Bisognava affrontarlo, adesso.
Respirò dalle narici a pieni polmoni, sentendoli riempirsi per poi svuotarsi l'istante dopo, socchiudendo gli occhi verso il soffitto e ringraziando il cielo che Luffy non si fosse fatto vivo con la sua voce, ma poi aggrottò le sopracciglia, chiedendosi il perché la sveglia non avesse suonato quel giorno con il solito baccano, dato che, se non ricordava male, era giovedì; per poi voltarsi su un lato con un dubbio che gli immobilizzò il cuore, quasi trapassandolo, ma sentendosi più sollevato nel vedere il petto nudo di Marco che riposava piano. Che bello, sorrise entusiasta. E la cosa meravigliosa era che, si sentiva davvero leggero e sereno, anche se le guance, le percepiva un po' rigide e secche, come se le lacrime, asciugandosi, si fossero indurite insieme alla pelle, come prosciugato; forse aveva pianto troppo... A ripensarci, un po' se ne vergognava. Anche più di un po'.
-Avevo chiuso la porta, rammenti?- sussurrò pacato, felice anche che il moro avesse il sonno pesante dato la botta che Luffy aveva dato alla porta, nel gettarsi su di essa di botto e finendo, di sicuro, disteso a terra prima di capire che fosse chiusa a chiave; lo aveva sentito chiaramente il tonfo di lui che crollava e si lagnava contro il fratello di farlo entrare, mettendosi a bussare con foga, svegliando lui però, e allora gli aveva assicurato che andava tutto bene ma che Ace era molto stanco, quindi poi era andato via. -Buongiorno. Almeno non siamo stati destati in modo brusco.-
-Ah!- si lagnò al pensiero che subito si conficcò dentro la mente con furia. -Il lavoro...- mugugnò, ascoltando la risata di Marco che, all'inizio si era fatto scettico, temendo di aver detto qualcosa di sbagliato mentre lo vide affrettarsi a rannicchiarsi contro i suoi pettorali.
-Non ci vuoi andare?- domandò l'altro, sorridendo.
-Ci vado, ci vado. Poi tu mi vieni a trovare?- sbadigliò, borbottando. Beh, magari Luffy sarebbe stato con lui... Anzi, ne era certo dato che Nami avrebbe voluto sapere ogni cosa, e figurarsi se gli altri avrebbero preferito scuola invece che altra festa!
-Sì. Anche perché, poi, tu vuoi andare...- si fermò, non sapendo quanto tatto usare per evitare danni, o tristezze, Marco.
-Mhm... Akainu. Sì, gli devo parlare. Tu resti ad aspettarmi fuori.- sussurrò l'ultima frase, non volendo che si offendesse o ribattesse ma era meglio così, si disse, non volendo che si sorbisse ciò che doveva affrontare.
-Va bene, ma sarò pronto a intervenire nel caso succeda qualcosa di grave. Ricorda che, per ogni cosa, sarò ad attenderti fuori.- spiegò serio, osservandolo con un sorriso. -Chiamami e sarò lì.- si chinò all'altezza delle sue labbra, languido prima di premerle contro le proprie.
-Grazie.- farfugliò, ridacchiando prima di scostare le coperte e indietreggiare le gambe verso il bordo, tenendogli la mano. -S... S-significa m-molto p-per m-m-m-me... T-ti amo.- balbettò, allungandosi per far combaciare la bocca con la sua, per poi scendere e stiracchiare le braccia verso il cielo intanto che gli diede le spalle, e presto venne avvolto sui fianchi dalle mani del biondo che lo costrinse a indietreggiare e a rimanere stretto a lui, entrambi in piedi e vicini.
-Uh, che bello.- gli sfuggì, ridacchiando prima di adagiare il capo contro il collo del biondo, osservandogli il mento. -Che bel risveglio.-
-Vero?- ghignò, chinandosi a baciargli ancora una volta quelle labbra succose, e sfiorandogli, con le dita, il volto tiepido e liscio.
-Mhm... Ma tu, eri sveglio già da prima?- volle chiedere, ampliando poi la bocca e sbadigliando dopo che si fu staccato da lui.
-Già. E poi è arrivato anche Luffy: ha bussato senza tregua almeno un miliardo di volte ma appena gli ho detto che avevamo bisogno di dormire è andato via, anche se, tu, non ti sei smosso per tutto il baccano.-
-Siamo in ritardo?- domandò, gonfiando una guancia.
-Forse di un'ora... Ne è valsa la pena, pur di vederti così assopito e sereno.-
-Sono bello, eh?- ridacchiò, arrossendo alle sue stesse parole prima di prendergli una mano per avvicinarsi alla porta, dopo aver salutato Hawk nella gabbietta a fissarli tranquillo, per dirigersi fuori verso il bagno.
-Oh. Che modesto.- ironizzò, Marco, assaporando quella bocca ancora quando lo tirò piano verso di sé, costringendolo a fermarsi quando ancora erano in corridoio.
-Lo so.- confermò con orgoglio, per poi aprire la maniglia ed entrare nella meta richiesta e brandita, con Marco che chiuse la porta a chiave, divertito. -Io... Che dici, posso fare la doccia?- mormorò delicato, quasi impercettibile per l'imbarazzo, grattandosi una guancia nel sentire che fosse inadeguata un'idea del genere. -No, forse no. Siamo già in ritardo e poi...-
-Io devo farmi la doccia, in effetti. Fammi compagnia.- spiegò piano, avvicinandosi e toccandogli le spalle con le mani con cautela, quasi come se fosse un cimelio prezioso, ed era vero; facendolo avanzare verso la cabina assieme a lui.
-S... Stai scherzando?- balbettò, voltandosi e scoprendo fosse già a petto nudo. -A quanto pare no...- mormorò cauto, del tutto rosso intanto che lo vide togliersi anche i pantaloni, ormai entrambi vicini alla doccia, così aprì la porta scorrevole gonfiando una guancia, rosso per quella situazione che gli faceva tremendamente infuocare il cuore.
-Io... Noi... Sicuro che ti vada bene?- chiese dolce, impercettibile a tratti e sfilandosi intanto i vestiti a sguardo chino; nascondendo il sorriso e gli occhi vivi e allegri che gli erano nati sul volto, dalle ciocche, con la voce di Marco che confermò con un sicuro e bello "Sì.", facendolo ridacchiare con amore ed elettrizzare maggiormente: lo stava per fare davvero!
-Forza, o faremo più tardi di ora.- sorrise, chinandosi e prendendolo di peso appena si fu tolto tutto il vestiario. Baciandolo ancora si piegò, scendendo solo con il busto per accompagnare i boxer, dalle le ginocchia fino a terra, con Ace che ancora lo fissava imbarazzato, non volendo guardare altro se non il suo volto, dato come aveva messo tutto in bella mostra, e non poteva che esserne onorato. -Puoi prendere i nostri indumenti, per favore?- chiese allora, poi, volendo velocizzare tutto, anche per non fargli prendere freddo, e con il moro che, risvegliandosi di colpo, si affrettò ad accontentarlo.
-Grazie.-
-P-prego...- farfugliò. -Lucci se la prenderà molto per questo ritardo.-
-Finché non arriviamo, c'è Thatch.-
-E la colazione?- scattò scandalizzato. -O me la prepari tu? O potrei preparartela io... Ohm... Non sarò un cuoco, però mi farebbe piacere... O potremmo... Insieme? Non so...- e mentre farfugliava tra sé e sé, non si accorse che già da un po' l'acqua lo stava bagnando, calda e ristorante, su tutto il suo corpo tonico e scoperto.
-Tutto quello che vuoi. A me andrebbe benissimo se la preparassimo insieme. Cosa ti piacerebbe mangiare?- domandò, adagiandolo piano per terra, e reggendolo ancora per i fianchi nudi, tonici; sentendo i propri capelli bagnarsi e crollare sulla sua fronte, con la mano di Ace che si allungò a scostarglieli dolcemente.
-Ohm, boh. Se ci sono gli ingredienti, facciamo i pancakes.- sghignazzò a occhi chiusi, lasciando scendere le mani dal suo capo, passando per il collo robusto fino alle spalle e reggendosi ad essere, tenendosi più vicino al suo petto con il proprio, con il muso contro il mento, felice e di più quando sentì la mano dell'altro spargersi con delicatezza contro la sua schiena, ricoperta di schiuma e che brandiva una spugna.
-Certo.- sorrise, assaporando il suo profumo mal celato in mezzo a tutto quel sapone di lavanda.
-Grazie!- asserì cordiale, stringendosi maggiormente e lasciando che il proprio mento andasse sulla spalla dell'altro con un sorriso prima che aprisse gli occhi e riscontrasse la figura del vetro appannato e liscio davanti a sé, con qualche distorsione, come delle bolle interiori per permettere che, le figure all'interno, fossero comunque ben celate o al massimo stordite; ma un mormorio triste nella testa gli comparve spontaneo, un: "Oh, Akainu..."
