Capitolo 30 - Prima Parte
La cioccolata calda iniziò a spargersi sul pavimento, alcune gocce roventi schizzarono per aria durante l'impatto e colpirono le caviglie di Dora ma lei non ci fece neanche caso. In un altro momento avrebbe riso con Remus della sua sbadataggine, lui le avrebbe detto che era la solita imbranata e che era un sacrilegio sprecare quella dolce bevanda; in quella situazione, però, non c'era niente di comico o divertente. La donna si sentiva esattamente come quelle tazze, pronta a esplodere e a rovinarsi per terra, ma soprattutto, anche per un solo istante, desiderava diventare sorda, o esserlo stato nell'attimo in cui il marito aveva pronunciato quelle tre parole.
«Che... Che cosa hai detto?» Domandò con la voce che tremava, odiava essere così emotiva, cristallina, con le lacrime pronte a bagnarle le guance, ma non poteva credere ai suoi occhi. Quella valigia era come una pugnalata in pieno cuore, aveva sperato di non doversi più ritrovare in quella situazione; conosceva Lupin e sapeva perfettamente che cosa era capace di fare quando i tormenti rischiavano di soffocarlo ma quella era decisamente la peggiore delle occasioni da cui scappare.
«Dora... Io...» Provò a rispondere ma fu interrotto bruscamente dalla moglie:
«TU COSA?»
Rimase interdetto davanti a quello scoppio, ma se lo meritava, l'aveva esasperata, anche se continuava a ripetersi che lo faceva per il suo bene.
«Non posso restare, non sarebbe giusto», le disse riprendendo il controllo di sé.
Tonks fu colpita dallo sguardo che lui le lanciò, prendeva fuoco ma quando vedeva la sua espressione afflitta e contrita si sgonfiava velocemente come un palloncino. Prese un lungo sospiro e gli si avvicinò sedendosi sul letto tentando di ignorare quella maledetta borsa.
«D'accordo, parliamone con calma, è tutta la sera che sei strano, magari pensi che non me ne accorga ma so riconoscere quando sei agitato. Che cosa c'è?»
Si passò una mano tra i capelli sgomentato, la dolcezza di lei rischiava di farlo capitolare; se da una parte era convinto di doverla liberare di un peso, dall'altro avrebbe preferito che gli urlasse contro, che lo incolpasse esattamente come faceva lui con se stesso. Invece no, una delle cose che l'aveva fatto innamorare di lei era proprio la sua capacità di accettazione, di ascoltare senza pregiudizi e quell'atteggiamento rischiava di indebolirlo sempre di più.
«Come fai a non capire? Ho sbagliato Dora, ho sbagliato tutto... Ho reso di te una reietta e lo stesso succederà a nostro figlio. Che cosa dirà quando saprà che suo padre è un mostro? Che ha rovinato la vita di sua madre e con ogni probabilità anche la sua?»
«Perché devi partire da questo presupposto?»
«Io lo so come mi osserva la gente, il modo in cui si allontana quando scopre in che cosa mi trasformo. Come potrò sopportare di vedere il bambino trattato nello stesso modo? Arriverà a odiarmi!!!» Pronunciò quel discorso tutto d'un fiato senza mai incontrare gli occhi della ragazza, non ne aveva la forza, i suoi pensieri avevano completamente preso il controllo della sua testa.
Lei si alzò e mosse qualche passo lentamente verso di lui:
«Io ti amo, amo tutto di te, ciò che involontariamente diventi una volta al mese e l'uomo buono, gentile, divertente e saggio che sei. Non ti ho mai disprezzato, né lo farà lui perché vorrebbe dire che sarei stata un fallimento come madre. Non lascerò passare un giorno senza insegnargli che non ha alcun diritto di giudicare gli altri, di credersi superiore, che non sono il sangue o le malattie a renderci chi siamo ma le nostre scelte, il modo in cui ci rapportiamo con gli altri, come li trattiamo.» Si posizionò a fianco del marito e gli prese il viso tra le mani per costringerlo a ascoltarla, poi continuò, «Ti vedrà esattamente come faccio io, con affetto e orgoglio, perché sono certa che in te non potrà far altro che trovare un padre presente e amorevole.»
Terminò quel discorso con un sorriso incoraggiante e le lacrime che avevano preso a cadere dagli occhi silenziosamente. Remus sembrò calmarsi ma si trattava di una mera illusione:
«E se gli trasmettessi la licantropia? Ci hai pensato a questo?» Esclamò alzando il tono della voce e allontanandosi da lei in uno scatto.
«Ne abbiamo già parlato, non esiste alcuna certezza al riguardo, non possiamo accantonare la questione e occuparcene al momento opportuno?»
«Accantonare la questione?!» Prese a urlare sconvolto, «Hai idea di che cosa significherebbe per un neonato affrontare la luna piena?!»
«Non sto sottovalutando la cosa!!! Sto solo dicendo che non potremmo averne prova fino a che non nascerà! Io lo amerò lo stesso e mi troverà pronta a affrontare qualsiasi eventualità! Vuoi davvero passare nove mesi torturandoti con questo dubbio?!» Anche lei iniziò a innervosirsi, aveva paura e davanti alla cocciutaggine dell'uomo iniziava a sentirsi sempre più determinata a farlo ragionare.
