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Draw.

My shadow's the only one that walks beside me
My shallow heart's the only thing that's beating,

Sometimes I wish someone out there will find me,
'Til then I walk alone


La sveglia suonava insistentemente, chiaro segnale che purtroppo era arrivato il momento di abbandonare le calde coperte del letto per iniziare l'ennesimo giorno di scuola.

Sharon si stiracchiò per poi spegnere la sveglia, si mise seduta nel letto strofinandosi gli occhi mentre si malediva mentalmente per aver passato la notte a guardare serie TV invece di dormire.

Si rassegnò al fatto che prima o poi si sarebbe dovuta alzare.

Prese un paio di leggings neri e una camicia nera a quadri rossa, il primo giorno era passato non c'era più bisogno di essere tutti in tiro.

Si vestì in fretta, accorgendosi di essere in ritardo, ed uscì di casa senza salutare la madre, visto che a quanto pare era già uscita per andare a lavoro.

La sveglia di Salvatore, invece, non suonava.
Non gli serviva quel suono frastornante per alzarsi, ci pensava suo padre a farlo.

Il ragazzo si coprì completamente con le coperte, come se potessero proteggerlo.
Le strinse fra le mani, sapeva che di li a poco sarebbe arrivato eppure ci sperava sempre, sperava che, forse, quel giorno se ne sarebbe andato lasciandolo stare.

Quando la madre non c'era era consapevole di non avere via di fuga, non c'era nessuno a fermarlo solo il poco buon senso che gli era rimasto.

La porta di camera sua si spalancò violentemente facendolo sussultare, strinse di più le coperte.

"Alzati" gli ordinò freddamente.

Salvatore uscì lentamente dalle coperte, non alzandosi.

"Ti ho detto di alzarti!" gli mollò un ceffone in pieno viso, e lui istintivamente chiuse gli occhi.

Lo strattonò costringendolo ad alzarsi.

Teneva lo sguardo basso, impaurito.

"Muoviti" fortunatamente dopo quella parola se ne andò e il ragazzo ringraziò mentalmente chiunque, quel giorno, gli avesse dato la fortuna di non essere picchiato come al solito.

Si vestì velocemente, indossando una delle sue solite felpe enormi e uscì di casa con le cuffie nelle orecchie.

La canzone che stava ascoltando parlava chiaro, cammino da solo, infatti era proprio così.

Lui era da solo.

Fantasticava spesso su come sarebbe stato avere qualcuno che tenesse davvero a lui, ci pensava davvero tanto.
Si chiudeva in un mondo dove c'era solamente lui e i suoi sogni, ma purtroppo erano solo inutili fantasie.

Inutile, quell'aggettivo veniva usato troppo nella sua vita, soprattutto contro di lui.

Ormai pensava di meritarselo, se lo trattavano così probabilmente un motivo c'era.

Guardò l'ora nel suo cellulare, era in ritardo.

Affrettò il passo scorgendo il cancello della scuola poco lontano da lui, appena lo raggiunse sentì la campanella suonare.

Il professore della prima ora era uno stronzo, sarebbero bastati 20 secondi di ritardo e avrebbe dato di matto, ma tanto che aveva da perdere? La sua vita faceva già schifo.

Rallentò il passo, non aveva più fretta, si nascose dietro un muretto li vicino aspettando che il cortile si svuotasse e che tutti fossero entrati.

Nel momento preciso in cui rimase nuovamente solo tirò un sospiro di sollievo.

Lo metteva a disagio stare in mezzo a così tante persone perché sapeva cosa pensavano di lui.
Aspettò ancora qualche minuto mentre la canzone che riproduceva il suo cellulare cambiò.

'Wake me up whene September ends'
Sarebbe stato bello, non svegliarsi alla fine di settembre bensì alla fine della scuola.


Si tolse le cuffie piegandole accuratamente e mettendole nello zaino, si incamminò verso la tanto odiata classe e si preparò al fatto che avrebbe avuto tutti gli sguardi puntati su di lui.


Avvicinò la mano alla porta per bussare quando la sua attenzione fu attirata da una ragazza che imprecava contro se stessa.

"Cazzo, sveglia di merda, sono in ritardissimo" si avvicinò velocemente alla porta non accorgendosi di Salvatore e gli sbattè contro, alzò lo sguardo inizialmente irritata, ma la sua espressione mutò in un secondo quando lo vide.

"Scusa...non ti avevo visto, ero di fretta" si scusò addolcendo la sua espressione, lui evitava il suo sguardo.

"Sei in ritardo anche tu?" chiese, annuì.

