Capitolo 18
Passarono più di quattro settimane dall'arrivo a Werning e per Pharrel era giunto il momento di conoscere ciò che Gregor intendeva dire a proposito di sua figlia.
Giunto fuori dalla vecchia capanna, Thiara si presentò con la sua armatura da caccia nera, le cinghie argentate strette lungo la vita, anfibi dal collo lungo e guantini in pelle opaca a scoprire solo le falangi.
Reggeva fra le mani due spade, le cui lame splendevano al sole cocente, i capelli legati in una coda bassa e quello stesso sguardo che aveva la prima volta che i due si erano incontrati. Eileen non si lasciò sfuggire un accento di stupore, quella ragazza era proprio un pozzo di alte qualità che chissà se avrebbe mai appreso o già albergavano in lei.
Pharrel non poté fare a meno di ridere nel vedere quella giovanissima ragazza conciata in quel modo, con quell'aria fredda che non le donava affatto e quelle due armi che stonavano contro la sua delicatezza. Voleva avere una reazione, anche la più piccola e farsi garbo di lei era una di quelle cose che sapeva avrebbe acceso il suo caratterino.
"Guarda che quelli non sono dei giocattoli".
Thiara si guardò le mani poi rivolse lo sguardo verso di lui, mosse il capo di lato e lanciò a terra una delle due spade in direzione di Pharrel.
Lui guardò la spada coricata accanto ai suoi piedi:"Che fai, non la prendi?" Chiese lei.
Pharrel alzò le mani:"Mi dispiace, non posso combattere contro una donna".
"È contro le tue regole?" Chiese Thiara.
"Non ne seguo alcuna".
"E dimmi, giovane Pharrel", al sentirsi chiamare da lei gli venne un brivido:"Come gestisci la tua vita se non ti poni delle regole?"
Non pensò mai di dirlo, ma il modo in cui quella ragazza pronunciò il suo nome, gli aveva riportato alla mente sua madre e il modo scandito con cui lo chiamava quando si allontanava troppo dalla dimora.
Non pensava che Thiara lo avrebbe fatto con l'innocenza più pura che si potesse avere, l'unica cosa che sapeva in quel momento era che lei sarebbe stata sua e che avrebbe fatto di tutto per averla, anche farsi umiliare.
"Permettimi di rivolgere a te una domanda", Thiara alzò un sopracciglio:"Che vita sarebbe se la limitassi con delle stupidissime regole?"
"Ammirata", ammise:"Ma nel combattimento bisogna porsi degli schemi... sai, eviteremmo cento volte di farci ammazzare".
"Sarà ma... continuo a non voler combattere contro una donna", Pharrel era deciso nella sua scelta.
Thiara rise, mettendosi in posizione di attacco:"Non puoi combattere... perché non sai combattere". Lanciò un urlo e corse verso di lui.
Quando ebbe capito che la giovane donna faceva sul serio, Pharrel imprecò a denti stretti e si affrettò ad afferrare l'arma, ma la sua inesperienza lo vide crollare quando Thiara incastrò i piedi contro i suoi e lo sbalzò a terra.
Con la delicatezza di una falena appena posata su un petalo, la ragazza si alzò puntando la spada sulla giugulare di Pharrel, respirando con affanno:"Mio padre mi ha detto tutto", lui la guardava con ammirazione:"Provieni da un paese lontano e sconosciuto, hai vissuto settimane come schiavo su una nave, sei sopravvissuto ad un forte maremoto, approdando a Phytrim... ma se qualcuno ti chiede di combattere, tu non sai nemmeno da dove cominciare" Pharrel deglutì, aveva ancora la spada puntata contro il pomo:"E poi hai avuto il coraggio di deridermi perché donna e non posso giocare con una spada?"
Lui tossì scattando al suolo:"Va bene hai ragione, ti chiedo scusa".
"Pensi possa bastare?"
"No, ma è pur sempre un inizio", rispose.
"Non per me", Thiara era determinata nelle sue risposte.
Pharrel sospirò:"Vedila in questo modo, allora: metto piedi a Werning e di spalle mi punti un pugnale alla gola. Adesso mi lanci un'arma ai piedi senza darmi il tempo di prenderla, mi butti a terra puntando anche la spada al mio collo e tu... tu dici a me che delle scuse possono non bastare?" Lei rimase in silenzio:"Credo tu abbia dei seri problemi con il collo delle persone, signorina".
Thiara non poté fare altro che sospirare, quel ragazzo che aveva steso a terra aveva ragione.
