Un altro po'.
Abbassò le spalle, scendendo dall'autovettura ed entrando nel negozio con meno enfasi del previsto: stare senza Marco lo lasciava depresso più di quanto già non fosse senza Luffy; ma adesso era meglio organizzarsi per il pranzo: il frigo doveva essere riempito prima che Akainu tornasse, cercò di dirsi, scrollando il capo per riprendersi, e varcando la soglia senza impugnare il carrello; dimenticandoselo forse, o non volendolo proprio. Si addentrò nel reparto delle verdure, ignorando la gente che lo guardava già male, evitandolo; accostandosi poi ai cestini con la lattuga, e guardandola speranzoso, come se da lì avrebbe ottenuto il piatto perfetto per una famiglia perfetta, o semplicemente, volendo che gli desse una risposta. E poi, perché lui non l'aveva? Perché, davvero, non aveva una famiglia amorevole e che lo amasse? Perché non aveva niente, o si sentiva di non averlo? E dov'era Luffy quando aveva bisogno di un suo rapporto che lo tranquillizzasse e gli facesse, davvero capire, come sempre, che qualcuno di prezioso c'è lo aveva? O meglio, che gli desse la spinta in più che già gli dava per farlo vivere un altro po'.
-Ace?-
Era davvero lì, Luffy?, strabuzzò gli occhi sorpreso da quella voce, incredula quanto lui, anche se più contenta. Non che avesse davvero importanza però, che ci fosse o meno a ricordarglielo: lo sapeva benissimo che era prezioso per Ace, il suo fratellino; voleva solo che, per una volta, fosse il contrario... Voltandosi alla sua ricerca, però si ricredette: quella non poteva essere la voce allegra e pimpante del suo fratellino. Se l'era di certo immaginata. Eppure l'aveva udita: qualcuno lo aveva chiamato... Iniziò a tremare dentro, a fremere, senza crederci per davvero, con il gelo che si impossessò della sua pelle impallidendolo d'un colpo solo: e se fosse...? Poteva davvero trattarsi di suo "padre"? No, impossibile: non frequentava quei posti... Vero?, sperò, vagando con lo sguardo fino a trovarsi la figura che lo aveva chiamato e che era, praticamente, in quei pochi centimetri che pareva più bassa, lì davanti.
-Mhm? Oh, ciao.- salutò, non aspettandosi di vedere lì proprio quella persona, e tranquillizzandosi, tirando fuori tutta l'aria dalle labbra senza farsi notare, dopo averla trattenuta inconsciamente; per un attimo, il suo cuore aveva davvero tremato nel sentirsi chiamare, quasi temendo potesse trattarsi proprio di quel dannato; un po' come prima da Marco, con Thatch che lo chiamava e lui che pensava e lo scambiava con Teach.
-Che ci fai qui?- sorrise, ma parve più uno di quelli preoccupati; avvicinandosi e accarezzandogli una guancia lentigginosa con fare amichevole, sporgendosi per inquadrarlo meglio e con dolcezza.
-Spese, come te.- spiegò, guardando l'altra mano di quella ragazza che impugnava il cestino rosso, dalla sagoma a triangolo sul bordo, e dal manico nero, ormai pieno mentre lui ne era sprovvisto.
-Intendevo... Perché sei ancora qui, in questa città? Non volevi scappare da tuo padre?-
-Non è mio padre.- scattò lui, con sguardo acido e distogliendo lo sguardo, e nel farlo quella mano che si era impossessata della sua pelle si lasciò cadere tristemente lungo il fianco sinuoso. -E poi, sei tu che hai capito male, mi sa...- sussurrò imbronciato.
-Come...? No, aspetta, Ace.- cercò di fermarlo, ma quello, negando con il capo e chiedendo scusa, si avviò fuori, impossibilitato a restare se quello che gli sarebbe stato riservato sarebbero state domande scomode.
-Che rottura.- rientrò in auto, sbattendo la portiera che sembrò protestare ma riuscì a non romperla nemmeno quella volta e così si diresse via, uscendo dal parcheggio prima che la sua amica lo raggiungesse dopo aver abbandonato, dentro, il cestino della spesa. Un po' gli dispiacque mentre la osservò da lontano guardarlo con un lieve lasso di disperazione in quelle grandi iridi marroni ma cercò di non pensarci, scacciando fortemente quella visione, scuotendo il capo per poi decidere, guardando la strada illuminata dal sole, davanti a lui, di fermarsi a prendere qualcosa da asporto da una pizzeria o simile; ad Akainu non sarebbe dispiaciuto di certo, no? Solo, si dispiaceva che avrebbe potuto intendere quella pizza come un premio, come una conquista di averlo assoggettato un po' di più; e forse, un po' era così...
Ah, stanchezza. Certo, non era fisica, bensì più mentale e spirituale per tutti i grovigli che si accumulavano nel suo percorso e che lo sfiancavano, togliendogli il fiato e pezzi della sua essenza, del suo essere; come a volerlo prosciugare fino a renderlo senza vita dentro. Ma perché non poteva morire?, si disse, tristemente e con un nodo al cuore per il rimpianto di non poterlo fare, scacciando malamente la risposta che conosceva fin troppo bene fino allo sfinimento e che era, indubbiamente, suo fratello. Socchiuse le palpebre, digrignando i denti nel vedere quei cartoni bianchi di pizza che celavano il cibo succoso, caldi e fumanti e che aveva lasciato sul tavolo in soggiorno, davanti a lui e che sfiorava ai lati ancora con le dita; forse erano anche troppi, e poi, l'odore che emanavano gli metteva un languorino... Aveva fame.
