Portami con te.
Era un po' deluso. Aveva detto a Luffy e Sabo che sarebbero tornati allo zoo, ma credeva di mattina, dopo colazione, e invece Marco continuava a studiare, ed era pomeriggio ormai, quasi le cinque... Iniziava a temere che sarebbero andati lì a notte fonda, o il giorno dopo a questo punto.
-Non è meglio chiamare il tuo fidanzato?-
-No! Sta studiando!-
Sbottò per l'ennesima volta, giacendo di schiena e con il capo che quasi sfiorava terra, seduto al contrario del braccio sinistro mentre le gambe erano mollemente abbandonate sopra quel divano magenta. Era già la decima volta che gli e lo ripeteva, iniziava ad essere stressante. Sospirò, osservando Luffy e Sabo che continuavano a giocare al biliardo in quella taverna che Luffy, per poco, non aveva incenerito. E, alla fine, forse era anche colpa sua che non era stato attento: ma l'avevano resa come prima, anzi, forse anche meglio, quindi non era un problema. In più, sorrise, si stava bene lì: non faceva né troppo caldo, né troppo freddo, era una temperatura ambiente ideale, immersi in tutta quella legna, sparsa ovunque, tra pareti, pavimento e soffitto, per non parlare dei mobili.
-E allora lo aspettiamo ancora? Io inizio ad avere fame.- esordì imbronciato, Luffy, e, anche se stava giocando e perdendo contro il fratello biondo a quel gioco di cui ancora doveva capire le regole, si stava ignorando.
-Sì. Se Marco ha detto che andiamo al circo, vuol dire che ci andiamo. Appena finisce di studiare arriverà.- espose, anche lui con un broncio sul volto, ma più perché sembrava quasi che Marco se ne fosse scordato, o peggio, che lo avesse illuso, e per di più stava facendo una pessima figura: si sentiva come Usop quando veniva scoperto a dire una bugia, e non era una sensazione bella.
-Eccomi, scusate il ritardo.- aprì la porta, sfregandosi e scompigliando le poche ciocche bionde a occhi chiusi, e notevolmente sfinito per tutte quelle ore sui libri ma tutta la stanchezza scomparve dalla mente appena venne avvolto dalle braccia del suo moro e lentigginoso fidanzato, che si strusciò sul suo petto commentando di dover andare subito prima che lo zoo chiudesse. -Certo, certo.- ridacchiò, meravigliato e divertito da una presenza in più in quell'abbraccio: Luffy, che lo stringeva insieme ad Ace, affermando di essersi annoiato tantissimo per tutto il tempo e di avere voglia di cenare.
-Ehi! Davvero ti sei annoiato? Secondo me è solo perché hai perso.- borbottò offeso, Sabo, avvicinandosi a quel quadretto mentre Luffy si distaccò per controbattere un "È stato noioso lo stesso!".
-Ora andiamo.- mormorò Ace, annuendo contento e distaccandosi lentamente e un po' rammaricato da ciò prima di affrettarsi verso l'uscita insieme a tutti gli altri mentre Sabo sospirò per come la pancia di Luffy brontolasse insieme allo stesso, per la fame.
-Prenderemo qualcosa allo zoo, tranquillo.-
-Andiamo in macchina?- esordì più sereno per quelle parole, il minore, con Sabo che annuì con un sorriso. -Guida Ace?-
-Ovvio!- rispose con orgoglio e petto in fuori, riafferrando deciso la mano di Marco che, alzando le spalle gli mostrò le chiavi della propria auto.
-Ti andrebbe di guidare la mia?-
-Scherzi?- esordì allibito, con il biondo al suo fianco a fare cenno di no con il capo. -La mia è una carretta in confronto alla tua.-
-La tua è una delle nuove 500, è solo poco curata e di seconda mano, ma non è una carretta.- rise sotto lo sguardo attento di Ace mentre Luffy decise di oltrepassare per primo il portone correndo con una spinta delle gambe, e continuando fino al marciapiede per affrettarsi.
-Va bene, ma sei davvero sicuro?- mormorò ancora, perplesso nello sguardo: della sua poco si curava perché era sua, ma quella era di Marco, e avrebbe dovuto stare attento! Non voleva e non poteva rovinargliela!
-Ace, ti ho visto: guidi da Dio. Non c'è problema, mi fido di te.- esordì Marco, consegnandogli le chiavi e scendendo i gradini, per poi camminare sull'asfalto insieme alla sua metà, ancora confusa mentre si rigirava la chiave dell'auto, quasi con diffidenza ma più verso sé stesso, e forse ancora indeciso se accettare o meno.
-Andiamo Ace: se fai queste storie con la macchina di Marco, cosa dovrò fare io per convincerti a guidare la mia?-
-Oh, la tua la guiderò di sicuro: solo una volta nella vita ti può capitare di guidare una Lamborghini, e io non mi farò sfuggire quel momento.- esordì in fretta, appena arrivarono, entrambi allegri nel vedere il moro aprire la portiera e mettersi alla guida con decisione, allacciandosi la cintura mentre Luffy subito si mise dietro di lui, in fretta raggiunto da Sabo.
-Mi fa piacere.- ridacchiò, quest'ultimo mentre Marco affiancò Ace nei posti davanti, immettendosi anche lui con la cinta, come fecero anche gli altri due dietro.
-Si parte!- urlarono insieme, gli unici mori in quella macchina scura e linda, con il più grande che, mettendo in moto si affrettò ad uscire via dal parcheggio con più cautela nello sguardo contro lo specchietto e con la concentrazione al massimo.
-Io ho ancora fame, però.- sancì poi, Luffy, mettendosi comodo e a gambe conserte sul sedile, facendo ridere un po' tutti prima che Ace svoltasse l'angolo dopo essersi accertato che non venisse nessuno.
-Aspetta che arriviamo allo zoo.- gongolò, il lentigginoso, su di giri ma più perché Marco si era fidato fino a tanto, fino a dargli la sua macchina! E Marco sapeva che soffriva di narcolessia, quindi si era proprio fidato al massimo! E lui ne era così elettrizzato!
-Ace, prendiamo i popcorn allora!-
-Mhm, ma c'è anche un bar se non ricordo male.- farfugliò tra sé e sé, osservando come il sole stesse svanendo di già, nonostante fosse così presto. Per fortuna, però, erano quasi arrivati, sospirò, svoltando ancora mentre il timore di arrivare quando ormai era tutto chiuso svaniva dentro una nuvola che stava, man mano, inghiottendo il sole e i suoi colori intensi, con l'arancio che si espanse fino ad amalgamarsi al cielo, e il giallo farsi sempre più tenue davanti ai suoi occhi.
-Meglio ancora!- sancì il più piccolo, puntando un braccio al cielo, e con quella cinta protettiva che si allungò maggiormente con lui, andandogli dietro quando si sporse, con il busto, in avanti. -Fratellone, portiamo da mangiare anche a Kotatsu?-
-Perché no?- rise in risposta, sorridendo ed entrando nel parcheggio velocemente, come a invogliare anche la macchina a bramare il desiderio ardente di raggiungere quello zoo. Non fece nemmeno in tempo a fermarla, che Luffy aprì la portiera per scendere, ma lo scatto in avanti fu così impellente contro il suo petto che, la cintura che non si era tolto lo bloccò duramente, costringendolo a tornare indietro in un'istante e a sbattere contro la spalla di Sabo in procinto di togliere la propria, che piombò giù disteso a terra, sotto lo sguardo scettico di tutti, tra cui anche Luffy, perplesso dall'accaduto.
-Ahia.- bofonchiò, con un broncio, sotto ai sedili dove era stato seduto fino a quel momento, prima di scoppiare a ridere sotto gli occhi attenti di Ace e quelli scombinati di Sabo, confuso e ancora sovrastato dalle gambe del minore su di sé, mentre osservava il soffitto della macchina scura, così come l'interno anche per la notte fuori; restando dove il fratello lo aveva buttato disteso a terra di schiena, con il tappetino che aveva fatto poco se non rendere la caduta più comoda, senza farsi nulla.
-La cintura, Luffy... La prossima volta vedi di toglierla.- sbuffò il biondo fratello sotto le risate infinite del soggetto delle sue parole, che lo ignorarono mentre lui si rimise seduto, con Ace che rimproverava per quel comportamento esagerato di Luffy, anche se sapeva che non si era fatto male, e un po', era certo Sabo, fosse più preoccupato che avrebbe potuto rovinare la macchina del suo ragazzo.
-Ma è stato divertentissimo! Come su una giostra! È da rifare!-
-Magari un'altra volta e con un'altra macchina: ora si scende.- terminò il lentigginoso contro il minore che gli rivolse un broncio indispettito; sotto lo sguardo apprensivo e bonario di Marco e che Ace si sentì addosso al punto da costringerlo a voltarsi verso il volante pur di non farsi vedere dai fratelli con il volto così rosso mentre li sentì scendere dopo lo scatto della cinta del minore che rimosse Sabo.
-Grazie, ma non è un problema.-
-Sì, invece.- mormorò in risposta, togliendosi quella fascia nera e protettiva prima di spalancare la portiera al suo fianco, con la macchina ormai spenta e il freno a mano alzato.
-Va bene.- sancì, dandogliela vinta per poi uscire e raggiungerli, con il moro che gli consegnò nuovamente le chiavi, nuovamente allegro a spalleggiare il più piccolo, fermandolo, con una mano a tenergli il busto; nella sua voglia irrefrenabile di raggiungere il bar, sotto ormai un cielo che si stava ricoprendo di piccoli puntini sfarzosi e vibranti.
-Okay, prima di tutto cerchiamo di mangiare.- propose il lentigginoso. -Così portiamo qualcosa anche a Kotatsu.-
-Già, ma cosa si dà da mangiare a un gatto lince?- si fece pensoso, Sabo, procedendo verso l'entrata con due dita sotto al mento. -Di sicuro carne, in ogni caso.-
-Possiamo sempre chiedere.- mormorò Ace, prima di osservare Marco e il suo mutismo, al suo fianco, nonostante il volto allegro. -Cosa c'è?-
-Niente, sto solo pensando.- mormorò, portando una mano ad adagiarsi sulla schiena del lentigginoso, che annuì mentre le luci del bar, ancora intense alle finestre, si mostravano dandogli fiducia che avessero ancora tempo.
-Buonasera! Abbiamo fame!- si fece avanti, Luffy, fiero e con un braccio in alto, che sventolò allegro.
-Buonasera.- rispose allora, il barista che, in quel momento stava spazzando il pavimento, un po' stranito da quei nuovi ospiti inattesi.
-Si può avere qualcosa da mangiare o avete già chiuso?- volle informarsi, Marco, notando poi fuori dagli infissi, scrutando la poca gente presente che stava già uscendo.
-La cucina è chiusa, ma potete servirvi del cibo al bancone.-
-Facciamo in fretta, allora. Penso che stiano per chiudere.- mormorò il biondo, mentre Sabo e Luffy prendevano le patatine in busta ed Ace dei biscotti, sorridendo nel sentire Marco comparire dietro alle sue spalle, a coprirlo con la sua ombra di sicurezza.
-Secondo te possono andare per Kotatsu?-
-Sono sicuro che gli piaceranno.- assicurò pacato mentre il signore andò alla cassa per farsi pagare da Sabo, che indicò anche il cibo dell'altro fratello prima di dare tutti i soldi richiesti.
-Te li torno, i soldi.- si fece sentire, Ace, appena comprese quel gesto intanto che Luffy, mangiando popcorn e patatine assieme, raggiunse la porta. -Meno male che ha fatto tutto lui: ho dimenticato il portafoglio in camera tua.- bisbigliò con fare sollevato e cauto, non volendo farsi sentire ma sorpreso per come Marco scoppiò a ridere vivacemente.
-Beh, nel caso c'ero io.- gli fece notare, osservando poi la linguaccia che gli ritornò il ragazzo, e così, assieme seguirono Sabo, che a sua volta andava dietro all'altro fratello, che stava già cercando di per sé il gatto che tanto desiderava il maggiore.
-Lo so, però...-
-Ace, non c'è bisogno che mi ritorni nulla: siamo fratelli, è un piacere per me. Luffy non si fa questi problemi, non farteli neanche tu.- interruppe, Sabo, procedendo tra le varie gabbie mentre una tigre sbadigliò, distesa a terra e pronta per dormire.
-Non... Beh, io voglio comunque ridarteli, fine.- sbottò, gonfiando una guancia indispettito.
-Beh, io non li accetterò allora.- rispose a tono, anche se con un sorriso mentre si fermarono appena ebbero raggiunto un Luffy saltellante e che continuava a sbracciarsi, affianco a un Kotatsu dietro le sbarre a ronfare tranquillo, anche se le orecchie che vibrarono facevano comprendere che fosse più che vigile.
-Kotatsu!-
Gioì nel rivederlo, attaccandosi, con una mano, a uno di quei pali e sorridendo nel vedere la coda, fine e leggera, alzarsi lentamente, mentre le orecchie drizzarono in fretta. Ridacchiò per quel comportamento, coccolandolo sulla fronte scura e calda mentre gli occhi del micio si aprirono per squadrarlo, con le fauci che in un attimo spalancò per emettere un sonoro sbadiglio che lo costrinse a togliere l'arto per un attimo, ma subito venne afferrato per gioco e cosparso di leccate prima che il gatto lince si strusciasse sul palmo con la fronte tra mille e dolci fusa, come il suo verso delicato e sinuoso.
