cap 12 Salita faticosa
Sono ormai quattro giorni che non lo sento, sono quattro giorni che non ho sue notizie.
Ora sono qui su una panchina a guardare il nulla, non so cosa pensare di quello che sta succedendo, ma so che devo cavarmela da sola, non posso più pretendere che ci sia qualcuno pronto ad aiutarmi in tutto quello che faccio.
Tutti hanno la propria vita, e non è giusto che io consumi così la sua, devo imparare a cavarmela da sola come ho sempre fatto prima, quando ero piccola, forse ho paura non della cosa stessa ma dell'idea di essa.
Non so se sono stata chiara, per esempio quando c'è un test a scuola abbiamo non paura di esso direttamente ma abbiamo l'ansia di non capire cosa studiamo dai libri quindi rinunciamo in partenza, ma se i paragrafi vengono affrontati correttamente nei minimi dettagli, il voto finale sarà più che sufficiente.
Devo solo rivisitare il mio passato e per questo devo affrontarlo, fino a superare ogni ostacolo.
"Hey!" Mi sento dire alle spalle al che mi volto alzando la testa.
"Hey, Molly!" Dico salutandola amichevolmente.
"E' un po' che non ti fai vedere, c'entra il ragazzo inquietante?" Be d'altronde non ha tutti i torti.
"Oh, em non.." Non so esattamente come e cosa risponderle, non voglio essere scortese con lei.
"Tranquilla non devi per forza dirmelo, non importa" È fatta di puro zucchero questa ragazza.
"No, è che il mio carattere non così! No sono molto socievole!"
"Capisco, quindi deduco che tu non venga domani alla festa!"
Dice per poi alzarsi.
Devo mettermi alla prova, e questa è l'occasione giusta, devo solo provarci , e vedere dove possono arrivare i miei limiti e le mie paure.
"No aspetta, ci vengo!" Dico di fretta senza pensarci più di tanto.
"Davverooo!!?" Chiede lei più euforica di me battendo le mani.
"Si, ci sarà anche Adrian giusto?!" Chiedo io.
"Si, meno male che vieni anche tu..." Continua eccitata.
"Sono contenta anche io, ti va se ci prepariamo a casa mia?" Domando io sbalordendomi delle mie stesse parole.
"Certo, per me va benissimo!" È una vera bomba ad orologeria questa ragazza, io l'opposto.
"Solo che non ho vestiti da festa..."Dico ricordandomi di questo "INSIGNIFICANTE" dettaglio.
"Allora oggi dopo scuola" Risponde prontamente lei, e senza giri di parole.
"Cosa!?" Chiedo io non capendo.
"Io e te andremo a fare shopping dolcezza noi due, trucchi, vestiti e tanti tanti negozi"
"Ok, perfetto oggi alle 4?" Tanto sono libera oggi.
"Va benissimo, tu a che ora finisci oggi?"
"Bhe in realtà ho già finito oggi stavo per andare a casa" Mi ricordo io
"Fortunata io devo stare qui fino alle 3" Borbotta lei sbuffando.
"Em...sai dov'è Adrian in questo momento?" Ho un urgente bisogno di parlargli.
"Si a quest'ora è spesso in biblioteca" Cosa...ne è sicura?
"Biblioteca? Adrian?" Non sembra per nulla una cosa da lui.
"So che potrebbe sembrare strano, ma siccome non capisce mai nulla di matematica quindi va lì sapendo di trovare qualche secchione e si fa spiegare gli argomenti che non ha capito"
"Oh...cavolo!" Come cavolo ho fatto a scordarmene?
"Cosa?"
"Mi sono dimenticata che oggi ho un impegno...anzi due...." Il colloquio, e....e Ezra.
"Oh! Be se è per il vestito possiamo andarci domani mattina!" Dice sorridente lei.
"Davvero? Grazie mille non so dove ho la testa...ora devo proprio scappare...mi faresti solo un favore?" Chiedo speranzosa.
"Se posso si certo!" dice facendomi l'occhiolino.
"Andresti tu a dire ad Adrian che vengo alla festa? Ora proprio non posso e fino a sta sera tardi non penso di riuscirci"
"Certo, tanto devo andarci anche io in biblioteca!"
"Devi cercare anche tu un secchione tutor?" In effetti non è una brutta idea, credo che lo farò anche io.
"Esatto la chimica è impossibile..."
