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La felicità arriva sempre, come la luna dopo il tramonto.

-Ace, Ace! Apri!-

Aveva sentito quelle urla così disperate, e avrebbe voluto tornare, volare nuovamente nel suo corpo per urlare a Sabo che andava tutto bene, che era lì. Che era vivo! Lo voleva strillare per quanto erano disperati. Urlarlo come loro stavano gridando, chiamandolo per spronarlo!

Li aveva sentiti, dopo un po', tutti attorno a lui, e non poteva che sentire la brama di abbracciarli, di stringergli e dirgli quanto era stato bene con loro, come era stato divertente trascorrere quei momenti con loro... E avrebbe tanto voluto dire ai suoi fratelli che era davvero onorato per avergli concesso di proteggerli, per aver riso e pianto insieme, soprattutto gli ultimi istanti, meravigliosi e brillanti come la luna perforata dai raggi di sole nella notte. E voleva ringraziare Marco per tutto l'amore che si erano dati e mostrati a vicenda, per come lo aveva aiutato a ricordarsi di vivere... E voleva anche ringraziare la vita, sì, per tutto quello, per le persone che gli aveva concesso di incontrare, con cui litigare e delle quali aveva amato... Voleva tanto passare ancora tanti attimi con loro, ma sentiva che era giunto il momento di andare. Era un desiderio che voleva appagare e al tempo stesso rifiutare ma...

Si chiese poi, se sua madre Rouge fosse felice, fiera delle sue scelte e di ciò che era diventato... Ci sperava, quasi. E voleva tanto riabbracciarla... Ma non era ancora il momento. Doveva sentire ancora la sua famiglia pregarlo, piangere sotto il suo scontento, a far piangere ancora il suo cuore che pulsava vagamente, come un filo sottile che si disperdeva nell'aria, pronto a strapparsi, lacerarsi al tocco eccessivo della morte.

Il dolore peggiore erano state proprio le loro voci, tutte assieme... Luffy, Sabo... Marco! Oh, perché era morto? Perché? Lui voleva vivere! Vivere con loro! Con la sua famiglia!

E invece sentiva le loro lacrime versarsi su di lui, e il suo sangue smettere di fuoriuscire... Poteva udire la loro angoscia su di sé, sui loro tocchi contro il suo corpo, troppo freddo, e delle spinte eccessive contro il suo petto inerme... Forse anche lui aveva pianto, perché sentì qualcuno poggiare le dita sui suoi occhi, sui contorni e poi forse per abbassare le palpebre, sotto la negazione di qualcuno, forse Luffy, mentre altri ancora continuavano a provare, a dare energia... A trasmettere la loro vita in Ace, in colui che, sentivano essere, in quegli istanti che sembravano briciole in confronto alla vastità dell'universo, la persona più importante del mondo.

Avevano bisogno di lui per essere felice, ma non era così, e voleva tanto dirglielo in quel momento, mentre alcuni grumi in gola sembravano voler essere tirati via a forza, ma era ancora troppo morto e rimasero fermi lì, aggrovigliati tra i fili spinati, che si conficcavano nelle sue carni indifese, bruciate dal tepore di un minuto di troppo di aria abbandonato dietro di sé. Però... Di certo, con il tempo avrebbero capito... Con il tempo, il dolore sarebbe diminuito e loro erano forti: la loro vita sarebbe stata fantastica, qualsiasi cosa sarebbe successa. Perché erano forti, come lui. Se c'era un pregio, tra le mille delusioni causate, era il suo avergli insegnato a come stringere i denti, afferrare il dolore come un serpente e sbranarlo, lasciando che il veleno si irradiasse come neon, nel suo stomaco, ma affrontandolo con tutto ciò che ne sarebbe derivato, con tutto quell'atroce senso di angoscia che lo aveva tormentato. Non erano soli, e quella sensazione di terrore non ci sarebbe stata, erano forti ed erano uniti. Sarebbero stati bene, sarebbero stati bene e avrebbero resistito alle intemperie anche meglio di lui.