Con un muso triste diede le spalle a quelle prelibatezze, certo che Luffy non sarebbe tornato ancora, e salì le scale avviandosi in camera e buttandosi di colpo in quel letto dove ci sprofondò dentro come in acqua, in quel materiale spugnoso, fin troppo molle, decidendo che non avrebbe rimedicato un bel niente di sé: non ne aveva davvero la forza, né la voglia.
-Mhm...- mugugnò risentito, osservando oltre la finestra dagli spiragli, così luminoso fuori grazie al cielo azzurro e splendido, prima di ricollegare quel colore agli occhi del biondo del suo cuore; e anche se ebbe la tentazione di scacciarlo via, preferì tenere il sapore di lui ancora un po', giusto il tempo per assopirsi.
-Ace!-
L'urlo di suo fratello lo stordì non poco per quanto era forte, e veniva dal piano inferiore! Esasperò con il respiro a bocca socchiusa, strizzando gli occhi e mettendosi a gattoni sul materasso ma, davvero, non se la sentiva quel giorno... proprio no. Eppure era stato tutto così fantastico... E allora perché gli occhi volevano piangere, e il cuore desiderava un abbraccio? Era per via di Marco? Perché aveva deciso di allontanarlo, che si sentiva così? No, non era per quello... Forse un po'.
Chinò il capo maggiormente, e si odiò, maledicendosi e dandosi dello stupido e del debole, stringendo e uccidendo a fatica e a denti stretti la tentazione dentro di sé di voler sbattere la testa contro la parete fino a farla sanguinare per sentire un dolore diverso da quello che provava adesso, che veniva da dentro e che non sapeva, e non riusciva, a far annegare... a far dimezzare. Sentiva di star diventando pazzo! La testa gli faceva male, ma al tempo stesso non sentiva dolore; poteva percepire il senso immaginario di una morsa stringergli le tempie, ma era un'illusione che svaniva l'attimo dopo... Poteva percepire il petto pulsare per un secondo e non pulsare per il resto del tempo in un attimo. E le lacrime... Le voleva far uscire, ma non ne avvertiva la necessità...
Era tutto così confuso... Stava davvero impazzendo? O il dolore aveva raggiunto quella soglia di vuoto, di non ritorno che aveva spento ogni cosa, ogni sentimento; di buio e di niente che lo stava tormentando in quel fiacco lasso di tempo esatto. Perché?, questo avrebbe voluto urlare, un grido che avrebbe voluto che attraversasse i muri, e magari raggiungesse le orecchie di qualcuno pronto a salvarlo nonostante tutto, nonostante fosse insalvabile; nonostante fosse il figlio di un demone, di un criminale spregevole che gli aveva abbandonati e che tutti disprezzavano; nonostante vendesse droga, nonostante avesse versato tanto sangue dandola ogni volta vinta a quell'uomo che doveva, ma che non riusciva a chiamare "padre", e che gli veniva solo il senso di un conato in gola nel provarci.
...Nonostante non sentisse più nulla, nemmeno la felicità che il cielo sulla sua schiena trasmetteva quel giorno con tanto coraggio e onore...
-Ace? Ci sei? Ace? Oh! Pizza!-
Maledizione!, imprecò a denti sigillati, stringendo, con i pugni chiusi la presa sul lenzuolo su dove era adagiato completamente poco prima e scostandole di scatto senza un motivo apparente, giusto per scacciare un po' di furia dentro; facendole cadere a terra, e alzandosi e lasciando il letto in una condizione peggiore rispetto a prima mentre corse di sotto per fermare il minore.
-Fermo! Fermo!- urlò, braccandolo da dietro, con le braccia attorno al suo busto sottile e tonico, e allontanandolo, portandolo il più vicino al corridoio con uno sbuffo, legando sempre più la presa dato che non la smetteva di muoversi frenetico, cercando cibo. -Non sono per te: sono per Akainu.-
-Oh...- mormorò tristemente, guardando il maggiore con una faccia da cucciolo bastonato, e fermandosi dal dimenarsi e provare a lottare, credendo fosse un gioco quello che aveva spinto Ace a bloccarlo così.
-Hai mangiato al Baratie, giusto?- volle informarsi, con Luffy che annuì con enfasi, leccandosi i baffi per quanto fosse stato buono ciò che aveva mangiato.
-Tu invece manchi da molto... questa sera vieni, vero?- ci sperò, voltandosi totalmente e brandendo le sue spalle; fissandolo in modo ossessivo per indurlo a convincerlo, come a sperare di ipnotizzarlo. Ma tutto ciò che ne ricavò fu uno sguardo di sufficienza.
-Sì, va bene. Grazie fratellino.- sorrise, ridendo per l'esultazione del minore che asserì di essere diventato un ipnotizzatore di successo, ed Ace approfittò di quel momento, e di come Luffy gli stesse di petto, per circondarlo meglio con le braccia e stringerlo a sé, sentendosi un po' meno vuoto, e ancor di meno quando Luffy, ridacchiando contento, ricambiò con maggiore forza e felicità, circondandogli anche le gambe attorno al busto, e adagiando la testa contro la sua spalla.
Ace si sentì stupido all'inizio, nel muoversi così impacciato nel dare un semplice e banale abbraccio, soprattutto visto quanto cercasse di non mostrarsi debole ma nel ricevere anche dall'altro il medesimo gesto, né approfittò, rincuorandosene e lasciandosi, stupidamente, cullare da quel senso inebriante di affetto, sentendosi felice. Ma ne aveva bisogno, davvero. Doveva riceverlo per non cedere, per respirare, per sopravvivere... per non morire ancora...
Grazie; quasi avrebbe voluto sussurrare, ma sarebbe stato troppo evidente poi, la sua debolezza, così decise di limitarsi a distaccarsi e a sorridergli.