Al pensiero, sentì lo stomaco stringersi e appallottolarsi fino a chiudersi del tutto, con la mente che divenne stanca e infastidita, quasi a premere per scacciare ogni allegria, solo un soffocante fastidio continuo. Si strofinò il naso contro la pelle dell'altro a quel punto, cercando di concentrarsi solo su di lui e basta, a palpebre socchiuse.
-Ace... Andiamo.- farfugliò, addolcendo lo sguardo e lasciando che l'acqua pulisse entrambi dalla schiuma bianca e le bolle trasparenti, sfregando la mano contro la sua schiena nel percepire tutta la sua infelicità e sconforto in quella voce.
-Sarà dura. Dopo mi aspetterai, per... Per Akainu? Vero?-
-Ti starò vicino, te l'ho già detto, e te lo dirò sempre: Se hai bisogno, chiama. Sono qui.- sussurrò, portando poi un arto a scivolare lungo tutta la sua schiena, ascoltando il mugugno e il volto rosso che sancì in risposta, per poi arrivare alle sue cosce per sollevarlo e baciarlo, stringendolo forte e respirando il suo profumo mescolato alle gocce d'acqua; sentendo il piacere e l'emozione di poterlo toccare. E percependo l'effetto che faceva, e l'amore nei suoi occhi appena, continuando a tenerlo di peso, uscì dalla cabina, gli rivolse quello sguardo, avvampato, accaldato e dolce, come i suoi occhi ricolmi di scintille.
-Marco... Sei così perfetto.- ridacchiò, adagiando la fronte contro la sua, ascoltando la pelle umida sfiorarsi con quella di lui, avvicinando lentamente il naso a quello del biondo, e poi unendo infine le labbra, assaporandole piano, sentendole bagnate, ma pure e fresche.
Beh, la giornata era più movimentata del solito. A parte per lui, dato che Sanji si destreggiava al meglio per preparare dei dolci o frullati per le ragazze, e anche per alcuni studenti che fissavano incuriositi il biondo e il suo modo di elogiare ogni qualità femminile alla diretta interessata nel locale. E permetteva, quindi, ad Ace, di rimanere seduto a fissare Luffy ballare, o saltare da un tavolo all'altro... Per un attimo, il lentigginoso sperò nell'arrivo di Sabo al più presto... Magari lo avrebbe aiutato... No? Ah, ma perché diceva così... Tanto lui non voleva vivere.
E maledizione! Perché il pensiero gli crollava su Marco? Sì, passava bellissimi momenti ed emozioni con lui... Però... C'era sempre quel dannato "Però" che cambiava tutto...! Eh., mugugnò, ricordandosi con una palpitazione che adesso era davvero solo suo quel ragazzo, e si lasciò sfuggire un sorriso che prevalse sulla nube dei cattivi pensieri, diradandola, al ricordo vivo e duraturo, che erano fidanzati... E poi, nella doccia, sussurrò nella mente, con un tono purpureo sul volto e un tenero sorriso rivolto al pavimento mentre rimase seduto, tranquillo.
-Allora? Con Marco? Avete passato una bella serata, poi? Ho visto che siete andati ad appartarvi belli, belli.- ridacchiò maliziosa, Nami, strizzando un occhio alla vista di quello sguardo, e adagiandosi al bancone con un gomito, mentre la mano la posizionò su un fianco con fare seducente.
-Io... Non abbiamo fatto niente!- subito scattò, alzandosi dallo sgabello e attirando l'attenzione di Sanji, poco lontano da lui, e che puliva i bicchieri davanti al lavabo; ma anche degli altri ragazzi che fecero cessare la musica sotto suo discontento, e a quel punto Ace si ammutolì, arrossendo e farfugliando un "Scusate.", denso per farsi sentire prima di tornare seduto e mandare un'occhiataccia a Nami che se la rise.
-Ti sei divertito?- chiese poi, stavolta volendo discutere sensatamente.
-Abbiamo parlato.- ammise, alzando di poco le spalle, con Sanji che si avvicinò, ascoltando e posizionando un bicchiere di gelato alla bella Nami, con il solito sguardo rapito e pieno di cuori rossi e battenti.
-Nient'altro?- fece, quasi delusa.
-No.- sbottò, non volendone parlare con lei per quanto fossero in sintonia. -Comunque, grazie per essere venuti, ieri. Vi siete divertiti?-
-Sì.- sorrise, però guardandolo decisa. -Ti ha trattato bene?- volle informarsi, lasciando che il cucchiaino afferrasse una dose della pallina bianca di gelato corposa e succosa, arancia come lo erano i suoi capelli, lunghi e voluminosi che le ricadevano sulla schiena.
-Oh. Quello sì, soprattutto quello. È così gentile.- esclamò allegro, con gli occhi puntati sulle sue dita, e le pupille che scintillarono a ripensare ad ogni momento insieme a lui, ieri sera, e a quella mattina, tra carezze e abbracci. Era così fantastico. In più, Marco riusciva a sopportarlo, nonostante il suo essere un problema e il suo fare esuberante, Marco continuava a volerlo; ghignò.
-Sono contenta, Ace. Hai trovato davvero una persona preziosa. Non lasciartela sfuggire.- consigliò, per poi prendere una sedia e posizionarsi su di essa, con il moro che annuì deciso senza che se ne accorse, per poi strabuzzare gli occhi alla propria risposta data, e mugugnare confuso un attimo prima di tornare a dare corda alla ragazza, annuendo anche se meno convinto.
-Già, ma il tuo fidanzato adesso dov'è?- chiese Sanji, prendendo in mano una sigaretta dal pacchetto, quest'ultimo che rimise nella tasca dei pantaloni, aspettando la risposta prima di recarsi fuori, in terrazza, volendo forse far compagnia a Robin che leggeva un bel libro, seduta al tavolo, all'aria fresca.
-Non lo so.- affermò dispiaciuto, ma a vuoto dato che, Sanji, appena vide che la, a suo dire, fantastica dea guardò da questa parte, forse per via delle risate del gruppo che giocava a calcetto; svolazzò da lei con eleganza, fino ad inchinarsi ai suoi piedi per onorare la sua bellezza.
-Oh, tranquillo. Sono certo che si farà vivo.- sorrise furba Nami, sapendolo con certezza quasi, allontanandosi poi e recandosi dall'amica con il proprio e intoccato gelato, e con Ace che, a capo chino e cupo, non sapeva se bramare il suo arrivo, oppure no, dato che significava anche andare da Akainu, e non se la sentiva proprio.
-Ehi. Posso avere una tazza di caffè?-
-Mhm.- mugugnò, chiedendosi chi fosse ora che scocciava prima di socchiudere gli occhi con malinconia e stringere le dita delle mani tra loro, mordendosi il labbro inferiore senza capire perché il cuore battesse così forte, un motivo sconosciuto e diverso da quello per cui la testa galoppava di agitazione, con ancora in mente l'incontro con Akainu, che lo attendeva sempre più. E in ospedale poi; il luogo in cui la sua cara madre era morta. Due cose che odiava di più al mondo nello stesso giorno..., esordì, stringendosi nelle spalle ma sospirando nel dirsi che era meglio occuparsi dell'ordinazione al più presto; e già Lucci aveva chiuso un occhio su tutto quel casino, ma solo perché ancora non si era fatto vivo.
-E posso avere anche un bacio?-
-Ah?- alzò lo sguardo in fretta, quasi oltraggiato, ma sgrananò gli occhi in un colpo di sussulto, meravigliandosi della visione di Marco, così tremendamente vera e davanti a sé, e allora si avvicinò a lui, alzandosi e, anche se il bancone li divideva; afferrare le mani del biondo per tenersele vicine, sul petto coperto dalla camicia gialla che portava per far sì che lo rassicurasse almeno in parte. -S... Sì, ora ti preparo il caffè.-
-Puoi fare anche con calma per quello.- esclamò, avvicinando a sua volta gli arti di lui, e dedicando un dono di labbra a entrambi, guardandolo avvampare con innocenza mentre si distaccò con un sorriso. -Ma non devi preoccuparti, non ne ho bisogno.- gli sussurrò poi, allungandosi verso il suo orecchio e ascoltando il sospiro tremule e di piacere che gli uscì dalla bocca a udire la propria voce così sensuale e bruciante.
-Ohm... Va bene... Il bacio lo vuoi però?- farfugliò imbarazzato, sentendo gli occhi di alcuni amici su di sé, e Luffy che ridacchiava, e non sapeva se picchiarlo o meno per quello, davvero. Davvero! Ma in che situazione si era messo! Come si era permesso, Marco! Davanti a tutti, poi! Oh! E perché aveva fatto quella domanda, se il bacio già l'aveva ricevuto?, esordì nella mente, terminando con una strizzata di palpebre severa.