Ma era così triste, adesso, solo nel buio che scendeva come vernice, ricoprendo il suo mondo di ghiaccio e petrolio denso e colloso, pesante e sottile... C'era ancora terrore nel suo cuore? Stava tremando? Non voleva perdersi i loro traguardi, i loro sorrisi o quelle frenetiche sfide a calcetto! Eppure si sentiva così stanco, così... Così senza respiro. Strizzò gli occhi, boccheggiando prima di stringere i pugni e aprire le palpebre con insistenza, di netto, di colpo come quando la pioggia crolla sotto il peso delle nuvole mentre un temporale si fece largo come tosse nella sua bocca, di nuovo vivo, a vincere le sue battaglie sulla vita come una fiaccola che ardeva nell'Olimpo, riportata al culmine dai suoi tedofori.



-Ace!-

-Ah...? Ahm?- si guardò attorno, scoprendo di essere in un letto impavido nella sua purezza bianca mentre un "bip" martellante gli entrava nelle orecchie, e fece una smorfia, con le pupille perse attorno mentre si accorse che, le proprie mani stavano stringendo altre due.

-Fratellone!- singhiozzò, crollando sul suo petto e tirando su con il naso un paio di volte mentre lo avvolse nelle braccia, mugolando disperato. -Finalmente ti sei svegliato!-

-Oh? Ehi... Cosa... Cosa è su... Oh, no! Akainu, lui è...- si voltò verso Marco, fermo al suo capezzale ma che lo bloccò subito con un sorriso, per quanto amareggiato fosse, e un gesto negativo del capo.

-Tutto finito.- si limitò a dire, sereno, stringendo con più forza l'arto dell'altro, imprimendo tutta la paura che aveva avuto nel perderlo, in quel gesto caldo.

-Oh... Ohm... Sabo?- si voltò, lasciando la mano al biondo fratello per lasciarla sulla schiena, bisognosa, di Luffy che ancora frignava, disperato e sereno, nella sua pozzanghera di un sorriso. -Alla fine ho vinto io, a calcetto.- spiegò, ridacchiando, o forzandosi di farlo, ma comprese che fu un errore quando, una fitta al fianco lo colpì da fargli strizzare un occhio.

-Devi riposare, okay?-

-Sì... Immagino di sì... Avevo visto Thatch, comunque... Penso almeno. Era fuori dalla finestra ma ha seguito Akainu mi sa. Sta bene?-

-Eccome! Sono qui, sveglio e pimpante! Ma ora vado subito a chiamare il dottore, e magari ne approfitto per andare a prepararti qualcosa di buono: le cucine dell'ospedale non sono male.- strizzò un occhio dopo essersi issato in piedi, fermo e poco lontano dal letto, fiero e scherzoso come sempre prima di lasciare tutti per dirigersi verso la sua meta, lasciando Ace ad analizzare la stanza ospedaliera per esaminare e scrutarsi intorno, nella possibile presenza di altri amici, che notò, alcuni addormentati sulle poltroncine e altri che si avvicinarono a salutarlo, come Nami e Robin.

-Già... Thatch è stato fondamentale: per nostra fortuna ha la mania di fare filone. Quando ha visto Akainu uscire dalla finestra è corso a vedere, ti ha visto e ha subito chiamato me. E poi, come sai, io ho sfondato la porta assieme a Marco, poi è arrivato anche Luffy... E Thatch ha preso Akainu grazie anche al fatto che non è riuscito a uscire dall'università: arrivato alla porta si è ritrovato davanti Barbabianca.- rise, Sabo, ma si sentiva che fosse arrancato e dispiaciuto, come Marco in fondo.

-No, non ci credo... Quasi mi dispiace non aver assistito alla scena.- non poté non ridere, ma questo comportò un nuovo colpo alla ferita, e allora si trattenne, avanzando però in avanti con il busto, volendo mettersi seduto, e fu grato per come entrambi i suoi amici, Marco e Sabo, si affrettarono ad aiutarlo, sistemando anche i cuscini. -Wow, grazie.- mormorò poi Ace, sentendosi davvero felice di averli ancora con sé, di avere ancora quella possibilità, e il suo cuore palpitò con troppa euforia alla realizzazione del suo respiro, del suo stesso battito e del suo stesso essere. Era lì, era vivo, aveva ancora una possibilità per trascorrere il resto della sua esistenza con le persone che più amava.

-Di niente, figurati... Invece, io ti chiedo scusa. Ero con te, ma invece di seguirti e tenerti d'occhio come stabilito con Marco, sono rimasto al bar... A parlare poi con quest'ultimo dato che era arrivato... Se non fosse arrivata la chiamata di Thatch, io... Io non so proprio...- si trattenne dal singhiozzare, portandosi una mano alla bocca e chiudendo le palpebre con un volto troppo fiacco e quasi in lacrime.

