto in avanti e puntando un dito contro Usop e Chopper, seduti sulle ginocchia di fronte a lei, e che ascoltavano attentamente, annuendo decisi come dei bravi alunni.
-E poi i fuochi d'artificio.- commentò il naso lungo, venendo preso da un'occhiataccia dalla ragazza per essere stata interrotta, con Robin seduta sulla sedia a ridacchiare per la scena, con un libro sulle gambe mentre Barbabianca, seduto sul suo trono, assisteva come un divertito spettatore insieme ad alcuni dei suoi figli lì presenti.
-Ehi!- salutò Ace, verso i due, con la mano alzata come cenno mentre Luffy già era corso e si era messo in mezzo ai due, senza però sedersi come loro; chinato lievemente con le ginocchia per guardarli e invogliargli a seguirlo chissà dove.
-Ace! Cosa ne dici se prepariamo un robot gigante spara laser per Sabo? Sono certo che gli piacerà!- scattò Franky, piegandosi su un ginocchio mentre si aggiustava i capelli con il suo pettine.
-Ohm... Forse però è meglio uno un po' piccolo. Così lo può portare sempre con sé.- optò, il lentigginoso, grattandosi una guancia confuso, volendo convincerlo a non esagerare, con l'azzurro che, con un "Super!", acconsentì, andando subito a prepararlo sotto le acclamazioni di Usop, Chopper e Luffy che desideravano averlo anche loro. E in effetti, Ace non poteva che sentirsi come loro, ma preferì tacere e lasciarli andare.
-Io prenderò un romanzo, per Sabo.- annuì Robin, guardando Ace prima di tornare alle parole del suo libro.
-Ti ringrazio.- sorrise cordiale, avvicinandosi a Nami che sbuffò un:
-Sei fortunato: Per questa volta non mi dovrai niente, e prendi queste preparazioni come un regalo mio per Sabo. Dubito che tu e Luffy sappiate come fare.- parlò schietta, sospirando prima di sorridere. -Sei felice di incontrare tuo fratello?-
-Mhm... Grazie, e, sì, beh, francamente non vedo l'ora.- ammise, annuendo e ascoltando il suo cuore palpitare per la frenesia al solo pensare a come potesse essere e a come potesse essere cambiato l'altro in tutti quegli anni. Ah, più ci pensava e più gli mancava, in effetti. -La prima cosa che vorrei fare è abbracciarlo... Ma... Spero solo non sia arrabbiato con me.-
-Figurati! Vedrai che anche lui vuole stringerti forte. E poi, se è arrabbiato ci penso io a calmarlo.- strizzò un occhio, adagiando poi con cura una mano sulla sua spalla per incoraggiarlo, Nami.
-Fratellone! Vieni, Sanji ci ha preparato tanta carne!-
-Arrivo, Luffy.- lo osservò, fuori dalla porta a mangiare prima che corresse nuovamente in cucina, inseguito dai suoi amici, e così decise di avviarsi, anche perché Nami era andata dalla sua amica. Certo che si sentiva un po' infastidito dallo sguardo di Barbabianca: lo fissava sorridendo, bevendo poi il sakè... Sembrava sempre un padre che guardava i suoi figli e non gli andava tanto a genio questa cosa, almeno non su di sé. Beh, poco importava: aveva ben altro a cui pensare, cose più belle e più preziose!
-Fratellone!- esordì a bocca piena nel vedere le due ante spalancarsi con grazia e pacatezza, al contrario di come aveva fatto lui.
-Hai lasciato qualcosa per me?- domandò, prendendo la sedia, posta al tavolo dove Luffy sedeva e stava mangiando in tranquillità. -Grazie. Vedo che ti piace molto questo posto.-
-Sì! E sarà ancora più bello con Sabo!- decretò, con Chopper seduto sopra al tavolo, nascosto dalla moltitudine di piatti, a mangiare lo zucchero filato che Sanji aveva preparato chissà come, mentre Usop era sistemato in un angolo, per terra, a sistemare dei sacchetti di polvere da sparo, con il biondo cuoco che armeggiava in quella cucina, pulendola, come se fosse sua.
-Sai esattamente entro quando arriverà?-
-Due giorni!- urlò con orgoglio, alzando il mento verso il cielo per poi sghignazzare e portare la carne all'interno della sua bocca interamente.
-Wow...- sospirò incredulo, Ace, inaspettato a quella consapevolezza che aveva lasciato un senso di immensa dolcezza, più dello zucchero che stava mangiando la renna, eppure anche malinconia e delusione nel sentire quanto mancasse ancora. Sabo di certo doveva aver chiamato Luffy, per farglielo sapere... Non si stavano preparando troppo in fretta?
-Speriamo che passino in fretta.- mormorò allora, il lentigginoso; con Sanji che prese la pila di piatti sporchi, e così lui iniziò a servirsi di quelli pieni di succose e profumose cibarie con cui, lo chef, aveva fatto a cambio.
-Già!- concordò, Luffy, saltando e tremando sul posto come a dimostrare che non stava più nella pelle neanche lui.
-E tra un po' è Natale, Ace!- urlò subito dopo, festoso. -Significa che festeggeremo con lui il nostro primo Natale!-
-Abbiamo tanto da recuperare, sì.- ghignò irrequieto, annuendo e sospirando; in quella vecchia casa nefasta le feste erano così proibite... Se solo lo avesse capito prima, se solo lo avesse scoperto prima che la vita era così bella... Magari non avrebbero avuto nulla da recuperare. Appena Sabo sarebbe tornato, gli avrebbe chiesto scusa, a tutti e due. Con tutta la sincerità possibile.
-L'importante è stare insieme e farsi nuovi ricordi, e nuove avventure!-
-Luffy ha proprio ragione.- fece contento, il nasone, che scattò in piedi, mostrando il suo capolavoro, ciò che aveva creato come fuoco d'artificio, dentro un sacchetto con tanto di piccola miccia. -Guardate qua! Questo è il meglio del meglio!- esagerò come al solito, con Sanji che, con un ghigno, andò a fumarsi una sigaretta, uscendo, e la renna che lasciò il bastoncino con cui aveva assaggiato quella nuvola rosa, sul tavolo prima di saltare giù da quest'ultimo e correre dal suo amico bugiardo per meravigliarsi di tale opera divina.
-Qua fuori c'è un giardino. Potremmo usarlo per i fuochi, ma prima è meglio chiederlo al gigante.- consigliò Ace, sfregandosi la chioma con fare indeciso.
-Figurati!- sbeffeggiò l'altro, gesticolando teatrale e indifferente con una mano. -Non diranno mai di no al meraviglioso Usop!-
-Oh, quindi ci parli tu con il vecchio?- chiese ingenuo, Luffy, sazio ormai e con il tavolo ripulito, con Ace che si premurò ad alzarsi per lavare gli ultimi piatti che aveva sporcato. -Bene!- sorrise, tra il sudore e l'ansia del nasone che, con un sorriso enorme e tremulo, annuiva poco convinto della cosa.
