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Il cuore di un alba.

Ace terminò quel giro, fermandosi nel parcheggio veloce e preciso, stazionando la macchina dopo averla spenta, e si voltò verso Sabo, al suo fianco, con un sorriso spavaldo, il petto gonfio di orgoglio e gli occhi luccicanti per il verdetto.

-Muovi bene lo sterzo.- si complimentò, lui. -E sei fantastico. Altro che pilota di formula uno.- ridacchiò, condividendo una pacca amorevole con il moro intanto che Luffy e Marco aprirono le portiere, il primo entusiasta da urlare al vento mille complimenti che già sapeva di aver detto fin troppe volte durante il viaggio, e il secondo fiero di quella bravura e sicurezza.

-Uh! Ace è un pilota di quello?- domandò curioso, Luffy, saltellando vicino al finestrino e facendo sorridere Ace.

-Perché no?- rise, uscendo dopo aver preso la chiave e scompigliandogli la chioma.

-Ace...- richiamò, Marco, al suo fianco, usando però molto tatto.

-Sì, lo so. Stavo scherzando.- ridacchiò, prendendogli poi la mano e arrossendo un po'. -Piuttosto, mi piacerebbe fare il pompiere.-

-Il pompiere?- ghignò Marco, allettato da quell'idea che volò nella sua mente, forse con altre sfaccettature.

-Sì. Mi renderebbe famoso come voglio, e poi ho il fisico giusto.- si vantò, cacciando la lingua giocoso.

-Wow, non sarebbe male. E hai ragione sul fisico.- nel dire l'ultima parola Marco lo costrinse, con leggerezza, a fare un'inaspettata piroetta su sé stesso nel tirarlo, lasciandolo poi avvicinare al suo petto con un rossore maggiore sulle gote.

-Già, ma ora: andiamo a mangiare!- brandì il pugno in aria, Luffy, correndo poi verso il portone dopo aver superato il muso della macchina con un balzo.

-Vi aspettiamo.- sorrise, Sabo, camminando dietro al minore dopo aver salutato Ace e Marco, il primo troppo rosso di imbarazzo per rispondere, e il secondo che fece un cenno del capo verso di loro.

-O...Okay, no. Perché... Cioè... Ah...- balbettò piano, quasi ragionando più tra sé e sé che con il suo compagno, il quale, ridendo, si chinò il giusto da portare le mani sotto ai suoi glutei, tirandolo poi contro di sé, contro il petto, e guardando il suo volto tenero farsi sempre più imporporato e caldo.

-Dove vorresti portarmi la prossima volta?-

-Ho fame... Comunque, la prossima volta, se non viene Luffy, o anche se viene, andiamo al mare.-

-Come mai?-

-Sarà anche Novembre, ma non significa che dobbiamo tuffarci. E poi l'acqua gelida fa bene, no? E comunque... Mi manca il mare. E non voglio aspettare l'Estate... Insomma, che senso ha aspettare? Voglio andarci, ci vado.-

-Andiamo ora, allora.-

-Uh.- mormorò sorpreso, sgranando gli occhi, inaspettato, verso quelli azzurri.

-Chiediamo anche ai tuoi fratelli, non è un problema. E, se non è un problema, pago tutto io, per tutti.-

-Perfetto. Finiamo di mangiare e partiamo.- decretò, annuendo. -Torneremo domani mattina, in tempo per i tuoi esami, no?-

-Non te ne ho parlato.- mormorò piano da quella rivelazione, stupito di quell'inaspettata sorpresa. -Thatch?-

-In realtà l'ho detto a caso, non so se dovevi fare esami o lezioni.- ammise, ridendo. -Se io ti aiuto a studiare, tu mi aiuti con il fare il pompiere?- pose una condizione, ticchettando con il dito indice contro il pettorale duro dell'altro. -Sexy. Potrei fare il pompiere modello... E potresti farlo anche tu.-

-Magari nel tempo libero. E sì, puoi aiutarmi se non ti annoi.- lo riportò a terra, lasciandogli riprendere la propria mano di nuovo.

-Perfetto, via!- ridacchiò, trascinandoselo dietro e sentendolo correre insieme a lui finché non fu al suo fianco; fermandosi poi quando si ritrovarono davanti al portone e, con la mano libera, aperta sulla superfice, aprì l'entrata, ma si bloccò nel vedere Nami correre dietro ad Usop, in una specie di girotondo; all'apparenza abbastanza furiosa, intanto che Sabo usciva dalla cucina, parlando con Thatch ma vennero entrambi bagnati da due palloncini, tirati dal nasone, e forse Ace comprese perché l'amica fosse tanto irritata, e con i capelli bagnati. Zoro dormiva in mezzo al corridoio, portando Brook che, chiedendo le mutandine, correva verso Robin, con Sanji che cercò di fermarlo prima che lo scheletro inciampasse per finire faccia a terra, ma poco prima di questo afferrò la manica del biondo, facendogli fare la stessa fine, e con Luffy fermo, seduto, sulla ringhiera delle scale, a ridere, con un piatto di pasta in mano che prestò finì, e poi, rivedendo il suo fratellone e arrivandogli davanti gli prese la mano, costringendolo a lasciare quella di Marco per trascinarlo poco lontano sotto lo sguardo curioso e vigile del biondo.

-Ti va di andare al mare?-

-Mi devi aiutare, ho dato fuoco al divano.-

-C'è un divano?- mormorò sorpreso, ma in effetti ce n'erano tanti, soprattutto nella sala con Barbabianca, ma dubitava fosse lì il problema, o non ci sarebbe stata tutta quella tranquillità intorno. -Dove?-

-Nella stanza strana, di legno e piena di cose e giochi strani.-

-Sì... Ho capito tutto.- finse di comprendere, ma sbuffò al cenno affermativo di Luffy che concordò. Così si lasciò portare, sperando che non fosse una camera importante, tanto Marco era rimasto indietro e non aveva ascoltato. Ma si sorprese del fatto che Luffy avesse esplorato tutto quel luogo, o forse la metà, ma di sicuro più di lui dato che lo stava portando in una strettoia sotto le scale, tra il bagno e il muro alto che, in alto, costituiva la ringhiera. Tornò con gli occhi sulla schiena di Luffy, che lo condusse a una nuova rampa, piccola e di legno, che portava a quella che, a occhio, sembrava la porta della cantina, ma ad aprirla dopo esserci arrivati, comprese fosse solo:

-Oh, una taverna.- mormorò Ace meravigliato, osservando il bigliardino e delle macchinette tipiche dei bar, e optò fossero quelli i giochi strani a cui si riferiva Luffy, ma sobbalzò nel voltarsi e vedere che il muro stava ardendo tra le fiamme insieme a una tenda, ormai dal colore confuso e malato di cenere; dalla quale si vedeva, oltre la finestra, il giardino posteriore, completamente verde e sereno al contrario dell'interno, dal fuoco che scricchiolava nel divorare, tra le scintille.

-Diamine!- imprecò poi il maggiore, sbattendo forte la porta, ma tanto fuori c'era abbastanza casino che non sarebbe sorto il problema, e subito corse verso una porta, sperando e sospirando nel vedere fosse un bagno, tutto con parquet e legno ovunque, esattamente come la sala fuori. Aprì il rubinetto con forza e agitazione mentre Luffy, calmo e fermo, attendeva ordini e che arrivò:

-Cerca un secchio! Anche più di uno!- esclamò, scostando intanto dei bicchieri di plastica che cacciò dall'armadietto sopra al lavello, sperando di trovare qualcosa di utile mentre passò a quello grande e in legno dietro di lui; ascoltando il suono dei passi del minore, scattanti, e del frastuono che faceva nell'aprire tiretti e armadi. -Non rompere niente, okay?-

-Okay. Ehi, ananas! Ci dai una mano?- esclamò cordiale e sorridente ad un tratto, facendo sussultare il moro più grande.

-Non dirmi che è arrivato Marco...- chinò il capo sconfitto, anche perché aveva ricavato solo una scopa e... Sgranò gli occhi nello spostare l'altra anta e trovare proprio un secchio, illuminandosi mentre lo condusse sotto lo scroscio continuo d'acqua che decorava la sua sensazione di sollievo.

-E invece sì.- entrò in fretta, Marco, chinandosi e prendendolo al posto del lentigginoso che sussultò, alzandosi per indietreggiare mentre si morse un labbro, dispiaciuto e in angoscia per quelle parole dure mentre lo vide riempire frettoloso quell'oggetto di ferro.

-Scusa.- sussurrò quando l'altro corse fuori per andare a spegnere quel trambusto rodente. Luffy invece raggiunse il maggiore, smettendo le ricerche e lasciando il caos nei tiretti che aveva aperto.

-Vediamo se c'è un estintore...- mugugnò poi il maggiore, facendo per voltarsi ma il minore lo precedette, afferrando suddetto oggetto da dentro un'anta di un armadio o e correndo verso l'incendio meno aggressivo ora che Marco lo stava bagnando. Ma, senza aspettare altro mentre Ace, conscio di quello che sarebbe accaduto, si schiaffò una mano in faccia, pentendosi di aver parlato in sua presenza mentre udì lo sbuffo continuo che quella bombola produsse, e Luffy che lasciò che il contenuto dell'estintore andasse ovunque nel propendere il tubo nero contro ogni cosa, lasciando che la schiuma colpisse tutte le pareti nello svuotarsi, imbiancando la stanza, incluso Marco che scrutò entrambi con uno sguardo di sufficienza da sotto la spuma sul suo volto. E Luffy finì per accodarsi alla situazione, ridendo come un matto.

-Okay. Chiudiamoci dentro.-

Optò Ace, avvicinandosi cauto alla porta tra quei rumori, pronto per fare quanto detto se non fosse che Marco, nel guardarlo costrinse Luffy a voltarsi, curioso, e così a colpire il maggiore in pieno, che, senza volere, e ricoperto di bianco, scivolò sulla schiuma depositata a terra nel fare un passo avanti di troppo, finendo disteso di schiena a urlare. -Ahia!- brontolò, stringendo i denti e gemendo, strizzando gli occhi e sbuffando, cacciando via, poi con l'aria la spuma sul naso e sulla bocca.

