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Capitolo 24

Dicembre era passato e ancora una volta Remus e Dora erano stati costretti a separarsi. Se da una parte l'uomo pensava che potesse servire a permetterle di rifarsi una vita, dall'altra il dolore che le causava la sua mancanza lo opprimeva sempre di più.

Con l'arrivo di Febbraio Lupin pensò che fosse giunto il momento di parlare con Luke, avevano approfondito il loro rapporto ed ora si sentiva pronto a confidarsi.

Facevano spesso dei giri di perlustrazione lungo la spiaggia per assicurarsi che non ci fossero dei curiosi interessati all'esplorazione delle grotte; fu proprio durante una di quelle passeggiate che si decise a raccontare al ragazzo la verità:

«Luke c'è qualcosa che vorrei dirti.»

«Che succede? Sembri preoccupato», gli chiese sorpreso, notando in lui un'espressione corrucciata. In effetti l'uomo era agitato, non era facile affrontare un argomento del genere e soprattutto nel modo giusto.

«Vorrei spiegarti il motivo che mi ha spinto ad unirmi al branco.»

Il giovane sbarrò gli occhi allibito:

«Che significa? Credevo che avessi chiesto asilo perché non ti sentivi più a tuo agio tra i maghi.»

Immaginava una reazione del genere, sperava solo di non farlo troppo innervosire e che fosse comunque disposto ad ascoltarlo fino in fondo.

«Lasciami continuare, ti chiarirò tutto. Ho mentito, non lo nego, ma avevo bisogno di una scusa per avvicinarmi a Greyback e a voi. Da quando Voldemort è tornato insieme ad altri lottiamo per contrastarlo; già in passato, all'epoca della Prima Guerra, ho avuto modo di combatterlo come avversario. Ho visto gli effetti devastanti del suo potere, ho perso amici, altri sono stati torturati, tante sono state le menti plagiate; non c'è modo di fuggire alla sua furia se finisci nelle sue mani o in quelle dei seguaci. Cerca di raccogliere consensi parlando di libertà, ma in un mondo sotto il suo controllo regnerebbe il caos e noi non saremmo altro che delle marionette da lui sottomesse.»

Remus liberò il fiato trattenuto, non amava ricordare le perdite che aveva subito o ciò di cui era capace il Signore Oscuro e inoltre non sapeva se fosse in grado di convincere il giovane.

«Quindi che cosa sei venuto a fare esattamente?»

«Abbiamo bisogno di aiuto per portare avanti la nostra battaglia, più siamo e maggiori sono le chance di vincere. Sono un gran numero le persone o le creature che si stanno unendo a lui illudendosi di poter ottenere chissà quali guadagni. Sono qui per cercare di convincere il capo a schierarsi dalla nostra parte, ma per farlo mi è necessario il tuo supporto e di tutti gli altri che vorranno darci retta. Non posso sperare che mi presti attenzione se presento la mia tesi da solo, ho più possibilità se ci sarà qualcun altro ad affiancarmi.»

«Perché dovrei crederti? Hai raccontato delle bugie per essere accolto e ora ciò che mi stai dicendo è tutto il contrario delle parole udite in questi anni. Dammi un buon motivo.» I dubbi di Luke erano leciti, ne erano entrambi a conoscenza, ma Lupin non poteva fallire, doveva giocarsi bene le sue carte per tentare di fargli mutare opinione.

«Hai ragione, all'inizio non sono stato sincero, ma in questi ultimi mesi hai avuto modo di starmi vicino, di osservarmi, di conoscere la persona che sono. In questo non c'è mai stata finzione, mi sono aperto mostrando me stesso e la realtà che mi circonda. Sono certo che interrogandoti saprai constatare da solo che questa è la verità.» Non era sicuro di dover aggiungere altro, se ciò che aveva esposto fosse sufficiente, ma non aveva neanche intenzione di confonderlo con lunghi discorsi; il succo della questione era stato sviscerato e sperava che gli potesse bastare.

«Ritengo che tu possa capire che non sia facile per me darti una risposta immediata, ho bisogno di rifletterci e decidere se posso davvero fidarmi di me», Luke era scettico, era stato abituato ad essere diffidente e a tenersi lontano dalla comunità magica, non era scontato riuscire a cambiare idea così in fretta.