-Anche io ti chiedo scusa... Soprattutto per averti tenuto nascosto che Akainu fosse ancora libero. Ma eri così felice, e noi non volevamo che perdessi questo sorriso.-

-Ohm... Ma no, anche io vi ho tenuto nascosto le cose l'ultima volta, no? Beh, forse è meglio non avere più segreti, dato che ci portano solo a farci male... Anche se, detto da me non è esattamente il massimo. Da che pulpito, eh?- sbuffò per non finire sull'ilarità nuovamente, socchiudendo gli occhi e rilassando le spalle mentre, il volto gentile delle ragazze rimaneva in attesa. -Comunque, il pugnale può essere una prova, no? Io non ho toccato l'elsa, l'ha presa in mano solo Akainu.-

-Oh, sì, è stata fondamentale, ma abbiamo risolto tutto dopo il tuo intervento. Ormai è sicuro che Akainu si prenderà l'ergastolo, adesso è stato preso ed è sotto osservazione, in attesa dell'udienza. Lo stesso vale per i suoi complici. Puoi restare tranquillo: sono anche loro in carcere, e non usciranno per un bel po' grazie a me e Marco: faremo da testimoni, domani; e in ogni caso dubito che si avvicineranno a te ancora.- rispose Sabo, sospirando prima di alzarsi dalla sedia e afferrare e stringere con forza il fratello, lasciando che alcune lacrime solcassero il suo volto mentre Ace, ricambiando, poté solo condividere quelle lacrime, sotto i mugugni ancora innocenti di Luffy nel mezzo, schiacciato come il salame in un panino.

-Quindi è tutto finito per davvero? Sono così felice, e ti ringrazio fratello.- borbottò nell'incavo del suo collo, coperto dalla camicia azzurra e sospirò, gettando una dolce e fugace occhiata a Marco, che sembrava aspettare il suo turno senza fretta, e sorrise maggiormente nel percepire il suo cuore battere ancora, fin dentro i suoi timpani. Era vivo, e loro stavano bene. Cavolo, che sensazione sublime, e forse più completa di prima, ora che era davvero tutto finito.

-Perdonami, non ti ho salvato.- piagnucolò, a denti stretti.

-Ma se mi hai appena detto che li manderai in carcere!- rise, sfregando con energia, la mano, sulla chioma riccia dell'altro, che forzò un sorriso a malapena. -Tranquillo, Sabo: mi hai salvato, così come ha fatto Marco e anche Luffy... La vostra presenza mi ha fatto vivere.-

A quel punto, con un sorriso enorme, fu felice di vedere Sabo staccarsi con un volto sereno quanto il suo prima che se la ridesse, annuendo e adagiando con amore e forza, la mano sulla sua spalla, guardando Luffy sghignazzare per quello prima di sbadigliare per addormentarsi su quel letto che era diventato, per lui, Ace. Quest'ultimo invece, si decise a voltarsi e guardare il biondo rimasto in disparte fino a quel momento, e gli allungò una mano per invitarlo a unirsi a lui, ad avvicinarsi per permettergli un maggiore contatto, che Marco non negò, alzandosi in piedi e chinandosi in avanti per lui.

-Ehi... Ti senti meglio?-

-Ah ah. Grazie, e tu?- mormorò, ma prima di ricevere una risposta, sfregò una mano contro la guancia del suo ragazzo prima di avanzare con un lieve balzo per afferrare le sue labbra, affrettandosi ad assaporare quel bacio mentre Thatch tornò, aprendo la porta e raggiungendolo assieme al dottore.

-Sto... Molto meglio ora.- esordì nel ridere, piano prima di farsi spazio e lasciar passare il medico, che, con sguardo serio iniziò a esaminare i macchinari e ciò che indicavano.

-Mhm, tra poco potrò andarmene da qui?-

-La ferita l'ho ricucita ieri, e tu hai bisogno di riposare, è meglio se passi la notte qui. Se starai bene, domani ti dimetteremo.- spiegò brevemente, iniziando poi a sfogliare la cartellina mentre mandò uno sguardo veloce ai due biondi prima di portarlo su Luffy, volendo mandargli un messaggio, che recepirono in fretta e, scusandosi, Sabo si affrettò a prelevare il suo fratellino, tenendolo in braccio in quanto fosse assopito.

