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Appiglio.

Lavorare serviva allora. Gli evitava di pensare... Certo, sarebbe stato più facile se non ci fosse anche Sabo al bar, proprio lì, davanti a lui, e con Nami e Robin al fianco di quest'ultimo come se fossero le sue guardie del corpo, e con la prima che sembrava davvero arrabbiata e pronta a rimproverarlo a gran voce senza rimpianti negli occhi accigliati; nemmeno un possibile arrivo di Lucci lì nel locale stesso l'avrebbe frenata dai suoi intenti. E ovviamente, si erano portati dietro Marco: l'appoggio supremo!; sorvolò l'ultimo dettaglio, e come lo aveva paragonato, alzando e roteando gli occhi al cielo prima di voltarsi e finire di asciugare un bicchiere con uno straccio. Ah, fece una smorfia; ieri sera sperava di andare a dormire con Marco, magari dopo una doccia calda, invece quell'impiastro aveva deciso di parlare di Akainu, così si era alzato e se ne era andato nella stanza di Luffy, almeno lì nessuno gli avrebbe detto niente; c'era rimasto dopo essersi lavato, peccato che il suo fratellino era tornato dalla festa insieme a Sabo; così aveva optato per l'unica scelta volutamente possibile: aveva dormito con Thatch... Per quanto simpatico, amichevole, e divertente potesse essere, era stato comunque insopportabile. E per tutta la notte! Non la smetteva di chiedere cosa fosse successo, ma il fatto che fosse ubriaco e che successivamente svenne sul letto, lo aveva salvato...

-Ace!- tuonò la ragazza, sbattendo ponderosamente una mano contro il bancone, che fece sventolare in aria la sua chioma arancio intenso, portandosi poi gli arti sui fianchi, posa che Ace riconobbe come una da assoluto paternale verso i suoi confronti, oltre che stizzita; in fondo, poteva essere che tutti avessero notato lo strano atteggiamento di Luffy, perché lo aveva visto tornare dai suoi amici con una faccia così dispersa, e quindi troppo evidente per non aver destato sospetti, soprattutto per una come Nami, che di certo, sarà andata da Sabo a chiedere, a informarsi.

-Sto lavorando...-

-Non mi interessa! Ora mi spieghi cos'è questa storia? Perché non vuoi denunciare Akainu?- protestò sentitamente, lanciando poi uno sguardo minatorio ad alcuni studenti che, annuendo, si alzarono dai tavoli per recarsi fuori, salutando in modo caloroso e frettoloso gli amici accanto alla donna.

-Grazie Nami, sai perfettamente come rovinarmi gli affari. Dovresti venire qui quando ho sonno, sarebbe ottimo.- ironizzò, ridacchiando e aprendo poi il tiretto, posando il bicchiere di birra, in vetro, lungo e aggraziato, insieme agli altri. Nami e Robin non erano rimaste sorprese quando, dopo il suo fidanzamento, aveva rivelato l'esistenza di Akainu; ormai, degli amici di Luffy, lo sapevano tutti, ma solo loro due non erano rimaste sorprese... Il che gli aveva fatto capire che ci aveva visto giusto quando pensava che sapessero, in segreto, o che, comunque, avessero dei dubi a riguardo.

-Smettila! E fai il serio!- esclamò, prima di calmarsi di scatto, respirando piano e assumendo un'aria preoccupata, chiedendo poi qualcosa che fece voltare il lentigginoso, tra lo sbigottito e il preoccupato, tanto da fargli aggrottare, serio, le sopracciglia: -Ti ha ricattato per caso?- a quella domanda si erano tutti messi in allerta, avvicinandosi di più al bancone, e persino Robin, perennemente calma, sussultò, contraendo la fronte leggermente, in ansia.

-No. Siete fuori strada. E vedete di lasciarmi in pace: ho da fare. Sì, anche se non c'è nessuno.- borbottò indispettito, troppo sincero da lasciar ricredere l'interdetta Nami del suo intuito ma non al punto da farla desistere, e infatti sembrò pronta a tornare alla carica, più di prima, se non fosse che venne preceduta.

-Ace...-

-Che cosa vuoi?- sbottò nervoso, capendo che fosse Marco, e che fosse proprio dietro di lui, così ringhiò, mostrando i denti e stringendosi nelle spalle.

-Anch'io sono d'accordo con Sabo... Con o senza di te, denunceremo Akainu. Sai, sembra che persino Luffy sappia più di noi su questa faccenda, ma non ti tradirebbe mai, e infatti, anche se è chiaro che menta, non ha rivelato nulla. Ma, grazie a Chopper, siamo riusciti ad avere la cartella clinica che ti ha stillato la Dottoressa Kureha quando sei stato in ospedale: le ferite non sono accidentali, e questo basterà per incastrare Akainu. Ma se non dovesse, Sabo troverà comunque un modo, è un ottimo avvocato, sai? Dovresti passare più tempo con lui, invece che lavorare.-

-Se voi lo farete... Se lo denuncerete... Io me ne andrò, e non mi vedrete mai più...- sibilò, cupo sotto il sussulto di Sabo poco distante ma che tacque ancora; sperando che almeno quello funzionasse. Era l'unica risorsa, diamine!

-Fai pure, ma noi abbiamo deciso. Farà male, sarà orribile saperti lontano, ma è per il tuo bene. Saperti al sicuro da quell'uomo farà stare tranquilli tutti noi, dato che tu preferisci vivere così, con la paura, anche se non mostri; che possa tornare...-

-Tu non lo denuncerai.- ordinò, voltandosi e brandendo i lembi del suo colletto per tirarselo vicino. -Non lo denuncerai, mi hai sentito? Mi hai sentito, o no, Marco!-

-Perché?- domandò piano, osservandolo pacato mentre tutti rimasero in silenzio, anche se non si aspettavano una reazione simile; e con Sabo che era entrato all'interno del bancone anche lui, per dar supporto a Marco, ma quest'ultimo gli aveva fatto cenno di rimanere indietro; con la mano dietro il fianco, e quindi si era fermato.

-Guardami, Ace. Guardami negli occhi e dimmi perché non dovremmo denunciarlo.- pronunciò sicuro, scrutando quel volto che aveva deciso di fissare altrove, alla sua destra ad ammirare i bicchieri come se fossero più interessanti e preziosi di tutto il resto; con il volto teso e nervoso verso quella frase che lo aveva lasciato irrequieto.

-Non fatelo, fine.- bofonchiò, sussurrando un leggero "Fidati.", prima di lasciare la presa, allentare le dita e allontanarsi, o almeno avrebbe voluto, se solo Marco non lo avesse preso per i polsi, obbligandolo a rimanere e a guardarlo negli occhi con un sussulto.

-Dimmelo.-

-Tu... Tu sei un'idiota.- farfugliò, stringendo i pugni e tirando dietro di sé, abbassandosi sulle ginocchia ma senza riuscire a liberarsi.

-Va bene, ma ora dimmelo.-

-No!- urlò, rialzandosi e spingendolo indietro ma neanche quello funzionò, anche se andò a scontrarsi con Sabo che lo mantenne in piedi.

-Quindi c'è un perché, no? E vale la pena preservare questo motivo invece che vivere liberi?-

-Se tu lo mandi in prigione, quello ci manda pure me! Okay? E io non ci voglio andare!- confessò, mordendosi poi il labbro dispiaciuto per averlo detto, ma gli era sfuggito: meglio quella piccola verità che quella grande e più odiosa. Ma, nel vedere tutti così confusi continuò a parlare, senza smettere di muoversi per allentare quella presa: -Il maledetto ha le prove che vendevo droga per conto suo, mi può arrestare in qualsiasi momento, anche adesso potrebbe andare alla polizia. Ma non ci va perché abbiamo un accordo! Io non denuncio lui se lui non denuncia me! Per quanto bastardo possa essere, sa mantenere la parola data.- concluse piano, infine, sospirando e staccandosi definitivamente da lui dato che Marco, dalla sorpresa, gli e lo concesse; e così si allontanò maggiormente, imbarazzato e imprecando mentalmente per aver rivelato quel piccolo segreto nel mentre che si massaggiò il mento, coprendosi le labbra al tempo stesso. Diamine!, si disse, continuando a indietreggiare, non volendo che Marco lo guardasse con occhi diversi, come un criminale, adesso. Ignorò invece la faccia confusa di Nami, che guardava Robin in cerca di chiarimento: non sapevano vendesse droga, o forse sì... Sì, sì, lo sapevano, lo notò nel capire come guardassero Sabo in cerca di una risposta, ma volavano una spiegazione per aiutare Ace a non essere denunciato a sua volta, e non per altro... Sembravano tutti così confusi e presi dal panico...

-Beh, lui ti obbligava. Ci saranno di certo delle prove a riguardo, e poi ci siamo noi come testimoni. Sì, per certi versi sei un suo complice, ma te ne sei tirato fuori ormai, e, a conti fatti, le parole di Akainu verranno meno con quello che abbiamo. Fidatevi, farò in modo che in carcere ci vada solo lui: se lo merita.- riprese subito a parlare, Sabo, dato il mutismo generale che aveva messo tutti alle strette con quella nuova prospettiva, ma con la spiegazione di Sabo la speranza sembrava essere tornata negli occhi di tutti, tranne che in Ace.

-Ti prego fratello, fidati di me.-

-Io...- farfugliò sconvolto, e si maledì. Era tornato punto a capo, e più ingabbiato di prima, accidenti! Akainu non doveva essere toccato! Era così difficile da capire? -No...-

-Ace, abbiamo trovato una soluzione, ora. Perché non vuoi?-

-Lasciatemi in pace!- decretò, gesticolando agitato ed esigendo che la questione fosse finita lì, mentre la paura di star perdendo tutto: Marco, Sabo, Nami..., si faceva sempre più intensa. Ma non capivano... Lo stava facendo solo per proteggerli. Luffy sapeva il motivo, e lui manteneva le promesse, quindi capiva.

-Mi sono stancato... Davvero, Ace.- esasperò Marco, portandosi due dita a stringersi le palpebre, e lasciando con un battito in meno il moro che boccheggiò, spalancando di poco la bocca, senza capire, senza fiato, e poi senza respiro.

-B-b-beh... A-a-allora, se vuoi prendo le mie cose e me ne vado!-

-Non intendevo questo.- volle correggerlo, con aria stanca e guardando le sue pupille accigliate riversategli addosso con il volto contro, esaminando la sua pelle liscia e sentendo quasi l'odore candido che emanava sotto al naso; con quella sua schiena in bella mostra, così rigida ma con le scapole che si rilassarono con un sospiro, prima che stringesse le spalle, chiudendo i pugni.

-Non mi interessa. Ho deciso io così. Non stiamo più...!-

-Non dirlo.- si affrettò a interromperlo, Marco, avvicinandosi e prendendolo per i bicipiti, serio e tenace così come nella presa, costringendolo ancora una volta a guardarlo, ma Ace chinò il capo, facendo no con la testa come rassegnato che non ci fosse altra scelta. -Non lo fare, Ace. Io ti amo, non mi lasciare.-

Il moro si morse il labbro inferiore con forza, lasciandoci il segno mentre assaporava il sapore della camicia di Marco nelle narici, e guardava poi quelle ciocche gialle, quel volto allungato e tanto serio, e quegli occhi azzurri che sembravano chiedere pietà, tanta era l'angoscia che li possedeva. Voltò le pupille, scontrandosi con quelle di Sabo e Robin che attendevano l'esito con estremo dispiacere, come se, conoscendolo, sapessero già cosa sarebbe successo poi, mentre invece, gli parve di vedere Nami mimare con le labbra con fare minatorio: "Non rovinare tutto per una stupidaggine. Sii felice.", aggiungendo poi: "O mi dovrai dieci miliardi di danari per quando ho scommesso su di voi!". Sospirò a quello, Ace, non sapendo se riderne o meno, se illudere Marco o no; se rassegnarsi a una possibile speranza che sarebbe andato tutto bene o abbandonarlo.

-Non posso stare con te... Non stai dalla mia parte...- farfugliò con un mezzo ghigno mentre fissò il pavimento, cercando di imprimersi bene la presa di Marco su di sé, sapendo come avrebbe risposto, e anche se era il giusto, non poteva lasciarglielo fare. Non poteva distruggere Akainu in quel modo, denunciandolo.

-Non posso stare dalla tua parte se sei nel torto.- asserì. -Ma noi ci amiamo e...-

-E allora non abbiamo più nulla da spartire.- lo interruppe subito, staccandosi e scacciandolo via con una spinta sul petto con ambedue le mani. -Addio.-

-Ace...-

-Ho detto addio, levati!- imprecò, guardandolo ancora solo per dargli una spallata e recarsi fuori da quel locale, deviando anche quel maledetto di Lucci che, forse era arrivato, forse aveva ascoltato, ma non gli importava; nemmeno che il pennuto sulla spalla sbatté le ali bianche spaventato; e trattenendo il fiato con il fastidio del groppo alla gola che bruciava, degli occhi che pizzicavano e del corpo che tremava e singhiozzava; aumentò sempre di più l'andatura all'interno di quel lucente corridoio, troppo perfetto anche quello, lo era tutto, più di lui.

-Beh? Cosa aspetti, Marco? L'invito? Corrigli dietro!-

-Ace! Ace, aspetta!-

Dannata Nami! Le sue urla erano riecheggiate tra i muri così ridondati da raggiungere le orecchie del moro che aveva commentato con una smorfia. Ma tanto non si sarebbe fatto prendere!; e si voltò indietro con cautela solo per imprecare subito dopo. Oh, perfetto! Marco gli stava correndo davvero dietro, wow! Gli toccava correre per davvero quindi, fantastico!