-Su questo non ci sono dubbi: te ne darò sempre.- esalò ghignando, avvicinandosi a quel punto alle labbra dell'altro e conquistandole, afferrandole dolcemente e mordicchiandole dopo averle assaporate con gioia nuovamente.
-Ehi... O-ora n-non esageriamo...- si staccò a malincuore, distogliendo gli occhi da lui per riprendersi dal calore che lo irradiava in ogni dove, incontrollato, e del gusto di lui intrappolato e incastonato dentro la propria carne, fino al cuore. Anche se gli altri erano tornati a ballare quando lo aveva baciato, era comunque imbarazzato di farlo con tante possibili occhiate addosso, e soprattutto, con suo fratello nella stanza. -Scusa.-
-Non è un problema.- sorrise, capendo i suoi pensieri e distaccandosi fino a sedersi. -Volevo solo alleggerire la tua tensione... Ho visto com'eri cupo, e desideravo farti sorridere. Sei preoccupato per Akainu?- spiegò piano, chiedendo alla fine con voce ancora più tenue possibile, in modo che solo loro potessero sentirsi, con certezza.
-Mhm...- farfugliò, scuotendo poi il capo negativamente per riprendersi e restando in piedi. -Da lui... Ci andiamo dopo... Ora ci sono loro qui...- mormorò, sperando che gli andasse bene, con lui che annuì, lasciando scorrere la mano sul tavolo e arrivando a prendergli la sua con amore, lasciata sulla base, insieme all'altra.
-Ti va di ballare?-
-No... Non ho voglia... Anzi, va bene...- brontolò, alzando poi le spalle, con le gote lentigginose ancora un po' rosse e con Marco che ridacchiò per quel cambio di scelte.
-Fantastico! Ace balla!- esultò il minore che piombò contro quella postazione, mancando per un soffio il biondo Marco che si spostò di poco, guardandolo scavalcare e afferrare per un braccio il fratello, e trascinandolo poi in mezzo alla sala tra le acclamazioni di Franky ed Usop che, battendo le mani, desideravano che si unisse a loro.
-No. Ehi, a-aspetta, Luffy!- cercò di fermarlo, voltandosi verso Marco che, mettendosi seduto e con un gomito sul banco, e la mano a reggersi il mento; il volto un po' inclinato verso un lato; lo ammirava da lontano divertito, portandosi poi anche una gamba sopra l'altra, ed Ace non sapeva se lo faceva per deriderlo o per farlo arrabbiare!
-Forza, Ace!- esclamò divertito, Franky, attirando il suo sguardo furioso ma che si calmò per la risata dell'azzurro, guardandolo portare le braccia in alto, unite e con il solito urlo che era diventato quasi un motto per quell'enorme ragazzo. -Super!-
-Io...- brontolò, unendo le labbra e portandole verso un'unica direzione, quasi in un broncio infantile; sospirando e mugugnando prima di stringersi nelle spalle e ignorare il resto. E alla fine si decise, dando piacere al fratello pur di ballare, anche se in modo goffo quanto il minore.
Si lasciò andare, se lo permise, e sghignazzò quando Luffy iniziò a muoversi peggio di lui, con Franky che si piegava su un ginocchio a testa, rigirando mille volte le braccia tra loro prima di puntarle al cielo, e Usop che, preso il microfono, cominciò a cantare le sue mille gesta mai osate. Sbuffò più forte una risata nel vedere la renna infilarsi due stecche di legno, tra naso e bocca, e seguire i movimenti del ragazzo dal ciuffo azzurro e gli occhiali da sole, e così provò ad imitarli anche lui, volendo fare la sua parte, affiancando Luffy che lo guardò con un immenso sorriso. Ace allora fece un giro su sé stesso, indietreggiando e portando un braccio in alto veloce, muovendo a tempo la testa; per poi riabbassarlo piano e voltare il capo lentamente, scontrandosi contro quello del suo biondo, che, nel raggiungerlo, aveva portato le mani a cingergli i fianchi.
-Sono bravo, eh?- si affrettò poi a chiedere, sorridendo con un lieve tono di affanno, e lasciando che la schiena si scontrasse con il petto scolpito di Marco che si rallegrò di più.
-Sì, ma devi migliorare: all'inizio ti muovevi un po' a caso.- volle giocare un po', burlandosi del più giovane e osservandolo così fargli un broncio, ma talmente adorabile, nonostante si capisse quanto fosse offeso, che non riuscì a non baciarlo con passione.
-Ballo sempre meglio di te.- volle sottolineare, allora, Ace, sicuro di quello mentre si scansò, sentendosi troppo accaldato sul volto e infatti Luffy glie lo fece notare tra mille risa prima della sua occhiataccia severa. Sospirando, poi, tornò a voltarsi e a osservare i suoi occhi azzurri, respirando piano nel mentre. -I tuoi balli sono troppo... qualcosa di regole e regole, e passi da mantenere. Rigido. Già.- esordì, certo di insultarlo come aveva fatto lui.
-Sì, lo so. I tuoi sono più liberi.- parlò, ironico e continuando a seguirlo in quegli ingiuri buffi prima che si allungasse con il collo verso il basso e gli regalasse un bacio sulle labbra, veloce e casto.
-Tu sei più libero di me, però.- sorrise, sentendo il cuore indignato dalle sue stesse parole, e forse lo fu anche il biondo che perse, infatti, il suo volto allegro, finendo per afferrargli il polso con risentimento.
-Anche tu. Adesso e per sempre.- esclamò piano, vicino alle sue labbra. -Lo capisci, vero?- disse piano, deciso e con occhi irremovibili e speranzosi che comprendesse, guardandolo boccheggiare un attimo, pronto a rispondere.
-Ehi! Eccomi! Thatch è arrivato! La festa può cominciare!- gridò a tutto fiato, con petto in fuori e un ghigno fiero, lasciando che Ace si bloccasse, ammutolendosi per voltarsi verso di lui, come tutti, e lo salutarono in contemporanea ignorando quel commento fuori luogo dato che si erano divertiti fino a quel momento e avrebbero continuato. Marco, invece, gli fece un cenno amichevole ma con meno enfasi dato come avesse interrotto il momento, uno di quelli tanto cruciali, che aveva avuto con il suo ragazzo, e che gli riguardava particolarmente.
-Uh. Vedo che voi due siete nella fase romantica...- sghignazzò, avvicinandosi ai due amici attaccati tra loro, e strizzando un occhio al moro che arrossì, distogliendo lo sguardo impacciato e posizionandosi più vicino al centro del tatuaggio sul petto del biondo, come a nascondersi per essere ben difeso, ma con il pugno chiuso come in procinto di colpire il cuoco se avesse osato dire di più.
-N-no... Non s-siamo in una fase ro...- si bloccò, ascoltando la mano del biondo sfregare piano la sua schiena, e rimase ancora incredulo di come la sua mente gli riportò la sensazione del fatto di come fosse pulita, pura, senza cicatrici dolorose e tremendamente curata da quell'arto caldo e soffice. Beh, forse un po' di romanticismo c'era... Era sempre dolce, Marco, sorrise; assaporando il suo odore e inebriandosi solo di lui, lasciando fuori il resto, compreso Thatch.
-Ascolta, se ti angoscia andare da Akainu, possiamo andarci ora, così dopo restiamo con i nostri amici. Facciamo andare via la tua ansia, che dici?- si avvicinò al suo orecchio, chinandosi con il mento e parlando pacato, con lui che sospirò nel sentire come fosse rovente e bruciasse il petto, che palpitava fremendo.
-Va bene. Grazie.- mugugnò in un sussurro cupo e triste, con il capo chino ad elucubrare e a dar ragione al biondo, perché, in quel modo, la preoccupazione se ne sarebbe andata: attendere che finisse di lavorare aumentava solo di più il suo turbamento.
-Per te va bene, quindi?- volle assicurarsi ancora una volta, piano, ancora con le mani nelle sue.
-S... Sì...- annuì lentamente, quasi come annoiato nonostante trapelasse tanta tristezza e dolore che pungeva in quelle pupille e in quella gola, dai versi così gracchianti; decorata da altrettanta frizzante e scottante delusione che lasciò demoralizzato il biondo con una smorfia.
