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Capitolo 6




La mattina dopo Ninfadora scese di buon'ora per fare colazione, sarebbe dovuta andare in ufficio intorno alle 9 e non poteva permettersi di fare tardi. Quel giorno avrebbe affiancato Kingsley durante una delle sue lezioni agli aspiranti Auror, per lo meno si sarebbe divertita un pò, era sempre esilarante guardare i nuovi studenti, alcuni dei quali davvero pessimi. Per lei, spesso criticata per la sua goffaggine, era una sorta di rivincita vedere che alla fine dei conti non era poi così male se paragonata alle nuove reclute.

Stava per entrare in cucina quando sentì le voci di Remus e Sirius: erano impegnati in una discussione accesa.

«Andiamo Lunastorta, non capisco perché tu debba intestardirti così. Nessuno avrà da ridire se stasera salti il turno.»

«Non ce n'è bisogno.» La porta era socchiusa e Dora tentava di osservare la scena da un piccolo spiraglio: intravedeva Lupin con un'espressione severa ma indecifrabile. Evidentemente, come al solito, cercava di non mostrare ciò che gli passava per la testa in quel momento.

«Quale è il vero motivo Remus? Vuoi passare del tempo da solo con mia cugina?» Gli domandò con una punta di acidità.

«Di che accidenti blateri?»

«Oh beh, ho notato che state diventando molto amici, magari preferisci passare del tempo con lei piuttosto che riposare come dovresti.» Tonks non riusciva a capire se Black stesse scherzando o se ci fosse qualcosa che lo infastidisse.

«Non c'entra niente questo!» Sbottò Lunastorta, ormai vicino a perdere la pazienza, e tirò un pugno sul tavolo, versando parte del contenuto della sua tazza da tè.

«Sarà... ma una cosa posso dirla, non ti ho mai visto guardare una donna così come fai con lei!»

«Che...» Ninfadora non gli permise di finire la frase, era troppo agitato e non le piaceva come suo cugino stesse infierendo su di lui. Così entrò nella stanza, sbattendo con troppa energia la porta di legno usurata dal tempo.

«Che cosa sta succedendo qui?»

Gli uomini si girarono in contemporanea verso di lei con gli occhi sbarrati, non si aspettavano di essere interrotti e soprattutto non da Tonks.

«Bene Remus, perché non chiediamo a lei che cosa ne pensa?» Lo sbeffeggiò l'amico.

La ragazza fece finta di non aver sentito niente e chiese:

«Riguardo a cosa?»

«Domani ci sarà la luna piena, non è al massimo delle sue forze ma si ostina nel voler restare comunque di guardia questa notte.»

«Rem posso farlo da sola, oppure chiediamo a qualcuno di darti il cambio, non c'è davvero bisogno che tu venga.»

«Ti ringrazio per la comprensione, ma non mi serve. Sono perfettamente in grado di svolgere i miei compiti, quindi vi pregherei di smetterla di intromettervi.» Dora fu colpita da quel suo modo di fare, non aveva mai reagito in maniera così dura con lei, nemmeno quando all'inizio sembrava intenzionato a non darle troppa corda. Il rosa acceso dei suoi capelli scolorì, senza che lei riuscisse a fermare il cambiamento, non sopportava quando le sue emozioni prendevano il sopravvento a quel modo, ma a volte non poteva proprio trattenersi. Remus la guardò con uno sguardo colpevole che la mandò ancora di più in subbuglio. L'uomo aprì la bocca come per dire qualcosa, ma lasciò perdere, le passò accanto sfiorandole un braccio senza volerlo e uscì dalla cucina.

«Non volevo farlo arrabbiare, speravo di poter essere di aiuto piuttosto.»

«Non è colpa tua cuginetta, il nostro Lunastorta è sempre così durante la prima fase lunare e odia sentirsi inutile.»

«Vado a parlargli.»

«Non so quanto sia saggio», Black provò a fermarla, ma lei era già sparita.