«Certo, è naturale e comprensibile. Prenditi pure il tempo necessario, non sto meditando di fuggire», gli rispose con ironia per sdrammatizzare la situazione. Forse era solo una sensazione ma l'aria intorno a lui iniziava a farsi pesante, ora che era uscito allo scoperto il rischio di essere cacciato o di subire una sorte peggiore era cresciuto a dismisura.
Non poteva tergiversare ancora però, si trattava solo di attendere qualche giorno e vedere se si fosse completamente sbagliato sul conto di Luke.

Continuarono il loro giro in silenzio, tutti e due con una moltitudine di pensieri ad occupare le loro menti.

Quella sera stessa e il dì successivo Remus li passò nel laboratorio, era un ottimo modo per distrarsi e per non destare sospetti in Fenrir. Non dovette aspettare molto però, prima del previsto il suo compagno di stanza lo raggiunse.

«Ho trascorso queste ore ricordando i momenti che abbiamo passato insieme ed è vero, non ho mai trovato tracce di menzogna nel tuo comportamento. Grazie a te ho imparato che non tutti i maghi sono uguali o pronti a condannarci, che collaborando e, senza necessariamente ricorrere alla violenza, si può ottenere di più e vivere sereni. Tutto questo non posso dimenticarlo, tu mi hai indicato un'alternativa di cui neanche conoscevo l'esistenza, perché non vedevo altro che il modo di relazionarmi a cui mi hanno abituato.»

Lupin rimase colpito da quelle parole, era felice del risultato ottenuto, non sapeva ancora che cosa aveva deciso, ma era già soddisfatto di aver avuto la possibilità di mostrare ad un ragazzo di possedere la facoltà di scegliere delle alternative. Preferì non interromperlo e, con un gesto della mano, lo invitò a proseguire:

«Credevo di essere contento della mia vita, ma ora so che posso combattere e provare ad aspirare a qualcosa di più. Sono disposto ad aiutarti e a seguire le indicazioni, quindi dimmi che cosa posso fare», terminò con un sorriso e gli allungò la mano destra per suggellare il loro accordo.

A Lupin parve strano il suo repentino cambio di parere, gli era parso arrabbiato o comunque pieno di incertezze, ma decise di lasciar perdere dandosi del paranoico. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì fiero di sé, non aveva ancora terminato la missione ma aveva fatto un grande passo in avanti verso il raggiungimento dell'obiettivo finale.

«Con gli altri hai un rapporto migliore di quello che abbia io, potresti cominciare a tentare di convincerli a unirsi a noi. Nel frattempo lavoreremo anche alla pozione, non ho fiducia nella sua buona riuscita ma ci servirà per non permettere a Greyback di diffidare di noi.»

«D'accordo, mi metterò subito all'opera», replicò eccitato, come se per una volta avesse ricevuto un incarico che non lo disgustava.

«Un'ultima cosa, mi fa davvero piacere che tu mi abbia ascoltato», gli diede una pacca amichevole sulla spalla, come era solito fare con i suoi studenti per incoraggiarli.

«Anche a me, non sai quanto», gli confermò e poi si diresse verso le stanze dei loro compagni.

A Remus non era dato sapere quanto sarebbe durata ancora la sua permanenza in quel luogo angusto, ma di sicuro quel giorno aveva accorciato i tempi.

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Dora stava rientrando dopo un lungo turno nella sua stanza a Hogsmeade, era Giugno ormai, il caldo iniziava a farsi sentire ma non era in grado di sciogliere il gelo che si era impossessato di lei. Era sempre più grigia e depressa e ogni tentativo di nascondere il suo stato d'animo era inutile. Non aveva più rivisto il suo amato da quella sera in cui la passione li aveva travolti senza lasciarli via di scampo e non le erano neanche giunte sue notizie. Passava le giornate con i suoi colleghi a sorvegliare Hogwarts o a sventare gli attacchi dei Mangiamorte che diventavano sempre più frequenti.
Era esausta e anche se probabilmente gli incubi sarebbe tornati a farle visita, sperava di poter avere qualche ora di pace.