...No! Ora no! Proprio non ora! Non doveva piangere! Non poteva! Non lì!, si portò una mano alla bocca, cercando di ammutolire il respiro spezzato e i versi rotti mentre le lacrime scorrevano sul suo volto con impeto. Lo aveva lasciato... Lo aveva davvero lasciato! Perché lo aveva fatto?, cercò di svoltare a destra, ritrovando il portone e maledicendosi di non aver usato la seconda uscita del locale. Mantenne però lo sguardo fissò davanti a sé, ma la vista annebbiata gli ostruiva la strada, però corse, corse e corse. Finì per attraversare con una macchina che frenò in tempo, e continuò a galoppare finché non fu troppo lontano e certo di averlo seminato. A quel punto rallentò, riacquistando piano il respiro e incamminandosi verso il suo ponte, da solo. Ma poi si fermò, scuotendo il capo e percorrendo di nuovo la strada avversa tra il fiatone e il sudore in fronte; arrivando all'altro marciapiede e addentrandosi verso il parco della citta, continuando a boccheggiare aria a stento, come se fosse infreddolito anche se non lo era, e si sfregò le spalle, mugugnando pacato e con tono secco mentre scrutò un abete, bello, forte e vigorosamente germogliato, con i rami al terreno che formavano una chela di granchio, dalle punte che non si sfioravano tra loro e che sembravano raggiungerlo, ma senza riuscirci, in quanto entrarono dentro terra. Con una vitale indecisione, Ace si avvicinò, mettendosi seduto e accucciandocisi contro, socchiudendo gli occhi e osservando il cielo luminoso. Quasi desiderò fosse notte. Sarebbe stato più difficile individuarlo, se il buio avesse regnato lì...

Marco non avrebbe smesso di cercarlo, temeva, e se lo sentiva; ma non voleva più stare con lui, non poteva metterlo in pericolo. Eppure, più ci pensava, e più le lacrime e il dolore aumentavano, possedendolo e lasciandolo singhiozzante e tremante più di prima, con alcune persone che, nel riconoscerlo, si allontanarono, anche perché gli mandò un'occhiataccia a cui nessuno avrebbe potuto rispondere diversamente.

Forse ora Marco era al ponte, o alla terrazza dell'ospedale, o a casa sua... Non conosceva tutti i suoi posti, e forse avrebbe chiesto a Luffy, ma... Ma lui non voleva... Quell'albero era un nascondiglio? No, ma ricordava che a volte rimanevano lì a dormire, quando erano bambini. Sabo aveva addirittura pianificato un modo per costruire una base segreta, lì, sui rami; rise amaro al ricordo visto come lo aveva trattato poco prima. Peccato che rinunciarono dopo che una tempesta distrusse il primo rifugio fatto..., ripensò poi malinconico, preferendo però crogiolare in quelle fanciullesche risate, così allegre, di quel tempo. Ma durò poco dato il complimento ironico che si diede in fretta, ammutolendo il passato bruscamente; certo che era un mito, si congratulò, continuando a versare lacrime: Aveva avuto la relazione più corta della storia dell'umanità. Nemmeno una settimana! Era straordinario. Gli dovevano dare una medaglia... Davvero! Doveva darsi le lodi da solo per come era bravo... No, davvero, ma cosa cavolo aveva fatto? Dannazione! Rivoleva Marco!; piagnucolò, detestandosi di più anche per quello. Ma lo rivoleva... Lo amava. Si strinse maggiormente su sé stesso, avvolgendosi tra gli arti; fremendo e singhiozzando forte mentre si coprì la bocca di nuovo con la mano, aumentando la presa nel metterci sopra anche l'altro, premendo come a volersi rompere i denti, senza riuscirci, ma impedendo così di urlare il suo dolore e il suo rammarico; così la gente non lo avrebbe sentito; e portò di più le ginocchia contro il petto, socchiudendo gli occhi fino a sigillarli. Voleva tanto sfogarsi a voce, chiamando anche il suo nome magari, e correre, e tornare indietro, da lui, ma... Ma era la cosa giusta?

-Ace! Ace!-

Assaporò il gusto di quella voce, rinchiusa nei ricordi e si trattenne dall'imprecare contrariato. Cavolo se sarebbe stato bello udire il suo nome, con Marco che correva e arrivava. Invece no, non udiva nulla. Solo silenzio, se non il frusciare dell'erba dovuta al vento, o alle persone che stavano andando via... E lui restava solo... Solo; digrignò i denti e strizzò le palpebre, celando un nuovo grugnito rammaricato e fin troppo forte tra i sibili.

-Non scappare, okay?- affannò, chinandosi sulle ginocchia e allungando le mani veloce per prenderlo, attirandolo a sé, contro il suo petto e stringendolo forte, il tutto prima che lui potesse solo sgranare gli occhi. Ma appena Ace si fu voltato ed ebbe visto il volto di lui, comprese effettivamente cosa stesse accadendo, boccheggiando a vuoto verso quello che per lui era ancora un fantasma della sua mente.

-M-Mar... Marco? Marco!- farfugliò prima di gridarlo e avvolgere d'istinto le mani attorno alla sua schiena, affondando la fronte contro la spalla. -Io... Io non ti ho sentito arrivare...- mormorò sincero, non capendo, e osservandolo negli occhi.

-Secondo te mi sarei davvero fatto scoprire? Non potevo rischiare che corressi via di nuovo.-

-Un po' di ginnastica non ti fa male, anche se non ne hai bisogno.- ironizzò, dato i suoi muscoli; cercando comunque di dare l'impressione che stesse bene, anche se era chiaro a Marco che non fosse così. Il biondo però rimase in silenzio, e questo fece un po' allarmare il moro che si scostò, ma l'altro gli e lo impedì frettolosamente, allacciandolo rigorosamente contro il suo busto, con il volto contro il pettorale su cui, inevitabilmente, condivise le lacrime che umidirono la pelle dell'altro.

-Ace, non posso perderti! Non lasciarmi!- implorò, stringendo i denti e tenendolo ancora. -Io ti amo. Ci amiamo, Ace. Non andartene solo perché voglio salvarti.-

-Allora non salvarmi...- mugugnò cupo, annusando il suo sapore così forte e vivo in quel momento. Come aveva potuto lasciarlo? Che cosa orribile e imperdonabile. Lo aveva fatto soffrire, e pensare che ricercava il contrario...

-Non puoi chiedermi questo...- sussurrò, portando le labbra sulla tempia del moro e riempiendolo di baci, fino ad arrivare alla guancia lentigginosa.

-Devi scegliere.- sussurrò, pentendosene subito dopo, ma non riusciva a smettere. Marco doveva capire che non poteva fare nulla per lui...

-Scelgo tutte e due le variabili, Ace.- decretò serio, baciandogli il collo e continuando a fare suo il sapore che possedeva sulla pelle.

-N... No... No, Marco, ti prego. Fidati di me...- mugugnò, sentendosi male per come lo stava trattando, ma bene per come l'altro lo stesse coccolando, con ancora delle lacrime che, contro il suo consenso, scendevano piano, facendolo vergognare di sé stesso.

-Ace...- sussurrò, pronto a negare, ma non a lasciarlo andare.

-D... Da-Dammi una settimana... Questa settimana, per pensarci. Me lo concedi?- sperò, mangiucchiandosi il labbro ancora una volta, forse rovinandolo ma non sembrò fermare Marco dall'imprimere le proprie contro le sue.

-Una settimana? Perché? Che succede?- farfugliò nel dividersi e adagiare la sua fronte contro quella del più giovane, insospettito, tanto che corrugò le sopracciglia.

-Devo pensare... Ti prego, fidati. Ti supplico! Fidati di me! Non ti deluderò, te lo prometto!- esclamò forte, guardandolo e reggendosi alla sua camicia con le mani mentre si accorse che il sole ormai era scomparso dietro le nuvole grigie e fitte. Forse stava sbagliando?

-Vuoi prenderti... Anche una pausa... Una pausa da noi?- chiese con coraggio, e con poco fiato nei polmoni, osservando però ancora negli occhi, ricavandone solo la reazione che lasciò la presa da lui, allontanandosi e fissandolo nell'unico azzurro che c'era in quel momento, in quel luogo cupo e buio.

-Tu vuoi?- si strine tra sé e sé, con gli arti uniti tra loro, davanti al petto, quasi come se stesse pregando; con le mani chiuse a pugno, una contro il petto mentre l'altra avvolgeva quella sotto per il dorso, quasi come per scaldarsi.

-No.-

-Menomale...- gli sfuggì in un bisbiglio, chinando il capo prima di rialzarlo e negare. -Nemmeno io.-

-Quindi stiamo di nuovo insieme?- ghignò, e si era sentito sollevato appena lo aveva sentito commentare con quel mormorio sincero e che lo ringraziava della sua risposta opposta. Ma anche quando lo aveva raggiunto e lo aveva visto accucciato e stretto a sé, che piangeva, aveva pensato, o meglio, sperato che stesse soffrendo per quella decisione, nonostante la fitta di dolore al cuore che lo aveva fatto crollare per quelle lacrime che versava, e così era stato normale, per lui, affrettarsi ad abbracciarlo.

-Sì.- si sforzò di ridere, il moro, ma si sentiva un po' inadeguato. Stare insieme dopo averlo lasciato...: -Non pensi che ti stia prendendo in giro, vero?-

-No, perché so che mi ami.- annuì, accarezzandogli una guancia e baciandolo ancora, asciugandogli gli occhi mentre una goccia dal cielo colpì entrambi, come a benedirli, come a farli capire che sarebbe andato tutto bene. -È stata una separazione di qualche minuto. Mai capitato nell'intero universo, no?-

-Siamo un po' unici.- rise sincero, Ace, stringendosi poi nelle spalle e chinando il capo. -Ti devo delle scuse...-

-Ace... Io ho deciso che ti darò questa settimana. Ti lascio decidere.- avvertì, portando due dita sotto al mento del moro e costringendolo ad alzarglielo. -Ma dopo dovrai smetterla di voler difendere me. Okay? Lascia che anch'io mi occupi della tua protezione.-

-Ohm...- mugugnò perplesso, intontito quasi e scuotendo poi il capo lentamente.

-E ora non piangere più.- sorrise, baciandolo ancora prima di prendergli la mano e aiutarlo a mettersi in piedi mentre la pioggia prendeva a diventare sempre più forte.

-Prima dici che devo piangere, ora no... Sei troppo indeciso.- volle mettere in conto, con una smorfia indispettita, ma in realtà scherzava e si capiva. -Ti amo.- parlò poi, allungandosi sulle punte dei piedi e avvolgendo le braccia attorno al collo del biondo che cominciò a coccolargli la schiena con delle lievi carezze.

-Sento già che Nami mi ucciderà... Vuoi proteggermi? Ora sai da chi mi devi salvare.- ironizzò, continuando a tenerlo stretto.

-Certo, Ace.- annuì divertito, lasciandosi sfuggire anche una tenue risata anche se lievemente amara per come quella denuncia tanto ambita fosse in un momento di stallo adesso. Tenendolo ancora a sé comunque, Marco, prima di portare una mano sotto i suoi glutei e sollevarlo con una spinta.

-Ohi!- si lamentò, imbarazzato per quello che era accaduto ma si rilassò, adagiandosi di nuovo contro la sua spalla con la guancia, sospirando. -Non sei felice, vero?-

-Non sono felice di aver accettato la tua proposta, ma sono molto felice che non ti ho perso.-

-Uff... Non vedo dove sia il problema... Aspetti fino a lunedì... Mancano solo cinque giorni se non conti oggi.-

-Accetterai lunedì? Perché non accettare ora?-

-Ti prego... Tu aspetta.-

-Cosa succede Ace?- sussurrò, ferito e affondando il volto nella fessura del collo dell'altro nel sentirlo così impensierito e mugugnante. -Voglio saperlo.-

-Perché non ti puoi fidare e basta...?-

-E perché tu non ti fidi mai di me? Perché non vuoi fidarti, Ace? Devo sempre e solo fidarmi io? È un po' troppo comodo così, no?-

-Non dire così... Io mi fido di te...-

-Non me lo dimostri, però...- scuoté il capo, tagliato dentro per come non volesse confidarsi completamente, accigliato anche e persino in volto mentre sbuffò ferocemente.

"Mi dispiace, ma io... Sto cercando solo di fare come mi hanno detto. Non posso dire nulla, o faranno qualcosa ai miei fratelli... E a te. Io... Devo solo portare dei soldi, e poi... Poi mi lasceranno in pace, ma ti prego non fare nulla.".

Continuò a stringersi a lui, fremendo e ascoltando la pioggia che ormai era diventata tempesta e percuoteva ogni terreno dove gli alberi non facevano da riparo, escluso sotto i rami pieni di foglie, tra cui quelli sopra di loro. Forse Marco aveva proprio ragione: non confidava nel suo ragazzo come l'altro faceva con lui... Non riusciva nemmeno a dirgli i propri pensieri: la verità; dando così ragione ai timori di Marco... No, non era vero! Marco sbagliava!, scuoté troppo il capo, lasciando perplesso il biondo per un attimo.

-Te lo giuro: io mi fido di te!-

-Sono preoccupato, Ace.- spiegò schiettamente allora, continuando a rimirare quelle ciocche nere così luminose mentre cercò di stare il più vicino possibile al tronco, in modo da non bagnare il suo ragazzo dal busto scoperto; troppo per quel tempaccio.

-Non esserlo. Sto bene. Sono qui.- rispose, scansandosi dalla spalla e osservandolo negli occhi. -Non voglio che le cose tra noi cambino...-

-Non succederà, ma, Ace... Così non mi piace...-

-Vuoi lasciarmi tu adesso?- mugugnò fioco, a occhi bassi, trattenendosi dal mostrare una voce rotta e mordendosi il labbro, stringendo poi i lembi delle spalle della camicia del biondo. Però era giusto alla fine; se lo avesse fatto intendeva; pensò.

-No! No, questo no. Ma dobbiamo risolvere i nostri problemi apertamente. Agire in segreto... è davvero una pessima cosa.- comprese, pentendosi lui stesso di aver voluto denunciare Akainu senza dirglielo, però era così complicato continuare quella relazione essendo sinceri, ma se preservava ad andare avanti in quel modo tanto ingannevole...

-Ma Marco...- piagnucolò, anche se un po' più al sicuro di sapere che non lo avrebbe abbandonato, non ancora.

-Cosa c'è? Non pensi sia una buona idea essere sinceri l'uno con l'altro?- ghignò, facendogli perdere il fiato mentre rimase a bocca aperta; intimorito da tutti quei passi falsi che faceva.