Salì di corsa le scale, rischiava di fare tardi ma non le importava, avrebbe saltato la colazione ma voleva rimediare a tutti i costi. Bussò alla porta di Remus ma non lo sentì rispondere, così provò a entrare. Le si gelò il sangue quando lo vide: era seduto sul letto con le braccia appoggiate sulle gambe e la testa tra le mani, non le sembrava che stesse piangendo, ma di sicuro appariva disperato.
Dora si avvicinò con cautela e si sedette al suo fianco, ma lui continuava a non muoversi, come se preferisse rimanere chiuso nel suo mondo. E così era in effetti, era un lupo mannaro, i suoi sensi erano più acuti del normale e aveva capito subito chi si trovava fuori dalla porta pochi attimi prima. Sperava che non dando segni di vita lei si sarebbe arresa ed invece era entrata. Non voleva farsi vedere così, ma quando gli sfiorò il braccio e pronunciò sottovoce il suo nome non poté fare a meno di alzare la testa e guardarla: il colore dei suoi capelli era ancora opaco e i suoi occhi avevano una sfumatura indefinita, come se non sapessero che tonalità assumere. Lei di sicuro non amava i cambiamenti così repentini del suo corpo, ma lui invece trovava interessante osservarli e cercare di capire che cosa significassero. Entrambi erano incapaci di proferire parola, non sapevano cosa dire o quale fosse il modo migliore per scusarsi, fino a che all'unisono proruppero con:

«Mi disp...» Sorrisero e poi Remus le disse: «Prima tu.»

«Non volevo farti arrabbiare o offendere in alcun modo. Tu sei stato disponibile con me fin dal primo momento, questa volta volevo esserti io di aiuto.» Dora era imbarazzata, non riusciva a tenere alta la testa mentre pronunciava quelle parole, ma si fissava le mani che si tormentava in maniera nervosa. Lupin era intenerito da quell'atteggiamento, non voleva che lei si desse così tanta pena per lui. Mise una mano sopra quelle di lei per tranquillizzarla e le rispose:

«Non hai nessuna colpa, sono io a dovermi scusare. Purtroppo quando si avvicina la luna piena perdo con facilità il controllo. Non ce l'avevo con te, so che le tue intenzioni erano buone, ma le persone mi hanno sempre ritenuto inadeguato a mantenere un qualsiasi tipo di impegno. Ogni volta che iniziavo un lavoro dopo due o tre mesi si rendevano conto che ero spesso malato e mi licenziavano. Essere un membro dell'Ordine è l'unica cosa che per ora mi tiene occupato, che in qualche modo mi rende utile. Sarò già fuori dai giochi domani e il giorno dopo come minimo, non voglio esserlo anche stasera.» Questa volta era lui ad aver tenuto basso lo sguardo, gli costava parlare di sé, esporsi, ma ancora una volta con Dora gli era venuto spontaneo sfogarsi. Lei non lo giudicava, lo ascoltava in silenzio, cercava davvero di capire che cosa provava o aveva da dire.

«Mi dispiace così tanto Rem, non è certo il destino che ti meriti e sono sicura che prima o poi le cose cambieranno.» Lui scosse la testa contrariato, Tonks allora gli mise una mano sotto il mento e con delicatezza glielo fece alzare per farsi guardare. «Ce la faremo, non presto magari, ma riusciremo a migliorare la situazione per te e gli altri lupi mannari integrati nella comunità. Fino ad allora tu sei indispensabile per l'Ordine, mettitelo in testa! E se sei davvero sicuro di potercela fare stanotte, io ti credo e poi, beh, accanto a un Auror talentuoso come me non corri nessun pericolo.» Scoppiarono entrambi a ridere dopo quest'ultima frase, alleggerendo la tensione che aleggiava nella stanza. Smisero solo quando apparve il patronus di Kingsley:

«Tonks dove sei finita? La lezione sta per iniziare, ho bisogno di te!»

La ragazza saltò su dal letto e quasi urlò:

«Oh accidenti, ho fatto tardissimo! Devo scappare scusami, ci vediamo per cena!»

Poco prima che sparisse però Lupin la fermò:

«Dora aspetta, grazie, grazie davvero.» La dolcezza con cui glielo disse stava di nuovo per farle perdere la concezione del tempo e dello spazio, ma non poteva permetterselo, così gli diede un veloce bacio sulla guancia in risposta e scappò via.

Quel giorno le ore volarono, Remus e Sirius non avevano più voglia di discutere e si riappacificarono subito, alla fine facevano sempre così, tante urla, una gran confusione e poi dopo un attimo di nuovo amici come prima. Ninfadora invece, come previsto, si divertì a fare da spalla al suo capo e a giocare a fare l'autoritaria con i giovani allievi.

I due amici si trovavano in cucina quando sentirono un forte rumore provenire dall'ingresso:

«È arrivata Tonks!» Esclamarono in contemporanea.

«Serve aiuto cuginettaaaaaa???»

In tutta risposta la ragazza piombò nella stanza:

«Quando ti deciderai a togliere quella maledetta zampa di troll dal corridoio?»