-C... C-certo, il g-grande U-Usop an-andrà ovv-vviamente a parl-parlare con... con...-
-No, tranquillo. Ci parlo io: Sabo è nostro fratello, quindi chiedo io.- parlò alla fine, Ace, con il bugiardo che sembrò sciogliersi come neve al sole, tanto fu la velocità con cui crollò al suolo, ondeggiando come un budino, tra le risate di Luffy e i versi sopresi e preoccupati di Chopper che pensò stesse male, e invece era solo sollevato da quel salvataggio all'ultimo minuto: così fifone, sarebbe stato difficile riuscire a parlare con Barbabianca, senza balbettare o sudare dieci camice. E in ogni caso, doveva parlargli personalmente a prescindere.
-Allora andiamo a chiederglielo subito!- avanzò la proposta, Luffy, alzandosi e partendo fino alla porta, attendendo poi il maggiore a cui rivolse uno sguardo contento e intrepido, ma soprattutto impaziente.
Ace lo fissò tentennando, pensando anche che avrebbe preferito avere anche Marco come supporto. Non aveva paura di quel colosso, ma il fatto che fosse... che si definisse "padre", gli dava fastidio, e non perché non lo fosse per davvero; almeno, non solo per quello, ma anche perché lui sentiva un senso di sbagliato e di enorme disagio verso qualcuno che era un padre... Però, Marco voleva che lo conoscesse meglio, e quindi si era offerto anche per quello: per dargli una possibilità. Sperava di non mostrarsi troppo ostile e acido, non voleva offenderlo. Ma quanto potevano essere odiosi i padri? Sentiva davvero un senso di oppressione in gola, come un nodo di disgusto atroce e amaro, quasi acido che corrodeva il suo interno all'idea di dover parlare, anche solo avvicinarsi, a un simile essere. Però, era il padre di Marco, e Marco gli voleva bene... Doveva farcela, e poteva. E poi c'era Luffy, quindi...
Si ridestò, ritrovandosi davanti proprio il gigante che aveva smesso di bere e attendeva che uno dei due parlasse, visto che Luffy saltellava sul posto al suo fianco, trattenendo la gioia come più poteva. Quando c'erano arrivati? Non doveva lavare i piatti?
-Io... Ohm... Salve, scusi se la disturbiamo, ma, forse avrà sentito che vorremmo fare qui una festa dato che nostro fratello sta arrivando, e noi non lo vediamo da molto.- iniziò, cercando di essere il più composto ed educato possibile, guardando il vecchio che sorrise vivamente come i suoi baffi, divertito dal suo modo di parlare, forse ma Ace cercò di non mostrarsi infastidito, preferendo continuare per arrivare al punto: -Ecco, vorremo prima di tutto ringraziarla, dato che ci ha concesso, da quanto ho saputo, di poter usufruire di questo istituto e di questa sala per organizzarla. Però, adesso vorremo chiederle di utilizzare anche il giardino posteriore in modo da usufruire dei fuochi d'artificio.- concluse, con un ghigno di sollievo mentre portò le mani in tasca, sentendosi davvero orgoglioso di un tale discorso mentre Luffy annuiva energicamente; e alla fine, l'omone scoppiò a ridere sentitamente, lasciandolo incredulo e spaesato per brevi istanti mentre gli altri ragazzi si incuriosirono; attirati da quella gioia inaspettata dell'omone.
-Figliolo, potevi anche accorciare! Tutta questa moina inutile è davvero noiosa, e non serviva chiedere: certo che potete usare il giardino. Quello che volete! Adesso, questa casa è anche vostra, figlioli.-
-Grazie, papà!- saltò Luffy, per poi prendere il polso del maggiore e fargli fare un giro su sé stesso dato che, stando alla sua destra nel prendergli l'arto sinistro, corse dietro la sua schiena per volare poi in cucina per annunciare la buona nuova, con Ace che riuscì solo a mandare uno sguardo sorpreso verso il gigante prima di seguire il minore, turbato dalle pupille e dai pensieri.
Davvero? "Adesso, questa casa è anche vostra, figlioli."? Figlioli, poi! Ma chi si credeva di essere!, asserì dentro di sé, di nuovo seduto e con il mento sopra il gomito, sul tavolo; e con Luffy che aiutava Usop con i fuochi, nonostante quest'ultimo cercasse di tenerlo lontano, non volendo che facesse esplodere chissà cosa, o chi. Beh, comunque, chi si credeva di essere per dirgli che poteva accorciare il discorso? Voleva farlo lungo? Lo faceva lungo! Anzi, lunghissimo! Oh, ma perché! Beh, almeno ci aveva parlato, e sì, solo per Marco! E avevano il giardino! Quindi non c'era il problema di dove fare i fuochi... Il problema è che lo aveva chiamato figliolo! Uffa, ne aveva abbastanza dei padri! Non ne voleva più! Anche se erano bravi, chi se ne frega! Erano troppo detestabili! Non li voleva, non gli servivano!
-Ciao!- sorrise Marco, chiudendosi la porta a due ante alle spalle dopo che le attraversò Thatch alle sue spalle, che si grattò il capo interdetto nel sentire e vedere tanto caos sul pavimento, tra sabbia nera, sacchetti e cibo; ma almeno la cucina era in ordine, grazie a Sanji.
-Oh, ehi ragazzi! Volete unirvi a noi? Usop ci farà fare i fuochi d'artificio!-
-No, invece! Guarda che hai fatto! Hai sparso tutta la polvere da sparo per terra! Adesso mi tocca ricominciare e prenderne altra. E ovviamente pulisci tu questo macello.-
-E io? Nemmeno io posso farlo?- chiese dolcemente, Chopper, con gli zoccoli sulle guance e gli occhi luccicanti a sperare verso l'amico nasone che sghignazzò impavido:
-Ci vuole molta cura per farli, altrimenti non riescono.- si pavoneggiò, indicandosi con il dito sul petto e con Sanji che si mise una sigaretta tra le labbra, sistemando due pasticcini su un vassoio prima di lasciare la stanza, salutando i due nuovi arrivati prima di mettersi a fare piroette, chiamando dolcemente il nome delle due ragazze che tanto amava.
D'altro canto, Ace era troppo assopito a pensare a Barbabianca e ai suoi modi bizzarri di atteggiarsi per rendersi conto che Marco avesse preso posto in quel momento accanto a lui, adagiandogli una mano sulla spalla nel credere che stesse dormendo prima che osservasse quegli occhi aperti osservare con meticolosità il tavolino su cui aveva lasciato i suoi arti; ma così spenti e fissi da farlo preoccupare.
Ah, quel vecchio! Perché diamine aveva tanta simpatia per lui? Lui! Uno come lui! Aveva provato a ucciderlo! Vendeva droga! Da quale anticamera del cervello, quell'Edward, gli sorrideva ancora! Bah, ma pure lui; si corresse poi, scuotendo il capo: invece di preoccuparsi per l'arrivo di Sabo, pensava a quel vecchio, si decise a cambiare pensiero, alzandosi poi ma voltandosi nel sentire quell'arto su di lui, sussultò nel vedere a chi appartenesse, tentennando prima di tornare seduto con sguardo dubbioso.