-Non dire così... Io odio doverti mentire, non doverti dire la verità mi uccide! Mi fa sentire sbagliato di stare con te... Vorrei tanto dirti ogni cosa, dirti tutto... Vorrei avere un supporto da te, anche perché io non ce la faccio, mi sento così oppresso da quel...- si bloccò, non potendo proseguire oltre, ma era stato sincero, e forse Marco avrebbe capito quando fosse difficile per lui dover stare zitto. Almeno lo sperava, e voleva tanto che lo stringesse, in quel momento stesso. Ne sentiva il bisogno.

-Mi dispiace... Perché non ti confidi allora?-

-Perché tu andresti dalla polizia, o non mi faresti... Smettila! Non posso dirtelo!- fremette, stringendo i pugni contro i bordi delle spalle della camicia del biondo, sentendola così umida, proprio come i suoi occhi che pizzicavano e appannavano ogni cosa, otturando il suo cuore che sembrava rallentare.

-Cosa devi fare? E cosa mi porterebbe dalla polizia? Ace, stai scherzando? Non dirmi che...-

-Niente! Niente!- tuonò, portandosi poi una mano sulle labbra tremolanti e singhiozzanti, senza sosta, coprendole come coprì quelle del biondo. -Non odiarmi... Non indagare. Dammi tempo. Fino a lunedì! Fino a lunedì!-

-Okay, torniamo a casa. Inizia a fare freddo.- mormorò lentamente, evitando lo sguardo accusatorio che si sentì addosso. Di questo passo non avrebbe ricavato nulla se non nuove lacrime, e non voleva vederlo così, comprese con una stretta tenace al petto che portò un groppo amaro e fremente alla gola che mandò giù. -Parlerò io con Sabo, gli spiegherò la tua proposta, così potrete stare insieme, senza litigare spero.-

-Tu rimani con me, non te ne andare... Lo so, ti ho lasciato io e queste parole non hanno senso, ma quando ti ho mollato è stato così orribile, come se... se la morte di mia madre, le botte di Akainu, la divisione da Sabo, la solitudine di certi giorni... tutto il dolore della mia vita si fosse incanalato interamente nell'insieme... È stato così brutto... Non voglio più stare male, non senza di te.- non era stato facile ammettere quei pezzi del suo passato, non lo sarebbe stato mai, come non era stato facile ammettere la debolezza che aveva provato nel ritrovarsi senza il suo lui, ma era così vero quello che aveva sentito, come se tutto gli si rompesse intorno, fino a far sgretolare anche il nulla che rimaneva nel vuoto.

-Non me ne vado. E non andartene nemmeno tu. Mi sono sgolato per cercarti, sai? Accidenti se mi stavo dannando come un matto... Grazie al cielo le persone del parco mi hanno detto dov'eri dato che urlavo il tuo nome, e allora sono venuto qui. Giuro che sarei impazzito se non ti avessi trovato... Mi sarei disperato... E mi stavo disperando. E poi, vederti lì che piangevi... Quello mi ha distrutto davvero. Ma almeno non sei scappato.-

-Mi avresti inseguito di nuovo, no? Mi dispiace che ti sei sgolato, per farmi perdonare farò tutto quello che vuoi.- borbottò convinto, aggrappandosi a lui con più decisone di prima e stringendolo, respirando ancora e ancora il suo odore e sentendo come fosse buono e libero, così eterno... Aveva ragione a dirlo: Marco era una fenice. La sua personale fenice blu, mormorò dentro di sé, cullandosi con quel pensiero e annuendo.

-Proposta allettante...- constatò il biondo prima di ridacchiare e tenerlo stretto a sé, coccolandolo nel passargli la fronte contro la guancia. -Ci penserò... Magari una punizione?-

-Ohm... Okay.- alzò le spalle quando l'altro smise con quelle carezze, e lo fissò, sfiorandogli poi il mento pizzicante con la sua fronte. -Che cosa?-

-Stavo scherzando, Ace... Tranquillo, nessun pegno da pagare. Solo, ti dirò cosa dovrai fare quando saremo a casa. Sarà una cosa bella, perché ti voglio felice, quindi sorridi.- esclamò, portando le labbra su quelle dell'altro, afferrandole il tempo in cui Ace tornò a fissarlo e corrugò le sopracciglia come a voler dare l'impressione di essere imbronciato.

-Non puoi dirmelo ora?-

-No.- rise prima di tornare serio. -Pronto a passare sotto il diluvio, mon amour?-

-Mon che?-

-Amore mio.- tradusse, gentile, facendolo avvampare, forse per l'imbarazzo, forse per non aver capito subito; o per entrambe.

-Sì, beh... Mhm... Non voglio che ti bagni.-

-Ci bagnamo insieme.- spiegò, stringendolo poi maggiormente contro al petto prima di scattare, ascoltando i suoi sandali battere contro l'acqua sul vialetto, e schizzare senza tregua, intanto che Ace, portando le mani sopra la chioma corta dell'altro, cercava di proteggerlo a modo suo, ridendo però nel sentire come la pioggia fresca e feroce gli finisse addosso dall'alto con allegria.



Cessò l'andatura, stringendosi contro la parete di una casa, sotto a un balcone dove l'acqua non arrivava, e tenendo ancora a sé il moro, così bagnato, come lui, da non percepirlo, quasi; da amalgamarsi con l'acqua fino a non notarlo, con le falangi screpolate e piene di pieghe, continuò ad abbracciare l'altro, così come Ace stringeva gli indumenti coperti di liquido piovano di Marco intanto che lo sentiva sospirare contro il suo collo nudo, umido e gocciolante; eppure ancora caldo.

-Facciamo una sosta.- affannò, venendo concordato mentre l'altro si distaccò per osservarlo.

-Puoi mettermi giù, adesso. Non voglio che ti affatichi, e poi, per poco non siamo scivolati a terra... Tre volte.-

-Oh, beh. Preferisco tenerti ancora con me, voglio affaticarmi per te. E se scivolo è per le mie scarpe poco adatte a queste strade scivolose.-

-La pioggia non vuole smettere...- mormorò, cercando di cambiare argomento, per colpa di quelle parole che lo avevano imbarazzato non poco e lasciato con il cuore stridere a esprimere la propria melodia di battiti. -C-comunque, s-se ti affatichi poi come mi proteggi da Nami?- balbettò, sforzandosi di ridere prima di sospirare e farsi cupo, attirando la sua attenzione, ma continuava a guardare il marciapiede di pietre che veniva percorso da qualche goccia, ogni tanto, da parte del balcone soprastante, oltre le sue gambe attaccate al busto di Marco che lo reggeva ancora per le cosce grazie a quelle vigorose braccia.

-Cosa c'è adesso?-

-Stiamo correndo sotto la pioggia per colpa mia... È stato divertente, ma ci siamo bagnati molto... Non voglio che ti ammali. Non voglio farti stare male, ma farti stare bene.-

-Oh.- mormorò prima di addolcire lo sguardo e sorridere, tra le bionde ciocche appiccicate contro la sua pelle già di per sé umida e ricolma d'acqua. -Come sei apprensivo, mi emozioni. Dovresti sentire come batte forte il mio cuore quando sto con te, allora capiresti quando ti amo, e quando sarei disposto a fare per te... Non mi ammalerò, tranquillo. Appena arriviamo, ci facciamo una bella doccia calda, mhm?-

-Uh, una doccia... insieme...- arrossì, annuendo con un sorriso. -N-no v-vedo l'o-ora... Ohm.- balbettò, mordendosi il labbro inferiore e preferendo nascondersi contro la spalla, respirando il suo odore fuso a quello dell'acquazzone, e osservando i propri pettorali, asciutti grazie a lui, per come erano rimasti al coperto per tutto quel tempo per via della medesima posa assunta sotto quella corsa disarmante. Lo sentì ridere sereno per quella reazione e avvampò di più, abbassando il capo tra le spalle e legandosi di più al suo busto con le gambe, mugugnando in tono riprovevole per quella risposta.

-Scusa, è che sei così carino.-

-Okay, non... non a-aiuti...-

-Andiamo, o rischiamo davvero di ammalarci... Tanto, siamo quasi arrivati. Si vede benissimo già da qui il dormitorio. Nami non ti toccherà.-

-Aspetta!- scattò rigido con la schiena, tornando a guardarlo. -Quando arriviamo io, tu, cioè... Mi metti giù, vero?- incespicò, stringendo di più i lembi di quella camicia e sussultando al suo sguardo così calmo e che lo osservava dentro, troppo da far scuotere anche il suo cuore e il proprio battito.

-Va bene, anche se mi dispiacerà.-

-Ohm, beh, se non vuoi, io... Mi tieni in braccio in doccia.- sussurrò, non volendo che fosse triste, o forse lo era lui. Non voleva essere messo giù, ma nemmeno visto in quel modo dagli altri, però Marco era così buono e soffice, e profumava. Sapeva di un così buon odore! Ma chinò il capo di scatto, incassandolo tra le spalle, nel sentire tutta quella pioggia venirgli addosso, mettendosi sotto al mento di Marco per quell'impatto forte, dato che quest'ultimo era tornato a correre più di prima, senza rispondergli per via del suo obbiettivo: entrare a casa. Si strinse a lui ancora una volta, ridendo piano vicino al suo orecchio prima di lasciargli un casto bacio nel momento in cui si fermò con un'enorme quando sfinito sbuffo, e poi lo vide lasciarlo a terra, piegandosi con la schiena e attendendo che districasse le gambe, e così fece, annuendo imbarazzato.

-Grazie.- disse, guardandolo però prendergli la mano e invitarlo ad entrare, veloce, dato dove si trovavano: ancora allo scoperto, al gelo davanti l'ingresso accogliente. -Giusto, dovevamo entrare, scusa.- ridacchiò impacciato prima di sospirare e ringraziare il calore che gli venne incontro, che viveva in quella casa e che faceva stare dannatamente bene, con la porta che il biondo richiuse; ringraziava che quella vampa tiepida fosse ovunque, perché stava scaldando anche lui. In lontananza si sentivano delle voci; stavano parlando piano, nessuna festa, nessuna tonalità di allegria... Non sapeva dire se era per lui, per Marco, o per... Per la pioggia...

-Oh, grazie a Dio!- sospirò Nami, scendendo le scale con quei tacchi alti, ma veloce lo stesso, arrivando dinanzi al moro e sbuffando risentita, con Luffy dietro che salutò con enfasi, alzando la mano. -Quindi, facciamo che se rifai uno scherzo simile mi paghi insieme agli interessi?-

-Ohm...- mormorò scettico, ricambiando però, poi il gesto del fratello con uno con il capo.

-Beh, Marco? Siete bagnatissimi, cosa aspettate ad andare in camera? Informo io gli altri. Su, o Chopper vi urlerà dietro.- esclamò decisa, voltandosi e andando in fretta in sala dopo aver richiamato l'amico che annuì, saltando le scale a due a due, divertito, e facendola esasperare per quanto fosse infantile.

Ace ascoltò ancora il gocciolio dell'acqua che cadeva a terra dalla sua capigliatura o dalle dita delle sue mani, per poi fare un brontolio veloce, agitandosi tutto frenetico, per il gelo che lo aveva preso, quasi come un cane che tentava di asciugarsi da sé; prima di scrutare il biondo e arrossire un po', sorridendo subito dopo, per come lo scrutava divertito.

-A-andiamo?-

-Andiamo.- ghignò deciso, Marco, finendo di osservare Nami e Luffy in sala che, dopo aver affermato insieme un grosso "Stanno di nuovo insieme!", avevano fatto partire un ovazione che nemmeno ai mondiali di calcio... Ma almeno adesso si sentiva di nuovo la musica e le risate dei suoi fratelli, pensò tra sé, il biondo. -Parliamo dopo con Sabo, fatti prendere adesso: non c'è nessuno.- sorrise malizioso, lasciandolo sorpreso, ma senza dargli tempo di parlare che se lo portò in braccio ancora, prendendolo e sollevandolo da terra per le cosce e reggendogli la schiena al contempo.

-Ora ci facciamo la doccia?- gli sussurrò all'orecchio, data la ritrovata posizione, Ace, sospirando aria calda contro di lui mentre lo vide camminare sulla struttura di scale a semicerchio. -Non sei troppo stanco? Dai, posso camminare io. E poi, non mi hai difeso da Nami.- brontolò, gonfiando una guancia a cui Marco decise di lasciare un casto bacio, scuotendo poi il capo.

-No, ci faremo un bagno. Nella vasca. E nessuno ci disturberà. Beh, Nami non ti ha azzannato o altro, quindi...- sorrise, precedendo la sua stanza per soffermarsi davanti al bagno. -Apri tu?- chiese cordiale, con tono allegro.

-Perché sei così felice?- domandò confuso, lasciando una mano sulla sua spalla per adagiarla subito dopo sul proprio grembo; e guardandolo negli occhi blu con genuina curiosità.

-Perché sto ancora insieme al ragazzo più prezioso del mondo... E che amo più di ogni altra cosa al mondo.- parlò piano, dolce.

-Tu mi ami.- sorrise leggero, grato; chinando il capo, arrossendo prima di riprendersi e annuire, allungando veloce la mano sulla maniglia e aprendo la porta; permettendogli di entrare e così la richiuse, a chiave anche e lasciando che, finalmente, e anche con un po' di dispiacere, tornasse con i piedi per terra, ma non voleva che si stancasse più di quando non fosse già.

-Marco...- lo osservò avvicinarsi alla vasca, aprire il rubinetto e chiudere il tappo prima di voltarsi e lasciare scivolare dalle spalle la sua camicia azzurra, facendolo avvampare di colpo, anche perché lo stava osservando con un sorriso, come a invogliarlo a fare altrettanto.

