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9. Il passato torna

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I giorni successivi all'esito degli esami sono sempre più estenuanti, centinaia di medici continuano ad arrivare e ad andarsene concludendo i vari esami con lo stesso esito. I miei genitori non riescono ad accettare il fatto, non riescono a concepire il fatto che io non tornerò mai più quella di prima, che per un assurdo motivo, o per meglio dire uno stupido litigio, mi è stato portato via uno dei più importanti doni che la vita ci predispone.

La risposta continua a rimanere sempre invariata, fin quando non entra nella mia stanza un medico, il dottor Clark, che da quel momento in poi avrebbe provato a far di tutto per me e la mia importante famiglia.
Un leggero rumore di una penna che viene aperta risuona nella stanza e un grande sospiro esce dalla bocca del medico.
«Non vorrei mai dovervi illudere di una possibilità, ma forse questa esiste veramente. Avrei bisogno di parlare con voi, signori Sanders per poter chiarire alcune cose e avere qualche informazione in più riguardo la vostra famiglia, se me lo concedete andrei al piano inferiore per poter parlare con più tranquillità.» Con un tono gentile e caloroso invita i miei genitori a scendere e loro fanno quello che gli viene chiesto, senza fiatare, ma non prima di avermi rassicurata con parole che ormai non hanno nemmeno un briciolo di credibilità; le quali interessano il fatto di poter tornare a vedere la luce, ma il mio istinto non mi fa ben sperare.

Dopo che sono usciti tutti dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, mi immergo nel silenzio totale e cresce in me la voglia di potermi alzare da questo maledetto letto in cui sono stesa da ormai qualche giorno.
La curiosità di sapere cosa sia successo al mio ex continua a crescere, così cerco di alzarmi aggrappandomi al paletto che regge la flebo per darmi forza, riesco appena a sedermi a bordo del letto e subito sento un grande peso sul petto che mi crea fatica nel respirare. Mi sembra di star stesa da anni, di non aver quasi mai camminato dalla grande fatica che sto riscontrando, provo a toccare con la mano il comodino di fianco al mio letto alla ricerca del cellulare ma non riesco a trovarlo, chiederò ai miei genitori dove l'hanno messo quando finiranno di parlare.

«Tesoro cosa stai facendo? Non puoi fare sforzi, sei ancora molto debole, torna stesa.» Mia madre irrompe nella camera improvvisamente, obbligandomi a stendermi su questo dannato letto che, al contrario del solito, vorrei abbandonare per andare a scuola o almeno un po' fuori casa.
«Cara, il medico ha detto che una possibilità potrebbe esserci, ma per questa possibilità dobbiamo confessarti un fatto passato che non farà bene a noi ricordare e che non farà bene a te saperlo...» Mio padre entra nella stanza e il medico attende fuori, dicendo che ci avrebbe voluto lasciare un momento "familiare privato".
«Ecco vedi, figliola, quando tua madre è rimasta incinta di te lei non aspettava una sola figlia, ovvero te... Aspettava due gemelle. Tu hai una sorella Ella, non te lo abbiamo mai detto perché la questione è molto complicata...» Mio padre interrompe il discorso, si ferma e lo sento iniziare a camminare da un lato all'altro della stanza, molto nervoso vista la mia faccia quasi sicuramente sconvolta.
«Quella bambina l'abbiamo data in adozione. Ma non era figlia mia...» Ascolto sconvolta quello cha hanno da dirmi, all'improvviso sento una lacrima rigarmi il viso, una lacrima che non ho chiesto di far comparire, sono sconvolta e non so cosa pensare dopo quel che mi è stato detto. Come può una bambina della mia stessa età, mia gemella, creatasi negli stessi mesi in cui mi sono sviluppata io dentro il corpo di mia madre, non essere mia sorella?
«So che può sembrarti strano, ma la questione è seria e veramente grave... Tesoro riesci a raccontarla tu a nostra figlia o vuoi che ne parla io?» Mio padre usa un tono affettuoso, mai sentito prima e rimango sconvolta dalla sua bontà quasi inaudita.
«È giusto che ne parla io, l'ho vissuto io in prima persona. Certo, fa male ricordare, ma per salvare la mia prima figlia questo ed altro.» Mia madre sospira pesantemente, non riesco a capire cosa possa essere successo di così tanto grave, i miei genitori son sempre stati molto forti emotivamente, non si sono mai voluti dimostrare deboli ai miei occhi ma ora, dopo l'incidente, è tutto diverso e non riesco a concepire come abbiano fatto a mascherare per tutti questi anni il loro vero essere.
«Vedi, nel dicembre del 2002 sono rimasta incinta della mia prima figlia, ovvero te. Ero molto espansiva come ragazza, andavo a molte feste, mi piaceva mettermi in mostra. Quando tu sei iniziata a crescere dentro di me ero felicissima, mi sentivo quasi quasi rinata e ancora più libera e spensierata, così con delle amiche ho deciso di festeggiare la mia gravidanza e beh, ecco vedi... Quella sera...» Inizia a piangere ininterrottamente, svariati singhiozzi le perforano la voce e mi sento crepare.
«Tesoro tranquilla, se non te la senti, continuo io.» Sento mio padre che cerca di rasserenarla, ma lei, forse per non mostrarsi troppo debole, lo respinge e continua il racconto.
«No, ripeto che devo raccontarglielo io, l'ho subito io.» All'udire questa frase, mi sento percuotere da un brivido. «Alla fine della festa, quando ho accompagnato l'ultima amica all'uscita, sono rimasta all'interno del locale per pagare, tuo padre mi stava aspettando fuori. Sono andata alla cassa e ricordo ancora le sue testuali parole: "Tu qui non paghi in contanti".» Si ferma per un istante, per respirare, la sento muoversi e successivamente aprire la finestra. «Hai capito cosa mi ha fatto quell'uomo, io lo supplicavo di lasciarmi stare, dicendogli che ero sposata e pure incinta ma lui non ne voleva sapere. Ha continuato finché tuo padre non è entrato, ero conciata malissimo, il vestito mi era stato strappato di dosso e non riuscivo a smettere di piangere... a causa sua, da quel momento, si era creata un'altra bambina all'interno di me...» Un silenzio tombale ricopriva la stanza, non sapevo cosa dire, ne cosa fare. Ero allibita da quanta crudeltà avesse dovuto subire mia madre e mai me lo sarei aspettata, che una donna forte come lei, dietro al suo essere dura e fiscale, vi fosse un passato così tremendo e penso che da oggi in poi non riuscirò più a vederla allo stesso modo di prima, anche se non deve essere lo stupro a determinarla come persona.

«Quell'uomo non fu mai arrestato e vedi.. lui è il padre di Josh. Abbiamo fatto denuncia, ma la giustizia non ha mai fatto il suo corso, ha subito qualche anno di arresti domiciliari, nulla di più...» Un profondo malessere invade il mio corpo e si concentra sul mio stomaco, non riesco a realizzare la notizia, come può suo padre aver fatto una cosa del genere? E poi, Josh lo sa? E se tutto quello che ho passato con lui, fosse una finta per riuscire a riavvicinarsi nuovamente alla mia famiglia? Se ci stesse tenendo sotto controllo da tutti questi anni?
Le domande sono moltissime, ma quella più importante è: se Josh ha fatto si che avessi questo incidente, ora lui, dov'è?

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