Dopo essere entrata nella sua camera si buttò sul letto e gettò per terra il mantello. Si fermò per un attimo ad osservare le pareti bianche e spoglie, la vecchia Dora non avrebbe mai accettato di vivere in un posto così angusto, come minimo lo avrebbe ridipinto o affisso poster delle Sorelle Strane e quadri super colorati. La nuova Dora però non aveva apportato nemmeno il più piccolo cambiamento, non aveva dato il suo tocco personale a quella camera che era una chiara rappresentazione del suo stato d'animo. Con maggior prepotenza una voce dentro di lei le domandava come avesse potuto lasciarsi andare così, ma la verità era solo una: senza Remus lei non era più in grado di essere se stessa. Non poteva certo dire che il suo mondo non fosse sgargiante prima di conoscerlo, ma lui era riuscito a tingerlo di nuove tonalità e a renderlo ancora più luminoso. Nessun altro avrebbe mai potuto prendere il suo posto e lei non aspettava altro che vederlo entrare dalla porta per poterlo reclamare.

Inaspettatamente qualcuno bussò e Ninfadora si tirò subito dal letto con il cuore che le batteva all'impazzata.

«Tonks aprimi! È un'emergenza!» Il suono della voce squillante di Dawlish le colpì le orecchie come un razzo, insieme alla realizzazione e delusione che non si trattava dell'unica persona che avrebbe voluto accogliere. Era stata una sciocca a credere che potesse esserci Lupin sul pianerottolo, ma a volte il desiderio può raggiungere dei livelli tali da farti sperare anche nelle cose più assurde.

Stava quasi per aprire quando si rinvenne, non era prudente commettere errori in periodi bui come quelli che stavano attraversando:

«Domanda di sicurezza?»

«Come hai reagito quando ho cercato di baciarti?»

«Ti ho tirato uno schiaffo. Che succede?» Chiese con un tono che era un misto tra lo spazientito e l'affranto; bramava solo un po' di riposo ma, per l'ennesima volta, doveva essere pronta a combattere.

«C'è stato un attacco da parte di quel famoso lupo mannaro, come è che si chiama?» Domandò gesticolando con le mani, alla ricerca del nome dell'aggressore.

«Greyback?» La donna aveva iniziato a tremare e pronunciato quelle parole in un sussurro, il terrore si stava impossessando di lei e pregava, con tutte le sue forze, che non vi fosse coinvolto Remus.

«Sì, proprio lui. A quanto pare ha preso d'assalto un paesino vicino alla costa e non era da solo.»

La paura si tramutò in fuoco e Dora reagì all'istante tirando il collega per la giacca:

«Quale paesino? Dimmelo, dannazione!!!»

«Calmati, Tonks! Che ti prende?» Si liberò dalla sua presa e poi continuò:

«Bournemouth, alcuni Auror dovrebbero già essere sul posto ma è meglio sbrigarci.»

Non aggiunse altro, ma non ce n'era bisogno, era tutto ciò che a Ninfadora serviva di conoscere. Senza neanche aspettarlo si smaterializzò, diretta verso il luogo dell'accaduto; se fosse successo qualcosa a Remus non se lo sarebbe mai perdonato.

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Proprio quel giorno Lupin aveva terminato una sorta di pozione. Era certo di non aver raggiunto il risultato tanto agognato da Fenrir, ma con Luke e altri ragazzi avevano pensato ad un piano.

Il compito del giovane era di comunicare all'alfa ciò che avevano creato e di chiedergli di indire una riunione in cui gliela avrebbero presentata, in modo da avere così una scusa per tentare di convincerlo a unirsi alla causa di Silente.

L'ansia lo stava divorando mentre attendeva nel laboratorio il ritorno di Luke. Percorreva il perimetro della stanza avanti e indietro, con le mani in tasca e le dita della destra che stringevano con forza la collana di Dora. Cercava di trarne tutta l'energia positiva che lei era sempre riuscita a donargli; probabilmente non era un'idea brillante credere nel potere di un ciondolo, ma il ricordo di Ninfadora e del suo sorriso gli forniva un ottimo appiglio a cui aggrapparsi per non sprofondare nello sconforto.

