16.
Will si mise una mano davanti alla bocca e tossicchiò incrociando il mio sguardo. Quell'imbarazzo che si scorgeva poco prima nei suoi occhi era sparito, oppure era semplicemente bravo a nasconderlo. In quel momento di silenzio decisi di sfruttare le mie nuove potenzialità di Licantropo. Avevo un super udito, tecnicamente, quindi non mi restava che usarlo, per provare a sentire le pulsazioni del cuore. "O la va, o la spacca" pensai.
Nessuno mi aveva mai insegnato a farlo, quindi provai ad immaginare. Tentai di isolarmi dal resto, concentrandomi su qualcosa... Eccolo. Trovato. Anzi, trovati. Sette cuori pulsanti. Tutti i battiti regolari, tranne quello di James. "Non voltarti, non voltarti, non voltarti..." E mi voltai. Ti pareva. Lui divenne paonazzo e abbassò lo sguardo. Tornai a fissare mio fratello.
- Hem... Allora. - attaccò. - C'è una cosa un tantino scioccante che dovresti sapere... -
- Più scioccante di essere un lupo mannaro circondata da altri lupi mannari? Sono preparata. - sorrisi, sicura di me. Forse anche un po' troppo sicura.
- Dunque... - ci stava girando intorno. Non voleva dirmelo... Ma poi si decise. - come già saprai, io sono nato licantropo e i nostri genitori mi hanno abbandonato. Però poi... hanno deciso di non "commettere più quell'errore" e così... Abbiamo un'altra sorella. O meglio, avevamo. La tua gemella era come me. E allora... l'hanno fatta fuori. - Gli fremevano le mani per la rabbia, le lacrime che minacciavano di sgorgargli dagli occhi da un momento all'altro. - Poi in qualche modo, il suo nome si è confuso con il tuo... o viceversa. -
- Come fate a sapere questo. - la mia non suonò come una domanda. In quel momento, solo in quel preciso momento, dopo essere stata con loro per quasi un giorno, concepii una domanda. Be', forse più domande. Ma il succo era... Perché cavolo mi stavo fidando di loro? Probabilmente era stato Will, o qualcun'altro, a mordermi, non potevo nemmeno essere sicura che non mi avessero mentito. Magari mi avevano drogata e mi ero sognata James trasformato in lupo. E poi, quella storia di mia sorella, scambiate, Will mio fratello. Siamo seri. La bocca mi si era ridotta aduna linea dritta e sottile, del sangue accennava a fuoriuscire dai tagli sulla mia mano, causati dagli artigli. James si alzò e si diresse verso un baule conservato in un angolo della stanza. Il ragazzo sollevò il coperchio ed estrasse un foglio dalla pila di carte di giornale accatastate lì dentro. Ritornò al tavolo e mi porse la pagina. Era un'articolo del duemilasei. Iniziai a leggere ad alta voce:
- Neonata ritrovata nella neve, la testa spaccata a metà. Identificata con il nome di Malia Lawrence, i genitori sono spariti dalla circolazione nel giro di poche ore. Decesso tra mezzanotte e le tre. - non riuscii a continuare. L'avevano uccisa. Solo perché era un licantropo... L'avevano uccisa. Anche se non si fosse trattato di mia sorella, avevano pur sempre ucciso una bambina, il cui unico crimine era quello di essere nata licantropo.E l'avevano uccisa! Ma avevano pagato, almeno. Strinsi i denti, sentivo i canini allungarsi e le unghie nella pelle... Una mano, calda, mi strinse il braccio. Thomas. Inspirai. Espirai. Cercai di calmarmi. Lasciai cadere il foglio sul tavolo e guardai Will. Sembrava sul punto di dire "sei tu, Malia" ma si trattenne. Evidentemente aveva capito che mi avrebbe fatta irritare ancora di più.
Mi girai a guardare il cielo fuori dalla finestra. Ci trovavamo al terzo piano, gli altri tetti delle abitazioni di New York oscuravano parzialmente il sole. Nel vetro impolverato vidi il mio riflesso. Non ero più io. Anzi, meglio dire che la persona che er stata fino a poco prima non ero io. Quasi quasi ero felice di non essere più Emily. Non mi piaceva la vecchia me. Debole, sola, indifesa, dimenticata da tutti. Ora ero Malia, ammesso che tutta quella storia fosse vera. Forte, con degli amici (ancora da accertare...), una famiglia (o almeno in parte) e non più indifesa.
Ero cambiata dentro. Però, infondo, un po' della vecchia Emily sarebbe sempre rimasto in me: le risate, i sorrisi, le lacrime, i momenti tristi, i ricordi, il dolore e tutto quello che avevo vissuto. Tutto sarebbe rimasto, sebbene fossi ormai un'altra versione di me. Più forte e più sicura. Però... perché i miei mi avevano sempre chiamata Emily? Possibile che non si fossero accorti che non ero un licantropo? Be', avrei dovuto chiederglielo direttamente, ma dato che erano morti, quella sarebbe finita nella lista delle domande senza risposta.