-Ho dei biscotti, spero ti piacciano.- mormorò mentre Luffy aveva allungato entrambe le braccia e coccolava il collo del grande felino sotto lo sguardo dei due biondi dietro di loro, che osservavano in silenzio e con un sorriso.
-Oh, bene: siete arrivati a prendervelo per davvero alla fine.- esclamò un signore, che sbucò da dietro l'angolo, dalla strada opposta alla loro, accanto a una gabbia di iene mentre Marco si illuminò, sotto gli sguardi però scettici degli altri verso quel tipo.
-Come?- borbottò Ace, aggrottando le sopracciglia intanto che Luffy continuava a coccolare il micione con energia, tanto che esso si voltò, mettendosi a pancia in su e lasciandosi accarezzare la pancia, disteso accanto alle sbarre e con le zampe riposte sul petto.
-Sta parlando con noi?- si chiese allora, Sabo, facendosi sentire a quel signore che, cacciando un anello d'argento cosparso di chiavi ne cercava una in particolare. Senza dare atre informazioni si posizionò davanti alla porta della cella del micione desiderato.
-Che sta facendo?- bisbigliò confuso, Ace, verso il biondo fratello e distaccandosi dal suo micio che aveva mosso il capo in avanti per osservare il proprietario del luogo, con gli occhi stanchi e che inserì nella serratura, il pezzo di chiave giusto per aprire.
-Ace, Kotatsu è tuo adesso.-
-Ah?- si voltò di scatto, sgranando gli occhi e boccheggiando incredulo senza percepire le urla di felicità di Luffy, al contrario di Sabo che alzò un sopracciglio verso l'altro fratello, che commentò con un:
-Davvero?-
-Scherzi?- esalò interdetto, nuovamente, Ace dopo un cenno affermativo di Marco. -Me lo hai comprato?- esclamò allibito, sbattendo le palpebre una paio di volte prima di voltarsi e notare Kotatsu venire cacciato, tirato da una corda e dal collare che teneva al collo, dal padrone che lasciò quel guinzaglio momentaneo a Luffy, che decise, con la sua ingenuità, si salire a galoppo della sua schiena, tanto era grande e robusta.
-Non ti piace? Gli vuoi così tanto bene e sembrate essere in sintonia: quindi ho pensato fosse bene che fosse tuo.-
-No... È che... È fantastico! Hai sentito Kotatsu? Ora sono il tuo padrone.- ridacchiò, chinandosi sulle ginocchia per poggiare e sfregare le mani contro quel volto così tenero e quegli occhi così gialli che scintillarono prima di balzargli addosso, cominciando a leccargli tutto il volto sotto le loquaci e serene risate di Ace intanto che Luffy si attaccò al collo dell'animale, cercando di non cadere come se stesse domando un toro, dato come Kotatsu, in procinto di fare feste, si agitasse tutto.
-Quando dicevo che dobbiamo far sì che si fidi di noi, non credevo che saresti andato così oltre: d'accordo fargli guidare la macchina, ma...-
-No, è che...- sbuffò, scrollando le spalle con serenità. -Mi piace vederlo felice: avevo in programma di comprarglielo già la prima volta che me lo aveva mostrato. E guidare, mi è sembrata un'altra cosa che ama fare.- esordì Marco, spiegando quei gesti, che per lui erano stati talmente spontanei da non rifletterci due volte.
-Ace... Beh, Ace è davvero fortunato ad averti trovato.- esclamò Sabo dopo aver udito quelle parole, che lo avevano quasi tranquillizzato: l'amore tra loro era reciproco, in un modo così perfetto. Ace non aveva avuto lui, ma aveva trovato qualcuno di più importante.
-Ehi, Sabo! Cosa fai lì impalato! Fai amicizia con il mio micione!-
-Oh! Molto volentieri.-
Sabo sorrise nel raggiungerli, e capire che, alla fine, non era cambiato proprio niente: anche lui sarebbe stato importante nella vita del fratello come lo era stato sempre, anche se lo aveva abbandonato. Quel gesto bruciava solo per lui, e non per Ace, non più o forse non era mai stato un problema. Era così rassicurante vedere come Ace lo amasse come amava Luffy nonostante tutto, nonostante tutto il dolore patito senza la sua presenza. Ed era così sollevato di sapere che, adesso, poteva rimediare: sarebbe stato sempre al suo fianco, come aveva fatto Luffy. Si torturava ancora solo per aver mancato i giorni peggiori, preferendo quelli sereni e senza problemi, anche se c'era ancora qualcosa da risolvere, e per quanto fosse preoccupato come tutti, si sentiva pronto a farlo, come se ciò avrebbe tolto un tassello di colpe per tutto il resto che aveva lasciato indietro nel preferire la scorciatoia. Chiedere scusa ad Ace... Lo aveva già fatto, e non era servito, e suo fratello non faceva che ringraziarlo per essere scappato, e questo lo faceva sentire anche peggio. Ma almeno ora c'era, e questo lo rendeva entusiasta: non sarebbe più andato via. Se pensava solo a questo, tutti i sensi di colpa svanivano in un attimo.
-Non è fantastico?- gioì, Ace, continuando a coccolarlo e a stringere quel muso dolce e castano contro il suo petto, ascoltando quelle fusa mentre Luffy, abbracciandogli il busto era crollato a dormire, con un sorriso beato sul volto, forse per il calore che trasmetteva quella corta peluria, che adesso anche il secondo fratello coccolava.
-Ne sei davvero entusiasta.- notò, grattando il collo al micio che si sfregò contro il proprietario con la guancia a occhi chiusi, con quelle lievi sciabole che scivolavano oltre al muso, e che non fece intoccare per niente la pelle del ragazzo, in quell'aria serena mentre il signore di prima, dopo aver chiuso la gabbia era andato via da tempo.
-È la prima volta che ho un amico a quattro zampe, e sembra perfetto. Secondo te non spaventerà nessuno, a casa?- Ace vide il micio abbassare il capo fino ad adagiarlo contro il pavimento di cemento, e scrutando Marco, ancora in piedi a sorbirsi quella scena con piacere.
-Forse all'inizio, per il resto comunque, dovrai occupartene tu.-
-Certo! È mio!- ridacchiò prima di farsi scettico: -Ci sta in macchina?- notò Marco sospirare e negare con il capo, a quel punto aggrottò le sopracciglia perplesso.
-Ma ho pagato l'ex proprietario per darci un rimorchio adatto per lui: così potrai portartelo ovunque. Dovrebbe avercelo lasciato proprio fuori di qui.-
-Ehi, ma è fantastico!- gongolò, con un calore genuino a propagarsi ovunque dentro di sé. -Che serata fantastica! Allora possiamo andare? E può stare in camera nostra?-
-Per stasera sì, ma dovremmo fargli una cuccia... Beh, ci organizzeremo. Intanto è meglio avvisare a casa che arriveremo con un bel nuovo arrivato.- esordì, prendendo in fretta il telefono e allontanandosi mentre Sabo proponeva di iniziare ad andare.
-Okay, andiamo nella tua nuova casa, Kotatsu.- mormorò, incitando il felino che, leccandogli nuovamente il volto, scodinzolò lentamente con la coda, del tutto allegro mentre Luffy, mugugnando, si strinse di più al corpo del felino, continuando però a dormire mentre Ace e Sabo continuarono a parlare e, quest'ultimo lo aiutò a liberarsi dalla zavorra che erano le zampe del felino attorno al collo del moro, che sembrò non gradire che Ace fosse fuggito via dalle sue zampe.
-Uh, cavolo se sei bello tenace.- ridacchiò, sfregandogli la fronte con energia mentre il peso del corpo di quel felino non era stato affatto ignorato mentre era stato usato come cuscino, ma era qualcosa di gradevole.
-Sembra molto felice di non vivere più in quella gabbia, e il fatto di essere cresciuto in cattività dovrebbe aiutare: non dovrebbe spaventarsi o altro nel vedere tutta la gente che abita a casa di Marco.- mormorò tra sé e sé, Sabo, cominciando a camminare intanto che continuava a controllare, di tanto in tanto, con lo sguardo, la sagoma di Luffy ancora appisolato, ma Kotatsu sembrava attento quanto lui a controllare che non cadesse, e sorrise: si sarebbe trovato bene a fare parte di quella famiglia.
Arrivati non si aspettava di vederli tutti così incuriositi dall'animale, che guardava il tutto con circospezione; bensì, si aspettava più una reazione tipo da Usop, che era proprio lì, nella sala e nascosto dietro un tavolo che aveva fatto cadere in avanti, dopo esserci balzato addosso; per poterlo usare come scudo, anche se quel rombo forte aveva fatto sobbalzare il micio che aveva miagolato offeso.
-Certo che è fantastico.- commentò Nami dopo aver analizzato la situazione ed essersi avvicinata a coccolarlo dopo aver visto che fosse terribilmente alla ricerca di affetto, e sorrise innocente per ciò: era davvero un gattino adorabile, solo ben cresciuto.
-E come si chiama?- volle informarsi, Izou, che seguiva i movimenti del micio con interesse, osservando come voltava il proprio muso a destra e sinistra nell'essere circondato da quella massa di ragazzi.
-Kotatsu!- gioì Ace, nel rispondere e notare come il suo fedele animale si fosse impuntato e voltato di scatto per guardarlo, spostando solo il volto e restando vigile in attesa di qualsiasi cosa volesse e ricevendo così nuove coccole dal suddetto, e il micio apprezzò da tornare a scodinzolare, lasciando a penzolare quell'arto mobile a scatti e piano.
-Mi piace come nome.- sorrise l'amica dai capelli arancio mentre Luffy volò, nel correre con tanta energia, verso la cucina. -Allora ciao Kotatsu. Ma ora noi dobbiamo andare, ci vediamo domani, Ace. Ciao a tutti.- esclamò, alzando e sventolando la mano mentre gli altri, Zoro, Sanji, Usop e il solito gruppo di amici di Luffy, uscì per recarsi a casa, anche se Nami dovette rimproverare lo spadaccino dato la strada sbagliata che stava seguendo, e se lo tirò a sé per portarselo dietro correttamente mentre Sanji lo rimproverò duramente, senza però lottare dato lo sguardo di furia della donzella, al contrario di Robin che ridacchiò.
-Ciao!- rispose Ace in tempo, sotto l'eco degli altri che ripresero, poi, a coccolare quel tenerone di Kotatsu che decise saggiamente di approfittarne sotto lo sguardo e le risate di Barbabianca, seduto al suo posto a godersi il solito rum, mentre Marco lo aveva raggiunto per discutere di alcuni particolari, presto raggiunto da Thatch che aveva finito di sfamare Luffy, come lo si vedeva dal sudore che imperlava la sua fronte nell'essere stato troppo sotto ai fornelli.
-Ace, penso che raggiungerò Luffy: non vorrei che finisse le scorte ora che Thatch non è lì a controllarlo.- gli confidò nel dargli una pacca sulla spalla, per poi dirigersi in fretta verso il corridoio mentre il maggiore alzò le spalle, restando fermo e lasciandosi sfuggire uno sbadiglio silenzioso e docile, che coprì in fretta con una mano; lasciando che il suo micione si mettesse comodo e si strusciasse, seduto, contro il suo polpaccio tonico sinistro e scoperto per via dei bermuda neri.
Anche se avesse voluto seguire Sabo per stare ancora con i suoi fratelli, al momento desiderava solo Marco, ma era ancora occupato: lo avrebbe aspettato lì ancora un po', altrimenti lo avrebbe atteso in camera sua. Doveva ancora ringraziarlo per il regalo che gli aveva fatto!, gioì, sorridendo intanto che, il soggetto dei suoi pensieri, si decise ad avvicinarsi e a lasciarlo con un luccichio fremente nelle pupille castane.
-Vogliamo andare a dormire?- mormorò mentre Izou, sorridendo decise di allontanarsi e di trascinarsi dietro un invadente Thatch che sembrava pronto a fare uno dei suoi soliti commenti, prima che lo afferrasse per quell'abnorme ciuffo castano, facendo ridere tutto il gruppo che li seguì senza troppe storie, a differenza del cuoco, ma la sua voce parve quasi ovattata sotto il volume massimo della musica che aveva ripreso a echeggiare in giro.
-Ah ah: ho sonno.- concordò, mentre Kotatsu si era messo distesso a zampe all'aria sopra le sue scarpe, sfregandosi contro di esse e contro il pavimento tra mille scodinzolii e fuse, facendolo ridere e chinare in sua direzione. -Tu vieni con noi, ovviamente.- farfugliò per poi emettere un nuovo sbadiglio, mentre Marco già si era immaginato di dover patire una compagnia in più nel letto: solo che un gatto lince casinista era decisamente diverso dal suo silenzioso pappagallo. Sperava almeno che Hawk non avrebbe dato di "matto" alla vista di un felino così grande.
-Dai, è solo per stasera.- sorrise, Ace nel vedere quella smorfia in Marco, che si ridestò in fretta, scuotendo poi il capo per riprendersi.
-No, non è quello: sono preoccupato per Hawk.- rise, prendendo poi per mano il suo compagno mentre il micio si mise in piedi, seguendoli passo passo verso le scale, che poi salì in un baleno tra mille balzi agili, in cui si mosse in modo estremamente elegante e dignitoso, come un predatore in una savana che scalava da un albero all'altro.
-Ohm, beh... Non so, vediamo se fanno amicizia altrimenti lo lasciamo da qualche altra parte...- farfugliò, inclinando il capo da un lato, perplesso, arrivando dove Kotatsu aveva seguito il suo odore, trovando la porta della loro camera.