-Se per te va bene, possiamo andare anche ora al Baratie. Non ho ancora mangiato, e ho una fame adesso!- espose, divertito dalla spinta che ricevette, da come, Luffy, prendendolo per mano, lo condusse subito verso la propria macchina, quasi facendolo sedere a forza mentre, saltellando corse dalla parte del passeggero per sedersi lui, frettoloso e pieno di energie; che saltava sul posto come impazzito. Ace invece si meravigliò di come, dal buio notte nel corridoio, erano passati a un pomeriggio pieno di sole: nonostante gli anni passati, rimaneva ancora sconcertato dalla cosa. Poco prima, avrebbe giurato fosse mezzanotte, all'interno di quella casa.
-Okay, okay: ho capito. Non distruggermi la macchina adesso, altrimenti, al ritorno come la guidi?- rise, soprattutto nel vedere la faccia sorpresa e meravigliata dell'altro che si bloccò.
-Davvero?- sgranò gli occhi, allungandosi verso di lui fino a quando potesse, fermandosi prima di toccare il cambio delle marcie, senza mettersi la cintura di sicurezza.
-Ovvio: una promessa è una promessa. L'altra volta non ho potuto, oggi sì.- annuì, per poi dire: -Guiderai al ritorno. Ma vediamo di non farci beccare dalla polizia, okay?- e lo puntualizzò molto, e lo continuò a sottolineare anche lungo il tragitto mentre spiegava alcune cose basilari sulla questione della guida, anche se dubitava che, la macchina, ne sarebbe uscita senza ammaccature; però aveva la necessità, oltre che rispettare la parola, anche di dare maggiore allegria al minore, per sentirsi bene anche lui, e perché Luffy la meritava. Anche se, la poca attenzione che stava dando alle sue spiegazioni, con lui che guardava la strada, e Luffy che saltellava, impaziente di mangiare e di provare, lo allarmava non poco mentre arrivarono, finalmente, a destinazione.
E prima che potesse finire di parlare, con la macchina ormai spenta accanto al marciapiede del bar, gli braccò il polso, impedendogli di uscire, e questo causò una smorfia risentita da parte del minore che tornò a fissarlo ancora intensamente con i suoi grandi occhi neri, volendo provare ancora a dissuaderlo con uno sguardo da maestro.
-Aspetta, volevo chiederti... Ma la sorpresa di cui parlavi?- decise di lasciar scorrere quel suo voler fare l'ipnotizzatore, e si svuotò da quella curiosità che tornò ad attanagliarlo proprio nel vedere il locale, ricordandosi dell'atteggiamento strano di quella gente; Luffy invece era sempre bizzarro.
-Oh.- si fermò, allora, e tornò seduto più composto, o meglio, ci provò, fermo e tenuto sulle punte dei piedi con i sandali, in ginocchio, pronto a saltare via come una rana dopo che avrebbe dato la sua spiegazione, dato che il maggiore era davvero interessato. -Oggi: Questa mattina, siamo venuti al bar dove lavori perché mancava qualche prof... Ma era tutto chiuso, così ce ne siamo andati: era quella la sorpresa. Oh! Se la rifacciamo, fingiti sorpreso!- e subito quello partì a razzo, entrando nel locale ed esclamando con entusiasmo un grande: "Siamo tornati!" che raggiunse anche il fratello. Ace scuoté il capo divertito, e con un sorriso sincero prima di togliere le chiavi, chiudendo la portiera dall'altra parte dopo aver allungato il braccio e disteso il suo petto, slacciandosi la cinta dell'auto e sospirando sereno nell'aver capito quando, tutti, ci tenessero a lui. O meglio, ci tenevano a fargli fare "bella" figura con Marco con il loro trambusto. Ah..., sospirò, pensando al biondo ananas; forse ne doveva parlare con Nami, e uscì dalla sua autovettura per poi chiuderla.
-Tornati?- fece la ragazza dai capelli arancio, interrogativa, ma poi si risollevò, salutando allegramente il fratello del suo amico appena ebbe varcato la soglia. -Ehi, da quanto tempo che non ci facevi visita al ristorante!- si avvicinò cordiale, come anche il resto della combriccola che circondò Ace, tra mille parole e tra tanto affetto.
-Grazie.- si sfregò il capo, imbarazzato di averli tutti così attorno, con Franky che si era messo a danzare dalla felicità per il suo ritorno, urlando "Super!" qua e là; Robin che gli sorrideva cordiale, con le mani sul grembo e i capelli neri e fluenti raccolti in una coda; Chopper che lo controllava da cima a fondo per revisionare le ferite, letteralmente dato come gli camminava sulla schiena come un furetto scaltro; Zoro che gli porse un bicchiere di rum con un ghigno, quasi volendolo sfidare. E poi Nami che gli chiedeva di raccontare come andava con Marco; Brook che rideva con il violino sulla spalla insieme al nasone, accanto a Luffy che già mangiava un cosciotto succoso rubato da qualche piatto che non gli apparteneva, con un cliente che borbottò qualcosa contro di lui, e Sanji che preparava anche per l'ultimo arrivato visto che aveva ben udito il suo stomaco brontolare con il suo volto ancora più rosso per tutte quelle attenzioni.
-Forza, forza!- incitò, la ragazza che portò una ciocca arancio dietro l'orecchio, ormai seduta davanti a lui dopo che lo costrinse a seguirla fino a un tavolo al centro, prendendolo per il polso con, fin troppa, e gentile furia. -Marco come ti tratta? Gli hai detto quello che provi?- iniziò l'inquisitorio, osservandolo e sporgendosi con il volto per non lasciargli scampo.