- Tutto okay? - mi domandò James, riportandomi alla realtà.
- Certo... A meno che non abbiate qualcos'altro da dirmi. - il suo cuore. Batteva più veloce dopo le mie parole. Sogghignai dentro di me e guardai mio fratello come per dire: sputa il rospo, avanti.
- Lui non si chiama James. - quella frase mise in dubbio, ancora una volta, la mia fiducia verso di lui, verso tutti loro.
- Un altro fratello con cui ti sei scambiato il nome? - inarcai un sopracciglio e storsi la bocca in una smorfia sbilenca. Un nervosismo fastidioso mi fece fremere il braccio bendato. Ormai, però, la fascia non serviva più a nulla: era guarito.
- No... L'unica a saperlo era mia sorella. Mi hanno cambiato il nome perché sono (ero) il più piccolo del gruppo e di conseguenza più vulnerabile degli altri. -
- Quindi...? -
- Mi chiamo Liam. -
- PORCA PALETTA, LIAM DUNBAR E' SEDUTO ACCANTO A ME. - esplosi senza riuscire a trattenermi. Ero una fangirl che reagiva da fangirl in situazioni fantastiche in cui si reagisce da fangirl... Non so se è chiaro il concetto. Mi trattenni a stento dall'abbracciarlo e mi limitai a sorridere come un'ebete. Poi mi ricomposi e guardai gli altri. - Almeno i vostri nomi sono quelli veri? - Uno dopo l'altro annuirono. Come quando stai giocando ai lupi mannari con le tue amiche e il gioco prende una piega indesiderata, pensai: vediamo come si sviluppa la situazione. Se va male, taglio la corda; se volge al meglio e scopro di potermi fidare di loro, resto.
***
Alex, la quale si era dimostrata la più simpatica e aperta del gruppo, mi accompagnò in un'altra stanza. Non era la stessa in cui avevo dormito la prima volta. Questa era più grande, con un solo letto a castello e uno singolo. Salii la scala del letto e mi sedetti sul materasso con le gambe incrociate. La stanza aveva le pareti grigie e piene di crepe, negli angoli si scorgevano alcune macchie di muffa e tutto l'ambiente puzzava di umido. I letti, che assieme ad un tavolino sommerso di libri e i miei zaini pieni di fango e un paio di armadi con le ante sfondate, costituivano l'intero arredamento erano il legno pieno di buchetti di tarlo, che scricchiolavano ad ogni movimento. Il tutto, illuminato dalla luce intermittente di una lampadina mezza fulminata, appesa al soffitto alla meglio, e da un buco nel muro grande il doppio della mia faccia, situato in mezzo alla parete difronte alla porta e tappato con due assi sottili posizionate a croce. C'erano una trentina di centimetri abbondanti tra la mia testa e il soffitto sopra di me, ma avevo ugualmente paura di sbatterci contro. Lasciando cadere mollemente le mani sul materasso mi abbandonai all'indietro scoprendo che quel letto era addirittura più scomodo del terreno sul quale ero rimasta sdraiata dopo il morso. Ma almeno il cuscino era degno di essere chiamato cuscino. Sbuffai e sollevai le gambe cercando il soffitto con la punta delle scarpe. Non ero così alta da raggiungerlo effettivamente, ma non ero nemmeno troppo bassa da non arrivare nemmeno ad una ventina di centimetri di distanza.
Ruotai la testa da un lato e mi ritrovai a fissare la parete con un ragno che ci camminava sopra. Quella cosa nera zampettava indisturbata sul cemento. Non potevo permettermi di lasciarla lì. Chiamatemi aracnofobica, ma ero terrorizzata da quegli esserini. Come se mi potessero mangiare nel sonno... Al solo pensiero rabbrividii. Mi levai una scarpa dal piede e lo spiaccicai. Ci sarei andata molto volentieri, al suo funerale... ma ero troppo terrorizzata da quel cadaverino spiaccicato sotto la suola. Così scaraventai la mia Converse giù dal letto. Al mio gesto seguì un urlo, più di sorpresa che di spavento. Meghan fece capolino da dietro lo stipite della porta.
- Ti ho portato qualcosa da mettere sotto i denti, - sorrise timidamente - se vuoi sfogarti, sono qui per ascoltarti. -
- Ti ha mandata Will? - chiesi premendo la faccia sul cuscino. Facendo così, la mia voce uscì strozzata e bassa.
- Mi ha detto di lasciarti sola, ma io so come ci sente dopo una batosta del genere. -
- Grazie... puoi salire, se vuoi. - proposi risollevandomi.
