Capitolo 28
Kingsley aveva permesso a Tonks di concedersi qualche giorno di riposo a fianco di suo marito. Era sempre stata instancabile e una stacanovista di prima categoria, per l'uomo era quindi un piacere darle un po' di meritata serenità. Nei giorni successivi si sarebbero dovuti occupare del trasporto di Harry alla Tana e anche il tempo dell'ozio avrebbe trovato presto la sua conclusione.
«Sai, quando ero in ufficio ti immaginavo proprio così, seduto sul nostro divano a leggere il giornale», Dora era in piedi sulla soglia della cucina a osservare Remus con la testa china concentrato su "La Gazzetta Del Profeta".
Lo sentì lasciarsi sfuggire una risatina ma non le rispose.
«E sì, ho anche fantastico su una scenetta del genere. Tu troppo impegnato e io che cerco di distrarti senza successo», lo provocò.
«Come in passato insomma», replicò senza spostare lo sguardo dalla rivista.
«Ah ah ah, ma allora ti ricordi ancora come si parla!» Si avvicinò a lui e con poca delicatezza si sedette sopra le sue gambe.
«Ehi!» Disse lui sorpreso da quella mossa, «Così stropicci tutte le pagine!» Si lamentò fingendosi arrabbiato.
«Perdonami signor precisino, dovevi saperlo prima di sposarmi quanto sono sbadata!»
«Mi pare che tu non ne abbia mai fatto mistero!» Si divertiva troppo a prenderla in giro, erano tornati a comportarsi come durante i primi mesi della loro conoscenza ma con maggior naturalezza, dato che entrambi avevano finalmente accettato i loro sentimenti.
«Scemo!» Lo rimproverò lei dandogli un leggero pugno sul petto.
«Non credo di aver capito, come mi hai chiamato?»
«Sei diventato sordo? Scemo, scemo, scem...» Non glielo fece ripetere ancora una volta e prese a solleticarla lungo i fianchi, conosceva alla perfezione i punti da stimolare per farla ridere. Infatti la donna cominciò a sbellicarsi senza quasi più riuscire a respirare; provò a ribellarsi ma non riusciva a farlo smettere e, probabilmente, neanche lo desiderava realmente.
Alla fine si ritrovò stesa sul sofà in completa balia delle mani dell'uomo e cominciò a gridare:
«Ok, ok, tregua!!!» Lui si fermò per un istante e lei approfittò per tirarlo verso di sé e baciarlo. Sapeva che quello era un metodo congeniale per distrarlo completamente, ma la verità era che in quelle ore tranquille che potevano trascorrere insieme ne approfittava per stare a contatto con lui il più possibile.
Erano stati separati troppo a lungo e ora ogni momento era buono per stuzzicarsi, coccolarsi, godere dell'affetto reciproco e imparare sempre qualcosa di nuovo sull'altro; semplicemente amarsi.
Remus era un uomo riservato, anche in mezzo alla gente trovava un modo per farle sentire la sua presenza con qualche piccolo gesto, ma quando erano soli dava il meglio di sé perché solo a Ninfadora si mostrava per quello che era. Abbassava le maschere, i muri che aveva innalzato per proteggersi, gettava le armi e le consentiva di sfogliarlo come un libro aperto; nonostante le sue pagine fossero ingiallite e rovinate, la ragazza aveva il potere di farle splendere di nuovo.
«Trovi sempre il modo di fregarmi, vero?» Le domandò dopo essersi staccato, controvoglia, dalle sue labbra.
«Mi pare ovvio, sono tua moglie!» Adorava pronunciare quelle sei lettere colme di significato e lui non si sarebbe mai stancato di sentirle.
«Non avrei potuto desiderare di meglio», le confessò guardandola intensamente negli occhi come se potesse farle arrivare tutto il suo amore tramite essi. Erano trascorsi due anni ma quando si scrutavano così facevano scintille come se fosse la prima volta e i brividi che percorrevano i loro corpi riuscivano sempre a sconvolgerli.
«Ora posso tornare a leggere?» Le chiese con finta impazienza.
«D'accordo, però mi sdraio sulle tue gambe e tu mi accarezzi i capelli!»
«Ai tuoi ordini, padrona.» Le confermò mentre lei si stava già sistemando in una delle sue posizioni preferite con gli occhi chiusi. Lui prese a sfiorarle le morbide ciocche rosa; doveva ammettere che trovava rilassante farlo, era un gesto semplice ma anche intimo e che entrambi trovavano confortante.
