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Capitolo 10

Arrivati a Grimmauld notarono subito un gran chiacchiericcio provenire dalla cucina, Remus e Tonks si guardarono perplessi, non avevano idea di chi potesse esserci in casa dato che non avevano in programma alcuna riunione.

Si affacciarono alla stanza e, dopo aver visto le persone sedute al tavolo, la ragazza esclamò:

«Mamma, papà! Che cosa ci fate qui?»

«Eccola la mia Dora!» Ted si alzò in piedi e corse ad abbracciarla.

«Dato che non ti abbiamo più vista nell'ultimo periodo Ninfadora, abbiamo chiesto ad Alastor di portarci qui. Volevo rivedere Sirius», Andromeda la accolse in maniera meno calorosa del marito. Era una donna abbastanza affettuosa, ma era comunque una Black e manteneva alcuni tratti derivanti dall'educazione rigida ricevuta.

«Mamma prima di tutto sai che non voglio che usi il mio nome e poi sai anche benissimo quanto sono stata impegnata con il lavoro e l'Ordine», le rispose stizzita.

«E come dovrei chiamarti, di grazia? Dato che è il nome che ho scelto io stessa non vedo proprio perché dovrei usarne altri», Dora la fulminò e stava giusto per replicare quando il padre intervenne per porre fino a quel battibecco. Si rivolse a Lupin:

«Tu devi essere Remus, Sirius ci ha parlato molto di te.» 

«Sì esatto, è un piacere conoscere entrambi.»

«Dai sediamoci tutti a bere qualcosa, così posso presentarvi i ragazzi e spero vogliate rimanere per cena!» Molly come sempre era la più ospitale del gruppo.

«Non vorremmo disturbare», le disse Ted.

«Ma no! Ci fa solo piacere!» 

Tonks in realtà non era molto entusiasta all'idea, adorava il papà che era il primo a sostenerla e incoraggiarla, ma con la mamma erano frequenti le occasioni di litigio. Le sembrava strano che non l'avesse ancora rimproverata per il colore eccentrico dei capelli o i jeans strappati. "Non potresti essere un po' più sobria?" oppure "Una ragazza non si veste così, sei il solito maschiaccio!" erano le tipiche frasi che le ripeteva da anni.

Remus, come sempre comprensivo, aveva notato il suo disagio e le si era seduto accanto.

«Non essere troppo felice mi raccomando», le disse in un orecchio e lei, anche senza guardarlo, poteva intuire che stesse sorridendo.

Si girò e gli chiese sottovoce:

«Stai usando la Legilimanzia con me? Non è molto corretto sai.» 

«Non ce n'è alcun bisogno, conosco quello sguardo.»

«Quale?»

«Quello con cui dici "salvatemi"», le rispose lui buttando gli occhi al cielo.

«Visto che lo sai perché non hai già provveduto a farlo?»

«Sarebbe un po' strano portarti via proprio quando ci sono i tuoi genitori, non credi? Però posso darti qualcosa per tirarti su, l'importante è che stai attenta a non fartelo andare di traverso.» Prese una tazza dal tavolo e, con un tono di voce più alto, le domandò:

«Caffè Dora?»

«Sì certo», non le sfuggì l'occhiata che le lanciò il padre, di solito era l'unico a cui era permesso l'uso abbreviato del suo nome, quindi era decisamente stupito che fosse concesso a qualcun'altro. La ragazza alzò le spalle a conferma della sua approvazione. Remus non glielo aveva mai detto ma in realtà era orgoglioso di poterla chiamare così e si lasciò sfuggire un sorriso davanti a quello scambio silenzioso tra padre e figlia.

«Che cos'hai da ridere?» Gli chiese Tonks, ma furono interrotti da Molly che annunciava che la cena era quasi pronta.

«Ti aiuto ad apparecchiare!» Si propose la giovane pur di trovare, per qualche minuto, una via di fuga, scattò in piedi ma fu subito fermata da mamma Weasley:

«Oh no cara, non è necessario, riposati, è stata una lunga giornata.»