«Il giorno che smetterai di inciamparci e quindi non sarà più utile a nessuno.»

«Ah ah ah spiritoso! Ciao Rem, sei riuscito a sopportarlo tutto il giorno?» Gli chiese mentre si avvicinava alla credenza per prendere il necessario per prepararsi un caffè.

«Con difficoltà come al solito. Le tue lezioni come sono andate?» Le chiese con sincero interesse.

«Oh benissimo, sono sempre molto stimolanti!» Disse mentre litigava con la caffettiera.

«Vuoi che faccia io?» Le chiese Lupin che nel frattempo si era alzato per porre fine alla disputa.

«Sì grazie, io e gli incantesimi domestici non andiamo d'accordo.»

«Non rientra tra i requisiti essenziali di un talentuoso Auror?» Le chiese prendendola in giro.

«Scemo!» Lo apostrofò lei prima di fargli la linguaccia.

«Tonks sei tornata! Possiamo mangiare allora, così tu e Remus avrete tutto il tempo di andare al Ministero», la salutò Molly che era appena entrata in cucina.

Dopo cena infatti partirono subito, come la volta precedente presero posto di fronte alla porta del Dipartimento dei Misteri, ma Dora era preoccupata.

«Rem sei sicuro di stare bene? Mi sembri davvero pallido. Per caso hai la febbre?» Gli tastò la fronte, aveva notato del sudore colargli lungo le tempie.

«È solo un pò di spossatezza, è normale.» Cercò di tranquillizzarla lui senza essere troppo convincente.

«Sarà lunga la notte, perché intanto non dormi un pò? Posso svegliarti se succede qualcosa, sempre che non cadi in letargo come me.»

«Sono venuto per dare una mano e ora dovrei lasciarti sola? Assolutamente no. Dove è finita la tua parlantina? Raccontami qualcosa dai.» Lupin aveva bisogno di mantenersi sveglio, si sentiva esausto, ma non voleva permettere alla stanchezza di sopraffarlo.

«Lo sai vero che sei proprio testardo? D'accordo allora, vorrà dire che stavolta sarò particolarmente logorroica!» Gli disse con aria di sfida e lui, come ormai era diventato d'abitudine, non potè fare a meno di stuzzicarla:

«Stavolta? Perchè non lo sei sempre?»

«Vedo che oltre alla cocciutaggine stasera hai tirato fuori anche la tua parte più galante. Per favore smettila di farmi tutti questi complimenti o correrò il rischio di innamorarmi!»

«Ah ah ah, non c'è pericolo te lo assicuro! Non l'ho mai visto succedere in tutti questi anni, quindi puoi stare tranquilla, sei salva!» Rideva, ma in realtà dentro di sé nascondeva una sorta di malinconia e rassegnazione. Dora era un'abile osservatrice e stava imparando a conoscere Remus e i modi con cui tentava di non dire tutto ciò che provava. Non sarebbe stato da lei accogliere quella battuta senza replicare, così chiese:

«Vuoi dire che non hai mai avuto una fidanzata?»

«Perché sei così sorpresa? Una delle prime cose che ho sentito su di te è che anche tu non hai mai avuto una relazione. Di sicuro è molto più facile capire il perché nessuno si innamori di un lupo mannaro, la gente scappa da me, non sono certo l'ideale romantico di una donna.»

«Oh assurdo, non è la tua malattia a determinare le tue possibilità di essere amato.» Come al solito Ninfadora esponeva le sue tesi con grande fervore e Lupin ne era commosso, ma era ingenua se pensava che una creatura come lui potesse avere una normale famiglia come tutti.

«Lo è invece, sono il primo a crederci Dora. Riguardo a te piuttosto, non posso proprio credere che gli uomini si siano interessati a te solo per chiederti di trasformarti a loro piacimento.»

