Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 18

Remus attraversò un'altra serie di gallerie al fianco di Luke, se non fosse stato il covo di un branco di creature oscure, avrebbe trovato affascinante quel luogo. Camminavano con delle torce in mano, dato che non era loro concesso l'uso della magia e l'uomo, ogni tanto, si soffermava per guardarsi intorno.

Le pareti frastagliate davano vita a delle forme particolari in cui ognuno, con la propria immaginazione, avrebbe potuto dare loro un senso o personale interpretazione; come quando si guardano le nuvole nel cielo fantasticando su ciò che rappresentano. Lupin si era, senza rendersene conto, incantato ad osservare una serie di sporgenze che gli ricordavano le orecchie di un coniglio e non potè fare a meno di pensare ad un certo Patronus e alla sua proprietaria.

Fu il suo compagno a riscuoterlo:

«Avrai tempo per esplorare la grotta, ora andiamo!»

Lupin annuì e riprese a seguirlo, c'erano alcuni tratti in cui l'acqua gli arrivava quasi alle ginocchia e, se non fosse stato troppo impegnato nel non perdere l'equilibrio a causa della pavimentazione irregolare, si sarebbe di certo perso a guardare i giochi di luce sul soffitto. Aveva letto molti libri di avventura durante la sua adolescenza e si era spesso domandato che cosa avrebbe provato nell'andare lui stesso all'avanscoperta di una caverna, di certo, nei suoi sogni, non rientrava la convivenza con altri lupi mannari.

Ad un tratto il giovane si fermò in una specie di stanza che ricordava più un loculo che una camera:

«Ecco, qui è dove dormo, tu puoi sistemarti lì», gli disse indicandogli una vecchia e malandata brandina, di gran lunga diversa dal comodo letto che lo aveva accolto, negli ultimi mesi, a Grimmauld. Continuava a fare quei tipi di paragoni che, inevitabilmente, lo torturavano ma allo stesso tempo, come un'ancora, gli offrivano il supporto di cui aveva bisogno: i ricordi dell'amore e affetto, ricevuti nella casa dell'amico, erano l'unica cosa a dargli ancora conforto.

Non sarebbe stata una facile esperienza, ma lo doveva a tutte le persone che avevano riposto fiducia in lui, Sirius per primo, che non aveva esitato un attimo nel dare la propria vita per il suo figlioccio e per un bene più grande.

Remus appoggiò la sua piccola valigia vicino al letto, voleva accertarsi di non aver bagnato niente per errore.

«Hai portato solo libri in quella borsa?» Gli domandò Luke, sorprendendolo, ma probabilmente agli occhi di una persona abituata a vivere lontano dalla civiltà doveva apparire molto strano il suo interesse per la lettura.

«Quasi», gli rispose sorridendo, poi riprese a parlare, «Da quanto tempo vivi con Greyback?»

Si sedettero entrambi, Lupin non aveva idea di come si sarebbero svolte le loro giornate, ma sospettava che avrebbero avuto molto tempo libero da passare insieme, quindi tanto valeva iniziare a conoscersi meglio.

«Sin da piccolo, avevo circa sei anni quando sono stato morso.»

Si prese del tempo per scrutarlo, dimostrava di avere circa vent'anni, nonostante la sua pella fosse estremamente segnata, si poteva notare l'assenza di rughe; gli occhi erano chiari, in netto contrasto con i capelli neri come la pece; dai vestiti logori e lacerati si intravedeva un fisico atletico, di sicuro allenato dalla caccia. Quello era proprio ciò che più spaventava Remus, non era uno sciocco, uno dei motivi per cui aveva scelto di non vivere tra i suoi simili era l'alimentazione; sapeva che erano soliti andare nei boschi a procurarsi il cibo. Per quanto apprezzasse la carne più di tutto il resto, data la sua natura, comprarla non era neanche minimamente uguale a ciò che comportava l'inseguire una preda e metterla alle strette per poi azzannarla.

Sperava con tutto se stesso di avere del tempo per prepararsi a farlo, perchè non era assolutamente pronto a fare ciò che aveva evitato per tutta la vita.

«Ci sei ancora?» Fu di nuovo riscosso dai suoi pensieri, normalmente era Dora a riportarlo sulla terraferma se si perdeva troppo nelle sue riflessioni e si rese conto di quanto già gli mancasse il suono della sua voce.

«Sì scusami, mi ero distratto, stavi dicendo qualcosa?»

«Ti ho chiesto se anche tu eri un bambino quando sei stato scelto.»

«Sì, avevo quattro anni, ma che cosa intendi con scelto?» Gli domandò dubbioso, quella parola lo aveva spiazzato, non riusciva a capire che cosa volesse dire.