«Molly immagino che Ninfadora ti abbia già mostrato le sue grandi abilità come distruttrice di piatti», intervenne Andromeda, che se agli altri parve scherzare a Dora era invece arrivata tutta la sua acidità. Sentì il petto gonfiarsi di rabbia ma Lupin, sempre pronto, le posò una mano sul braccio per calmarla e farla sedere.

«Non te la prendere, devi solo superare la cena.»

«D'accordo, io evito di tirarle la tazza addosso, tu però dopo mi aiuterai a sfogarmi.»

«Che cosa hai in mente esattamente?» Le domandò preoccupato, lei gli fece l'occhiolino e, con malizia, disse:

«Oh vedrai. Ora mangia, avrai bisogno di essere al pieno delle tue forze.»

«Inizi a spaventarmi.»

«Dove è finito il tuo coraggio da Grifondoro?» Lo prese in giro lei.

«Forse l'ho dimenticato in camera questa mattina o probabilmente si è nascosto dato che con te non so mai che cosa aspettarmi!»

Tonks scoppiò a ridere, se nessuno aveva ancora notato la loro chiacchierata privata in quel momento si girarono a guardarli. La giovane si era dimenticata della mano dell'uomo ancora appoggiata sulla sua, così la alzò subito per dargli una pacca sulla spalla e per dire:

«Scusate, non volevo interrompervi, è colpa di Remus, è sempre così spiritoso!» La donna cercò di toglierli dall'imbarazzo ma era impossibile non vedere il color peperone delle loro guance. Si sarebbero volentieri sotterrati, Dora era abituata alle figuracce ma Lupin faceva di tutto per non farsi notare. Anche se non era nel suo stile, intervenne Sirius a cercare di salvarli:

«Oh sì vero, lo era sempre anche da ragazzino.» Remus sbarrò gli occhi, ma l'amico lo fulminò con uno sguardo come a dire "reggimi il gioco".

«A proposito di ragazzini, Signora Black perché non ci racconta qualche aneddoto su Tonks?!» Fu Fred a fare quella domanda e rischiò di essere maledetto dall'amica che aveva già la mano sulla bacchetta.

«Perché invece non pensiamo a mangiare? Sono sicura che non interessa a nessuno!» Rispose la figlia senza dare il tempo ad Andromeda di farlo.

«Oh andiamo Ninfadora, cosa ci sarà mai di male, non sei mai stata tipo da vergognarti. Comunque per favore Fred, chiamami per nome, tra di noi possiamo evitare certe formalità. Beh che posso dire, in realtà non era molto diversa da ora, sempre con quei jeans strappati, gli anfibi e i capelli fluorescenti. Si divertiva a farmi impazzire cambiando colore ogni momento, oppure si appostava dietro agli angoli per farmi paura trasformando la faccia ogni volta in modo diverso.»

«E a scuola come era?» La invitò a continuare George.

«Per carità non me lo far ricordare, era sempre in detenzione e faceva esplodere calderoni in continuazione!»

«Posso immaginare però che le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure fossero il suo forte. L'ho visto combattere ed è davvero esemplare,» Dora si voltò a guardare Remus, o meglio il suo salvatore, con occhi sognanti e domandadosi perché non avesse avuto prima la fortuna di incontrarlo.

«Oh sì questo è vero, anche se...»

«Molly questo stufato è buonissimo», Ted interruppe la moglie. La amava moltissimo, nonostante fossero passati tanti anni non aveva mai smesso di farlo, ma a volte era davvero troppo critica nei confronti della loro unica figlia, così aveva preferito cambiare argomento per non riprenderla davanti a tutti.

«Grazie Ted, ma è una cosa semplice semplice», la donna, sempre così umile e generosa tendeva spesso a sminuire il suo grande lavoro.

«Di sicuro moriremmo tutti di fame se non ci fossi tu», le disse Arthur che sapeva sempre come farla sentire apprezzata.

Per fortuna gli argomenti successivi presero una direzione diversa e le chiacchiere su Tonks furono accantonate; la ragazza ne approfittò per dire a Remus:

«Grazie per avermi difesa, ma ovviamente questo non cambierà i miei piani per il dopo cena.»