-Andiamo allora.- in realtà, oltre a non sapere esattamente cosa si sarebbero detti, Marco temeva che, Ace, dopo l'incontro con quel mostro potesse deprimersi anche di più, invece che sentirsi sollevato; e il fatto di non poter intervenire, di non poter fare nulla a riguardo, lo tormentava come Ace annegava al pensiero di recarsi in ospedale, posto in cui sua madre era morta, tra l'altro... Oh, c'erano tanti fattori che compromettevano la felicità del suo ragazzo, e a cui non riusciva a porre rimedio... Che gli mancasse un altro pezzo del puzzle da completare? Uno futile, uno che aveva considerato tale? Sì, forse c'era qualcosa nella storia di Ace di cui non era a conoscenza, una piccola parte della barriera che non riusciva a buttare giù; ma cosa, ma quale parte?, si scervellò, ascoltando il moro attaccarsi al suo braccio dopo aver chiesto gentilmente a Thatch se poteva controllare il bancone.
-Andiamo? Per favore.- farfugliò piano, incamminandosi con lui dopo essersi voltato ancora e aver salutato vivamente il suo fratellino, che ricambiò con altrettanta euforia, senza sapere della loro meta.
-Ascolta, Ace: per qualsiasi cosa, io sono qui. Chiama e ci sarò.- assicurò, forse per la millesima volta durante quel tragitto, e che finalmente avevano compiuto tutto, con Ace che gli annuiva con un sorriso, davanti alla porta dove l'altra volta aveva intravisto quel pezzente di Akainu.
-Ehi... Grazie.- sorrise ampliamente, con le parole di Marco ancora in mente, dette fin troppe volte, al punto da sfinirlo ma, al tempo stesso da fargli battere forte il cuore. E ora era lì, entrambi, e con un compagno in più: la preoccupazione, e il ribrezzo e il rancore di trovarsi nel luogo in cui era morta sua madre nonostante avesse provato a cambiare pensiero ogni volta che ci tornava, o, come oggi, che si avvicinava a esso. Era così difficile, tanto che volle chiedere e implorare Marco di entrare con lui, ma poi scuoté il capo, senza nemmeno guardarlo negli occhi; deciso e ferreo di fare da sé, affrontando la porta negli occhi con coraggio. Doveva sistemare le cose da solo, per conto suo come aveva sempre fatto! E poi, Marco non poteva sentire quello di cui avrebbero parlato... Già? Ah, chi se ne fregava! Nemmeno si ricordava più perché era lì. Sapeva però di doverlo affrontare, quello sì.
Varcò la porta, e lo guardò. Era arrivato anche in tempo dato che sembrava pronto a sloggiare, con il borsone che richiuse da sopra la sedia. Chissà da dove l'aveva presa la sua roba... Chi glie l'aveva portata? Insomma, era solo...
-Ace? Eh? Che vuoi, bastardo?-
-Niente di importante.- brontolò, puntando lo sguardo al letto vuoto e sfatto mentre richiuse la porta con la schiena e le mani dietro di essa; con il biondo ancora fuori e di cui già sentiva la mancanza. -Beh, solo una cosa in effetti: vuoi lasciarmi in pace?- esclamò, sì, come domanda, ma sembrando più, con quel tono deciso, al contempo un'affermazione, che fece solo ridere l'altro sotto il suo ringhio trattenuto.
-Non dire cavolate! Tu mi appartieni e non devi rompere le palle.- protestò a gran voce, talmente alta che temette che anche a Marco e alle stanze vicine fosse giunta quella frase, con sua amarezza, e si strinse nelle spalle nel sentire una nuova consapevolezza: di essere di quel mostro, e di non essere capace di tenergli testa mentre socchiuse le palpebre, quasi impaurito e se ne pentì, vergognandosene subito e rimproverandosi per questo mentre, però, non poté fare a meno di farfugliare il nome del suo ragazzo, come a chiamarlo, a chiedergli e pretendere una silenziosa e bisognosa richiesta di aiuto, ripetendolo con maggiore tono ma così biascicato che forse lo aveva solamente pensato... Era così timoroso che persino la sua voce non sembrava voler aiuto, sussurrata troppo piano perché arrivasse al suo amore.
-Ora vedi di stare zitto! Chiudi quella fogna e aiutami! Ce ne torniamo a casa, e poi mi dai i miei fottuti soldi! Ne ho persi troppi a farmi curare in questo posto di merda! Me ne servono altri e...- si fermò, ringhiando ancora di più, con la figura di Ace a capo chino che annuiva impercettibilmente, avanzando sottomesso come sua abitudine. E poi, Akainu, voltandosi verso la porta sbuffò dalle narici come un possente e grosso drago in procinto di incenerire dei poveri e innocenti civili.
-Non ti permetto di parlargli così!-
-...Marco?- sussurrò confuso, voltandosi di scatto e riconoscendolo nel vederlo al suo fianco, con ancora nella mano la maniglia della porta che chiuse alle sue spalle con una smorfia; e ad Ace gli sorse un dubbio, senza capire se fosse lì perché Akainu aveva urlato, o perché lui aveva sussurrato il suo nome... No, impossibile. Non poteva averlo udito...
-Mi hai sentito?- eppure se ne volle comunque accertare, quasi come un'idiota, ma era uno di quelli innamorati. E magari un sì sarebbe stato dolce da ricevere, un no, invece gli avrebbe fatto capire che si fosse solo illuso e che aveva fatto una domanda stupida di cui, Marco non avrebbe capito il significato. Però, se fosse stato vero, se fosse riuscito a udirlo, perché Ace era comunque vicino alla porta, gli avrebbe fatto battere ancora il cuore più di come stava già facendo con il suo arrivo.
-È stato difficile, ma sì. La prossima volta, alza la voce, okay?- sorrise pacato, chinandosi a baciargli teneramente la paffuta e liscia guancia di lentiggini, e accarezzandogliela anche, dolcemente con il dorso del pollice mentre si allontanò per mettersi davanti a lui.
-O-okay.- sorrise, senza accorgersi della smorfia indispettita di Akainu, quasi schifata da quella visione.
-Ehi, moccioso! Muoviti, prendi la mia roba e andiamo.- ordinò nuovamente, senza perdere tempo; avanzando a passi pesanti nei suoi pantaloni marroni e lunghi, ma Marco si impuntò con più insistenza, davanti ai suoi occhi, e con uno sguardo ferreo, bloccandogli il cammino appena vide il suo lui sussultare a quell'avvicinamento improvviso del nemico.
-Ti ho già detto, che non devi rivolgerti a lui in questo modo!- asserì, accigliando le sopracciglia e mantenendo uno sguardo fisso prima di intonare un: -Ace è qui per dirti una cosa. Resta muto e ascolta.-
-Marco...- mugugnò un attimo prima di prendere fiato e socchiudere gli occhi, avanzando l'istante dopo con la schiena dritta e affiancando il suo ragazzo, che riuscì stranamente a infondergli una strana ma densa fiducia e sicurezza dentro di sé. -Io sono libero. Non fai più parte della mia vita, mostro. E non cercarmi più, né me, né Luffy.- asserì, "Soprattutto Luffy", pensò ma, temeva che, nel dirlo, Marco se la sarebbe presa per come continuasse, ancora, a sottovalutare la sua, di vita. Affermandolo però, annuì al tempo stesso, andando, lentamente, a sfiorare la mano, con le dita; portata lungo il fianco, dell'altro che subito fu pronta a stringerlo con affetto.
-Che diamine...?-
-Ora possiamo andare?- gli chiese Marco, voltandosi e sorridendogli tranquillo, decidendo di ignorare quell'essere orribile, che però Ace continuò ad adocchiare con cautela, temendo, di certo, un'aggressione che, in sua presenza, non sarebbe mai avvenuta: non lo avrebbe permesso.
-Sì... Grazie.- si affrettò a voltarsi, con un senso di inadeguatezza e di rimpianto che ingoiò strizzando le palpebre, e proseguendo convinto solo per essere mano nella mano con Marco, a sorreggersi con quella presa.
-Idiota. Questa farsa potrebbe cosarti caro.- si limitò a bofonchiare, voltandosi e afferrando il suo borsone verde, Akainu, prima di sghignazzare.
Adesso si sentiva leggero, e anche un po' stanco, forse. Magari era anche felice. Beh, questo era ovvio dato la presenza di Marco, lì con lui. Al pensiero di come lo avesse raggiunto, lì, e di come si fosse apprestato a pararsi e a fare da barriera; oltre a sorridere e arrossire per quel ricordo, il suo cuore e il suo respiro aumentarono vigorosamente, e si aggrappò alla spalla del suo ragazzo con le braccia, adagiandosi poi con la guancia e strusciandocisi contro. Ma non era felice come avrebbe voluto, per come aveva affrontato Akainu, e per il solo fatto di averlo reso vero: non avrebbe dovuto farsi valere, non con lui...
-Ti vedo meglio, mi fa piacere.-
-Mhm.- miagolò lieve, il moro, ridacchiando e stringendo maggiormente il suo bicipite, deciso a godersi Marco fino in fondo, per quello che aveva fatto: se lo meritava. -Ti va un gelato?-
-Siamo quasi a Novembre...-
-E quindi? Non fare troppo il razionale.- bofonchiò, finto offeso da quel chiarimento.