Spostò la spada al lato della gamba e allungò il suo braccio verso di lui, Pharrel ne approfittò per avere anche un minimo contatto con lei, così si fece aiutare dell'impavida ragazza. Quando entrambi furono in piedi e vicini, Pharrel notò in quel viso pallido due guance rosate che si addicevano poco al suo carattere ribelle e furioso.
Sentiva dentro qualcosa che non sapeva spiegare nemmeno a se stesso, qualcosa che con Agariel non aveva mai osato provare, nonostante con lei vi era una complicità intima al di sopra di ogni cosa.
Thiara fu la prima volta in tutto per lui. Toccare il suo corpo nudo mentre faceva l'amore con lei, aveva lo stesso suono dei giorni in cui cresceva al suo fianco.
Sapeva di amarla e di essere amato, ma sapeva anche che tutto avrebbe avuto una fine, prima o poi. Non sarebbe mancato molto dallo scoprire la verità, dallo scoprire che lui in realtà era figlio di Sagar del mondo di Truska e che Werning era stata attaccata proprio dall'esercito dei truskani giorni prima, quando scoprirono che un gruppo di traditori vi avevano cercato rifugio sull'isola.
Gli scagnozzi di suo padre credevano che si fossero nascosti nel villaggio werninghiano e che gli abitanti stessi stessero unendo le forze per attaccare il mondo di Truska, ma non era così. Ormai Pharrel era diventato un cacciatore per eccellenza, poteva difendere e difendersi da tutto, ma non avrebbe mai perdonato che qualcuno potesse fare del male a Gregor e a Thiara per colpa delle sue bugie.
Decise di scappare all'alba dopo aver salutato Thiara, ma la sua fuga non proseguì a lungo perché venne catturato non troppo lontano da Werning e riportato indietro con l'obbligo di dire la verità alla sua amata.
Pharrel credette che gli uomini che lo tenevano imprigionato fossero gli scagnozzi di suo padre, non li avrebbe uccisi anche se adesso sapeva di poterlo fare, si lasciò trascinare verso Werning trovandosi davanti una Thiara con i vestiti sgualciti e graffi profondi su tutto il corpo.
Loro non aspettavano altro, cercavano solo l'esatto momento in cui fra i due ci sarebbe stata una separazione.
Pharrel a quella visione impazzì, scalpitante e inferocito cercò di liberarsi dalle catene che lo bloccavano, ma quando provò a toglierle, venne colpito da una forte scossa che gli bruciò le mani.
"Pharrel", sussurrò Thiara in lacrime e agonia.
"Thiara... Thiara amore mio, chi ti ha fatto questo?" Urlò Pharrel.
"Ma che gran scocciatura". La voce di una donna giunse improvvisamente alle orecchie di Pharrel, era nascosta sotto un cappuccio nero e venne fuori dalla casa di Thiara. Si abbassò verso la ragazza agonizzante:"Tuo padre non si voleva decidere proprio a morire".
A queste parole Thiara urlò con tutto il fiato che aveva, la donna incappucciata si alzò e rimase immobile fissando Pharrel. Lui la guardava con disprezzo pensando fosse impossibile che una donna normale potesse compiere delle simili atrocità, poi pensò a Sagar, suo padre non aveva donne nel suo esercito.
Prese coraggio e azzardò:"Chi sei? Mostrati".
La donna scoppiò a ridere:"Pharrel, Pharrel, Pharrel... eppure un tempo provavi piacere a stare con me".
"Che cosa stai farneticando, io non ti conosco", ringhiò lui.
"Ne sei proprio sicuro?" Non si vedeva ma quella donna aveva certamente un sorriso stampato sul viso:"Una cella, una nave, un pazzo ubriaco", elencò elementi che non sarebbero sfuggiti alla memoria di Pharrel.
"Agariel?" Quel nome gli fece male a pronunciarlo.
La donna tirò indietro il cappuccio, scoprendo un volto diverso da quello affascinante che lui stesso ricordava. Sembrava totalmente un'altra persona, meno umana:"Ne hai messo di tempo per ricordartelo".
"Agariel... che cosa ti è successo al viso?"
Il bellissimo volto della donna era ormai deturpato per metà, consumato fino a mostrare le ossa ancora sporche di sangue aggrumato. Gli occhi, dapprima azzurro cobalto, erano diventati rossi come il fuoco che aveva bruciato Werning mesi prima.
"P-Pharrel" sussurrò singhiozzante Thiara, ancora inginocchiata nella pozzanghera del suo stesso sangue:"Chi... chi è questa... d-donna?"
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