-Dimmi.-

-Ohm... No, niente.- sussurrò, scuotendo il capo e avvicinandoglisi a testa bassa; sfogliando l'indumento anteriore dell'altro con le dita, palpandogli la pelle; fino a farlo ricadere a terra come un sospiro cauto di ambedue; avanzando poi con le mani contro il polso del biondo, afferrandoglielo con delicatezza e sentendo il suo calore, così tiepido e umido al tempo stesso, mentre alcune gocce continuavano a scorrere sui corpi di entrambi, vagamente infreddoliti dal tempo fuori ma ricoperti di calore per la vicinanza che li legava. A vedere quello gli venne in mente un dubbio. -P...Pensi che abbiamo bagnato la strada, fino a qui?-

-Probabile.- mormorò pensieroso prima di parlare, inclinando il capo su un lato e sorridendo: non ci aveva fatto caso. -Non importa.-

-Se lo dici tu.- portò gli occhi sull'acqua, in salita e in continuo aumento di sapone, dentro la vasca; così sorrise. -Che bello, hai fatto fare le bolle.- farfugliò divertito, continuando a stringere la presa su Marco che, usufruendo di una sola mano, si sbottonò i pantaloni, così bagnati da essere tremendamente appiccicati alla sua pelle, e lo costatò nel cercare di allontanare il tessuto verso il basso, per liberarsene, ma continuava a resistere e ad essere incollato alle sue cosce.

-Okay, ormai dobbiamo solo immergerci. Posso?- chiese con uno sbuffo fiero quando si sciolse da quel vincolo che erano quei jeans, ormai sotto le ginocchia; mentre, parlando ad Ace si riferiva al rivolere la sua mano, volendo togliersi i pantaloni, così fastidiosi in quel modo così bagnato.

-Va bene.- districò le dita, per poi osservare la propria cinta e iniziare a smanettare per slacciarla, umida e fredda. Ringraziava però di avere i pantaloncini larghi, così almeno non si erano attaccati troppo a lui, ma nonostante questo, Marco si era sfilato in fretta i suoi insieme ai sandali neri, ritrovandosi in boxer giallo chiaro prima che anche questi venissero tolti del tutto e andasse a prendere delle spugnette per entrambi da un armadietto. Lo imitò, imbarazzato ancora e portandosi a stringersi nelle spalle, con gli arti distesi e fermi e con una mano a sfregarsi il gomito, rigido sul suo addome per celare leggermente il proprio inguine, così esageratamente scoperto adesso.

-Sei bellissimo.- sussurrò Marco, dopo essere tornato ed essersi chinato il giusto da poterlo dire accanto al suo orecchio, baciando anche il suo collo, e facendolo sorridere sotto un brivido celeste e leggiadro che apprezzò fortemente, Ace.

-Anche tu sei bellissimo. E anche sexy.- aggiunse sicuro e con un pizzico di malizia, adagiando una mano al centro del suo petto, a sfiorare il suo tatuaggio blu prima di puntare gli occhi addosso ai suoi, con fare allegro e con un grande sorriso sincero.

Marco addolcì lo sguardo, ringraziandolo con un gesto veloce e intenso: un bacio sulle labbra, profondo e che gli permise di assaggiare il sapore del più giovane, da averlo dentro di sé, da farlo scorrere fino al suo cuore, illuminandolo e lasciando brillare i suoi occhi azzurri che si riaprirono per scrutare quelli marroni, limpidi e scuri, permettendo a quello scambio casto di labbra di diventare più profondo, così il biondo si portò in avanti, lasciando aderire il proprio inguine con quello dell'altro che mugugnò eccitato, e di più nell'essere abbracciato e poi preso di peso per l'ennesima volta.

-Ti amo.- esclamò Marco, affannato, alzando poi una gamba e lasciando che oltrepassasse la parete della vasca; andando poi in contatto con l'acqua confortante, entrando completamente anche con l'altro arto intanto che Ace affondava nell'incavo del suo collo, riempiendolo di baci e sfregandosi al tempo con la fronte come un gattino in cerca di coccole, finché l'acqua non ricoprì entrambi come in una coperta.

-Oggi è stata una giornata un po' complicata...- mugugnò, Ace, ancora contro la spalla dell'altro, e seduto a cavalcioni sopra il suo stomaco. -Anche ieri sera...- brontolò cupo, sentendo Marco coccolargli la schiena e rimanere in silenzio, per ascoltarlo prima che, nel prolungato silenzio, cominciasse a passare la spugna sulla sua spina dorsale, dolcemente.

-Questa sera posso dormire con te?- arrivò al punto che più lo premeva, Ace, schiettamente; aumentando la stretta e mugugnando docile.

-Sì... Non ti chiederò nulla, tranquillo.- affermò apprensivo, sospirando però per quella sua stessa proposta di non fare più domande.

-Ma non ti fa felice...- notò, brontolando cupo e annusando il suo odore bagnato mentre si allungò verso il rubinetto dopo essersi scostato un po' da quel riparo, mettendosi poi tra le mani la spugnetta e passandola poi, dopo averla cosparsa con il liquido di un bagnoschiuma qualsiasi; sul pettorale dell'altro, sfiorandolo anche con un dito, sospirando con un gemito nel venire toccato allo stesso modo con le dita, da Marco stesso.

-No...- e nel sussurrarlo veritiero, Marco lo vide fermarsi, a borbottare tra sé e sé scontento per quella scoperta amara ma che già conosceva mentre permise alle ciocche scure di nascondergli gli occhi, cupo.

-Ci stiamo allontanando? Insomma, sei felice di stare con me, e lo sono anch'io... Ma tu non lo sei del tutto, si vede... E io lo sento che c'è qualcosa in meno, che ci divide... Non mi piace.-

-Non piace nemmeno a me.- parlò, pacato, portando le dita, schiumose, all'altezza del viso dell'altro, spostandogli i capelli dolcemente e portandoli dietro l'orecchio, guardando come si strinse nelle spalle, mugugnando negativo e scuotendosi impensierito come, alla fine, lo era anche il biondo.

-Sarà dura... Aspettare fino a lunedì, in questo modo, sarà difficile... E brutto...-

-Mi hai assicurato che dopo mi dirai tutto, quindi mi va bene. L'importante è che non fai pazzie...Giusto?-

-Di che pazzie parli?- scattò acido e colpito in un punto scoperto, con una smorfia acerba, Ace, e le pupille decise verso di lui; ma lo sguardo timoroso e gli occhi ben spalancati, lasciarono Marco con un sospiro lungo e frustrato.

-Me lo hai appena dimostrato, con questa reazione, che le farai...- sbuffò, scuotendo il capo deluso e facendolo sussultare.

-Cos...? Io... No. Ti stai sbagliando, io non farò nulla.- negò, cercando di sembrare il più sincero possibile, a capo chino, scuro e serio; lasciando poi la testa nelle mani di Marco, ascoltandolo massaggiargli la cute con attenzione dopo aver lasciato scorrere il liquido spesso dello shampoo sulla sua capigliatura.

-Non te lo lascerò fare... Se sarà necessario, ti starò dietro fino a lunedì, ma mi rammarica molto che non vuoi dirmelo... Che preferisci continuare la via della solitudine nonostante tu abbia me... Che tu sia fidanzato con me! E poi, c'è Sabo. Anche lui vuole aiutarti, ma non gli è lo lasci fare... Ma poi c'è Luffy, che è dalla tua parte...! Ah...- sospirò angosciato, chiudendo gli occhi prima di socchiuderli, con le dita ferme e incastrate nella chioma, alla ricerca di una buona dose di pazienza prima di tornare al suo massaggio, osservando la fronte di Ace mentre il suo volto boccheggiava senza sapere cosa dire prima che si ammutolisse, corrucciandosi tristemente; con le sopracciglia a inclinarsi verso il basso.

-Avevi detto che non avresti chiesto nulla, e invece mi accusi, e...-

-Vuoi dire che non è così?- osò sfidarlo schietto, Marco, inclinando leggermente il capo, quasi con fare altezzoso anche se lo sguardo era preoccupato e buono, cercando uno spiraglio per poter vedere le sue pupille, ma la schiuma e i capelli gli e lo impedirono.

-Mhm! Sì! E ti odio! Smettila! Lasciami in pace!- ringhiò, mostrando i denti e portando la mano aperta contro il suo petto con forza, ascoltando il colpo che echeggiò per un secondo, continuando a serrare la mandibola prima che frenò il suo fiato nel sentire delle gocce delicate scorrere veloci sulle sue guance oltre a un po' di schiuma scivolata con un salto dalle sue ciocche, fermando e immobilizzando il suo corpo, ma di scatto portò il polso sugli occhi, iniziando a sfregare veloce e con forza, volendo cancellare quel segno di debolezza per sempre, ma la mano di Marco; tolta dalla sua chioma insaponata e bianca e impostata sul suo arto, lo costrinse ad allentare la presa fino a spostare il braccio e tornare a guardare l'altro con aria confusa e irritata.

-Ehi...- lo bloccò, non volendo vederlo così, e sforzò un sorriso, circondandolo con le braccia e avvicinandosi al suo volto nell'alzarlo di poco con il busto mentre i loro pettorali andarono sfiorandosi. -Mi dispiace...-

-Ti odio! Ma diamine, sei così fortunato, che ti amo anche!- decretò, tirando su con il naso e andando a ripararsi, con la fronte, sotto al suo mento come fosse un comodo giaciglio, ignorando che stesse imbrattando di schiuma il suo strato di barbetta. -Non è vero... Non ti odio...- borbottò, alleggerendo le sopracciglia in modo mogio prima di farfugliare un silenzioso: -E sono io quello fortunato, che viene amato da uno come te nonostante io sia... uno come me...- si lamentò, avvicinandosi ancora, quasi volendo fondersi dentro di lui, fino a raggiungere il suo cuore, che lo sentiva battere, e pulsava deciso, e forte, e veloce. Ma che soffriva per tutto quello.

-Non capisci che è una cosa che non voglio fare ma che devo fare?- evidenziò il moro, ancora in un sussurro, senza farsi udire per quelle frasi di cui stava discutendo. -Ho tanta voglia di piangere, ma non voglio... Mi faccio schifo...- singhiozzò, chiudendo gli occhi. -Perché è così difficile vivere?-

-La pensiamo davvero in modo diverso in questo...-

-C... Cosa?- si scostò lentamente, allontanandosi e tornando a guardarlo, sentendosi gli occhi rossi e il naso pizzicare, lieve, come la gola, che pungeva mentre il suo respiro raggiungeva la sua bocca.

-Io penso che tu sia una persona fantastica... Meravigliosa, anzi! E non è la prima volta che te lo dico. Vedi, essere amato da te, è quello che mi rende più felice di essere vivo, e di averti incontrato a quella strepitosa festa! Mi hai fatto amare te, ogni singolo pezzo di te, da una tua piccola lentiggine al tuo tocco di quando mi abbracci, mi stringi, o solo vuoi starmi vicino. Il mio cuore impazzisce nel vederti, così allegro, ma quando sei triste è come se si appassisse... Ti amo, e non voglio vivere una vita senza di te. Dici che vivere è difficile, allora perché non condividi i tuoi problemi con me? Li voglio, davvero! Voglio anch'io che la mia vita sia difficile se renderebbe la tua meno faticosa! Ti prego! Ti amo.- ripeté deciso quella dolce parola, scontrando la propria fronte con la sua con un sereno sorriso sul volto e i loro respiri a scontrarsi come facevano quelle parole dentro la testa del ragazzo moro dalle palpebre spalancate e le pupille luccicanti di emozione, brillando per tutto ciò con energia e meraviglia.

-Se te lo dico cosa farai?- balbettò dopo un fiacco attimo di silenzio, quest'ultimo, non riuscendo a trattenersi dal singhiozzare e tremolare, forse anche per via dell'acqua che si stava, man mano, raffreddando. -Perdonami... Ti amo, anche io.- farfugliò, bloccando il respiro nel sentire il braccio della doccia cacciare acqua calda di botto e sopra di lui, ripulendolo da quella schiuma e riscaldando la sua schiena e il suo corpo. -Grazie.- mormorò, capendo fosse merito di Marco, e quasi ne ridacchiò, più sereno anche se non del tutto.

-Prego. Non lo so cosa farò, ma almeno dimmelo.-

-Nhn...- tentennò, prolungando di molto l'ultima consonante detta e sbuffando poco dopo, strizzando un occhio con una smorfia e guardando altrove, in difficoltà. Che doveva fare? Ora che sembravano essersi chiariti, si sentiva alleggerito... O meglio, era il suo cuore che, nell'avere una nuova possibilità, stava pesando e al tempo stesso prendendo il volo, desiderando, bramando e supplicando che esprimesse i suoi timori con lui, che li vivesse con Marco! Doveva dirglielo! Sì! Poco importava tutto il resto!; decretò con un ringhio trattenuto e le spalle tese e troppo cariche di difficoltà.

-Devo portare dei soldi ai tre tizi della droga...- tornò a guardare Marco, lo vide sconvolto e questo lo mise in soggezione, temendo una sfuriata o un rimprovero dall'altro che quasi si fece piccolo davanti al suo sguardo ferreo; ma poi lo vide tornare serio e composto, respirando profondamente e socchiudendo gli occhi per brevi attimi, controllando forse i suoi pensieri e assimilandoli a quella nuova consapevolezza per la prossima domanda che gli pose:

-Entro quando?-

-Ohm... Quando avrò i soldi...-

-Ma non devi superare lunedì, giusto?- comprese, collegando velocemente la sua proposta di aspettare con la scadenza dei tre.

-Non lo dirai a Sabo e Luffy, vero?- sperò, con tono fiacco, sospirando agitato ma, per evitare di preoccuparsi ancora, decise di portare le mani, sollevandole dalle proprie cosce da dentro l'acqua, sul ciuffo giallo e corto dell'altro dopo aver cosparso suoi suoi arti un po' di shampoo, volendo pulirli nell'attesa che si attanagliava dentro al suo petto. Magari lo stava facendo più per intrattenere l'ansia e l'agitazione sul fatto che Marco era venuto a conoscenza del suo segreto, o forse solo per ricambiare il gesto di prima, di Marco, di lavarlo, ma era felice di compierlo in ogni caso.

-Non lo dirò ai tuoi fratelli, lasciamo che resterà una cosa nostra finché non troviamo un modo per...-

-Per cosa?- domandò confuso, distogliendo gli occhi dai suoi capelli per fissare gli occhi azzurri dell'altro, ma continuando a massaggiarlo, con attenzione e delicatezza.