«Oh non avevo dubbi, quando ti metti in testa qualcosa non c'è verso di farti cambiare idea.»

«Senti chi parla», gli rispose lei con quel broncio che lui tanto adorava.

«Pensi di potermi corrompere ogni volta mettendo il muso?» Le chiese divertito.

«Ci riesco?» La domanda lo spiazzò, avrebbe potuto continuare quel gioco, ma due semplici lettere uscirono di getto dalla sua bocca:

«Sì.» Anche Dora rimase sorpresa, non si aspettava di certo quell'affermazione, arrossì un poco ma gli regalò un grande sorriso in risposta. Non servivano altre parole, ci pensarono gli occhi a dirsi tutto il resto.

Non appena ebbero finito di mangiare, i coniugi Tonks si preparano per ritornare a casa. Ted prese da parte la figlia per salutarla:

«Non arrabbiarti troppo con la mamma, sai com'è fatta, è colpa del suo passato, ma ti vuole un gran bene.»

«Sì lo so. Grazie, meno male ci sei tu.» Si abbracciarono e il padre si raccomandò:

«Cerca di venire più spesso a trovarci, ci manchi.»

«Lo farò, promesso.»

«Ninfadora spero di avere presto l'onore di rivederti.»

«Sì mamma, l'ho già detto a papà, farò il possibile.»

«Bene..e per favore, ora che fai parte anche dell'Ordine cerca di essere un po' più femminile, non sia mai che finalmente ti trovi un fidanzato. Di certo la scelta non manca!» Esclamò dando un'occhiata intorno a sé.

«Mamma, non iniziare con questa storia.» Si lagnò Dora innervosita da quelle parole.

«D'accordo, tanto non c'è speranza. Andiamo Ted.» Prese il marito per un braccio e, terminati gli ultimi saluti, se ne andarono.

Tonks cercò subito con lo sguardo Remus, dopo averlo intercettato lui la raggiunse. Gli prese la mano e lo portò fuori dalla cucina:

«Dai ora andiamo in camera tua!»

«In camera mia?! Dora che cosa dobbiamo fare?!» Era andato nel panico, ma lei neanche lo ascoltava, lo stava già trascinando su per le scale.

Entrati nella stanza, le domandò:

«Mi vuoi spiegare ora?»

«Andiamo apri l'armadio!»

«Che cosa?»

«Dai ce l'avrai una tuta! Tirala fuori!»

«Una tuta?! Che intenzioni hai?!»

«Andare a correre con te ovvio!»

«Stai scherzando?!!»

Dora gli si avvicinò con fare provocante e gli rispose:

«Cos'è sei troppo vecchio? Hai paura di non reggere il passo? Stai tranquillo, non ti lascerò indietro.»

«Molto gentile da parte sua signorina Tonks.»

«Allora prof, la tuta?»

«Ce l'ho, ce l'ho!» Lupin non era felice di mostrare alla ragazza i suoi pochi e malconci vestiti, ma come al solito lo aveva messo alle strette; in ogni caso lo vedeva tutti i giorni quindi di sicuro aveva notato il suo abbigliamento. Tirò fuori dei pantaloni, una felpa e una t-shirt che era solito usare il giorno dopo la luna piena.

«Visto?! Ci voleva tanto!?»

L'uomo si fermò a guardarla, poi le disse:

«Dora?»

«Che c'è? Forza mettila!»

«Hai intenzione di rimanere qui a guardare mentre mi spoglio?» L'idea in effetti non dispiaceva del tutto a Ninfadora, ma non era certo il caso di ammetterlo.

«Come mi hai ricordato giusto tu questa mattina, ho avuto già il piacere di vederti senza parte dei vestiti.»

Remus non sapeva se essere più sorpreso o divertito.

«Il piacere?» Tonks realizzò solo in quel momento le parole che aveva pronunciato, diventò tutta rossa e iniziò a balbettare:

«Sì beh..ecco...volevo solo dire che... che andrò nella mia stanza a prepararmi anche io...ci vediamo qui fuori tra cinque minuti!»