-Ehi.- mormorò, per poi sorridere. -Ciao. Finito di studiare?-
-Sì. Tu, invece, cos'hai fatto di bello?-
-Oh, nulla. Ho mangiato.-
-Ed Ace è stato anche così coraggioso da parlare a vostro padre! Certo, lo avrei fatto io, ma ero troppo impegnato con i fuochi.- si vantò come suo solito, sotto l'ammirazione di Chopper e il respiro seccato di Ace che faceva intendere che avrebbe potuto anche farsi i fatti suoi.
-E cosa sei andato a dire al babbo?- sorrise, il castano, con una scopa in mano e che prestò a Luffy che, con una smorfia, iniziò a spazzare, così il cuoco andò a sedersi, prendendo una sedia dalla parte opposta alla sua per guardarlo in faccia; volendo ascoltarlo attentamente come Marco.
-Ohm, per i fuochi. Se possiamo farli in giardino. E poi l'ho ringraziato per averci permesso di festeggiare.-
-Non c'era bisogno di chiedere.- parlò incurante, Marco, con il castano che annuì.
-Infatti è così che ha risposto, anche se con parole un po' diverse.- esclamò Luffy, reggendo il bastone e usandolo; tenendo il manico con ambedue le mani e facendolo scorrere sul terreno un po' a casaccio, raccogliendo poco sporco, se non addirittura spargerlo di più.
-Sì, beh, siamo comunque ospiti...- brontolò, gonfiando una guancia e portando le braccia conserte. Poco contava che erano della "famiglia" come diceva quel vecchio baccuco.
-No, siete ormai membri di questa congrega.- ridacchiò il castano, con Ace che fece una smorfia poco convinta, ma decise comunque di stringere la mano di Marco tra le dita, annuendo: voleva far parte della sua famiglia, anche se gli sarebbe costato essere figlio di quel gigante. A Luffy non dispiaceva, quindi il problema era solo suo.
-Ehi, Luffy! Cosa fai? Così ci intossichi!- protestò Usop che si alzò in piedi tossendo, con Chopper che saltellò per prendere aria dato che il ragazzo ci aveva preso fin troppo gusto con le pulizie e, muovendo frettoloso la scopa, aveva alzato un polverone e una nube che aveva inondato i due poveri amici seduti a terra.
-Ahm...- commentò incerto, Ace, nel vedere il fratello mettersi a ridere nell'indicare come fossero coperti di polvere da sparo, la renna e il nasone, ignorando che avesse riempito di tale elemento anche i tre seduti al tavolo. -C... Chiedo scusa per... per questo. Pulisco io.- si affrettò a dire, alzandosi e lasciando la presa su Marco per avventarsi sul manico di scopa, ma che Luffy non sembrò voler lasciare.
-No, è troppo divertente!-
-Avanti, così sporchi solo di più!- cercò di dire, osservando poi come non avesse risparmiato nemmeno i fornelli da quella bufera, e, tracannando uno sbuffo, tirò verso di sé quell'oggetto con forza, strattonandolo dalle mani del minore.
-Per questo è divertente!-
-Oh, adesso mi toccherà rimettere a nuovo tutta la cucina.- si lamentò Thatch, ormai in piedi a pulirsi per bene gli indumenti, imitato da Marco.
-Ti aiuterò.- volle informarlo, Ace, sentendosi davvero dispiaciuto mentre Luffy lasciò la presa per scappare, dato che Usop gli corse dietro nel volerlo punire, anche se, per lo più, scherzava... Forse. -Mi dispiace...-
-Tranquillo. Ci aiuterai anche tu Marco?- chiese, portando le mani sui fianchi mentre ignorarono il rumore di caduta che udirono fuori, in corridoio.
-Anch'io!- trillò dolce, la renna, tossicchiando poi e starnutendo per tutti quei granelli svolazzanti in aria.
-Prima di tutto, apriamo una finestra.- suggerì il biondo, portando una mano sulla chioma del moro e scrollandola per ripulirla da quei semini fastidiosi, facendolo arrossire un attimo mentre lo copriva uno strato di nebbia che non voleva andarsene dalla stanza.
-Giusto.- annuì il dottore che, saltando atterrò su un davanzale, e così eseguì quella richiesta. -Fatto.-
-Grazie.- parlò il cuoco che prese ad armeggiare, con un panno su cui aveva versato l'apposito detersivo, sui fornelli, soffiando anche sulla polvere.
Passare il tempo con Marco... Wow, che bello!, sorrise, seduto su una sedia, in quell'immensa sala, con suo fratello che non faceva altro che mangiare... Di certo aveva ascoltato, ma non capito il rimprovero che gli aveva sorbito per il casino a cui aveva dovuto rimediare lui... Beh, in realtà, loro... Per una volta era stato aiutato e non sgridato per i casini del suo fratellino, ma ci teneva a fargli capire il suo errore, anche se dubitava che ci fosse riuscito, come al solito.
-Ace... Puoi concedermi una cena al ristorante?- si sporse verso di lui, chinandosi di poco con un sorriso e porgendogli la mano come se volesse portarcelo ora, Marco, in piedi davanti ai suoi occhi.
-Ah? Oh... Per un attimo ho pensato volessi ballare.- concesse quel commento dato come si era posto ma poi annuì. -Sì! Sarebbe anche il nostro primo appuntamento, no?- si avvicinò alle sue labbra, sorridendo dolce e sfiorandogli il naso con il proprio, dato l'estrema vicinanza concessagli dall'altro.
-Sì, vieni.- sussurrò, facendo combaciare le sue labbra con le proprie, ignorando l'applauso che ricevettero, così improvviso e inaspettato, in quella stanza piena di musica e gente, e con Barbabianca che sorrise, finendo di bere prima di riempirsi di nuovo la ciotola rossa, più grande della sua mano; forse brindando proprio a loro due. Gli prese poi la mano, ridacchiando nel vederlo così rosso per quell'acclamazione da parte di tutti, tra cui anche suo fratello Luffy.
-Ohm... Cavolo, non mi aspettavo questa reazione...- farfugliò appena lo affiancò, salutando poi con la mano gli altri insieme a lui, e varcando la soglia della sala, con Luffy che gli urlò dietro un "Divertiti, fratellone!" sincero.
-Già. Beh, siamo famosi.- commentò divertito, il biondo, conducendolo verso la porta.
-La coppia che scoppia.- sancì, stringendosi poi nelle spalle, ancora in imbarazzo, dandosi dell'idiota per quella battuta, e poi andandogli dietro, uscendo e respirando l'aria fresca che aveva lasciato il tramonto, scambiandosi con la luna, e permettendogli di alleggerire quel rossore.
-Conosco un buon posto, vieni.- decretò tranquillo, uscendo dal vialetto e facendo strada, con il moro che decise di abbracciarsi al suo gomito, sprofondandoci con il mento dolcemente, e facendolo rasserenare. -Ti piace la pizza?- mormorò, immaginando già la risposta.
