Capitolo 7
Ninfadora si risvegliò nel tardo pomeriggio, era stremata, di sicuro le maledizioni ricevute l'avevano indebolita. Quando si rese conto dell'ora balzò giù dal letto, voleva vedere Remus prima della sera. Si vestì in fretta e provò a bussare alla porta della sua camera.
«Chi è?» Chiese l'uomo prima di invitare chiunque a entrare, non aveva molta voglia di ricevere visite in quel momento.
«Sono Dora.» La ragazza attese speranzosa, immaginava che non fosse in forma, ma le avrebbe fatto piacere salutarlo.
«Vieni pure», fu felice di sentire la voce di lei, in effetti era l'unica per cui avrebbe fatto un'eccezione.
«Grazie per avvisato Kingsley, avevi ragione, sarei andata in ufficio oggi», Tonks si sedette sul bordo del letto accanto a lui. Buttò un occhio sulla coperta e le scappò una risatina, la tonalità così chiara era in netto contrasto con quella più accesa della sua.
«Ne ero certo, ma perché stai ridendo?
«Oh niente, stavo solo notando quanto i colori dei nostri letti siano opposti.»
«Sirius si è divertito ad arredare le camere in base alle nostre personalità.»
«Quindi mi stai dicendo che io sono vivace e trasgressiva e tu smorto e noioso?» Lo punzecchiò lei per sdrammatizzare, aveva osservato bene il suo viso e non era solo pallido ma anche sofferente.
«Ti approfitti del fatto che non sono in grado di rispondere ai tuoi scherni?»
Lei cercò di assumere un'aria innocente e gli disse:
«Rem, ma per chi mi hai preso! Non lo farei mai!»
«Ti ha mai detto nessuno che non sai fingere?»
«Accidenti, credo che rientri tra i difetti di un metamorfomago. Avrebbero dovuto darmi un manuale di istruzioni alla nascita.»
Nonostante non fosse al massimo delle sue forze Remus riusciva a lasciarsi travolgere dall'ironia di Dora. Era strano per lui, solo i genitori e i suoi vecchi amici lo avevano supportato in quei frangenti che precedevano la luna piena, da quella sera invece c'era qualcun'altro a farlo e, in cuor suo, sperava avrebbe continuato per molto tempo.
«Dove passerai la notte?»
«Nel seminterrato della casa, lo abbiamo sistemato con tuo cugino, non voleva che io andassi troppo lontano. Lo proteggeremo con tutti gli incantesimi necessari, anche se non sono ancora del tutto convinto che sia la soluzione giusta. Piton, per fortuna, mi ha preparato la pozione, quindi almeno in parte gli effetti saranno attutiti.»
«Io invece trovo ottima questa decisione, è molto meglio sapere che sei qui con noi, piuttosto che chissà dove, sarebbe ancora più rischioso.»
Remus non poté fare a meno di ridere.
«Sono io in primis il pericolo e tu ti preoccupi per me e di cosa potrebbe succedermi là fuori?»
«Certo che lo faccio! Sei comunque un membro dell'ordine e soprattutto nelle foreste si aggirano altre creature con cui sarebbe preferibile non scontrarsi.»
«Sei davvero una sorpresa costante! Prima mi difendi a spada tratta davanti ai mangiamorte e ora temi per ciò che potrebbe accadermi mentre sono trasformato.» Con lei tutto era una novità ed era innegabile che fosse felice di averla conosciuta e di lavorare con lei. Non le diede il tempo di rispondere perché voleva scendere e accordarsi per un'ultima volta con l'amico.
«Ora è bene che vada giù, tra non molto sarà ora.»
«Vengo con te.»
In cucina trovarono Sirius:
«Ti stavo proprio aspettando Lunastorta, come al solito vuoi fare le cose con largo anticipo.»
«Lo sai che voglio essere sicuro che vada tutto bene.»
«Si si d'accordo, andiamo. Cuginetta vieni ad aiutarmi con gli incantesimi di protezione?»