-Luffy, non c'è più un incendio, smettila di innevare la taverna...- borbottò, portandosi poi seduto con il busto e mugugnando nel tastarsi la testa, socchiudendo e riaprendo poi gli occhi, e sorrise nel ritrovarsi davanti Marco, soprattutto perché sembrava divertito. -Sei tutto bianco.- si rese conto, Ace, scoppiando a ridere intanto che Luffy continuava a giocare con la spuma che continuava a uscire dalla bombola rossiccia tra le sue mani; e l'arrivo di Chopper e Usop resero solo la situazione più divertente, con i due che si persero dentro il bianco come a sprofondare nella neve, urlando aiuto finché poterono.

-Ci tocca pulire. E poi, anche tu sei innevato.- gli sfiorò il naso, afferrando un pezzo di quella sostanza come a volerlo ripulire, ridendo.

-Non sei arrabbiato?- parlò stupito, afferrandogli un polso, bagnato e appiccicoso e, liberandogli le labbra prima di imprimerci le proprie per un attimo.

-Ero solo agitato per via delle fiamme: non me lo aspettavo quando ti sono andato dietro, ma ora si sono spente. Comunque, non ti preoccupare, si aggiusta la parete. Potrebbe sempre pensarci Franky. Ma, davvero, tranquillo. Non ero arrabbiato, né con te, né con Luffy. Anche se dovrebbe fare più attenzione, soprattutto in un luogo dove c'è tutto legno.-

-Sì! Vado a chiamare Franky!- esclamò, Luffy, finendo di lamentarsi che l'estintore non produsse più nulla, e così lo gettò dietro di sé con poca cura, andando poi fuori allegro dopo aver prelevato le mani dei due sotterrati e trascinandoli fuori tra i lamenti del nasone che borbottava qualcosa sul fatto di essere morto, e Chopper che tossicchiava.

-Non tornerà se trova del cibo...- bofonchiò con un mezzo sorriso, mettendosi più seduto e avvolgendo le spalle del biondo.

-Non ti sei fatto male, mhm?- lo aiutò, reggendolo per i gomiti docilmente e tirandolo in piedi.

-No, ma dobbiamo chiedere per il mare, andiamo.- sorrise, ancora con quell'idea addosso, avanzando poi verso la soglia.

-Stai sanguinando...- concepì Marco, guardando il pavimento imbrattato tra bianco e due gocce vermiglie, e fermandolo dopo avergli preso il polso, tastandogli la cute lentamente, esaminando la parte vicino al retro del collo che aveva lasciato una scia rossa calda e fluida.

-Ahi... Ma voglio andare al mare.- si voltò, lagnandosi capriccioso.

-Chiedo io ai tuoi fratelli, tu vai da Chopper e ascolta che ti dice. Ci vediamo in macchina, nella mia, verso le otto e mezza, okay?-

-Okay...- brontolò, con una smorfia prima di sbuffare e annuire. -Prendi tu la mia sacca?- chiese piano, uscendo dal bagno con cautela, non volendo cadere ancora, anche perché la mente era come se si stesse imprimendo dentro e desse fastidio.

-Sì.- sorrise, guardando la sua felicità aumentare mentre corse a chiamare la renna che di certo era stata lasciata in soggiorno o lì vicino, e Marco osservò un attimo come tutto fosse candido prima di sospirare e recarsi nella sala gastronomia, alla ricerca di quei due. Avrebbe preferito farsi una doccia, ma... Almeno avrebbe preso qualcosa dalla cucina per Ace. Sperava solo di non incontrare Thatch, pronto a scattare una foto di sicuro se lo avesse visto così bianco fino ai capelli.



-Eccoci qua.- sorrise, Sabo, mettendosi nel sedile anteriore, accanto al posto vuoto dell'autista, con Luffy dietro che non stava fermo dalla frenesia.

-Ace ha avuto un'idea geniale!- constatò quest'ultimo, con Marco ancora fuori, in piedi e con i gomiti adagiati sul tetto della sua Romeo, nera e sottile, continuando a guardare l'angolo del portone. Sperava davvero, Marco, che non fosse grave; Ace era forte, e Chopper un ottimo medico.

-Non mangiate il cibo per Ace.- si ricordò di avvisarli: Thatch gli è lo aveva impacchettato, e lui lo aveva lasciato con cura dove ora, accanto, sedeva il fratello minore del lentigginoso. Ovviamente, era andato dal fratello solo dopo una doccia veloce, ma nonostante questo, Izou e gli altri erano riusciti a vederlo in quello stato e a farsi qualche risata a suo dispetto...

-C'è la sua sacca... Cosa ci tiene dentro?- domandò Sabo, nel vederla in braccio al minore che alzò le spalle.

-Vestiti, cose...- parlò con indifferenza. Non ci aveva mai pensato.

-Cose?- ripeté, divertito. -Non hai mai visto?- domandò, il maggiore, voltandosi poi indietro allegro verso il portone, ma Ace ancora non arrivava.

-No.- sorrise, vantandosi della lealtà che poneva nei confronti dei fratelli.

-Okay.- annuì, contento. -Tu, Marco? Sai cosa tiene lì? Ma... Ace tarderà molto? Dov'era?-

-Era andato da Chopper, ma dovrebbe arrivare. No, non so cosa tiene, pensavo solo vestiti.- si chinò, guardando il biondo che annuì, allacciandosi la cintura di sicurezza. Si era messo lì per conoscere meglio il ragazzo di suo fratello, ma forse Ace avrebbe voluto il suo posto, pensò il biondo più giovane, sempre se non sarebbe stato lo stesso Ace a guidare.

-Io non ho portato nulla.- sorrise, Luffy.

-Allora ho fatto bene a mettere il tuo costume nella mia valigia.- ridacchiò. -È lontano il mare, da qui?-

-No, un paio d'ore.- alzò le spalle, Marco, con le mani sul tetto dell'auto e le braccia distese, ma la testa dentro l'auto per osservare i due, eppure gli occhi puntati costantemente sul portone ancora chiuso.

-Ciao.- si affiancò alla schiena di Marco, Ace, riprendendo fiato con uno sbuffo e sfregandosi la chioma libera e sbarazzina.

-Ehi.- si rialzò, velocemente, sorridendogli nel vederlo allegro. -Da dove sei sbucato fuori?- ridacchiò, dato che il portone era ancora chiuso e intoccato.

-Non hai la più pallida idea di quando sia un labirinto la tua casa. Chopper mi ha portato in infermeria, e quando me ne sono andato non ho più capito che strada prendere. Ho trovato anche Zoro in giro, imprecava sul fatto che stesse cercando solo il bagno mentre apriva porte a caso, ma non mi è stato molto utile. Alla fine non ho capito come, ma sono tornato in quella taverna, e c'era Izou con Haruta che la stavano sistemando. Dato che c'ero li ho aiutati un po', e poi mi hanno fatto usare una porta di un'altra sala che mi ha condotto proprio qui a quanto pare.- spiegò impacciato, indicando la struttura dietro di sé, e forse Haruta salutò Marco perché Ace vide il suo ragazzo fare un gesto gentile con la mano, ma, il lentigginoso, sfregandosi la chioma un po' in imbarazzo, voltandosi ritrovò solo la porticina chiusa mentre il biondo, sorridente, gli sfiorò il polso, accarezzandoglielo prima di prendergli la mano.

-Eh, ti ci abituerai.- annuì, osservando e chiedendogli, con gli occhi, preoccupati, come stava.

-Tutto bene. Chopper ha detto che era solo un graffio innocuo, fidanzato iperprotettivo.- gli sussurrò divertito le ultime due parole, ma anche onorato da quella apprensione lo abbracciò. -Vi ho fatto attendere molto? Mi spiace.-

-No, tranquillo. Siamo qui da qualche minuto. Perché sei andato da Chopper?- chiese, Sabo, facendogli poi cenno, indicando, con il mento e un dito, il proprio posto, se lo volesse il fratello, ma l'altro negò, aprendo la portiera dietro e mettendosi accanto a Luffy dopo aver spostato la sua sacca, riponendola a terra accanto alle sue gambe.

-Dovevo farmi vedere perché Marco non si fidava, e alla fine era un piccolo taglio.- ridacchiò, con Marco che gli chiuse la porta entrando; con uno sbuffo ironico per quel rimprovero, nel posto guida. -Andiamo al mare!- si esibì in un urlo entusiasta, con Luffy che lo imitò, ma più forte, facendolo ridere mentre Marco andava in retromarcia con un sorriso sincero, come quello di Sabo che rise forte e genuino. 




Era notte, ma la spiaggia era soffice anche se fredda, almeno le gambe di Marco erano confortanti sotto il suo collo, e non aveva detto nulla sul fatto che fosse bagnato, né del casino che stavano facendo i suoi fratelli, in acqua, nello schizzarsi addosso spruzzi di oceano salato, quindi Ace supponeva che stava bene quanto lui.

-È bello il mare...- sorrise, con la visuale della copertina del libro di Marco davanti agli occhi: era di fisica quantistica, ed era molto grande.

-Ma non si vede molto.- scostò la visuale dai fogli, portandoli sull'orizzonte, oltre la spiaggia e verso le onde che suonavano nelle orecchie, ma era tutto nero, eccetto il centro dell'acqua bagnata di bianco dalla luna decrescente sul lato destro dello sfondo, decorata dalla moltitudine di stelle lì presenti e che brillavano ad ogni loro respiro e parola.

-È troppo buio per stare qui... Sicuro che possiamo tenere accesi i fari?- mormorò. Erano seduti davanti al muso della macchina, e gli abbaglianti davano un'ottima visuale fino a un certo punto, in cui i suoi fratelli si erano messi per vedere ed essere visti, e aiutavano Marco nello studio.

-Non c'è nessuno che si lamenta, e poi devo leggere.- sorrise, portando una mano sulla fronte di Ace, scostandogli le ciocche. -Non dovevi aiutarmi?-

-Non pensavo che avremmo fatto così tardi, e che il sole ci avrebbe abbandonati. È stato cattivo, poteva restare un altro po'.- brontolò, lasciando scivolare le mani sulla sabbia prima di risollevarle e adagiarle sull'addome tonico e tiepido dell'altro, depositando su di esso dei granelli nel fra tempo.

-La prossima volta lo avviseremo.- annuì, dandogli corda, divertito.

-Okay.- accennò a un sì, più per un pensiero suo di iniziare a essere serio, per poi voltarsi energico e con un balzo, mettendosi a pancia in giù e con il mento sulla coscia sinistra di Marco, che spostò lo sguardo su di lui, abbassando maggiormente il libro prima di vederlo mettersi a gattoni lentamente, andandogli vicino. -Ora ti aiuto. Così poi ci facciamo il bagno.- incoraggiò, speranzoso che lo avrebbe fatto.