-E me lo chiedi? Ovvio!- ridacchiò. -E poi, ti va di fare un karaoke? Dovrebbe esserci da qualche parte, spero.- esclamò, volendo godersi davvero la vita, per quella sera, anzi, per sempre.
-Non mi risulta. Ma Thatch dovrebbe averlo. Se ti va, cantiamo in camera con lui, e di certo anche Luffy e i suoi amici vorranno partecipare. Magari cantiamo proprio in sala con tutti, ma ora, la sera è solo per noi due.- sussurrò le ultime parole al suo orecchio, baciandogli poi il lobo e subito dopo la guancia.
-Okay!- concordò fiero, voltandosi poi indietro, piano, per un attimo; corrugando le sopracciglia e con uno sguardo confuso, a respiro basso, ma non vide nulla e tornò a stringersi di più a Marco, e a sorridere venendo ricambiato con affetto. Di certo si era sbagliato, o se l'era sognato... qualunque cosa fosse stata.
-Eccoci.- sancì il biondo, sorridente e davvero contento, guardando il ristorante mentre Ace aveva un luccichio invitante negli occhi.
-Wow, sembra elegante.- commentò, nel vedere la scritta del nome del locale, colorata in oro, e decorata fuori in rosso come le mura del posto a due piani. -È solo pizzeria? Sembra anche ristorante.-
-Sì, però io pensavo a una pizza. Se vuoi ordinare altro, fai pure.-
-No, a me basta mangiare.- confessò, facendolo ridacchiare, e così si unì a lui. -Andiamo! Ho davvero fame.- commentò, portandosi in avanti, salendo tutte le scale, con il biondo che, tranquillo, annuì, avviandosi e precedendolo dato che il moro rallentò, continuando a tenerlo per mano. -Prendiamo anche il gelato?- domandò gentile e speranzoso prima di aggrottare le sopracciglia e voltarsi di nuovo indietro, trattenendo il fiato ma espirando nel vedere il nulla, solo buio e lampioni che illuminavano il necessario, con le case dalle tapparelle abbassate e illuminati nei fori dai lampadari accesi.
-Certo, il dessert è obbligatorio.- scherzò, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice e aprendo la porta, voltandosi e osservandolo con un sorriso prima di farsi curioso. -Che c'è? Prima, che guardavi?-
-Mhm?- si voltò verso il biondo, un attimo perplesso prima di riprendersi. -Oh, niente. Mi era sembrato di sentire un rumore, ma forse era un gatto.- brontolò. -A te piacciono i gatti?- chiese allora, ritornando al suo fianco e poi avanzando oltre e ringraziandolo per avergli tenuto la porta. -Sei romantico.- rise, avviandosi e sedendosi poi, in fretta, ad un tavolo dalla tovaglia bianca, già apparecchiato, a due posti, e accanto alle tende della finestra.
-Non so, mi sono indifferenti. Dato che ho un pappagallo però, mi risulterebbe impossibile volerne uno. A Hawk non piacerebbe di certo, e diventerebbe molto teso.- parlò, continuando a camminare fino a prendere posto davanti a lui. -Beh, ti ringrazio, sono felice che mi consideri romantico.- gli sorrise sincero, prendendogli la mano adagiata sopra il tessuto candido, facendolo arrossire per quel nuovo gesto caldo; in quel posto pieno di persone che aspettavano come loro; o mangiavano, o terminavano il loro pasto.
-E... E a che gusto la prendi tu?- mormorò impacciato, ridacchiando e prendendo poi il menù che era al lato del tavolino dalla tovaglia gialla, con sopra un lampadario a forma di molla. -La... La pizza, parlo della pizza.- si rese conto di essersi perso in una bolla d'aria tutta sua, o meglio, glie lo fece capire lo sguardo confuso di Marco, che non aveva compreso il cambio di argomento repentino. Ace, allora, sospirando tragico per quella pessima figura, aprì quel libricino pieno di piatti per coprirsi il volto caldo e rosso, ma guardando che, in prima pagina ci fossero gli antipasti e non ciò che si aspettava, iniziò a scorrere via via i fogli intanto che Marco rispondeva. Sorrise, era bello passare la serata con lui, si sentiva davvero bene e pieno di battiti.
-La semplice e tradizionale Margherita, suppongo.- parlò vago; in fondo non gli importava cosa avrebbe mangiato, ma con chi.
-Mhm. Mai provato altre?- domandò, ancora a trovare la pagina esatta, ma era arrivato ai dolci e così tornò indietro, senza guardare il biondo a che, al contrario suo, lo studiava con piacere, amando quello sguardo così perso e deciso; quegli occhi così sinceri e felici mentre le ciocche ondulate scendevano con dolcezza dal suo volto, coprendogli di poco il volto, fino a sfiorargli la punta del naso.
-No, ma più perché passo poco tempo a mangiare questo tipo di cucina.- spiegò sorridente, continuando ad accarezzargli la mano mentre si portò la propria a reggersi il mento, con Ace che alzò il capo di scatto, sorpreso da quella scoperta.
-Allora prendi la capricciosa! Anzi, forse per te è perfetta la diavola!- propose, annuendo e sentendosi trionfale per aver trovato l'elenco delle varie pizze con i prezzi.
-E tu?- sorrise di più a quel parere, accettandolo e decidendo di fare come suggerito mentre Ace ci pensò su, leggendo poi i vari nomi scritti. -Posso scegliere io per te, dato che tu hai deciso per me?-
-Prendi davvero la diavola?- disse sorpreso, strabuzzando gli occhi. Lui scherzava, ma, a quanto pare, avrebbero fatto così.
-Certo. Tu, invece, cosa ne dici di provare la Calabrese?-
-Oh, okay. È buona. Mi piace.- ammise, annuendo e chiudendo il libriccino con un sospiro.
-Ho temuto un attimo, sai?- ridacchiò il moro, lasciando perplesso il biondo. -Ho pensato avresti detto quella con l'ananas; dato che sono innamorato di te avrei detto sì, ma, per quanto tu mi piaci, quella pizza non mi fa impazzire.- ammise sincero.
-Capisco, allora la pizza ad ananas è da escludere. Ma è la mia preferita.- parlò sorridente, annuendo prima di ghignare malizioso. -Innamorato di me, eh? Non smetterei mai di sentirmelo dire.-
-Oh... G-già...- parlò, preso in contropiede da quel cambio di argomento, arrossendo un po' e puntando gli occhi sulle posate mentre un cameriere si avvicinava.
-I signori vogliono ordinare?-
-Sì, abbiamo deciso. Una diavola, e una Calabrese, grazie. Da bere, invece, due coca cola.- decretò gentile, Marco, guardando poi Ace nel vedere la sua reazione sulla scelta delle bibite, che sembrò accettare, e allora terminò con un sorriso al cameriere che, annuendo e finendo di prendere nota, andò in cucina.
-Intanto che aspettiamo, che si fa?- domandò curioso. -Sai, ammetto di non essere mai stato in un ristorante, o in una pizzeria. Di solito, prendevo da mangiare e andavo via.- commentò, guardando la stanza luminosa e con varie colonne agli angoli di essa, e il soffitto così alto. Questi posti non erano stati fatti per ospitare lui, no?, rifletté curioso.