-Ace, è il momento della verità.- sorrise afferrando la maniglia mentre la lince annusava l'uscio con attenzione e interesse, forse sentendo già il coinquilino con cui viveva; ma quelle parole lasciarono il moro scettico, tanto che aggrottò le sopracciglia prima di parlare:
-Marco, mi preoccupi quando fai ironia: non è da te.- bisbigliò, facendolo ridacchiare, e sorrise anche per la mano dell'altra che si era adagiata oltre il collo e sfregava la sua spalla sinistra prima che aprisse, e in un attimo videro Kotatsu correre dentro, e Marco acese la luce per controllare i suoi movimenti, e sospirò tragico nel vedere Hawk sbattere le ali in chiaro segno di pericolo, sotto lo sguardo del micio che si era aggrappato alla sua gabbia.
-Ohm, mi dispiace.-
Esclamò in fretta, Ace, prima di correre verso il micione, ma che, nel guardarlo pensò solo che volesse giocare e così, dandosi la spinta contro quelle sbarre su cui aveva lasciato le zampe, e fare il giro lungo per seminarlo, cominciò a divertirsi, aumentando la velocità nel vedere il suo padrone fare lo stesso nonostante gli urlò un "Fermati!" chiaro e duro; al contrario di Marco che, nel vedere la gabbietta continuare a oscillare pericolosamente e il suo abitante volare spaventato, cercava di raggiungerla per non farla cadere, ma Kotatsu, nello svoltare lontano dalla porta andò addosso al biondo, facendolo crollare assieme a lui, e con Ace che fece la stessa fine nel non riuscire a fermarsi in tempo, atterrando così sopra al suo animale che giaceva, allo stesso tempo sopra al biondo che sbuffò, ma che strizzò gli occhi sotto il tonfo della gabbia crollata a terra, ancora attaccata alla piccola colonnina che la reggeva; e che era rotolata a cerchio, lentamente, fino a fermarsi contro la scrivania sotto i cinguettii di Hawk, ancora in preda al panico e che non smetteva di muovere agitato le sue ali.
Kotatsu, muovendo piano la coda ed esaminando la situazione verso quel piccolo esserino, decise di dare una leccata al proprietario sotto di sé, che mugugnò negativo, guardandolo in un modo troppo severo che lo fece sussultare un attimo, e approfittò che Ace fosse messo in piedi sotto gli affanni, per spostarsi e correre verso quel piccolo esserino, ancora a terra a urlare la sua paura.
-Oh, diamine.- gemette, Ace, a capo chino e le mani sulle ginocchia nel capire che doveva nuovamente rincorrere Kotatsu prima che sbranasse Hawk, o qualunque cosa gli avrebbe fatto, mentre Marco, sbuffando si mise in piedi, procedendo prima di lui ma fermandosi e mormorando lentamente, sorpreso. -Ah? Che hai detto?-
-Guarda.- indicò la gabbia, nuovamente in piedi sotto le spinte di Kotatsu che, scodinzolando stava seduto a osservare il pennuto, che però muoveva il petto con furia, ancora timoroso per l'accaduto, e che saltellò sull'asta, allontanandosi dal felino che però continuava a osservarlo curioso.
-Oh. Beh, ohm... Che fa?-
-A non saprei proprio.- alzò le spalle, con un mezzo ghigno prima di voltarsi verso il moro che osservava il suo micio con il capo inclinato come lo era il suo in quel momento, anche se scettico e non con un sentimento di interesse come Kotatsu. -Ma almeno non se lo mangia. Hawk sembra impaurito, quindi non so se si abituerà a lui, ma per il momento sembra che sia tutto tranquillo.-
-Okay. Allora andiamo a dormire?- sorrise, portando le mani in tasca, contento e voltandosi per chiudere la porta, e nel farlo poté udire i suoni delle canzoni arrivare meno alle sue orecchie, in un modo più controllato. Respirò a fondo, osservando nuovamente il biondo e allargando le braccia per poi tuffarsi contro il suo petto caldo e comodo, stringendosi forte a lui sotto un suo mugugno sorpreso. -Grazie per avermi regalato Kotatsu.- mormorò: era da quando gli è lo aveva donato che aveva voluto abbracciarlo per ringraziarlo, ma era stato così entusiasta da buttarsi sul micio, invece che su di lui. Lo sentì ricambiare e si sentì meglio, cacciando via tutta l'aria dalla bocca prima di alzare il capo e ritrovare il mento di Marco a scivolagli fino alla fronte, facendolo ridere.
-Ti amo.- mormorò, poggiando le labbra contro il suo pomo d'Adamo, iniziando poi a cospargendolo di baci lentamente, appagato dal tremore che l'altro produsse involontariamente a quel piacevole contatto.
-Ti amo anch'io.- mormorò, invitandolo, nel portarlo con sé, indietreggiando e stringendogli la schiena costringendolo a venirgli incontro, fino al letto sotto gli occhi dubbiosi dei due animali che avevano smesso di mandarsi occhiate contrastanti, almeno Hawk, per dedicarsi ai loro strani padroni.
-Domani è domenica.- gli fece notare, Ace, appena atterrarono nel letto, solleticandogli poi, stando sopra al suo petto con la guancia e percependo, nell'orecchio, il battito del suo cuore; gli addominali con l'indice.
-Già.- si stranì di quel cambio di argomento, abbassando le sopracciglia perplesso: -Vuoi rivedere il piano con Sabo?-
-Come? Ah, boh. Se vuoi: io parlavo più del fatto che tu, domani, non devi studiare. Perché, ripeto: è domenica. Okay?- sorrise, spiegandoglielo appena si fosse messo in piedi con il busto, così da poter tranquillamente accavallarsi sopra di lui con le gambe, scivolando con le mani dall'ombelico alle spalle su cui si aggrappò forte, liberandole dalle maniche fastidiose della camicia che tanto trasmetteva l'odore di Marco, che in quel momento ridacchiava per quella nuova scoperta: Ace lo voleva tutto per sé, domani.
-Hai sentito la mia mancanza, oggi, mhm?-
-Ovvio! Anche se Sabo e Luffy l'hanno attenuata, però domani non devi studiare, almeno non come oggi: non ci siamo visti per niente.- sbottò, gonfiando una guancia indispettito.
-Però mi sono fatto perdonare.- ci tenne a precisare, indicando con lo sguardo Kotatsu che aveva lasciato la postazione sotto la gabbietta di Hawk, per distendersi sotto al loro letto, sopra al tappetto, a sbadigliare: ne fu sollevato, temeva che sarebbe salito sul materasso assieme a loro, ma forse preferiva più il terreno, o forse non sapeva quanto fosse comodo il letto. In ogni caso era felice della scelta del micio, che sbadigliò, continuando però a essere vigile come a voler fare la guardia; forse finché non si sarebbero addormenti loro, lui avrà fatto altrettanto, in quel posto nuovo con orari diversi e modi diversi di vivere: si sarebbe abituato però, e anche tranquillizzato che non c'era nulla da cui doverli proteggere. Anzi, sorrise ampiamente mentre Ace lo coccolava ancora, felice della vicinanza; forse sarebbe stata una guardia migliore di lui contro quell'Akainu e quei tre malviventi ancora a piede libero. Per poco.
-Guarda che non dovevi farti perdonare nulla: lo studio fa parte di te, è noioso ma a te piace, quindi va bene.- tornò da lui, rialzandosi da Kotatsu che miagolò piano, contento e spostando la coda contro la sua gamba posteriore destra; per riadagiarsi sopra il suo petto. Ace sfregò il naso contro quello di Marco, combaciando poi le labbra con le sue prima di sospirare e sorridere: -Secondo te vuole una coperta o sta bene così?-
-Fa caldo, qui: non penso che avrà problemi, anche dato il suo pelo, ma se vuoi, c'è n'è una nell'armadio.-
-Okay!- esordì, allarmando Hawk, ancora tremendamente in guardia per non essere mangiato, e osservò il moro saltare in piedi, a terra oltre il felino per poi raggiungere in fretta il mobile tanto atteso, sotto gli occhi attenti di tutti, e quelli divertiti di Marco.
-Non c'è bisogno di un piumone, anzi, così morirà di caldo.-
-Ohm, sì, vero, allora questa.- sorrise, ributtando dentro e in modo meno ripiegato ciò che non aveva fatto nemmeno in tempo a cacciare, e facendo a cambio con una coperta di plaid più leggera ma sempre calda, e di un intenso rosso, come il fuoco. Chiuse l'anta azzurra, e dispiegò quel giaciglio, sopra a Kotatsu che si premette per alzarsi in piedi, impuntandosi di allontanarsi da quel pericolo, ma appena essa si adagiò sulla sua schiena, sbuffò più tranquillo, tuffandosi di nuovo a terra con un tonfo sicuro, che non si udì grazie al tappeto sottostante mentre Ace gli rimboccò il tutto con premura, lasciando arrivare quel plaid fino a sotto il collo. -Perfetto.- si sentì fiero, alzandosi e allontanandosi in fretta solo per far cessare la luce, sotto il sussulto di un cinguettio di Hawk, decisamente più privo di difese ora che il chiarore era svanito.
Andando alla cieca, Ace cercò di tornare dal suo lui, sorridente e sperante, nell'essere cauto, che non calpestasse Kotatsu e che Marco lo aiutasse, e infatti fu così: il biondo decise di accendere il proprio telefono, e così affrettò i suoi passi prudenti e nudi fino a balzare nuovamente verso il letto e farsi prendere da quelle braccia sotto il mugugnò stupito di Kotatsu per quell'agitazione repentina.
-Bacio?- farfugliò nel vedere il suo ragazzo allontanarsi indietro, allungare il braccio per posare il telefono dopo averlo spento, ma non fece in tempo a voltarsi completamente che Ace si aggrappò al suo collo con le mani, impossessandosi di quelle labbra con una risata loquace.
-Sai, pensavo volessi dormire.- gli fece presente, anche se quei suoi modi, mentre restava attaccato al suo volto e lo ricopriva di baci lo lasciava volentieri soddisfatto e con l'ardente voglia di distenderlo di colpo sotto di sé per continuare lui.
-C'è tempo, per quello.- mormorò tra un distacco e l'altro, scivolando fino al collo nuovamente e affannando di calore, arrossendo e strusciandosi prima di sobbalzare nel sentirsi portarsi via, fino a scoprire la figura di Marco sopra di sé. -Oh.- avvampò.
-Ti andrebbe di allungare la serata?- sancì languido e con la lingua a leccarsi il labbro prima di calarsi e farle posto all'interno della cavità orale dell'altro, che aveva mugugnato poco prima ciò che gli era parso un convincente sì, ma non sarebbe andato troppo oltre, se lui non avrebbe voluto. E così continuò a scavare, ad accarezzare lo strato delle guance, e a circondare la lingua dell'altro con estrema sensualità; sfiorandolo con le dita nel mentre, sui fianchi e sentendolo gemere sotto di sé, percependo i suoi tremiti e i suoi scatti involontari a ogni minimo tocco fugace e cocente.
-Mhm...- mugugnò, a occhi socchiusi e riprendendo fiato con fare energico, voltando il capo quando si divisero e Marco decise di dare maggiore attenzione al suo corpo, scivolando a baciare il suo petto fino ai capezzoli, su cui si soffermò da fargli emettere un verso più intenso ed eclatante a occhi strizzati, e sempre più toni pieni di fragore quando quelle mani scesero, una a sbottonare e l'altra a farsi largo all'interno dei boxer, trovando un rovente giaciglio, sudato ed eccitato. -N... Aspetta.- farfugliò, negando con il capo sotto il suono di sfregamento contro il cuscino mentre notò un scintillio intenso di azzurro e in un secondo tutto cessò.
-Scusa.- mormorò Marco, chinando il capo verso il suo orecchio, e baciandogli la guancia, sorpreso però dal tentennamento ancora vivo in Ace, da farlo arretrare spontaneamente, prima di udire un impacciato:
-T-Ti andrebbe di prenderlo in bocca? Cioè, ohm, no. Sì, ma ecco, non volevo dirlo così, suona male, però, ecco...- borbottò, completamente in imbarazzo in quel momento, senza fermarsi di parlare sotto mille balbettii che fecero sbuffare e sghignazzare Marco, più tranquillo che si chinò verso quella che, sperò essere, la fronte di Ace: in tutto quel buio era difficile dirlo, ma sentì di aver indovinato. -Mhm... M-Marco?-
-Va bene.- si limitò a dire, sicuro che bastava, e lo baciò tornando a infilare le mani, dopo aver seguito la forma del suo tonico stomaco, all'interno dei pantaloni che tolse via, ascoltando il tiepido bruciore delle gambe prima di risalire in fretta per calare anche i boxer, liberando così l'erezione in corso e ben in evidenza, se non fosse per la notte intorno. Percepì ogni piccolo sobbalzo, ogni sussulto e brivido mentre tornò alla ricerca di ciò che aveva lasciato, questa volta con il volto, lasciando l'impronta della sensazione delle sue labbra ovunque nel tragitto, per poi fermarsi davanti al desiderio che l'altro bramava da lui, e che Marco non avrebbe deluso, sorridendo per quel passo avanti che aveva fatto mentre imboccò il suo membro, lasciando che la lingua scivolasse su ogni sua parte, così rovente nella sua bocca, e portando le dita a sfiorare lentamente lo scroto sottostante nell'istante in cui, mentre Ace gemette, iniziò a muoversi sempre con più foga sotto i suoi spasmi. E più si mosse più percepì il suo di pene cercare di farsi notare e riempire i suoi indumenti, ma, affannato, continuò ad appagare i gemiti di Ace, trattenuti da una mano impressa sulla mascella, sudata e gli occhi, di certo chiusi in quel momento, esattamente quando sentì tutto quel liquido cremisi sgorgare veloce e finirgli in gola.