-Giorni di bagno estremo, di recente.-

-Eh, sì. È stato felice.- commentò, oltrepassando e dando la schiena a quella forma cartacea di sapere e sfiorando poi con la guancia quella dell'altro prima di voltarsi e mettersi seduto, portando due dita sulla copertina del libro bianco, candido, e con un polpastrello esaminò le parole e quelle strane formule finché non aggrottò le sopracciglia, facendo scoppiare un ghigno affabile in Marco che continuò a rimirarlo attento. -Che lingua è?-

-La nostra.- ridacchiò, assicurandoglielo.

-Oh...- annuì stupito, come un bambino che aveva appena appreso qualcosa di nuovo e fantastico. -È in forma leggibile, o in forma confusionaria? O è proprio così?-

-È proprio così.- parlò, estremamente intrattenuto per quelle parole, e per quello sguardo perso e concentrato, così tenero e prezioso.

-Sarà dura...-

-Già. Ma se non vuoi, non c'è problema.-

-No, ho promesso di aiutarti e lo farò.- assicurò, consapevole che il suo aiuto, al massimo, o avrebbe reso più complicato il complicabile, o avrebbe fatto scatenare una risata nell'altro, ma almeno avrebbe fatto ridere e distrarre un po' il suo lui da tutto quel... caos.

-Ti amo.- sussurrò vicino alla guancia lentigginosa del più giovane, lasciando poi le labbra su quella sporgenza liscia e grumosa di un po' di sabbia.

-Ti amo.- ridacchiò in risposta, avvicinandosi alla bocca del biondo e sfregando poi la fronte contro quella dell'altro. -Ma ora studiamo!- decretò con fierezza, portandosi in ginocchio sui piedi nudi prima di girarsi, uscire da quel giaciglio che era Marco e crollare seduto composto accanto al ragazzo, usufruendo del braccio del biondo come appoggio dietro la schiena mentre lasciò la propria spalla contro quella dell'altro.

-Dove sei arrivato?- chiese poi, allegro come pronto a fare quel nuovo gioco, con occhi attenti e luccicanti, ma Marco chiuse piano il libro, scuotendo il capo. -Perché fai così? Non sono un genio, ma non significa che non posso aiutarti... Ohm... Vuoi studiare in pace perché ti disturbo? Allora me ne sto zitto, zitto, qui, e non faccio nulla. Una statua. Ma non cacciarmi via...-

Si lagnò dispiaciuto, stringendosi nelle spalle e mordendosi un labbro, voltando il capo a testa in giù e portandosi sotto il suo mento a sfregarsi contro di esso con la gote, come un gatto alla ricerca di attenzioni; un po' imbarazzato di non essere all'altezza delle aspettative del suo ragazzo. Diretto interessato che si chinò di botto dopo essere arretrato per non ferirlo, facendolo sobbalzare e indietreggiare con il capo leggermente, ma si rilassò, tornando in avanti il giusto mentre gli occhi dell'altro lo scrutavano attentamente, e se non fosse che gli stessero mettendo brividi di piacere nella schiena e nella gola, sarebbe stato un po' in soggezione da tutto quello. Ma era Marco ed era troppo bello e prezioso per essere spaventato da quello sguardo così profondo e casto, così sensuale e che sembrava volerlo baciare fino alla fine dei tempi, costringendolo ad affannare e ad addolcire lo sguardo, con le guance sempre più rosse.

-Tu sei il mio genio. Ma, se ho chiuso il libro, è perché ho molta voglia di fare un bagno con te, adesso.- sottolineò l'ultima parola con intensità. -E poi, mi aiuterai al viaggio di ritorno, se sarai abbastanza sveglio da leggere mentre sono alla guida. Ora voglio godermi il mare con te, perché ci tenevi.-

-Oh, wow...- esalò con difficoltà, sentendosi troppo accaldato, troppo da andare a fuoco dentro mentre sorrise e, di getto, lo avvolse tra le braccia. -Grazie!- ridacchiò, distaccandosi in fretta e mettendosi in piedi, portando poi la mano ad afferrare quella del biondo, che, lasciando il libro tra la sabbia sotto il muso della macchina, si tirò in piedi, seguendolo. Marco non si era portato una valigia con il cambio; aveva optato per mettersi il costume sotto i vestiti e a seguire Ace in quella piccola avventura con niente più, oltre alla sua sacca verde e il cibo che gli aveva preso; e doveva ammettere che fosse stata un'ottima idea.

-Dai! Dai!- rise, voltandosi e continuando a correre, osservandolo mentre, usufruendo di un solo arto, Marco cercava di spogliarsi, allora Ace rallentò, anche perché non era giusto visto che lui era già in costume; fino a fermarsi, ma poi, guardandolo negli occhi con un senso di inadeguatezza lieve e di timore verso ciò che lo attendeva dopo quella serata di tranquillità, abbracciò il biondo, già senza camicia, lasciata sulla sabbia illuminata.

-Cosa c'è?- sussurrò, fermandosi dallo sbottonarsi i pantaloni e attendendo un responso.

-Ti amo... E mi fa bene abbracciarti, mi piace.- mugugnò sincero, strofinandosi contro il suo collo prima di baciarlo e staccarsi. -Pronto?- sorrise poi.

-Ti amo.- annuì, avvicinandosi poi con il muso mentre l'indumento inferiore scivolava giù, calmo, e si scontrò con il naso del moro, continuando con tono affettuoso. -Ti amo, ti amo, ti amo. Da morire, ti amo, Ace.- sorrise, incentrandosi sul fatto che non avrebbe mai lasciato che soffrisse, perché, era inutile che cercasse di nasconderlo, ma era ovvio per il biondo che il suo pensiero fosse ricaduto sui tre ceffi.

-Io invece ti amo da vivere.- sorrise leggero, intenerito da quel contrasto di pensieri, sperava solo che, se ci fosse stato... Anche se non voleva, non desiderava accadesse, ma... Ma se ci fosse stato un momento esatto in cui qualcosa di brutto sarebbe potuto succedere al biondo, avrebbe cercato di fare in modo che non accadesse: Marco non doveva morire. E non per lui.

-E allora viviamo.- sorrise, baciandolo ancora, sulle labbra, con tenerezza, e poi ancora, ancora, a stampo, e continuando così mentre Ace indietreggiava per raggiungere il mare e lui lo seguiva, ascoltando come iniziasse a ridere e poi a stringersi vicino a lui appena entrarono in acqua tra i fischi e gli applausi dei suoi fratelli; senza staccarsi dall'altro essendo il mare così gelido voleva avere il calore di Marco su di sé.

-Non hai freddo, vero?- sussurrò piano, il lentigginoso, ma lo schizzo enorme che Luffy gli lanciò sulla schiena colpì entrambi, e quelle risate lo fecero sorridere, così si staccò, voltandosi e tornando indietro il colpo d'acqua, facendo ghignare Marco che si unì volentieri, portando le mani sotto il livello dell'acqua e gettandola addosso a Sabo, che se la rideva in disparte prima di essere colpito, e con sguardo incredulo che si trasformò in uno di sfida ricambiò con la stessa mossa, puntando a tutti e tre che subito partirono all'attacco contro di lui, ridendo con frenesia.



Ridacchiò, così sereno e divertito da quella serata. Era fantastica! Fantastica e riposante, sorrise, camminando sulla sabbia in cui si immergevano i piedi, con l'acqua addosso che aumentava più proseguiva, raggiungendo il suo addome e cullandolo con delle piccole onde che gli arrivavano addosso con dolcezza, e che non erano più fredde come prima, ma sembravano invece a volerlo circondare in una stretta fugace; e con Luffy che faceva a gara con Sabo, nuotando veloce, così tenace di volerlo battere mentre incoraggiava entrambi ad alta voce, osservandoli svoltare per tornare indietro, con Luffy più avanti, ma con Sabo che cercava di tenergli testa, volendo superarlo.

-Yeah! Ho vinto!- sorrise, Luffy, raggiungendo il maggiore e abbracciandolo con un salto nel rialzarsi in piedi, essendo il fratello moro stesso il traguardo.

-Non vale, Ace si è avvicinato.- brontolò cupo, incrociando le braccia al petto e sbuffando, Sabo, offeso.

-Di due passi, eh.- ridacchiò. -Forza, ora tocca a me.- asserì, piegando un braccio con orgoglio, stringendo il pugno, voglioso di vincere. -Chi mi sfida?-

-Io.-

-Uh, una sfida tra fidanzati. Va bene.- annuì nel rivedere Marco tornargli vicino con un sorriso.

-Mi unisco anch'io.- alzò le spalle, Sabo, allettato dall'idea.

-Ehi! Ma così mi tocca fare l'arbitro.- si lagnò il più piccolo.

-Dai, non è così male. Poi sfiderai Ace.- incoraggiò, il fratello, annuendo e lasciando che a Luffy gli brillassero gli occhi all'idea appena udita.

-Tanto perdi.- fece la linguaccia a Marco, il lentigginoso, prendendogli poi la mano con allegria.

-Vedremo.- esordì malizioso, portando il dorso dell'arto del moro vicino alle labbra, delicato, e facendolo arrossire prima di lasciarlo lungo il suo fianco. -Buona nuotata.- ridacchiò, con Sabo che si mise in postazione, con accanto, e più indietro, Luffy, che giocherellava con l'acqua, dandole piccole pacche innocue, come a dimostrare che si stava annoiando e che voleva che si sbrigassero, e ad enfatizzarlo c'era anche il broncio bambinesco in volto, con le labbra strette e piegate in fuori.

-Via.-

esordì Ace, inclinandosi in avanti con il busto e immergendosi completamente dopo aver visto Marco e Sabo muoversi a dorso, e li seguì, cercando di vedere, nel frattempo, l'interno dell'acqua, ma era tutto scuro, tutto nero; sentiva solo la sabbia tra le dita di una mano farsi più lontana, abbassarsi lentamente e cospargersi di sassi, finché non vide più nemmeno quello, così rialzò gli occhi per individuare i suoi amici, i loro movimenti da dove era lui, ma sembrarono scomparsi anche loro e ghignò, capendo di averli superati, e risalì del tutto, sentendo i polmoni pizzicare e lamentarsi troppo dell'assenza di ossigeno, e poi si voltò, notando comunque di essersi allontanato davvero molto, ma non gli importava molto la gara, più invece godersi il mare e il momento. Purtroppo si era rifugiato nel luogo in cui i fari dell'auto non arrivavano, ma individuava ancora Luffy che attendeva, vicino alla riva; Marco e Sabo invece stavano già tornando. Li vedeva, poteva raggiungerli, ma non gli andava molto, si voltò invece verso destra, guardando uno scoglio enorme come una montagna ripida in mezzo al mare che si prolungava fino alla costa, e, sorridendo, tornò sott'acqua con un ghigno, tornando a nuotare verso quel punto curioso.

