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Capitolo 2


Ninfadora condusse Remus sul pianerottolo di fronte al suo appartamento. Tolse gli incantesimi di protezione davanti a lui con estrema tranquillità, era un membro dell'Ordine e il migliore amico di Sirius, poteva dargli fiducia.

Lo fece entrare e gli disse:
«Scusami, come ti dicevo prima qui regna il caos. A dire il vero non sono mai stata molto ordinata ma nell'ultimo periodo passo la maggior parte del mio tempo al Ministero.»

Lui le sorrise comprensivo:

«Non preoccuparti, dimmi piuttosto come posso aiutarti.»

La ragazza ci pensò un po' e dopo essersi guardata intorno gli chiese:

«Vedi quei documenti lì sul tavolo? Sono delle pratiche a cui dovrei lavorare, magari potresti riorganizzarle in modo da poterle portare via.»

«Certo, nessun problema.»

«Per caso ti andrebbe del tè nel frattempo?»

«Volentieri.»

«Lo preparo subito allora.»
Ninfadora lo lasciò nel salotto e si diresse verso la cucina. Remus ne approfittò per guardarsi intorno: l'appartamento non era grande ma molto luminoso. La sala aveva le pareti dipinte di rosso: su una di esse era appeso un grande stemma di Tassorosso, su un'altra invece c'era un quadro con un ritratto di Tonks che sorrideva e con in mano il suo diploma di Auror, una era invece in gran parte coperta da un camino in mattoni, anch'essi rossi ma di una tonalità più scura, su cui poggiava una mensola occupata solo da fotografie. Lupin riconobbe i Weasley, un Sirius molto giovane e altri che immaginò fossero i genitori di lei.

Notò infine una bella libreria in legno intarsiata e non poté fare a meno di avvicinarsi per curiosare tra i titoli.

Ninfadora intanto si era affacciata dalla porta della cucina e lo osservava. Era strano per lei avere qualcuno in casa, era abituata a passarci poche ore e in solitaria. Trovava piacevole però guardare Remus così concentrato sui suoi libri. Prima che lui si accorgesse della sua presenza gli chiese:

«Ti intendi di letteratura babbana?»

«Oh sì, amo molto leggere e non sono riuscito a trattenermi nel venire a guardare la tua collezione.»

«Hai fatto bene, non trovo mai nessuno con cui parlarne in realtà.»

Tonks gli si avvicinò per porgergli la tazza di tè.

«Grazie. Allora qual è il tuo romanzo preferito?» Le chiese interessato.

«"Orgoglio e pregiudizio" di...»

«Jane Austen», la interruppe lui.

La ragazza sbarrò gli occhi stupefatta:

«La conosci?»

«Sì, però ho letto solo "Persuasione".» Le rispose imbarazzato.

«Oh bellissimo anche quello. A essere sinceri li ho divorati tutti.» Poi cercò la sua copia del romanzo e gliela porse:

«Tieni, te lo presto, dovresti proprio dargli un'occhiata. Parla di un amore profondo che matura con il tempo ma che vince su tutto, anche sulle differenze che ci sono tra due persone che all'inizio sembrano ostacoli insormontabili.»

«Grazie. Domani lo inizio subito, ormai mi hai incuriosito. Ora però mettiamoci al lavoro, non vorrei che si facesse troppo tardi. A che ora inizi il turno domani?»

«Alle otto. Non vado mai comunque a letto molto presto, come hai potuto vedere ho spesso delle pratiche extra da visionare.» Rispose lei con un sospiro.

Remus le mise una mano sulla spalla incoraggiante, come se si trattasse di una sua studentessa e le disse:

«Dato che starai con noi, magari potremmo esserti di aiuto le prossime volte. Di sicuro le tue giornate saranno ancora più impegnative d'ora in avanti.»

Tonks trovò confortante quel semplice gesto e con un sorriso radioso lo ringraziò. I tempi erano davvero bui e non era facile conoscere persone disponibili, tutti cercavano di proteggersi e di difendere il proprio orticello. Era quindi colpita da quell'uomo che sembrava sempre pronto a dare una mano. Provò l'istinto di abbracciarlo, ma lo aveva conosciuto giusto qualche ora prima e non voleva metterlo in imbarazzo, si sarebbe di certo vergognata dopo. Così lo lasciò a sistemare i documenti e si diresse verso la camera per preparare un baule di vestiti.