-Oh! Marco!- proruppe la sua voce, rauca e rotta mentre esalò il fiato, gettando contro il materasso la sua mano che aveva lasciato libera la bocca. -È stato fantastico.- mormorò, e si sentì maggiormente a disagio, sempre più in imbarazzo, ma felice e svuotato in un modo che trascinava tutto il contatto, tutto il calore di Marco, e il modo in cui lo aveva toccato, dentro di sé.
-Mhm.- mormorò lui, leccandosi il labbro e cercando le labbra dell'altro, che però decise di incatenare le braccia alle sue spalle, lasciando la fronte contro il suo petto, agendo così d'istinto da non sapere nemmeno lui come aveva indovinato la presa, nell'oscurità.
-Ora tocca a me.- farfugliò, con le dita che iniziarono a calare con erotismo, lentezza e un dolce ticchettare sempre più propenso a lasciare un immaginario segno, per Ace, con Marco che sorrise, annuendo e passando la mano contro la schiena, dato che fosse seduto contro di lui, innalzato maggiormente nel tenersi eretto sulle ginocchia: era curioso di cosa avrebbe fatto, ed era decisamente più propenso in un orgasmo al pensiero che sarebbe stato Ace a darglielo. Sospirò, Marco, nel sentire quelle falangi tastare il suo stomaco, sotto l'ombelico, e affrettarsi poi a slacciargli i pantaloni, frettolosamente come impaurito di sbagliare, e così decise di bloccare quelle mani, chinandosi a baciare quel volto che lo osservò confuso e del tutto agitato in quell'insicurezza. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma preferì che continuasse, anche perché, quel bacio sembrava avergli dato la determinazione mancata, e sorrise per la sua tenerezza, adagiando poi la fronte contro la sua spalla con un mugugno nel percepire i suoi indumenti abbandonarlo del tutto e quelle mani armeggiare con attenzione ed eccellenza quella parte di sé come se fosse di vitale importanza, come se da quello dipendesse tutto il destino del mondo; almeno era così nella testa di Ace.
Sentì il moro spostarsi poi, alzarsi e tornando alla sua schiena con gli arti e spingendolo con premura disteso sul materasso, preferendo invertire i rulli per occuparsi di quello che desiderava; lo lasciò fare e in fretta, Ace, a cavalcioni e con i boxer che scivolarono maggiormente fino alle ginocchia, restando però impressi a impedire che le allargasse troppo, mentre i pantaloni restarono sulle caviglie; con il capo puntò le labbra sul petto dell'altro, sospirando vapore per quelle sensazioni di subbuglio, con il cuore che batteva e correva più si recava verso il basso, tra mille baci e il sorriso che non si tolse nel percepire la propria chioma coccolata dalle mani dell'altro, che aveva preso ad affannare velocemente in quella inaspettata e adorata attesa. Il moro allora, socchiudendo le labbra e iniziando a far scorrere la lingua dal basso verso l'alto, e, sentendo i piacevoli mugugni dell'altro, si affrettò ad appagare la sua voglia, prendendo tutta l'intimità e imitando i movimenti che Marco aveva usato prima su di lui. Socchiudendo le labbra e recuperando veloce l'aria in bocca appena si staccò un attimo, cercò gli occhi del ragazzo invano in quell'oscurità, ma aveva ancora quelle mani sulla sua capigliatura, che stringevano per fargli capire quanto stava godendo, e fiero di sé nuovamente si calò, ma questa volta iniziando a dedicarsi all'inguine, ricoprendolo di baci, lenti e calcolati; nel mentre risalendo fino alla punta, in tempo da prendere il liquido seminale nella propria cavità orale, ingoiandolo di colpo con forza ma sereno per il verso di sollievo espresso dal maggiore, su cui in fretta si tuffò, recuperando un abbraccio tanto desiderato.
-Sei stato meraviglioso.- volle informarlo, coccolandolo sulla schiena e affrettandosi a coprirlo, rimboccandolo di quel tessuto caldo come lo erano i loro corpi, ancora sudati.
-Mhm, anche tu.- farfugliò con uno sbadiglio, strusciandosi poi contro il suo pettorale sinistro e continuando a restare disteso ad assopirsi su quello opposto. -Ohm, tornando a noi... Domani, sì, stiamo insieme, eh. Un po' come ora.- sorrise, strusciandosi e amando quella vicinanza come nient'altro. Era così bello sentirlo respirare, sentirlo su di sé, sentirlo avvolgerlo e carezzargli la schiena. -Proprio così.- esclamò, gongolante come lo era stato per tutta la serata.
-Sì, sono pienamente d'accordo.-
-Il fine settimana è la parte più bella.- mormorò, socchiudendo gli occhi e osservando il buio, con le coperte sulle spalle. -Secondo te abbiamo fatto bene a farlo? Cioè, io ne sono felice, ma ora che ci penso, non eravamo, ecco, soli.- farfugliò, quasi timoroso di farsi sentire da Kotatsu, anche se sperava che stesse dormendo da un po'.
-Mhm, beh, era buio: dubito che Hawk abbia visto qualcosa, e il tuo micio non si è mai mosso: è sempre lì disteso, quindi.-
-Come se questo potesse aiutare... E se ci hanno sentito?- mormorò, sibilando quelle parole con cautela come se loro fossero ancora in ascolto, come se fossero delle spie in ricognizione nella base dei cattivi.
-Beh, speriamo che non ci giudicheranno allora.- ironizzò, con un mezzo sorriso e facendo avvampare Ace che alzò il capo, nervoso, in sua direzione anche se senza realmente vederlo.
-Non sto scherzando.- mantenne i toni bassi, sia per non destare loro e sia perché non era davvero arrabbiato con Marco.
-Okay, ma sono sicuro che loro non ne faranno parola con nessuno: sanno mantenere i segreti.-
-Stai ancora scherzando...- si offese, amareggiato come la sua voce decadente prima di sospirare e spingersi in avanti con il petto, per poi accasciarsi nell'incavo del suo collo. -Va bene, tanto non lo diranno a nessuno.- stette al suo gioco, respirando piano prima di socchiudere gli occhi, sorridente per come Marco fosse tornato a coccolare la sua schiena, punzecchiando la sua idea malsana di speranza che desse attenzioni alla parte a cui conduceva la spina dorsale, ma la stanchezza vinse prima che potesse quasi chiederglielo come favore, e si limitò a un bacio sulla sua guancia prima di appisolarsi sereno.
Socchiuse gli occhi, sospirando lentamente sotto i lievi fasci, timidi, di luce che oltrepassavano le tapparelle chiuse, e così, scrutandosi in giro nel vedere e sentire la lingua di Kotatsu decorare la sua guancia con la sua saliva, fino a destarlo con un mugugno, e solo a quel punto il micio si mise seduto, e con il muso sopra il materasso a sfiorare la sua mano, come a invogliarlo ad alzarsi, ma gli concesse solo una carezza prima di sbadigliare e voltarsi per osservare il biondo, scoprendolo già sveglio, un po' come sempre, tanto che non se ne sorprese.
-Che ore sono?- farfugliò, con voce ancora impastate e gli occhi assonnati e velati dal sonno.
-Mhm, le nove e mezzo, credo. Ma non ne sono sicuro: il mio telefono è sul comodino se vuoi controllare.- consigliò, sfregando la sua mano sinistra contro la sua scapola destra mentre lui si allungò per afferrare quell'arnese, anche se si concesse solo di accenderlo, senza accorgersi di aver dato un'allettante vista al biondo, che aveva lasciato la mano ferma ma che si era posta allo spostamento di Ace, sul suo deretano, ormai quasi del tutto scoperto.
-Ehi, ma che fai!- si allarmò, voltandosi di scatto e osservandolo ridere prima che il lentigginoso comprendesse la nudità a cui era sottoposto agli occhi dell'altro, in quel momento, e tracannò la sua stessa saliva a stento, sotto quell'imbarazzo che lo aveva reso tremendamente rosso, sotto la confusione di Kotatsu. -M-molla!- farfugliò, avvampando ancora sotto gli occhi azzurri di Marco che erano puntati contro quelli marroni dell'altro, così impuntato in alto, in quel momento, con le braccia rigide sopra al cuscino.
-Fratellone!- scattò la voce di Luffy, spalancando e gettando bruscamente la porta contro la parete accanto, con così tanta enfasi e forza da far sobbalzare in piedi il felino che si mise in guardia prima di comprendere chi fosse, nel momento stesso in cui Ace crollò di scatto, scivolando e rannicchiandosi sotto le coperte, fino a nascondersi, se non fosse che era abbastanza ovvio, a vederli con la luce appena entrata con vigore dall'entrata spalancata, la forma di una lombrico che sostava sopra la sagoma il un Marco tra il perplesso e il divertito.
-Ace, ohm... Così rendi solo tutto più equivoco.-
-Sta zitto... Diamine, perché ho scordato di chiudere la porta...?- si maledì, a denti stretti e decidendo di tornare a galla, almeno fino alle spalle e ritrovando Luffy proprio davanti al letto, con il solito e ingenuo sorriso.
-Andiamo a fare colazione?-
-Ah, sì. Inizia con lo scendere assieme a Kotatsu, ma, Sabo?-
-Eccomi! Scusa, e buongiorno a entrambi: non sono riuscito a tenere il passo con lui.- sorrise, sfregandosi la chioma bionda e del tutto scombinata in quel momento, più del solito. -Dormito bene?- socchiuse gli occhi e sbadigliò prima di rendersi conto di un Luffy ridente davanti a un Marco e un Ace aggrovigliati sotto le coperte. E i pantaloni lasciati a terra del ragazzo del fratello, come anche i boxer sul letto lasciarono poche idee a Sabo prima che, forzando un volto allegro, fece cenno con la mano al minore di raggiungerlo, e che decise di approfittare di Kotatsu energico, salendoci in groppa e che corse verso di lui.
-Ci vediamo giù.- esordì tranquillo, chiudendo la porta che, però, traballò pericolosamente quando si divise dal muro con rigidità, e si chiuse con altrettanta preoccupazione.
-Oh... Sono fregato... Oltre che Sabo pensa chissà cosa, ora c'è anche la porta da riparare.- esalò, crollando con la fronte sopra il petto di Marco che fece una smorfia divertita.
-E allora? La porta si sistema, e Sabo pensa di certo ciò che siamo già: una coppia.- alzò le spalle, sfregandogli la chioma con fare incoraggiante.
-Sì, ma ora sa che siamo una coppia nudi.- borbottò, scuotendo il capo oltraggiato prima di voltarsi verso la porta, assicurarsi un'ultima volta che fosse chiusa prima di mettersi seduto alla ricerca dei boxer con le pupille sul pavimento, ma che ritrovò addosso, nelle sue gambe. -Comunque, è meglio chiudere sempre la porta: Non voglio che ti vedano nudo: solo io posso.- sancì poi, un po' troppo rosso appena comprese di essere di nuovo in bella vista senza nulla davanti a Marco, ma che gioì per quella frase, sentendosi onorato, davvero mentre gli avvolse i fianchi, coccolandogli con i pollici lentamente.
-Lo stesso vale per me con te, allora?- farfugliò, e anche se come domanda, era chiaro fosse un'affermazione bella e buona, mentre Ace preferì guardare quegli arti che lo reggevano e negando quella richiesta, ipnotizzato però dal movimento di quelle dita, come un massaggio che lo fece sospirare.
-I miei fratelli possono vedermi nudo, eh.- esclamò, consapevole che sarebbe capitato di rado, ma che poteva comunque accadere. -Okay, forse non lo farò più se ne sarai geloso.- ci rifletté, rammaricato al pensiero di aver infierito verso Marco: dire a lui che non poteva quando lui invece irrompeva su quella regola tranquillamente e di propria volontà.
-E perché? Siete fratelli, va bene, basta che anche noi possiamo usufruire di un bagno con l'altro.- alzò le spalle, spostando un attimo gli occhi sulla porta, ma non udì nessuno dall'altra parte e si sentì più sereno nel poter stare ancora così, insieme all'altro.
-Va bene, ma dopo colazione, ora andiamo.- esordì, con un pugno deciso davanti al petto, e gli occhi rivolti al soffitto, ma che già immaginavano l'enorme cibo sul tavolo della sala.
-Perfetto.- si avvicinò al suo collo, seduto, e lasciando scivolare le dita fino alle cosce e sollevargli quel tessuto intimo grigio: giusto una scusa per poter toccarlo ancora, e che fece sussultare il diretto interessato che lo osservò un attimo, ma il cinguettio geloso di Hawk lo destò abbastanza.
-Ehm, okay.- farfugliò, ancora con gli occhi intrecciati in quelli azzurri prima di portare le gambe fuori dal letto e sospirare, ma appena mise un piede fuori si ricordò dei pantaloni ancora ai piedi e che, non permettendogli di muoversi liberamente, lo fecero crollare seduto a terra con un tonfo minore, grazie al tappeto che aveva impedito anche il dolore, ma non l'imbarazzo.