Si sbrigò, scattando con le gambe, e cercando di avanzare a rana, assottigliando gli occhi sempre di più, perché non riusciva a vedere, e usò una mano, portandola in avanti, per tastare il punto che voleva, finché non si fermò, abbassandosi e sfiorando dei granelli di sabbia tra le rocce e che si portò via, come smossi dal vento, e guardò il buio, lasciando volare via alcune bollicine dalle labbra che schiuse, avanzando di un passo e sentendo poi il contatto rigido e ruvido della pietra, con qualche strato di muschio leggero, o forse alghe, non ne era sicuro mentre iniziò a scorrere verso destra, come a voler raggiungere la riva, facendosi strada con quella parete, volendo e sperando di trovare qualcosa di speciale, finché la mano non sprofondò in un buco e aggrottò le sopracciglia, confuso mentre provò a ritirarlo a sé, senza riuscirci, e comprese di essere incastrato mentre portò gli occhi al cielo, riconoscendo quando distante fosse l'uscita del mare, dal basso in cui si trovava, e con tutto quel buio che neanche si notava; però quel foro era troppo piccolo e stretto e lui dubitava nascondesse una grotta o un tesoro, però non poteva dirlo con certezza. Con uno sguardo deciso tornò alla sua mano, portando un piede contro la roccia e cercando di tirarsi indietro mentre sentiva dei fili lunghi e sottili solleticargli la pelle all'interno, e udì anche una stretta contro il proprio pugno, che tirava dentro, ma decise di indietreggiare con uno scatto, che andò come a rallentatore immerso in quell'oceano ma si ritrovò comunque libero, e in un attimo si portò verso la superfice, uscendone e prendendo un'enorme boccata d'aria.

-Ace!-

-Ace!-

-Ah?- si voltò, scuotendo poi il capo e guardando la costa con meraviglia per quella luce tanto intensa e rassicurante dopo l'oscurità fredda e vuota mentre notava come si sgolassero, e sforzò un ghigno: esagerati, pensò. -Ohi! Che c'è?-

-Ma dove sei?-

-Arrivo!- ridacchiò, imbarazzato per come Marco sembrasse preoccupato, dalla voce, e scrutò un attimo il fondale ancora una volta, con ancora un senso di oppressione che, piano piano, saliva verso il braccio, e tirò fuori l'arto che prima era stato intrappolato, ritrovando una protuberanza molle ed enorme sul suo gomito, legato a lui con quelli che sembravano corde, ma a tatto, molli com'erano, comprese fossero tentacoli, e che quello era solo un tenero polpo.

-Ciao.- sorrise, tastandolo con un dito dell'altra mano mentre si avvicinò alla scia luminosa nel mare lentamente per raggiungere gli altri, tornando da loro lentamente e portando di nuovo in acqua gli arti superiori, ma non sembrava volerlo lasciare, nemmeno quando raggiunse la parte in cui toccava e dove gli altri lo stavano aspettando. Inutile fu anche cercare di scuotere la mano all'interno del mare, dato come fosse stretto al suo avambraccio, anzi, stava risalendo tranquillamente, e poi ormai Ace era arrivato vicino ai suoi amici, così smise di muovere l'arto per dedicarsi a loro che sorrisero.

-Chi ha vinto?- chiese curioso, con ancora l'acqua che arrivava fin sopra l'ombelico e le braccia nascoste all'interno del mare.

-Io.- si vantò, Sabo, puntandosi un dito al petto con orgoglio e facendolo ridere sodisfatto. -Gli ho fatto mangiare l'acqua.-

-Te lo dicevo che perdevi.- esclamò verso Marco che fece un mezzo sorriso, avvicinandoglisi con uno scrollo lento della testa, consapevole delle proprie parole.

-Sarà per la prossima volta. Ma, dov'eri andato?-

-Ahm, ammetto di avervi perso. Però una cosa ha trovato me, mi aiutate?- ridacchiò nervoso, sfregandosi la capigliatura con una mano mentre tutti e tre lo fissarono curiosi e perplessi, così tirò fuori il braccio, con ancora il polpo attaccato ad esso. -Non si stacca proprio, questo.- borbottò, riconoscendo, adesso, grazie alla luce, che fosse di colore rosa, piccolo e con gli occhietti neri che lo fissavano in un modo che, davvero, trovò carino, con Marco che ridacchiò, avvicinandosi per dargli una mano e Luffy che sembrava già pronto per mangiarlo.

-Lo cuciniamo?- fece infatti, avvicinandosi al fianco del moro, con l'animale che sembrò terrorizzato, sia da quelle parole che dalle mani di Marco sulla sua testa che premevano per tirarlo via, e così, veloce, si andò a rifugiare sulla spalla del moro, che ridacchiò per i tentacoli e per come gli facevano il solletico.

-Penso di no.- commentò Sabo, passando uno sguardo sul polpo che si rannicchiò contro il collo dell'altro, quasi a voler dormire lì.

-Ohm... È strano.- bofonchiò. -Mhm... Ink, ti stacchi?-

-Gli hai anche dato un nome?- fece scettico, il suo ragazzo, non aspettandoselo.

-Gli è l'ho dato ora... Uoh!- parlò piano prima di fare un verso sorpreso per come, Luffy, nell'afferrarlo deciso, se lo portò via, liberandolo con uno scatto brusco e che aveva lasciato levitare nell'aria il suono esplosivo dei tentacoli che, con violenza, lo avevano abbandonato. -Beh, grazie.-

-Ink, cattivo.- annuì, Luffy, deciso mentre lo teneva ancora tra le mani, e alcuni tentacoli sembrarono sfiorarlo leggermente, tranquillo nonostante quel cambio di persona.

-Cos'è? Ce lo teniamo?- domandò Sabo, pensieroso, mentre Marco stava per ribattere che, in auto, senz'acqua, non sarebbe sopravvissuto, e anche che non era giusto portarlo via dal mare.

-Per mangiarlo.- decretò il più piccolo, e servì quello per far stare di nuovo sull'attenti l'animale che saltò giù, di nuovo in acqua, per scappare.

-Peccato, era carino. Beh, ciao Ink.- salutò, Ace, con la mano verso il buio del mare, sorridendo e tornando al minore. -Tocca a noi fare la gara.-

-Era simpatico.- concordò Luffy con malinconia, per poi mettersi in postazione, pronto per la sfida con il maggiore.

-Sempre se non ti perdi di nuovo.- fece scherzoso, Sabo, con Marco davvero preso da quei comportamenti verso un piccolo e innocuo polipo: quei tre erano fantastici.

-Faccio io da arbitro.- si offrì, quest'ultimo. -Ma dovremmo sbrigarci: si sente il freddo d'inverno se si resta immobili.-

-Vuoi già andartene?- mormorò dispiaciuto, con una smorfia.

-Non per fare il pignolo, ma sono quasi le due.- alzò le spalle, Marco, non volendo dare quella notizia dato che si stavano divertendo tutti, compreso lui.

-Oh... È volato il tempo.- sorrise.

-Io mi rilasso un po' sulla sabbia, allora.- optò Sabo, uscendo dal mare e finendo sopra al telo, rosso ai bordi, che terminavano ondeggianti prima che desse il cambio con il secondo colore, giallo.

-Cercherò anch'io di pescare un pesce!- esordì, il più piccolo, entusiasta e facendo sorridere gli altri.

-Non l'ho proprio pescato, ma... va bene. Vai con la gara.- asserì, Ace, partendo e immergendosi ancora, con Luffy al suo seguito, che cercava di superarlo, ma a malapena lo raggiunse prima che svoltò al punto preassegnato dove la luce dei fari terminava, e ghignò tra sé e sé nel guardarsi indietro, anche se forse stava cercando un pesce; sulla crosta dell'onda, a muovere le mani e le gambe con estrema forza, e rialzandosi frettoloso, ridendo e abbracciando Marco con un saltello per primo. -Ho vinto.- lo baciò sulla guancia, bagnandolo ma non ci badò nessuno dei due, mentre l'altro lo strinse a sé, percependo il freddo che l'acqua conteneva sul corpo di Ace.

-Non hai freddo, vero?- sussurrò Ace, con Luffy che arrivò, borbottando triste di aver perso e di non aver neanche pescato, più affannato del maggiore e andando da Sabo, distendendosi sul suo petto di botto e crollando dal sonno, nonostante il sobbalzo dato all'altro ma che sospirò prima di riadagiarsi, con il capo, contro il telo.

-No.- sorrise. -Hai fatto in fretta per me? Che dolce.- si vantò, adorando come fosse amorevole l'altro nei suoi confronti mentre lo portò su per le gambe, tenendolo in braccio a sé, e uscendo poi, raggiungendo gli altri, osservò Sabo, con Ace che lo tenne stretto, combaciando le braccia con il suo collo. -Vogliamo andare, o rimaniamo qui ancora per qualche minuto?-

-No, no. Andiamo.- sorrise, Sabo, tenendo il suo fratellino e portandolo, entrambi ancora con il costume addosso, dentro la macchina, nei posti dietro, e infilandocisi anche lui nel percepire così tanto calore dentro quell'auto nera e confortante, chiudendo poi la portiera e chiudendo gli occhi dopo essersi disteso con il minore sopra di lui.

-Sono tutti e due crollati dal sonno.- mormorò divertito, facendo cenno a Marco di metterlo giù. -Io metto in ordine, tu vestiti, okay?- chiese gentile, ormai a terra e iniziando a raccattare ogni oggetto dei suoi fratelli dopo aver districato le braccia ed essersi allontanato dalla figura possente e tonica di quel ragazzo che gli apparteneva con amore, posando tutto nel borsone di Sabo che aveva lasciato accanto al telo e ai suoi vestiti, e anche ai propri e a quelli di Luffy.

-Tu non ti vesti?-

-Mi mancherà la sabbia.- sussurrò, sfiorandola con le dita prima di chiuder la zip del borsone e, afferrando la sua sacca, mettendosela in spalla, si rialzò. -No, ho voglia di tenermi addosso un po' di finta estate con me.- si voltò, osservando il suo ragazzo già in pantaloni mentre si infilava la camicia.