Dora si addormentò poco dopo, non capiva perché ma, sebbene non stesse lavorando, si sentiva più stanca del solito; probabilmente era colpa delle forti emozioni che stava vivendo in quel periodo. Anche a Remus pareva strano ma era talmente felice della loro vita matrimoniale che cercava di non preoccuparsi inutilmente.
Erano seduti a tavola a chiacchierare piacevolmente, quando il patronus di Malocchio arrivò a dar loro le istruzioni per quella sera stessa. Erano consapevoli di doversi tenere pronti però, in cuor loro, speravano di potersi crogiolare ancora un po' in quello stato di beatitudine.
Tonks notò subito come Lupin si fosse rabbuiato dopo il messaggio di Alastor, si alzò e si inginocchiò accanto a lui in modo da intercettare il suo sguardo rivolto verso il basso.
«Che succede?»
«Nie...»
«Fermo, non dire niente! So benissimo che non è così, quindi non tenerti i tuoi pensieri per te e parlami», lo esortò con dolcezza ma con un tono fermo che non ammetteva rifiuti.
«Sono preoccupato per te, non che prima non lo fossi, ma ora sei in una posizione diversa. Le cose peggiorano costantemente e ho paura di averti reso un bersaglio appetibile, più di prima», parlò tutto d'un fiato, come se dovesse liberarsi di un grande peso. Lei gli prese una mano, stava tremando e voleva dargli tutto il sostegno di cui era capace.
«Amore, ascoltami, sono un Auror e ho fatto parte dell'Ordine sin da subito, credi che non sappia a che cosa vado incontro? Aggiungiamoci poi che per i Black porto solo disonore alla famiglia proprio come mia madre, hai visto tu stesso il disgusto che prova per me mia zia. L'averti sposato non cambia nulla, mi sono già compromessa da tempo», cercò di rassicurarlo.
Lui la osservò, era conscio del fatto che stesse tentando di tranquillizzarlo ma ciò che diceva era la verità; entrambi, scegliendo di schierarsi dalla parte di Silente, erano nell'occhio del ciclone. Il problema era che aveva già perso quasi tutte le persone a lui più care, non avrebbe sopportato di perdere lei, l'unica donna che avesse mai amato, nonché l'essere umano a cui aveva permesso di conoscerlo davvero e di arrivare al suo cuore.
Una vita senza Ninfadora non era neanche lontanamente contemplabile, se fosse servito avrebbe combattuto con Voldemort in persona pur di tenerla al sicuro. Allo stesso tempo però si fidava ciecamente delle sue capacità, erano tutti soliti prenderla in giro per la sua sbadataggine, ma era un abile duellante e una strega dotata di grande intelligenza.
Lui rafforzò la presa intorno alle dita di lei, vi si aggrappò con forza e cercò di infondere anche a lei la sicurezza di cui avevano bisogno; poi la guardò e sorrise.
«Ecco, questo è il Remus che voglio vedere!» Esclamò tirandosi sù per sedersi sulle sue gambe e posargli un dolce bacio sulle labbra.
«Come farei senza di te?» Le chiese rincuorato dalla luce che emanava Tonks e che lo colmava di calore.
«In effetti non lo so, per fortuna che ci sono io a castigarti al bisogno e a ricordarti che sei molto più bello quando sorridi», scherzò lei.
«Quindi mi stai dicendo che quando non lo faccio sono inguardabile?» Adorava punzecchiarla e soprattutto amava il modo in cui riusciva a fargli dimenticare ogni cosa.
«Mmm... Direi accettabile», replicò facendo una buffa smorfia con la bocca.
«Signora Lupin, iniziamo proprio male questo matrimonio, se mi definisci accettabile ora cosa penserai di me tra qualche anno?»
«Oh andiamo, come sei melodrammatico! Sai perfettamente che ho iniziato a sbavarti dietro sin dalla prima riunione!»
«Beh ovvio, il mio fascino da malandrino conquista tutte!» Cercò di rimanere serio ma scoppiò a ridere subito dopo e Dora lo seguì a ruota.
«Continua pure a pensarlo, mi occuperò io di chiunque prova ad avvicinarsi!»
«Gelosa, amore mio?» Le domandò tornando serio, o quasi. Dora aveva dato via a quel gioco nel tentativo di distrarlo e ci era riuscita alla grande e ora moriva dalla voglia di baciarla, accarezzarla, stringerla, di comunicarle attraverso il proprio corpo quanto la amava.