-Tu vuoi pagarli? Fare quello che dicono?-

-Beh... Sì.- esclamò con tono ovvio dopo un attimo di esitazione. -Faccio sempre quello che dicono.- brontolò, sapendo che quella era normalità per lui, forse un tempo non gli sarebbe piaciuta, ma ormai sembrava strano il contrario... O si sbagliava? O forse... Forse aveva paura di contraddirli? Da quando era sceso così in basso con sé stesso...?; amareggiò nella mente, quasi pronto a ringhiare contro sé stesso. Se avesse potuto, si sarebbe picchiato...

-Denunciarli, magari, e andare da loro con la scorta... Insomma, cercare di prenderli, così ti lasceranno stare. Tu potrai stare tranquillo.-

-Mhm... No.- scuoté il capo. -Non cambiamo le cose...-

-E allora con la droga? Non hai cambiato? E non hai cambiato, non hai smesso di fare quello che ti avevano detto, non uccidendo Barbabianca? Hai smesso per Luffy; per i tuoi fratelli hai ignorato i loro ordini, perché non fare lo stesso con...-

-Io ho smesso per te, in realtà.- fece un ghigno, ma tornò serio e imbarazzato, chinando gli occhi e lasciando le ciocche candide del ragazzo che aveva appallottolato tra loro nel mentre quando si era sentito più agitato dalla sua proposta di portarli in gabbia; annodandoli poi tra di loro nel sentire quelle tante domande, e allungandole come a formare un abete nel dare la sua ultima risposta; ma ormai erano nascoste dalla schiuma, anche se la forma buffa c'era. -Ecco... Io non volevo deluderti, e così ho smesso con la droga... E poi non volevo ferirti, non volevo che soffrissi per la morte di tuo... tuo p-p-padre...- riuscì a malapena a dire quell'ultimo termine, ma sorrise nel sentirsi toccare la guancia con amore dalle dita di Marco, così la sfiorò con le sue, portandosela più vicina.

-E allora, se non ti chiedo troppo, puoi smettere di portargli anche i soldi?- addolcì lo sguardo, davvero sentito di quella scoperta, ma si rattristò nel capire che non avrebbe fatto quell'ultima cosa, che Ace, nel socchiudere gli occhi e fissare un punto vuoto nell'acqua, stava solo trattenendo un "No." palpabile.

-Tu... Tu non chiedi mai troppo... Puoi chiedermi tutto... Però...-

-Però non questo.- comprese, finendo per lui.

-Mi dispiace...- fremette, mordendosi il labbro inferiore. Forse stava complicando di nuovo la situazione, così...

-Lo so.-

-Non so dire altro, eh?- abbassò le spalle, guardando poi il bracciolo della doccia e allungandosi in avanti, volendo prenderlo per lavare via il sapone dai capelli di Marco, ma si arrestò, portandosi le braccia più vicine, anche se ancora distese verso l'alto, e girandosi confuso, sentendosi osservato fin troppo, e vide gli occhi del biondo scorrere sul suo fisico che gocciolava, leggermente in ginocchio per raggiungere la meta; soffermandosi fino al busto, per poi scendere all'inguine e tornare al punto di partenza, fino ai suoi occhi. -C... Che guardi?- balbettò impacciato, trasalendo nel vederlo toccare la sua coscia con le dita, leggere, e sorridere.

-Rilassiamoci un po' adesso, non parliamo più di quello: è abbastanza tardi per ragionare, almeno, in un momento come questo. Un bagno riposante deve essere tale.- sorrise, anche se sarebbe tornato al più presto su quell'argomento, ma il già aver fatto un passo avanti così forte, l'essersi fatto dire il motivo di tanto mistero, lo tranquillizzava. Non avrebbe lasciato Ace solo, mai; decretò tra sé e sé, risalendo con la mano e adagiandola nell'interno coscia, massaggiandolo un paio di volte con le dita e sentendo come sospirò, gemendo e strizzando gli occhi, quasi con la tentazione di scivolare tra le sue braccia, ma poi Marco permise alla mano di risalire un altro po', fino al fianco e poi accanto all'ombelico, senza staccarsi dalla sua pelle umida e tiepida nemmeno per un'istante.

Si sentiva meglio nell'averglielo detto, esordì fiacco, il moro. Forse sarebbe stato un problema, ma ora... Ora proprio non riusciva più a pensarci, se non a quando fosse bello riavere Marco per sé, mentre lo toccava e lo accarezzava... Si era sempre fidato di lui, Marco, adesso era solo più tranquillo, a differenza di quando, prima, lo fosse solo in apparenza, per il fatto di non sapere, e per il forte timore che potesse essere in pericolo... Marco avrebbe trovato un modo per contrastarlo, era ovvio; si disse Ace, ma lui avrebbe fatto di tutto per far sì che non lo pedinasse fino a quei brutti ceffi. Proprio non poteva lasciarglielo fare. Amava troppo Marco.

-Ah!- gemette, strizzando gli occhi nel sentire quelle dita scorrere sopra al suo intimo, sotto all'ombelico, facendolo poi sospirare di piacere anche se scontento perché non proseguiva più sotto, a sfiorare completamente quel punto giusto e rovente.

-Posso? Mi concedi di andare oltre?- sussurrò languido, Marco, fiatando sensuale e bollente con il tono, impavido come nei gesti.

-N... No...- farfugliò a stento, percependo il tatto dell'altro così forte e delicato al tempo stesso, penetrare nella pelle e dargli alla testa fino a quel luogo tanto ambito.

-Va bene.- tolse entrambe le mani dal suo corpo, scivolando con lentezza come aveva iniziato, senza protestare, guardando però la smorfia risentita dell'altro che, ancora immobile e in ginocchio; tornò subito ad allungarsi in alto di nuovo, riprendendo da dove aveva interrotto e afferrando così il bracciolo. Risiedendosi poi sopra Marco; se lo puntò verso il proprio petto, ascoltandolo venire tempestato da mille gocce di acqua, con sollievo.

-Non me la sento tanto... Cioè, non lo so... Vorrei che proseguissi, ma al tempo stesso no... Non lo so...-

-Non importa, Ace. Va bene, tranquillo.-

-Piuttosto, mi dici qual era la cosa che dovevo fare per te per averti fatto sgolare?- chiese curioso prima di farsi attento. -Non era quello di prima, vero? Oh, cavolo. Forse sì... Ahm, allora puoi toccarmi, puoi ricominciare...!-

-Ace, Ace...- lo fermò subito, ridendo divertito. -Non ti chiederei mai una cosa del genere, obbligandoti a farla. Soprattutto se non vuoi.- terminò sicuro, tornando però a toccarlo, a cingerli almeno i fianchi, non volendo essere estromesso almeno dal sentire la sua pelle sulla sua.

-Oh... Giusto.- annuì, arrossendo un po' ma poi continuò. -E allora cosa? Dai, voglio saperlo.- mise un broncio tenero, sperando di impietosirlo, ma lo fece solo ridere, e allora voltò l'oggetto che aveva in mano verso di lui, che spruzzò tutto il getto violento sul suo volto, costringendolo a strizzare gli occhi tra una protesta ben sentita e la mano che si sovrappose per fermare tutto ciò. Ace a quel puntò non si trattenne e scoppiò vivamente a ridere.

-Ehi, ehi, no! È la mia arma!- protestò nel vedere le mani di Marco sulle sue, e cercare di portare il getto d'acqua addosso a lui adesso, ma lo fermarono entrambi, voltando la testa dell'oggetto verso la loro destra, e così l'acqua finì sul pavimento mentre il moro continuava a ridere a squarciagola, liberandosi momentaneamente di tutti i fardelli dentro la sua testa, esprimendoli a voce in un contesto più allegro; non riuscendo davvero a smettere e guardando il suo ragazzo che cercava, sorridendo tra le sue ilarità gioviali; di ritornargli il favore, spingendo la presa, e cercando di voltare quell'arnese contro di lui. Ma entrambi si fermarono da quella felicità nel sentire un ticchettio continuo contro la porta.

-Ops.- sforzò un nuovo sorriso, Ace, guardando poi il pavimento allagato, anche se di poco, e abbassò, in contemporanea al fidanzato, il braccio della vasca, portandoselo vicino alle gambe e lasciando che l'acqua che produceva andasse contro l'inguine di Marco che non sembrò contrariato per quella specie di massaggio che l'acqua gli stava dando, ma sbuffò esasperato da tutto quel ridere, cercando di riprendersi mentre rialzò e tenne le ciocche dei capelli che li erano finiti precedentemente sugli occhi, ormai privi di schiuma.

-Ragazzi, tutto bene? Siete là dentro da molto.- bussò Thatch, felicemente incuriosito, soprattutto per quell'ilarità.

-Fratellone, possiamo unirci anche noi al divertimento?- si impuntò davanti alla porta, Luffy, divertito prima di accorgersi della pozza d'acqua in cui era finito, e tornò a ridere.

-Non penso che sia una buona idea, Luffy. Lasciamoli soli.- consigliò invece, Sabo, perplesso però da quel liquido incolore e tiepido. -Stanno allagando il bagno?- mormorò tra sé e sé, confuso.

-Ohm... Se vengono anche loro ci servirà una piscina.- ironizzò Ace, ridacchiando contento, anche perché la voce di Sabo sembrava calma. Forse era stanco di litigare anche lui, pensò. In ogni caso si sarebbero chiariti dopo. Almeno sperava.

-Ne compreremo una. Ma ora basta, o finiremo per combinare un disastro...- asserì cauto, sospirando serio e riprendendo in mano la sua calma prima di rispondere; anche se dispiaciuto per essere stato interrotto in un bellissimo momento: -Sì, stiamo bene Thatch. È ovvio. Ci stavamo solo rilassando un po'.- rilevò quel particolare poco inerente da far sapere, ma che per Thatch fu di sicuro fondamentale:

-Eh, bravi, birichini.-

-Guarda che stai parlando di mio fratello...- discusse severo, Sabo, con Luffy vivamente confuso, ed Ace dietro la porta, felice di quelle parole protettive verso di lui, nonostante il cuoco che ripeté come anche lui stesse parlando del proprio fratello in quel modo e che non sembravano esserci problemi a riguardo, ma Sabo fu irremovibile, sia nello sguardo che a parole.

-Grazie, fratello.- ringraziò, ormai fuori dalla vasca insieme a Marco, coprendosi entrambi con un asciugamano lungo a testa prima di riprendere i propri vestiti, ma ancora umidi, anche per via della temperatura madida del bagno.

Uscendo sorrise a tutti, Ace, e soprattutto al biondo fratello che ghignò, adagiando una mano sulla sua spalla intanto che Luffy sorrise a entrambi prima di correre dietro a Thatch dopo le sue parole di offrigli dei biscotti, recandosi così, con lui, in cucina, mentre Marco decise di lasciarli in intimità, tornando in camera e affermando di aspettarlo là.

-Ti devo chiedere scusa.- sussurrò, il moro, sfregandosi la capigliatura bagnata, impacciato e guardando all'interno del bagno, come se stesse parlando per il disastro combinato in quel momento e non per il suo atteggiamento della festa, con lui.

-Le accetto, tranquillo... Però, riguardo Akainu...- volle provarci ancora, sperando che Marco lo avesse convinto almeno un po' in quelle ore, o almeno che non gli inveisse di nuovo contro.

-Ascolta, sono d'accordo con te nel volerlo eliminare dalle nostre vite...- borbottò, a capo chino e mordendosi il labbro inferiore, voltandosi piano per scrutarlo attentamente e notare come i suoi occhi brillassero per quella novità che tanto aveva bramato.

-Dalla tua.- corresse in fretta, Sabo; evidenziandolo maggiormente con il tono e lo sguardo, prima di tornare calmo e lasciarlo proseguire dopo che ebbe annuito, nel fissarlo.

-Ecco... Puoi aspettare fino a lunedì? Poi, poi accetterò tutto quello che vorrai. Davvero. Ma... Aspetterai?-

-Abbiamo aspettato tre anni... Cinque giorni saranno come bere un bicchiere d'acqua.- annuì, sentendosi già più sereno per quelle parole, e facendolo ridere. E mentre Sabo tirò un sospiro di sollievo, per come avesse, l'altro, accettato quella decisione, volle comunque una sicurezza in più in merito: -Però... Prometti?-

-Prometto, sì.-

-Grazie.- sorrise, Sabo, ricevendo un abbraccio forte in cambio.

-Grazie a te per essere ancora mio fratello nonostante tutto, e nonostante quando ti abbia fatto disperare... E soffrire.-

-Ho sofferto solo per il tuo dolore. E poi, se mi preoccupo è perché è quello che fanno i fratelli migliori. Luffy però è stato più bravo di me, in questo.- sghignazzò con una smorfia, volendo rassicurarlo ma sapendo di avere tante cose da recuperare come consanguineo.

-Non dire così... Io sono un errore, ma sono così fortunato da avere così tante persone che mi amano... Davvero, grazie per amarmi nonostante questo...-

-Un errore? Beh, io ho sbagliato a lasciarti, non mi consideri tale?-

-Okay.- ridacchiò, distaccandosi. -Ora non esagerare. Sei stato un grande in questi anni, no? Sei un avvocato! Cioè, grandioso!- si pavoneggiò, davvero fiero dell'altro, e lasciando un pugnetto affettuoso contro il petto del coetaneo, coperto da una camicia azzurrina; sospirando poi:

-Ti voglio bene, Sabo.-

-Anche io ne voglio a te. Ma ora vai, non voglio rovinarti la giornata con Marco.- strizzò un occhio in modo complice, sorridendo prima di allontanarsi per raggiungere quegli allettanti biscotti... Sempre se c'è n'erano ancora; e a pensarlo aumentò il passo, il biondo, anche se con ancora il pensiero di Ace ben piantato in testa, così come la preoccupazione che lo legava a quest'ultimo. Di certo Marco aveva fatto qualcosa, ma...Perché lunedì?

Ace gli annuì, e lo osservò allontanarsi prima di tornare nella sua stanza, e se la richiuse alle spalle scrutando la gabbietta per prima cosa, e il pappagallo all'interno che lo salutò con un cinguettio, così gli sorrise, prima di sussultare avvampando nel vedere Marco, disteso nudo nel proprio letto e che sembrava aspettarlo.

-C... Che fai?- sentì le gote rosse, calde, notando l'asciugamano dell'altro lasciato sulla sedia con noncuranza.

-Niente, mi fa caldo.- ridacchiò.