-La sabbia addosso non dà fastidio, anche se è sulla pelle. Cavolo se è stato bello.- sorrise ancora Ace.

-Molto, e lo rifaremo. Lo rifaremo meglio quando sarà estate, con il caldo e il sole, ma possiamo tornarci, finché non piove e non nevica.- parlò, prendendo entrambe le borse che Ace teneva, avvicinandosi al cofano che si aprì con un suono sordo dopo che lo ebbe aperto con un tocco delle dita contro la serratura d'argento, inserendole quindi in macchina e richiudendo il tutto.

-Ora ti leggo quel libro strano mentre guidi, okay?- lo riprese da terra, ancora davanti al muso dell'auto, prendendolo solo dopo che si fu assicurato di non avere le mani bagnate, e si voltò poi, notando che Marco gli avesse appena adagiato sopra la sua camicia.

-Sarai stanco, non devi se non vuoi.- parlò, annuendo sicuro mentre si avviò verso la postazione del conducente, ed Ace andava dalla parte opposta, entrando e chiudendosi la portiera silenziosamente.

-Io voglio. E poi, sarai stanco anche tu... Vuoi che guido io?- mormorò, scrutando davanti a sé, sul cruscotto, e aprendo il piccolo tiretto, verso il basso, cercando una torcia o qualcosa per aiutarsi nella lettura, non volendo accendere quella sul tettuccio della macchina dato che i suoi fratelli, abbracciati tra loro, dormivano serenamente.

-No, ce la faccio, e poi, se ascolterò la tua voce, mi terrai sveglio.-

-Meglio così.- parlò delicato intanto che Marco, mettendo in moto e facendo retromarcia, rimettendo in prima si recò verso l'uscita del mare, percorrendo un po' di strada sulla sabbia prima di uscire e ritrovarsi nella careggiata. Lo vide aspettare che un'altra auto passasse e poi, con la freccia a destra, si immise nella propria corsia, proseguendo e svoltando alla curva.

-Allora, la fisica quantistica, anche detta teoria dei quanti, e che si chiama in realtà meccanica quantistica, è la teoria più noiosa del mondo... Wow...- mormorò, tenendo la torcia a illuminare le parole di quel tomo mentre portò le gambe, con i piedi ancora scalzi e gli stivali che aveva lasciato a terra, sotto al sedile prima di potarle conserte sotto di sé, sbadigliando e con Marco che sorrise per quell'improvvisazione esausta e spossata. -Quindi, è la teoria più completa, che è in grado di descrivere il comportamento della materia, della radiazione e le reciproche interazioni con particolare riguardo dei... ai, scusa, ai fenomeni caratteristici della scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica, dove le teorie precedenti risultano inadeguate... Fino a ora non ho capito nulla, tu?- ritornò a osservarlo, trovandolo così attento sulla strada, troppo per via dell'estremo buio che iniziò a dubitare che stesse ascoltando, anche se i fari accesi aiutavano.

-È un ottimo ripasso, sì.-

-Meglio così.- annuì, lasciando il libro sulle cosce e stropicciandosi un occhio prima di continuare. -Allora, questa cosa ha una caratteristica fondamentale, cioè, la meccanica quantistica descrive la radiazione e la materia sia come fenomeno ondulatorio che come entità particellare, al contrario della meccanica classica... C'è anche la meccanica classica?- si stupì tra sé e sé, non credendo possibile ci fosse qualcosa di più complicato o più semplice di quella roba, anche se il nome portava a pensare più alla prima ipotesi. -Vabbeh, nella classica la luce è descritta solo come un'onda o l'elettrone solo come particella. Questa inaspettata e controintiti... Controinzitiv.... No, controtiva? Controtutiva...- sussurrò, sempre più piano e sempre con più difficoltà, strizzando gli occhi e sbadigliando, cercando di carpire il vero nome di quella parola.

-Controintuitiva.- spiegò Marco, annuendo dolce. -Non c'è bisogno, riposati.-

-Ecco, sì... Contro... Quello che hai detto, proprietà della realtà fisica, chiamata dualismo onda-particella, è la principale ragione del fallimento delle teorie sviluppate...-

-Ace?- mormorò nel non sentirlo più, e nel voltarsi leggermente sorrise nel ritrovarlo con il capo adagiato contro il poggiatesta, gli occhi chiusi e quegli oggetti sulle cosce, compresa la torcia. -Non importa, dormi.- annuì, concentrandosi di nuovo sulla strada, già sapendo che, per arrivare a casa, ci avrebbero messo altre due ore, e quindi sarebbero tornati proprio alle quattro, se non trovavano traffico.

-Mhm... Dicevo... Quantistica...- sussurrò poi, il moro, socchiudendo gli occhi e riversandoli contro il finestrino, sospirando e sentendosi meravigliato di come, tutta la stanchezza si stesse facendo sentire solo ora quando, poco prima era pronto a mettere addirittura il mondo sottosopra se avesse voluto, ora invece, a malapena apriva gli occhi... Le palpebre erano così pesanti, e il calore circostante, più la camicia addosso di Marco, rendeva tutto così tranquillo e pacifico, da farlo addormentare sempre più. Ma mugugnò forte, scuotendo il capo e mettendosi più dritto con la schiena, rialzandosi con il busto e tornando al libro, anche se aveva perso il filo e Marco era tornato a sorridere per aver assistito a quella scena che trovò così tenera, anche se sperava la smettesse e scegliesse di chiudere gli occhi e dormire.

-Ahm... Ero arrivato... Forse qui: Il fisico tedesco, Max Planck, fu il primo a introdurre il concetto di "quanto" nel suo lavoro del 1900 "Ueber die Elementarquanta der Materie und der Elektrizität"... Mi sono ubriacato, o non so più leggere?- mormorò confuso, sentendo Marco ridacchiare per quella domanda.

-No, tranquillo: è solo tedesco.-

-Ah.- comprese, sorridendo nel capire di non essere diventato scemo di botto. -Allora, oh, magari serve: è nato nel 1858, ed è mort nel 1947... La sa porta... Sua sposa, volevo dire porta, operta, cavolo... No, no, o-p-e-r-a.- sillabò alla fine, stremato e abbassando le spalle con uno sbuffo, e nell'insieme lasciò anche il capo contro l'appoggio, quasi come stressato per poi continuare con uno sbadiglio. -Sui quanti elementari della materia e dell'elettricità. È la traduzione della cosa di prima.-

-Della porta di prima, già.- scherzò, divertito per quella lettura. Non si aspettava che si risvegliasse, né tanto meno che tutto quello sfociasse in una cosa così buffa e simpatica, ma almeno lo teneva sveglio il giusto da guardare la strada e da fargli compagnia.

-Oh, e dai.- si lagnò, offeso. -Cerco di aiutarti a ripetere.-

-Ace... Sono stanco quanto te, sto ascoltando solo la tua voce, ma capisco a malapena, o meglio, nulla della fisica di cui mi stai parlando. Ho solo voglia di dormire.-

-Fammi guidare.- si offrì, annuendo e stringendosi nella sua camicia, così buona e profumata mentre gettò uno sguardo veloce a Sabo e Luffy, entrambi a dormire, senza cintura, ma anche loro due davanti si erano dimenticati di inserirla, o almeno, Ace era così stanco che non riusciva a vedere se Marco la tenesse o meno.

-Siamo in autostrada, non posso fermarmi.- usufruì di quella scusa, ma non avrebbe potuto fare altro: Ace era davvero esausto, e se crollava dal sonno o per la narcolessia, anche se per brevi istanti, e anche lui dormiva... No, non poteva metterlo in pericolo. E poi, c'erano altri passeggeri, molto importanti per il suo ragazzo.

-Okay, ma resto sveglio anch'io. Ma mi dispiace che non ti ho aiutato a studiare.-

-No, mi hai aiutato, e poi, dai, siamo stati al mare. Chi è che studia al mare?-

-Ohm... Tu?- optò, e sorrise nel sentirlo ridere, annuendo convinto di quella domanda per rispondere.

-Ma non questa volta, perché ci sei tu.-

-Oh, ti ho distratto, scusa.- mugugnò.

-No... Sai, quando eravamo in spiaggia, e stavi disteso sulle mie gambe... Nemmeno lì, nemmeno in quel momento di pace riuscivo a concentrarmi completamente sullo studio... E sai perché? Perché volevo condividere il mio tempo con te. Io, in quel momento, ho pensato a una cosa...- sorrise.

-Cosa?-

-Stavo pensando a quando sia cambiata la mia vita dopo il tuo arrivo... A come si sia fatta movimentata e viva, e solo grazie a te.- annunciò con orgoglio, scrutando velocemente Ace prima di tornare alla strada.

-Cambiata in peggio?- si volle informare, con una smorfia, e mettendosi comodo contro lo schienale.

-In strepitoso meglio.- corresse, divertito.

-Cavolo... Sarebbe stato più romantico se me l'avessi detto sulla spiaggia, e magari sotto la luna.- sussurrò, ridacchiando e strusciandosi contro il sedile con il capo, voltandosi su un lato per guardarlo, e forse la torcia rotolò fino ai suoi scarponi, e il libro finì prima sul suo inguine appena portò le ginocchia, unite e distese su un fianco, e poi a terra, tra il freno di stazionamento e la leva del cambio quando si sfregò contro il sedile con il capo, alla ricerca di più calore e portandosi addosso, maggiormente, la camicia.

-Prendo nota per la prossima volta.-

-Sto scherzando, sei romantico sempre, per me... E anche bello. Sei sempre bello, e dolce, e gentile, e affettuoso, e...- si bloccò, ammutolendosi un attimo e lasciando che le gote si cospargessero di rosso mentre si sporse a guardare i suoi fratelli, ma ancora dormivano e sospirò, più tranquillo.

-Ti imbarazza farmi complimenti se ci sono loro?- ridacchiò.

-Non lo so... Magari gli dà fastidio, o gli fa strano... Sabo sembra felice che sto con te, però non gli avevo mai detto che mi piacessero, sì, insomma, i ragazzi... L'ha presa bene, ma magari non gli piace e finge... Non lo so, ho un po' timore che magari mi veda in un altro modo... Non lo so...- mugugnò cupo, brontolando. -E comunque, se devo farti complimenti, preferisco farteli quando siamo soli...- sussurrò, annuendo e, gonfiando una guancia, guardando altrove, ma tornando subito comodo contro lo schienale con la testa, accucciandosi su sé stesso, felice di avere quella camicia come coperta.

