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9 Non dirlo


Scusate il ritardo non ho potuto aggiornare , ecco a voi il capitolo,spero vi piaccia ,scrivete nei commenti cosa ne pensate e lasciate delle stelline mi raccomando:)

E' incredibile come, piccoli fatti che noi viviamo ogni giorno, possano avere in realtà così tanta importanza su tutta la nostra vita, un piccolo gesto non può cambiare tutto.

Magari quello no, ma un altro, anche più piccolo può veramente fare la differenza e cambiare tutto il resto.

Flashback.....

"Guarda che tocca a me tirare il dado!" Dico io facendogli la linguaccia .

"Non è vero Fhayt, è il mio turno, devo tirarlo di nuovo!"
"Non è vero tocca a me, tu hai appena tirato---..."Dico mettendo il broncio.

"Si guarda, tu hai fatto 5 passi quindi sei sulla casella gialla, visto? Quindi tocca a me!"
"Uffa, non è giusto!" Borbotto incrociando le braccia al petto.

"Sono le regole del gioco Fhayt!"

"Che gioco stupido!"

"Ma se lo hai scelto tu?" Ride lui quasi con le lacrime.

"Però adesso non ho più voglia.." Dico buttando giù le mie povere pedine.

FINE FLASHBACK.......

"Ragazzi noi durante le vacanze di natale avevamo pensato di andare con dei colleghi della concessionaria nella loro baita in montagna, ce lo hanno proposto e mi sembra una buona idea passare del tempo in mezzo alla natura silenziosa e incontaminata dagli smog di città no?"

"Stai parlando dei genitori di Adrian?" Chiedo io .

"Si, esatto, allora che ne pensate!?"

"Per me sarebbe troppo figo stare in quelle baite in mezzo al bosco come nei film!" Dice entusiasta Asher.

"Si, è una buona idea!"

"Ok allora io sta sera darò la conferma!"

"Perfetto, buon lavoro" Dico dando un bacio sulla guancia a July.

"Grazie, la cena è in frigo, se volete altro ordinate, non vorrei esplodesse il forno per delle semplici patatine o che i fornelli prendano fuoco per delle uova!"

"E' stata colpa sua!!!" Diciamo insieme io e Asher puntandoci il dito contro e spalancando la bocca fino al pavimento.

Lei ridendo scuote la testa ed esce dalla porta.

Poco tempo dopo.....

"Che è successo?" Chiede Ash sedendosi sul divano difianco a me.

"Niente perché? "Rispondo io non capendo il perché della sua domanda.

"Ti vedo un po' strana! " Afferma lui tirandosi le maniche della felpa in su.

"Sto bene Ash, è che ho un po' di mal di testa!" Dico dicendo mezza verità, massaggiandomi le tempie con le mani.

"OK, domani ho da fare però sabato preparati per una giornata delle nostre come si deve, scusa se ti lascio sola domani pomeriggio!"

"Lo farò, e comunque non sarò sola!" Dico distogliendo lo sguardo da lui e spostandolo verso la tv.

"Ah no!? In che senso!" Quale altro senso ci potrebbe essere?

"Devo iniziare a fare il progetto!" Dico cambiando canale.

"Con quello?!" Chiede riferendosi ad Ezra.

"Si con Ezra!" Non lo sopporto quando fa così.

"Non mi piace quel tizio!" Ecco appunto!!

"Asher...vai via tra due giorni vuoi veramente litigare!?" Chiedo sbuffando e alzandomi andando verso le scale.

Lui mi ferma prendendomi dal polso e quasi sussurrando borbotta tanto silenziosamente che a mala pena lo sento "Scusa...!"

"Ti fidi di me !?" Chiedo io sperando di sapere la risposta.

"Si, è di lui che...!"

"Rispondi solo alla mia domanda!" Dico incrociano lo sguardo al suo e le braccia al petto.

"Si!" Dice sicuro.

"Bene, allora sappi che non farò nulla che io non voglia!"

"Ma..."

"Ash!!"Dico con voce accusatoria.

"Ok, ma...solo... stai attenta Fhayt!"

"Non mi piace fare lo stesso discorso ogni giorno!" Dico sbuffando .

"Lo so ma voglio solo proteggerti non voglio che.."

"Che mi succeda come nella vecchia scuola e che io stia male lo so, però non sono tutti così, tu non lo sei !"

"No?!" Chiede lui.

"Che vuoi dire?!" Non capisco...

"Ti ho lasciato sola, non ti sono stato vicino quando succedeva, ti ho fatto affrontare le chiacchiere da sola!" Abbassa la testa.

"Ash, tu hai una tua vita che devi vivere, non potevi starmi sempre dietro, avevi i tuoi studi, la tua squadra, i tuoi amici, dovevi pensare al diploma non potevi limitarti a starmi dietro, e non puoi farlo nemmeno ora o in futuro, non è giusto che ti tenga ancorato a me!"