«No, infatti non lo farò. Non posso rimanere accanto a voi, ho già messo a repentaglio la tua vita, il tuo lavoro, il tuo futuro, non permetterò che accada anche con un innocente la cui unica colpa è di avere un padre egoista», affermò con un misto di sentimenti che non riusciva a chiarire, un groviglio infinito che non trovava modo di districare. Si sentiva in colpa per aver sposato Dora, per la gravidanza, perché l'avrebbe lasciata di nuovo e probabilmente non lo avrebbe più perdonato ma, allo stesso tempo, una voce dentro di lui continuava a ripetergli che doveva correre lontano da quella casa, da quel luogo d'amore, dalla luce delle sua vita perché altrimenti sarebbe diventato l'artefice della rovina della cosa più preziosa che esisteva al mondo per lui. Era compito suo salvaguardarla, proteggerla, impedirle di venire etichettata come la "donna del mannaro"; la gente sapeva come essere davvero crudele, ergersi a inquisitore e se lui fosse scappato le avrebbe almeno evitato questo, a lei e alla piccola creatura che rischiava di subire la medesima sorte.
«Come puoi lasciarmi di nuovo? Credevo che lo avessimo superato, che avessi capito che non mi importa niente di diventare una emarginata se ciò significa averti come compagno, che sei tutto ciò che ho sempre desiderato...»
«Questi giorni passati con te sono stati i più belli della mia vita, Dora. Mi hanno fatto dimenticare chi sono e credere di poter meritare qualche cosa di più rispetto a quello a cui sono abituato...»
«E allora perché te ne vai? Perché non mi permetti di continuare a farlo? Di dimostrarti ogni giorno quanto conti per me?!» Alzò di nuovo la voce, la disperazione stava iniziando a prendere il sopravvento, la tempesta di lacrime non accennava a voler smettere ma anzi sembrava decisa a inondarla.
«Non posso, Ninfadora», rispose con quel tono freddo che era solito uscire dalla sua bocca quando aveva preso una decisione irreversibile, lo stesso che era capace di spezzare il cuore della giovane in un secondo.
Lei si accostò di nuovo a lui e lo strattonò per le braccia, come se potesse ridestarlo da quella specie di stato di shock in cui sembrava essere caduto.
«Sì che puoi e sono io a chiedertelo. La cugina del tuo migliore amico, la tua compagna dell'Ordine e dei turni di guardia, l'Auror che hai aiutato ogni volta che ha rischiato di inciampare, l'amica con cui hai condiviso letture e cioccolate davanti al caminetto, la ragazza che si è ritrovata un patronus cambiato ma decisamente più bello del precedente, la donna con cui hai fatto per la prima volta l'amore; sempre e solo io, tua moglie. E questa volta sono a supplicarti di stare con me anche come madre di tuo figlio, non abbandonarmi proprio ora, non so come affrontare tutto questo da sola...»
Lo aveva detto, avrebbe preferito non farlo ma era la verità; non aveva idea di che cosa significasse vivere lunghi mesi con un bambino che cresce nella propria pancia e soprattutto non sapeva niente sul come educarlo quando sarebbe finalmente arrivato. Aveva bisogno di Remus e non poteva neanche lontanamente immaginare di crescere il piccolo senza di lui, non dopo che aveva già fantasticato su quanto sarebbe stato bello costruire una famiglia con lui. Da quando l'aveva scoperto continuavano ad apparirle in testa scene di quotidianità serene e felici; aveva pensato a quanto sarebbe stato bello stendersi sul divano con entrambi, cantargli una dolce ninna nanna, osservare il marito leggergli una favola, giocare tutti insieme sul tappeto, coccolarsi, semplicemente essere un "noi".
«Sei la donna più meravigliosa che abbia mai conosciuto, sono certo che saprai cavartela. Sicuramente saprai farlo molto meglio senza di me d'impaccio», dichiarò determinato a non cambiare opinione.
«Come puoi anche solo pensare una cosa del genere? Il piccolo avrà bisogno di suo padre! IO ho bisogno di te», era vicina a pregarlo, a supplicarlo per l'ennesima volta di non prendere quella maledetta porta e in quel momento proprio non le importava. Sperava di poterlo convincere, di fargli comprendere l'errore che stava commettendo ma fu quando lo vide raccogliere la valigia in silenzio che realizzò davvero cosa stava accadendo. Lo osservò uscire dalla stanza per dirigersi verso l'uscita e lo inseguì:
«Vai dai tuoi...»
«Cosa?» Domandò dubbiosa, come se non cogliesse il senso di quel suggerimento.
«Non voglio saperti da sola, raggiungi i tuoi genitori, loro potranno esserti di aiuto», affermò tenendo la testa bassa, nessuno aveva idea di quanto gli costasse tutto ciò; percepiva gli occhi inumidirsi e non voleva mostrarglielo.
«Guardami, Remus», gli intimò lei, «L'unica persona che dovrebbe essere al mio fianco sei tu, non papà, non mamma, solo tu. Non me ne andrò, voglio restare a casa nostra», terminò con un tono di voce decisamente più agguerrito.
L'uomo le si avvicinò per posarle un'ultima carezza sulla guancia, quanto volte aveva bramato di poterlo fare senza dover mai smettere; avrebbe sempre portato con sé il ricordo di quei gesti che aveva avuto la fortuna di compiere.
«Ormai non è più casa mia... Stai al sicuro», non aggiunse altro, le voltò le spalle e varcò l'ingresso; si allontanò con uno scatto dalla mano di Dora che tentava di fermarlo e si smaterializzò. Avrebbe potuto giurare di averle sentito dire "Lo sarà sempre", ma cercò di scacciare via quella sciocca idea e si diresse in uno dei posti a lui più cari, dove sperava di trovarvi la persona che aveva bisogno di incontrare.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro