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Text.

  Take me down to the river bend
Take me down to the fighting end
Wash the poison from off my skin
Show me how to be whole again  

Quella notte, Salvatore, non riusciva a chiudere occhio.
Da ore era steso nel letto a fissare il vuoto con una strana sensazione all'altezza del petto.
Da quando era tornato a casa si sentiva come se fosse vuoto, come se mancasse una parte di se, ed era una sensazione orribile.

Si rigirò più e più volte, nulla.

Sospirò infastidito e allungò il braccio verso il comodino accanto al letto per prendere il telefono.
Strizzò leggermente gli occhi, infastidito dalla luce, appena lo schermo di esso si illuminò.

Fece scorrere il dito fra le varie icone finché non arrivò alla prescelta: Facebook.
Cliccò sulla barra di ricerca di esso e scrisse 'Sharon Bianchi', il primo risultato era proprio lei.

Non le aveva ancora chiesto l'amicizia, e non voleva nemmeno farlo, quindi non riusciva a vedere tutto ciò che c'era nel suo account.

Andò nella sezione informazioni e iniziò a leggere.
Era nata il 22 novembre a Modena, continuò a leggere fino a quando non trovò il suo numero di telefono.

Lo copiò velocemente salvandolo in rubrica per poi entrare su Whatsapp e cercare il suo contatto.

Si fermò ad osservare la sua foto profilo, era rappresentata lei con un prato che le faceva da sfondo, sorrideva e il sole illuminava i suoi bellissimi occhi chiari, i capelli erano sparsi dal vento e in mano aveva una Polaroid che le copriva parte del volto.

Sharon era bellissima, o almeno per Salvatore lo era.

Posò il dito sulla foto per ingrandirla e vederla meglio ma, per sbaglio, invece che cliccare su essa inviò la chiamata.

La chiuse in fretta mettendo il telefono sotto al cuscino e sperando che non le fosse arrivata.

Dopotutto era tardi, forse dormiva e aveva internet spento, o forse dormiva ma internet era acceso e l'aveva svegliata.

Si sentì in colpa e riprese il cellulare accendendolo, notò un messaggio.
Era lei.

"Chi sei?"
Salvatore iniziò a scrivere velocemente.
"Scusa, ho sbagliato a cliccare, non volevo disturbarti"

"Non mi hai disturbato, stavo guardando Teen Wolf" rispose, e lui si sentì più tranquillo sapendo di non averla svegliata.

"Ma quindi, chi sei?" scrisse nuovamente.
Lui non voleva dirglielo, si vergognava anche se non sapeva di cosa.
Scrisse lentamente il suo nome, chiuse gli occhi e inviò.

"Salvatore! Ciao❤" (non so si vede, c'è un cuore) il cuore alla fine della frase lo fece sorridere, nessuno gliel'aveva mai fatto al di fuori di sua madre.

"Hey, ma non dormi?" chiese, quell'emoji per molti insignificante aveva fatto sparire la sua tensione.

"Sì, cioè dovevo, poi mi sono messa a vedere Teen Wolf, hahaha- rispose- tu invece?"

"Non ho sonno"

"Quindi mi stavi stalkerando" ribattè lei inserendo l'emoji della risata alla fine della frase.

"Sì" inviò, poi si corresse scrivendo "Cioè, no!"

Fece di nuovo quell'emoji, poi continuò.

"Beh, visto che non abbiamo sonno che ne dici di restare a parlare un po'?" propose.

"Certo"

"Allora, hai degli hobby?" chiese Sharon per iniziare la conversazione.

"Beh, disegno, tu?" 

"Ne ho troppi, hahaha" 

"Disegnare persone sproporzionate è uno di questi?" la prese in giro Salvatore, lei rispose facendo tre puntini '...'

"Fottiti Salvatore" 

Lui sorrise leggermente divertito dalla sua risposta.
Parlarono del più e del meno, della scuola, delle serie TV, delle loro simpatie, di qualsiasi cosa passasse loro per la mente e in poco tempo si fecero le cinque.

"Sal, sono le cinque, fra due ore abbiamo scuola"

"Forse dovremmo dormire almeno queste due ore"propose.

"Ormai è inutile, ci troviamo adesso al solito posto?"
Effettivamente non aveva molto senso dormire, soprattutto perché se si fossero addormentati non si sarebbero mai svegliati in tempo per la scuola.

Abbandonò le calde coperte del suo letto facendo attenzione a non fare troppo rumore e si vestì.
Lascio un biglietto alla madre in caso si svegliasse prima dell'orario in cui solitamente usciva e in poco tempo era già per strada verso il parco.

Nelle cuffiette rimbombava la voce dei Linkin Park sulle note di Castle of glass.
Pensò a Sharon, fra tutte le cose che si erano chiesti non avevano parlato dei loro gusti musicali.
Chissà, magari era una tipa da Justin Bieber e One Direction, o J-ax e Fedez, o come lui da Linkin Park ed Evanescence.

Appena arrivò gli corse incontro abbracciandolo.
"Hey" lo salutò stringendolo e appoggiando la testa sul suo petto, poiché non arrivava all'incavo del collo.
Salvatore ricambiò portando una mano tra i suoi capelli per accarezzarli delicatamente.

"Mi piace il tuo profumo" ammise strofinando il viso nella sua felpa.