-Gelato sia.-
-Grazie!- esclamò, canticchiando sulle vocali e ridacchiando, lasciandosi avvolgere dal suo lui subito dopo. E in quel momento non aveva paura di mostrarsi al mondo con lui, né di essere felice. Di solito odiava esserlo, lo trovava sbagliato, perché lui non doveva essere contento, no. Non lo meritava. Però, adesso... Era libero.
Lo sperava tanto. Voleva esserlo, con Marco, anche se non ne era degno, ma voleva esserlo con lui, con Luffy, Sabo: con la sua famiglia, sorrise, sospirando leggero.
-Ti amo.- gli baciò le labbra, il biondo, sereno di quella allegria riconquistata, e si affrettò a chinarsi su una spalla e sollevarlo dalle gambe mentre gli resse, con l'altro braccio, la schiena.
-Oh!- scattò sorpreso, aggrappandosi al colletto della sua camicia blu e scrutandolo con amore negli occhi nel calmarsi e appagarsi subito dopo a quel gesto sereno. -Anche io, Marco!- ridacchiò mentre lo vide salire sul marciapiede, allontanandolo sempre più da quel posto cupo e mogio, qual era l'ospedale.
-E sai, sono certo che anche a mia madre Rouge saresti piaciuto.- volle sussurrargli, sistemandosi meglio nell'avvolgere le braccia attorno alle sue spalle, e accarezzando la sua guancia liscia con il proprio naso. -Siamo una famiglia?-
-E così, sono accettato da tua madre? Sai, ora sono davvero onorato, e così felice da poter dire che amo questo giorno, questo momento. E, certo che siamo una famiglia! Sì, lo siamo, Ace.-
-Ti piacciono i miei fratelli? So che a Luffy piaci, però sa essere molto casinista, e urla, e a volte combina guai... Però è bravo. Non so se anche Sabo ti va a genio...- borbottò, guardando il cielo sorridente. Anche lui amava quel giorno, il giorno della sua libertà.
-Non ho ancora avuto il piacere di conoscere Sabo, ma sì, mi piace Luffy.- esclamò sincero e pacato. -Anche i tuoi amici.- disse poi, precedendolo all'ennesima domanda, che era certo trattasse della risposta appena data.
-Te lo devo far conoscere, a Sabo.- mormorò deciso, anche se flebile, annuendo e sorridendogli dolcemente, strofinandosi sulla sua punta del mento con il naso, con amore e sentendo come pizzicasse la poca barbetta che teneva sul bordo di esso su di sé.
-Se ci tieni tanto, va benissimo. E poi, sono curioso, quindi accetto volentieri questa proposta.- sorrise, assaporando il suo odore tra le ciocche così vicino alle sue narici, pensieroso riguardo a questo misterioso fratello di cui sapeva solo la voce ma che gli aveva già trasmesso buone impressioni. -Ora andiamo a prendere un gelato, e anche una torta. Ti va?-
-È questo l'amore? Essere così allegri, con il cuore palpitante... Sentirsi bene e basta senza un motivo... Io... È così bello... soprattutto se ci sei tu...- bisbigliò, adagiando l'orecchio contro il petto e fremendo con le labbra, tranquillo nonostante avesse pensato quelle parole a voce alta senza accorgersene, con Marco che ghignò interiormente per aver udito, sereno e tenendolo stretto a sé mentre, a quel contatto più forte, forse, il moro si riprese.
-Oh, sì! Una torta! A Luffy piacerà... Oh! Se Sabo arriva dobbiamo fare una festa!- esclamò subito, e tirandosi più su in quell'abbraccio nel continuare: -Dovrei preparare un banchetto, e poi magari stiamo al Baratie. Certo, forse dovrei parlare con Sabo e chiedergli scusa... E magari ci organizziamo con Luffy, così andiamo alle giostre, o roba simile! Sì... Sarebbe bello divertirsi, ecco.-
-Vuoi che ti aiuto, quindi?- sghignazzò, capendo che non l'avesse detto volendolo, ma più per la frenesia del momento, guardandolo negli occhi che strabuzzarono confusi sotto un intenso sbrilluccichio.
-Ahm... No! Non devi disturbarti, soprattutto se non vuoi! Io... Io non so perché ho parlato al plurale!- scattò subito, arrossendo per come lo guardasse, con un non so che di ammiccata accattivante; e ignorando che i passanti accanto fossero balzati impauriti da quelle sue urla, intonate così all'improvviso; con Marco che proseguiva sul marciapiede, tranquillo. Davvero, non lo capiva; si era accorto di quel particolare solo quando gli era stato rinfacciato, Ace, ma non voleva davvero costringere Marco in cose che non voleva fare.
-È stato molto bello da parte tua mettermi in mezzo. Significa che, oltre a stare insieme, vogliamo fare le cose insieme, programmandoci ogni minuto come se l'altro debba farne parte perché è un pezzo essenziale dell'altro, di cui non vuole fare a meno.- espose serio, scrutando il volto confuso del più giovane che non sembrava aver seguito il discorso.
-Ma come ti vengono questi pensieri complicati? Bastava dire che facciamo le cose insieme perché stiamo insieme e vale tanto.- sorrise, strofinandosi cautamente contro il suo imponente pomo d'Adamo. -Soprattutto per il mio cuore.-
-Allora, parleremo con Luffy e organizzeremo una festa.-
-Ora il gelato.- sentenziò, mordicchiandogli un paio di volte un lembo della guancia senza affondare troppo con i denti, guardandolo poi negli occhi con voglia, e lasciando che le labbra si adagiassero contro quello strato liscio e chiaro, senza però evitare di imbarazzarsi. -Ho fame.- giustificò staccandosi, e ridacchiando mentre scalciò piano con i polpacci penzolanti e tenuti dal suo lui, che fece una smorfia maliziosa.
-Mi fai venire fame di altro, sinceramente, con quello sguardo.-
-Ahm... Prima però il gelato.- volle sussurrare, sforzando un sorriso per quelle parole, e dando poi una pacca su un pettorale del biondo che lo mise giù dolcemente. -E la torta per Luffy.- si ricordò anche, voltandosi e incontrando una vetrata di dolciumi squisiti.
-Wow... Che posto bello.- sorrise, avanzando ed entrando, tenendo per mano Marco e trascinandoselo bruscamente, arrivando poi al frigo con i diversi gusti, fatti a mano.
-Marco... Io prendo anche un frullato.- decise, allungando la mano libera all'interno della propria tasca posteriore e prelevando il portafoglio. Lo trovò per miracolo e si rilassò con un sospiro: di solito se lo dimenticava sempre.
-Puoi prendere quello che vuoi. Pensavo di pagare io, ma se vuoi fare tu per te, okay.-
-No, no. Per una volta offro io a te.- sorrise, spostando la mano legata a quella di Marco, sollevandola e avvicinandosi di più a lui, circondandolo, con il proprio, il gomito dell'altro, tirandoselo al petto con allegria mentre la gente lo scrutava, fin troppo attentamente, e iniziando già a parlare tra loro.
-Ti ringrazio.- parlò, il biondo, pacato e tranquillo, apprezzando davvero il gesto con allegria, e con Ace che lo portò più vicino alla vetrata e alle varie scelte.
-Voglio un gelato con cioccolata, nocciola, stracciatela e tiramisù.- ridacchiò, indicando ogni gusto, e affermando di volere il frullato con il penultimo gusto accennato, davvero allegro, soprattutto dopo aver visto di avere abbastanza soldi dentro il borsello. E doveva ringraziare il suo lavoro se aveva ancora dei risparmi, in effetti.
-Un gelato al limone e fior di latte.- ordinò gentile, invece, Marco, dato che non sembrava esserci l'ananas, e poi, scostandosi poi lentamente verso la signora dietro il bancone, che iniziava a prendere un cono; andò a esaminare i vari tavoli, la maggior parte occupata, e che fissavano tutti Ace, discutendo vivamente su di lui, approfittando che fosse indaffarato ad ammirare con gusto il vetro e tutte quelle prelibatezze, e con una mano che fece svolazzare indietro a cercare quella del biondo.
-Ehi, Marco.- si voltò nel non riuscire a trovarlo, e poi tornò alla ragazza che gli servì i due cornetti, e la ringraziò vivamente, avvicinandosi poi al biondo e sorridendogli nel dargli il proprio. -Tienimi un attimo il mio, che prendo il frullato. Ce lo dividiamo, se lo vuoi.- arrossì nel dirlo, sorridente davanti alla figura di Marco che sorresse quei biscotti a cono, uno più pieno dell'altro e prendendo posto su un divanetto accanto alla vetrata che puntava all'esterno, con il tavolino dotato di fazzoletti in una scatoletta rossa; e sospirò, perché li sentiva, continuavano a parlottare su Ace, e non sapeva se il suo ragazzo gli ignorasse per lui, o non li sentisse; era certo, comunque, che l'aria che li circondasse era piena di odio e ponderosa di perfidie.