Si avviarono insieme al piano di sotto e, avvisato Sirius della loro idea, uscirono per strada.

«Quindi dove andiamo Dora?»

«L'altro giorno ho scoperto un parco non molto lontano da qui.»

«D'accordo allora andiamo.»

Iniziarono a correre, dapprima in silenzio, si scambiavano giusto qualche sguardo e sorriso. Remus era da tempo che non lo faceva in forma umana e doveva riconoscere che era liberatorio, respirare a pieni polmoni l'aria fresca estiva della sera era davvero rigenerante.

«Dai ora puoi dirlo.»

«Che cosa?»

«Che la mia idea è geniale e ti stai divertendo!» Era quella ragazza a divertirlo sempre di più.

«Vuoi sempre averla vinta eh?»

«Assolutamente no! Che gusto ci sarebbe nell'ottenere qualcosa senza lottare? Semplicemente lo so.»

«Non starai mica usando la Legilimanzia?» Le chiese prendendola in giro, proprio come aveva fatto con lui prima di cena.

«Certo che no! Lo vedo dal tuo sguardo.»

«Ah sì eh? E quale sarebbe?»

«Quello che dice "Dora meno male che ci sei tu a farmi uscire da quella vecchia e orribile casa per svagarmi un po'"!»

«Ah ah ah, la mia faccia dice tutto questo?»

«Certo, basta saperla interpretare.»

«E tu sei così certa di saperlo fare?»

Si fermarono per un attimo, il respiro accelerato, il petto di entrambi che si muoveva più freneticamente del solito, le bocche dischiuse e gli occhi nocciola di lui annegati in quelli blu notte di lei.

«Sì, credo proprio di sì.»

«E ora che cosa vedi?» In quel momento non sapeva proprio cosa rispondere, non riusciva a dare un nome neanche alle emozioni che si agitavano dentro di lei ogni volta che lui la guardava così. Sembrava perso, incantato, dolce ma allo stesso tempo deciso come se con quello sguardo volesse comunicarle i suoi più profondi desideri. Così sfruttò l'arma che meglio sapeva usare, l'ironia:

«Un vecchietto che è già stanco dopo pochi chilometri!!!» Quelle parole ebbero senza dubbio il potere di riscuoterlo.

«Sbaglio o inizi ad avere sempre di più il vizio di sfidarmi?»

«Mmm.. può darsi!»

«Vieni ragazzina, ora te lo faccio vedere io chi è quello sfatto!» La prese per mano e ricominciarono a correre. Ben presto, come era tipico per la città di Londra, iniziarono a cadere dal cielo goccioline d'acqua dapprima fini e poi sempre più grandi e fastidiose. La visibilità per Dora era ridotta, ma non per Remus, la cui vista era resa più acuta dal lupo che albergava dentro di lui; si sentiva quindi sicura con l'uomo a farle da guida, non le avrebbe mai permesso di inciampare.

La pioggia in realtà aveva solo reso la corsa più eccitante, i due iniziarono a ridere come dei bambini che si divertono a saltare da una pozzanghera all'altra; continuarono per un po', poi la condusse sotto una grande quercia rossa per cercare di riprendere fiato. Alzò le mani e disse:

«Ok tregua!»

«Ah ah ah, te l'avevo detto che eri stanco!!!»

«Più che fisicamente lo sono del dovermi preoccupare di non farti scivolare sul bagnato!» Dora lo colpì su un braccio fingendosi offesa:

«Spiritoso come sempre Lupin!»

«Da quando usi il mio cognome?»

Tonks si alzò sulle punte dei piedi, le mani sui fianchi e cercò di guardarlo dritto in faccia:

«Da quando mi offendi!»

Lui si inchinò, tanto che le punte dei loro nasi si sfiorarono e le disse:

«Chiedo umilmente perdono N-I-N-F-A-D-O-R-A!»

Poi scappò via e le urlò:

«Forza dimostrami che non sei la ragazza goffa che tutti credono!»

«Se ti prendo ti ammazzo!!!» Gli gridò lei di rimando e cominciò a rincorrerlo.