"Be non posso fare altro che darti ragione" Alza gli occhi al cielo e poi mi dice ricordandomi....
"Già....Ora vai sennò arrivi in ritardo al tuo impegno!"
"Oh, giusto grazie. Allora ci vediamo domani"
"A domani"
1 ora e ½ più tardi.
"Il posto è tuo Fhayt, sei educata, capace, ordinata e cosa molto utile per rendere più vivo il locale sei giovane "
"Davvero? Grazie mille quando inizio?"
"Questo è lo spirito giusto, lavorerai il mercoledì e il sabato, i turni saranno ovviamente dopo la scuola, quindi in base a gli orari che mi hai detto, si può fare il mercoledì dalle tre e mezza alle cinque del pomeriggio, il sabato invece dalle nove del mattino fino a l'una e mezza"
"Perfetto, grazie davvero, a mercoledì"
"A mercoledì..."
Prendi il cellulare e lo chiamo, è un impegno preso, e non mi piace lasciare le cose in sospeso.
"Ezra... si sono io "
"Come? Ehm....ok dammi il tuo indirizzo"
"Perfetto arrivo" Dico anche se non completamente d'accordo.
Che disastro.
Busso alla porta e mi apre una bambina, avrà circa sei anni.
"Tu sei Fhayt?"
"Em..sì c'è Ezra?"
"Sì c'è"
Detto questo mi chiude la porta in faccia.
"Ma che?!!"
Busso di nuovo e questa volta è una signora ad aprirmi.
E' alta, ha i capelli castani e un viso delicato.
"Tu sei Fhayt vero?"
"Sì sono io"
"Scusala, non le piace vedere estranei in casa"
"Oh! Non importa è tutto apposto "
"Bene...Ezra è di sopra in camera sua vai pure, la terza porta a destra!"
"Va bene, grazie mille"
Mentre salgo le scale osservo le foto appese, una raffigura la donna e la bambina che ho appena visto ma di qualche anno piú giovani credo, ci sono pure un uomo alto con i capelli biondi ma leggermente ingrigiti dall'età, e un ragazzo, deduco sia Ezra la persona con il cappellino, entrambi sono girati di spalle e si intravedono due canne da pesca.
Ci sono diverse foto incorniciate, ma la mia attenzione viene catturata da una in particolare.
E' Ezra messo di profilo seduto su un blocco di pietra, ha il volto rivolto verso il sole che ne evidenzia la mascella leggermente contratta.
Be...non è niente male se proprio devo dirla tutta.
Mi incanto ad osservare una foto, è in arco in pietra circondato da dei graffiti e una mano che vi è appoggiata contro.
Quella foto mi incuriosisce ancora di più dell'altra, appena la inquadro meglio mi torna la stessa senzazione che ho provato quel giorno fuori dalla caffetteria.
"Credevo non arrivassi più!"
I miei pensieri vengono distratti da una voce profonda e un po' rauca.
"Scusa, mi ero incantata a guardare le foto"
"Tranquilla, dai vieni" mi dice facendo un cenno con la testa.
"Questo è il mio piccolo regno" Parlò allargando le braccia, come ler mostrarmi la sua stanza.
Le pareti sono di un grigio chiaro quasi bianco e il soffitto rosso, non un rosso qualunque, ma un rosso scuro , È indescrivibile, è solo un colore ma trasmette tante emozioni.
"E' solo del semplice rosso ma mi trasmette molto" Dice lui usando le stesse parole che ho pensato io un secondo prima.
"Bene...iniziamo" Dice sedendosi sul letto, battendo la mano a fianco a lui come per invitarmi a sedere vicino a lui.
Ma io non gli do retta e mi siedo su una sedia poco distante.
"Allora, direi di parlare dell'importanza dei ricordi dell'infanzia, e di come ti formano. Qui lo da come un punto da trattare " Dice osservando il foglio che ci aveva consegnato la prof a scuola.
"Io..io non.."
"Tu cosa?"
"Non ne voglio parlare!" Affermo io.
"Come mai?!" Domanda sfogliando un libro.
" Non voglio e basta!" Dico secca io.
"Perché?!" Chiede lui.
"Ti è sufficiente sapere che non voglio. Punto e basta!"
"Ok, ok!" Dice alzando gli occhi al cielo.
"Allora parliamo di come sia importante il più piccolo fatto di ogni giorno"
"Già meglio" Questo può andare meglio.
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