Lui mette le mani nelle tasche dei jeans tendendo i nervi delle braccia da far intravedere la forma delle vene e il loro percorso.

Ho sempre pensato che tracciassero il corpo delle persone, come una specie di mappa con tanto di leggenda, in base alla personalità, se erano più strette la persona sarebbe stata egoista ed egocentrica, se fossero state più spesse come le sue, la persona sarebbe stata gentile e dall'animo affettuoso come lui.

"Non ho più voglia di litigare non ce la faccio più Asher, la situazione mi sta sfinendo!"

Guarda per terra, tiene lo sguardo al pavimento, non vuole guardarmi e questo mi fa male.

"Ash, guardami." Cerco di convincerlo io.

Continua a non guardarmi e allora prendo il suo viso tra i palmi freddi e delicati delle mie mani e lo costringo a guardarmi negli occhi.

"Ash, hai fatto tantissimo per me, mi hai salvato la vita, credimi... Sei la persona più importante che ho al mondo, sei un muro per me, anche se stavi male tu, per me ti sforzavi comunque di fingere, e quando non ce la facevi diventavo io un muro per te, di cartongesso, ma non potevo lasciarti solo, dovevo almeno provarci, Ash tu sei la persona che mi era accanto, quando non volevo nemmeno me stessa. Sei tutto per me, anche se non di sangue tu per me sei il miglior....!" Sto per finire il mio discorso quando lui mi ferma.

"Non dirlo, per favore!"

"Ma che ti succ...!"

Non mi fa finire nemmeno di parlare che sento le sue labbra premere sulle mie.

No.. no no no no!! Dentro di me ho già iniziato a piangere, dentro di me il mio cuore si sta sgretolando portando con se un pezzo fondamentale della mia vita, anzi è rimasto solo un pezzo, quello marcio che mai sarebbe guarito, lui con questo gesto si sta portando via tutto il resto.

Lui si stacca e non so con quale coraggio non riesco a distogliere lo sguardo dal suo, facendogli leggere dentro di me, come solo lui sapeva fare.
Rimango senza parole, completamente ammutolita, non so cosa dire.

Tiene ancora le mani sui miei fianchi.
I miei occhi cadono su di esse, mi stringono come mai hanno fatto, talmente forte da farmi ansimare.
Rimaniamo fermi e zitti per un tempo indefinito, nessuno ha il coraggio di dire o fare nulla.
Cerco di aprire bocca ma lui prende veloce la giacca e corre fuori dalla porta.

"Aaaaaash!!" Urlo io per chiamarlo e farlo fermare.

Io rimango ancora qualche secondo immobile cercando di assimilare la cosa ma poco dopo inizio a correre verso la porta, non posso lasciarlo andare.

Piove ma non mi importa, non c'è traccia di lui, mi metto a correre, semplicemente a correre in una qualsiasi direzione.

Sono in panico, il respiro aumenta di colpo e si strozza in gola, una parte di me sta scorrendo via come la pioggia, e sempre quest' ultima rimarrà impregnata sui miei vestiti come lui impregnerà sempre la mia anima.

Sento un freddo cane cavolo, ho solo una maglia leggera e i pantaloncini, sono uscita di fretta e furia .

Devo trovarlo, non deve finire così, non può... perché ha fatto questo ?!

Non riesco a capire perché sia scappato, perché non è rimasto con me?

È ormai più di mezz'ora che cammino a vuoto passando volutamente nelle pozzanghere, tanto orami sono zuppa, e allo stesso tempo arida dentro.

Non ho nemmeno preso il cellulare con me, l'ho lasciato a casa per la fretta di raggiungerlo prima che andasse via da me.

Cerco di guardarmi intorno per capire dove sono, ma nulla... non ho la più pallida idea di dove sono, tutto era uguale a tutto.

Sembra una tipica scena da film, strada al buio durante il diluvio universale, con nemmeno una macchina o persone in giro, tranne una stipida ragazza che cammina a tarda sera nel buio per di più da sola.

Ma dove cavolo mi sono cacciata?

Vedo in lontananza una cabina telefonica e mi avvicino, entro ma l'acqua penetra lo stesso dai lati e dai buchi in alto.

"Che fregatura !" Dico sospirando e battendo il piede in terra.

Frugo nelle tasche e trovo circa 15 centesimi, alzo lo sguardo verso le indicazioni quasi inleggibili siccome sbiadite nel tempo....Fantastico, il minimo era 3 minuti di conversazione e da mettere era 30 fottuti centesimi.

E' in queste situazioni che ti rendi conto di quanto valgano i centesimi che butti in giro per cassetti, zaini e borse pensando che siano inutili ingombra spazio.

Riposo sbuffando la cornetta al suo posto.