La ragazza si arrampicò sù per la scala. Era alta e magra, i suoi lunghi capelli rossi le penzolavano da tutte le parti e si aprivano a ventaglio ogni volta che si girava. Seppure fosse così slanciata, era un po' goffa e impacciata nei movimenti. Mi porse un sacchetto di patatine e un panino con hamburger. Piegò la testa di lato, come per invitarmi a buttare fuori tutto quello che avevo dentro.
- Quindi. Grazie per essere qui... In questo momento ho bisogno di analizzare la situazione. - esordii sgranocchiando patatine. Lei annuì e mi sorrise, come per dirmi che mi avrebbe ascoltata. - prima ero una ragazzina sfigata a forma di stecchino che non aveva una vita e si dedicava solo allo studio e alla lettura. Poi mi sono girate le scatole e me se sono andata senza dire niente a nessuno e con il rischio di essere pure ammazzata. - ridacchiai, imitata dalla ragazza. - Mentre ero in mezzo al bosco sono stata morsa da un Alpha di identità sconosciuta e Liam barra James mi ha trovata e salvata. Poi mi sono risvegliata qui e mi avete detto che sono un lupo mannaro, voi siete lupi mannari, alcuni non sono nemmeno lupi mannari! E poi avete attaccato con quella storia della sorella, le domande, Liam che è James che in realtà si chiama Liam ed era il tizio che mi scriveva su Whatsapp... Tutto. Un. Enorme. Casino. -
- Be' sai, è stato scioccante anche per me scoprire tutte queste nuove cose sui miei amici... Se c'è qualcosa in particolare, un dubbio, qualsiasi cosa, chiedi. - scandì Megh sorridendo.
- Non c'è qualcosa di specifico... Mi ha sconvolta il fatto di venire a conoscenza del mio vero nome... Pensa, i miei erano assassini! E poi, senza offesa, non so nemmeno se posso fidarmi di voi! -
- L'unico consiglio che posso darti, - disse lei lentamente - è di assorbire queste informazioni progressivamente. Fai capire al tuo cervello che sei Malia. Il tuo nuovo nome, tuo fratello, noi... la tua licantropia... Questi sono tutti dati di fatto. Prendile più come informazioni indiscutibili, non puoi cambiarle; né loro, né il modo in cui si sono svolti i fatti. Vedrai che col tempo riuscirai ad accettare tutto questo. -
- Resta ancora la questione del "fidarsi o non fidarsi"... - specificai. - spero che ve ne uscirete con un'altra pagina di giornale in cui decreta che io e Will siamo fratelli, o che so io. Oppure un libro antico in cui è descritta la mia dinastia... Almeno sarei sicura. - feci ciondolare lievemente la testa a destra e a sinistra.
- Per questa, come hai detto tu, questione... non posso dire nulla. Semplicemente: spetta a te decidere se è meglio per te rimanere o andartene. Non ho prove. Tu hai tutto il diritto di non credere a tutta questa storia. -
Tirai su col naso. -Posso abbracciarti? - chiesi. Lei rispose: - Ovvio, vieni. - ci sporgemmo in avanti, così, senza motivo, per il solo bisogno di avere un contato umano con qualcuno che potesse capirmi. Mentre eravamo strette in un abbraccio consolatorio cacciai indietro le lacrime. Evidentemente una me ne sfuggì, perché mi sentii qualcosa di salato e umido cadermi in bocca.
- Ti lascio riflettere... - disse la ragazza apprestandosi a scendere dalla scala. - verrò a richiamarti tra un oretta, per iniziare l'"addestramento" con Will. Dovrai imparare a controllare i tuoi poteri, se non vuoi strangolare qualcuno con la luna piena. - forse avrebbe dovuto suonare come una battuta... Ma non ero in vena di risate, in quel momento. Mi salutò con la mano ed io ricambiai con un cenno del capo. Mi lasciai cadere sul cuscino una seconda volta e presi a fissare insistentemente il soffitto seguendone con attenzione tutte le crepe. L'ultima cosa che mi andava di fare era rimuginare sull'accaduto. Troppe informazioni troppo devastanti in troppo poco tempo.
*Angolo Scrittrice*
Buonsalve lupetti! Per voi che non avete letto le mia altre storie, non vi spaventate se avete trovato un capitolo così lungo. Non so perché, inizialmente, i capitoli di questa storia fossero stati così corti. Ma ho deciso di produrre qualcosa di più riflessivo, e non lasciato al caso (che vuol dire 'sta frase??? Aiutooo! Non so nemmeno quello che dico, someone help me) (emplehenoemos)Percio, spero che vi sia piaciuto... Siamo solo all'inizio! Ho un sacco di idee in testa quindi preparate la Newtella! Vi piace la new copertina? Bye!!
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