-Tutto bene?- si informò, amareggiato di non aver allungato in tempo la mano e mettendosi seduto di fretta, senza niente addosso anche se il lenzuolo coprì abbastanza scroto e membro, anche se, davanti a quelle gambe divaricate fece scattare in piedi l'altro che poi si scusò di impulso senza sapere nemmeno lui perché e facendo un inchino prima di strizzare gli occhi per quella scemenza fatta e roteare su sé stesso solo per crollare seduto accanto al biondo che rimase confuso.
-Non lo so, dimentica...- borbottò, sospirando e accasciandosi contro la spalla destra tonica e tiepida del ragazzo. -Devi dare da mangiare a Hawk? Se vuoi ti aspetto.-
-Beh, in ogni caso ti ringrazio per le scuse. Ma no, vai: devo anche pulirgli la gabbietta, e ringrazio che sia chiusa altrimenti chissà che disastro per terra.-
-In quel caso ti avrei aiutato.- sorrise, per poi tornare eretto e chinarsi solo per riafferrare i pantaloni e riunirli al busto insieme alla cinta, così che, in un attimo, e scalzo, uscì di corsa, ricordandosi però di chiudere la porta nel sapere l'altro senza nulla, e che sbuffò un sorriso per quell'allegria.
Marco si passò le dita sul volto, e sorrise ancora, ma questa volta più amaro: temeva che Ace si sarebbe rabbuiato, dato che oggi era l'ultimo giorno e quei tre lo aspettavano proprio domani sera... Ma Ace era ancora tranquillo, e non capiva se era perché non voleva pensarci, per lui, o perché aveva un piano tutto suo...
Il timore era l'unica cosa che voleva scacciare, e non riusciva proprio a farlo. In più, parlare ad Ace che domani era il fatidico giorno era più complicato di qualunque altra cosa: non poteva togliergli il sorriso, quello stesso sorriso che aveva da sempre bramato in lui da quanto se ne era innamorato.
Sbuffò, bloccandosi un attimo sulle scale e con l'arto destro sul corrimano mentre rallentò il fiato: era una cattiva persona... Domani li avrebbe traditi, ancora. Perché aveva deciso così? C'erano altri modi! Marco e Sabo erano con lui, ma no, era un dannato testardo orgoglioso! E ormai era chiaro che non sarebbe tornato indietro...
Tornò a muoversi, anche per lo stomaco che brontolava prima che il pensiero di quelle strane scuse tornò alla sua mente, magari inconsciamente il suo io voleva informare Marco, dirgli della grande cavolata che stava per fare, ma ora come ora voleva solo occuparsi di Sabo, del suo biondo fratello e del suo portafoglio... O meglio, avrebbe cercato anche in valigia, nel caso il primo oggetto si sarebbe ritrovato vuoto...
-Buongiorno!- esordì, Thatch appena lo vide entrare, ma si ricredette come il proprio sorriso. -Beh, cosa c'è Ace?-
-Sei arrivato, finalmente, fratellone!- gioì, Luffy, con le mani al cielo, in cui tenne, in una, la forchetta: ormai quel posto gli apparteneva, fece un mezzo sorriso, Ace, facendo un cenno al castano, con l'arto, di non preoccuparsi.
-Ace?- mormorò il biondo, confuso mentre il maggiore si sedette al suo fianco e sospirò, socchiudendo gli occhi prima di parlare:
-Per quello che hai visto, insomma...- tentennò, e anche se era iniziata come una scusa per dare una giustificazione al suo cupo umore, era anche qualcosa che desiderava chiarire per davvero. Nonostante il timore in Sabo, nei suoi occhi come nei propri, in quel momento, tutto sotto lo scetticismo di un Thatch distante da loro: nessuno dei due voleva affrontare quell'argomento, era estremamente evidente ormai, ma lui voleva spiegare, doveva! -Non c'è stato nulla tra me e Marco, ieri sera.- farfugliò, gonfiando una guancia, con le mani strette al bordo della sedia e le pupille che si spostarono mentre cercò di trattenersi: sentiva le guance in fiamme.
-Ohm... T-tranquillo, è normale tra fidanzati e non c'è bisogno di dire nulla. Davvero.- ribadì, sorridendo sotto uno sforzo più grande di lui: non voleva irritare Ace, ma non voleva nemmeno continuare ad ascoltare cose così personali.
-Non ci credi? No, davvero: non abbiamo fatto nulla di serio, cioè, abbiamo fatto qualcosa ma non quelle da andare fino in fondo... Sai che c'è? Non ne parliamo più.- decretò, deciso e con uno scatto affermativo del capo, allontanandosi dopo essersi alzato, con uno sbuffo nel pensare che fosse andata peggio di quanto sperasse.
-Ace, fermo, torna qua.- mormorò rassegnato, a occhi chiusi, il biondo, e allungando una mano per afferrare quella che Ace gli rivolse per negare, che sventolò tra i borbotti e l'altro arto che gli copriva gli occhi; e trascinarlo di nuovo seduto con sua sorpresa, sotto lo sguardo curioso di Thatch, che però non poteva sentire: troppo lontano rispetto a loro, ai fornelli e tra le padelle da gestire. -Cosa c'è davvero? Cosa ti dà fastidio? Perché non posso credere che sia così importante, per te, che io debba sapere che tu sei puro come l'acqua.- esordì con un sospirò, restando ancora con le dita impigliate al polso del più grande che lo guardò stranito e con un lieve rossore sulle gote prima di protesta.
-Oh, andiamo! Certo che no.- esordì severo, quasi convinto prima di arrancare e chinare, tragico, il capo su un lato mentre Luffy, dalla parte opposta del tavolo continuava a mangiare ciò che il cuoco gli portava, senza mai stancarsi. -Ohm, beh...- farfugliò, osservando gli occhi chiari del fratello prima di dedicarsi al tavolo, con i pancake che scomparivano uno alla volta, dal suo piatto.
-È che... Non vorrei che cambiassi idea... Su di me. Magari prima mi vedevi solo come Ace, e ora sono solo come Ace gay e forse mi vedi diverso, o hai anche l'idea che lo sia... Non vorrei che lo pensassi.-
-Ma guarda che non cambia proprio niente! Sei sempre tu, sei sempre mio fratello.- gioì, portando la mano a stringergli la spalla visibile ma lo vide ancora scettico e tornò serio anche lui.
-Con Luffy è più facile: nemmeno ha capito che cosa ha visto... Tu invece lo hai capito e mi dà fastidio essere stato colto in fragrante, è imbarazzante, e non vorrei che lo fosse, cioè... Come posso dire? Lo so che è normale essere imbarazzati in quel caso, ma di solito, tra amici si discute di certe cose, e non penso che tu voglia invece discuterne con me.- bofonchiò, cupo e con le ciocche che gli coprirono il volto, un po' troppo drammatico.
-Beh, sei tu quello che preferisce riservatezza...- commentò perplesso, Sabo, senza capire dove volesse andare a parare o cosa volesse davvero.
-Ma non con i miei fratelli!- sbottò di colpo, avvampando subito per aver attirato lo sguardo del cuoco, e abbassando le mani, portandone una a reggersi la fronte con il gomito sul tavolo, quasi esasperato. -E solo che, sembra ci sia qualcosa di sbagliato in questo, per te, per me, e non mi va. Anche per me è un problema, ma vorrei parlare di Marco, con te, come tu mi parleresti della tua ragazza... Questo, ecco. Forse è sbagliato?- mormorò, corrucciandosi e intrecciando le labbra in una smorfia prima di sbuffare e scuotere il capo sotto lo scetticismo del minore che non aveva capito perché stesse così male, e che aveva smesso di mangiare, ancora con le guance piene e gonfie come un criceto con la bocca piena di noccioline.
-... Sì, è stato strano quello che ho visto, e sì, non è un qualcosa che avrei voluto vedere. Ma se ti va di parlarne, senza entrare nei particolari camera, okay, allora sì. Mi piacerebbe sapere come ti fa sentire il tuo ragazzo.-
Ace osservò Sabo, per un attimo scettico di aver sentito quelle parole realmente, ma notò fosse sincero, che avesse capito desiderasse solo un supporto, qualcuno di familiare con cui discutere di un qualcosa che lo appassionava terribilmente, così sorrise.
-Marco è stato fantastico. È davvero dolce con me. Oh, e sai, non credo di averti raccontato come l'ho conosciuto.- ridacchiò innocente, più sereno di aver risolto mentre Sabo sembrò farsi davvero attento, interessato per come il moro esprimesse così tanta emozione negli occhi mentre iniziarono anche a gustarsi, finalmente, il cibo rimasto, con Luffy che ridacchiò, anche lui interessato forse, e ingoiando di botto tutto ciò che la sua mandibola conteneva.
-In effetti no, e sono molto curioso: racconta.- esordì sotto i vari mugugni e cenni di assenso del minore, ed Ace rise prima di cominciare, avvertendo però che non ricordasse molto per via della bevuta, e discutendo che ci fosse stato anche Luffy e qualche suo amico, aumentando con l'entusiasmo più si avvicinava a parlare dello scontro con Marco, quest'ultimo adagiato, in quel momento, alla porta, a braccia conserte e con un sorriso compiaciuto per aver assistito a tutto quel discorso, con Thatch che gli si avvicinò per offrirgli una tazza di caffè e per discutere di come fosse tenero il suo ragazzo mentre Luffy lo salutò, facendogli che stavano parlando proprio di lui, e facendolo dato che non gli sembrava che il biondo avesse fatto altri cenni sul non dire nulla della sua presenza, che Ace accolse con un nuovo sorriso nel voltarsi e notarlo.
Parlare di Marco con Sabo e Luffy era stato gratificante, non si aspettava che sarebbero stati così comprensivi, ascoltando quasi con la stessa attenzione e intensità sua, persino Marco ascoltava con interesse, e beh, quello era stato davvero imbarazzante... Ma niente di tutto quello poteva essere rovinato in un modo peggiore dell'atto spregevole appena commesso...
Dimmi che non lo hai fatto davvero. Era questo che continuava a ripetersi mentre saliva le scale, tastandosi la tasca con sicurezza e con le spalle gelide; stringendo con le dita un portafoglio che non era suo mentre si affrettò, dopo aver lasciato gli altri in cucina con la scusa del bagno, nella stanza di Luffy e Sabo... Ma perché si era seduto proprio accanto a lui! Se non lo avesse fatto, se non avesse approfittato della distrazione di tutti per i suoi elogi verso Marco e il loro primo incontro... Se fosse più umano, tutto quello non l'avrebbe commesso. Se non avesse avuto paura per loro, tutto quello non sarebbe successo! Aveva reso le sue parole, ogni sillaba uscita, felice e sincera, uno spregevole intermezzo per i suoi fini: era un essere schifoso!
Si strinse nelle spalle, aumentando il passo: doveva fare in fretta prima che Sabo smettesse di divertirsi e si accorgesse dell'oggetto mancante! Entrò in fretta in stanza, chiudendosela alle spalle e sospirando con gli occhi al cielo; almeno le persone incontrate fino a quel momento non avevano detto nulla: non era sembrato losco e disonesto come pensava; non al di fuori almeno.
Scuoté il capo, stringendosi nelle spalle e aprendo quello stupido oggetto, cacciando più soldi possibili, avido come un ladro davanti a un cospicuo bottino; ne lasciò giusto la metà, ignorando quegli stupidi fogli, quei progetti inutili che gli aveva mostrato e rimettendoselo in tasca: ancora non bastavano. Spostò gli occhi per terra, intorno: Sabo aveva una valigia, di certo il resto che bastava lo avrebbe trovato lì. Forse era stata anche una mossa stupida prendere il portafoglio, quasi come se volesse essere scoperto: avrebbe aperto il suo borsone, e se c'erano i soldi giusti, avrebbe mollato il resto: così non avrebbe destato sospetti per nulla. Di certo Sabo non poteva sapere che era stato lui a prenderli dal suo bagaglio, e anche se fosse... Beh, non li avrebbe restituiti: era ovvio che domani sarebbe andato da solo!
Si mise in ginocchio di botto, avvicinandosi prima per poi crollare accanto al letto del biondo fratello, chinandosi e afferrando il suo obbiettivo, rimuovendo la cerniera e scoperchiandolo sotto l'ansia che aveva colpito le sue mani, che vibravano senza contegno. Scostando, senza rovinarli, i vestiti, andò alla ricerca di tasche segrete o simili, invano, e a quel punto riposò il tutto sotto un sudore freddo che lo ammutolì e che lo costrinse a ingoiare un groppo in gola a stento. Chiuse gli occhi, strizzandoli nel medesimo istante in cui digrignò i denti, e si affrettò a dedicarsi alla seconda facciata di quella valigia, rimuovendo quel velo che copriva una parte vuota, sentendo il cuore martellare e le pupille tremare per la certezza sempre più viva che non ci fosse nulla: avrebbe dovuto cambiare piano! Ringhiò, nervoso: non aveva tempo! Ma il ghigno che nacque subito dopo lo fece sospirare: c'erano. C'era un altro portafoglio più una specie di taccuino per gli assegni, ma quello non era importante. Lo aprì, sorvolando le carte di credito e impuntandosi, afferrando con due dita, il malloppo all'interno che avrebbe fatto gola a tutti; e subito rimise tutto in ordine, talmente in fretta che sembrò aver acquisito la supervelocità. Gongolando interiormente, si rimise in piedi con un balzo, ripescando il portafoglio del fratello per rimettere le banconote mancate, sotto un sorriso malizioso e l'angoscia sempre più viva di essere spregevole quanto quei maledetti criminali... Sarebbe riuscito a guardare negli occhi suo fratello, ora?