-Ma... Siamo a Novembre.- fece confuso, anche se, in effetti, il riscaldamento continuava a dare un'altra impressione all'interno. Scrutò fuori dalla finestra, ma pioveva ancora, comunque decise di voltarsi e chiudere a chiave la porta, anche se con riluttanza. -Non dovremo prepararci e andare a pulire il ba... Cibo?- decise di lasciare stare, preoccupandosi invece di quel vassoio pieno di piatti con diversi alimenti, adagiato su un carello, e che costrinse il suo stomaco a brontolare.

-Thatch. Era già qui quel cabarè quando sono arrivato, e di sicuro dopo questo, mio fratello è venuto a chiamarci in bagno anche per il pranzo. Per pulire invece, magari dopo... Sempre se non ripuliranno gli altri per farci un favore.-

-Dopo lo ringrazio.- esordì allegro, avvicinandosi pimpante al suo nuovo obbiettivo, ma percepì uno sbuffo deluso e divertito da parte di Marco, così si voltò. -Non hai fame?- chiese confuso, reggendosi però il bordo del proprio asciugamano con una mano, volendo restare comunque al coperto.

-Sì.- annuì, tirandosi su con il busto e portando poi le gambe fuori dal letto.

-Sei sexy ma non voglio fare l'amore con te... No! Non ho detto quello che ho detto!- scattò subito, portandosi anche una mano sul volto, più rosso di prima.

-Volevo solo dormire un po' con te, nulla di più.- ridacchiò nel raggiungerlo, abbassandosi e lasciandogli un bacio soffice sulle labbra. -Sei molto tenero.- sorrise.

-Io... Non intendevo che non voglio farlo mai, però...- borbottò piano, voltandosi indietro, verso il cibo, visto che Marco lo aveva superato.

-Lo so. Ma a me interessi tu, nulla più. E comunque, i vestiti si devono asciugare, lasciali vicino ai miei.- si sedette, indicando poi il calorifero davanti alla faccia del letto, su cui li aveva adagiati con cura.

-Sì, ma tu ne hai tanti. Anch'io dovrei avere molti cambi, nella mia sacca. È più grande di quando sembri.- mormorò, osservandola sotto l'asta della gabbia di Hawk.

-Sì, aspettavo giusto un pretesto, e anche di asciugarmi.-

-Come? Ehi, no... Non ti rivestire. Ho anche chiuso la porta... Stavo solo ragionando... stupidamente.- si lagnò, aggiungendo quell'ultima parola per dare più senso al fatto che potessero stare così tranquillamente, e afferrandogli un bicipite ancora umido per portarselo vicino al petto, scatenando però, con quella frase, la sua ilarità.

-Ragionando stupidamente? Avrei detto il contrario.- continuò a ghignare, mettendolo però seduto sulle sue gambe asciutte dopo avergli circondato un fianco con una mano, appena si fu accomodato sulla sedia della scrivania.

-Mhm, tu rimani nudo e basta.- gonfiò una guancia, indispettito e speranzoso nonostante non sembrasse una richiesta bensì un ordine; guardando il suo ragazzo con occhi dolci al contempo e sperando che quello potesse servire a sedurlo, e quindi essere accontentato. Al sorriso divertito e al cenno affermativo che ne ricavò si fece allegro, abbracciando l'altro per ringraziarlo in modo silenzioso, sfregando poi la gota contro il retro scoperto del suo collo, felice.

-Ti andrebbe di fare lo stesso con me?- chiese malizioso, sospirando aria calda dalla bocca contro la sua spalla, e accarezzandogli la schiena con una mano mentre l'altra sfregava contro l'asciugamano umido ben sigillato e riposto ancora sulle gambe di Ace, quest'ultime tenute laterali e unite alle proprie; con le caviglie legate una sopra l'altra, i piedi nudi e che dondolavano tranquilli. Ritornò a fissare Ace, affondando nei suoi occhi marroni mentre, il moro, un po' rosso, si limitò a scostare la parte superiore del tessuto per accontentarlo, senza rinunciare a quella inferiore, sotto i glutei, forse per comodità, per non alzarsi dato che voleva mangiare.

-Secondo te perché sono così scettico nel farlo con te? Eppure lo voglio...- sussurrò triste, non volendo che si rivelasse un problema, per l'altro, in seguito.

-Non saprei... Forse sei solo confuso, e al tempo stesso hai paura. E poi, c'è tutta questa situazione di pericolo da quando sono tornati quei tre, e quindi, insomma... Immagino che sia tutto questo nell'insieme che te lo impedisce. Troppi problemi, per trovare un po' di pace.-

-Però ora sono più tranquillo... Sarà perché te l'ho detto...- mugugnò, ma le proteste del suo stomaco lo risvegliarono, e così si voltò verso quelle prelibatezze con allegria.

-Questo è molto confortante, ma ora accontentiamo i nostri stomaci.- sorrise, adagiando il mento nell'incavo del collo di Ace, assaporando il suo sapore fresco e di pulito; che gli dava le spalle e che annuì, intanto che i bordi dell'asciugamano bianco erano finiti coll'adagiarsi a terra con delicatezza.



Socchiuse gli occhi, strusciandosi con il naso contro il petto tonico dell'altro e fremendo, contento di essere al suo fianco. Si chiese che ore fossero, quanto avessero dormito; sempre se Marco non si era svegliato prima e gli era rimasto accanto comunque; e aprì di più gli occhi per accertarsene, ritrovando il blu rassicurante delle sue pupille amalgamarsi nei suoi.

-Ti amo, Marco...- farfugliò, stringendosi e accovacciandosi maggiormente contro di lui e il suo calore, volendo davvero mescolarsi da entrare nel suo petto quasi intanto che ridacchiò nel ricordarsi di un particolare rilevante: erano ancora nudi.

-Ti amo.- rispose dolce, sorridendo e tenendolo a sé.

-Ma... Se stiamo così d'inverno, mi chiedo come sarà d'estate.- sorrise di più, riferendosi a come si trovavano svestiti in quel momento; ridendo e allungandosi, superando i suoi pettorali per raggiungere il collo dell'altro, lasciandoci un bacio casto prima di ritrovarsi definitivamente davanti al suo viso.

-Chissà.- sorrise, fingendosi misterioso, e baciandolo sulle labbra, emozionato dentro, come dimostrava il battito del suo cuore che era aumentato. Ace si immaginava un futuro in cui c'era lui, si immaginava una vita. Poteva essere sicuro di percepire la sua voglia di vivere esistere, crescere e, appunto, vivere. Era così fiero di lui, si disse, immergendosi nei suoi occhi e tornando a riempirlo di amabili baci, drogandosi delle sue risate dolci nelle orecchie, che emanava per quei piccoli gesti spontanei.

-Sarà... Sarà bello vivere con te... Posso?- chiese piano, riadagiando il capo contro il cuscino appena l'altro smise di coccolarlo con le labbra. -Non te l'ho mai chiesto per bene, se non sbaglio...-

-Certo, Ace. È comunque, questo è solo una casa momentanea. Appena risolviamo tutto, e avrò la laurea e un lavoro, vedrai, avremo una casa tutta nostra.- sfiorò il suo naso con la punta del proprio, addolcendo lo sguardo nel vederlo sorpreso da quella prospettiva.

-Oh, ci hai pensato...-

-Già.- sorrise. -Non vuoi?- divenne un attimo profondo, abbandonando il sorriso e sperando di non averlo detto troppo in fretta, temendo di averlo spaventato.

-Ohm... È che dubito che sarà tutta nostra...- forzò un ghigno, e nel vederlo perplesso continuò. -Luffy verrà a trovarci spesso, di certo anche Sabo per recuperare molto, e magari anche Nami, oh, beh... Lei di sicuro ci terrà d'occhio. E magari anche Thatch verrà, ma non mi lamenterò se porta da mangiare.- rise sereno, dandogli la stessa reazione pacifica che Marco si aspettava.

-Sì, in effetti è vero. Ma per la maggior parte del tempo cercheremo di avere un po' di intimità, mhm?-

-Va bene. Potrò comprare un gatto? A me piacciono.-

-Beh, se non azzanna Hawk, va bene.- concordò, anche se, dal cinguettio e dal fervore d'ali spaventate che udì, comprese che il suo pappagallo non era esattamente d'accordo.

-Okay, allora... Lo addestrerò, ma volevo sapere se a te piaceva avere un gatto. Comunque, è molto bello parlare del futuro insieme a te.- sorrise, portando la propria mano sopra a quella del biondo, adagiata sul suo cuore, e la osservò mentre portò un piede sopra il polpaccio liscio e caldo dell'altro, volendo più contatto mentre lo accarezzò.

-Sì, mi piacerà. Non è così lontano, non manca molto perché mi laurei.-

-Davvero?- scattò sorpreso, sgranando gli occhi. -E dopo cosa farai? Oh, e quando ti laurei posso venire a vederti, se posso? Non so se posso... È possibile venire a vederti?-

-Sì, tranquillo. Puoi venire. Dopo, sarò medico...-

-Studi scienze della medicina oltre a matematica e fisica? Non mi ricordo più. Studi tante cose.- mormorò, orgoglioso. -Medico. Wow.- giocherellò, disegnando un cerchio immaginario, con il dito, sul pettorale destro dell'altro.

-Già, medico come il tuo amico Chopper.- spiegò, accarezzando il bordo del fianco caldo dell'altro, e scivolando con l'arto fino al gluteo. -Dormito bene?-

-Oh.- gemette, sorpreso dal gesto ma non gli dispiacque. Era estasi, pura e semplice estasi essere toccato e sentirsi toccare da Marco. Una moltitudine di scosse ripetitive dentro di sé che entravano nelle ossa, risalendo fino al cervello mentre altre ancora lasciavano scuotere i muscoli, arrivando al cuore e costringendolo a battere con forza, accaldandolo tutto e facendolo sospirare con una boccata d'aria appagata e sottile.

-Ace!-

Il richiamo forte e l'ultima vocale del suo nome prolungata come un eco lo ridestarono abbastanza, spaventandolo anche da farlo alzare con il busto bruscamente, e guardando la porta con orrore, ma si ricompose, sospirando e crollando di schiena contro il corpo Marco che, non aspettandoselo, sbuffò senza fiato per il colpo attutito: almeno la porta era chiusa. Ma Luffy poteva sempre buttarla giù, riaprì gli occhi nel concepirlo, Ace, terrorizzato quasi da quella prospettiva. Si chiedeva entro quando l'avrebbe fatto, e perché non lo stesse ancora facendo dato che il concetto di intimità non era nel suo vocabolario. Ma lo ringraziava per lo sforzo che stava, di sicuro facendo, nel limitarsi a bussare e continuare regolarmente e con sempre più forza, in attesa di risposta.

-Sì, fratellino?-

-Ace! Ti va di fare un'altra guida con me?- saltellò, e si udì chiaro per come i suoi sandali si scontrarono, con un tonfo, contro il pavimento energicamente.

-Ohm... Le chiavi della macchina... Dovrebbero essere nello zaino.- si lasciò sfuggire uno sbadiglio dopo aver avvertito il minore a riguardo, sicuro che fosse ben attento ad ascoltarlo; così, alzandosi con un saltello allegro, sciogliendo la presa del lenzuolo su di sé, e camminando verso il suo obbiettivo, anche se leggermente in imbarazzo per il fatto che sentiva chiaramente gli occhi di Marco scrutare il suo deretano sodo e la sua schiena scolpita; sorrise al ricordo dolce di non avere più cicatrici là impresse e che il biondo potesse godere dell'opera originale, e si chinò veloce, aprendo e iniziando a rovistare con la mano, con Luffy che rideva, sicuro del "Sì." che subito si fece sentire: -Va bene, aspettami vicino alla macchina. E, se non è un problema, chiedi a Sabo se vuole venire con noi.-

-Certo! Sarà divertente!-

-Posso unirmi anch'io?- chiese Marco, ascoltando Luffy correre e scendere le scale; sorridendo curioso e volgendo gli occhi in quelli di Ace appena si fu alzato e fosse tornato a guardarlo.

-Ancora mi devi dire cosa devo fare per te per averti fatto sgolare...- mugugnò. -Vuoi farmi morire di curiosità? No, perché ci stai riuscendo.-

-Stasera, Ace... Se vorrò. C'è tempo. Sono solo le sei.-

-Ah!- si lagnò feroce, con tanto di smorfia, sbuffando e portando gli occhi al cielo prima di avvicinarsi al calorifero e afferrare i propri indumenti. -Sei cattivo così.- brontolò, corrucciando le sopracciglia e infilandosi i boxer e i bermuda, osservando poi il ragazzo che si mise; poggiando i piedi per terra, seduto sul materasso. Si ricordò di non aver risposto alla sua domanda, così si affrettò a farlo ora:

-Puoi venire, certo.-

-Grazie.- lo raggiunse allora, baciandolo sulle labbra e prendendo poi il proprio intimo e i suoi pantaloni scuri.

Appena si furono vestiti, Ace afferrò le chiavi che aveva, per un attimo, lasciato con poco garbo sul cuscino, e, salutando il pappagallo, si avviò verso la porta, con Marco alle sue spalle, che sorrise per la sua costante gentilezza. Il moro aprì dopo aver fatto girare la serratura, e si affrettò a raggiungere le scale per poi arrivare davanti al portone, bloccando l'avanzata solo in quel momento e per voltarsi impensierito, ma sorrise divertito nel vedere Marco ancora lì vicino come se fosse la sua ombra.

-Segui il mio passo, eh?- ridacchiò.

-Se voglio, sono anche più veloce di te.- si vantò, tranquillo.

-Ah sì? Vai, ti sfido. Vediamo se mi prendi prima che arrivi alla macchina.- aprì il portone, e subito dopo partì veloce, scattante, svoltando a destra e continuando mentre in lontananza, Sabo e Luffy, nel vederlo lo salutarono. Ridacchiando, Ace, nel capire che Marco non avrebbe vinto, aumentò ancora il passo, arrivando sull'asfalto grigio della strada, e rallentando poi quando ormai era prossimo ad arrivare al parcheggio del dormitorio, sorridendo tranquillo, con ormai i fratelli davanti agli occhi.