-Va bene, grazie.- borbottò Ace, mugugnando e lasciando vagare la mano, con curiosità; da sotto la coperta, sul materasso fino a risalire il fianco colpito e solleticare, con le dita, quel taglio, che riconobbe, sotto lo strato eccessivo di bende e del pigiama celestino; lungo e sottile come una linea. Sospirò, più tranquillo senza saperne il motivo, ma era al sicuro e questo bastava. A occhi chiusi sbadigliò prima di guardare nuovamente il medico dai capelli blu scuro e gli occhi, grigi, penetranti. -Posso alzarmi?-

-Sarebbe preferibile di no, se hai bisogno di qualcosa ci sono le infermiere... O tutta questa tua congrega.- sancì, con tono aspro però mentre le pupille scintillarono di fastidio, ma poi tornò al suo paziente, scostando di poco le coperte e affermando di doverlo visitare un attimo mentre Nami e Robin, più serene, affermarono, anche se fu solo la prima delle due a parlare; di andarsi a prendere un caffè, al contrario di Thatch, che disse di andare a procurarsi un po' di cibo, al seguito del resto del gruppo; così da lasciare la dovuta intimità al dottore.

Ace sorrise però, perché erano rimasti i suoi fratelli, con Sabo seduto dov'era prima, con, tra le braccia, ancora Luffy, che mugugnava e si rigirava; e Marco, in piedi a osservare le mani tatuate del medico che, infilandosi dei guanti, sbottonarono la camicia del paziente iniziò a tastare la ferita pizzicante e rigida, avvisando che, in ogni caso, non sarebbe rimasta la cicatrice, probabilmente.

Ottimo, pensò il lentigginoso, rilassando la testa contro il cuscino dopo aver seguito i passi di quello che, scoprì essere, ora che fu deciso a presentarsi con il solito tono monotono; Trafalgar D. Water Law. Borbottò comunque contento nel sentire che non sarebbe rimasta traccia dell'accaduto: l'ultima cosa che voleva, era avere un segno indelebile del suo mostro: se avesse fatto per sempre parte della sua vita sarebbe stata una macchia crudele, e non la voleva. Quindi, sperava veramente che non rimanesse neanche un minimo puntino di ciò che gli aveva fatto, rifletté, a occhi chiusi e con una smorfia, che si alleggerì nel percepire la mano di Marco sulla sua fronte, a coccolarlo dolcemente. Glie ne fu grato, felice che lo amasse. E lui lo amava così tanto..., gongolò, con Law che si distaccò, sospirando e coprendolo nuovamente, con l'aiuto di Marco che, sorridendo, si chinò verso le labbra di Ace, assaporandole ancora.

-Sembra tutto in ordine, ma resta il più fermo possibile. Un'infermiera verrà a cambiarti la medicazione.-

-Grazie ancora.- sancì, fiero prima di fermarsi un attimo a riflettere, con il dottore che procedette verso la porta; e volse gli occhi verso i due biondi con curiosità. -Non penso di poter pagare l'intervento, e immagino che vi debba...-

-La smetti una buona volta di preoccuparti per i soldi? Non sei mica Nami.- esordì, Sabo, con un tono severo e di rimprovero, se non fosse per il sorriso enorme che gli riservò.

-Stavo per dire "ringraziare", ma se proprio ci tieni, informerò Nami di come la pensi su di lei.-

-Eh? Vuoi che rimanga indebitato per caso?- si allarmò, ma entrambi parlavano con un tono fin troppo scherzoso, in quella stanza bianca, d'ospedale, che, per una volta non portò turbamento nel cuore di Ace, ma solo pace, quella che da tanto meritava, tra mille risate intanto che il più piccolo, svegliandosi iniziò a brandire al cielo le braccia, richiedendo subito del cibo, che, per ironia, arrivò in tutta fretta tra le mani di Thatch, assieme agli altri; tutti a trascinare una dose di carrello con sopra un buffet, enorme e perfetto, e che terminò con l'avanzata di Nami e Robin, calme e pacate sotto i volteggi di Sanji, arrivato solo ora con Zoro e Usop.

