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7. La vita a caro prezzo

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La Mercedes nera, le urla e poi il silenzio più totale.

Non ricordo cos'è successo dopo ne quanto tempo sia passato.
Ricordo solo un forte fischio che mi fece rizzare ogni singolo pelo delle braccia e persino i capelli da quando faceva male all'udito. Il sangue, il sangue che sentivo sgorgare dalla ferita nella nuca e poi basta, il vuoto più totale.

Inspiro ed espiro. Un profumo sconosciuto raggiunge le mie narici e la voglia di capire dove sono si fa sempre più grande.
Cerco di aprire gli occhi a fatica e continuo a trovare davanti a me uno sfondo scuro, un piccolo suono giunge alle mie orecchie, sembra un macchinario che segna i battiti cardiaci ma più cerco di vedere più mi rendo conto che non ci riesco. Mi tasto il viso con le mani e cerco di aprirmi gli occhi ma noto che sono già aperti, poi mi tasto il braccio e sento un piccolo tubicino collegato ad esso.
Sento una porta aprirsi e mi agito nel letto in cui mi trovo, non capendo perché non riesca a vedere. 《Chi c'è?! Dove sono e cosa mi è successo?》
《Tranquilla cara, sono un'infermiera dell'ospedale. Spetta ai medici dirti cosa è successo, intanto dimmi, come stai? Senti qualche dolore?》La voce apprensiva della donna mi calma un po' ma non riuscendo a vedere nulla continuo a non capire cosa mi stia succedendo.
《Non lo so come sto, mi fa male la testa e.. e non riesco ad aprire gli occhi, non ci vedo più. Cosa mi è successo? La prego mi aiuti a vedere dove sono, è bruttissimo.》 Inizio a singhiozzare e sento la donna avvicinarsi al mio letto, poggia una mano sulla mia fronte e sussulta leggermente.
《Stai tranquilla, non agitarti. Stai delirando, la tua fronte è caldissima, vado a prendere il termometro per misurarti la temperatura.》 La sento allontanarsi ed aprire la porta, dopo poco qualcosa stride nel pavimento e mi fa fare una smorfia infastidita, sento qualcuno avvicinarsi e poggiarmi qualcosa alla fronte.
L'apparecchio poggiato alla mia fronte emette un suono meccanico. 《Non hai febbre, strano. Vado a chiamare il medico.》 La donna si allontana trascinando i piedi per terra e la porta della stanza si apre, facendo entrare dei fievoli rumori e subito dopo si richiude, immergendomi nel silenzio e nei pensieri che mi fanno tornare al momento dell'incidente. Ricordo i messaggi e le intimidazioni ed in automatico mi alzo mettendomi seduta, l'ansia prende possesso del mio corpo e fatico a respirare, un attacco di panico irrompe nel momento esatto in cui la porta della stanza si riapre.

《Signorina stia tranquilla, ora faccia dei respiri profondi, io alzo un po' il letto così si appoggia.》 Il letto emette un rumore meccanico e pian piano si alza formando un angolo quasi retto che mi permette di appoggiarmi, inizio a inspirare ed espirare profondamente ma piu' cerco di tranquillizzarmi piu' nella mia mente si ripresenta l'orrore che Josh ha compiuto nei miei confronti; i messaggi, i suoi occhi, la sua ira e la sua violenza.

《Ora ricordo, tutto. Il mio ex ragazzo mi stava minacciando e io volevo andare alla stazione di polizia così li ho chiamati, ma era una trappola... e lui mi ha inseguita facendomi questo. Non mi ricordo com'è successo ma so che è stato lui, ditemi che lo hanno arrestato vi prego, ho paura di lui.》 Il mio petto inizia ad alzarsi e abbassarsi sempre più regolarmente facendomi stare meglio e la donna che mi sta aiutando dal momento in cui mi sono svegliata mi carezza gentilmente la guancia, non so cosa penserà di quello che è successo ma spero solo che, quel disgraziato abbia la punizione che merita.

《Ora non posso darti informazioni, in realtà non so la dinamica dell'incidente e nemmeno se qualcun altro è stato coinvolto. Qui fuori dalla stanza ci sono dei poliziotti che vorrebbero farti qualche domanda, ora entreranno nella stanza e se te la senti potrai dirgli quello che ricordi.》Sento la donna alzarsi dal letto, provo e riprovo nuovamente ad aprire gli occhi ma mi si continua a ripresentare una barriera nera nonostante essi siano aperti.
《Aspetti.. Deve dirmi cosa mi è successo! Perché non riesco a vedere?》 Non posso aver perso la vista, sicuramente mi avranno iniettato qualche medicinale che mi impedisce di vedere.