-Ecco... N-no... Ho pensato che, ecco... è meglio restare amici.- farfugliò, impacciato di dover avere una conversazione simile con lei; anche se, aveva mentito nel dire l'ultima frase visto che, in realtà voleva evitare anche quello. Però, beh... Era lui che all'inizio aveva deciso di parlarne... Ma poteva risultare difficile: non era certo che Nami accettasse la sua scelta.
-Ma come?- fece sorpresa, con Sanji che portò i piatti al lentigginoso che subito, ringraziando, si servì del cibo ricevuto, davvero appagato dalla bontà della cucina di quel cuoco: era fantastica, e, anche se gli costava dirlo visto il legame che si era formato con il castano; era più bravo di Thatch.
-Beh, sai... Non penso di fare per lui: non mi sento il ragazzo giusto per uno come Marco; e poi non sono pronto per una storia.- esclamò, sentendosi meglio nel percepire le papille gustative festeggiare, e lo stomaco pieno e soddisfatto.
-Come?- scattò impavida, la ragazza, mettendosi in piedi e sbattendo le mani sul tavolo, quasi aggredendolo e facendolo sobbalzare, con Robin che ridacchiava, seduta vicino all'amica, sempre pronta ad osservare la situazione. -Se mai è il contrario, Ace: è Marco che deve vedere se è il ragazzo giusto per te! E poi, cos'è questa novità: non pronto per una storia? Ma dai! È la prima volta che ti innamori di qualcuno, e i tuoi occhi si illuminano ogni volta che nominiamo, noi, o tu, Marco. Per non parlare di come ti comportavi quando lui era qui! Si capiva benissimo che provavi qualcosa per lui, come la provi ora; e lui si è comportato in modo davvero educato e gentile, soprattutto con te. Quindi, non puoi venirmi a dire che non sei pronto per una storia, quando è chiaro il contrario!- asserì, quasi oltraggiata, e con la mora che si portò le dita, con fare elegante, sulle labbra, a coprirsi mentre rideva, facendo svenire il biondo cuoco che sanguinò dal naso come suo solito, presto accorso dalla piccola renna.
-Ma io...- arrossì di botto, non credendo fosse evidente fino a quel punto. Magari... anche Marco lo aveva notato?, pensò incredulo, e speranzoso che non fosse arrivato a quella deduzione, altrimenti la situazione sarebbe precipitata, divenendo insostenibile per lui, e anche tremendamente imbarazzante. Osservò di nuovo l'amica, che sembrava vittoriosa della sua spiegazione, ma non poteva rimanere zitto e lasciare che si gongolasse così!
-Il fatto che mi piaccia non vuol dire niente, né che voglia una storia, né che ci debba stare insieme.- protestò deciso, annuendo con convinzione prima di tornare a mangiare, leggermente nervoso in volto come dal suo modo, funesto di mangiare: si capiva lo fosse da come strappava la carne, mordendola e tirandola senza pietà, con Nami che sospirò, puntando in basso lo sguardo e a occhi chiusi, sconsolata.
-Ma ti piace.- parlò a quel punto, e con voce seria, Robin, attirando subito su di sé l'attenzione del più giovane che ingurgitò a stento, come a voler riflettere su una possibile risposta mentre le gote gli si colorarono di rosso.
-Ecco... beh, sì... Però...- scuoté il capo, cercando di imporsi e assumendo un atteggiamento serio. -Non ci voglio stare con lui, basta. È solo una stupida cotta: passerà, tutto qui.- affermò, scandendo bene ogni parola con fermezza, peccato che sembrasse più che volesse convincere sé stesso, e non loro, che fecero un mezzo sorriso di rassegnazione alla cocciutaggine dell'altro, e così Nami preferì lasciar correre per adesso.
-Va bene. Allora sentiamo, com'è andata la festa? O ieri notte? Luffy ci ha accennato che sei rimasto a dormire da loro.- e nel dire l'ultima frase fece un sorriso subdolo, e ancora trionfante.
-La festa è stata... è stata...- si fermò, con i ricordi che tornarono a Teach prima di ogni cosa, e ai suoi modi ripugnanti, ma poi si riprese e così divagò in un semplice. -Divertente. E sì, ho dormito da loro, ma solo dormito.- precisò, arrossendo nel ricordarsi di come avesse abbracciato Marco nel sonno.
-Ah, sì? Ma io ti ho detto solo che avevi dormito, non che avevi fatto altro.- lo scrutò, sorridendo sorniona e con la mano a reggerle il mento sopra il tavolo, assottigliando gli occhi con sguardo circospetto, continuando a ridersela sotto i baffi visto come fosse avvampato di colpo; ma, anche se fosse successo qualcosa, non pensava che avrebbe velocizzato i tempi fino ad arrivare a portarselo a letto; e chiedere indizi a Luffy sarebbe stato praticamente inutile visto che, Ace non era il tipo da raccontare certe cose al minore, e nemmeno tanto a loro: lo costringevano più che altro; così, posizionandosi contro lo schienale e a braccia conserte sotto il seno prosperoso e coperto da un semplice costume, lo fissò contenta. -Okay.- esclamò falsamente, ad occhi serenamente chiusi; facendogli capire che non ci cascava tanto facilmente con la questione del "È solo una cotta.".
-Mhm... Beh, per il resto, tutto bene.- divagò con le pupille, oltrepassando anche Robin che sorrideva sempre, e preferendo guardare come Sanji rimproverasse Luffy per come stesse mangiando senza ritegno, visto che aveva finito poco tempo fa di pranzare; possibile che quelle due capissero tutto?, pensò infastidito, ma cercando di non trapelare i suoi sentimenti ancora di più.