-Preso!- lo sollevò da dietro, appena le braccia lo attanagliarono con un agguato.

-Ehi, non vale! Ero arrivato!- si voltò, un po' rosso sulle gote perché non si aspettava che lo avrebbe preso in braccio mentre portò le ginocchia all'altezza del petto, aspettando subito che lo riadagiasse a terra, ma Luffy non si preoccupò di quello e lo affiancò, chiedendo gentilmente le chiavi.

-Hai detto "Prendimi prima che arrivi in macchina.". È quello che ho fatto.-

-Non ho detto proprio così, hai imbrogliato, punto.- sbottò con una lieve gomitata contro il petto dell'altro, impacciato dalla situazione mentre distese le gambe senza però toccare terra, ma dando comunque le chiavi al minore che corse subito, elettrizzato, nell'auto.

-Avete fatto una gara?- sorrise sornione, Sabo, allegro mentre Marco rimise giù suo fratello.

-Luffy, aspetta, non mettere in moto!- scattò subito, il moro lentigginoso, tornando a correre ed entrando nell'auto, alzando bruscamente il freno a mano tanto che si udì, ma almeno aveva impedito che la macchina andasse contro il muro che aveva davanti.

-Sì, andiamo.- annuì, Marco, perplesso nell'aver assistito a quella scena. Non si aspettava un esperto, ma, da quella prima impressione, ne trasse fosse proprio un principiante alle prime armi. Ma, ora che ci pensava bene, Luffy non aveva la patente, non aveva ancora l'età..., ricordò, comprendendo poi che stessero per fare una cosa illegale sforzò un sorriso, seguendo poi il tranquillo quanto sereno Sabo dentro la vettura, nei sedili posteriori.

-Perfetto, allora allacciatevi le cinture. Tu per primo, Luffy.- decretò tranquillo, Ace, regolando lo specchietto retrovisore dopo essersi sistemato quella fascia di sicurezza sul corpo, come da manuale.

-Giusto per sapere, siete a conoscenza che è reato guidare senza aver conseguito la patente?- parlò pacato, Marco, sfregandosi il collo lentamente, con le dita.

-No.- risposero sinceri i due davanti, voltandosi verso il biondo più grande, con accanto l'altro fratello che esibì un sorriso incompleto e timoroso, ma non sembrava troppo turbato, bensì abbastanza emozionato di partecipare.

-Oh, beh... Basta non farsi fermare dalla polizia, fine.- ridacchiò Ace, sistemando meglio la cinta con pazienza, tanto Luffy aveva lasciato la frizione ma non il freno e aveva così causato lo spegnimento del motore, quindi poteva fare con calma.

-Okay. Che faccio?- sorrise il più piccolo, che quasi saltava sul posto per l'energia che gli fluiva in corpo.

-Prima di tutto metti i piedi sulla frizione e sul freno, poi accendi la macchina con la chiave, e infine metti la retromarcia dopo aver tolto il freno a mano.- parlò, finendo di girare completamente la chiave per spegnere correttamente e portando poi le mani sulle ginocchia, guardandolo con attenzione e con occhi vigili, Ace. -Controlla prima di andare indietro.- suggerì piano, ma dallo sguardo, Luffy sembrava voler fare bella figura su entrambi i fratelli, così sorrise, più sicuro della sua consapevolezza.

-Come si mette la retro-cosa?- chiese, confuso, ma azionò la chiave dopo aver premuto i pedali richiesti dal maggiore, accendendo al primo colpo tra lo stupore e la meraviglia generale.

-C'era la prima, ho cambiato. Al momento è in folle: non ci sono marce. È questo coso qua.- parlò, indicando la leva robusta e leggera al centro dei due, e con, sul coperchio, dei numeri tracciati. Con delicatezza prese la mano del fratello, riposta sul volante, e la portò su quella protuberanza. -Questa è la prima.- continuò a elencare piano, mostrando il gesto da fare fino ad arrivare all'ultima e quella che aveva richiesto: la retromarcia.

-Perfetto!- tolse il piede dal freno, allentando la frizione come gli aveva detto Ace, e guardando indietro mentre la macchina camminava veloce, più di quanto dovesse; e mirando al palo.

-Frena leggermente, adesso.- sussurrò, sbadigliando poi. Non era così importante se la macchina avrebbe avuto una ammaccatura in più. -Bravo!- si complimentò dato che c'era riuscito bene, facendolo sorridere, così annuì, anche se lo sguardo di Marco, dallo specchietto retrovisore; non sembrava così tranquillo come il suo. Al contrario, Sabo fissava con attenzione il palo che avevano quasi colpito, forse con ammirazione per il fatto che non fossero andati a sbatterci contro come temeva.

-Ora la prima!- scattò deciso, Luffy, voglioso di fare da sé per lo più, inserendola e partendo con l'acceleratore dopo che l'auto aveva cominciato a camminare da sola con l'ausilio della frizione.

-Usciamo dal parcheggio.- concordò, osservandolo girare lo sterzo con forza, finendo poi sulla careggiata, sempre sereno. -Mantieni la destra.-

-Sei bravo, fratellino.- si complimentò Sabo, allegro. -Da quando stai prendendo lezioni di guida da Ace?-

-Questa è la seconda volta. La prima ho quasi ucciso una vecchietta.- parlò, un po' dispiaciuto ma con un tono incoraggiante come segno che ce l'avrebbe fatta. -Però è stato divertente.-

-Sì... Io direi di no... Abbiamo rischiato di morire troppe volte per essere stato spassoso...- commentò con un sorriso forzato, Ace. -E hai rischiato di investire anche Usop e Chopper...-

-Beh, però loro hanno detto che sono stato bravo!- ridacchiò.

-Davvero?- chiese confuso, Sabo, un po' preoccupato di sapere che fossero stati in pericolo e che, a rigore di logica, lo erano anche loro adesso. Per un attimo aveva avuto un barlume di speranza e fiducia iniziali, riponendola completamente nel fatto che Ace avesse impartito tutte le dovute lezioni a Luffy, anche se fosse ancora un principiante un po' arrugginito, ma adesso... Ora aveva davvero paura.

-Beh, in realtà Usop mi ha detto che sono stato un po' sbadato, o qualcos'altro. Chopper invece era meravigliato!-

-Okay, ma guarda davanti.- consigliò Ace, portando un dito sul parabrezza, e costringendo il più giovane a seguire quella traiettoria e non il volto di Sabo. Riconosceva, il maggiore, che, l'altra volta, non gli aveva spiegato praticamente nulla, ma aveva troppi pensieri, però alla fine, non era andata male: avevano parlato molto.

-Ci tieni molto a scorrazzare con la macchina?-

-Ci tengo molto a scorrazzare ovunque! Ace fa lo stesso! In questi anni ci siamo imbucati spesso un po' ovunque, anche grazie alla sua macchina! E una volta, era ubriaco e ha sfondato la vetrata di un negozio!- rise forte, divertito a quei ricordi mentre Ace si portò una mano sugli occhi con forza, lasciando ricadere il capo in avanti, imbarazzato. -E poi, io sono riuscito a convincerlo a portarmi al mare! Fantastico!-

-Già...- mormorò. Quella volta, ricordava che, al ritorno, Akainu non era stato molto caritevole... Per sua fortuna aveva lasciato Luffy con i suoi amici quando erano tornati. E per poco non gli era toccato chiamare un'ambulanza quando quel bastardo ebbe terminato; anche se, era riuscito a nascondere le ferite al minore più egregiamente di quanto sperasse.

-Ci andremo insieme, la prossima volta.- optò Sabo, avanzando e abbracciando, nel poggiare i gomiti sul bordo; il sedile di Luffy. -Che ne dite?-

-Sì, va bene.- mugugnò tra sé e sé, Ace, acconsentendo e portando gli occhi sul marciapiede accanto, con alcune persone che parlavano, e forse indicavano meravigliate il guidatore, che non era lui per una volta.

-Certo!-

-Ma poi, come ve la siete cavati con il negozio?-

-Ohm... Vuoi una bugia legale, o la verità illecita?- chiese, Ace, guardando il coetaneo che rise, annuendo.

-Verità. Non faccio causa ai miei fratelli, soprattutto per qualcosa che è ricaduta chissà quanti anni fa.-

-L'anno scorso.- corresse, Luffy, senza troppi problemi; leggero quasi come se non fosse nulla di così delicato.

-Diciamo che, non ricordo proprio un tubo. Ma era notte, e così... Forse ho rotto la videocamera e ce ne siamo andati. Nessuno ha esporto denuncia, quindi...-

-Ti piace la vita spericolata.- mormorò Marco, non sapendo se essere divertito, o quasi deluso dal sentire quella storia: Però, non si era fatto male, sospirò nel non sentire nulla a riguardo e tranquillizzandosi almeno in parte.

-Non voglio rimpianti, tutto qui.- sussurrò, stringendosi nelle spalle e puntando gli occhi contro il soffitto scuro della macchina. -Ma non ricordo davvero bene quella sera.-

-Non ricordi niente, fratellone. O forse è per via della narcolessia.-

-Ah?- si voltò verso il minore, confuso, e che, tra le risate, teneva la lingua sul labbro, stava attento e concentrato a non muovere troppo il volante, dato la strada rettilinea.

-Dopo che siamo scesi dall'auto ti sei disteso e ti sei messo a dormire, solo che poi è arrivato il proprietario, e allora ti sei svegliato e gli hai chiesto scusa. Eri ubriaco, però hai proposto di mettere in ordine, e io ti ho aiutato.- decretò, annuendo orgoglioso di essere sempre utile per l'altro. -Il tipo ci ha anche offerto da mangiare: era gentile! E quando è tornato giorno siamo tornati a casa.- ridacchiò, con gli occhi trasognanti come a riassaporare il cibo di quel signore, ed Ace si affrettò a risvegliarlo raddrizzando il volante prima che le ruote anteriori salissero sul marciapiede, andando incontro a una povera vecchietta; magari la stessa della scorsa volta dato che gli urlò addosso tutto il suo astio nei loro confronti tra veri gesticolamenti energici, ma il lentigginoso preferì ignorarlo mentre Marco e Sabo continuavano a esaminare quanto detto dal minore.

-Strano... Non ricordo. Boh. Non importa... Beh, però in effetti ci siamo svegliati in una stanza strana... Oh, beh, comunque sia, allenta la presa: lo sterzo è leggero.- farfugliò sotto un altro sbadiglio.

-Siete fantastici! Vi siete divertiti, eh?- ridacchiò retorico, Sabo, fiero di sapere che, comunque, Luffy aveva dato uno sprazzo di felicità in Ace, in ogni modo possibile. -Mi sono perso proprio un bel po' di avventure... Eh, che peccato. Ora che Marco è uno di noi verrà trascinato in ogni pazzia che ci inventeremo?-

-Ohm, no. Non lo costringerei mai.- protestò subito, Ace, voltandosi verso destra per osservare meglio il suo ragazzo che sorrideva, divertito e allegro adesso, e questo lo alleggerì un po' dalla preoccupazione di averlo spaventato.

-Per me va bene, ma ti avviso, non ti faccio prendere la macchina se sei ubriaco.- stette al gioco, allettato all'idea di condividere davvero tutti e più momenti e peripezie immaginabili con il suo ragazzo.

-Marco... Quindi... Non sei deluso del racconto?-

-Non è quello. È che hai fatto un'incidente. Potevate farvi male.- tornò serio, con una smorfia apprensiva verso l'altro.

-Oh.- sorrise distrattamente, ma decisamente sereno da quella risposta. -Sì, ma in effetti ero ubriaco per... Per una cosa brutta, e mi serviva bere. Luffy comunque era seduto dietro, magari lì è di meno la pericolosità... Però, non è capitato più.- assicurò, volendo tranquillizzarlo.

-Colpa di Akainu?-

-Non ho voglia di parlare di questo...- si innervosì nel combaciare i ricordi al nome del colpevole di tutto, tornando seduto composto, mettendo il broncio e portando gli occhi sullo specchietto.

-Scusa.- concesse, l'altro, ascoltando Sabo che sospirò duramente a quella consapevolezza, e di più perché il cuore palpitò contro di lui, perché non era lì, non era stato con loro in quei momenti, ad aiutarli.

Non poteva credere che si era perso i momenti in cui, Ace, aveva avuto bisogno maggiormente di un conforto e di un fratello; c'era Luffy, e aveva fatto del suo meglio, anzi, un ottimo lavoro, ma avrebbe voluto esserci anche lui, perché anche lui era un membro della famiglia. Doveva esserci, sia in quelli felici, e maggiormente in quelli cupi e difficoltosi, e non c'era stato. Ace non sembrava fargliene una colpa, ma lo era, per lui lo era.

-Ma... Dove andiamo fratellone?- chiese Luffy, fermandosi all'incrocio un po' bruscamente da portare tutti a trascinarsi in avanti con il busto.

-Beh... Lascia decidere Marco.- annuì, voltandosi e guardando il suo ragazzo con curiosità.

-Gira a sinistra.- sorrise, parlando abbastanza in fretta.

-Metti la freccia, controlla da ambedue le parti e vai con la prima.- spiegò, questa volta Sabo, osservando ogni passaggio che compii il minore, liberando così la corsia, dato che una macchina stava arrivando da dietro di loro, pronta a rallentare. Voleva rendersi utile, voleva essere un fratello per tutti quegli anni in cui non c'era stato, anche per Luffy. Non potevano essere rimpiazzati, ma poteva creare nuovi ricordi. -Però, è meglio decidere prima. E accendi le luci.- consigliò al minore che annuì, anche se, per i fari, ci pensò Ace nello sporgersi in avanti ad armeggiare dato che Luffy non seppe come fare, e poi il lentigginoso tornò a Marco, sorridendogli.

-Dove andiamo?- chiese curioso.

-Non lo so.- alzò le spalle, sorridendo malizioso.

-Oh. Va bene. Troveremo di sicuro qualcosa.- annuì, tranquillo, con Luffy che concordò in pieno.

-Tu hai una macchina, Sabo?- volle allora aprire una nuova discussione, Marco, rilassandosi meglio per quanto poteva farlo in una macchina con un guidatore principiante come Luffy.