Non poteva fare altro che scoprirlo; sospirò, uscendo e scansando la rampa per procedere verso la camera di Marco: doveva posare tutti quei soldi, metterli al sicuro, e il suo sacco era l'unico in cui poteva confidare adesso. Fece tutto in fretta, alla fine, gettando lo zaino, sotto i cinguettii confusi di Hawk, dalla finestra appena vide l'assenza di occhi indiscreti, guardandolo crollare dentro un cespuglio con un tonfo. Richiuse metà finestra, come l'aveva trovata, e sospirò, voltandosi e osservando la porta chiusa, quasi con il timore che ad aprirla, ora, sarebbe stato Marco. Rimase in attesa per altri minuti, ma non successe niente e se ne andò, sicuro e speranzoso che il messaggio fosse arrivato: se i criminali erano nei dintorni a fissarlo, potevano prendere lo zaino, o potevano attendere ancora, ma, in ogni caso, era sempre un segno che lui era dentro qualsiasi cosa volessero. Non se ne pentì: il pensiero dell'incolumità della sua famiglia annebbiò ogni suo dubbio mentre iniziò a chiedersi che fine avesse fatto quella pistola che gli avevano donato; non ricordava più se Marco l'aveva buttata o nascosta, però c'era ancora tempo per quello, forse.
Rilassando le spalle, o provandoci almeno dopo tutto quello; scivolò su quelle scale come se niente lo toccasse, come se non avesse appena rapinato una delle persone più importanti della sua vita: ma lo faceva solo per il suo bene; lui, loro, non avrebbero capito, era ovvio. Lo avrebbero odiato, e lo avrebbe accettato: se lo meritava, ma non poteva tornare indietro, non poteva lasciare che ferissero la sua famiglia. Era ovvio che domani, qualunque cosa sarebbe accaduta, non se ne sarebbero usciti indenni, nessuno di loro tre, e il pensiero di una pallottola dentro Marco o Sabo faceva più male di averli traditi: era meglio che moriva lui, se proprio sarebbe successo. Non se ne sarebbe lamentato più di tanto, solo si sarebbe pentito di non aver mantenuto la promessa con Luffy... Andarsene da codardo, ferendo tutti, non era da lui, forse, ma dopo tutti i crimini commessi e dopo tutto il dolore, non si sarebbe lamentato di fare ammenda con un proiettile nel cuore.
-Ace, tutto okay? A che pensi?- si domandò perplesso, Haruta, avvicinandoglisi per avere una certezza, ma Ace alzò le spalle con un sospiro, negando sicuro.
-Niente, ma non è che hai visto Kotatsu?- chiese allora, ricevendo come risposta l'indice del castano rivolto verso il portone.
-In giardino. Tienilo al guinzaglio, o farà spaventare i vicini.- ironizzò, dandogli una pacca sulla schiena prima di fare il suo stesso percorso, incamminandosi per gli scaloni mentre Ace annuì ancora, con un volto perso verso il portone, al pensiero di come lo avrebbe affrontato da solo, senza essere visto.
Sospirò, traballando con le spalle prima di andare in cucina: prima avrebbe posato il portafoglio, prima sarebbe andato dal suo micio, ma si ricredette: non c'era più nessuno lì. Aggrottò confuso le sopracciglia, credeva che lo avrebbero aspettato, e si scrutò attorno con fare spaesato; dove erano andati? Scuoté il capo, troppo esausto dentro per poter continuare a riflettere; dopo il casino fatto non se l'era sentita di incontrarli ed era titubante a entrare. Lo aveva fatto solo per il portafoglio, e ora poteva semplicemente lasciarlo, buttarlo a terra sotto la sedia dove era sostato Sabo fino a poco prima, e così fece, passandosi poi le dita sulle palpebre, tra un mugugno davvero sfinito prima di voltarsi e tornare fuori. Almeno Marco poteva aspettarlo, ed era questo che lo lasciava più incredulo, anche se lo ringraziava mentalmente: non voleva vedere nemmeno lui. Non ora, e possibilmente nemmeno dopo; magari fino a domani... Oh, non lo sapeva proprio! Perché faceva così?
Raggiunse il portone, socchiudendolo e scrutando il suo micione sfregarsi sull'erba, accanto a un Luffy che lo imitava palesemente sotto l'incoraggiamento di Chopper e di Usop. Forzò un ghigno, scendendo le ultime scale e mettendosi seduto accanto a loro, a braccia conserte mentre Kotatsu si alzò con un balzo, raggiungendolo e mettendosi comodo sopra le sue gambe e facendolo ridere, e subito lo spupazzò di coccole, sotto le proteste del più piccolo che voleva ancora giocare.
-Ehi, ma Marco e Sabo? Dove sono?- ridacchiò, sfregando le mani contro il collo del felino dalle grosse fusa mentre Luffy, gonfiando una guancia, si buttò a terra davanti a lui per provare ancora quei gesti di prima, per invogliare anche il micio.
-Erano in cucina.- mormorò, per rispondere ma lasciando scettico il maggiore.
-No, non c'erano.- esordì, evidentemente confuso: si era voltato anche in giro ma non c'era anima viva là dentro... Non avrebbe avuto senso nascondersi... No? Loro... Non si fidavano? Certo, avevano ragione ma...
-Eccoli!- gli indicò in fretta, a testa in giù e il braccio disteso, per poi urlare i loro nomi per salutare mentre Chopper si tuffò sul suo petto e Usop fantasticava su quante bestie uguali a Kotatsu avesse sconfitto.
Oh, santo cielo... Aveva il portafoglio. Okay, era normale che lo avrebbe cercato, ma non che lo mostrasse, tenendolo con entrambe le mani, davanti al petto e che sembrava dirigersi proprio da lui, insieme al suo ragazzo. Fantastico: era rovinato; arrancò, abbassando il capo e sospirando lentamente.
-Posso parlarti un attimo, Ace?-
-Ah ah.- concordò, sbuffando con il volto al cielo; portando gli arti dietro la schiena, con il suo felino a mettersi in piedi per leccargli la faccia prima che lo spostasse "delicatamente", Luffy, nell'afferrarlo in un abbraccio e trascinandoselo via.
-Grazie Sabo! Ora si gioca di nuovo!- esclamò, con i due amici che lo raggiunsero, andando abbastanza lontani mentre Ace alzò un sopracciglio: Kotatsu non si sarebbe trovato a suo agio, forse.
-Allora...- mormorò, sedendosi a terra davanti a lui per impedirgli la visuale, per farlo concentrare solo su di sé, con un sorriso però troppo orgoglio per i suoi gusti, da farlo stranire. In ogni caso, aveva la risposta alla sua domanda di prima: Sì, riusciva a guardare negli occhi suo fratello. Questo lo rendeva un falso, o solo un mostro?
-Okay, ho rubato il tuo portafoglio... Quindi, ehm... Perché sei così felice e Marco lo sembra più di te?- decise di parlare per quel silenzio, anche perché l'oggetto del crimine, Sabo, lo aveva piazzato in mezzo a loro due, ed era quindi ovvio che lo sapesse, anzi, forse era stato appostato con il suo ragazzo in attesa per tutto il tempo.
-Perché non hai preso niente.- gioì, con Marco che gli afferrò la mano, stringendogliela e congratulandosi con un bacio sulle sue calde braccia.
-Ehi, ehi, ehi!- si distaccò contrariato: certo, significava che non erano arrabbiati, perché non avevano scoperto la verità, però... Non si meritava tutta quell'allegria: perché aveva ripulito suo fratello! Ma non poteva dirlo, e, ai loro sguardi sorpresi, si limitò a dire: -Ho commesso comunque un crimine: non avrei dovuto prenderlo. Non so perché... Okay, lo so il perché, ma... Alla fine gli ho posati, ma non toglie che l'ho comunque preso.- mentì spudoratamente, vergognosamente e con fin troppo pentimento negli occhi e nello spirito, tanto da maledirlo e fargli urlare addosso, dalla sua mente, quanto fosse falso, un doppiogiochista ignobile! Perché loro non lo capivano? E perché non riusciva a dirgli la verità?
-Ma hai resistito alla tentazione, lo hai rimesso a posto... Ti fidi di noi e domani risolveremo tutto.- sorrise, sereno e sollevato, Sabo, con Marco a stringere le spalle del moro, standogli vicino mentre quest'ultimo sbuffò: non capivano, e dicevano il contrario di ciò che era in realtà. Non potevano davvero continuare così! Lui non si fidava, e; stringendo convulsamente la presa sui suoi bermuda, gracchiò un verso di dispiacere: non credeva in loro, e loro lo amavano. Era tutto palesemente un gioco del destino per tormentarlo: lui era una persona orribile! Si odiava! E non poteva dirgli niente, perché ne valeva della loro sicurezza!
-Già, ma io ho rapinato mio fratello...- farfugliò, a occhi socchiusi, e nonostante Sabo contradire le sue parole, lui preferì alzarsi, lasciare la mano di Marco a malincuore e raggiungere il suo micio. Non se la sentiva, davvero. Però si fermò, irrigidendosi di botto e voltandosi con sicurezza verso le spalle di Sabo che gli rivolgeva uno sguardo dispiaciuto, ancora a terra mentre il suo ragazzo era in procinto di alzarsi. Si era ricongiunto con suo fratello da poco, non poteva far finire tutto, o almeno non così quella giornata, che poteva rivelarsi l'ultima insieme a lui, a loro. Così, deciso, fece un immediato e sincero inchino.
-Mi dispiace davvero di averti derubato, potrai mai perdonarmi?- esordì, restando in quella posa e stringendo i pugni con decisione, rigidi sui fianchi; in attesa di qualunque cosa mentre Sabo lo raggiunse in fretta per alzarlo, nel tenergli le spalle, e abbracciarlo subito dopo.
-Certo che sì, fratello!-
-Mhm, non me lo merito ma ti ringrazio.- farfugliò, con le palpebre socchiuse e le pupille verso il basso anche se ricambiò quell'abbraccio. -Ti voglio bene.- esordì, assopendo gli occhi e sospirando mentre lasciò il mento sopra la spalla velata dalla giacca nera e lunga del minore. Il fatto che avessero capito i suoi intenti, che lo avessero lasciato fare e lo avessero osservato nascosti chissà dove, in cucina... Loro non si fidavano, e avevano tutte le ragioni del mondo: lo avevano messo alla prova e l'aveva fallita... E non lo sapevano, non glie lo diceva... E si sentiva così sdegnato nei propri confronti, poteva davvero essere cambiato così tanto da essere pari a dei criminali? Ma doveva salvarli! Voleva salvarli!
-Mi perdoni anche tu?- parlò con un tono ancora più flebile di prima, distaccandosi dal fratello; troppo dispiaciuto per alzare lo sguardo mentre sentì Luffy alle sue spalle, a chiedergli di giocare con frenesia, e Kotatsu a leccargli le dita.
-Che succede?- mormorò perplesso, Usop, avanzando nello sguardo oltre la spalla dell'amico mentre Chopper giaceva ai piedi nudi di Luffy, dai quali si sporse di poco con il capo.
-Sì.- assicurò impavido, lasciando una mano, con dolcezza, contro la sua guancia e avvicinandoglisi con il naso contro al suo.
Ace si fece scettico per un secondo, per quel gesto fin troppo tenero in un momento del genere, e spostò gli occhi su Sabo; entrambi sorridevano, entrambi erano felici. Sembravano fin troppo convinti, troppo sicuri che non li avesse pugnalati alle spalle... E così avevano abbassato la guardia: andava a meraviglia, per lui, ma... Non si sentiva fiero neanche un po'.
-Va bene, ma ora andiamo! Vieni, Ace!- esclamò deciso, afferrandogli un polso e trascinandolo sotto lo spavento del micio prima che questo gli corresse dietro, con il suo padrone ancora non tanto convinto e fin troppo cupo mentre raggiunsero un'ombra di un grosso e robusto, quanto accogliente, albero.
-A cosa vuoi giocare?- borbottò con un sospiro, resistendo alla tentazione di voltarsi verso coloro che aveva raggirato ma sentì dei passi raggiungerli e fu costretto a compiere quel gesto lo stesso, solo per poi scoprire che fossero Chopper e Usop. Marco e Sabo erano in piedi, li guardavano e parlavano... Si chiese di cosa mentre suo fratello rispose.
-A nascondino!-
-Evviva! Sono il migliore in questo! Ho vinto il premio come più eccellente giocatore a nascondino!- si vantò, con un ghigno e il pollice a indicare il petto velato da una maglia e dalle bretelle che reggevano i pantaloni marroni, Usop.
-Wow, che forza!- lo elogiò, Chopper, con occhi scintillanti mentre Luffy, ridacchiando, avvicinò il maggiore all'albero che sospirò, con occhi fin troppo vacui e spenti in quel momento nonostante il più piccolo cercasse di spronarlo.
-Conti tu?-
-Va bene... Facciamo fino a venti?- parlottò, inserendo una mano in tasca, sospirando: possibile che non capissero che stava mentendo? Perché Sabo e Marco non avevano capito? Lui non poteva parlare, ma forse se loro lo scoprivano lo avrebbero aiutato a rimuovere quel peso enorme nel petto che intrecciava le sue colpe al suo animo, rendendolo pieno di aculei che non poteva sfiorare ma che finiva per affondarci contro da ferirlo e farlo sanguinare dentro.