Faccio per uscire ma sbatto contro un signore.

"Scusi.." Dico accorgendomi del forte odore di alcol che mi sale alle narici.

"Mi faccia uscire per favore..!"

"Come mai sei qui tutta sola?" Mi fa schifo il suo odore.

"Me ne stavo andando!" Dico tremando dal freddo.

"Ma no... ci siamo appena conosciuti"

Il signore non mi ascolta, anzi mi prende per le spalle e mi fa sbattere contro la parete di plastica della cabina telefonica.

"Aghahahg" Dico mugolando di dolore.

"Zitta!" Dice chiaramente ubriaco palpandomi il sedere con una mano mentre con l'altra cerca di slacciarmi i pantaloni.

È troppo forte in confronto a me, non riesco a muovermi.

Cerco di liberarmi, ma non ci riesco, prende il mio polso e lo sbatte alla mia sinistra sulla parte in cemento che regge il telefono, provocandomi un mugolio.

Non resisto e inizio di nuovo a piangere, non tanto per il dolore ma per la situazione.

Ad un certo punto non sento più quelle sudice mani addosso e quado apro gli occhi vedo il vecchio stronzo barcollante a terra e qualcuno venire verso di me.

Appena si avvicina alla luce del lampione inizio a vederlo in faccia.

"Vieni in macchina sbrigati!"

È buio non vedo nulla, non vedo chi sta parlando, non in faccia almeno.

Si avvicina ancora di più e mi metto ad urlare.

"Vatteneee!! Lasciatemi stare, non ti avvicinare!"

"SHhhh, calma, sono io!" Dice la voce prendendomi per mano, allora capisco che non c'è più motivo di preoccuparsi.

Come mai sento la sua voce come se fossi in un tunnel?

Rimango immobile come pietra, io dentro ormai sono pietra, pietra fredda e congelata.

"Vieni in macchina, ti accompagno a casa!"

Io però non lo seguo, faccio due passi ma mi fermo sotto la pioggia.

Voglio essere abbracciata, voglio sentirmi protetta.

Lui poco prima di arrivare alla macchina si gira e si accorge che sono rimasta immobile e che c'è qualcosa che non va oltre a quello che è appena successo.

Mi legge negli occhi, come se fossi un libro, rimane qualche frazione di secondo immobile come me, poi leggendomi nel pensiero si avvicina e mi avvolge tra le sue robuste e spesse braccia, e inizia un lungo e confortante abbraccio sotto la pioggia .

"Shshshhs, ci sono io con te adesso, non ti può fare più nulla."

Ma io non piangevo solo per quello.

Ovviamente rovino il momento dell'abbraccio con un tempismo perfetto "Achùùù!"

Lui ride e strofinandomi una mano sulla spalla per riscaldarmi dice "Su andiamo, o ti ammalerai"

"C'è una maglia sul sedile dietro!" Dice una volta salito dal lato del guidatore.

"Oh, no figurati Ezra... ti sto già inzuppando la macchina!"

"Figurati, e poi stai tremando come uno di quei cane topo !" Si, ma non tanto per il freddo.

"Sicuro!?"

"Si, fai con comodo io mi giro" Dice mentre prendo la felpa da dietro.

Mi assicuro che sia girato prima di togliermi la maglia e appoggiarla sul cruscotto.

La sua maglia profuma di lui, ha il suo odore, il suo calore, sa di lui.

Mette in moto e mi dice "Siamo un po' lontani da casa. Non riesco a capire come tu ci sia arrivata lì a piedi, ti si chiudono gli occhi da soli. Ti sveglio io quando arriviamo, dormi un po'!"

Non è una buona idea, se mi addormentassi potrei sognare quella sera, potrei mettermi ad urlare, o potrei sembrare una pazza .

"No!" Rispondo agitata.

"Preferisco stare sveglia sto bene" Dico poco sicura delle mie parole.

"Che è successo?" Mi chiede dandomi uno sguardo veloce per poi ritornare a guardare la strada.

"Che ti importa?!" Già che gli importa? Oggi mi ha praticamente dato della puttana.

"Be ti vedo abbastanza scossa, ma ci sarà un motivo se eri lì da sola, senza cellulare, e a quest'ora"

"Non saranno affari miei il perché mi stai inzuppando la macchina?!" Dice continuando ad insistere con il suo discorso.

"Be fuori piove." Dico ovvia io.

"Già!" Dice lui picchiettando le dita sul volante.

Dopo un paio di minuti mi scappa quel singhiozzo che trattengo da quando sono uscita da quella cabina.

"Che è successo?" Chiede con tono seriamente preoccupato e quasi dolce.

"Non sono così brava con i ragazzi come credevi, A non è come mi aspettavo!"

Lui stringe le mani al volante e irrigidisce la mascella.

"E B?" Chiede lui sempre irritato e arrabbiato.

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