-Super! Meglio così.- affermò Franky avvicinandosi, per poi spingere Ace in mezzo alla sala, tra Brook e Chopper che danzavano in quel modo buffo e simpatico. -Avanti! Divertiamoci!-
-Emh...- ridacchiò, guardandoli destreggiarsi tra le note della musica dello scheletro, che si muoveva a ritmo, mentre anche il bugiardo, vantandosi con un ghigno sulla sua bravura, con Chopper che gli correva dietro, ammirandolo; li raggiunse a danzare.
-Forza, Ace! Balliamo!- urlò Luffy, raggiungendolo con un balzo e tenendosi al suo polso robusto, tenuto lungo il fianco; per non cadere, riuscendo a restare in equilibrio e con il busto chino prima di alzarsi e muoversi a casaccio, divertito dall'armonia che volava nell'aria, insieme alle risate di Ace che si unì, in quel suo modo impacciato e discontinuo, alle note dal suono melodioso, accontentando così il fratello, e divertendosi anche lui.
Si distese a terra, su quel prato del giardino del ristorante dopo essere tornato dalla cucina, continuando a ridersela mentre il minore era ancora lì, a cercare scorte da ripulire che avevano già fatto scomparire poco prima. Temeva un po' la reazione di Sanji se lo avesse scoperto, ma in quel momento non ci badò, preferendo ammirare il soffitto limpido, con i pochi raggi del sole che gli coprivano il petto scoperto, riscaldandolo come fossero una coperta. Era stato bello, anzi, fantastico: lasciarsi andare era così liberatorio e gratificante, esclamò nella mente, chiudendo gli occhi sereno, insieme ad un grande sorriso che gli accompagnò il volto. Peccato non ci fosse stato anche Marco, fece poi, sospirando mogio subito dopo per come sapeva rattristarsi da solo per via di una mancanza che sapeva dare una semplice e banale persona, qual era Marco. Chissà cosa stava facendo...
-Ace, vuoi rimanere lì per tutto il tempo? Ormai si sta facendo sera: prenderai freddo.-
Gli giunse alle orecchie la dolce voce della renna, arrivata accanto a lui, e annuì, grato di come si preoccupasse, di come tutti loro si preoccupassero per lui; quasi come si fa con un amico... Quasi come si fa in una famiglia.
-Beh, allora è meglio che torniamo a casa...- commentò. Certo, sarebbe stato più facile se ci fosse stato Luffy ad ascoltarlo, e così a velocizzare le cose.
-Ma no, perché?- fece Nami, furbamente; forse sperando che, sfruttando di quel momento di festa e di felicità in cui era, Ace non avrebbe potuto rifiutare. -C'è spazio e tempo per tutti qui.-
-Restate qui a dormire.- esclamò fieramente, Usop, ridendo e intuendo i pensieri dell'amica mentre Franky e Sanji mettevano in ordine dentro il locale, ormai vuoto; anche grazie a Robin nonostante i vari e continui dinieghi del cuoco, ma aveva smesso appena la ragazza aveva affermato che si sarebbe occupata solo di sparecchiare, e quindi un lavoro che non implicava troppo sforzo per le sue, citando il biondo in questione, delicate e leggiadre mani. Per fortuna Zoro dormiva su una sedia, adagiato di schiena al bancone e con il volto all'aria, o avrebbe osato commentare come suo solito: per stuzzicare l'altro, e finire quindi in un litigio bello caotico; anche se, a fermarli, ci avrebbe pensato Nami con i suoi pugni.
-Ehm... No, non posso. Cioè...-
Cavolo; si morse piano la lingua tra i denti, restando fregato per quella richiesta mentre già dava le spalle a tutti loro. Lui non poteva, o meglio, non voleva: desiderava andare a casa, a rifugiarsi nel suo letto dopo essere stato punito... Perché se lo meritava, vero? Si meritava quelle ferite?, pensò, con le pupille rivolte al terreno a fremere di angoscia e malinconia, con il cuore che sembrava tremare e stringersi, sembrava volergli far male mentre le parole gli morirono in gola e non riuscì a trovare una degna bugia da dire.
-No! Ace mi deve far fare le guide!- protestò il minore, giungendo in quel frangente e piombando sulla schiena del fratello che si resse in piedi per miracolo visto che non se lo aspettava, come dimostrava la smorfia di sorpresa e sforzo sul suo volto, con il busto chino e le scapole coperte dalle gambe di Luffy, con i polpacci sulle spalle che afferrò prontamente con le mani, e la sua testa a penzolare sottosopra, ridendo come un matto; con l'altro che non capiva come avesse messo in atto quella posa in un attimo e con un salto.
-G-già...- rimembrò a denti stretti, resistendo per non crollare, con le ferite sulla pelle che pulsavano per lo scontro ravvicinato appena avuto, ma, almeno aveva trovato una scusa, oltre che una promessa da mantenere. -È vero, la guida. Allora andiamo, prima che si faccia troppo buio.-
L'idea di farlo guidare in piena notte era davvero fuori luogo: avrebbe messo in pericolo la vita di Luffy stesso, e anche di qualche povero cittadino... La sua? La sua non contava poi molto.
Possibile che, dopo una festa così agitata, turbolente e felice, lui avesse ancora l'ombra perenne dei suoi demoni dentro?, rifletté, quasi nervoso e deluso prima di lasciarsi trascinare dall'entusiasmo del fratello che lo trainò in macchina dopo essere sceso agilmente da sopra di lui; nel posto adibito ai passeggieri, sotto le proteste di Nami per chissà cosa; Ace era troppo assopito e stanco dentro per udirla, ma poté comunque vedere come, il minore, saltellasse sul posto del guidatore con tenacia, e impazienza infantile e giocosa mentre gli porgeva la mano dove, attendeva essere appoggiate le chiavi della vettura. Così lo accontentò, abbastanza in fretta anche, temendo nell'arrivo della ragazza arancio, che poteva sempre tirarlo fuori dall'auto a forza, e, con altrettanta energia, portarlo nella stanza degli ospiti o una simile: non era mai andato a casa loro, concepì, nemmeno troppo meravigliato; e questo poteva essere un motivo per il quale, lei, loro, ci tenessero tanto.