-Possiamo sempre parlare, se vuoi.- esordì sereno. -Beh, alla fine, l'importante non è dove stare, ma con chi stare, Ace. E a me piace stare con te.- sorrise, svelando i suoi stessi pensieri di poco fa.
-Questo lo so, anche a me piace stare con te. Ma il problema è che ho fame.- si lamentò, abbassando da un lato il capo con un broncio, e facendo divertire sinceramente l'altro.
-Già, hai ragione. È dura aspettare in questi casi.-
-Mhm...- concordò, annuendo e lasciando il mento sopra il dorso della propria mano, posta sul tavolo, con l'altra ancora dolcemente intrappolata nell'arto di Marco. -E siamo anche un po' troppo distanti.- brontolò infastidito, scrutando la tovaglia senza accorgersi del sorriso che si ampliò lentamente e fino al limite, del ragazzo di fronte, davvero amando quelle parole così dolci.
-Ace, ti amo così tanto.- parlò caloroso, facendo ritornare, di scatto, quelle pupille, su di lui. -E, se vuoi, puoi metterti al mio fianco, portando qui la sedia.- parlò poi, indicando, con la mano libera, lo spazio ampio al suo fianco, ma si trattenne dal farsi sorpreso nel ritrovarselo subito al suo fianco, in piedi, anche se senza sedia, e poi seduto sulle proprie gambe; il tutto in pochi attimi.
-Così sì che mi piace.- ridacchiò, avvolgendolo con le braccia attorno al collo e adagiando il mento sulla sua spalla, accanto al suo orecchio; ma nel vedere come la maggior parte delle persone fossero ferme a guardarli, persino i camerieri, sgranò gli occhi, bloccandosi al tempo stesso. Che diamine! Faceva solo figure! Sia per sé stesso che per Marco, per giunta! E poi, si ricordò di quello che rappresentava davvero per la comunità, di come stesse mettendo a rischio il nome del suo ragazzo, e così, rabbuiandosi, sussurrò: -Scusami... Non era mia intenzione comportarmi in modo così maleducato, perdonami. Prendo subito la sedia.- farfugliò risentito, ma nel provare a scendere, non ci riuscì, limitandosi a toccare terra solo con la punta degli scarponi neri, in quanto, la stretta sui suoi fianchi era così dolce e intensa da intimarlo a restare.
-Io sto comodo, e non seguo il galateo, quindi. E poi, se tu vuoi starmi vicino finché non arriva la pizza, dov'è il problema? Ti amo, Ace, resta qui.- sussurrò.
-Ma... è un ristorante di classe, no?- balbettò impacciato, distaccandosi per guardarlo e mostrando una smorfia risentita.
-Questo non gli dà comunque il diritto di dirgli dove sederti.- ridacchiò mentre un ragazzo del locale si avvicinava per portargli le bibite che avevano ordinato.
-Le pizze stanno per arrivare.- assicurò prima di allontanarsi, e lasciando così che Ace si distaccasse maggiormente dall'abbraccio del biondo, anche se Marco non lasciò la presa, trattenendosi però dal ridere nel guardare invece il proprio ragazzo dagli occhi sfavillanti e bramanti di cibo.
-Non vedo l'ora.- scattò, mantenendo comunque un tono pacato per non infastidire il resto dei clienti, che, almeno, sembravano guardarlo meno rispetto a prima.
-Sì, lo so.-
-Dopo dove si va?- volle chiedere.
-Dove vuoi.-
-Mhm... Andiamo al ponte? Sai, da lì le stelle si vedono che è una meraviglia!- gli farfugliò all'orecchio, strusciandosi contro la sua guancia prima di avvisarlo armoniosamente: -Però è un posto speciale, non devi parlarne ad altri.-
-Grazie, Ace.- mormorò, accarezzandogli dolcemente la schiena. -Condividere il tuo posto speciale con me... Significa davvero molto, grazie.-
-Beh...- arrossì, trovandosi impreparato da quella frase mentre le pizze arrivavano. -T-tu significhi molto per me.- disse poi, con il cameriere che posava i piatti accanto ai rispettivi posti. -Ti amo... E... sai, sì, volevo dirti che... Sei la prima persona di cui mi sia mai innamorato...- mormorò, troppo impacciato per capire di averlo detto, o ridetto, per davvero.
-Ne sono davvero onorato, Ace. Tu per me, rappresenti molto. Sei molto caro, a me.- gli confidò in gran segreto, nell'orecchio, solleticando la sua pelle con l'aria calda della bocca, e con il moro che sospirò annuendo grato per quelle emozioni e quelle parole, riservandogli poi un sorriso, immergendosi nei suoi occhi per guardarlo sincero prima di portare la fronte contro la sua, mormorando dopo poco un:
-Ohm... Scusa, vado un attimo in bagno.-
-Okay, ti aspetto.- sorrise, lasciando la presa con malinconia e permettendogli di andare, con Ace che si alzò, lasciando che Marco osservasse le sue spalle mentre proseguiva verso la porta in fondo alla stanza, ma non era l'unico che l'aveva fissata.
Scrollò le spalle, uscendo dalla cabina del bagno e avvicinandosi poi al lavello, e sorrise al ripensare alle parole di Marco, sciacquandosi le mani ben insaponate e sospirando nel voltarsi, con la voglia di tornare dal suo amato che dibatteva forte nel suo cuore, ma sussultò, trattenendo il fiato e indietreggiando di tre passi a occhi sgranati e con il volto che iniziava a sudare nel vedersi poi circondato; con un uomo alla finestra, uno alla porta, e il capo davanti a lui con quella sciarpa nera del cavolo e gli occhi celati bene da degli occhiali scuri. Da dove erano sbucati? Come avevano fatto a essere così silenziosi o non essere stati notati da nessuno? Vero che era buio fuori, quindi quello che aveva scavalcato quella piccola entrata di vetro era stato più fortunato, ma il capo e il tizio che ora era dietro di lui... Forse erano troppo "normali" persone per essere sospette dagli invitati? O magari a loro non era importato? O... Era così in confusione, cavolo!
-Ace... Ci stai tradendo per caso? Non solo non ci porti più nemmeno i soldi; la droga, okay, posso anche ignorare, forse; che non vuoi più vendercela, tanto ho i miei modi per procurarmela... Ma i soldi... Non ti preoccupi più dei debiti di tuo padre? Non va bene.- esordì, con voce superficiale e strafottente, come il ghigno sul suo volto, velato però dalla sciarpa che lo avvolgeva.
-Non è mio padre!- asserì, imponendosi in avanti, per poi respirare con forza dalla bocca e stringere i pugni, riprendendosi e calmandosi nel tornare con la schiena contro il lavello. -E poi...-
-E poi ho notato che hai messo Barbabianca e i suoi alle nostre calcagna.- disse, interrompendolo con un tono arduo e graffiante, parlando però come se non avesse sentito il ragazzo protestare in quel modo duro, mentre il vecchio barbuto alla finestra ridacchiava tra sé e sé, tra mille scossoni di spalle e i denti, tra cui quelli vacanti, in mostra; come un folle, soprattutto per lo sguardo perso e fisso verso le piastrelle, così rosso da farlo sembrare un vampiro.