«Certo.»
Arrivati al piano di sotto, prima di chiudere la porta, Black disse a Lupin:
«Per farti stare più tranquillo ho chiesto a Molly di far dormire tutti alla Tana per stanotte.»
«Grazie, mi hai tolto un peso. E Dora? Perché non hai fatto andare via anche lei?»
«Andiamo, è un Auror e poi sono certo che non avrebbe voluto. Giusto?» Chiese rivolgendosi alla ragazza.
Tonks era persa ad osservare quella stanza spoglia e dalle pareti scure. Le faceva tristezza pensare a dove Remus avrebbe passato la notte, ma sperava che non se ne sarebbe reso conto. Si riscosse per rispondere:
«Vero. Preferisco restare.»
«Visto!?» Disse il cugino con un'aria della serie "te l'avevo detto", poi continuò:
«Bene, dato che è tutto a posto, noi andiamo.»
«Ti ricordi ogni passaggio, vero Felpato?»
«Sì prof, conosco a memoria la procedura! Ci vediamo domani mattina.» L'amico uscì ma Dora non lo seguì subito. Si avvicinò a Lupin e gli diede un bacio sulla guancia:
«Spero che con la pozione non sarà una notte troppo pesante per te. A domani allora.»
«So che l'ho detto spesso nelle ultime ore ma... grazie.» Non riuscì a trattenersi, o forse non voleva e le accarezzò una guancia, un gesto che provocò alla ragazza un'ondata di brividi mai provata prima. La dolcezza dell'uomo e il modo in cui l'aveva guardata erano del tutto nuovi per lei, di sicuro era tutto dovuto alla gratitudine nei suoi confronti ma ne era comunque felice. Non avevano altro da dirsi e così la giovane raggiunse il cugino.
Chiusero la porta e insieme inserirono gli incantesimi di protezione necessari.
«Non sono per niente contenta. Perché dobbiamo rimanere qui fuori e lasciarlo da solo?»
«Ai tempi della scuola diventando Animagus io, James e Peter eravamo riusciti a convincerlo e a fargli compagnia durante le notti di luna piena, ma ora che è qui preferisce che io resti solo a controllare che la situazione non gli sfugga di mano.»
«Andiamo Sir, sai anche tu quanto sia sciocco tutto ciò, prende la pozione, non può succedere niente.» Tonks apprezzava che Remus fosse un mago assennato e scrupoloso, ma tendeva ad esagerare in quel caso.
«Sono d'accordo con te, ma sai, non sei l'unica a essere testarda.»
«Va bene, allora vado a farmi un altro caffè, un panino e torno qui.»
«Perché invece non vai a dormire? Posso rimanere io di guardia.»
«Resto a farti compagnia.» L'uomo sapeva che quella era una partita persa in partenza, così si offrì di portarle qualcosa da mangiare. Nel frattempo Ninfadora si perse nei suoi pensieri, si mise seduta per terra con la schiena appoggiata alla porta, stranamente di colore chiaro ma erosa come tutto il resto del mobilio di quella casa. Le ritornò in mente quanto fosse brutta la stanza dove si trovava Remus in quel momento: vuota, senza un letto o un qualsiasi altro tipo di giaciglio e soprattutto non aveva neanche un camino. Era sciocco, come lupo mannaro non ne avrebbe avuto bisogno, non poteva sentire il freddo o la necessità di un posto comodo dove riposare, ma era convinta che in qualche modo avrebbero potuto rendere più piacevole e confortevole quel luogo.
«Ecco qua», le disse Sirius che era appena tornato.
«Grazie. Dato che finalmente abbiamo un attimo di calma per parlare, dimmi, come stai davvero? A cena sei sempre di compagnia, ridi, scherzi, ma immagino che non sia sempre così, giusto?»
«Sai, è bello che, nonostante siano passati tanti anni, tu mi conosca ancora.» Le si era seduto accanto e lei gli appoggiò la testa sulla spalla, poi lo guardò in attesa che continuasse.