Mentalmente ringraziò Luffy di averlo salvato, inconsciamente, e che ancora armeggiava ad infilare le chiavi nella fessura adibita, forse procurando più qualche graffio visto come riusciva a mancare il bersaglio ogni volta, finendo a scontrarla anche contro il vetro spento della radio, già di per sé non funzionante; ma poi si dispiacque con un gran rammarico: non voleva che lo vedesse soffrire, che dovesse temere ancora Akainu e nascondersi da lui. Certo, aveva deciso di sua spontanea volontà di restare con lui, ma Ace non voleva vederlo soffrire... Le sue riflessioni vennero interrotte bruscamente quando, Luffy mettendo in retromarcia partì a tutta velocità dopo aver messo in moto subito e senza problemi con la frizione che, forse, beccò per pura fortuna; andando, sì, indietro, ma fin troppo veloce! Riuscì a mettere le mani sul volante prima del minore, svoltando e salvando così la macchina, e la casa dietro di loro alla fine della strada che avevano raggiunto in un secondo.
-Okay.- decise di concentrarsi sul presente, mentre Usop e Chopper, terminato di urlare a squarciagola, spaventati e attirando l'attenzione delle persone nelle case di quella via che si lamentarono, caddero svenuti, tra lo sconforto degli altri verso di lui che non aveva prestato adeguata attenzione al fratello, e che continuavano a guardarli, con Brook e Franky che erano corsi ed erano in mezzo alla strada più avanti, ancora preoccupati e con il cuore a mille. -Prima di tutto, metti un piede sull'acceleratore, l'altro sul freno, e le mani, le mani! Sul volante.- spiegò, scandendo ogni cosa per bene, e mettendo la marcia giusta al suo posto.
-Capito.- annuì Luffy, accelerando a più non posso subito dopo, senza dare il tempo ad Ace di portarsi una mano al cuore quando, venendo sobbalzato prima in avanti e poi portandosi indietro contro l'appoggio della testa del passeggiero, rischiò un colpo.
-Ohi! Rallenta!- gridò, portando una mano sul voltante e sterzando quando c'è n'era bisogno, visto come Luffy rideva godendo di quella possibilità di guidare, senza però guidare visto che si limitava solo ad accelerare senza ritegno. -Rallenta ho detto! O ci schiantiamo!- protestò, decidendo poi di infilare lui la gamba nell'altra postazione e, cercando di non ferire il piede del minore, fermarsi dopo aver inchiodato bruscamente; ringraziava solo che non ci fosse anima viva in quel momento dato che il locale era svanito già da un pezzo con le urla di qualcuno: per poco Luffy non aveva preso lo scheletro che, di certo, aveva commentato con un "Stavo per morire. Oh! Ma io sono già morto!".
Era sera ormai; il sole era calato completamente all'orizzonte, e finalmente il silenzio era tornato, ma Ace si rese conto amaramente, che molti cittadini si erano affacciati a controllare il perché di tutto quel baccano dovuto dal rombo fiero del motore e dalle sue urla contrariate contro il fratellino di poco fa. Dire che era imbarazzato fino all'inverosimile era poco; per fortuna non potevano essere visti dato che erano troppo lontani da loro, forse impauriti, e alcuni erano sul proprio terrazzo, ma sospirò lasciando che Luffy protestasse un po' per come gli avesse interrotto il suo divertimento, come se non vedesse anche lui la casa difronte a cui stavano per andare incontro per la seconda volta mentre, il maggiore, concepiva che erano in una via diversa da quella prestabilita.
-Eddai Ace, ci stavo prendendo la mano.- giustificò, gonfiando una guancia teneramente e fissandolo con un broncio infantile.
-Sì, certo...- affannò. Ammetteva, mentalmente, di aver avuto un attimo di panico, ma ora era passato, e, anche se avrebbe preferito prendere il posto di guidatore, aveva promesso e, almeno fino a casa, lo avrebbe fatto provare. Sperava solo di non ucciderlo con quella decisione, forse, abbastanza da irresponsabili, ma anche Luffy: era ovvio che non avrebbe demorso, e quindi rinunciato al volante.
-Okay, ripassiamo... Prima di tutto: metti un piede sull'acceleratore; dato che il motore è ancora acceso non c'è bisogno di pigiare la frizione, per ora, perché serve durante le marce e per accendere e..., ma è un po' complicata la spiegazione, e non l'ascolteresti poi. L'altro piede sul freno, e le mani: le mani! Sul volante: non lasciarlo mai, e devia durante le curve; capito? Gira a destra se c'è una curva a destra, o a sinistra se c'è curva a sinistra. E, cosa decisamente importante per te: vai piano.- spiegò tutto, definendo bene ogni cosa per evitare confusioni; a Luffy che annuì per intendere che aveva capito, ed Ace si sarebbe incoraggiato per la determinazione dell'altro, se non fosse stata simile a poco prima che mettesse in moto quando ebbero lasciato il locale.
E così, armatosi di pazienza e vigore, tenne d'occhio i movimenti del fratello che, con la lingua sul labbo; significato che era molto concentrato, e gli occhi attenti sulla strada oltre il parabrezza, o meglio, il marciapiede sottostante in cui avevano sostato; e reggeva e stringeva quel volante come a volerlo rompere; e ne sarebbe stato anche capace; si preoccupò, il maggiore, ingoiando un groppo di saliva l'attimo in cui, il piede coperto dal sandalo del fratello pigiò con forza, cercando però di contenersi, sul pedale.