-Eccomi.- tornò, brandendo un bicchiere lungo, ornato da delle striature, e con il bordo ondeggiante, ma coperto da un'enorme strato di schiuma, di panna, con all'interno del liquido due cannucce, una rossa e una blu.
-Ho già pagato.- volle informarlo, affiancandolo e guardando i propri gusti gocciolare tristemente, quindi si affrettò a posare il frullato e prendere il cono iniziando a leccare il gelato con sapore. -Delizioso.- sussurrò, grato di quel cibo mentre indicò il colore azzurro scuro, uguale alla sera, che caratterizzava il tubicino di plastica. -Questo è della fenice.- sorrise innocente, facendolo sbuffare divertito mentre mozzicò il biscotto.
-E tu sei rosso come le fiamme.- completò l'altro, con una risata fiera e docile.
-Sì.- annuì fiero, dedicandosi completamente a quel dolce con fierezza, e dondolandosi con le spalle. -Puoi berlo se vuoi.-
-Grazie.- sorrise, per poi voltarsi, vedendo ancora le persone discutere, ma appena si accorgevano di essere osservate da lui, tornavano mute. Il che era già qualcosa, ma era certo che, dopo un po' avrebbero smesso... Almeno sperava.
-Ti danno fastidio? Se vuoi possiamo andare.-
-Ace... Non è importante il mio parere su questo, ma il tuo, Ace. Sono preoccupato solo se arreca danno a te, questo...- si bloccò nel vederlo rabbuiarsi, e avvicinò una mano sulla sua spalla, per quanto fosse dalla parte opposta alla sua; ignorando che la mano che reggeva il cono si stesse sporcando di limone e fior di latte insieme, variando nei colori.
-Marco, ma la finisci di parlare come un intellettuale? Diventi complicato e... Ti stai sporcando.- ridacchiò, indicando l'arto macchiato, prima di sospirare a quello sguardo ancora serio e scrollare il capo. -A me non danno fastidio: ci sono abituato... Forse proverei rabbia, però non ci sto dando molto peso: voglio godermi la giornata con te. Ma non vorrei che ferissero te.-
-Capisco... Va bene.-
-Peccato per il tuo gelato. Vuoi un po' del mio? I gusti sono differenti, e io l'ho quasi finito, però...- sussurrò, prendendogli il polso dell'arto sporco, che ancora stringeva il cono. -Non si è sciolto tutto.- ridacchiò, guardando il ragazzo che ricambiò il sorriso, accettando il gesto e annuendo a quella proposta, comprendendo volesse solo divertirsi con lui.
-Okay.- concordò Marco, ringraziandolo mentre gli posizionò il gelato accanto alla bocca, un po' impacciato ma gentile.
-Posso assaggiare il tuo?- chiese Ace a quel punto, curioso, anche se, ciò che restava del limone era finito al centro del biscotto, all'interno.
-Sì, tranquillo.- ridacchiò, alleggerito nel sapere che, quelle parole bisbigliate attorno a loro, erano diventate solo aria nel vento; e sospirando prima di farsi sorpreso. -Ace?-
-Cosa?- si fermò, alzando gli occhi di scatto e con le labbra a imboccare l'indice e il medio del biondo, coperti e appiccicosi dal gusto di fior di latte; leccandoli lentamente e assaporandone il sapore per curiosità. E senza togliersele dal palato, con uno sguardo interrogativo e le pupille ingrandite e tenere, continuò a parlare con tono attenuato e ingenuo. -Ho sbagliato?-
-Eh... Non me lo aspettavo.- giustificò colpito, scrollando il capo prima di chinarsi, deviando il cono dell'altro per adagiare la propria bocca contro la sua guancia, teneramente. -Ma non è un problema.- affermò nel distaccarsi, e con quello stesso lembo di carne del moro che iniziò a strusciarsi contro di lui, contro la sua mandibola come un gattino felice. In fondo, se agli altri dava fastidio, potevano benissimo non guardare, sorrise tra sé e sé, Marco.
-Non hai ancora assaggiato il mio. Non ti piace?- chiese piano, poi, mormorando allegro mentre finì di pulire la mano del biondo, un po' rosso sulle gote per il suo stesso gesto, capendo che, forse era stato un po' forzato. -Il tuo al limone e latte è buono.- si complimentò subito però, passandosi la lingua sulle labbra nel sentirle appiccicose, e poi mangiucchiò un altro po' di biscotto con fierezza.
-Giusto. Perdona la mia dimenticanza.- sorrise, approcciandosi verso il gusto alla stracciatella, l'unico rimasto "vivo" e prendendolo a morsi una volta sola, approvando il sapore che sentì, fresco, scivolargli in gola.
-Il tuo linguaggio è troppo raffinato.- sembrò lamentarsi, prima di affermare tranquillamente: -È carino, però esponi spiegazioni complicate. Puoi usarlo, cioè, non è complicato... Insomma, solo che a volte mi perdo con tutti quei... paroloni.- finì in un sussurro, rendendosi conto di star ammettendo di essere un'idiota, e cambiando sguardo, fissando un punto oltre la strada da quella finestra enorme e chiara che portava, con una scritta in bianco, il nome allegro della pasticceria.
-Beh, posso dirti che, a volte, non sei l'unico a non capirmi. Discuto così tanto in un modo diligente tutto mio, che è abbastanza probabile che molti decidano di non ascoltarmi più, sia perché si perdono, o non vogliono, sia perché si annoiano. Tu, invece, mi ascolti anche quando diventa complicato, o noioso come ora.-
-Ahm... Non sei noioso. Quello no, mai.- sorrise tra sé e sé, chinando gli occhi. -Nemmeno complicato. È solo che, il problema c'è quando inizi a fare parole di cui non conosco il significato, non ancora, almeno.- volle specificare.
-Grazie.-
-Tanto posso superarti con il linguaggio sofisticato.- volle vantarsi, finendo in un morso il suo gelato tutto fiero, e prendendo poi un fazzoletto ruvido, pulendocisi delicato le mani. -Andiamo? Compro una torta prima. Scegli tu il gusto, tanto a Luffy piacerà comunque.- annuì, alzandosi e dirigendosi verso il bancone dopo aver dato un'enorme sorsata al frullato, lasciandone metà al biondo e recuperando in fretta una boccata d'aria prima di correre verso quel frigo fresco che dava una maestosa visione ai dolci all'interno, tra cui una torta matrimoniale niente male. Ed Ace ridacchiò al pensiero che, se Luffy fosse stato lì, avrebbe scelto quella senza problemi, ma poi si fermò, voltandosi un attimo verso il biondo che stava terminando il frullato, guardandolo di sottecchi, e poi tornando curioso a quel grande dolce, chiedendosi se mai avrebbero avuto una storia così intensa da portarli a quello... Un matrimonio. Arrossì al pensiero mentre la ragazza lo guardava da oltre il bancone, aspettando il possibile ordine del richiedente, che continuava a sua volta ad attendere, finché una mano non si adagiò con dolcezza al centro della sua spina dorsale.
-Ehi.- sorrise il moro nel voltarsi, riprendendosi anche se il cuore batté forte da echeggiare nelle sue orecchie, e ancora di più nell'essere toccato da lui, quasi da farlo esplodere.
-Cosa ne dici di prendere quella al gusto fragola e cioccolato?- optò, continuando a sfregargli la schiena con affetto.
-Ohm, sì.- concordò, per poi indicare quella con uno strato, e con la simpatica donzella che si affrettò a servirli educatamente. -Tu ne vuoi?-
-No, tranquillo.-
-Okay. Peggio per te.- sorrise, per poi tenere la confezione rosa che gli venne data, prima di voltarsi sorpreso, guardando Marco consegnare i soldi al posto suo e prelevare lo scontrino. -Eh? Ma... Ero io che dovevo pagare.- brontolò offeso, con il biondo che scuoté il capo divertito.
-Peggio per te: dovevi essere più veloce.-
-Nhn... Cattivo.- finse di restarci male, seguendolo e restandogli a fianco mentre, l'aria densa e pesante che schiacciava la clientela si alleggerì d'un tratto, con un sospiro, appena varcarono la soglia.
Beh, alla fine era stata una bella mattinata. Anzi, migliore e più tranquilla di tutte le preoccupazioni che si era preso inutilmente per Akainu. Non voleva proprio pensarci più, si disse convinto.