《Stanno arrivando i medici e spetta a loro dirti che cos'hai, ora faccio entrare i tuoi genitori.》 Mi immergo nel silenzio e nell'angoscia, angoscia che si placa al pensiero che sicuramente lui sarà se non dietro le sbarre in un letto d'ospedale proprio come me. Un leggero rumore invade la stanza e sento la voce fredda e distaccata di mia madre accompagnata da quella di mio padre che pare molto scosso. 《Figliola come stai? Quando abbiamo ricevuto la chiamata ci siamo spaventati moltissimo. Come ti senti ora? Appena uscirai dall'ospedale ti arriverà la macchina nuova, quella che avevi è stata quasi completamente distrutta.》
《Mamma non mi interessa nulla di una macchina nuova! Non ci vedo più, apro gli occhi e non vedo nulla.》Inizio a piangere e mi porto le mani sul volto cercando di nasconderle, non mi hanno mai vista piangere e non gli darò mai l'opportunità di vedermi fragile perché non posso esserlo, ho sempre avuto tutto e non mi pare il caso di avere un comportamento del genere ora.

《Salve, sono il dottor Lawrence piacere di conoscervi. Sono qui per darvi i risultati degli esami che abbiamo svolto in questi tre giorni in cui vostra figlia è stata in coma farmacologico, prego seguitemi nel mio ufficio per parlarne più tranquillamente. Nel frattempo signorina, se la sente di rispondere a qualche domanda che le porranno dei poliziotti?》 Il dottore ha una voce pacata, non traspare nessuna emozione o sentimento da essa e non riesco a percepire se la risposta che darà ai miei genitori rispetto alla mia prognosi sia positiva o negativa, mi stupisco del fatto del coma farmacologico e deglutisco pesantemente per l'ansia che la futura notizia mi provoca. Le domande a cui devo rispondere penso di riuscire a reggerle così annuisco senza ricevere risposta e deducendo che il dottore abbia capito.
《Figliola noi andiamo nello studio del dottore, nel frattempo rispondi alle domande dei poliziotti, riuscirai ad uscirne.》 Mio padre per la prima volta dopo anni di freddezza nei miei confronti si avvicina e mi da un bacio sulla fronte, accarezzandomi poi la guancia. 《Poi voglio che mi racconti cos'è successo e come hai fatto a fare un incidente che ha coinvolto anche l'auto di Josh.》 Spalanco la bocca e non so più che dire, ha menzionato l'auto ma non lui, sicuramente avrà sbagliato.
《Papà io..》 Mi interrompe subito, dicendomi che ne avremmo parlato successivamente e subito dopo esce dalla stanza facendo entrare i poliziotti.

《Salve signorina Ella, vorremmo farle qualche domanda per capire le dinamiche dell'incidente.》 Una voce giovane e genuina raggiunge il mio udito e sento dei passi verso il letto in cui giaccio.
《Dov'è stata prima di avere l'incidente?》 Penso alla serata, a Josh, alla mia migliore amica e a quel ragazzo che continuava a perseguitarmi dalla mattina stessa a scuola, la festa era composta dalla solita musica altissima e dalle luci stroboscopiche appese al soffitto. Poi io che me ne andavo e Josh che mi minacciava, così espongo il tutto per poi arrivare al dettaglio dei semafori sabotati e della chiamata ai poliziotti mai andata a buon fine.

Sento uno delle persone avvicinarsi e alzarmi la manica dell'abito che indosso, provo a tirare il braccio verso di me ma uno di questi lo tiene immobile. 《Cosa sta facendo? Mi lasci! Qualcuno venga a fermarlo.》 Mi dimeno nel letto sentendo un ago che mi perfora l'avambraccio, un liquido viene iniettato nelle mie vene e la testa inizia a pulsarmi.
《Prendile il telefono. Dobbiamo cancellare le prove.》 Uno di loro inizia ad aprire i cassetti del comodino estraendo quello che penso sia il mio telefono sentendo l'approvazione nel ritrovamento.
《Ora andiamocene prima che ci vedano.》 Le voci risuonano ovattate e il mio corpo è pietrificato, non riesco a capire cosa stia succedendo e perché, ma all'improvviso uno spiraglio di luce mi fa tornare la speranza.
La porta della stanza si apre e sento i "poliziotti" muoversi bruscamente. 《E voi chi siete?! E cosa avete fatto alla ragazza?》 Una voce forte irrompe nella stanza ed io inizio a sentire i suoni sempre più ovattati.
《Le conviene tacere se non vuole fare una fine peggiore.》 Sento un leggero rumore, sembra il grilletto di un'arma da fuoco e la dolce infermiera fa un sussulto.
《Chiuda la porta e avanzi lentamente. Da ora è nostra complice e pagherà con la sua vita se parlerà.》 Rabbrividisco e tutto si fa sempre più cupo, non sento più niente e cado in un sonno profondo.

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