-Aspetta!- urlò scattando in avanti e con le mani protese in avanti, preso dal panico e dandosi dell'idiota da solo, fermando però il minore in tempo. -La retromarcia. O andiamo contro la casa, proprio ora che l'abbiamo evitata, o la evitiamo.- mormorò, ingranandola lui, e tornando a mettere il piede dall'altra parte e sulla frizione, riuscendoci e tornando al suo posto, per poi dare un'occhiata all'appartamento davanti dalla parete rosa, e con la signora al secondo piano che gli studiava, tremando di paura anche lei, e con gli occhi sgranati all'inverosimile nonostante avesse gli occhiali sul naso curvo, come ad accertarsi che avrebbero preso la strada giusta, e non il suo stabile, con la mano a reggere la vestaglia del colore come le pareti circostanti, all'altezza del cuore.
-Giusto.- annuì Luffy, guardando così indietro e immettendosi nella via, tra i sospiri grati della signora dell'abitazione, e quello maggiormente sentito di Ace; magari anche qualche divinità la su aveva fatto la medesima espressione sollevata.
-Perfetto. E ora procediamo verso casa... Lentamente.- continuò a scandire, soprattutto l'ultima e intensa parola.
-Ho capito, ho capito.- protestò, come se avesse compreso che Ace lo considerasse un'idiota in quello che stava facendo, e così il maggiore si affrettò a giustificare con un:
-Voglio solo essere prudente. Non è un gioco guidare, capisci? Ci sono delle vite in gioco, la tua e quella di altri.-
-Mhm... Va bene.- annuì, ancora con più grinta e serietà; tanto che mise paura al maggiore, che assunse uno sguardo scettico nel capire che, sì, stavano camminando, ma a passo di tartaruga.
Stava per dire che poteva spingere un altro po' sul pedale, ma il ricordo dell'adrenalina di poco fa, quando stavano per scontrarsi contro la casa della vecchietta, ritornò insieme a un brivido: stava mettendo in pericolo la vita di Luffy. Era meglio che andasse piano così, tanto non c'era nessun altro, e Luffy sembrava così concentrato e intestardito di volerci riuscire da solo. Quindi, concluse, sarebbero arrivati tardi a casa, ma almeno nessuno si sarebbe fatto male, macchina inclusa; e poi, poteva godersi, in quel modo, anche di un bel momento con Luffy, anche se in silenzio. Però, era certo che lo avrebbe ascoltato, e gli avrebbe risposto se avesse parlato, mentre vide un gatto, oltre il finestrino, zampettare tranquillo sul marciapiede fino ad attraversare, serenamente, la corsia asfaltata davanti a loro; fermandosi anche a guardarli curioso per qualche istante prima di tornare a incamminarsi e saltare sul gradino rialzato della strada.
-Dimmi... la scuola? Tutto bene? Cosa hai deciso?- espose in tutta calma, adagiandosi e rilassandosi contro lo schienale finalmente, e permettendo al suo cuore, piano piano, di tornare a battere normalmente insieme al respiro. Aveva capito, che forse ci avrebbero messo un secolo o di più. Magari sarebbero morti in quella macchina e qualcuno avrebbe trovato i loro resti senza che arrivassero a destinazione, forse anche e proprio in quella strada... O forse la mattina sarebbe giunta e le persone gli avrebbero guardati meravigliati o interdetti, al contrario degli altri veicoli che avrebbero inveito contro di loro.
-Mhm...- si fece pensieroso, deviando lo sguardo in alto, e, nel farlo, l'auto accelerò per pochi istanti, ma poi, quando tornò a guardare davanti a sé, rallentò come fino a prima. -Tutto bene, gli altri mi aiutano molto. Ho deciso di continuarla per ora, così almeno rimango con i miei amici.- e ridacchiò.
-Bene.- rifletté Ace, davvero contento che Luffy avesse deciso per conto suo, e sorrise ampliamente, perché, almeno, lui, era libero.
-Tu, invece, Ace? Lavoro? Marco?- borbottò, quasi impercettibilmente per come fosse concentrato a mantenere quell'andatura da tartaruga, con la spalla ingobbita in avanti come a cavalcare un cavallo, e senza la cintura di sicurezza, di cui il maggiore si era scordato di fargli mettere. Ed Ace iniziava a domandarsi come facesse il motore a non morire, ma forse era perché era vecchio, infatti nemmeno protestava per la marcia sbagliata in quella discesa, sempre meglio che percorrerla a tutta velocità come sulle montagne russe.
-Oh... Beh, il lavoro va alla grande.- optò per mostrarsi fiero e positivo almeno in quello, anche se era falso quanto Usop in quel momento mentre si affacciò in avanti per accendere i fari, permettendo così una vista migliore a entrambi, ritornando poi ad adagiarsi contro lo schienale. -E Marco, boh. Non lo so; per un po' lo voglio lasciare stare.-
-Mhm. La decisione è tua, se per te lasciarlo stare rappresenta il meglio, okay.-
Il meglio, eh?, pensò; magari era il contrario... Ace non voleva, però pensare a Marco, non in quell'istante almeno; voleva solo passare del tempo con il suo fratellino.
-Sì, esatto.- fece vago, per poi respirare piano, osservando il cruscotto e poi lo specchietto retrovisore lì davanti, assottigliando gli occhi subito dopo. -Aumenta la velocità. C'è una macchina dietro.- sussurrò serio; era strana quella macchina: procedeva alla loro andatura senza protestare, e senza i fari accesi. Da quando era lì dietro?, si domandò.