-Se è così, perché non gli parli?- discusse, Marco, comprendendo il possibile problema che lo affliggeva, ma era sicuro che Sabo non avesse nessun dilemma per quella situazione.

-Ho voglia di passare un po' di tempo con Sabo, infatti... Magari domani mi fa compagnia al bar dopo che accompagna Luffy a scuola, sempre se va.-

-Vuoi lavorare? Ce la fai?-

-Sì... Tu per l'esame ce la fai, vero? Non è stata una grande idea, alla fine.- si dispiacque con un broncio; certo, si erano divertiti, ma sarebbero tornati tardissimo a casa, e si sarebbero addormentati solo per svegliarsi tre ore dopo.

-È stata la migliore, Ace. Ci siamo goduti il giorno, domani è un altro. Me la caverò, tranquillo.-

-È stato divertente anche Ink.- ridacchiò, lasciando perso un attimo Marco prima che sghignazzasse, annuendo.

-Il polpo, eh? Ci pensi ancora? La prossima volta ce lo portiamo a casa.- rise genuino, ma cercando di non fare troppo rumore.

-Nah, poi Luffy se lo mangia.- asserì divertito, annuendo e portandosi, con le dita, il colletto della camicia del suo ragazzo alla bocca.

-Probabile.- concordò, felice di quel momento con lui, in quel modo, così in armonia.

-Torno a leggere?- borbottò poi, cercando con lo sguardo il bianco della copertina del libro, ma era buio, visto che la torcia era svanita chissà dove, ma, a guardare bene, la luce scintillante sotto al suo sedile poteva essere proprio quella della pila elettrica. Per quanto gli riguardava, comunque non aveva voglia di prenderla, anche perché era troppo stanco: il sedile sembrava attrarlo come una calamita, e non gli dispiaceva nemmeno.

-Non capirei niente, riposati.- mormorò tranquillo Marco, sbadigliando, rallentando nel vedersi troppo vicino la macchina davanti.

-Hai acceso l'aria calda?-

-Da quando siamo partiti. Perché?-

-Perché sei senza maglia. Per quanto la visione sia sublime, non voglio che tu abbia freddo.- ridacchiò, portando poi gli occhi sui suoi fratelli, entrambi con solo il costume addosso, e si pentì che avessero lasciato le borse dietro, perché avrebbe voluto coprirli con qualcosa, anche se, era certo, non avessero freddo. Sospirò, mettendosi in ginocchio e rialzandosi lentamente, sentendosi troppo senza forze e non reggendosi davvero sulle cosce, sbadigliò ancora, sentendo l'attenzione di Marco su di sé anche se osservava la strada. -Ti darebbe fastidio se glie la metto a loro? Magari fa più freddo, dietro.- si indicò la camicia, sollevandola per i bordi.

-Fai pure.-

-Okay.- ridacchiò, sporgendosi verso Sabo dopo essersi sfilato l'indumento di dosso, avanzando con le mani verso i due, e lasciando a coprire entrambi, dato che Luffy era seduto sulle gambe del fratello e con la testa sul suo petto. -Che ore sono?-

-Le due e quindici, circa...-

-Wow.- sorrise, tornando giù e con davanti a sé lo schienale su cui ci si lasciò adagiare. -Ce ne vuole ancora, eh?-

-Sì, ma se ti addormenti arriverai subito.-

-No... No, non ti lascio solo. Sarebbe triste, resti sveglio solo tu.- borbottò, cupo al pensiero e lasciando la fronte contro il tessuto della sedia, rivestita con un composto leggero e nero mentre raddrizzò le gambe per tornare, poi seduto.

-Ti amo. Se ti riposi non è un crimine. Anzi, sarei molto felice se dormissi un po', sei stanco, e si vede che resisti a stento.- commentò, piano, pacato, leggero; sorridendo poi per come rispose brusco:

-Beh, per me è un crimine, quindi sto sveglio e ti arrangi.-

-Okay.- ridacchiò.

-Mi manca la tua camicia... Non è che ne hai un'altra?- bofonchiò, gonfiando una guancia e stringendosi nelle spalle spoglie, sbadigliando e socchiudendo gli occhi. -Se mi addormento, svegliami...- avvisò, continuando a scrutare il bicipite dell'altro, rigido nel tenere il volante, e così scuro nel buio, ma era bello, era sempre bello; così sicuro e attento a guardare dritto, con tutte quelle macchine che andavano e tornavano attraverso le due careggiate con tre corsie ciascuna.

-Non ne ho un'altra, mi spiace.- ghignò. -Te ne regalo una, se ci tieni tanto.-

-No... Se poi me la tengo solo io non ha più il tuo odore, io voglio il tuo odore su di me.- protestò innocente, sbadigliando ancora e chiudendo gli occhi, con le palpebre che sembravano troppo dei macigni in quel momento. Ma doveva resistere!

-Ti amo, Ace.- volle augurargli in quel modo il suo affetto e la sua buona notte, mandando uno sguardo veloce per vedere, nel buio, il suo respiro così rilassato. Gli aveva detto di destarlo, nel caso si fosse appisolato, ma non avrebbe mai potuto; sentiva il suo fiato così dolce, e percepiva il bisogno di dormire, così tangibile e forte quanto il suo. Era comunque felice che l'oscurità si stagliava grazie alla torcia, permettendogli così di guardare Ace. Svegliarlo sarebbe stato anche inutile, perché si sarebbe riaddormentato poco dopo, sorrise. Non c'era problema, poteva tranquillamente riposare, stare sereno, perché lui lo avrebbe portato a casa, gli avrebbe portati tutti a casa.




Lentamente aprì la portiera, spostando la propria camicia ma solo per afferrare Luffy dolcemente, distaccandolo da Sabo e indietreggiando per uscire lentamente dall'auto, sospirando mentre Ace era ancora immobile sul sedile davanti, ma aveva optato per dedicarsi al meglio per ultimo, sorridendo mentre si avvicinò al portone dopo aver socchiuso la portiera, con Sabo che ancora dormiva, e la propria camicia lasciata al suo fianco.

Tornò poco dopo, il tempo di portare il più piccolo nella sua nuova stanza, anche se non si aspettava, nell'andare a controllare, di vedere suo padre, seduto a sorseggiare un altro po' di sakè e a sorridergli nel vederlo tornare, con i più che dormivano in sala, compreso Thatch. Gli rivolse un sorriso di saluto prima di uscire di nuovo verso il portone, raggiungendo l'altro biondo e tirandosi attorno al collo il suo braccio, circondandogli la vita poi con l'altro arto per portarlo con sé, anche se Sabo era più alto e più pesante, richiudendo poi la portiera con il busto e rifacendo lo stesso percorso per la seconda volta, sorridendo nel sapere che al ritorno ci sarebbe stato il pezzo più bello e più importante per il suo cuore.

-Mhm... Marco?- sussurrò, confuso, strizzando gli occhi nel percepire la luce di un lampione venirgli addosso, sul davanti, e socchiuse piano le palpebre, osservando il finestrino e sussultando nel vedere una mano oscura ticchettare contro il vetro tre volte, con una pausa lenta per ogni colpo, e facendogli sgranare gli occhi d'impatto, impaurito da quell'arto senza corpo, per via della posizione distesa e china su un fianco, a cui dava le spalle alla portiera mentre la guardava terrorizzato con il collo teso, senza fiato a sperare per un'allucinazione.

-Ti resta poco tempo, muoviti.-

-Cosa?- scattò seduto, guardando il nulla del buio, per poi voltarsi energico con il capo in ogni direzione e come delirante, ma non c'era nessuno. Se l'era sognato, o il capo era davvero lì ed era diventato come un ninja? Optò per la prima, dando la colpa al sonno e all'inconscio che era, comunque, diretto ai soldi da accumulare e al pensiero di quel terribile conto alla rovescia che non lasciava il tempo e non lasciava la sua mente; ritornando disteso e mugugnando agitato, corrugando triste le sopracciglia verso il basso prima di voltarsi verso il volante senza trovare qualcuno, in modo da agitare di più il suo cuore.

-Marco?- mormorò di nuovo il suo nome, mettendosi seduto e concependo che erano fermi, e respirò sempre più piano nel capire che erano arrivati, dato la sagoma enorme di quel dormitorio davanti al suo sguardo sbiadito. Dov'erano tutti?, si voltò, scoprendo che Sabo e Luffy non erano presenti, e che le chiavi erano ancora in macchina.

Gemette, stringendosi nelle spalle e facendo uno scatto, riafferrando la camicia del suo ragazzo nei posti dietro e tornando seduto composto, portandosi il tessuto sotto al muso, stringendoselo tra le mani, torturandoselo tra le dita e assaporando il suo odore a occhi chiusi, percependo di nuovo la sicurezza scorrere nelle sue vene, con un sapore zuccherato e caldo.

-Ehi, ti sei svegliato.-

-Mhm?- si voltò piano, delicato nel sentire affetto in quella voce. Riconoscendo il suo ragazzo oltre il finestrino della portiera che si aprì, sorrise, balzando in avanti con il busto e sprofondando nel suo petto, abbracciandolo forte. -Marco!- ridacchiò, cacciando poi aria con tranquillità e rilassando il suo corpo e la sua schiena, con la camicia ancora sulle gambe.

-Cosa c'è? Pensavi ti avessi lasciato solo? Non lo farei mai, lo sai.- ghignò divertito, accarezzandolo forte a sé.

-No... Non è questo...- sussurrò, ascoltandolo prenderlo in braccio per i glutei dopo aver preso e spento la torcia e averla rimessa nel cruscotto. Chiudendo la portiera, Marco facendo il giro, volendo riprendere anche le chiavi, tornò comunque ad ascoltare Ace.

-Ho avuto un incubo.- mormorò, sperando credesse a quella piccola bugia, anche se non era poi così tanto una menzogna: ciò che aveva visto era solo frutto delle sue paure. Odiava essere così debole, ma almeno sentiva che con Marco era al sicuro, e che sarebbe stato più forte... Almeno, cercava di avere fede in questo.

-Vuoi raccontarmelo?-

-Non mi prendi in giro, mhm?- si volle assicurare, portandosi più in alto e attorcigliandosi a Marco con le gambe e con le braccia con maggiore energia, reggendosi a lui come se lo stesse supportando e mantenendo in vita. Udì la macchina fare due versi secchi e veloci, come due fischi di sicurezza e Marco si allontanò, riprendendo da terra le borse sotto al cofano che aveva precedentemente adagiato sul cemento, sicuro che Ace si sostenesse da solo a lui.

-Non ti prendo in giro.-

-Ohm... Mi sono svegliato.- decretò, cauto, e guardandosi attorno, come alla ricerca di quei tre, ma anche se non li vide non era sicuro, e si accucciò contro l'incavo del suo collo, sussurrandogli una mezza verità del continuo. -Nel... Nel non vedervi ho avuto un attimo un lapsus, e ho temuto che loro vi avessero rapiti, o che mi aveste abbandonato...-

-Nessuno dei due, Ace e... Aspetta... Quei tre ti hanno anche minaccia...- gli venne tappata la bocca da una mano del moro e socchiuse le palpebre con sufficienza, più di come già non li tenesse sempre.

-N... Non farti sentire.- implorò, guardandosi un'ultima volta intorno prima di lasciargli le labbra e riafferrare dalla mano dell'altro, che reggeva un borsone, la camicia, mettendosela addosso per avere un supporto in più mentre si dava la spinta di restare eretto nello stringersi con forza contro la scapola del biondo.

-Ti spiano anche?- aggredì severo, ad un passo dal portone, ringhiando e controllando anche lui, più voglioso di andare incontro a loro che di non farsi sentire.

-Non lo so... E poi è tardi, se urli svegli tutti... Ohm, ma i miei fratelli dormivano o si sono svegliati?- decise di cambiare discorso, ma Marco, anche se entrò, non sembrava dello stesso preavviso intanto che la luce dei lampadari, distanti per via del soffitto alto, illuminavano ogni cosa.

-È per questo che hai paura? Perché ti hanno minacciato usando noi?- abbassò il tono, anche per non far preoccupare il babbo, e si avviò comunque nella sala, volendo salutarlo prima di andare a dormire, cercando di calmare il suo volto corrucciato, continuando a sussurrare: -Certo, è ovvio. Come ho fatto a non pensarci prima... Tu non vorresti pagarli, ma hanno trovato il modo per fartelo fare.-

-Marco...- mormorò, guardandolo a stento e preferendo il suo petto, ma non gli piaceva che fosse arrabbiato con lui.

-Buonanotte, papà.- salutò cordiale, facendogli un cenno con il capo dato che aveva le mani occupate, ed Ace si voltò, come a capire solo in quel momento dove lo avesse portato.

-Sogni d'oro.- disse anche lui, salutando anche con la mano, un po' impacciato ma sincero.

-Dormite bene, figlioli.- annuì, lasciando tremolare di un brivido di sorpresa Ace per quella parola; e Marco riconobbe che i ragazzi erano nettamente dimezzati rispetto a prima, forse perché consci che il mattino stava arrivando, e anche il gigante, più tranquillo che i suoi figli fossero tornati, si era alzato per recarsi, forse proprio con loro, nella sua stanza.

-I tuoi fratelli comunque dormivano, li ho portati io nelle loro camere.-

-Grazie.- mormorò, guardando il gigante che però deviò le scale, andando a chiudere il portone e lo vide sigillarlo proprio con la chiave, che era lunga quanto un suo dito enorme e andava nella serratura al centro di quel materiale liscio e grosso.

-Ace, è vero? Ti hanno ricattato?-

-Shh...- gli sussurrò, non volendo farsi sentire e sfregandosi contro il suo collo con la fronte, anche se percepiva tanta preoccupazione in lui, e se ne rammaricava.

-Lo prendo per un sì.- arrancò, triste per quella situazione di Ace. Individuando poi con gli occhi la propria stanza, tornò a parlare: -Ti lascio un attimo qui, così porto la borsa nella stanza di Luffy, mhm?-

-Ah... Sì, va bene...- fece una smorfia, guardandolo allontanarsi, e attese che entrasse piano prima di mettersi seduto a terra, con una smorfia, e tenendo la spallina della sua sacca che Marco aveva lasciato lì davanti.

-Qualcosa ti turba figliolo? Mi dispiace solo che, chi ti ha costretto a prendere la mia testa sia ancora in giro. I miei figli non riescono a trovarli purtroppo.-

-Ah? Oh, babbo...- si bloccò, continuando a tenere alto lo sguardo per osservare il volto serio del gigante anche se non aveva ancora nemmeno finito di salire le scale; ma ancora non capiva: Cosa cavolo aveva detto? Come lo aveva chiamato?, scattò, non comprendendo e lamentandosi di quell'impulso spontaneo, che però fece sorridere l'altro mentre Ace chinò il capo, concentrandosi sul pavimento. -Io ho cercato di ucciderti... Non ti ho mai chiesto scusa in modo decente, forse perché non c'è un modo per chiedere scusa quando tenti di uccidere una persona... Però mi dispiace.- brontolò, ascoltandolo ridere e lo lasciò fare, non poteva contraddirlo: se voleva deriderlo o altro, poteva... Se lo meritava.

-Hai scelto di non sparare, questo è sufficiente per me.-

-Sì, però... È stato più perché non volevo ferire Marco, anche se l'idea di ucciderti non mi piaceva fin dall'inizio.- sbadigliò, tornando a stropicciarsi l'occhio. Aveva risposto così in fretta appena aveva ascoltato quell'affermazione del vecchio, ma non si aspettava che la prendesse così alla leggera. Certo, era decrepito, ma non pensava che la morte non gli importasse tanto.

-Non volevi nemmeno tu, quindi.- tornò a ridere, adagiando un dito sulla sua chioma come a incoraggiarlo, o come una carezza, o come un rimprovero... Non lo capì, e poi lo vide, sempre emettendo quel "Gurararara!", andare via, verso un altro corridoio adiacente a quello in cui erano; ed esso era più grande, largo e perfetto per lui.

Tornò con lo sguardo in avanti, sugli scaloni, sospirando mogio ma si ravvivò nel vedere Marco, fermo davanti a lui e ghignante, uno di quelli molto rassicuranti e felici di aver visto quei gesti, e forse anche sentito quelle parole.

-Ora ti senti meglio nei suoi confronti?- lo riprese in braccio dopo essere di nuovo arrivato al suo fianco.

-Ohm... In effetti sì.- realizzò, inaspettato anche lui delle sue parole, ma era vero: si sentiva meglio, anche se desiderava fare di più per essere perdonato... Forse diventare suo figlio lo avrebbe appagato come di dovere? Oh, ma cosa andava a pensare! Adesso voleva un padre? Lui? Uff, era meglio non riflettere, di sicuro il sonno stava compromettendo ogni pensiero lucido; concretizzò.

-Andiamo a dormire, adesso.- lo ridestò, Marco, avviandosi.

-Sei arrabbiato?-

-No.-

-Deluso?-

-...No.-

-Hai esitato... Ti ho deluso...-

-N... No, non sei tu quello che mi ha deluso, ma sono io. Sono anche arrabbiato, ma con me stesso: non riesco a tenerti al sicuro, e pensare che ci provo. Ci provo da quando ti conosco! Ma niente...- chiuse la porta Marco, controllando l'ora e sbuffando nel vedere che fossero le cinque.

-Ehi...? Perché piangi?- sussurrò poi, il biondo, nel sentire il proprio petto umido e cosparso di piccole e poche gocce che scivolarono giù.

-Io... Non voglio farti sentire così. E non sto piangendo; non mi guardare!- borbottò cupo, dandogli un leggero pugno sulla guancia, lasciando che lo distendesse nel letto, così, Ace, riprendendo fiato dopo una veloce sfregata di polso contro il volto; guardò Marco togliersi i vestiti fino a restare in boxer, grazie anche al fatto che avesse acceso la luce.

-Ti amo.- parlò Ace, socchiudendo gli occhi e sentendosi stremato, come se avesse corso e sbattuto il corpo ovunque, tanto che questi non volesse muoversi più. Era così comodo il letto... Si chiese se sarebbe riuscito a destarsi l'indomani.

-Ti amo.- sorrise, sfiorandogli piano un braccio scoperto, sospirando mentre la luce illuminava il corpo scoperto e salato di mare del più giovane.

-Tu... Mi tieni sempre al sicuro, anche ora, anche così...- volle ammettere, scostando gli occhi dal soffitto e tornando a scrutarlo per notare poi che si mise a cavalcioni su di lui.

-E questa volta lo farò anche: non ti permetterò di fare nulla di pericoloso. Stiamo insieme, rimaniamo così, e sarà sempre perfetto.- sussurrò Marco, baciandolo sulle labbra prima di rialzarsi, andando a spegnere la luce, e quando lo fece udì Ace ridere.

-Ora voglio proprio vedere come fai.- esordì, esausto ma divertito dal buio che impediva a Marco di tornare da lui in fretta.

-Parla, così mi oriento.- incoraggiò, con tono di sfida, come a dirgli che lo avrebbe raggiunto anche senza sentirlo, che lo avrebbe trovato sempre.

-Okay... Allora, devo dirti una cosa importante, che si moltiplicherà finché non arrivi: Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, e... Tre "Ti amo" e sei arrivato.- annunciò allegro, dato che all'ultimo, Ace aveva percepito le sue labbra venire prese dall'altro che, dopo un secondo di respiri mischiati, si lasciò cadere su un lato, tenendolo stretto poi a sé con un braccio attorno alla sua schiena.

-Buonanotte, amore mio.- farfugliò, Ace, allegro e adagiandosi contro il petto dell'altro, che era praticamente crollato e gli e ne dava tutto il diritto, ridacchiando nel sentire il suo calore addosso, respirando piano prima di portare in basso le mani, afferrando le coperte e portandole sopra a Marco, lasciando poi scorrere le dita sul suo addome, sentendone la consistenza dura e tiepida, così avvicinò le labbra ad esso, baciandolo un po', fino a risalire al collo e fermarsi lì, socchiudendo gli occhi fino a concedersi al sapore del sonno.



-Svegliati, Ace. Ace? Ehi, su. Allora ti lascio dormire, mhm?-

Percepì delle labbra sulla sua guancia come un gesto di saluto e strizzò maggiormente gli occhi, iniziando a mugugnare lagnoso, allungando una mano indietro e sventolandola alla ricerca del colpevole dato che sentiva che gli stava dando le spalle, e l'altro ridacchiò divertito prima di prenderla dolcemente, baciandone il dorso anche con dolcezza.