Sorrise, dopo ciò si sedettero nel solito posto bagnandosi leggermente per via della rugiada.

"Fa freddo" disse appoggiandosi a lui per trarre calore dall'enorme felpa che portava.

Salvatore aprì la cerniera della felpa, tolse una manica e le fece cenno di avvicinarsi.
Si mise accanto a lui, non capendo cosa volesse fare, dopo di che le cinse le spalle con un braccio facendo in modo che la felpa ricoprisse anche lei.

"Grazie" sussurrò appoggiandosi nuovamente al petto del ragazzo e tenendo un pezzo della felpa fra le mani per far si che non scivolasse.

Passarono vari minuti in cui Sharon non parlò e, per Salvatore, era strano.
Era abituato a sentire la sua voce che le raccontava costantemente della sua vita, di qualsiasi cosa e lui si limitava ad ascoltarla, anche volendo non avrebbe saputo cosa risponderle.
Non era bravo ad aiutare le persone, non sapeva nemmeno aiutare se stesso.

Si mosse per prendere il telefono ricevendo un mugolio di lamentela da parte della bionda.

'Come mai non parli oggi?' scrisse.

"Uhm, ti manca la mia voce?" chiese alzando il viso per guardarlo meglio, lui annuì.

"Carooo" esordì prendendogli il viso fra le mani e dandogli un bacio nella guancia, Salvatore arrossì. Non si aspettava quel gesto.

"Comunque è perché ho sonno, mi stavo per addormentare- rise- tu non hai sonno?"
Scosse la testa, era abituato a dormire poco o a non dormire.

Non sentiva la stanchezza.

"Beato te" 

Nonostante stesse maledettamente bene accanto a lui, coperti dalla sua felpa si alzò stiracchiandosi.
Tra poco avrebbero dovuto incamminarsi verso scuola.

Si alzò anche lui andandole accanto e le passò il telefono, lei lesse e dopo averlo fatto lo guardò male.

"Stronzo! Non sono nana, sei tu troppo cresciuto"

Mise il broncio e si voltò dandogli le spalle, lui sorrise.

Le se avvicinò e la sentì sussurrare.
"Abbracciami" e così fece.

La abbracciò da dietro poggiando la testa sulla sua, probabilmente per dimostrarle che era bassa.
Lei gli prese le mani stringendole.

"Ti voglio bene, Salvatore" 
Avrebbe tanto voluto risponderle, ma non poteva.
Non si fidava ancora completamente di lei nonostante non avesse fatto nulla per non meritare la sua fiducia.

Sharon si voltò mettendo le braccia attorno al suo collo,

"Se salto mi prendi in braccio?" chiese con la voce di una bambina, lui ovviamente non rispose.
"Chi tace acconsente" disse poi saltò facendo leva sulle spalle del ragazzo e incrociando le gambe attorno al suo bacino, lui le mise le braccia sotto alle cosce reggendola.

"Peso?" chiese, annuì.

"Daiii- si lamentò- visto che sono più alta di te?"

Roteò gli occhi allentando leggermente la presa.

"Nonono, non lasciarmi ti prego" lo pregò stringendo la presa attorno al suo bacino, allentò di nuovo.

"Va bene scendo, ma smettila"

Sorrise leggermente e lei scese.

"Stronzo, dobbiamo andare a scuola dai"

Lo prese a braccetto e si incamminarono verso scuola, quel giorno, purtroppo, Daniele, il compagno di banco di Sharon, era tornato a scuola quindi non poteva stare in banco con Salvatore.

La cosa le dispiaceva, però quel giorno uscivano prima da scuola quindi quella tortura sarebbe durata meno.

Appena arrivarono a scuola si separarono, anzi, lui si allontanò da lei che non capendo il motivo del suo gesto ci rimase male.

Cercò di non farci caso ripetendosi che le avrebbe parlato più tardi.

Le ore passarono abbastanza in fretta e in poco tempo suonò l'ultima campanella.
Sharon si avvicinò a Salvatore.

"Sal, perché ti sei allontanato?"

Non rispose, cercava di evitare il suo sguardo.

"Sal?" lo richiamò.

Ancora nessuna risposta.

"Va bene, ne parliamo oggi per messaggio?" annuì, e lei sospirò salutandolo e andandosene.

Tornò a casa, teneva il telefono in mano aspettando il messaggio di Sharon.

"Salvatore, dobbiamo ancora parlare del livido" ricordò sua madre, lui non rispose continuando a guardare insistentemente il cellulare.

"Salvatore" ripetè il suo nome freddamente.

"Te l'ho detto, sono andato addosso alla scrivania" spiegò a voce bassa.

"Non puoi averlo fatto sbattendo su un mobile!" alzò leggermente la voce, lui sbuffò infastidito dal tono della madre.

"Vuoi saperla la verità?" chiese, con tono di voce normale.

"Si!"

"Bene, è stato papà" rispose. 

Poi si voltò per andare nella sua camera e si immobilizzò.

Nelle scale c'era suo padre, e aveva sentito tutto.

Ghgh

Questo capitolo è stato un parto.
Soprattutto perché qualcuno di nome Emanuele scassava i coglionis.

Vabbeh, spero vi piaccia comunque e ditemi cosa ne pensate.

Grasie pimpi.

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