Era stata sfidata e questo le aveva dato la concentrazione necessaria per non inciampare o slittare sul terreno, ma ad un tratto, a causa della vista offuscata da pioggia e nebbia, perse le tracce dell'amico.

«Remus! Remus, dove sei?» Iniziò a chiamarlo cercando di non farsi prendere dall'ansia. Provò a muovere qualche passo senza allontanarsi troppo dalla posizione in cui si trovava. Tentò per vari minuti di urlare il nome dell'uomo, fino a che non sentì una risata alle sue spalle, si girò e lo vide appoggiato al tronco di un platano che spiccava alto verso il cielo.

«Da quanto tempo sei lì?» Gli domandò prima di procedere verso di lui.

«Da sempre, ma era troppo divertente osservarti girare intorno con questi ciuffi rosa ritti a cui non dai pace!» Dora portò in maniera automatica le mani verso la testa e gli chiese:

«Sono orribile vero??!»

Lupin la guardò: l'acqua le aveva fatto aderire ancora di più i vestiti al corpo, che mettevano così in mostra la vita stretta, il seno e i fianchi larghi ma non troppo; i capelli erano disordinati ma non avevano perso la bellissima tonalità di rosa che tanto piaceva alla ragazza e non solo a lei; gocce di pioggia le scivolavano dentro la scollatura della canottiera che indossava e trascinavano con loro gli occhi dell'uomo che non poteva fare a meno di distoglierli. Sembrava che qualcuno gli avesse lanciato contro un "Incendio", il sangue gli ribolliva nelle vene e il suo cuore gli sarebbe saltato fuori dal petto da un momento all'altro, ne era certo.

«No, per niente.» Lei gli sorrise rincuorata, poi alzò la mano per rimettergli a posto quel ciuffo che troppo spesso gli cascava sulla fronte. Forse Remus non era il tipo di uomo che oggettivamente tutte avrebbero definito "bello", Dora immaginava che ai tempi della scuola quel ruolo spettasse più a Sirius o magari a James, ma per lei lo era davvero. I suoi occhi nocciola l'avevano attratta sin dai primi momenti in cui l'aveva visto, le cicatrici la affascinavano perché ricordavano ciò che l'aveva reso la persona che era, umile, buona e gentile; il fisico a primo impatto pareva molto asciutto ma, in realtà, la tuta e la maglietta bagnata mettevano in risalto gli addominali e le gambe muscolose. I pensieri che le attraversavano la mente avevano colorato le sue guance di rosso ma sperava che lui non se ne accorgesse.

«Che cosa stai pensando? Sembri da un'altra parte», gli chiese.

«Mi stavo domandando come ho fatto, proprio io, a meritare la compagnia della più bella donna che abbia mai visto.»

L'aveva lasciata senza parole, furono i brividi a parlare per lei, tanto che Remus iniziò a passarle le mani sulle braccia nel tentativo di riscaldarla:

«Credo che sia il caso di rientrare», le propose.

«Preferirei rimanere un altro po'.» Il tempo con lui, la corsa, le risate, ciò che le aveva detto, tutto le aveva permesso di dimenticare il comportamento della madre che la tormentava da anni, facendola sentire troppo spesso inadeguata. Non voleva rinunciare a quella serenità, voleva crogiolarvisi ancora.

«Dai vieni qui allora», Remus allargò le braccia e lei quasi vi si tuffò dentro. Si permise di tenerla stretta, di darle tutto il calore di cui era capace, di godere delle emozioni scaturite dei loro corpi bagnati cinti l'uno con l'altro, era la sensazione più bella e forte che avesse mai provato e se, da una parte ne era spaventato, dall'altra non era pronto a farla finire.

Ad un tratto Tonks tirò su la testa per scrutarlo:

«Sai quando prima ho detto che so interpretare la tua espressione?»

«Mm mm...» I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, era incapace di ragionare o di costruire una frase di senso compiuto.

«Beh sai che cosa vedo ora?»

«Cosa?»

Il tempo sembrò fermarsi per un attimo prima che lei rispondesse.

«Felicità.»

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