«Il capo non attacca mai casualmente, ma predilige dei ragazzini rispetto ad altri», gli rispose come se stesse dicendo un qualcosa di ovvio.

«Immagino che abbiano dei requisiti particolari...» Azzardò Lupin iniziando a intuire dove volesse andare a parare con quel discorso.

«Ma certo! Greyback sa intuire se un piccolo è adatto per entrare nel branco. Deve essere obbediente, non può cercare di prevaricare sugli altri, perché è nell'alfa che dobbiamo riconoscere la nostra sola e unica guida, ma le cose più importanti sono il coraggio e la forza, indispensabili per prendere ciò che vogliamo senza chiedere alcun permesso. Non ammette persone deboli, evidentemente deve aver commesso uno sbaglio con te.»

Lupin sapeva che Fenrir cercava semplicemente di trasformare il maggior numero possibile di uomini per aumentare il suo potere e esercito con cui schierarsi al fianco di Voldemort.

A quanto pare, quindi, faceva il lavaggio del cervello ad ogni nuovo membro in modo da garantirsi la loro duratura fedeltà, sarebbe stato quindi ancora più difficile convincere qualcuno di loro ad allearsi con l'Ordine.

«Tu credi che io abbia deciso di vivere tra i maghi per vigliaccheria?»

«Sì, non riesco a pensare ad un altro motivo per cui tu l'abbia fatto.»

Remus sentiva dentro di sé che era ancora troppo presto per spingersi a confidarsi, avrebbe messo a repentaglio la missione, così cercò di cambiare argomento:

«Magari un giorno ti spiegherò, ma raccontami qualcos'altro, come passate le vostre giornate?»

«Oh beh andiamo a caccia, facciamo a turno così la grotta non rimane sempre scoperta e non rischiamo di attirare l'attenzione, ci divertiamo a girovagare per le gallerie, a raccontarci storie; di sicuro ciò che aspettiamo con ansia sono le lune piene speciali.» Pronunciò l'ultima frase con un entusiasmo e un ghigno che fece rabbrividire Remus. Nonostante non fosse certo di voler conoscere la risposta, provò a domandare:

«Speciali? Che significa?»

«Lo scoprirai, non voglio rovinarti la sorpresa!» Replicò con malcelata malizia. Si accontentò di quello che gli aveva detto, purtroppo mancavano pochi giorni all'evento e forse avuto modo di scoprirlo di persona.

«Invece tu cosa hai combinato finora?» Gli chiese mentre si sdraiava sul letto, appoggiando la testa sulle mani e lo sguardo rivolto verso l'alto.

«Ho per lo più vissuto alla giornata, ho frequentato Hogwarts e per un po' sono stato un insegnante», preferì mantenersi sul vago senza proferire parola su come aveva passato gli ultimi mesi.

«E così hai fatto quella stupida scuola, che banalità, ma d'altra parte me lo sarei dovuto aspettare da te!» Gli diede uno sguardo di sufficienza, come se fosse una nullità.

«Perché odi così tanto il mondo magico?»

«La magia... le bacchette... puah... sono tutte assurdità! Siamo lupi mannari, non abbiamo bisogno di quelle stupide lucine per combattere e poi non si può certo dire che i maghi siano accoglienti con noi!»

Remus si sentì ribollire di rabbia, gli avrebbe volentieri tirato uno schiaffo per levargli quell'aria spavalda e supponente; era il primo a sentirsi escluso ed emarginato, ma era proprio per il comportamento barbaro della maggior parte delle creature se non venivano accettati dalla società. Era inutile avviare una discussione, se ci fosse stata Dora di sicuro gli avrebbe detto di non dar retta alle sciocchezze che sparano le persone giusto per il gusto di farlo. Gli parve quasi di sentirla e, se da una parte provò una fitta lancinante al petto, dall'altra sentì l'ira scivolare via dal suo corpo.

«Vero, ma hanno comunque dei motivi per non apprezzare tutti quelli come noi. In ogni caso siamo forti, ma non infallibili, gli incantesimi possono comunque offrire un supporto in più», rilassatosi usò la diplomazia a cui ricorreva abitualmente per non alimentare contrasti.

«Su quali argomenti facevi lezione?» Gli chiese con nonchalance, ma Lupin non potè fare a meno di notare che era diventato, tutt'a un tratto, curioso, tanto da essersi girato per guardarlo negli occhi.

«Difesa contro le arti oscure.»

«Interessante...» Iniziò a tormentarsi il labbro, mentre rifletteva su ciò che gli aveva appena comunicato, poi continuò:

«Parlavi anche di noi?»

«Sì certo, anche noi rientriamo nell'elenco delle creature da cui dover imparare a difendersi.»