«Remus!» Luke arrivò trafelato e con un'espressione indecifrabile sul viso. «Ho detto al capo della pozione...» Si fermò per riprendere fiato ma Lupin era troppo impaziente per aspettare.

«Parla! Che cosa ti ha detto?» Aveva quasi urlato nel porre quella domanda, ma non poteva più nascondere l'angoscia trattenuta fino a quel momento.

«Non ha accettato la mia proposta, ha detto che non gli basta una semplice prova ma vuole testarla subito.»

«Che significa? Che cosa ha in mente?»

«Vuole attaccare la città, spera che i pochi maghi che ci sono escano allo scoperto per difendersi e che magari a loro si uniscano degli Auror, così da valutare l'efficacia dell'intruglio.» Il giovane strinse la spalla del compagno, cercando di consolarlo.

«Mi dispiace, davvero, ma se non andiamo si insospettirà e non possiamo permettercelo. Deve avere completa fiducia in noi.»

«Hai ragione, ma non sono nemmeno sicuro che funzioni.»

«Non importa, dobbiamo almeno provarci. Non rendiamo vano il nostro lavoro, sei proprio tu che mi hai insegnato a credere in me e non scoraggiarmi, ora non farlo tu!» lo incoraggiò come spesso l'uomo aveva fatto con lui; non c'era alcuna via d'uscita, se volevano avere una qualche possibilità di convincere Fenrir la mossa più saggia da fare era obbedire per l'ennesima volta.

«Andiamo, immagino che non ci attenderà a lungo», spronato dalle parole dell'amico Remus si preparò ad affrontare l'ennesima trovata di Greyaback, non poteva tirarsi indietro proprio ora che la fine della missione sembrava avvicinarsi. Aveva trovato dei nuovi alleati, non era solo e ciò gli sarebbe stato sufficiente per tentare il tutto per tutto.

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Dora arrivò a Bournemouth ma non era preparata allo spettacolo che vi si presentò davanti, era convinta di trovarvi caos, duelli, urla; invece regnava un inquietante e inspiegabile silenzio. Non si percepiva alcun rumore, non tirava neanche un misero filo di vento; il tempo sembrava essersi fermato, spettatore di un avvenimento che ancora all'Auror non era ben chiaro.

Fu presto affiancata da Dawlish che iniziò a guardarsi intorno confuso quanto lei, poi un urlo squarciò l'aria e colpì dritto al cuore di Tonks come se potesse frantumarlo. Un flebile sussurro le uscì dalla bocca:

«Remus...» Prese a correre all'impazzata, la stanchezza di quel giorno era stata sostituita da un miscuglio di emozioni che le gridava di correre, di non perdere tempo, che la persona più importante della sua vita aveva bisogno di lei. Le lacrime che avevano preso a scenderle dagli occhi non riuscivano a raggiungere le guance, perché spazzate via dalla velocità con cui muoveva un passo dietro l'altro. I capelli da grigi erano mutati in rosso, giusto per un secondo, sintomo di come la rabbia, verso chi aveva inflitto del dolore a Lupin, avesse preso il sopravvento su tutti gli altri sentimenti.

Senza neanche rifletterci aveva imboccato una strada che confluiva, insieme ad altre, in una piazza. Fu al termine della via che si arrestò di colpo e ingoiò il grido di panico che stava per lasciare il suo corpo e unirsi a uno nuovo, ma altrettanto straziante, di Remus.

Nessuno può farti da guida o indicarti il modo migliore per assistere alla sofferenza di chi ami, ognuno reagisce in una maniera del tutto personale e non serve a niente immaginarselo, costruire mille castelli in aria; quando ti trovi in una situazione del genere puoi solo incassare cercando di mantenere una sorta di stabilità e di combattere la sensazione di impotenza che ti lacera, tirando fuori la parte più bella e luminosa che racchiudi dentro di te.

Ninfadora si tappò la bocca con la mano libera per non emettere alcun suono e ricacciare indietro un conato di vomito. Quasi cadde in terra alla vista di Lupin in ginocchio sul ciottolato, tenuto fermo da due ragazzi e con Greyback chino su di lui intento a morderlo.

Il suo istinto le avrebbe ancora una volta suggerito di muoversi velocemente, di frapporsi tra la vittima e il carnefice, ma l'impulsività il più delle volte è un'arma che non gioca a favore di chi le presta ascolto. Era meglio razionalizzare e studiare la situazione, nonostante la disperazione, con dei denti aguzzi pari a quelli del lupo, le stesse lacerando l'anima. Avrebbe barattato la propria vita pur di non far patire le pene dell'inferno a colui che le aveva rubato il cuore.

Nel frattempo Dawlish si era piazzato dietro di lei, ma degli altri Auror non vi era alcuna traccia, forse erano stati rallentati da qualche imprevisto e non era un segnale positivo.

La scena davanti a loro era raccapricciante: c'erano delle donne, con i propri bambini tra le braccia, terrorizzate, che tremavano e piangevano e uomini, alcuni probabilmente maghi, immobili e trattenuti sotto minaccia dalle bacchette impugnate dai membri del branco. Era difficile distinguere i babbani ma di sicuro dopo avrebbero dovuto occuparsi anche di obliviarli.
Tutti assistevano con orrore all'esecuzione messa in atto da Greyback; era evidente, per lo meno per Tonks, che la sua intenzione fosse quella di umiliare Remus e di infliggergli dolore, non avrebbe avuto alcun senso torturarlo così altrimenti. La donna non poteva spiegarsi le ragioni di un tale accanimento ma avrebbe provveduto a farsi raccontare tutto da Lupin successivamente.

La voce dell'alfa la fece sussultare:

«Assistete a quello che succede a chi crede di potersi prendere gioco di me! Sciocco Remus pensavi davvero che mi sarei fidato di te, che ti fossero amici i tuoi compagni? Vivere nel mondo dei maghi ti ha davvero rimbecillito, ma ascoltami bene, non sarai mai come noi, ma nemmeno uno di loro!»

«Ti sbagli!!!» Remus aveva mantenuto lo sguardo basso fino a un attimo prima, troppo afflitto per affrontare le occhiate della gente, ma solo una donna possedeva quel tono melodioso e insieme autoritario al punto giusto; la sua Dora. Credeva che le sue orecchie fossero state tratte in inganno, tale era il desiderio di poterla salutare un'ultima volta, certo che la sua fine fosse vicina. Quando però i loro occhi si incatenarono in simultanea, come erano soliti fare, ogni dubbio fu scacciato via.

Davanti a lui, pallida e magra, ma splendente in quel modo che da sempre lo aveva accecato, con la bacchetta sollevata e i piedi ben piantati per terra, pronta a combattere, c'era la sua luce, l'unica persona in grado di farlo sorridere e renderlo felice. Per quanto fosse sbagliato e ingiusto, lui lo aveva presto capito, solo Ninfadora era stata capace di fargli conoscere il vero amore e di nuovo era lì pronta a dimostrarglielo.

Non avrebbe voluto che lo vedesse così, sanguinante, distrutto, senza forze, completamente soggiogato da una creatura miserevole come lui. C'era però una parte di lui che non poteva far altro che gioire nell'ammirarla temeraria, determinata e pronta a difenderlo.

«È uno di voi perché tu lo hai costretto ad esserlo, ma non sarà mai crudele come voi, non si abbasserà mai a compiere atti come questi, a spaventare o ferire degli innocenti. È per questo che invece sarà sempre considerato e accolto tra noi maghi!» Tonks finì il suo discorso lanciando un incantesimo verso i due che tenevano Lunastorta e lo liberò.

Fenrir le si avvicinò e le disse:

«Sai il tuo profumo non mi è nuovo, giurerei di averlo sentito addosso a Lupin.» La ragazza lo squadrò con odio e disgusto, soprattutto quando lui mosse ancora un passo verso di lei. Poi si voltò verso Remus e gli domandò:

«Non ti dispiace vero se l'assaggio? Ha un odore così invitante», accompagnò quelle parole a un forte respiro, a conferma del piacere che gli donava l'annusarla.

«Non osare toccarla!» L'uomo ritrovò l'energia perduta, doveva proteggerla ad ogni costo, anche della sua stessa esistenza. Si avventò contro l'alfa proprio mentre stava per saltare addosso alla giovane, che era comunque pronta a difendersi.