-Tutto bene, fratellone?- borbottò, scettico Luffy, senza capire perché non riuscisse a farlo sorridere nemmeno un po' il maggiore, che scuoté il capo prima di lasciare le braccia contro il tronco, conserte tra loro e lasciarci contro il volto, per poi cominciare lentamente. Luffy guardò la sua schiena ancora per un attimo, scettico sotto le corse dei due amici che finirono per scontrarsi tra loro e crollare sull'erbe confusi mentre Kotatsu si era messo disteso ai piedi del padrone; e mentre Chopper e Usop si ripresero in tempo per poi balzare dentro un cespuglio assieme, il moro che aveva proposto quel divertimento decise di correre dal biondo fratello con un nuovo sorriso.
-Vuoi giocare anche tu? Mi sono dimenticato di chiederlo.- ridacchiò per poi illuminarsi. -Oh! Sai dove potrei nascondermi? Non voglio che Ace mi trovi, ma di solito perdo sempre e finisce con il trovarmi subito, se non si addormenta.-
-No, tranquillo: ormai avete cominciato, magari al prossimo turno. Per il resto, prova a metterti dietro l'angolo della casa.- alzò le spalle, allegro, il diretto interessato mentre Marco sorrideva alla vista della schiena, anche se lontana, del suo ragazzo, che si muoveva lentamente per il respiro che prendeva e rilasciava.
-Grazie!- tuonò deciso, come se avesse la vittoria in pugno. -Comunque, cosa avete detto ad Ace? Sembra molto triste.- confessò poi, mogio prima di irrigidirsi e scattare frettoloso nel sentire la conta arrivare fino a diciotto, seguendo il consiglio del maggiore.
-Sai, non penso sia perché ti ha preso il portafoglio... O meglio, mi sembra troppo surreale che continui a starci male: non ha preso niente, si è pentito e lo hai perdonato... Sempre se non si tormenta proprio perché non ha impugnato il suo obbiettivo e si sta pentendo della cosa giusta, ma non sarebbe da Ace.- alzò le spalle, con un sospiro e un mugugno serio: sapere che fosse così giù di morale gli mandava una stretta al cuore, ma al tempo stesso la sua testa pretendeva che restasse con la guardia alta, come se Ace stesse tramando qualcosa, o forse ci avrebbe riprovato più tardi, ma non voleva e non poteva crederci.
-Ci nasconde qualcosa.- sentenziò a quel punto, serio, Sabo, aspettandosi una faccia sorpresa dal ragazzo di suo fratello, ma che non ottenne e comprese che fosse un pensiero comune intanto che, il moro in questione, con uno sbadiglio dopo che il suo felino lo avesse destato nello sfregarsi contro il suo polpaccio; si stesse dirigendo verso alcuni cespugli che avevano iniziato a tremolare e a bisbigliare dalla paura mentre si grattava lentamente la sua capigliatura. -Insomma, o sta male per averlo fatto, ma sarebbe strano, perché non ha commesso niente di grave alla fine... O, ed è quello che mi preoccupa di più, sta male perché ha commesso qualcos'altro di più grosso, o forse deve ancora farlo... O magari sta pensando a domani, se tradirci o meno. Non so che pensare, francamente: dubitare così di mio fratello, non è facile.- vacillò, con le palpebre che calarono con sofferenza.
-Lo stesso vale per me.- sospirò amaro. -Cerchiamo di non essere sospettosi però: è meglio agire senza di lui, a questo punto ed è meglio che non lo capisca. Domani dovremo lasciarlo qui: è l'unico modo per proteggerlo. Chiederò a Thatch di darmi il cibo di Ace e ci metterò del sonnifero dentro: è meglio non coinvolgere nessun altro. Essere in troppi complicherebbe la situazione.- farfugliò, cedendo alla consapevolezza che, del suo fidanzato, non potevano più fidarsi, ma sorrise: lo avrebbe amato comunque e lo avrebbe salvato da quelle ombre che lo attanagliavano.
-Saremo solo noi due e la polizia, ed Ace sarà salvo. Risolveremo questa faccenda a ogni costo: per il bene di Ace.- decretò così, Sabo, perfettamente concordante con il secondo biondo al suo fianco che sospirò ancora, con un lento sorriso: non fidarsi del proprio fratello sarebbe stato un fardello, ma lo avrebbe portato con coraggio come Ace aveva fatto con i suoi in tutti quegli anni. Era il momento di dividersi i pesi.
-Ah! Sabo! Ace mi ha trovato lo stesso! Mi hai ingannato!- gli urlò contro, Luffy, sventolando al cielo le braccia con un broncio offeso mentre Ace gli accarezzava i capelli con uno sguardo troppo freddo, quasi da dare un brivido gelido al biondo che tornò con la mente al suo addio, alle pupille che giacevano in alto sulle scale, assieme a un paio di altre due più serene. Ma quelle non erano apatici e vuoti, erano solo... Senza speranza, quasi come se si stesse arrendendo a qualcosa più forte di lui.
-Dobbiamo salvare Ace e in fretta.- mormorò, scuotendo il capo per riprendersi da quel tono terribilmente pesante per poi sorridere e alzare un braccio al cielo. -Mi dispiace, dovevi nascondere anche le gambe però, da dietro a quella cassa. Ma ora tocca a me contare, okay?- affermò, stringendosi nelle spalle e iniziando a capire come si fosse sentito Ace in tutti quegli anni, a fare il falso, a distruggere ogni parte di sé, con la sua sanità che vacillava, pur di salvare la sua famiglia.
Con Luffy che borbottava un "Non ci avevo pensato!", battendo un pugno sul palmo aperto; si avvicinò a quell'albero mentre i fratelli lo raggiungevano, e uno di loro con il volto più sereno e più falso che avesse mai visto: faceva male vederlo, ma mai come indossarlo, e lo capiva, perché stava facendo lo stesso anche lui. Si erano ridotti a tradirsi a vicenda per salvare l'altro... Desiderava solo che il giorno fatidico arrivasse in fretta, così sarebbero tornati sinceri l'uno con l'altro. Avrebbero potuto ricominciare già da ora, ma... Come avrebbe reagito Ace? Ovviamente, si sarebbe innervosito e avrebbe fatto di tutto per proteggerli, proprio come voleva fare lui. Non poteva credere che Ace avesse dovuto patire tutto questo: era una sensazione orribile!
-Fino a venti.- ribadì Sabo mentre Usop si rammaricava di essere stato scoperto per primo, accanto a Kotatsu che, ancora disteso, dondolava con la punta della coda, osservandoli perplesso.
-Posso unirmi?- alzò le spalle, Marco, preferendo favorire mentre il lentigginoso fece un pacato cenno del capo, anche se si aspettava più entusiasmo: forse sarebbe finito con il distruggerli quel segreto?
-Sì! Tutti possono giocare! Via!- decretò, spingendo il "contatore" contro quel grosso arbusto e affrettandosi poi verso un nascondiglio ignoto, che si rivelò essere un albero poco più lontano, dalla parte opposta del giardino dove Sabo era già arrivato a dieci.
-Mhm.- mormorò il moro, guardando il suo ragazzo mentre Chopper aveva deciso di seguire Luffy, solo per poi celarsi dietro al tronco, al contrario di Usop che, forse credendo che non poteva essere cercato nello stesso luogo due volte, tornò dentro il cespuglio di prima.
-Idee per un luogo dove non farsi trovare?- domandò prendendogli la mano e iniziandosi ad avviare sotto lo sguardo spaesato del più giovane.
-Sei tu che abiti qui da più di me, dovresti saperlo.- bofonchiò per poi portare gli occhi al terreno, con Marco che sospirò, dandogli ragione a stento, ma solo per il momento arduo che stavano attraversando senza condividerlo e mettendosi poi, dietro un muretto bianco di rocce assieme ad Ace che, a gattoni e perplesso, decise di avvicinarsi fino a scivolare disteso sul petto dell'altro che rimase disteso a terra, con le orecchie che non percepirono il suono della voce di Sabo, e non sapeva se era per la lontananza o perché era finita la conta: guardare era pericoloso, per quanto fosse solo un gioco.
-Non mi piace vederti così, lo sai.- bisbigliò, scrutando il suo collo prima di lasciare l'arto sopra la sua capigliatura, notando che, a quelle parole, avesse riaperto di poco le palpebre.
-Io ti amo.- esordì, strisciando con la mano fino a sfiorare la sua, che l'altro strinse con fin troppa decisione.
-Vorrei... solo che tu non ti tormentassi.- spiegò, rinunciando alla verità nel momento in cui, sporgendosi verso il resto del giardino, scrutò Sabo aver già catturato Usop. Non poteva farlo, o ogni cosa sarebbe vacillata e avrebbero perso. Ma mentire non faceva per lui, almeno non con le persone che amava. -Ti amo anch'io.-
-Manca solo domani... Vedrai che passerà in fretta e saremo felici. In fondo dobbiamo affrontare una prova dura, quindi...- cedette a nuove bugie, a occhi chiusi mentre passò il secondo braccio attorno al busto dell'altro. Non poteva fare nulla se non accontentare quel piano che ormai stava procedendo da solo, come una pallina che scivolava su una rampa inclinata senza fermarsi, sempre se qualcuno non avrebbe deciso di bloccare la sua corsa verso l'ignoto di quella folle idea... Se ne pentiva, ma al tempo stesso la bramava.
-Già, almeno sono felice di poter essere lì con te. Qualsiasi cosa accada.- sorrise, falsamente ed evidentemente ma Ace aveva chiuso gli occhi, forse stava per assopirsi; e quindi non lo aveva notato. Ma se invece si stessero sbagliando? Se Ace fosse solo preoccupato per quel funesto lunedì e basta? Se non volesse tradirli? A quel punto sarebbero stati loro a ingannarlo, ma Ace voleva far parte del piano e voleva andare con loro... Era davvero così?
Se non parlava, se non si confidavano con lui... Avrebbero vissuto con il dubbio fino al momento fatidico, ma non potevano rischiare... O non volevano per il suo bene? Era meglio non coinvolgerlo perché desideravano che fosse al sicuro, o fidarsi di lui quando in realtà era lui a non volerli coinvolgere? Era certo solo di una cosa: c'era da diventare pazzi, in quel momento.
-Trovati.- gemette, con tono rauco per gli occhi sbriciolati che ritrovò in Marco, senza capire se era perché avessero parlato o meno, ma il dubbio svanì: Ace dormiva, non lo avrebbe fatto se avesse saputo ciò che erano venuti a conoscenza. Marco era tormentato quanto lui come lo era Ace stesso mentre un Luffy lasciato a posta nascosto dietro una macchina da dove si era ben visto dato la faccia dietro al finestrino; urlò un "Tana libera tutti!". Gli unici che si tormentavano erano loro tre, e Luffy era inconsapevole nella sua innocenza e nel suo essere stato tagliato fuori... Se lo avessero inserito nel piano, di certo non avrebbe capito, ma forse avrebbe risolto meglio quel conflitto, lo avrebbe affrontato meglio con la sua solita ingenuità, al contrario loro, troppo maturi e seri per cedere al senso di responsabilità nei confronti dell'altro, stesso sentimento che aveva portato Ace e lui a non immettere Luffy in quell'organizzazione.
-Sabo! Non mi hai trovato!-
-Sei stato bravo!- si congratulò, sereno: mentire a un gioco era tremendamente più semplice di tutte quelle bugie che li stavano portano a una fine che neanche loro vedevano.
-Diciamoglielo.- esordì a quel punto, mettendosi in piedi con Ace in braccio, ancora assopito. -Avanti, parliamoli: deve sapere che non vogliamo che si sacrifichi. Io non voglio.-
-E poi? Pensi che lo farà? Potrebbe benissimo scappare di notte pur di andare al magazzino prima di noi.-
-Non importa, lo terremo d'occhio. Diciamoglielo e... Dannazione, è inutile.- sbottò, con Kotatsu che li raggiunse per poter stare accanto al suo padrone, con la coda scodinzolante e Luffy alle sue calcagna mentre Chopper e Usop decisero di rientrare al suono titubante del tuono immerso tra le nubi.
-Fratelloni! Andiamo a mangiare?- si piazzò in mezzo, ancora ridente e fiero di sé prima di dare una pacca alla spalla del più grande che mugugnò infastidito, voltandosi maggiormente verso il petto del suo ragazzo prima di socchiudere le palpebre all'insistenza del minore.
-Che c'è?- biascicò, scrutandolo attentamente e sbadigliare nel sfregarsi un occhio, con l'altro che gongolò prima di scoppiare funesto con un grande:
-Ho vinto a nascondino!-
Sbatté le palpebre un paio di volte, e velocemente, Ace, stordito da quell'urlo e mettendosi più dritto che poté, congratulandosi un attimo, scettico per quel modo scombussolante di dare le notizia a qualcuno mezzo assonnato, ma annuì, osservandolo poi correre via verso la porta e così cedette di nuovo il capo all'indietro, adagiandolo contro il bicipite di Marco, pronto per tornare nel mondo dei sogni, anche se iniziò a comprendere ci fosse qualcosa di errato, e si voltò verso Sabo.
-Perché Luffy ha vinto? Di solito non si nasconde mai bene.- sussurrò, sfregandosi il naso con un dito mentre il diretto interessato, con un mezzo sorriso si limitò a un:
-Ho voluto lasciarlo vincere: non è una cosa brutta da fare. Ogni tanto anche tu potresti lasciarglielo fare.- ma che forse suonò troppo canzonatorio, ma non per Ace, ancora troppo assonnato e poco lucido per capire quella battuta che voleva riguardare la situazione attuale.