-Non è colpa mia! Sono loro che vogliono ripulire la città dalla feccia come...!-
-Noi? È così che ci vedi, adesso? Adesso che ti sei mescolato "ai piani alti"? E tu pensi di essere migliore?- chiese, fingendosi scettico da quel discorso del moro che tentennò, e così, con fare sicuro, e con il mento alzato da un lato con fare presuntuoso, parlò: -Tu non sei molto diverso: anzi, sei un criminale esattamente come i sottoscritti, e non puoi negarlo in nessun modo. Ora vedi di tornare con i piedi per terra: va bene che ti sei preso una vacanza, ma adesso devi tornare al lavoro. O sai cosa potrebbe capitarti... E, beh, non solo a te: non vorrai che la festa per il ritorno di Sabo diventi... qualcos'altro? Un po' più cupa, diciamo? E che ci vada di mezzo anche il piccolo Luffy? Oh, e non dimentichiamoci di quel tipo strano che ti ha portato in questo luogo di classe...! Non ci costa niente, a noi, di sistemarli per bene.- si limitò a parlare, piano e derisorio nel nominare quelle tre ancore che erano quelle persone a cui tanto teneva quello stupido di un lentigginoso; facendo poi un cenno ai suoi uomini con due dita alzate, coperte da un guanto nero di pelle, e così si prepararono a ritirarsi. Con un ghigno spavaldo e terribilmente fiero di quel discorso, come si poté notare dagli occhi cupi e luccicanti, soddisfatto di avergli fatto intendere che sapeva bene ogni cosa, ogni informazione possibile su di lui che gli era necessaria per averlo ai suoi piedi; si voltò con uno scatto, dandogli le spalle e procedendo a passo svelto verso l'uscita.
-Tu non farai un bel niente!-
-Beh, lo spero... O dovresti tu. In ogni caso dipende tutto da te, questo. Sai che noi, al contrario delle persone a cui ti sei unito...- esordì, sbeffeggiando i soggetti di quella frase e guardandolo con un cenno di risata prima di continuare: -Non abbiamo scrupoli, e possiamo allearci con gente ancora peggiore, se vogliamo.-
-Sì, beh, senti...- si morse il labbro inferiore, non sapendo come continuare, o come fare, mentre il vecchio usciva dalla finestra con un'altra risata, e l'uomo dalla visiera, coprendosi bene sulla fronte con tre dita; facendo un passo indietro, scomparse oltre la porta.
-Ci vediamo tra... Mhm, sei fortunato: ti daremo tempo, in fondo devi procurarteli per bene. Questa volta vogliamo il doppio. Capisci, ci hai davvero offeso per come ti sei comportato nel tradirci, e poi, devi recuperare il tempo dei nostri incontri a cui ci hai dato buca. Quindi: una settimana. Ci vediamo allo stesso posto tra una settimana e con il doppio.- ripeté i due punti più importanti, annuendo più a sé stesso per come aveva sistemato bene la faccenda che per il ragazzo dagli occhi sbigottiti e spenti, in un turbine di inchiostro che gli impediva di vedere una soluzione che non esisteva; e poi, dandogli le spalle con cautela, tornò a parlare ancora, pacato come se avesse tutto sotto controllo: -Ace, sai bene che non ci serve minacciare i tuoi fratelli, o Marco... Però basta solo premere un po' in quel punto fragile e ben scoperto che ti ritrovi per farti fare tutto quello che vogliamo, ma bisogna farti capire, che adesso noi non avremo scrupoli nel caso riceveremo un altro tradimento da parte tua. Tieni gli occhi bene attenti, potremmo essere alle tue spalle, e tu non te ne accorgeresti nemmeno.-
Ace boccheggiò, volendo contestare e protestare, o almeno imporsi. E invece il "Capo" sembrava deciso sul fatto che la discussione fosse terminata là, uscendo e andando chissà dove con il suo scagnozzo, mentre l'uomo con la barba aveva optato, già da un po', di andarsene per conto proprio. Il moro, rimasto solo, sbatté le palpebre un paio di volte, attutendo la schiena contro le piastrelle alle sue spalle; e aveva anche tutta l'intenzione di scivolare fino a terra, se non che, l'arrivo di due ragazzi, più un uomo, non lo dissuase e così, con una leggera spinta di mani dietro di sé si fece largo, oltrepassando la porta, volendo ritornare da Marco solo per andarsene da lì al più presto possibile, anche senza mangiare, se proprio. Non era più importante nulla, solo, tornare a casa e fare ciò che gli era stato detto.
-Ehi.- lo richiamò dolcemente, Marco, attirandolo a lui nel prendergli il polso, e impedendogli di tornare alla sua sedia. -Ci hai messo un po': c'era la fila?-
-Ah? Ohm, sì. Era pieno.- inventò, adagiando poi la fronte contro la spalla e socchiudendo gli occhi, restando ben celato e tornando a sedersi su quelle gambe che lo accolsero con calore; senza dare troppo conto alle pizze fumanti che spargevano il proprio sapore nell'aria, alle sue spalle.
-Ho voluto aspettarti. Per la tua felicità, Ace, adesso si mangia.- asserì, alzando il mento e portandolo sopra la chioma di quel ragazzo che sospirò, ma gli sembrò troppo negativo, e fin troppo pensieroso, così si sforzò di voltarsi per scrutarlo; ritrovando quegli occhi coperti dalle ciocche ondulate si affrettò per chiedere, per parlare, ma non fece in tempo.
-Ehi, Marco... Secondo te... Possiamo pagare le pizze e andarcene? Non ho più voglia di stare qui...- brontolò, davvero indispettito da quell'accaduto in bagno che lo aveva colto inaspettato e lasciato con un senso di preoccupazione e di acido che gli stava strappando il cuore; anche se l'odorino delizioso e piccante delle pizze allietava un po' la situazione.
-E per le persone? Lasciali perdere, Ace. Io sono felice con te.- ammise, volendo provare a rassicurarlo, accarezzandogli la schiena dolcemente e respirando il suo odore prima di baciarlo sulla tempia a stampo, senza però evitare di pensare a chi mai avesse incontrato, tra i clienti seduti, nel bagno da renderlo così cupo.
-Le persone, certo...- commentò con un tono beffardo nel ricordarsi che anche loro parlavano di lui, e di quanto fosse immeritevole per Marco; e, nello scrutarsi attorno, notò come, anche se non chiaramente, li fissassero malignamente, o meglio, solo lui; e tutto questo servì solo a rendere il suo animo ancora più tetro e mogio. -Mi dispiace... Sto rovinando io la cosa... Però... Mhm... Non mi piace più stare qui...- parlottò, per poi scuotere il capo come a dirsi di dimenticare quello che aveva detto e quello che gli era toccato ascoltare, almeno per quella sera; sì, si decise; non poteva continuare così. Voltandosi lentamente, con la testa, verso il tavolo, strinse la mano di Marco con fermezza, prendendo poi una fetta di quel cibo che aveva ordinato il biondo a suo suggerimento, quella pizza alla diavola ancora calda e cocente; e portandogliela alla bocca con l'arto libero, fermandosi però nel notare come, Marco, sembrasse cercare di parlare o trovare un modo per alleviare ancora il suo malumore, apparentemente scomparso in quel momento ma vivido dallo sguardo gelido e dalle sopracciglia abbassate e corrucciate tra loro che mostrava; in fermento per l'angoscia che portavano con sé.