«Oh, mi piacerebbe dirti che era una bugia. All'inizio ne soffrivo moltissimo, più che una ragazza sembravo un fenomeno da baraccone, i maschi mi chiedevano senza ritegno di andare a bere una burrobirra con loro con le sembianze della donna dei loro sogni. Io non cambio mai volutamente il mio aspetto, solo il colore dei capelli, per il resto sono sempre me stessa, solo gli occhi mutano a seconda delle emozioni che provo, quindi era così umiliante. Con il tempo ho imparato a farci l'abitudine, ad avere un pò più di autostima. Non ho mai ceduto alle loro richieste, ho sempre avuto la convinzione che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno che mi avrebbe apprezzata così come sono.» Mentre parlava aveva lo sguardo perso chissà dove, Remus la osservava in silenzio: le guance avevano assunto una tonalità di rosso incantevole, le labbra rosee le tremavano in maniera quasi impercettibile e alcune ciocche di capelli assumevano a intermittenza sfumature diverse. Era evidente che non era facile per lei raccontargli certe cose, ma gli aveva aperto il suo cuore, così come aveva fatto lui stesso la mattina di quel giorno. A volte la mente umana era inspiegabile, come non si potesse apprezzare Tonks, per lui che la trovava incantevole, era un mistero. Senza rendersi conto di esprimere i propri pensieri a voce alta disse:
«Credo che non sarò mai in grado di comprenderli, io ti trovo bellissima.» Ninfadora lo aveva sentito eccome, si girò a guardarlo sorpresa, con i battiti del cuore accelerati e i loro occhi ritrovarono la giusta via. Entrambi emozionati, confusi da quello strano contatto che continuava a crearsi tra di loro, persi in una dimensione che poco aveva a che fare con la realtà in quel momento.

Un forte rumore li fece sobbalzare. Ebbero giusto il tempo di riprendere il controllo di loro  stessi e capire che si trattava dell'ascensore, prima di veder sbucare all'inizio del corridoio un uomo incappucciato: era un mangiamorte. Protetti dal loro incantesimo di disillusione non potevano essere visti, dovevano approfittare di quel vantaggio per fermarlo. Tonks fu più veloce di Remus, un raggio di luce azzurro partì dalla sua bacchetta e colpì l'avversario in pieno petto che cadde a terra pietrificato. Poi scattò in piedi, sarebbe stato sciocco pensare che fosse venuto da solo, così si preparò a ricevere altri servitori di Voldemort che non tardarono a spuntare dal lato opposto. Erano in quattro contro due, Dora sarebbe stata curiosa di sapere chi fossero, ma avevano tutti la maschera e inoltre non c'era il tempo di pensare  ma solo di agire.

«Stupeficium!» Gridò in direzione di uno di loro, nel frattempo Lupin si era posizionato al suo fianco e aveva iniziato a lanciare incantesimi a sua volta. Nella testa della ragazza continuava a risuonare forte e chiaro l'avvertimento del suo mentore "vigilanza costante", ma con la coda dell'occhio poteva vedere gli scarsi riflessi di Remus, era certa che ciò dipendesse dalla sua stanchezza e che avrebbe potuto costargli la vita. Lo sapeva anche lui, ma per quanto sentisse la sua energia venir meno in maniera troppo repentina, non demordeva ma anzi cercava di sfruttare al meglio quelle poche risorse che gli erano rimaste.

Nonostante si difendessero in maniera ammirevole, un paio di attacchi di Lupin e Tonks andarono a buon fine e due dei mangiamorte rimasero bloccati stesi sul pavimento. Ora la lotta non era più squilibrata, erano due contro due, ma la ragazza si accorse subito che Remus stava per crollare, ci fece caso dagli occhi che stavano iniziando a perdere il loro solito luccichio e dal movimento del braccio sempre più lento; non ci pensò due volte e urlò: «Protego Horribilis!»

Uno scudo nebuloso iniziò a formarsi attorno all'uomo che, a riprova del fatto che l'azione della giovane fosse quella giusta, cadde a terra quasi svenuto. Lei gli si piazzò davanti come ulteriore protezione senza smettere di contrattaccare i nemici. Per qualche minuto lampi di luce colorata continuarono a rimbalzare da una parte all'altra, nessuno riusciva a colpire in maniera decisiva l'avversario. Dora era un Auror ben addestrato e, malgrado fosse rimasta sola, era in grado di reggere, almeno per un pò, un combattimento contro due maghi.

Ad un tratto uno dei mangiamorte rimasti si tolse la maschera, la donna era praticamente certa di averlo riconosciuto dalla bacchetta e infatti non si sbagliava:

«Malfoy», disse a denti stretti.

«Ninfadora, è un piacere rivederti. Coraggioso da parte tua difendere il tuo sporco amico, potrebbe essere l'occasione giusta per eliminare un parassita come lui.» I capelli di Tonks diventarono rosso fuoco, serrò ancora di più la mano intorno alla sua arma e urlò:

«Non osare toccarlo!!!» La stanchezza stava iniziando a farsi sentire anche per lei, ma la rabbia che le divampò dentro al petto le diede di nuovo la giusta carica per continuare a sferrare attacchi.