«Tremendamente», rispose lei annullando le distanze; si fiondò sulla sua bocca per dare prosieguo all'ultima parte del suo piano per allontanare Remus dai brutti pensieri.
Le ore successive trascorsero velocemente tra una chiacchiera e una coccola; la sera arrivò e i coniugi si ritrovarono presto sulle loro scope per raggiungere la casa dei Dursley.
Assieme a loro arrivarono Hermione, Ron, Arthur, Bill accompagnato da Fleur, Fred, George, Malocchio, Kingsley, Hagrid e Mundungus.
Tonks non perse tempo nell'avvicinarsi a Harry e mostrargli la fede scintillante.
«Vi siete sposati?!» Chiese il ragazzo con enorme stupore.
«Sì!» Lei non riuscì a nascondere il proprio entusiasmo, lo avrebbe gridato al mondo intero.
«Possiamo rimandare i pettegolezzi a più tardi?» Alastor non si smentiva mai e interruppe quella conversazione sul nascere, guadagnandosi un'occhiataccia dalla sua protetta. I capelli le divennero immediatamente rossi, capiva il momento delicato ma un minuto di chiacchiere non avrebbe cambiato nulla, il rischio più grande lo avrebbero affrontato fuori da quelle mura. Finché rimanevano lì erano relativamente al sicuro.
Cercò di riprendere il controllo di sé e ritornare al rosa, ma la trasformazione le provocò un'insolita fitta al basso ventre. Istintivamente si portò una mano a difesa della zona, con la speranza che il calore servisse a far passare il dolore.
Sebbene fosse impegnato a ascoltare le spiegazioni dell'ex Auror, a Remus non sfuggirono i movimenti della moglie e si chinò verso di lei, preoccupato:
«Non ti senti bene?»
«Non è niente, è passato», gli rispose con un grande sorriso per rassicurarlo; in effetti si sentiva già meglio.
«Non sono d'accordo!» La voce tonante di Potter li fece voltare verso di lui per ascoltare ciò che stava dicendo:
«Non vi permetterò di rischiare così tanto, nessuno aveva accennato al fatto che avreste preso le mie sembianze!»
«Mi era stato preannunciato che avresti protestato, ma me ne infischio di ciò che pensi. Siamo tutti consapevoli dei pericoli, quindi dammi i tuoi capelli e finiamola qui», gli intimò Malocchio con il suo solito tono brusco.
«Ma...» Tentò di nuovo il giovane prima di essere interrotto di colpo.
«Potter!» Esplose Alastor stendendo di nuovo la mano e invitandolo a consegnargli una ciocca.
Era inutile discutere o opporsi, tutto era stato deciso e Harry fu costretto a obbedire. Era grato a tutti i presenti per il loro impegno e dedizione, lo avrebbero protetto a qualsiasi costo; ma lui odiava, con ogni fibra del proprio essere, rischiare in quel modo le loro vite. Sperava solo che davvero Voldemort non sapesse niente del loro viaggio e che tutto sarebbe filato liscio.
Non appena le coppie furono formate si preparano a uscire, Lupin però prese Tonks per un braccio per bloccarla:
«Sei sicura di stare bene?»
«Sì Rem, davvero, è stato solo un dolore momentaneo. Stai tranquillo», gli disse sfiorandogli una guancia.
«Fai attenzione, ti prego. Sappiamo entrambi che le cose potrebbero andare diversamente da come ci aspettiamo», si raccomandò preoccupato.
«Sì, lo so e lo stesso vale per te.» Non potevano sprecare altro tempo così si avviarono a prendere posizione sulle loro scope.
La donna passò accanto a Malocchio che faceva da apripista e che le sussurrò in una maniera molto simile alla tenerezza:
«Vigilanza Costante.» Lei si voltò per rispondergli:
«Sempre, Al!» Scherzò con un'alzata di spalla.
Lui scosse la testa in segno di rassegnazione, non sarebbe mai cambiata e lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso con lei o nessun altro, la adorava proprio per quello. Era sempre stata un'allieva brillante, si era distinta durante l'addestramento dagli altri studenti e per lui era stato semplice notarla. Era ironica, all'apparenza sembrava non prendere mai niente sul serio, ma sul campo di battaglia si trasformava e dimostrava appieno il suo valore e abilità.