-Sì, ma non l'ho portata.-

-Che macchina?- domandò ancora, curioso, con il secondo biondo che continuava a studiare i movimenti del più giovane, quest'ultimo leggermente deconcentrato per il volerlo sapere.

-Una Lamborghini. Un premio che mi sono concesso per tutti i miei sforzi, più che altro.- ridacchiò, sfregando la chioma corta di Luffy che annuì di meraviglia, esclamando di volerla guidare. -Convogliati sulla strada, fratellino. Ma, Ace, posso chiederti una cosa?- domandò Sabo, colpito da un dubbio, e tornò seduto, scrutando il moro con decisione.

-Sì, certo. Ma che significa "convogliati"?- tornò a sorridere, Ace, nel ricambiare lo sguardo; riprendendo poi in mano la situazione nello sterzare al posto di Luffy; ma ancora non concepiva davvero quella notizia dentro la testa: Una Lamborghini? Wow!, ghignò prima di sospirare amaro senza farsi vedere, fissando il vuoto della portiera con amarezza. Lui aveva fatto tanto: così tanti sacrifici, così tanto dolore, così tanta forza e così tanta dedizione verso Luffy, e l'unica macchina che era riuscito ad avere era una di seconda mano, e già rotta alla vendita... Non aveva fatto molto. In confronto a Sabo, a Marco... Era un perdente. Un perdente che ci aveva provato, e che ci aveva creduto...

-Significa "avviati". Comunque, non ti capita mai di addormentarti per la narcolessia, mentre guidi?- pronunciò, e appena lo disse, notò persino Marco irrigidirsi e farsi attento, con Ace che non comprese tutta quella serietà per una domanda così superficiale.

-Ahm. Capita di rado, ma a quello ci pensa Luffy: mi sveglia in fretta.- si adagiò, con la testa, contro l'appoggio, sospirando ancora, negativo. Doveva pagare l'assicurazione della macchina, ora che ci pensava, e anche le bollette della sua casa, quella vera... Quella di Akainu... Doveva?, si chiese con rammarico, e con Sabo che era tornato a parlare ma Ace non sapeva se era davvero in grado di ascoltarlo, in quel momento. Forse doveva provarci, non voleva ignorarlo.

-Come hai fatto ad avere la patente, con ciò?- fece incredulo, Sabo, veramente confuso.

-Non l'ho detto a quelli della motorizzazione, né al mio istruttore.- parlò vago, non capendo perché tutta quella curiosità improvvisa, davvero, e a dir poco fastidiosa.

-Forse è meglio se smetti di guidare.- si aggiunse, Marco.

-Scherzi?- si raddrizzò, voltandosi e sgranando gli occhi verso i due, offeso e incredulo.

-No, ha ragione.-

-Ma io so guidare, ho la patente, e ho la macchina da due anni!- elencò, non potendo omettere un verso di stizza e un ringhio forte per quell'oltraggio. Cos'è? Lo credevano incapace? Non lo era!

-Ma non è sicuro, se ti addormenti. Tu al lavoro ci venivi senza Luffy, e se succedeva qualcosa?- decretò severo, Marco.

-Ma... Ma cosa?- boccheggiò, guardandosi intorno, in giro per l'auto, incapace di sentire quelle parole, e così si tolse la cintura con uno scatto, per voltarsi meglio; adagiando al contempo il gomito contro lo schienale per reggersi a qualcosa, per annegare il nervosismo con altro mentre Luffy continuava a fare il suo meglio, andando però sempre più piano.

-Lo diciamo per il tuo bene.- parlò Sabo, severo, e il minore che, tra il cercare di tenere il passo con la macchina e di ascoltare al tempo stesso, osservava a volte dallo specchietto i ragazzi dietro e l'agitazione del maggiore che lo impensierì da annebbiare il suo volto fanciullesco.

-Sì, certo! Togliermi la possibilità di muovermi in modo indipendente: fantastico, proprio per il mio bene. Accosta e fermati, Luffy.- ordinò alla fine, indicando il margine della careggiata dopo che ebbe inserito la freccia lui stesso, allungando poi la mano per indicare il luogo esatto dopo essersi rimesso seduto come prima.

-Non fare così, ora.- bofonchiò Sabo, con Luffy che iniziava davvero a preoccuparsi ma che non obbiettò.

-E come dovrei fare? Bah!-

-Non dovresti fare tante cose, ma le fai tutte.- sussurrò Marco, socchiudendo di più gli occhi e sospirando, quasi deluso per quelle sue stesse parole, ma così veritiere per lui intanto che la frenata di Luffy giunse a tutti con violenza ma senza danni, con l'auto ferma perfettamente accanto al marciapiede desolato.

-Del tipo? Su, dimmi! Illuminami. Ora mi dirai che devo smetterla di avere una macchina, poi un lavoro, addirittura di non pagare la mia casa!-

-Non hai una casa...- gemette con difficoltà, Sabo; non volendo rinfacciarglielo così amaramente, ma era così.

-Scusa se voglio pagare l'unica casa che sono riuscito ad avere.- fece allora, alzando le mani come colpevole di qualcosa che sapeva, e riteneva giusto, infamato da tutte quelle accuse in un momento così spensierato come quello, tra l'altro.

-Ma non è tua... È di Akainu.-

-Giusto, ma da due anni l'ho comprata io, quindi è mia.-

-Perché l'hai comprata?- fece confuso, Marco, capendo finalmente il perché fosse a nome del suo ragazzo, ma non il motivo per il quale una persona volesse comprarla, vuota e dolente com'era. Ci fu silenzio, con Luffy ancora fermo e che si tolse la cinta, volendo cedere il posto al maggiore che, nell'accorgersene, in fretta e furia si tuffò in avanti con il busto per inserire violentemente il freno a mano, prima che Luffy, senza pensare al significato di quel gesto errato, lasciasse i pedali, spegnendo così con violenza il motore.

-Per non finire in mezzo a una strada, magari?- ruggì poi, con il volto accanto al minore; brandendo con ferocia la propria voce nel discutere appieno contro quella domanda di troppo, e con Luffy che, ammutolito, quasi tremò per tutta quella aggressività.

-Calmati, Ace.-

-No! No, senti, smettila Sabo! Non puoi arrivare qui e pretendere... Pretendere! Di insegnarmi come vivere, di farmi da balia!- tuonò, tornando a fissarlo e punzecchiando l'aria con un dito verso di lui con fare furente. -Non l'hai ma fatto, non cominciare ora solo perché ti senti in colpa!-

-Posso farlo io, visto che sbagli?- si fece avanti, Marco, infastidito da quel comportamento immaturo e che non serviva proprio a nulla intanto che Luffy sembrava mortificato di essere il colpevole di tutto quello, in quanto fosse stata sua l'iniziativa di fare quella scampagnata.

-Ah, basta! Sapete solo farmi capire che sono un essere schifoso e inutile!- prese in fretta le chiavi, aprendo la portiera e sbattendola appena uscì.

-No, aspetta! Ace, non vogliamo questo!- brandì il portello, aprendolo e uscendo fuori velocemente, Sabo, con Marco che andò dietro al moro fino ad abbracciarlo da dietro, volendo fermarlo:

-Non sei inutile, né schifoso. Non pensarlo minimamente!-

-E allora perché volete togliermi la macchina se so guidare? La uso poco, e quando me ne servo non dormo nemmeno una volta, in macchina. Soprattutto da solo... E se non ho la macchina, poi cos'ho? Non ho un lavoro di successo come Sabo, non ho una casa bella come la tua, Marco; non ho un padre come il tuo...! Non ho... Niente che mi rendi una persona importante come lo siete voi...! Eppure ho cercato... Ho fatto tanto per... per sopravvivere...! E invece non ho realizzato nulla!-

-Ace...- parlò piano e dispiaciuto, Luffy, adesso al suo fianco nell'averlo raggiunto, ma il maggiore non lo stava guardano, né lui, né Sabo, né nessuno.

-Ma non sei un perdente. Sei uno forte.- esclamò deciso, Marco, con il più piccolo che annuì convinto, certo che fosse vero perché lo sapeva, e Sabo continuò a osservare il maggiore in silenzio.

-Non dire cazzate! Sono solo una delusione, no? Ammettilo!- si voltò, distogliendo gli occhi dal pavimento per concentrarsi sul fratello biondo che continuava a pensare e a guardarlo con fare neutrale. -Mi spiace Luffy, non sono il fratello che meriteresti... Magari se non avessi scelto me, ora saresti più felice.- portò gli occhi a terra, percependo la stretta di Marco aumentare, e Luffy aprire bocca per protestare, ma tutto si bloccò, tutti si fermarono con uno sguardo confuso appena Sabo, con il palmo aperto, portò la propria mano, con fare lento e pacato; a infrangersi contro la fronte di Ace con decisione, di netto, ma quasi come uno sbuffo silenzioso di rimprovero.

-Smettila di fare il depresso.- decretò sicuro, e anche stanco di sentire e vederlo così.

-...Eh?- fece, confuso, Ace, nell'alzare la testa verso di lui e portandosi due dita a massaggiarsi il punto colpito e che, pian piano era diventato, leggermente rosso.

-Scusa, ma ci voleva.- parlò, annuendo deciso sotto la confusione e il silenzio generale. -Hai tante cose, Ace. Hai noi, e hai una casa enorme adesso! E anche se non ti piacerà ammetterlo per ora, hai un uomo che ti chiama "figlio" in quel dormitorio! Non avrai un lavoro che ti fa guadagnare molto, ma, ehi! Hai un lavoro! E se non è quello che volevi, beh, hai una vita davanti, e appena risolveremo ogni cosa, e sarai più tranquillo, potrai realizzare tutto quello che hai sempre voluto. Non dico che, dopo quello che hai passato, non sia normale essere tristi e depressi, ma ora stiamo superando tutto, e non serve più esserlo! E poi, nessuno qui vuole vederti così. Ti vogliamo bene, e sei sempre stato il migliore perché, anche se avresti potuto evitare di stare con Akainu, nel farlo non ti sei mai arreso.- parlò, con un tono che andava sempre più crescendo sia nella voce che nel petto, sempre più fiero di avere un fratello come Ace, così ottuso ma coraggioso, e soprattutto buono. Sorrise, sorrise davvero appieno davanti a quelle pupille castane che andavano ricercando il nesso di verità con ingordigia, divorando le sue parole con avidità.

-Ohm... Che?- chiese confuso, Luffy, che si era perso dopo la prima frase mentre fissò il maggiore, con un sorriso perché aveva compreso che Sabo volesse solo tirarlo su di morale, e anche se non aveva compreso tutto, sentiva che aveva ragione, ed era ovvio che l'avesse.

-Oh... Va... Va bene...?- parlò piano, cauto, e scettico, Ace, alzando un sopracciglio e restando a tastarsi ancora quel punto percosso, frugando poi con gli occhi, lentamente, intorno come a percepire l'aria, il mondo, il verde, i colori e la vita stessa entrargli dentro come non mai. Come se solo ora fosse nata con lui... Perché, alla fine... Aveva ragione. Si era solo focalizzato sulle cose sbagliate, ma, in effetti, aveva tante cose... E le più importanti le aveva proprio lì davanti.

-Quindi non essere più triste!- esclamò, Luffy, portando in alto le mani e abbracciando poi il maggiore che venne messo giù da Marco, che sospirò, più felice per quelle parole, tremendamente veritiere di Sabo e che lo portarono a chiedersi se avesse potuto fare di meglio, ma non ci si soffermò poi molto.

-Grazie.- parlò poi, Marco, in direzione di Sabo che annuì, sorridendo.

-Dovere.- ridacchiò, approfittando poi per unirsi a quell'abbraccio, in cui Ace continuava a sembrare un po' perplesso, forse perché stava pensando ancora alle sue parole, forse perché era meravigliato che Sabo fosse dalla sua parte, o forse per altro. Ma sperava davvero che fossero servite a fargli capire quanto fosse meraviglioso.

-Ehi.- ridacchiò, il lentigginoso, riprendendosi e circondando entrambi in quella presa, stringendoli forte. -È davvero bello essere di nuovo tutti insieme.- constatò.

-Ananas! Unisciti anche tu!- ridacchiò vivace, Luffy. -Anche tu sei nostro fratello ora!-

Sorrise maggiormente il soggetto in questione a quelle parole, ridendo soprattutto nel vedere come Ace lo difese, dicendo al minore che si chiamava Marco e non in quel modo "fruttesco", così si avvicinò, spalancando le braccia e unendosi in quell'ingorgo, ringraziando dell'offerta, e lasciando un casto bacio sulla guancia lentigginosa del moro che arrossì.

-Per la macchina, invece... Facciamo che la tieni, ma la guidi solo se c'è qualcuno con te.- optò Marco, e Sabo, alzando le spalle, concordò, soprattutto per non voler litigare ancora: ne aveva abbastanza, come tutti, di discussioni.

-Ohm... Okay. Grazie.- sorrise. -Tu sarai la prima scelta, lo sai?- avvisò con orgoglio, Ace, ridendo felice mentre Luffy si districò velocemente seguito poi da Sabo, e mettendo su un broncio.

-Anch'io, però.- volle insinuare, ferito e incrociando le braccia al petto con fare innocente.

-Ovviamente, fratellino. Comunque, Sabo... Devi a entrambi un giro sulla Lamborghini.- ridacchiò, annuendo e sfregando la chioma corta e dorata del coetaneo con energia e un grande sorriso palpitante nel cuore per quella frase ancora incisa nel suo petto; e con Marco che lo prese di più a sé, cingendogli la vita con un braccio e lasciando il muso incastonato tra la sua capigliatura ondulata e profumata.

-Giusto!- scattò Luffy, orgoglioso dell'idea e osservando con entusiasmo il biondo fratello.

-Okay... Ma prima, vediamo come guidi tu.- sfidò bonario, Sabo, nel portare le pupille chiare contro quelle del lentigginoso che non attese oltre per accettare.

-Sono il migliore, in questo campo. Vi farò vedere come mi merito la macchina.- si pavoneggiò, osando contendere la loro parola contro la sua guida per la narcolessia, e lasciando ciondolare le chiavi sulle dita con fare arrogante; osservando poi la propria auto, in sosta, e sorrise, complimentandosi con Luffy per l'ottima manovra, davvero precisa, per quella fermata.

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