"Certo, che stupida, altrimenti non saresti qui" sorrise autoironica.

"Allora, entriamo?"

Si morse il labbro.

Lo fece perché non voleva entrare li dentro, stava così bene da solo, e anche perché si sentiva strano.
Sharon stava parlando con lui.

"Non vuoi entrare?" continuò, lui scosse la testa tenendo lo sguardo basso.

Sharon si allontanò dalla porta, tenendo lo sguardo sul ragazzo.

"Vieni con me?"

La guardò confuso, dove voleva andare?
Soprattutto, perché gli stava chiedendo di andare con lei?

"Non lo so dove andare, se te lo stai chiedendo"

Non si muoveva, non sapeva come comportarsi.

Lei si avvicinò a lui, mise una mano dentro alla manica della sua felpa prendendo la mano del ragazzo e trascinandolo con lei.

"Dai, vieni" disse e lui la seguì senza opporsi.


Uscirono da scuola e camminarono per qualche minuto, lei continuava a tenergli la mano, come se temesse che da un momento all'altro potesse andarsene.

"Sai, io sono nuova- iniziò a parlare- mi sono dovuta trasferire qui dopo la separazione dei miei, mia madre è voluta venire qui perché le case sono economiche ed è un luogo lontano da dove abita mio padre"

Lui la ascoltava, interessato.

"All'inizio non volevo, insomma, la avevo tutti i miei amici, i miei famigliari, avevo un po' paura, soprattutto perché non sono una che fa amicizia facilmente, però non è male qui, le persone sono gentili ed è un bel posto"

Si fermò, davanti a loro c'era un grande prato, probabilmente un parco.

"Tipo questo posto, l'ho scoperto ieri per caso, è bellissimo, io adoro la natura!" Sorrise lasciandogli la mano.

Lo guardò, era più alto di lei e quella felpa così grande le faceva venire voglia di abbracciarlo, sorrideva mentre pensava alla scena.

"Scusami, parlo troppo lo so"

Parlava tanto, al contrario di lui che non apriva bocca.

"Posso farti una domanda?" chiese sedendosi sul prato e facendogli un cenno con la testa per dirgli di mettersi accanto a lei.

Si sedette, poi prese il telefono e tra le note di esso scrisse 'Non chiedermi perché non parlo' e glielo porse.

"Okay, non ti chiedo più nulla" disse dopo aver letto e alzando le mani in segno di resa.

"Ti piace disegnare?"

Annuì.

"Ho visto il disegno che stavi facendo ieri, quando ho fatto cadere l'astuccio come un'ebete, sei bravo" sorrise, e un piccolo sorriso spuntò anche sul volto di Salvatore.

"Mi fai vedere qualche tuo disegno?"

Prese il quaderno dallo zaino e glielo porse.
Lo sfogliò con cura ammirando ogni singolo disegno.

Rappresentavano quasi tutti due ragazzi, che si abbracciavano, si baciavano.

"Questa è la tua ragazza?"

Abbassò lo sguardo e scosse la testa, lei capì il perché del suo sguardo triste.

"Sei bravissimo" si complimentò ridandogli il quaderno.

Riprese il telefono scrivendo un altro messaggio.

'Perché mi hai chiesto di venire con te?'

"Perché ero da sola, e a me non piace stare sola, a te si?"

Annuì, e poi scrisse di nuovo.

'Nessuno mi parla, perché tu sì?'

"Io sono diversa dagli altri, e poi non hai nulla che non va, perché non dovrei parlarti?"

'Io non parlo'

"Non m'importa" sorrise e anche Salvatore sorrise, anche se leggermente, in quel momento si sentiva bene per la prima volta dopo molto tempo.

Heylà.

Allora, una piccola domandina, vedo che Reject riceve meno voti e commenti ti EIDS, vi piace meno?

Altra cosa, capisco che vogliate che continui EIDS infatti ho detto che lo farò quindi, per favore, evitate di dire continuamente di aggiornarla, ho spiegato il perché della sua sospensione e non cambierò idea finché non avrò capito come svilupparla al meglio.
Detto ciò, fatemi sapere come al solito che ne pensate, eee nulla, noi ci rivediamo nel prossimo
capitolo.

Bella ragazzi.

#Favij's style.

Instagram: __weltschmerz__ (seguitemi che metto edit carini)
Ask: Amess_ (fatemi le domande secsi)

Snapchat: Bbea1204 (qua ci sono le foto che dovrebbero essere tumblr, o il mio gatto, o Aurora...seguitemi perché fa figo)

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