-Okay.- annuì tranquillo avendo il via libera del maggiore, come se si fosse mosso con l'andatura in quel modo lento solo per volere del fratello, per renderlo fiero; e così, dopo le parole di Ace, andò praticamente a paletta, schizzando come un razzo, tanto che avrebbero potuto superare una Ferrari; e prendendo tutte le curve solo grazie alla mano di Ace sul volante, messa proprio dopo aver sgranato gli occhi per quel cambio di camminata improvvisa che gli fece perdere mille battiti in un'istante prima di tornare a palpitare anche se veloce per l'emozione del momento e la paura di non farcela a seguire le mosse adatte mentre fissava la strada davanti come un pazzo, ad occhi sbarrati come a temere l'arrivo di un mostro che gli avrebbe sbranati; ma in realtà, aveva solo paura di non focalizzare le curve e schiantarsi contro una casa o un muro qualunque. Meno male che c'erano le luci, si rasserenò in parte, preoccupato veramente per Luffy in quel momento se non avesse rallentato, ma non riusciva a parlare tanto era la paura e la concentrazione che teneva costante i suoi movimenti del braccio e della mano, ancora che impugnava il volante mentre la carreggiata sembrava svanire sotto le ruote come risucchiata dalla velocità.
-Sono bravo, eh?- si vantò, ormai vicino casa, e fermandosi proprio davanti ad essa, sulla corsia di sinistra e quasi prendendo il cancello; e così Ace poté tirare un sospiro di sollievo e ringraziare ogni divinità esistente di quell'universo.
-Eh, figurati. C'è da migliorare sul tatto e sulle marce, e sul prendere le curve... Ma non sei andato male.- esclamò incoraggiante e sorridente, affannato e con il petto che correva come avevano fatto loro fino ad ora. Sapeva che la sua era una guida spericolata, ma anche lui, all'inizio, non era stato da meno; al principio dubitava perfino di riuscire a prenderla, la patente, e invece era migliorato sempre di più, per poi riceverla al primo esame; ricordò con fierezza personale, e una scintilla negli occhi a ripensare alla festa organizzata da Luffy a riguardo, al Baratie. Anche Luffy c'è l'avrebbe fatta, ne era sicuro, e avrebbero festeggiato anche meglio di come avevano fatto con lui! Ricordava che quella festa era stata stratosferica, piena di cibo, e felicità; Luffy avrebbe vissuto e ricevuto mille volte di più quelle sensazioni; e maggiormente ai suoi diciotto anni! Sempre se sarebbe stato presente, o...
-Vero, eh?- confermò lui, ridacchiando e scendendo, dimenticandosi anche di spegnere la macchina, e anche le chiavi.
Ace rise, riprendendosi a quella allegria, e lo scrutò attenderlo da sopra alle scale davanti al portone, euforico della serata. E il lentigginoso, ghignando, si affrettò a mettersi nella sua postazione con un balzo e aiutandosi con le braccia, sistemando così la macchina nel parcheggio del vialetto della casa, prima di chiudere e uscire. Ma si fermò davanti alla portiera con sguardo accigliato, voltandosi di scatto a osservare, dietro il vicolo più avanti e a destra, la macchina nera e a fari spenti che sembrava osservarli, ma Ace non seppe dire se era solo una sua impressione, o dentro ci fosse veramente qualcuno, così, scrollando le spalle da quel fastidio invisibile che gli dava alla schiena, raggiunse il minore, stringendo i pugni e la presa sulla chiave di casa, e assottigliando lo sguardo. Ma come avevano fatto a raggiungerli? A tenere testa alla velocità strabiliante del minore che aveva già una "carriera" in Ferrari?, domandò preoccupato dalle loro intenzioni, anche se era caduto sull'ironizzare alla fine. Ma scosse via quei pensieri, negando con il capo, e osservando la porta a testa alta per quello che lo attendeva.
-Pronto, vero?- sussurrò cupo, voltandosi e dandogli però, un ultimo sorriso per quella serata davvero magnifica.
-Sempre.- annuì, e lo fece insieme al maggiore.
E così entrarono.
Aveva un sentimento di stanchezza che gli attanagliava la mente; e la parte superiore del collo... Non faceva male, ma stringeva contro di sé come a voler premere, e questo gli toglieva il fiato, anche se leggermente, e poi lo rendeva senza forze, con le palpebre che decadevano, volendo chiudersi per dormire mentre un senso di conato in gola lo spingeva a voler rimettere, però era come se fosse bloccato nell'esofago e non gli permettesse di dare pace a quel fastidio. Però riusciva a respirare normalmente, ma era come se non fosse abbastanza, il che era un controsenso, se ne rendeva conto. In un attimo, steso seduto a terra, udì chiaramente il gelo percorrergli tutto l'interno della pelle, dal busto alle gambe, continuando, risalendo e poi tornando indietro, lasciandolo confuso da tutto ciò. Strizzò gli occhi, con una smorfia e un senso di intorpidimento che proveniva, però, da dentro le gambe, una sensazione strana; era come sentir fluire il gelo dai muscoli interni, un flusso d'acqua, con ancora il senso di vomito bloccato in gola che lo uccideva, facendogli cacciare la lingua tra i denti e arricciare il naso, ma, almeno, il senso di respiro mancato era svanito...
Chissà, forse stava sanguinando, o forse no. Akainu non era lì, in quel buio che sapeva di essere perduto, e non c'era nemmeno Luffy, ma forse sarebbe arrivato a momenti. Però... Non udiva nessun braccio pulsare, o arto inferiore tremare convulsamente, o la bocca impastata di sangue... Forse... Forse... Sgranò sempre di più gli occhi nell'arrivare a quella conclusione: Forse era morto?
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