L'aveva presa subito sotto la sua ala, ma sapeva di non poterla tenere al sicuro per sempre; la guerra non guarda in faccia a nessuno, un giorno ci sei e quello dopo no, sperava solo che le rimanesse ancora molto da vivere. Con quei pensieri nella mente si decise a dare il segnale al gruppo.
Dora e Remus si scambiarono un ultimo sguardo, non dissero nulla perché sarebbe stato superfluo, il loro amore era racchiuso tutto lì, in quelle due paia di occhi che non smettevano mai di cercarsi desiderosi di incrociarsi. Si concessero qualche istante per loro, isolando il resto del mondo, in cui i secondi misero di scorrere, come se fossero anche loro spettatori di quello scambio silenzioso ma potente, forse anche più di mille parole pronunciate a voce alta. Perché quando si ama in realtà non c'è bisogno di sprecare fiato; una carezza, un sorriso, una stretta o un'occhiata possono comunicare molto più di quanto riuscirebbe a fare la bocca. Per loro poi era sempre stato così, tante volte avevano trovato il modo di dirsi ciò che provavano in quel modo del tutto personale.
Ninfadora gli sorrise e lui trovò la forza per ricambiare, glielo doveva; nonostante la paura lo stesse logorando da dentro anche lei meritava un incoraggiamento, soprattutto da parte sua. Quando furono costretti a interrompere quel contatto si sentirono come privati di un qualcosa di fondamentale per la loro esistenza ma, allo stesso tempo, quando si librarono in alto nel cielo, lo fecero con la certezza che niente e nessuno avrebbe potuto spezzare ciò che li teneva uniti. Non era una corda, uno spago o un filo di lana, nulla di tutto ciò, era semplicemente l'intreccio delle loro anime che si erano trovate, donate l'una all'altra e che sarebbero rimaste intrecciate per l'eternità.
Purtroppo le loro paure trovarono conferma in una serie di lampi di luce e di figure incappucciate che diedero loro il benvenuto in mezzo alle nuvole.
«Rispettate il piano!» Urlò Malocchio tentando di farsi sentire mentre tutti iniziavano a difendersi e a contrattaccare.
L'obiettivo era quello di cercare di mantenere la rotta e di raggiungere le passaporte assegnate ad ognuno, era l'unico modo per depistare i nemici e cercare di non far loro capire chi fosse il vero Harry.
Ninfadora provò a non perdere di vista Remus ma ovviamente le fu impossibile, dovevano affrontare una vera e propria lotta per la sopravvivenza era quindi obbligatorio non pensare a nient'altro che a schivare le maledizioni e a tirarne il maggior numero possibile per abbattere i Mangiamorte.
«Tieniti stretto a me e alla scopa, è essenziale mantenere l'equilibrio! Difenditi e colpisci più che puoi, io mi occupo di liberarci la via!» Tonks diede istruzioni a Ron con la speranza che potessero offrirsi il supporto necessario a vicenda.
Non era più il momento del disarmo o degli schiantesimi; i seguaci del Signore Oscuro non erano tipi con cui scherzare, erano pronti a tutto e non si sarebbero fatti nessuno scrupolo nell'uccidere ogni membro dell'Ordine per arrivare a Potter. Fu proprio uno di loro a sbarrare la strada a Dora, non aveva calato la maschera ma la sua risata era inconfondibile e la giovane avrebbe potuto riconoscerla ovunque, anche in quel caos totale.
«Guarda un po' chi abbiamo qui, la mia nipotina temeraria!» Esclamò Bellatrix con il suo tipico ghigno malvagio, mentre mostrava il proprio volto.
«Vorrei poter dire che è un piacere vederti zietta», la metamorfomaga fece volutamente una smorfia per calcare il significato dell'ultima parola, «Ma ho imparato che mentire non è mai una buona cosa. Preferisco di gran lunga la sincerità ai sotterfugi», finì con un palese sguardo provocatorio.
Percepì il tremolio delle braccia di Ron aggrappate a lei, a quell'età nessuno avrebbe dovuto sottoporsi a una tale prova, lei ne ammirava il coraggio ma era suo compito proteggerlo, non si sarebbe mai perdonata se gli fosse capitato qualcosa di grave. Quindi sapeva di non poter esagerare con Lestrange ma piuttosto cercare di liberarsene il prima possibile.