-Mhm... Dove vai? Torna qua...- si lagnò, opaco, con il muso contro il cuscino e la guancia che si sfregò su di esso mentre, con l'altro arto, percepiva il vuoto davanti a sé sul materasso, perché Marco era in piedi dietro di lui, e questo era triste.

-All'università, mon amour. Sono le otto. Ti ho lasciato dormire un po' di più. Ma puoi continuare, non c'è problema.-

-Torna qua...- continuò a protestare, voltandosi sul petto e scrutando il biondo dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte; lo stesso che gli aveva lasciato la mano, per lui, crudelmente; adagiandola sul materasso con dolcezza prima di andare verso la porta. -Ti prego...- farfugliò, mettendo il broncio e prolungando la "e" di troppo da essere fastidioso persino ad Hawk che trillò offeso per il rumore. Ma Ace aveva voglia che gli stesse accanto.

-Ace, devo andare. Ho l'esame, lo sai.- parlò serio, girandosi con una smorfia dispiaciuta, perché capiva quello che provava, ma non poteva.

-Dopo l'esame ci vediamo al bar? Per favore.- brontolò, sbadigliando e stringendosi nelle coperte a occhi chiusi, un po' infastidito dalla luce delle tapparelle che gli veniva contro, aperte visto che ieri sera Marco non le aveva chiuse. Visto come il pappagallo cinguettasse allegro e dolce adesso, concepì che almeno a qualcuno fosse piaciuto destarsi insieme al sole.

-Sì. Se non ti trovo allora capirò che non ti sei mosso dal letto e torno qui.-

-Così mi costringi a restare al letto però.- ridacchiò, imbarazzato per quell'ammissione, ma felice mentre Marco decise di tornare da lui, chinandosi con il busto ancora una volta e lasciandogli poi un casto bacio sulle labbra.

-Buona giornata.- sussurrò, allontanandosi per davvero questa volta, e uscendo dalla porta.

-Fratellone!- appena la porta si aprì, Luffy, strascicando un dormiente Sabo che si lasciava trainare ad occhi chiusi, aumentò il passo dal corridoio, superando Marco che lo salutò senza essere ricambiato, ma non ci fece caso e continuò la sua avanzata per le scale.

Giungendo davanti al letto si tuffò su Ace, non aspettando altro, anche se il maggiore non ne fu felice. Sabo lo seguì a ruota, ma più che altro come una statua che perdeva l'equilibrio per essere stata lasciata bruscamente che per altro, atterrando così contro i polpacci di Ace.

-Grazie per il vostro affetto.- mormorò a stento, Ace, con poco fiato e tossicchiando per il colpo e il corpo sulla schiena che ancora giaceva lì.

-Mi lasci respirare?- sospirò ancora Ace, sforzando un ghigno e alzò il capo, anche se neanche del tutto, voltandosi a malapena e a rallentatore per quanto fosse sfinito appena non ottenne risposta. -Ti prego, dimmi che non ti sei addormentato sulla mia schiena... Si è addormentato sulla mia schiena.- si lamentò, crollando di faccia contro il cuscino e borbottando frasi incomprensibili per via del tessuto che aveva davanti.

-Sabo, richiedo supporto fraterno, ti prego... Sono troppo esausto...- spirò, spostando il volto su un lato e avvicinarsi al bordo del materasso a scatti lenti, saltellando per quanto potesse; e la guancia sul cuscino, mugugnando mentre notò Haruta fermarsi dal passare davanti alla porta, lasciata aperta, e sorridere nel salutarlo. -Aiuto.- si limitò a dire, guardandolo con occhi supplichevoli e grandi mentre quello, ridacchiando, annuì per avvicinarsi, prendendo per il busto Luffy come un sacco di patate e spostandolo sopra al petto di Sabo.

-Grazie.- sorrise, facendo un inchino con il capo appena si rialzò con la schiena, usufruendo delle braccia per reggersi e guardando la sua famiglia ronfare tranquilla sui suoi piedi, immobili e che iniziavano, questi ultimi, a formicolare.

-Di nulla, ma... Dove siete stati ieri? Siete tornati tardi, il babbo era in pensiero.-

-Ohm... Al mare.- ridacchiò sincero, lasciandolo interdetto.

-A Novembre?-

-È stato bello.- sorrise contento.

-Potevate portare anche me.- si lamentò, con una smorfia mentre si sfregò la capigliatura corta e castana. -Comunque, Thatch vi ha preparato la colazione.-

-Colazione?- scattò seduto, Luffy, come posseduto prima di tornare a prendere il polso di Sabo, facendo lo stesso con Ace e subito precipitandosi verso il suo unico e nuovo obbiettivo: il cibo.

-A...Aspetta!- cercò di rallentarlo, invano e allora sbuffò, continuando a correre per quanto avesse addosso solo il costume scuro mentre guardò Sabo e si meravigliò di come continuasse a dormire nonostante tutto, con il capo a penzolare violentemente... E menomale che era lui il narcolettico, ironizzò tra sé e sé, sbuffando divertito.

-Thatch! Ho fame!- aprì la porta della cucina, piombandoci dentro e lasciando liberi i fratelli per andarsi a sedere, ed Ace si affrettò a prendere Sabo prima che crollasse a terra, e lo condusse così accanto al minore, ridacchiando per la faccia di alcuni cuochi, scandalizzati, e non seppe se era perché erano tutti e tre, ora che notava meglio lo stesso Ace; in costume da bagno o per via di come Luffy aveva trattato il fratello addormentato che si portavano dietro, o, anche molto probabile, per le urla.

-Buongiorno!- gli diede il benvenuto, il castano, affrettandosi a portare tre vassoi pieni, sorridendo. -Ma che bella camicia!- si complimentò, facendo arrossire il moro che si ricordò solo ora di possedere ancora l'indumento che più amava di Marco.

-Ohm... Non è come pensi... Beh, in realtà... Cioè...- si bloccò, non riuscendo a trovare una scusa, e si morse il labbro inferiore, preferendo lasciare Sabo accanto al cibo, adagiato allo schienale della sedia invece che metterlo sullo sgabello e sospirò, riprendendo il fiato. -Insomma... È bello avere qualcosa di suo.- si grattò una guancia, ignorando il sorriso dolce e intenerito dell'amico che gli arrivò di fianco per dargli una pacca sulla schiena.

-Non volevo metterti a disagio, ma complimentarmi per come ti sta. Ti piace come ti piace lui.-

-Di che parlate?- si voltò, con la bocca piena, Luffy, curioso e con occhi attenti.

-Nulla di importante.- alzò le spalle, Ace, lasciando perplesso Thatch per un attimo dato che parlavano di Marco, ma ipotizzò il suo imbarazzo e sorrise prima che gli porse un foglietto. -E non mangiare il cibo di Sabo, e nemmeno il mio! Muoio di fame... Cos'è?- tornò a scrutare il castano, e il pezzo ripiegato su sé stesso attirò la sua attenzione.

-Se vai a lavorare, quando finisci saresti disposto a farmi la spesa? Io non posso, perché ho da fare qui in cucina e poi dovrò andare a fare l'esame questo pomeriggio. Se non puoi, posso chiedere anche a qualcun altro.-

-No, per me è un'enorme piacere.- sorrise, annuendo e rigirandoselo tra le dita. -Luffy, tu vai a scuola oggi? O resti con me e Sabo?- chiese poi, curioso, e vide il minore parlare ancora con le guance piene, sillabando parole confuse ma annuì, intuendo che avrebbe passato il giorno con loro, e Luffy poi iniziò a scuotere Sabo, forse con troppa violenza, tanto che finì per terra, e il lentigginoso si portò una mano sul volto, scuotendo il capo tra l'allietato e la disapprovazione.

-Stai bene, fratello?- si allontanò da Thatch, Ace, arrivando vicino a Sabo, restando in piedi e guardandolo con il volto spiaccicato sul pavimento e le palpebre semichiuse e, forse, ancora annebbiate dal sonno.

-Ough, sì... Cavolo, che risveglio.- si lamentò, portandosi una mano sulla fronte e sbadigliando sonoramente.

-Eh, scusa fratellone.- parlò Luffy, facendo poi a cambio di vassoio con quello del fratello biondo al posto del suo, ormai vuoto.

-Eh no!- si rialzò con uno scatto fulmineo, riprendendoselo e tirandoselo a sé, e iniziando così a mangiare. E Ace non ebbe tempo di ridere che si affrettò a fare lo stesso, lasciando Luffy con su un broncio, ma a quello ci pensò Thatch che subito lo accontentò con nuovi pancake e biscotti, e latte e marmellata e tutto il bis di tutto quello di cui aveva bisogno.

-Quindi, che si fa?- chiese piano, Sabo, addentando la fetta biscottata densa di confettura alla ciliegia.

-Io lavoro.- esordì, Ace. -Dopo essermi fatto un bagno.- precisò.

-Io sto con entrambi i miei fratelloni.- ridacchiò.

-Oh, beh, sono d'accordo con Luffy. Sicuro che vuoi lavorare?- domandò, non sentendosi affascinato all'idea di starlo a guardare dietro un bancone.

-Sì. E poi, oggi se ci sono esami non verrà quasi nessuno a prendere qualcosa. Abbiamo il bar tutto nostro, e potremo giocare a bigliardo o a calcetto. No, Thatch?- parlò, volendo comunque assicurarsene, e il suo amico cuoco concordò in pieno, dandogli il via libera allo spasso, ma avvisandoli di stare attenti comunque a un possibile e disturbante Lucci che costrinse Ace a borbottare infastidito dal ricordo di quell'uomo.

-Andata!- concordò Sabo, euforico, allietato al pensiero di divertirsi solo loro tre, come non facevano da un bel po' di tempo, forse troppo.

-Andiamo!- ripartì Luffy, ma nel ricordare le parole di Ace, che si sarebbe prima dovuto lavare, annuì, credendo ce l'avesse con lui, e corse in bagno dopo essersi riempito le braccia di cibo.

-Vado. Tanto mi lavavo sempre insieme con Luffy.- mormorò, alzandosi dallo sgabello e facendo un inchino. -Grazie per la colazione, Thatch.-

-Dispiace se vengo anch'io?- domandò Sabo, quando l'altro si fu messo in piedi, che alzò le spalle, scuotendole per riprendersi dal poco sonno che lo circondava, ma nell'udire quelle parole, sorridendo nel sentire un imminente lotta alla supremazia, gli prese la mano.

-Ovvio che vieni anche tu!-

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