«Lasciala a me, vai via e porta con te questi altri due falliti.» Disse Lucius con disgusto all'uomo al suo fianco.

«Ma gli ordini del Padrone non erano questi!»

«Ho detto: VAI!!!» Tuonò Malfoy prima di rivolgersi di nuovo a Tonks: «E ora cara Ninfadora, a noi due.»

«NON CHIAMARMI NINFADORA!!!» Dalla bacchetta della ragazza partì un fiotto di luce potente che tramortì l'uomo, ma dal quale riuscì a riprendersi subito.

«Accidenti mi aspettavo di più da un Auror, forse il Ministero dovrebbe sottoporvi a esami più difficili prima dell'idoneità.»

Dora sapeva a che gioco stava giocando, cercava di deconcentrarla con le sue offese, ma un'allieva di Malocchio non avrebbe mai permesso che ciò succedesse, la preoccupazione per Remus aveva già rischiato di distrarla, non poteva commettere errori. Continuarono a lanciarsi attacchi di ogni tipo, a Tonks non era permesso usare maledizioni senza perdono, ma ovviamente ciò non valeva per un servitore di Voldemort; uno dei vari tentativi di Malfoy la colpì. La ragazza cadde a terra in preda al dolore, era addestrata a sopportarlo, ma Lucius non si accontentò e con un sorriso maligno disse:
«Crucio.»

Questa volta fu più faticoso non urlare, ma lei non voleva dargli quella soddisfazione.

«Sai, tutto questo non sarebbe successo se tu avessi scelto di schierarti dalla parte giusta.»

Remus, che nel frattempo aveva perso conoscenza, stava ricominciando a svegliarsi come se una voce lo avesse chiamato per dirgli che c'era bisogno di lui. Riuscì a prendere la bacchetta che era rotolata poco lontano e la puntò contro Lucius che non ebbe il tempo di difendersi e cadde a terra svenuto. Poi si avvicinò a Tonks, le sollevò il busto e la testa per farglieli appoggiare sul proprio braccio:

«Stai bene?» Le chiese.

«Sì, direi di sì. E tu?»

«Anche io.» Si guardarono e in entrambi iniziò a farsi sentire la consapevolezza della vicinanza dei loro corpi, lui la teneva stretta in preda alla preoccupazione, come se con quell'abbraccio avesse potuto ridonarle l'energia di cui aveva bisogno e lei si sentiva protetta come non le succedeva da tanto tempo. Dora gli risistemò un ciuffo di capelli che gli era caduto sulla fronte e gli disse:

«Grazie per avermi salvata.»

«Non è stato niente, sei tu quella che ha fatto tutto il lavoro e hai difeso entrambi, oltre alla profezia.»

«Credo che non ci troveremo mai d'accordo su questo, che ne dici se diciamo che è merito di tutti e due?»

«Potrebbe essere un buon compromesso.» Le rispose lui con quel dolce sorriso che lei apprezzava ogni giorno di più.

«Che ne facciamo di Malfoy? Lo portiamo nel suo ufficio?»

«Se venisse trovato qui non converrebbe nemmeno a lui dire la verità, ma non si sa mai cosa potrebbe inventarsi, quindi direi che la tua è una buonissima idea.» Le rispose, poi con tono malizioso aggiunse: «Sembra che stia diventando un'abitudine farti da cuscino.

«Hai le braccia un po' troppo magre, però devo ammettere che non si sta poi così male», gli rispose dopo aver ormai ritrovato la sua positività contagiosa di sempre.

Si alzarono controvoglia, nonostante il freddo del pavimento e la stanchezza post-combattimento si sarebbero crogiolati volentieri in quello stato di benessere e conforto donato da quell'intimo contatto. Trasportarono il corpo di Lucius nella sua stanza e tornarono a casa.

Erano sfiniti, non avevano voglia di raccontare subito ciò che era successo, ma necessitavano piuttosto di una doccia  e di un letto morbido e accogliente.

Due ore dopo Dora si risvegliò, doveva andare al Ministero, ma notò sul comodino un biglietto dove c'era scritto:

«Ho mandato un patronus a Kingsley, gli ho raccontato dell'attacco e gli ho detto che ti prendi due giorni di riposo. Sapevo che, testarda come sei, saresti comunque corsa al lavoro. Riposa, se riesco ci salutiamo prima della luna di stanotte. Rem»

Un sorriso si fece strada sulle labbra di lei e il sonno la colse di nuovo.

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