«Tu e la cara Andy avete questa ossessione per la bontà. Siete disgustose e davvero penose, perché non vi porterà a nulla, solo a seguire nella tomba Sirius.» Ninfadora iniziò a innervosirsi di fronte a quel discorso ma la zia non aveva ancora terminato:
«Che sbadata, dimenticavo, non è neanche stato sepolto, se l'è portato via quel meraviglioso velo nero. Illuso, esattamente come voi e un incapace che non è stato in grado di tenermi testa!» Prese a ridere in maniera sguaiata e ciò non fece altro che accrescere la rabbia all'interno del petto della nipote. I capelli le diventarono rosso fuoco, una nuova fitta la colpì alla pancia, proprio come poco prima, ma la ignorò; in quel momento poco le importava di ciò che stava succedendo al suo corpo, tutto ciò che voleva era distruggere quel mostro, colei che le aveva portato via il suo amato cugino ritrovato e che aveva sempre fatto del male a sua madre.
«Non parlare così di lui! Stai zitta!» Il tono della sua voce sovrastò, per un istante, il temporale che si stava avvicinando, fu come se le onde sonore emesse dalla sua bocca potessero fondersi con i fulmini che squarciavano il cielo. Dalla sua bacchetta uscì una scia di luce porpora potente ma non abbastanza; per Bellatrix fu una mossa piuttosto prevedibile e riuscì a pararla.
«Non sai fare di meglio ragazzina? Che ne dici di consegnarmi Potter, potrei decidere di essere clemente con te.»
A Tonks parve di udire un lamento dietro di sé, Ron probabilmente le stava dicendo di fuggire il più lontano possibile ma lei non avrebbe lasciato perdere, avevano un conto in sospeso e era determinata a saldarlo.
«È lui! Lo abbiamo trovato!» Al di sopra del marasma sentirono chiaramente queste parole, probabilmente avevano scoperto quale fosse il vero Harry. Ninfadora rabbrividì ma provò a non mostrare la sua preoccupazione, se fosse trapelata avrebbe fornito un'ulteriore prova del fatto che colui che portava con sé era qualcuno sotto mentite spoglie.
«Pensavate di ingannarci eh?! Poveri sciocchi», non aggiunse altro e sparì per raggiungere gli altri.
«Accidenti, abbiamo perso un mucchio di tempo, non raggiungeremo mai la passaporta!» Imprecò lei, sperava di non agitare troppo il ragazzo ma non era riuscita a trattenere quella protesta.
«Hagrid lo proteggerà, vero?» Le domandò Weasley terrorizzato.
«Certo, andrà tutto bene, ne sono certa!» Lo tranquillizzò, ma sapeva che non era ancora finita, poteva vedere in lontananza ancora alcuni Mangiamorte pronti a bloccare loro il passaggio. Volò al massimo della velocità consentita dalla sua scopa, senza mai abbassare la bacchetta, pronta a qualsiasi evenienza.
Non sapevano niente di ciò che stava succedendo agli altri, tutto era confuso, non erano in grado di riconoscere le figure più o meno distanti da loro che stava duellando. L'unica certezza che avevano era che erano stati considerati tra i primi della lista a rientrare alla Tana ma erano consci del fatto che Bellatrix li avesse rallentati troppo.
Mentre la strega cercava in tutti i modi di rimanere concentrata, non poteva fare a meno di chiedersi se Remus stesse bene, se fosse già arrivato al punto a lui designato o impegnato in qualche combattimento. L'ipotesi di una sua eventuale sconfitta non era neanche contemplata, Dora era certa che se lo avesse perso, anche se non si trovava vicino a lui, lo avrebbe sentito perché di sicuro qualcosa si sarebbe spezzato dentro di lei.
«Tonks attenta!» Gridò Ron e lei vide all'ultimo, apparire davanti a sé, Rodolphus, l'odioso zio acquisito. Virò di scatto rischiando di perdere l'equilibrio, mentre il suo protetto scagliava un incantesimo all'uomo che urlò di dolore e cominciò a precipitare.
«Sei stato grande! Grazie!!!» Ripresero poi il loro percorso, con la speranza di non incappare in nuovi intoppi.
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La prima reazione di Remus fu di terrore, rivoli di sudore freddo iniziarono a scorrergli lungo la schiena; in certe situazioni la miglior soluzione è mantenere il sangue freddo, ma dovette invocare tutto il proprio autocontrollo per non cedere alla paura. Si era sempre battuto per il bene, erto solide mura per non affezionarsi troppo a chi gli stava intorno; per anni si era abituato a stare solo ma ora non lo era più. Aveva una moglie di cui occuparsi, da difendere, perché era ciò che gli imponeva il suo cuore, ma la consapevolezza di non poterlo fare rischiava di ottenebrargli la mente.