Remus, da bravo ex professore, riuscì a riordinare le pile di fogli in poco tempo. Attraversò il corridoio dipinto di un giallo acceso che ricordava i raggi del sole nelle giornate estive e si affacciò alla camera da letto di Ninfadora. Rimase appoggiato allo stipite della porta, così come aveva fatto lei poco prima, ad osservarla: il colore dei suoi capelli si intonava in maniera perfetta a quello rosa delle pareti. Quella casa sembrava rispecchiare la sua proprietaria, era confortevole, ma soprattutto luminosa ed energizzante. L'uomo inoltre si rendeva sempre più conto che quando Tonks aveva parlato di "caos" non aveva esagerato. Sul letto c'era un vero e proprio groviglio di vestiti: jeans, magliette, felpe, gonne, alcuni dei quali con i colori tipici della casa Tassorosso. Sul pavimento invece erano sparse un bel po' di scarpe, per lo più sportive o anfibi simili a quelli che indossava in quel momento. Da una cassettiera aperta spuntava la biancheria intima ma l'uomo, da perfetto gentiluomo quale era, distolse subito lo sguardo per posarlo sul comodino dove c'erano collane, orecchini e bracciali, anche essi intrecciati tra di loro. C'era anche un libro però: "Amleto" di William Shakespeare, era una delle opere teatrali che più amava. Lupin non era una persona vendicativa ma comprendeva molto bene il tormento interiore del protagonista, anche lui aveva spesso provato il forte istinto di uccidere chi gli aveva portato via i suoi cari, ma aveva presto capito che ciò non lo avrebbe liberato del dolore, ma solo ancor più inaridito. Non era privo di sentimenti, ma dopo la perdita di James e Lily e il tradimento di colui che credeva un amico, aveva sempre di più chiuso il suo cuore per ripararsi da nuove delusioni o sofferenze. Era perso nei suoi ricordi e pensieri quando la voce di Tonks gli fece girare la testa, rimasta fissa sull'opera.

«Tutto bene?»

Lui la guardò e, proprio come era successo a cena, i suoi occhi dolci e il suo sorriso luminoso riuscirono a scacciare quelle tenebrose riflessioni.

«Sì scusami, ero venuto per chiederti se avevi bisogno di aiuto, ma poi mi sono incantato a guardare la tua copia di "Amleto".»

«Oh giusto, avevo proprio iniziato a leggerlo qualche sera fa, porterò anche quello almeno potrò terminarlo.» Ninfadora si guardò intorno imbarazzata, poi continuò a parlare: «Ti sembrerò una pazza in mezzo a tutta questa confusione, ma giuro che ho quasi finito!»

Lupin scoppiò a ridere e le disse:

«Credo che la pazzia faccia parte della genetica dei Black, per fortuna tu e Sirius avete ereditato la parte sana!»

Anche la ragazza lo imitò e gli rispose:

«Ah ah ah, credo che tu abbia ragione. Non godiamo di buona fama in effetti noi Black, anche se devo ammettere che dipende dai punti di vista.» Accompagnò l'ultimo frase con un occhiolino.

Non appena ebbe terminato di sistemare i suoi abiti, richiuse la casa con i soliti incantesimi di protezione e ritornò con il suo accompagnatore a Grimmauld Place.

«Tutto sommato non ci avete messo molto. Ho dato una sistemata alla camera accanto alla tua Lunastorta, mi sembrava la migliore», li accolse Sirius che li aveva sentiti arrivare.

«Lunastorta?» Chiese curiosa Tonks.

I due amici si scambiarono un'occhiata d'intesa, Remus non era ancora pronto a rivelare il suo problema, così liquidò la cosa:

«Oh non è niente, solo un vecchio e sciocco soprannome.»

Ninfadora sembrò accontentarsi della spiegazione e ringraziò il cugino. Poi Lupin la accompagnò al piano superiore e le indicò la stanza:

«Ecco è questa qua. Allora buonanotte Ninfadora.»

«Sbaglio o ho detto che ci avrei pensato riguardo alla questione del nome?»

«Vero, ma dato che non mi piacerebbe chiamarti per cognome sto tentando di fartici abituare», le spiegò con malizia.

«Sei un uomo coraggioso Remus Lupin. Buonanotte anche a te.»

Si sorrisero un'ultima volta e poi entrambi sparirono dietro due porte adiacenti.

La camera di Tonks era dello stesso stile antico del pianterreno, ma Sirius aveva cercato di renderla un po' più confortevole: il letto era stato rifatto con lenzuola di color viola e un piumone peloso molto caldo, il camino era acceso e un armadio era stato svuotato per fare spazio ai vestiti della ragazza.

Ninfadora era troppo stanca per sistemare le sue cose, così indossò il pigiama e si infilò subito sotto le coperte. Prima di crollare, però, le venne in mente come un lampo che la sera dopo sarebbe stata di guardia con Remus e che aveva completamente dimenticato di chiedere a suo cugino spiegazioni. Non fece però neanche in tempo a pensare di andare a cercarlo per farlo, che cadde in un sonno profondo.

Il mattino dopo Lupin si alzò presto come sempre, ma in cucina c'era già una grande confusione: Molly era intenta a preparare la colazione per tutti, sopratutto per quelli che sarebbero andati a lavorare e che erano già a tavola. Mancava Tonks e si stava giusto chiedendo dove fosse quando la sentì urlare:

«Fred!!!George!!! Provateci un'altra volta e giuro che vi schianto!!!»

Tutti si voltarono nella direzione delle scale e videro i gemelli ridere come dei matti e correre verso di loro.

«Che avete combinato questa volta?» Chiese Bill.

Con estrema eccitazione gli risposero:

«Hai presente le orecchie oblunghe? Abbiamo provato a crearne una versione simile con gli occhi.»

«E che cosa c'entra Tonks in tutto questo?» Questa volta a domandarlo fu mamma Weasley, ma non con lo stesso tono curioso del figlio.

«Mamma andiamo non guardarci così, dovevamo testarle! Conosci un modo migliore per farlo di quello di approfittare di una bella ragazza sotto la doccia?»

«Siete incorreggibili, non so davvero da chi abbiate preso!»

Bill cercò di calmarla:

«Dai mamma, lascia perdere, sono dei ragazzini dopo tutto. In quanto a voi due, immagino che nel vostro piano abbiate dimenticato di calcolare che Tonks è un Auror e vi avrebbe subito beccati.»

«D'accordo, è vero, dobbiamo perfezionarci, però l'idea è super!!!» Fred e George si diedero il cinque, ma non erano gli unici elettrizzati, anche Sirius che fin ad allora non aveva detto nulla si congratulò:

«Siete davvero formidabili! Se vi servisse una mano sarei felice di poter contribuire, d'altra parte anche noi ne abbiamo combinate parecchie quando eravamo giovani, giusto Remus?» Diede una gomitata all'amico che quasi si strozzò con il suo tè, non era abituato a parlare con altri dei suoi tempi da malandrino.

«Spero tanto che voi due non vi facciate coinvolgere troppo, non vorrei ritrovarmi a fare del male a due membri dell'Ordine, non gioverebbe a nessuno.» Ninfadora era giusto entrata in quel momento e aveva sentito le ultime parole della conversazione; aveva salvato Lupin dal rispondere alla provocazione di Sirius, ma lui era comunque arrossito.

«Su cuginetta, non prendertela, è stato solo un piccolo scherzo! Tu magari non ti sarai divertita, ma noi sì e non c'è niente di meglio dell'iniziare la giornata con il sorriso.» Poi si rivolse a Remus sottovoce:
«Sbaglio o sei arrossito quando è entrata?»

«Vecchio mio, noto che in questi anni hai mantenuto la tua fervida immaginazione.»

Tonks, che nel frattempo aveva bevuto il suo caffè e riacquistato il suo buonumore di sempre, si apprestò a salutare:

«Bene, sono contenta che il nostro spettacolo mattutino vi abbia reso così felici. Io scappo, sono già in ritardo. Ci vediamo più tardi.»

Tutti ricambiarono il saluto e la ragazza si smaterializzò.

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