Era così felice... Non vedeva l'ora di tornare a casa, la sua vera casa... E ringraziare anche Barbabianca, quel... padre, che lo aveva salvato. Sorrise, ridacchiando ma trattenendosi per la fitta che ricevette in risposta, e sospirò, guardando Luffy correre per portargli un grosso cosciotto, al contrario di Chopper che, negando, gli offrì una zuppa calda. Non ci teneva a farsi imboccare, per quanto le intenzioni della renna fossero buone, quindi afferrò da sé, piatto e posate, non riuscendo a smettere di intonare l'allegria sul suo volto, mentre la musica già partiva, sotto i canti di Brook. Finalmente, c'era pace. E c'era famiglia.



Era rimasto un paio di giorni in più in ospedale dopo tutte quelle tre settimane di riabilitazione, e alla fine, sorrise, sospirando e gongolando davvero tanto, perché, oltre a essere servito e riverito, lo era stato soprattutto da Marco! Gli si illuminarono gli occhi al sol pensiero, arrossendo ma tossicchiando e sbuffando prima di voltarsi di lato, disteso in quel materasso nella stanza del biondo, e riscontrare la sagoma di Luffy, che, a suo modo, cercava di essere d'aiuto, peccato che questo significasse doverlo avere attorno anche quando voleva rimanere solo soletto con il suo fidanzato... Alla fine aveva ringraziato suo padre, quello vero: Barbabianca. Sì, era un genitore migliore, e non solo perché lo aveva salvato; si era dimostrato tale in molti modi ma lui aveva potuto vederlo realmente solo di recente, e con tutto quello che aveva fatto per portare i suoi demoni alla giustizia si sentiva grato di essere amato in un modo così puro e magnanimo. Beh, in ogni caso, era felice che fossero una famiglia.

-Marco, oggi usciamo insieme?- sorrise, afferrandogli la mano e arrossendo lievemente sul volto, sospirando però per come fosse calda, la pelle dell'altro, e morbida. Aw, il suo amore; pensò, adagiando la fronte contro il suo petto e mugugnando felice, sfregandosi contro di essa dopo il cenno affermativo dell'altro. -Ottimo.-

-Dove possiamo andare, mhm? Vediamo... Se non fosse per le tue condizioni, andremmo anche al mare, ma per ora è meglio fermarci a una semplice passeggiata, cosa ne pensi?-

-Ti amo tanto, Marco.- borbottò, strizzando gli occhi e afferrando il bordo della camicia, stringendolo, tra le dita. -Passeggiata sia. E poi mare, appena avrò tolto le bende e starò meglio definitivamente. Sono forte io, non ci vorrà troppo. Promesso?- ridacchiò.

Marco sorrise, immerso tra i suoni forti e intonanti della musica nella sala di sotto; chinandosi poco dopo in avanti per avere quelle labbra su di sé, accaldato all'idea di sentirlo e percepirlo così su di sé, sotto il mormorio inaspettato e sussultato di Ace, che alleggerì il respiro poco dopo per sentirlo meglio su di sé, con sé. Staccandosi in fretta, comunque, nel sentirsi qualche occhio ficcanaso e sorridente addosso, che fuggì via nel capire e urlare a gran voce che fosse il momento di cercare qualche succoso cosciotto di carne. Ace se la rise tra sé e sé, scuotendo il capo di poco, sbuffando per come il suo fratellino sapesse distruggere così bene i momenti così cauti e dolci, ma restando appiccicato alla camicia dell'altro, con le mani, non poté smettere di sorridere fiero di essere finalmente solo con Marco.

-Ohm, mangiamo prima?- farfugliò ora che il dubbio delle parole di Luffy fosse affondato nel suo stomaco, dondolando con il capo, indeciso e in imbarazzo come indicavano il movimento repentino dei piedi, che alzava e abbassava a tempo, uno alla volta, sotto lo sguardo, che si addolcì, di Marco, pronto a chiedere scusa per il bacio prima che una voce possente e innocente si sovrappose alla sua dopo il ritorno di passi troppo pesanti per poter appartenere a quelli di un elefante.

-Fratellone, vieni! Il pranzo è pronto! È la tua festa: dobbiamo ballare!-

-Eh, sì, arrivo!- urlò a sua volta prima di guardare la renna saltellare intrepida e con un cipiglio nervoso, addosso a Luffy, finendo con fatica sulle sue spalle; per rimproverarlo di quella proposta, affermando che "il suo paziente Ace" non potesse muoversi più di tanto con quella ferita, e lasciando che Luffy emettesse un lungo e profondo broncio.