Non poteva permettersi di mollare o mostrarsi titubante, doveva lottare con le unghie e con i denti come aveva fatto anche nelle occasioni più pericolose, anche a costo di perdere la vita. Doveva farlo per i suoi amici che non c'erano più, per l'eredità che avevano lasciato e per quella meravigliosa luce, dai toni rosei, che lo avevano tirato fuori dalle oscurità che lo tenevano in ostaggio.
«Stasera si balla!» Scherzò George alle sue spalle per sdrammatizzare; non era da lui rimanere serio troppo a lungo, ma soprattutto l'ironia era la sua arma preferita. A volte pensava che anche davanti al boia in persona sarebbe stato capace di ridere e di trovare un modo per prenderlo in giro. Non aveva esitato quando Malocchio aveva spiegato loro il suo piano, lui e Fred erano grandi e vaccinati e si erano prontamente offerti, anche perché dove andava uno si recava l'altro e sarebbe stato impossibile vedere rendersi disponibile solo uno dei due.
Era impensabile restarsene con le mani in tasca come se stessero affrontando una normale e tranquilla passeggiata, così presero subito a scagliare un incantesimo dietro l'altro, cercando di centrare più bersagli possibili, nonostante le ridotte probabilità di riuscita in volo. Si liberarono di qualche mangiamorte e guadagnarono terreno, ma iniziarono a perdere di vista i loro compagni. Non potevano tornare indietro per accertarsi del loro stato di salute, le direttive di Malocchio erano chiare e non era concesso loro di agire diversamente rischiando di mandare all'aria la missione.
«Non ti sei ancora stancato Lupin? Ti illudi di poter salvare Potter? Non hai ancora capito che farà la stessa fine dei tuoi carissimi amici?»
La voce di Piton lo raggiunse di fianco e lo costrinse a rallentare, ma non fece in tempo a reagire che George, con rabbia, gli scagliò addosso un incantesimo che fu abilmente deviato. Severus era un esperto duellante, difficile da ingannare e battere, soprattutto data la sua nota bravura nel praticare la legilimanzia.
«Non ti permetterò di fargli del male!» Remus scattò in avanti con la scopa a accelerò per allontanarsi il più in fretta possibile, ma non abbastanza da schivare del tutto l'attacco dell'ex professore di Pozioni. Il lampo di luce del "Sectusempra", il marchio distintivo dell'uomo, tranciò di netto un orecchio al gemello Weasley che urlò di dolore, colto alla sprovvista da una terribile fitta.
«Resisti George, stringiti a me più che puoi, ti porto al sicuro.» I sensi di colpa, con prepotenza, iniziarono a farsi strada dentro di lui; sapeva che sarebbe potuto succedere di peggio, ma ciò non lo consolava in maniera definitiva. Aveva promesso di difendere il ragazzo e invece non ci era riuscito, non fino in fondo per lo meno e il minimo che ora poteva fare era raggiungere velocemente la passaporta e trarlo in salvo.
Durante il tragitto si ritrovarono davanti altri Mangiamorte ma, all'apparenza, più distratti di prima, come se avessero perso interesse nel finto Potter al suo fianco; Remus non si fece troppe domande, pensò solo a superarli.
Fortunatamente arrivarono giusto qualche minuto prima che l'oggetto magico svanisse e, in un attimo, si ritrovano nel giardino de La Tana.
Da dentro la casa Molly li vide arrivare e corse loro incontro per fornire supporto a Lupin:
«Che cosa è successo?» Chiese senza nascondere la sua preoccupazione e angoscia nell'osservare il figlio ricoperto di sangue.
«Sapevano che avremmo scortato Harry, qualcuno li ha avvisati, ci stavano aspettando», le spiegò l'ex insegnante con il poco fiato che gli era rimasto in gola.
«Ma chi può essere stato?!»
Domandò mentre aiutava George a stendersi sul divano.
«Non ne ho proprio idea, mi dispiace davvero per...» Disse indicando il giovane steso tra le braccia della madre.
«L'importante è che sia qui sano e salvo! Non posso far ricrescere l'orecchio, ma fermerò l'emorragia in modo da non fargli perdere altro sangue.»
Remus si accasciò su di una poltrona, ma si rialzò subito nell'udire il rombo della moto di Sirius guidata da Hagrid.