-Ehi, Luffy!- varcò la soglia del terrazzo, alzando una mano al cielo per farsi notare in tutto quel trambusto nel locale, e con Marco dietro che lo seguiva con le mani in tasca. -Ti ho portato una torta.- esclamò, ma non finì di pronunciare le ultime due sillabe che se lo ritrovò davanti come un fulmine, che già allungava le mani, e infatti afferrò la confezione prima di sparire, così il maggiore distorse il naso, fremendo con le spalle prima di inseguirlo.
-Ehi, ne voglio anch'io!- volle chiarire, braccandolo per un braccio e trascinandoselo vicino al petto tra le risate generali, con Marco che ghignò tra sé e sé, avvicinandosi al bancone del bar lentamente.
-Uhm... Okay.- rispose allora, come se, alla fine, non fosse un problema per lui.
-Davvero?- fece stralunato, Usop, a bocca e occhi spalancati, e le braccia distese lungo il busto, davvero incredulo mentre era in piedi accanto a Sanji e Franky; il primo che serviva le donzelle, e l'altro che beveva litri di cola senza fine.
-Perfetto.- esordì fiero, Ace, afferrando e aprendo la confezione con gioia. -Mi basta solo una fetta, il resto è tuo.- chiarì, lasciandolo estremamente estasiato da quella notizia, e permettendogli di urlare un grande "Sì!" che rischiò di fracassargli un timpano, data la vicinanza della sua bocca con il suo orecchio.
Poi, tutto soddisfatto, lo vide afferrare la torta con ambedue le mani e posizionarla davanti alla bocca per poi iniziarla a mozzicare senza pietà e con tanta fretta, ingoiandola tutta d'un fiato, con Nami che scuoté il capo sconsolata mentre Ace teneva ancora una, grande e succosa fetta tra le dita, ma anch'essa svanì nel nulla l'istante dopo. E così, il lentigginoso si incamminò piano verso la sua postazione.
-Grazie, Thatch, e scusa il disturbo.-
-Figurati!- esclamò, strizzando un occhio per poi sedersi sullo sgabello e guardare Marco, oltre il bancone e seduto sul medesimo oggetto. -Vi siete divertiti nella vostra passeggiata d'amore?- ghignò, facendo trasalire e arrossire Ace nel momento in cui si stava lavando le mani dal lavello in fondo alla collocazione, vicino al terrazzo che stava ammirando, dove ancora, fuori, Robin leggeva in tranquillità anche se con Franky vicino che sembrava cantare, con Chopper a tutta voce.
-N... Non era un-una passeggiata d'amo...! Perché non la finisci e basta?- domandò, non volendo continuare la frase dato che, si rese conto nel momento di pronunciarla, che, lo era stata alla fine. Thatch aveva ragione. Un po' come la maggior parte delle volte..., pensò con un broncio.
-Okay, scusa.- scherzò, alzando le mani e dando un'occhiata all'amico che continuava a fissare, sempre con il solito cipiglio serio e pacato, il suo ragazzo. -Ditemi, va tutto bene fra di voi?- osò tornare allo stesso discorso, con Ace che si strinse nelle spalle, sentendosi solo più avvampare a quelle domande, e si dannava che Marco non rispondesse al posto suo. Però, a pensarci bene, forse lo comprendeva: lui lo aveva allontanato tante volte che forse, ora, preferiva il suo responso dato che non era sicuro che lui lo fosse. Beh, sì, stavano insieme, però... Si era dimostrato tante volte capace di accettarlo... Ah! Basta. Non lo sapeva nemmeno lui cosa stava pensando, brontolò, sentendoli troppo confusi, i suoi pensieri, e chiudendo la manopola, mostrando una smorfia che gli altri due non potevano vedere. Marco aveva solo la correttezza di non parlare perché temeva di dire qualcosa che, forse, o di certo, lui non avrebbe accettato; rielaborò meglio, sbuffando perché non sapeva davvero come rispondere: si erano fidanzati soltanto da ieri sera, e lui invece, nel vedere una torta, si era già immaginato il matrimonio!, asserì sconcertato.
-Ace?- lo chiamò, questa volta un po' preoccupato, Thatch.
Il moro inclinò il capo da un lato come abbattuto, perché non sapeva che fare, o che rispondere. Non ancora almeno. Doveva fare davvero quella domanda? Okay, che Marco ignorava i commenti della gente. Okay, che era un bravo fidanzato, e aveva accettato ogni suo difetto, dal fatto della droga ad Akainu. Okay, che gli diceva di essere forte nelle sue debolezze e lo aiutava in ogni modo possibile... Okay, Marco voleva solo la sua felicità.
-Beh, ecco... Non lo so se vanno bene le cose tra di noi...- borbottò, ascoltando e ringraziando il casino che facevano gli altri ragazzi, compreso suo fratello, e che stranamente lo lasciava con un senso di protezione, come se quei rumori fossero uno scudo dai suoi problemi e riflessioni. -So solo che lo amo, ma non so se basta per dire che va tutto bene... Cioè, stiamo insieme solo da ieri, poi...-
-Ed è questo che volevo sentire!- affermò allegro, adagiando una mano attorno alla spalla del più giovane dopo averlo raggiunto, e scrollandolo un po' mentre lo sorresse per il petto con l'altro arto. -Che tu lo ami. Se sai questo, significa che tutto il resto sarà una bazzecola! Ciò che conta è quello che senti nel tuo cuore: è quello che fa superare tutte le intemperie. Come hai fatto fino ad ora per amore del tuo fratellino.-
-Oh...- mugugnò, non credendo fosse così saggio; ancora rosso e accaldato in volto, ma molto più leggero dentro nel sentire quell'incoraggiamento. E poi, aveva ragione: aveva superato tanto per Luffy, con Marco sarebbe stato facilissimo, anche perché, non era sicuro che il biondo avrebbe sottostato alla sua volontà di fare tutto da solo. -Hai ragione. Grazie, Thatch.- ridacchiò.
-Come sempre.- si vantò lui, mettendosi in una posa fiera ed eroica, guardando il sole fuori, trionfante mentre dava il tempo a Marco di raggiungerli, e poi si scansò, dando così il giusto spazio all'amico di avvolgere da dietro la vita dell'altro.
-Ti amo anch'io, Ace.-
-Oh.- trasalì con il fiato, con il rossore che aumentò ancora di più se possibile mentre sigillò le labbra per l'imbarazzo del gesto che gli stava facendo martellare il cuore ad una velocità considerevole da farlo preoccupare. Sentirlo così vicino lo fece accaldare e sentire davvero avvolto come in una soffice coperta, e sorrise, trattenendo poco il fiato, ma di più quando lo intravide a chinarsi per baciargli la spalla dolcemente, e sospirò al contatto, con Thatch che sembrò scomparso chissà da quando, di sicuro perché preferì togliere il disturbo.
-N... non sei offeso che non ho risposto sì?- mormorò lieve, assaporando per bene quel momento, senza preoccuparsi se gli altri lo stessero guardando o meno, e toccandogli una mano con la propria, da sopra il suo addome; tenendola e intrecciandone le dita.
-Dobbiamo ancora elaborare la nostra situazione.- spiegò. -All'inizio, dato che non rispondevi, ho pensato ci fosse qualcosa di sbagliato in noi, ma se ci amiamo, non vedo perché non dovremmo dire che vada tutto bene. La scelta è anche tua, ovviamente. Ma forse, è meglio parlare di questa domanda quando tutti i nostri problemi finiranno.-
-Sono i miei problemi... Sono casini miei, tu non c'entri niente: sei troppo una brava persona.- volle sottolineare, non tollerando che si addossasse le sue colpe. -Possiamo risolverle insieme, ma non mi piace che tu debba prenderti questi problemi come tuoi.-
-Ace... Tu, per me, devi solo essere felice. Se non lo sei, non lo sono io. Quindi, se hai problemi, gli ho anche io. Davvero. Ti amo troppo per lasciarti in balia del tuo dolore, e lo condivideremo insieme se c'è ne sarà bisogno. Ma ora tranquillo, ci sono io, ci siamo noi... Con il babbo ci stiamo adoperando per vedere come trovare quei tre, quindi sei al sicuro. Ormai il posto che "dominavano" nei bassi fondi è sotto la supervisione di papà, che ne ha preso la proprietà. Ma li troveremo, così sarai più tranquillo. E se vuoi, anche Akainu può essere denunciato facilmente.-
-È pensare, che tutto questo è cominciato in un bagno mentre vomitavo...- ridacchiò, sorridendo malinconico al pensiero di quella sera, e da come tutto fosse cambiato da allora mentre si adagiò contro il suo volto con la fronte.