Li osservò per un attimo lottare e rotolarsi sulla strada, doveva riuscire assolutamente a farli fermare per scagliare un incantesimo mirato a Greyback. Con la coda dell'occhio vide arrivare altri Auror a prestare soccorso a Dawlish che aveva già iniziato a liberare alcuni degli ostaggi. Ciò le fornì l'occasione giusta per distarli:

«Rem resisti, stanno arrivando!!!» Entrambi gli uomini si girarono a guardarla e lei urlò di nuovo, «Petrificus Totalus!»

Riuscì a pietrificare Fenrir e si gettò al fianco dell'amato; nello stesso istante in cui lo abbracciò il mondo svanì. Non sentivano i rumori dei combattimenti e non vedevano i membri del banco che tentavano di fuggire o i sorrisi delle persone finalmente salve. C'erano solo loro due, i cuori che battevano all'unisono mescolati ai propri respiri affannati e le dita strette ai vestiti. Ninfadora gli accarezzò con delicatezza una guancia e gli chiese:

«Pensi di potercela fare a smaterializzarti?»

«Credo di sì», sussurrò in risposta.

«Allora ti porto via da qui.»

«Non devi aiutare gli altri? Avranno bisogno di te», protestò lui che come sempre anteponeva il benessere di qualcun altro al suo.

«Possono fare a meno di me, io voglio pensare a te e a curarti queste ferite. Quindi smettila di opporti e dammi la mano.» Gli fu impossibile obiettare a causa della debolezza che gli impediva di ragionare in maniera sensata, così obbedì e si fece trasportare a Hogsmeade.

Ritrovò però quasi subito la forza di parlare:

«Avresti dovuto lasciarmi lì...»

«Che cosa stai dicendo?»

«Non merito il tuo supporto o di guarire, ho fallito, ho mandato all'aria la missione.»

Tonks non riuscì a trattenere la rabbia:

«E per questo credi di meritare la morte? Tutti noi commettiamo errori Rem, ogni dannato giorno, ma finché ci vengono concesse delle nuove possibilità dobbiamo coglierle al volo per rimediare. Quindi ora finiscila con queste assurdità e non osare muoverti.»

Dora si sedette sul bordo del letto dopo averlo fatto sdraiare. Gli sfilò la camicia e i pantaloni, fulminandolo ogni volta che provava a lamentarsi.

Cercò di non mostrarsi troppo preoccupata, ma era così addolorata nel vedere le ferite che gli aveva inferto il lupo; le ispezionò una a una versandoci del dittamo e accarezzandole per alleviare la sensazione di bruciore.

«Non posso neanche pensare di aver rischiato di perderti...» Una lacrima silenziosa iniziò a scorrerle lungo la guancia. Remus le sollevò il mento per guardarla:

«Sono qui ed è solo grazie a te. Mi hai salvato di nuovo», le sorrise in un modo così dolce che non potè fare a meno di accorciare le distanze e lo baciò. Erano passati dei lunghi mesi ma le loro labbra si erano ritrovate e riconosciute subito, come se non avessero mai fatto altro che sfiorarsi o la separazione non fosse avvenuta. Si dischiusero per dare il via a un'esplorazione che aveva il sapore di conforto, sollievo, casa o più semplicemente di amore.

Neanche il più famigerato dei lupi mannari era riuscito a frapporsi tra loro, perché ci sono dei legami invisibili che non puoi toccare ma che incatenano due anime in maniera indistruttibile. Ciò che univa Remus e Ninfadora aveva dimostrato ancora una volta la forza imbattibile che possedeva.

Si separarono per riprendere fiato e lei provò a chiedergli:

«Vuoi raccontarmi che cosa è successo?»

«Sei la solita impaziente», la prese in giro scoppiando a ridere.

«Ho solo paura di trovare il letto vuoto al mio risveglio», gli rispose con tono affranto.

«Non succederà, sarò qui», la rassicurò intrecciando le sue dita a quelle della ragazza.

«Promesso?»

«Promesso.»

Lei si lasciò andare tra le sue braccia soddisfatta senza sentire il successivo sussurro dell'uomo: «Dormi bene amor mio...» 

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