Si precipitò verso Harry e lo tirò per la camicia minacciandolo con la bacchetta sollevata:
«Quale creatura ha visto Harry Potter la prima volta che ha messo piede nel mio ufficio?»
«Ma cosa...» Provò a dire prima di essere interrotto con durezza:
«Dimmelo!» Ordinò Lupin.
«Un Avvinano... Giusto?»
Remus si rilassò e lo lasciò andare:
«Scusami, dovevo controllare. Siamo stati traditi...» Ammise lasciandosi sfuggire un sospiro.
«Ma chi può averlo fatto?»
Nessuno dei pochi presenti rispose e furono distratti dall'arrivo di Kingsley e Hermione; anche questa volta Lunastorta verificò la loro identità e insieme si misero ad attendere l'arrivo dei restanti membri.
Una forte e opprimente voglia di piangere si impadronì di lui, l'ansia lo stava distruggendo, avrebbe barattato qualsiasi cosa pur di avere la possibilità di stringere ancora sua moglie, di udire la sua voce e baciarne le morbidi labbra. Quanto gli mancava il suo rosa fosforescente in quel momento, se possibile ancor di più di quando era stato lontano dei mesi in missione. Avrebbe gridato al cielo fino a terminare la voce se solo fosse servito a farsi sentire e rispondere da colei che adorava; ogni fibra del suo essere era attraversata dal dolore, aveva scoperto che l'amore aveva il potere di fargli provare una pena peggiore della trasformazione. Quest'ultima aveva un inizio e una fine quando il mutamento raggiungeva il suo stadio completo, ma la sofferenza provocata dalla mancanza della sua metà veniva alimentata ogni volta che erano separati, in ogni occasione in cui rischiava di perderla; mille pleniluni non potevano essere paragonati a un patimento come quello, neanche se il lupo ci avesse messo tutto l'impegno del mondo avrebbe potuto eguagliare l'effetto di quel sentimento che sapeva curarlo e allo stesso tempo buttarlo giù fin nelle profondità della terra.
L'arrivo di Arthur e Fred lo riscosse per un momento dai suoi pensieri; era egoista probabilmente ma rimase deluso quando scorse loro invece di Dora. Prese a rivolgere a chissà chi silenziose preghiere, con la speranza che gli riportassero la sua piccola combattente.
Uscì dalla stanza, ormai incapace di rimanere fermo e iniziò a percorrere in su e in giù il giardino; fino a che, al limite della sopportazione, non rimase paralizzato dal suono della sua voce che lo stava chiamando:
«Remus!» Fu travolto dall'esuberanza di Ninfadora che si gettò tra le sue braccia. Rimase immobile per qualche secondo prima di ricambiare la stretta e permettersi, finalmente, di rilassarsi.
«Come mai ci avete messo così tanto?» Chiese in maniera forse troppo rude, visto lo sguardo dispiaciuto che gli rivolse Tonks.
«Bellatrix ci ha bloccati mi dispiace non essere riuscita a metterla fuori gioco ma almeno non le ho dato la soddisfazione di eliminarmi», lui rimase allibito davanti allo spirito di lei, riusciva sempre a stupirlo la sua capacità di trovare il lato positivo anche nelle situazioni più drammatiche. La avvicinò ancora di più a sé, a riprova che fosse davvero lì con lui e non solo un ologramma e lei fu ben felice di trovare conforto nel marito. Poteva intuire il corso delle sue riflessioni, probabilmente si incolpava del suo essere l'obiettivo preferito di Lestrange, ma non si sarebbe mai stancata di ricordargli che l'odio nei suoi confronti era semplicemente dettato dalle sue precedenti scelte.
Riparati dalla loro bolla d'amore, persi in quel riparo che forniva loro, quasi non si accorsero dell'arrivo di Bill e Fleur. Le parole del giovane segnato, però, ebbero lo stesso effetto raggelante dello scoppio di un palloncino causato da un ago:
«Malocchio è morto...»
Dora si sentì cadere e di sicuro sarebbe successo se Remus non l'avesse sorretta. Neanche le importava di ascoltare come fosse accaduto o il colpevole di una tale azione, perché l'unica cosa che era in grado di sentire erano le parole che tanto adorava pronunciare "Vigilanza costante" e che, come un martello pneumatico, le picchiavano duramente la testa.
Probabilmente anche un albero, preso di mira da un picchio, sarebbe rimasto meno devastato da quell'intrusione rispetto a lei colpita, con insistenza, dai ricordi delle ore trascorse con Alastor.
Era sempre stato duro, brusco e autoritario, ma aveva creduto in lei, scorgendo nella strega le capacità di un bravo Auror; l'aveva protetta, sostenuta, seppur a modo suo, nel percorso accademico, senza mai farle mancare il suo appoggio. Avevano litigato, si erano spesso scontrati su tematiche importanti e anche urlati l'uno contro l'altro perché, anche se non voleva ammetterlo, lui aveva paura che potesse correre dei rischi eccessivi a causa della sua tenacia.
Nonostante tutto, per lei era stato il miglior mentore che potesse desiderare e ora non riusciva a fare i conti con quella dura realtà; la vita aveva di nuovo deciso di portarle via un pezzo di cuore, una guida, una persona da cui aveva imparato molto e che le sarebbe irrimediabilmente mancata.
Impossibile non rammentare come si fosse sentita nell'apprendere della scomparsa di Sirius, allora anche una forte sensazione di solitudine si era impadronita di lei; stavolta, però, c'era il muscoloso braccio di Remus a donarle la forza di cui aveva bisogno. Lo guardò attraverso il velo di lacrime che le annebbiava la vista e, per quanto potesse sembrare impossibile, fu in grado di gioire almeno un po'. Non era sola ad affrontare quella nuova prova, ora aveva lui e tutto l'amore che riceveva nello stare al suo fianco; si rincuorò almeno un po', certa che, con il marito, avrebbe potuto curare quel dolore.
Distratta dai suoi pensieri non le fu chiaro l'argomento del discorso intavolato da Remus e Bill; si riscosse solo quando lo sentì muoversi per allontanarsi da lei:
«Dove volete andare?»
«Preferiamo essere noi a recuperare il corpo prima che arrivi qualcun altro», le spiegò prima di posarle un veloce ma dolce bacio sulle labbra.
«Torno presto», le disse infine. Lei annuì con il capo e lo lasciò andare controvoglia.
Non si sentiva pronta a rientrare a casa, così si unì agli altri e si costrinse a buttare giù una tazza di tè.
«Cara, perché non vai di sopra a sdraiarti? Sarai distrutta, ti avviso io quando rientrano», le disse Molly con fare materno.
«In effetti ne avrei bisogno, grazie.» Si alzò dalla sedia e sentì la testa iniziare a girarle come se si trovasse all'interno di un frullatore babbano, diede la colpa alla stanchezza e provò a raggiungere le scale; ma neanche riuscì a avvicinarcisi che cadde in terra svenuta.
Si risvegliò in un letto a lei sconosciuto, ma che riconobbe come uno di quelli del San Mungo; provò a mettere ulteriormente a fuoco ma soprattutto a fare mente locale sul motivo che l'aveva condotta lì.
Si girò di lato e vide accanto a sé Molly:
«Oh ti sei svegliata, come ti senti?»
«Abbastanza bene, un po' debole...»
Un medimago fece il suo ingresso nella stanza, le regalò un grande sorriso e le disse:
«Sono contento di vederti sveglia, abbiamo fatto degli accertamenti e è tutto a posto. C'è una cosa di cui però preferirei parlarti privatamente...»
La signora Weasley era decisamente curiosa di saperne di più ma le era stato fatto chiaramente capire di essere di troppo, così uscì dalla camera e si accomodò nella sala d'attesa.
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Era ormai l'alba quando Remus e Bill fecero rientro a La Tana, entrambi con un bisogno estremo di riposo e di passare un po' di tempo con le loro amate.
Fleur era su una poltrona del salotto e saltò sù non appena vide il fidanzato, quello che era strano e che lasciò Lupin sgomento era l'assenza di Dora.
«Dov'è Ninfadora?»
«Di sopra, nella camera degli ospiti, non si è sentita bien e Molly l'ha portata all'Hôpital», rispose Fleur mentre abbracciava Weasley.
L'uomo non se lo fece ripetere due volte corse al piano superiore, salendo due gradini alla volta e irruppe nella stanza:
«Amore, che succede? Mi hanno detto che sei stata al San Mungo», domandò estremamente preoccupato.
Dora gli si gettò praticamente in collo:
«Oh Rem, non ci crederai mai!»
«Di che cosa stai parlando?» In un attimo, sul suo viso, l'espressione apprensiva era stata sostituita da quella sorpresa.
«Sono incinta!!!»
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