«Non posso dire di stare male, di sicuro è molto meglio che ad Azkaban. Qui ho te, Remus e almeno per un po' posso godere della presenza di Harry. Mi è mancato molto non poter stare al fianco di tutti voi e soprattutto tenere fede al mio ruolo di padrino, quindi sono contento di poter recuperare almeno in parte. Solo che ho nostalgia della libertà, di poter essere utile alla causa come lo ero in passato.»
«Sir, ma tu lo sei. Non puoi uscire è vero, ma sei comunque di grande supporto per il tuo figlioccio. Quando sarà a Hogwarts sono certa che riuscirai comunque a fornirgli il sostegno di cui necessita. Inoltre pensa a Remus, senza di te sarebbe solo, così invece riuscite a farvi compagnia l'un l'altro e sono certa che lui apprezzi molto la tua amicizia. Per finire, potrai sempre prestarmi la tua spalla nei momenti difficili!»
«Accidenti ti ho perso di vista per dodici anni e sei diventata una grande e saggia donna!»
«Oh beh saggia non lo so, spesso sono troppo impulsiva. Di sicuro però ho imparato che è con il sorriso che si affrontano i problemi, soprattutto quelli più tosti. Lasciarsi andare alla disperazione o all'autocommiserazione non porta nulla di buono.» Diede un morso al panino che ancora non aveva toccato.
«Ora capisco cosa intendeva dire Remus quando mi ha raccontato che gli hai dato il sostegno di cui aveva bisogno. Ah ovviamente questo non dovresti saperlo, mi ucciderebbe se gli giungesse voce che te l'ho detto.»
«Ah ah ah, tranquillo ho la bocca cucita! Mi fa piacere essergli stata utile, ho solo cercato di ricordargli che è un membro essenziale dell'Ordine anche se ha un grande fardello da portare. In effetti è simile a quello che ho detto a te, a quanto pare avete molto in comune.»
Sirius appoggiò la testa alla porta, alzò gli occhi al cielo e tirò un forte sospiro, poi disse:
«In realtà non ho mai provato nulla del genere prima d'ora, è sempre stato Lunastorta a sentirsi inferiore o in una posizione di svantaggio. Eravamo noi a tirarlo su di morale o a cercare di rendergli l'esistenza migliore ma ora, per certi aspetti, siamo sulla stessa lunghezza d'onda.»
«Bene, vorrà dire che ci penserò io a dare una sterzata ai vostri tristi pensieri.» Gli prese la mano e gliela strinse per infondergli sicurezza. Lui però la tirò verso di sé e la abbracciò con forza.
«Sei la cugina migliore del mondo!» Le disse con una dolcezza che usava in rarissime occasioni. Tonks era commossa, ma non ebbe neanche il tempo di rispondergli che un urlo squarciò l'aria e gli fece subito separare.
«Dannazione! Ho dimenticato di insonorizzare la stanza!» Urlò Sirius.
Dora era balzata in piedi, con una mano sfiorava la porta e lacrime silenziose le scendevano dagli occhi alle guance. Avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non dover sentire la sofferenza dell'amico, ma qualcosa dentro di lei glielo impediva, come se partecipare a quello spettacolo sonoro fosse di aiuto e potesse trasmettere forza a Remus.
«Ehi tutto bene?» Black le mise una mano sulla spalla, era preoccupato.
«Come si può...come si può sopportare una cosa del genere? Non è giusto...non è giusto.»
«Tesoro lo so, ma vedrai che presto sarà passato e non sentirà più nulla.»
«Non possiamo lasciarlo solo...»
«Te l'ho già detto, non vuole che entriamo!»
«Non mi interessa, senti come urla accidenti!!!» Tonks sentiva il cuore frantumarsi in mille pezzi, non aveva mai assistito a tanta sofferenza, in confronto la Crucio le sembrava una semplice secchiata d'acqua gelata.
«Sir io vado, non posso farcela a rimanere qui senza fare nulla.» Il cugino si fece da parte, sapeva che era del tutto inutile provare a fermarla, avrebbe fatto i conti con Lupin non appena sarebbe stato in grado, ma in fondo era contento che lei gli facesse compagnia.
La ragazza disattivò tutti gli incantesimi ed entrò nella stanza. Non era preparata allo scenario che le si presentò davanti: Lunastorta era ancora in minima parte in forma umana, era spuntato il pelo e braccia, gambe e busto erano quasi del tutto trasformati, ma ciò che era davvero terribile era il modo in cui si contorceva dal dolore.
Lei lo chiamò:
«Rem!» Si girò a guardarla, dapprima sorpreso e poi terrorizzato. La pozione gli permetteva di mantenere il suo stato mentale equilibrato, senza che il lupo lo sopraffacesse, quindi poteva scorgere con chiarezza la ragazza.
«Va via...» Riuscì a dire con fatica tra un urlo e un altro.
«No.» Disse, poi gli si avvicinò e si buttò in terra al suo fianco. Il cambiamento era quasi terminato, lui era già a quattro zampe e Dora, con delicatezza, gli accarezzò la schiena. Lupin provò a ritrarsi ma le fitte erano ancora troppo forti, così si arrese al suo tocco.
Lei, come una madre amorevole, tentò di tranquillizzarlo:
«Shhh...va tutto bene, ci sono io con te.» Pochi minuti dopo per fortuna la sofferenza cessò e Remus si sdraiò a terra sfinito. Lei continuò a far scorrere la mano su di lui, arrivando anche alla testa. All'inizio il lupo era troppo stanco per reagire, poi piano piano si rialzò e prese a fissarla negli occhi: la giovane poteva scorgere la solita sfumatura nocciola dell'uomo e vi leggeva un misto tra vergogna e rassegnazione, ma non aveva perso la sua dolcezza di sempre.
«Sai, devo ammettere che non sei poi così male, anzi sei quasi carino», lo prese in giro per allentare la tensione, poi continuò: «Ok, lo so che probabilmente mi stai odiando in questo momento, ma sei stato uno sciocco a pensare che avrei potuto lasciarti da solo. Non sei pericoloso con la pozione anti-lupo, lo sappiamo entrambi, quindi non c'è alcun motivo per cui io non possa rimanere a farti compagnia.» Fu scossa dai brividi e si lasciò sfuggire le parole successive: «Certo che fa freddo qui.»
Prima che potesse accendere un fuoco, però, Remus le si avvicinò ancora di più e si sdraiò con parte del corpo sopra le sue gambe senza gravarla troppo del suo peso. Poi la guardò come se si aspettasse una conferma del fatto che quel contatto non la infastidisse troppo. Dora era tutt'altro che disgustata e lo rassicurò:
«Accidenti, sei un forno! Grazie, ora va decisamente meglio.» Si accomodò contro il muro e riprese ad accarezzare Remus, era rilassante farlo, ed era contenta se poteva aiutarlo nel rendergli quelle dannate ore più serene. Lupin, abituato a passare le notti di luna piena da solo e, soprattutto, a soccombere al forte potere del lupo, si sentiva per la prima volta tranquillo e completamente accettato. Percepiva attraverso il tocco di Dora tutto il suo affetto ed era una sensazione così forte e nuova che a tratti temeva che il cuore potesse scoppiargli di gioia; in passato i suoi amici gli erano stati accanto ma lei lo stava travolgendo di dolcezza e lui non poteva che esserne commosso.
«Per favore... domattina non prendertela troppo con Sirius. Non c'entra nulla lui, mi ha ribadito che non avresti voluto, ma io non ho sentito ragioni. Si era dimenticato di insonorizzare la stanza e io non potevo sopportare di ascoltare la tua sofferenza senza fare niente. Trovo così ingiusto e orribile che tu debba attraversare tutto ciò una volta al mese, ma se mi permetterai di starti accanto e se ciò può alleviarti almeno un pò, ne sarò felice.» A Remus sfuggì un leggero ululato.
Lei rise e chiese:
«Devo prenderlo come un sì o come un no? E comunque io non capisco le tue paure, altro che lupo mannaro sei mansueto come un agnellino!» Nonostante la situazione decisamente inusuale Dora non perdeva la sua voglia di scherzare, perché lei non vedeva Remus come un emarginato o una persona da cui fuggire, ma piuttosto come un brav'uomo a cui era capitato un destino crudele.
Dato che lui non poteva conversare come sempre Tonks prese a raccontargli dei suoi tempi a Hogwarts, di tutti i danni che combinava durante le ore passate con Piton a causa della sua goffaggine, di come avesse sempre avuto un debole per le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure e del suo grande desiderio di diventare Auror. A un tratto si accorse che l'amico si era addormentato, forse con i suoi racconti era riuscita a rilassarlo tanto da permettergli di lasciarsi andare. Aveva riposato per svariate ore quel giorno ma iniziava anche lei a sentirsi stanca, così, con tutta la delicatezza di cui era capace, spostò il corpo di Lupin sul pavimento e vi si sdraiò accanto. Si rannicchiò al suo fianco per godere di tutto il calore che emanava e, con un sorriso di soddisfazione sulle labbra, si fece accogliere dalle braccia di Morfeo.
La notte passò tranquilla, Remus si risvegliò a trasformazione terminata, era difficile che riuscisse a dormire nelle notti di luna piena e quindi era un po' stordito ma non debole come al solito. Sentiva una leggera pressione all'altezza del petto, abbassò lo sguardo e vide una massa di capelli rosa sparsi sopra di lui, la realizzazione di ciò che era accaduto nelle ore precedenti lo colpì facendolo sussultare. Al leggero sballottio che ne conseguì, Dora si lamentò nel sonno.
Se Lupin aveva pensato che si trattasse di un sogno in quel momento dovette ricredersi per forza: si trovava sdraiato su un pavimento freddo e umido, con una bellissima donna mezza sdraiata sopra di lui, ma soprattutto completamente nudo. Doveva porre subito rimedio, ma non voleva neanche svegliarla in modo brusco, si guardò intorno e vide che per fortuna la sua bacchetta non era troppo lontana. Si spostò piano piano portandosi dietro la ragazza e, raggiunta la sua arma, lanciò un incantesimo per recuperare il cambio di vestiti che si era portato; quelli rotti li avrebbe riparati più tardi. Riuscì a infilarsi pantaloni e boxer ma non c'era alcun modo di mettersi la maglietta senza infastidire troppo Tonks, la quale stava giusto iniziando a muoversi. Ci mise un po' a tirare su le palpebre, intontita dal sonno, stava anche lei cercando di ricordare dove si trovasse, poi alzò la testa e i suoi occhi incrociarono quelli di Remus.
«Buongiorno», gli disse come se niente fosse.
Lui le lanciò uno sguardo che era un misto tra il divertito e l'imbarazzato e le rispose:
«Buongiorno.»
Dora si guardò intorno e, solo in quel momento, si rese conto della posizione compromettente in cui si trovava: era appiccicata all'uomo, la testa e una mano appoggiate sul suo petto nudo. In un attimo diventò tutta rossa, capelli compresi e scoppiarono entrambi a ridere. La ragazza si tirò su a sedere e gli disse:
«Prima di iniziare a brontolarmi, dimmi come ti senti.»
Lui seguì il suo esempio e le rispose:
«Decisamente meglio del solito. Sono stanco ma non distrutto come le altre volte. In realtà dovrei farti una super ramanzina e lo sai anche tu, ma ammetto che la tua presenza mi ha fatto molto bene. Quindi grazie di aver combattuto contro la mia testardaggine.»