-Dovremmo ballare, quando andremo al mare.-

Fu invece il pensiero a cui Ace diede voce, che si sfregò una guancia lentigginosa, incuriosito dalla sua stessa idea e dagli occhi decisi e allettati da essa di Marco stesso, che mugugnò tra sé e sé, indeciso. Con un cipiglio e annuendo, ridacchiando si avviarono poi dal fratello minore, seguendolo per il corridoio verso la sala strabordante di caos; affiancato in fretta da Sabo che rideva per quel suo musone irremovibile, di Luffy alla fine della rampa, a lagnarsi della loro lentezza sotto i continui rimproveri del dottore dal naso blu, impuntato che Ace dovesse stare cauto e non esagerare. Il paziente ridacchiò con troppa energia alla vista e si affretto a mettersi a braccetto con Marco con troppa fierezza nel cuore, ma era troppo vivo dentro e fuori di sé per poter mollare la presa, impaziente di giungere alla meta per sgranocchiare qualche pasto e condividere qualche passo elegante a suon di musica con il suo ragazzo, finalmente in pace, in questa vita piena di sfide e peripezie su una giostra che sembrava più gestibile e meno traballante adesso che la solitudine sembrava solo una fervida fantasia.

Finalmente, sì. Adesso poteva raggomitolarsi tra le braccia di Marco senza ansia... C'era così tanto tempo ora, che potevano passare liberamente insieme, e lo stesso valeva con i suoi fratelli. Poteva recuperare tutto, ed era fantastico. Adesso aveva una famiglia, persone che non lo avrebbero rinnegato per il suo sangue ed errori, e che lo avrebbero amato per ciò che era... Adesso era felice.

Ed era libero.


Fine.



Ed eccoci qua, un po' mi rattristava doverlo aggiornare. In fondo è l'ultimo capitolo, e ci ho messo del tempo per decidermi a lasciarla andare, un po' troppo effettivamente, ma più avanzavamo con i capitoli, da quando ero tornata ad aggiornare, e più mi si stringeva il cuore, sapendo che mancava sempre meno. Il punto è che è stata davvero una storia lunga, fremente di mille emozioni a cui mi ero attaccata in un modo affettivo immenso, a cui ero appassionata, e terminarla, mettere il punto definitivo mi ha lasciato un po' amareggiata, triste che sia finita davvero e che ora le debba dire addio. Quasi ancora non voglio pigiare il tasto "Pubblica".

Ma è stato davvero un grande onore per me avere @XxViKyX a spronarmi di continuare, a tartassarmi più che altro, impaziente di sapere, con i suoi meravigliosi commenti; quanto sarebbe uscito il prossimo capitolo. Grazie mille, se non fosse stato per la tua insistenza sarebbe rimasta incompiuta, forse per sempre. E ringrazio enormemente anche ThelviaBB, che non ha mai saltato un capitolo e che, anche quando arrivava in ritardo, ha sempre provveduto a commentarlo nel suo modo critico e amichevole che mi ha sempre acceso una fiaccola di orgoglio dentro, il tuo modo di descrivere il tuo pensiero sui personaggi mi faceva sempre capire quanto stessi andando bene e in cosa potevo migliorare. Grazie mille.

Nonostante i capitoli pronti non me la sentivo di tornare su Wattpad né su EFP dato la mancanza di sostegno che mi aveva, pian piano, lasciato delusa, che la storia non fosse abbastanza singolare e coinvolgente da interessare a qualcuno, ma per fortuna due di voi non hanno mai abbandonato la tastiera per scrivere qualcosa a riguardo del capitolo e vi ringrazio con tutto il cuore per questo, davvero. Spero che questo ultimo capitolo non vi abbia deluso, né a voi due e né ai lettori ancora qui sintonizzati, dall'inizio o che si sono uniti durante il tragitto. Io sono decisamente soddisfatta, triste di doverla salutare, anche perché non so quando tornerò qui con altre storie, né so se ci sarà qualcuno a leggerle, e quindi salutare "Renegades", al momento, rappresenta proprio salutare anche il sito, con la speranza, sempre nel cuore, di ritornare a condividere le mie fantasticherie molto presto.

È stato un bel viaggio, questa storia ne ha passate tante come i personaggi e ora che sono tutti riusciti a riunirsi e a ricostruirsi non posso che esserne estremamente felice e rallegrarmi per la loro nuova famiglia. È una parte molto importante di me, perché l'avevo iniziata durante un momento difficile, ed è ora, arrivati qui, con questa lunga nota che vi dico, arrivederci.

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