-Beh, un inizio un po' particolare.- rise, baciandogli ancora il collo. -Ora mi pento di averti lasciato andare a casa, quella sera, come anche tutte le altre volte, ma siamo comunque riusciti a far nascere qualcosa di grande: ora siamo più felici, e molto uniti.-
-Beh, se vogliamo dirla tutto, ci siamo incontrati mentre cercavo il buffet, e per sbaglio ti ho fatto cadere. Peccato che sono finito sopra Teach e non sopra... ehm...- si bloccò, forzando un sorriso prima di staccarsi piano dalla sua guancia con il naso, imbarazzato per quello che gli era sfuggito, ma Marco non sembrava infastidito, anzi, lo strinse di più, posizionando la sua bocca contro la sua, e tenendo gli occhi chiusi, rilassandosi in quel bacio lungo e puro prima di staccarsi e scrutare i suoi occhi castani con dolcezza.
-In effetti. Però, dato che sei caduto su Teach, hai potuto usufruire della sua pancia come airbag.- commentò, ghignando nel vederlo stupirsi e ridere sincero.
-Questa sì che è bella.- si complimentò. -E chi lo sapeva che sapevi fare battute!- ironizzò, adagiando la fronte contro il suo petto per un attimo. -Questa la devo dire a Thatch, assolutamente.- affermò convinto, strusciandosi contro di lui un altro po' prima di guardarlo in volto, con le gote un po' meno rosse rispetto a prima.
-Ci tieni tanto a me, Marco.- sorrise, ridacchiando ancora, facendo combaciare di nuovo il proprio naso con la sua guancia soffice. -È così bello essere amati da te.- ammise, pieno di calore dentro il suo cuore.
-Lo stesso vale per me, con te.-
-Avanti, piccioncini. Ora non potete dirmi che non siete romantici.- tornò contento, alle loro spalle, il castano, facendo trasalire Ace ancora che poi gonfiò una guancia con un broncio, mentre Marco osservò l'amico posare un bicchiere, con calma.
-Non spiare.- volle mettere in chiaro, offeso dell'intromissione, Ace.
-Scusate, tolgo subito il disturbo. Prendo solo le noccioline.- giustificò, alzando le spalle e chinandosi sulle ginocchia per aprire lo sportello in cui erano riposte.
-Oh! Anch'io voglio le noccioline!- esordì subito il minore, correndo e deviando Usop che cantava a squarciagola le sue imprese, e saltando poi la balconata, atterrò dietro al terzetto, fremendo sul posto con ingordigia.
-Okay, Luffy.- concordò, prendendo la busta intera e cacciandola fuori.
-Avrei fame anche io...- mormorò il lentigginoso, scostandosi da Marco ma tenendogli la mano, lasciandoselo alle spalle e mettendosi in mezzo ai due.
-Certo, c'è n'è per tutti.- chiarì divertito, il castano, portando il contenuto di quel sacco in delle ciotoline.
-Sai, prima Marco ha fatto una battuta.- informò Ace, annuendo e prendendo uno di quei piattini prima che suo fratello li prendesse tutti.
-Cosa? Veramente? Questa la devo sentire!- precisò, con Luffy che scappò via con il bottino e Thatch che prese il cibo dalla ciotola del moro, unica rimasta.
-Ha detto che la pancia di Teach è come un airbag.- esclamò, con il biondo che sospirò come a dirgli che non era necessario dirlo, e con Thatch che fece un sorriso tirato prima di sbuffare una grossa risata di colpo, tenendosi lo stomaco con una mano e sputacchiando delle briciole a terra.
-No, vabbeh!- si complimentò, dando poi una serie di pacche al biondo amico che alzò un sopracciglio, restando serio prima di sospirare e fare un ghigno.
-Sì, okay, ora calmati. Non è così divertente.-
-Sì, ma puoi migliorare.- parlò allora, il moro, con tranquillità e sedendosi poi sullo sgabello, continuando a mangiare mentre sbadigliò.
-Non ci tengo, grazie.-
-Peccato.- mormorò triste, il castano, prendendo il suo pettine e portandosi a lisciarsi la chioma con cura ed enfasi. -Ehi, Ace... Ah...- si bloccò, prolungando di molto l'ultima vocale e restando un attimo perplesso. -Sì è addormentato.-
-Sì.- sorrise il biondo, osservando come stesse con la testa reclinata contro il muro dietro, e la ciotola lasciata sulle cosce, tenuta tra le mani con poca forza, e il volto così pacifico. -Ergo, pulisci tu per terra.- tornò a fissare l'amico, indicando il pavimento coperto dai frammenti di noccioline precedentemente caduti e sputacchiati.
Socchiuse un occhio, voltandosi su un lato e sbadigliando, per poi strizzare gli occhi nel ritrovarsi nella stanza di Marco, come dimostrava il blu e la gabbietta bianca sulla finestra, con il pennuto che cinguettò, sbattendo un paio di volte le forti ali azzurre, come ad avvisare il suo padrone, e sbuffò lieve, ascoltando la propria guancia contro quel cuscino gonfio e comodo, strusciandocisi un attimo e ascoltandone la freschezza che aveva lasciato il proprietario con un sospiro leggero.
-Ben svegliato, Ace! Noi stiamo studiando, vuoi unirti?- si voltò Thatch, con Marco che sorrideva gentile alla figura nel suo letto; entrambi vicini alla scrivania, e con il biondo con, tra le dita, una matita, sopra al quaderno.
-Mhm... Non stavo mangiando?- farfugliò, mettendosi seduto con il frusciare delle lenzuola e passandosi una mano sull'occhio a stropicciarla, sentendosi lievemente intorpidito.
-Le noccioline sono sul comodino.-
-Ah?- fece sorpreso, alzando lo sguardo verso il suo ragazzo con tono incredulo. Di solito, se mangiava e poi cadeva vittima della narcolessia, al risveglio, Luffy aveva già divorato tutto. -Davvero?- chiese, voltandosi e trovando realmente ciò che gli era stato detto, su quel mobile, e strabuzzò con gli occhi un attimo, nuovamente prima di afferrare quel piatto e scoprirlo dallo strato di plastica sottile che lo ricopriva con premura. E sorrise. Si rese conto anche, con estrema gioia, che avesse del tempo libero! E che aveva anche tempo per riposare, per mangiare, per stare bene... Per vivere! Wow, non poteva crederci; sospirò tra sé e sé, allegro, ancora seduto sul materasso e con i piedi nudi contro il tappeto celeste.
-Comunque, Thatch è qui più per compagnia. Non sa niente di Fisica 2.- esclamò Haruta, sorseggiando una bevanda calda, in quel gruppo, con accanto Izou. Però Ace fu sereno nel notare solo loro: Teach non c'era.
-È complicata?- domandò, alzandosi e avvicinandosi a loro a piedi scalzi, sbadigliando ancora e mangiando quelle noccioline davvero gustose, prima di allungare il piatto verso di loro. -Volete un po'?- mormorò.
-No, grazie. Non è difficile, ma è noiosa.- spiegò Izou, a braccia conserte.
-Oh, okay. Luffy dov'è?- si voltò poi verso la porta, con Thatch che prese una manciata di quelle arachidi, allungando una mano con un ghigno e ringraziando.
-È in sala, con i suoi amici e i nostri fratelli, più papà.- rispose il castano dall'altezza minuta.
-Ah? Ma quanto ho dormito...?- si chiese, seccato: doveva lavorare, o no? Lucci lo avrebbe disintegrato se ne avesse avuto il potere... Era tutta colpa del letto: era troppo comodo, e poi aveva il sapore del suo ragazzo, troppo avvolgente e dolce; si disse, ignorando che si fosse appisolato al bar e non lì.
-Un'ora.- spiegò Marco, esaminando il suo volto e sentendosi contento: sapeva tranquillo, Ace; ne era felice.
-Va bene.- sorrise, chinandosi poco dopo, spontaneo, con il busto fino a lasciare un tenero e casto bacio sulla guancia del suo ragazzo, rialzandosi subito dopo con un po' di rossore sulle gote, e di più al fischio di approvazione del cuoco che si beccò un calcio che lo fece finire a terra insieme alla sedia. -Vado da Luffy, a dopo.- mugugnò, squadrando male l'amico sul pavimento e che ridacchiava; prima di salutare tutti con la mano e correre via. Tanto, ormai la giornata di "lavoro" era andata: ora che era più tranquillo in tutto, poteva anche smetterla di esserne così dedito, no? O, al massimo, dire a Marco di non portarlo sempre in camera quando cadeva vittima della narcolessia...
-Fratellone!- gli corse incontro, sventolando energico un braccio al cielo, fino ad arrivargli davanti. -Sabo sta arrivando.- sorrise maggiormente.
Ace si fermò, corrucciando verso il basso le basi delle sopracciglia, perplesso. Di già? Beh... Era una buona notizia, no? Sarebbe stato fantastico rivedere, finalmente, suo fratello! Sperava solo... che andasse tutto bene... Non voleva litigare... Voleva solo dirgli... quanto gli volesse bene.
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