«Direi che ne abbiamo tutti e due da vendere, questa volta diciamo che ha vinto la mia.» Lupin non rispose, si era accorto che lo sguardo di Dora era sceso verso le cicatrici sparse sul suo petto, se ne vergognava, non aveva mai permesso a nessuno di vederle. Lei non lo guardava con disprezzo ma con tenerezza e, come se ci fosse un filo a guidarle la mano destra, la alzò e iniziò a percorrere alcuni segni. Non c'era niente di malizioso in quel tocco, voleva fargli capire che niente di ciò che vedeva poteva cambiare le cose, anzi semmai era sempre più dispiaciuta per il peso che era costretto a portare Remus. Le carezze della donna lo riempirono di calore, gli sembrava di andare a fuoco, poi posò una mano sulla sua e gliela strinse. Si continuarono a scrutare per quelli che parevano lunghi e interminabili secondi, incapaci di parlare, tanto non ce ne era bisogno, ci pensavano le loro emozioni a farlo. Quella che avevano condiviso nelle ore precedenti era un tipo di intimità che non si poteva spiegare con delle semplice frasi ma solo vivere. Ninfadora aveva superato la barriera che Lupin si era costruito con tanta meticolosità e l'uomo sentiva nel petto un garbuglio di sentimenti contrastanti che necessitavano di una profonda riflessione. La ragazza non era da meno, se da un lato si sentiva felice per aver aiutato l'amico a cui iniziava ad affezionarsi sempre di più, dall'altro stentava a riconoscere se stessa; mai aveva sentito nei confronti di una persona dell'altro sesso un istinto così forte da farle dimenticare ogni tipo di inibizione.
Dei due fu la prima a parlare, quella tensione emotiva la stava agitando troppo:
«Immagino che tu ora abbia bisogno di stenderti su un letto comodo, io vado a farmi un caffè e approfitto dell'essere a casa per lavorare su alcune pratiche.»
«Non pensi che sarebbe il caso che riposassi anche tu?»
«Magari più tardi.»
Remus si alzò in piedi e offrì la mano a Dora per aiutarla a fare lo stesso. Uscirono dalla stanza e si diressero in cucina dove trovarono Sirius che li accolse con affetto:
«Buongiorno a tutti e due! Come è andata stanotte?» I due si scambiarono uno sguardo complice e Lupin rispose:
«Bene, ma ovviamente faremo i conti più tardi. Ora vado a sdraiarmi, ci vediamo più tardi.» Guardò un'ultima volta Tonks e se ne andò in camera sua.
«Accidenti cuginetta, hai fatto un miracolo! Non ho mai visto Lunastorta così dopo la luna piena!»
«Siamo a riusciti a dormire un po', di sicuro gli ha giovato. Vado a darmi una rinfrescata poi torno qui, ho del lavoro da sbrigare.»
Black notò che in lei c'era qualcosa di strano e provò a chiederle:
«Tutto a posto?»
«Sì, perché?» Non se la sentiva di parlare con lui di ciò che aveva provato poco prima, non fino a che non ci avesse capito qualche cosa.
«No niente, mi sembravi un po' pensierosa.»
«Solo stanchezza davvero.» Si diresse verso la sua stanza per cambiarsi e prendere i documenti che le servivano. Prima di dirigersi verso la cucina, però, scrisse un biglietto e lo passò sotto la porta di Remus con la speranza che lo leggesse prima di addormentarsi. Per fortuna lui lo notò e, incuriosito, lo scorse subito:
"So che per te non è stato facile e da parte mia forse un po' azzardato, ma...grazie per avermi permesso di restarti accanto e per la fiducia che hai avuto in me...riposa bene e se hai bisogno chiamami..."
Lupin si infilò sotto le coperte con il biglietto in mano, quella giovane e frizzante ragazza sapeva come arrivare dritta al cuore, più tardi avrebbe avuto tempo per ripensare ai motivi per cui sarebbe stato meglio che non gli fosse amica, ma in quel momento voleva solo godersi il calore che gli aveva donato e che ancora lo avvolgeva.
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