-Ah, non c'è gusto. E Luffy poi ha voluto giocare solo perché sono depresso.- biascicò, di nuovo a occhi chiusi e con il sonno a farla da padrone.
-Perché?- si affrettò allora, Marco, sperando che la verità venisse fuori da sé, ma il moro decise solo di mugugnare negativamente e, stringendosi nelle spalle, abbandonarsi al silenzio, così da farli sospirare entrambi simultaneamente, delusi dalla scoperta mancata, sotto lo sguardo attento del felino, seduto composto ad attendere.
-Non dirgli niente, okay?- cedette, Sabo; quasi ci aveva sperato, ma si vedeva che doveva andare così: Ace, da sveglio, non avrebbe detto nulla, avrebbe mentito. Era meglio rinunciare. -Agiremo da soli, ormai è chiaro.- sospirò, lasciando però la mano sopra la capigliatura del lentigginoso, con un mezzo sorriso: gli voleva bene, anche se si rammaricava di non poter contare su di lui. Questa volta sarebbe stato lui a salvare la famiglia, concordò dentro di sé mentre si avviarono insieme verso il portone.
-Non abbiamo proprio scelta.- sbuffò Marco, con ancora gli occhi sul moro, e addolcì lo sguardo per quanto fosse bello, con il sole a illuminare il suo volto, fin troppo sereno in quel momento, tra le sue braccia e il suo calore, sotto il suono dei loro passi e di quelli di Kotatsu che, scodinzolando, restava dietro le sue gambe.
Socchiuse le palpebre, sfregando il naso da sé come un coniglietto e sbadigliando prima di scontrarsi contro gli occhi profondi di Marco, che lo osservava fin troppo perso in chissà quali pensieri. Gli si avvicinò allora, aggrottando dispiaciuto le sopracciglia nel temere che, forse poteva aver compreso i suoi piani e, accarezzandogli una guancia con una mano che lo ridestò, lasciò le labbra sulle sue.
-Tutto okay?- farfugliò, sentendo il proprio tono e la propria mandibola ancora impastata e un po' secca mentre si accasciò sotto al collo dell'altro prima di sgranare, lentamente, gli occhi nel capire di essere nella sala principale, piena di ragazzi che festeggiavano ma anche altri che lo guardavano divertiti per quel gesto, ovvero Thatch, il quale si avvicinò nel medesimo istante in cui, Marco rispose alla sua domanda, stringendolo con più forza verso di sé.
-Sì.-
-Non mi sembri convinto.- si staccò, rosso in volto nel sentire le battutine del cuoco che li aveva affiancati ma, Ace, si strinse nelle spalle di botto, voltandosi sconcertato nell'udire la risata del gigante, scoprendolo proprio lì, sul suo trono immenso e che sorseggiava il suo sakè. No... Non poteva aver dormito davanti a tutti tra le braccia di Marco... Non poteva avergli fatto un torto così umiliante! Andiamo, che imbarazzo!
-Dormito bene tra le braccia del tuo principe azzurro?-
-Sta zitto!- sbottò, corrucciato e voltandosi in fretta verso il suo ragazzo. -Perché non mi hai portato in camera? O svegliato. Tutto sarebbe stato meglio che questo.- arrancò, con la mano contro la fronte sotto il calore sconcertante delle sue guance avvampate. Magari era una punizione per ciò che aveva scoperto... No, non aveva senso una cosa così da parte sua.
-Io... Mi dispiace, non ci ho pensato.- sospirò, Marco, osservando poi Thatch con un'occhiata severa per quelle battute, e che alzò le spalle come a dire che non aveva fatto nulla di male. Aveva preferito restare con gli altri, e quindi si era portato Ace con sé; si era detto che, lasciarlo in camera poteva fargli avere dei ripensamenti, e alla fine lo avrebbe svegliato per rivelargli ogni cosa, quindi aveva optato per restare lì, in mezzo a tanta gente che, bene o male, gli aveva impedito di pensare completamente a quel nuovo problema. Sentì Ace dire qualcosa come "Va bene, non importa.", nel mentre che gli diede delle pacche sul petto, ma non gli diede tanto interesse.
-Ace, finalmente sei sveglio.- si avvicinò Nami, nel camminare verso il buffet assieme a Robin e Sanji. -Siamo passati anche prima, ma eri nel mondo dei sogni.-
-Oh, ci siete anche voi.- si voltò, un po' amareggiato di come Marco non lo calcolasse più di tanto, ma forse voleva essere lasciato solo. Alla fine decise di alzarsi dalle gambe del biondo, anche perché aveva troppi occhi addosso.
-Sì, ci siamo tutti, sparpagliati chissà dove ma ci siamo.- esordì, con le mani sui fianchi prima di emettere uno sbuffo con il capo rivolto di lato leggermente. -Cosa c'è? Ti vedo troppo triste per uno che dorme usando il suo ragazzo come cuscino.-
-Ohm, no, no.- ridacchiò nel riprendersi e sfregandosi la chioma lentamente. -È solo che mi ha visto molta gente farlo e mi imbarazza un po'.- esordì come scusa, che era comunque vera. Si voltò un secondo indietro, salutando con la mano un Marco troppo assorto e che gli mandò giusto un cenno, e poi seguì quel gruppetto, rabbuiandosi il giusto per chiedersi se andasse tutto bene e poi sorrise a Nami, che sembrava vogliosa di informazioni riguardo Marco stesso, su come andasse. Sospirò, annuendo e iniziando a raccontare che, la sera che erano andati allo zoo, aveva guidato la macchina del biondo, ed era stato divertente.
-Davvero? Beh, ha programmato tutto: farti felice fino a che non arrivavi dal tuo Kotatsu.-
-Sì.- concordò, puntando gli occhi sul diretto interessato che si stava dissetando da dentro una ciotola. Riabbassò le palpebre mentre Robin ringraziava Sanji per il bicchiere che le aveva teso, ormai arrivati al buffet; e maledicendosi per tutta quella fiducia che avevano riposto in lui: era tutto andato a farsi fottere con un minuscolo e importante gesto! Forse... Doveva dire tutto?
-Marco, ma che hai? Con una festa così ignori persino il tuo ragazzo? A che pensi?- gli diede una gomitata, Thatch: -Per quanto sia dalla tua parte, sono un amico di Ace, e quindi se lo ferisci ti darò una bella lezione.-
-Non voglio far soffrire Ace, anzi, voglio che sia solo felice.- borbottò mentre vide Sabo avvicinarglisi con uno sguardo circospetto, così si alzò, lasciando indietro Thatch che si esibì in uno sguardo preoccupato nonostante quelle parole.
-Penso che Ace si sia già organizzato: sono stato in camera tua e mancava il suo zaino.- farfugliò, con sguardo vacuo e diretto al proprietario di quei mille dilemmi. -Forse dovremmo parlargli prima che sia troppo tardi, o... Andare da quei tipi stasera stessa.- alzò le spalle, speranzoso in Marco e nella sua saggezza, ma lo vide fermo a riflettere in silenzio prima di commentare, risoluto:
-No. Seguiamo il piano: addormentiamo Ace e andiamo. È tardi, tra poco si farà buio: è pericoloso.- non poteva mettere in pericolo il fratello del suo fidanzato, era l'ultima cosa che voleva. -Ace non si muoverà prima di noi, e se ora scompariamo dalla festa, potrebbe insospettirsi, o approfittarne anche lui.-
-Già. E va bene, spero solo di riuscire domani... Che Ace dormi con te mi rassicura: così almeno so che non se ne andrà da solo, sempre se è davvero questo che vuole.- si passò le dita sulle palpebre prima di scuotere il capo e riprendersi. -Non ci stiamo sbagliando, tu che dici?- farfugliò nell'osservare, poi, il fratello che, in quel momento, si divertiva a stringere e ballare con Luffy, dandogli le spalle.
-Lo sapremo solo domani.- esordì amaro, allungando il passo per raggiungerlo e, sospirare, sorridere nella speranza che si sbagliasse mentre si impossessò del suo busto con dolcezza. -Ciao.- farfugliò, poggiando le labbra sulla sua guancia e lasciandolo, da prima interdetto, per poi rosso come un peperone.
-Eh eh. Ciao.- mormorò, sfregandosi poi una guancia con l'indice. -Come stai? Prima sembravi molto cupo.- sussurrò, avvicinandosi il giusto da strusciare il proprio naso contro il suo per qualche secondo, sotto la risatina di Nami che gli suscitò imbarazzo, e così distolse subito il capo, tossicchiando per riprendersi.
-Sto bene, grazie.-
-Marco, Ace mi ha detto che lo tratti con i guanti, certo che sei proprio un principe azzurro.- si avvicinò, la ragazza arancio e che stava alzando un po' troppo il gomito con l'alcool, che ancora stava sorseggiando dal suo boccale.
-Ehm, non ho detto proprio così...- farfugliò, provando a non guardare nessuno se non il pavimento, anche se Sabo stava ridendo per il suo imbarazzo, ma almeno Luffy mangiava e non sembrava interessarsene, accanto a una Robin, divertita dello spettacolo.
-Grazie, che bel complimento.- approvò quel termine, e, sospirando nel sentirsi più leggero accanto ad Ace, come se in quel modo lo tenesse al sicuro e il suo cuore si fosse calmato; decise di stare al gioco. -Sono proprio il tuo principe, Ace.-
-Eh? Per caso hai bevuto troppo anche tu?- rimproverò, agitato e cercando di sgusciare via da quella presa spiacevole per le occhiate di tutti, ma Marco era deciso a non lasciarlo, così rinunciò mentre Sabo gli diede una pacca sulla spalla.
-Non dovresti rispondere così al tuo principe, non è bello.-
-Ehi, non mettertici anche tu, ora, Sabo! E poi, se fosse davvero un principe, dov'è il cavallo bianco?- sbottò allora, annuendo alle sue parole mentre tutti scoppiarono a ridere, compreso Thatch che si era avvicinato in tempo per ascoltare quell'ultima parte.
-Ovvio! Il suo cavallo di battaglia è proprio quello che ha in mezzo...- non riuscì a terminare, il castano, che Marco lo gettò contro una sedia con un calcio, la quale si ruppe sonoramente mentre Nami, ridendo continuava a bere e Luffy a mangiare, sotto il suo stupore nel vedere Zoro comparire al suo fianco: credeva si fosse perso in chissà quale meandro di quel luogo immenso.
-Ehi, non parlare così di Marco!- sbuffò, inclinando il capo da un lato successivamente e voltandosi indietro nel guardare e scoprire il suo ragazzo di nuovo avvinghiato a lui. -Sta diventando una bella abitudine.- si congratulò con lui, ma piano in modo che il suo biondo fratello non lo sentisse.
-Quindi ti piace?- solleticò, accanto al suo orecchio con voce melliflua e facendogli tremolare il fiato.
-Non ho mai detto di no, in realtà.- gli fece notare, con un tono fin troppo allegro nonostante il volto in fiamme e le mani ad afferrare quelle del biondo.
-Fratellone! Guarda Kotatsu!- urlò poi, Luffy, ridendo come un matto nel vedere il micio del maggiore saltare sul tavolo e iniziare a mangiare un cosciotto di carne tra lo spavento di Izou e Haruta che erano seduti proprio lì accanto.
-Oh. Ehi, vieni qui!- rimproverò, incitandolo con un gesto della mano, che sventolò su e giù, sorridendo orgoglioso nel vederlo correre da lui. -È davvero ubidiente.- esordì mentre il felino, con ancora la carne tra i denti, si appollaiò ai suoi piedi, continuando a degustarsela.
-Beh, in effetti... Ti ascolta davvero in tutto.- notò Thatch, che si era ripreso dalla botta allo stomaco e dalla tremenda caduta, spolverandosi da qualche pezzo di legno di quella, ormai defunta, sedia.
-Sono felice di questo: si vede che siamo legati.- mormorò prima di farsi sfuggire un lungo sbadigliò che coprì con una mano appena in tempo, osservando poi Nami fare una gara di bevute con Zoro, senza pietà: Temeva per il verde, anche se Luffy si godeva lo spettacolo assieme a Robin e Chopper, quest'ultimo che danzava da sopra il tavolo con due stecche tra naso e bocca.
-Andiamo a dormire?- gli domandò, accarezzandogli una guancia lentamente, con le dita.
-Non vuoi restare ancora?- alzò le spalle: aveva sonno, ma non sapeva che ore sono, se era tardi o ancora presto. Non voleva rovinare il divertimento a Marco, ma lui negò, e si voltò verso Sabo che si godeva la scena davanti con il suo fratellino. -Ehi, noi andiamo. Se resti, tieni d'occhio Luffy: non sia mai che si metta a bere.-
-Tranquillo, ci penso io. Goditi il tuo principe.- ridacchiò, ricambiando la pacca sul braccio prima di guardarli andare via, con un Ace offeso per quel termine, anche se non per davvero. Si esibì poi con una smorfia pensierosa, lasciando le spalle molli, deluso al pensiero di domani che si faceva sempre più vivo e più vicino, per poi sedersi su uno sgabello e favorire con del cibo.
Ace sbadigliò ancora, ma senza coprirsi questa volta, nascosto nell'incavo del collo del biondo che aveva solleticato con il suo caldo e lungo fiato. Gongolò, dondolando vagamente con il capo e a suon di musica, ancora udibile assieme al caos prima di affermare fiero:
-Ti amo, mio principe.-
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