-Ace...- cercò di parlare, distogliendo il volto da quell'invitante sapore e fissando la faccia più in alto del moro, distante da lui di pochi centimetri dato la posizione del momento, che si era messo seduto a cavalcioni in tutta comodità, con la schiena ben eretta e con l'intenzione, quasi di non togliersi più da lì.
-Divertiamoci. Se ci tengono tanto a guardarci, facciamoli vedere come siamo più felici di loro, almeno la smettono...- annuì, ma rimase perplesso alla faccia severa che ricevette, che sembrava dire: "Non dobbiamo farlo per loro.", e il lentigginoso sospirò guardando altrove e in basso, senza accorgersi che una goccia del succo piccante scivolò fino a raggiungere il colletto della camicia blu del biondo. -Marco... Io mi stavo divertendo, davvero... Ma non capisco perché ci stiano fisando... Anzi, sembra che ridano...- brontolò, anche se, in realtà non gli interessava, ma non voleva distruggere definitivamente quella serata con la rivelazione di quell'incontro del terzo tipo nel bagno: Marco non se lo meritava. Preferì fingere che il fastidio fosse dettato dalle persone, tanto, il biondo, sembrava crederci. -Non mi piace essere preso in giro... Voglio divertirmi con te, però se ridono mi sembra che... che mi deridano, che per loro sia solo un'idiota...- farfugliò, senza guardarlo negli occhi e portando le labbra su un lato, impacciato perché, in fondo, un po' era vera quella sensazione di inadeguatezza che aveva provato sempre, in mezzo a quella gente che giudicava, giudicava, giudicava...
-Non sei un'idiota, Ace.- sorrise con l'intenzione di smentirlo appieno; allungando una mano, districando la presa del suo braccio sul suo girovita e portandola alla sua guancia, accarezzando quei puntini neri tanto adorabili, fiero nel percepire un sorriso sincero nel volto dell'altro, riuscendo finalmente a placare quel conflitto di tristezza che lo stava macellando.
-Mangiamo?- domandò quindi, Ace, energico, anche perché il suo stomaco iniziava, fin troppo, a protestare. Al cenno di sì di Marco, avvicinò il naso alla sua gota, ridacchiando, senza vedere ormai il tremendo pasticcio di quell'enorme macchia di olio sul colletto blu, che aveva ormai cambiato il suo colore, scurendosi; e gli sussurrò dolcemente: -Ti imbocco io? Posso?- arrossendo mentre tornò ad alzare la fetta di cibo all'altezza della sua bocca, piegando poi leggermente la crosta al centro con l'indice, spingendo ai due lati per rialzarla con le dita della mano che sentiva ormai appiccicosa e rovente.
-Questa pizza è davvero deliziosa.- si complimentò Marco, accontentandolo e dicendolo nel finire quel pezzo sotto gli occhi vispi del più giovane che annuì.
-La pizza è sempre buona! Persino la tua! Anche se, quella che hanno dedicato a te con l'ananas non mi piace granché. Peccato.- si lamentò, prima di voltarsi e ritrovarsi quell'impasto decorato con carne, tra il palmo invitante del biondo.
-Ecco a te.- disse il biondo, lasciando che le proprie pupille azzurre scivolassero su quello strato giallo di camicia che copriva quella schiena scolpita in modo divino, e così delicata, dai tratti sottili ma duri, anche se non poteva ammirarla in quel momento, al contrario del petto, liberato dai bottoni principali che lasciavano intravedere di poco la sensualità della sua pelle chiara.
-È romantico imboccarsi a vicenda?- domandò innocente, addentando voracemente quella sua prelibatezza per l'ennesima volta.
-Sì, molto anche.- incoraggiò, accarezzandogli l'addome, e assaporando il sapore del suo collo senza vedere il resto delle persone che li circondava in quel momento, anche se sapeva che, forse, un comportamento così, non era consono davvero in un posto così pubblico, però Ace era felice. Bastava quello per convincersi che stava compiendo un gesto più che sdolcinato, per lui.
-Sono romantico.- si complimentò tra sé e sé, annuendo e ridendo dolce e rallegrando anche il suo ragazzo che sospirò sollevato, felice che il suo intento fosse solo quello e non di dare spettacolo per ripicca, ma era certo che non lo avrebbe mai fatto comunque.
-Perdonate l'interruzione, cari signori, ma ci sono sorte molte lamentele sul vostro atteggiamento, davvero poco garbato nei confronti degli altri clienti. Vi pregherei di smetterla, o sarò costretto a invitarvi fuori.- esclamò a modo, il cameriere che si era incamminato da loro per poi inchinarsi leggermente in avanti per discutere meglio contro il volto dei due, interrompendo la dolce risata del moro che lo fissò con la bocca coperta di pomodoro e con occhi un po' scettici.
-Non è un problema: qui è troppo noioso. Se è possibile incartare ciò che resta delle pizze, noi andremmo.- asserì vittorioso, Marco, con Ace che si voltò verso di lui con sconcerto, non aspettandoselo ma annuendo sereno, capendo che non fosse più un problema di persone, ma più di luogo.
-È stato bello, dai! Un vero appuntamento con te! Ah! Dobbiamo assolutamente rifarlo!- sancì prima di bloccarsi, e fermare anche quell'altalena di su e giù che stava facendo con il braccio, nel tenere la mano del biondo al suo fianco sinistro. -O-ohm, s-sempre s-se vuoi.- volle aggiungere, distogliendo gli occhi e preferendo il terreno in quel momento, sorseggiando poi dalla latina che teneva nell'altro arto.
-Vorrò sempre, Ace.- mormorò, lasciando il contenitore della sua bibita dentro un cestino, assieme ai cartoni, ormai vuoti, del cibo salato degustato, e scrutando, nel buio, il volto del suo ragazzo che arrossì sempre più.
-Mhm... G-grazie... E-e... T-tu ti intendi di stelle?- mormorò, passandosi ancora il dorso della mano sulle labbra, temendo fossero ancora sporche per via del cibo che si erano condiviso e imboccato a vicenda fino alla fine, fino a poco fa.
-Abbastanza, sì.- annuì pacato, curioso di sapere il motivo di tale divagazione.
-Allora puoi parlarmi della loro storia? Delle costellazioni e di altro che possa riguardarle?- parlò elettrizzato e speranzoso, puntandosi più vicino a lui e guardandolo con occhi brillanti, illuminati di più grazie al lampione che sorpassarono, diretti a quel ponte.