«Ah ah ah, questo sì che è divertente! Un lupo mannaro che spiega a dei ragazzi come ripararsi dai suoi simili!» Lunastorta si innervosì di nuovo, per quanto fosse il primo ad essere impaurito nel ricoprire quel ruolo, l'opportunità che gli aveva offerto Silente per lui era un dono di inestimabile valore e non gli piaceva come quel ragazzino l'aveva ridotta alla stregua di una barzelletta. D'improvviso, però, smise di ridere e ritornò serio:

«Ma quindi, se ho capito bene, sei un esperto di protezioni?»

«Sì diciamo di sì, perché?»

«Oh così, pura curiosità, non ho mai parlato con un mago prima d'ora. Comunque ora raggiungo gli altri, oggi sono di turno, tu rimani qui presto ti daranno istruzioni.»

Se ne andò senza neanche aspettare una risposta, Remus aveva la sensazione che nascondesse qualcosa, ma preferì non pensarci e approfittare di quegli attimi per godersi un po' di solitudine e tranquillità. Senza alcuno sforzo, la prima domanda che gli si affacciò alla mente riguardava Ninfadora e che cosa stesse facendo in quel momento ma, ben presto, il peso di una notte passata quasi in bianco iniziò a farsi sentire e si addormentò.

------------------

Tonks stava cercando con tutta se stessa di concentrarsi sui documenti davanti a lei, ma non ne era proprio in grado quel giorno. Sicuramente una pausa le avrebbe fatto bene, così si rivolse al collega:

«King, vado a prendermi un caffè, vuoi che ti porti qualcosa?»

«No grazie, andrò più tardi, a giudicare dalle tue occhiaie ne hai bisogno più di me», le rispose con un sorriso d'incoraggiamento.

«Già...»

Non disse altro e uscì dalla stanza, si diresse verso l'ascensore per raggiungere una delle zone ristoro del Ministero.

Era talmente sovrappensiero che non si accorse di una persona che stava camminando proprio verso di lei, fino a quando non ci sbattè contro:
«Mi scusi...» Iniziò a dire prima di riconoscerla, «Bill! Ero distratta, non ti ho proprio visto!»

«Me ne sono accorto!» Replicò ridendo.

«Che cosa ci fai qui?»

«Stavo cercando te! Ma che succede ai tuoi capelli? Eri stanca di portarli tutti rosa e hai pensato di mischiarli al grigio?» Le domandò prendendo tra le mani alcune ciocche per osservarle meglio.

«Ho qualche problema con le metamorfosi, di sicuro è per la stanchezza. Comunque vieni con me, così mi dici di cosa avevi bisogno.»

Raggiunsero una saletta poco affollata, non era ancora l'orario in cui, di solito, la maggior parte dei maghi e streghe si ritrovava per un attimo di sosta e chiacchierare. Si sedettero a un tavolino, Dora prese a girare lo zucchero senza prestarci attenzione e con lo sguardo perso verso il quadro di un Auror vittima della Prima Guerra, che a sua volta la osservava con la testa inclinata e si sbracciava per tentare di farla disincantare.

«Tonks credo che ormai tu lo abbia fatto sciogliere tutto.»

«Come?» Finalmente girò la testa verso di lui e, vedendola confusa, le indicò la tazza che, dato il ritmo con cui la ragazza muoveva il cucchiaino, rischiava di essere rovesciata ; fortuna che stava usando quello e non la bacchetta, altrimenti avrebbe rischiato di far esplodere tutto in aria. Dora seguì lo sguardo dell'amico e si fermò.

«Stai bene? Mi sembri strana...»

«Sì sì, davvero, ho solo dormito poco», cercò di rassicurarlo.

«Lo sai che se c'è qualcosa che non va io ci sono», insistette prendendole una mano. Lei gli voleva molto bene, lo conosceva da così tanti anni e si erano spesso confidati, ma non si sentiva pronta a farlo e, quel contatto, le fece irrimediabilmente pensare a quanto fosse diverso dal tipo di tocco che tanto bramava. Non si allontanò però e gli sorrise grata:

«Stai tranquillo, piuttosto tu avevi qualcosa da dirmi, parla!»

«Vorrei chiederti un favore, una delle prossime sere mi piacerebbe portare Fleur a cena alla Tana, so che l'ho già presentata a tutti, ma sarà la prima volta che...come dire...»

«Ufficializzi la vostra relazione?» Gli venne in soccorso, notando il suo imbarazzo.

«Sì esatto, sai come sono i ragazzi, casinisti, superficiali; potrebbe non trovarsi a suo agio in un ambiente famigliare così caotico. Avresti voglia di venire anche tu per supportarci? Sei sempre stata brava con le persone, a capirle e accoglierle, sarebbe di conforto averti vicina. Capisco che non sia una grande proposta la mia, magari dopo quello che è successo non hai nemmeno voglia di...»