-Tutto quello che vuoi, Ace.- sorrise felice, non aspettandosi tanta voglia in quell'argomento. -Se vuoi, possiamo studiarlo insieme, domani, maggiormente.-
-Grazie!- esultò, balzando sulle punte e cingendogli il collo con le braccia, tenendo ancora tra le dita, per il bordo, la bibita che gocciolò un po' del liquido frizzante, forse bagnando la camicia sulla schiena di Marco, sporcandola ancora di più. -Sarà divertente!-
-Lo sarà.- concordò, con lui che si staccò, annuendo una sola volta ma forte e deciso prima di rendersi conto dell'errore fatto e bloccare la sua allegria, continuando a camminare però.
-Ti ho rovinato la camicia...- brontolò affranto, con un mugugno.
-Eh, sì. Sembra abbia passato una guerra.- constatò Marco, un po' infastidito dall'odore acre dell'olio ormai seccato sul colletto.
-Mi spiace... E pensare che mi piace anche...- bisbigliò l'ultima frase prima di esclamare forte, che forse persino le persone nelle case vicine lo udirono da sobbalzare: -Te la lavo!- stabilì deciso, annuendo ancora.
-Non devi.-
-Sì, invece.- sbottò offeso, gonfiando una guancia e scrutando il suo ragazzo con decisione, ma svuotando subito dopo la gota con un sorriso nel vedere il suo caro ponte che sembrò salutarlo con fare allegro, come se sapesse della bella serata che stesse passando, e quindi avesse deciso di apparire, ai suoi occhi, più luminoso alla luna, e non il solito trasandato come lo era stata la sua anima nella sua vita.
-Okay, ti ringrazio per la tua premura.- parlò onesto. -È un bel posto.- si complimentò poi, alzando il capo e scrutando le stelle, ampliando le sue labbra in un ghigno nel vederne un'infinità da smorzare il fiato e far brillare gli occhi e lo spirito.
-Lo so!- si vantò, afferrandogli la mano e avanzando a un andatura sempre più maggiore, fino a fermarsi al solito muretto in cui aveva passato intere mattinate. -Ohw... Marco...- sospirò nel fermarsi un attimo a scrutare il vuoto, così oscuro, al contrario di quella mattina di sole in cui, nell'aprire gli occhi, aveva ritrovato il celeste delle pupille di Marco, così sollevato di averlo con sé, anche per merito di Luffy alla fine, sorrise. Ma ora...? Quei tizi bastardi lo avevano cercato, e lo rivolevano con loro... A quel maledettissimo covo del cavolo e...!
-C-che fai?- mormorò, trasalendo d'impatto nel sentire quelle mani calde su di sé, a circondargli i fianchi fino ad abbracciarlo completamente.
-Pensi alla caduta?-
-N... Non proprio... No, dobbiamo festeggiare. Insomma, essere felici: è una bella serata.- parlò piano e cauto, spostando le pupille in modo da vedere e studiare il volto liscio e maturo dell'altro prima di adagiarcisi contro con la propria guancia. -Hai visto quante stelle? Sono perfette.- ridacchiò, annuendo per strusciarsi su di lui con dolcezza e come un gattino.
-L'importante è che non ti turbi nulla. Lo sai che puoi dirmi tutto, sai?- farfugliò al suo orecchio, baciando poi lievemente la sua guancia soffice e tiepida.
-Ah ah...- annuì, scrutandolo ancora. -A te? Qualcosa che ti turba?- farfugliò apprensivo facendolo ridacchiare per quell'attenzione che si era preso nel domandare tale quesito.
-Sto bene, grazie.-
Almeno lui..., pensò il moro, restandogli ancora attaccato dove non era sporco sul vestito, e portando una mano all'altezza del colletto rovinato; di spalle contro il suo petto mentre ancora si poteva sentire l'odore pungente di quell'ingrediente acido, impresso su quella camicia. Lasciò che le dita scivolassero su tale tessuto fino all'altezza del suo cuore, e si aggrappò a quel lembo con forza, mordendosi il labbro inferiore all'interno della bocca prima di socchiudere le palpebre come arrendevole, ma senza chiuderle.
-Tra poco arriverà Sabo... Spero che andrete d'accordo.- volle iniziare un discorso a caso, cercando di trasparire il più naturale possibile mentre gli occhi di Marco lo esaminavano, ascoltandolo. È vero, aveva nominato suo fratello perché continuava a essere preoccupato per lui: non voleva metterlo in pericolo, e quei tre brutti ceffi erano stati molto chiari sul fatto che non si sarebbero fatti scrupoli, però... Non voleva, davvero, rovinare la serata con una litigata o un nuovo allontanamento da parte sua. O forse, si stava già distaccando? Non lo sapeva. Non lo voleva sapere...
-Sarà così, vedrai. Sei stanco? Vuoi tornare a casa?-
-No, restiamo un altro po'.- brontolò, indispettito da quella proposta che lo aveva innervosito futilmente, irritato da come non avesse dato peso alla sua velata preoccupazione, che però sperava che non notasse al tempo stesso. Stava impazzendo. Però, forse sfogarsi lo avrebbe aiutato, ma adesso no, e mai con Marco: non voleva rovinare tutto, cavolo!
Allungò una mano in avanti al volto dell'altro, facendo segno a Marco che potevano mettersi seduti sul muretto in tranquillità. Magari si sarebbe addormentato tra le sue braccia e lui lo avrebbe portato a casa senza destarlo; con cotanta cura... Come se fosse davvero prezioso. O forse avrebbero parlato di stelle, già...
-Ace, mi sembri davvero stanco. Se vuoi restiamo ancora, ma se ti addormenti? Non fa molto freddo, però non si sa mai.- parlò, mettendosi a cavalcioni su quel muretto per stare più comodo, e reggendo contro il suo petto il moro che rise piano mentre, saltando seduto sulle gambe del suo ragazzo, stettero di profilo al burrone gelido e immerso in un nero pece che impediva a chiunque di vedere oltre la punta del proprio naso, lanciando invece solo molti brividi ai più paurosi, ma, Ace, accolto com'era da Marco, si sentiva troppo al sicuro e risanato per temere qualsiasi pericolo.
-Mi basta stare con te.- farfugliò il moro, portando la fronte in alto, a strisciare contro la pelle scoperta dei pettorali dell'altro e poi a rilassarsi sotto al suo collo come se fosse un sicuro giaciglio, sorridendo davanti alla prospettiva del mento spigoloso e poco distante da sé. -Parlami di stelle per un po', e poi andiamo a casa.- decretò piano, baciandogli la gola a stampo e continuando, al punto da lasciare una scia immaginaria che partiva dal basso fino alla punta delle labbra, oltrepassando quindi quella parte lievemente coperta da quello strato di barbetta che lui trovava assolutamente carina.
-Va bene.- sorrise il biondo con un sospiro fintamente arrendevole, lasciando scorrere una mano sulla schiena del più giovane e sospirando con un leggero brivido a tutte quelle attenzioni, che per un attimo furono così provocanti, prima che si riprendesse e lo tenesse ancora più contro di sé, nel giaciglio qual era il suo corpo. -Quella costellazione è il Grande Carro, o anche chiamata come...-
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