«Bill, stai tranquillo! Va bene, non c'è nessun problema, non ti negherei mai un favore», lo interruppe per fermare quel fiume di parole dettato dall'ansia.

«Grazie, grazie davvero! Lo apprezzo molto!» Si riteneva davvero fortunato nell'avere un'amica come lei.

«Per così poco! Ora devo tornare in ufficio, fammi sapere il giorno!»

Si alzarono entrambi per darsi un breve abbraccio e salutarsi:

«Certo, grazie ancora!»

Dora tornò indietro, la sua vita amorosa era un disastro ma, per lo meno, sarebbe stata utile a qualcun altro e questo, per il momento, le bastava.

----------------

I primi giorni della nuova vita di Remus furono piuttosto ordinari, tutto taceva, come se Greyback non fosse interessato al nuovo membro, ma lui sapeva che non lo avrebbe ignorato a lungo. Passò così il tempo con i suoi libri e con Luke, sfruttando quelle ore per iniziare a capire se avrebbe potuto trovare in lui un possibile alleato.

Fenrir aveva scelto di aspettare il momento giusto per iniziare a mettere l'uomo alla prova, andò a parlargli proprio il pomeriggio che precedeva la notte di luna piena:

«Lupin, mi dispiace averti trascurato fino ad ora, ma sai come capo branco sono molto impegnato», gli disse con quella ghigna detestabile che lo contraddistingueva.

«Immagino», gli rispose con falsa accondiscendenza, aspettando che proseguisse, di certo non era andato da lui senza una precisa ragione.

«Devo ammettere che non hai una bella cera, c'è qualcosa che ti affligge?» Accompagnò quella sciocca domanda con un fastidiosissimo broncio, Remus sapeva che voleva solo provocarlo e correva il rischio di cascarci; ma non ebbe neanche il tempo di provare almeno a fingere una risata che fu anticipato:

«Suvvia, era solo una battuta, dov'è il tuo senso dell'umorismo?»

«Ah non lo so, forse me lo ha rubato Luke nel sonno!» Tentò di rimediare dando una risposta altrettanto insulsa e scoppiando a ridere.

«Hai sentito? Spiritoso il nostro nuovo amico eh?» Si rivolse al giovane che, fino a quel momento rimasto in silenzio, si lasciò coinvolgere dall'attacco di ilarità dei compagni.

A guardarli sembravano tre vecchi compagnoni impegnati nel raccontarsi qualche storiella divertente, ma bastava osservarli meglio per cogliere nei loro sguardi la tensione; assomigliavano a degli artisti del circo impegnati a camminare su un sottilissimo filo, un passo falso e l'equilibrio sarebbe andato perso. In un attimo l'alfa si ricompose e riprese a parlare:

«Bene, questa notte avrai modo di dimostrarci che sei davvero uno di noi. Cerca di non deludermi, non perdono mai un errore.»

Non attese una risposta e se ne andò lasciando Remus in uno stato di confusione e con un grande interrogativo in testa; senza perdere altro tempo domandò a Luke:

«Che cosa voleva dire?»

«Non l'hai capito? E meno male che eri un professore, ad intuito non sembri messo molto bene! Si aspetta che tu morda qualcuno, è come una specie di rito di iniziazione, lo chiede a tutti, ma a maggior ragione a uno come te spuntato all'improvviso. Andremo in città, così avremo più possibilità», gli spiegò tutto ciò come si trattasse di una cosa normale e banale, ma per Lupin non lo era per niente; fuggiva da sempre dalla possibilità di diventare la causa della trasformazione di qualcun'altro.

«Andate in paese ogni plenilunio?»

«Certo che no! Non siamo così pazzi, avrebbero già trovato il modo di denunciarci e catturarci altrimenti! Questa è un'occasione speciale, vedila un po' come una festa di benvenuto per te!»

Luke appariva eccitato e lo era davvero, abituato a vedere solo quel tipo di vita era ben felice di poter soddisfare i desideri del lupo.

Lunastorta, al contrario, al pensiero di ciò che lo aspettava sentì lo stomaco aggrovigliarsi e il petto stretto in una morsa d'angoscia tale da togliergli il respiro; avrebbe dovuto usare tutta la razionalità di cui era in possesso per studiare un piano ed evitare di fare del male a un innocente e allo stesso tempo accontentare Greyback. L'istinto gli urlava di scappare via, ma qualcosa in cuor suo, invece, infondendogli fiducia, gli sussurrava che avrebbe trovato una soluzione.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro